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Tag: Sanremo 2023

Teatro Roma, Amato (M5s): quello di De Fusco non è un cv ‘di ferro’

Teatro Roma, Amato (M5s): quello di De Fusco non è un cv ‘di ferro’Roma, 24 gen. (askanews) – “Non c’è solo il modo con cui la destra di Sangiuliano e Mollicone ha messo in atto il blitz al teatro di Roma. Anche il curriculum di de Fusco non ci fa stare tranquilli, a dispetto delle dichiarazioni di Giorgia Meloni che ha parlato addirittura di ‘un curriculum di ferro’”, Così il deputato M5s in commissione Cultura, Gaetano Amato.

“Le gestioni di De Fusco non sarebbero state irreprensibili dal punto di vista dei pagamenti, sia per il Teatro Stabile di Napoli che per il Napoli Teatro Festival. Ma anche per ciò che attiene la gestione dei fondi ci sono molti punti oscuri, a partire dalla ripartizione sulle produzioni, fino ad arrivare al rapporto con le maestranze e con gli attori: in alcuni casi le produzioni sarebbero state mandate in tournée in condizioni disperate tant’è che gli scritturati più di una volta avrebbero minacciato di fermarsi. Problemi che si sarebbero trascinati anche nella gestione di De Fusco a Catania. Sulla base di cosa allora Giorgia Meloni definisce ‘di ferro’ il cv di De Fusco? Probabilmente non sa assolutamente nulla di De Fusco e si affida a chi ha gestito questa disastrosa nomina che getta per l’ennesima volta discredito sul sistema culturale italiano”, conclude.

Prosegue la protesta dei trattori, a oltranza e a macchia d’olio

Prosegue la protesta dei trattori, a oltranza e a macchia d’olioRoma, 24 gen. (askanews) – Da Termoli a Vercelli passando per Orte, Vercelli, Perugia, Palermo e Lucca, gli agricoltori italiani proseguono con la protesta dei trattori e continuano ad organizzare presìdi da Nord a Sud. Oggi si sono avvicinati a Roma, con lunghe gile di mezzi agricoli e trattori riunitisi prima al casello autostradale di Orte lungo la A1 e poi sulla Casilina.

E sono già preannunciate nuove azioni di protesta e nuovi presìdi anche per domani, visto che le manifestazioni sono definite “ad oltranza” e a macchia d’olio. Sulla pagina Fb del Cra ci sono continui aggiornamenti sui presìdi organizzati in tutta Italia sulla scia di quanto sta avvenendo anche in Germania e in Francia. Per venerdì sono attese manifestazioni di protesta anche a Trento in piazza Dante. Ad organizzarle i Cra, comitati riuniti agricoltori, che protestano a causa delle difficoltà economiche del settore, accusando la politica italiana e quella comunitaria di non fare abbastanza per il settore, anzi, di penalizzare il settore. Mentre i sindacati di rappresentanza avrebbero tradito gli interessi dei lavoratori.

Mosca: nessuna proposta per dialogo con Kiev in Vaticano

Mosca: nessuna proposta per dialogo con Kiev in VaticanoRoma, 24 gen. (askanews) – Finora la parte russa non ha ricevuto alcuna proposta ufficiale per avviare trattative con Kiev in Vaticano, ha dichiarato mercoledì all’agenzia Ria Novosti l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovski.

“Siamo a conoscenza delle notizie periodiche su questo argomento nei media (…), ma la parte russa non ha ricevuto finora alcuna proposta ufficiale per lo svolgimento di tali negoziati. Allo stesso tempo non dubitiamo della sincera aspirazione del pontefice Francesco per raggiungere la pace in Ucraina”, ha detto, commentando la notizia che il Vaticano sta studiando la possibilità di organizzare negoziati russo-ucraini. La Russia mantiene tradizionalmente contatti regolari con il Vaticano, che non sono cessati con l’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, ha aggiunto Soltanovski, dicendosi sicuro che la Santa Sede conosce molto bene la posizione di Mosca sul conflitto ucraino e la possibilità di risolverlo.

Il Cremlino ha precedentemente affermato che al momento non ci sono i presupposti perché la situazione in Ucraina ritorni su un piano pacifico, oltre a sottolineare che per la Russia una priorità assoluta è il raggiungimento degli obiettivi prefissati prima dell’operazione speciale, che può essere raggiunto attualmente solo con mezzi militari.

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficiali

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficialiMilano, 24 gen. (askanews) – Sono oltre un milione i nuclei familiari in Italia – circa il 4,4% delle famiglie – che resta escluso dai circuiti finanziari ufficiali: circa 2,3 milioni le persone non hanno un conto di depositi di nessun tipo, non ha accesso a strumenti finanziari di base, e che presentano profili di fragilità economica tali da diventare facilmente preda dell’usura e della criminalità. Ed è il Sud del Paese ad essere particolarmente penalizzato e a rischio: qui vive l’80 per cento delle famiglie estromesse dai servizi finanziari di base. È quanto emerge dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”, curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza.

Il dato aggregato degli italiani che restano esclusi dai rapporti finanziari ufficiali – relativo al 2020 – è superiore alla media europea e diventa allarmante se analizzato su base regionale. La quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti – vale a dire rifiuti e pratiche incomplete – vede inoltre il Sud del Paese e le Isole segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%. Per quanto riguarda poi i numeri della raccolta rispetto agli impieghi, il Mezzogiorno mostra una sperequazione tra le due voci, beneficiando solo del 15% degli impieghi contro un 19,2% di raccolta sul totale nazionale. Ad evidenziare le difficoltà registrate da famiglie e imprese nell’accesso ai servizi finanziari c’è anche l’Indice di Inclusione Finanziaria elaborato da Banca Etica: nel 2021 si è registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore lieve calo dello -0,7% rispetto al 2021.

La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione. Sono dati che fotografano una caduta verticale della presenza di presidi “istituzionali” del credito sui territori, peraltro sempre più interessati da forme rischiose e speculative di finanziamento, come la cosiddetta “cessione del quinto”, strumento talvolta utile, il cui impiego impone d’altro canto grande cautela. Oppure rappresentati da società finanziarie borderline, attive ai margini del perimetro più vigilato e formalizzato. In un simile scenario, lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria. Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: la ricerca rileva come, nel corso del 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale, dall’altro il microcredito d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022) ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%). E il divario di genere rimane: solo il 40% dei microcrediti erogati è diretto alle donne.

La ricerca, riporta altre analisi di dati e di scenario, riflessioni e confronti con il panorama dell’accesso ai servizi finanziari in diversi Paesi, e propone anche quali strade andrebbero battute maggiormente per modificare gli andamenti negativi. Innanzitutto quella dell’azione capillare di prevenzione: l’educazione finanziaria è infatti la premessa per rafforzare le capacità di scelta e di gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo quella dello sviluppo di strutture sul territorio in grado di riconoscere le problematiche legate al fenomeno di sovraindebitamento per orientare la persona verso i servizi di assistenza più adatti. Infine, favorire la predisposizione di strumenti finanziari e legali che possano condurre verso la risoluzione del problema: in alcuni casi con la ristrutturazione della posizione debitoria, in altri attraverso una procedura di cancellazione del debito come previsto dalla normativa italiana. Inoltre il rapporto sottolinea l’opportunità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, nonché di garantire il pieno inserimento del tema nella strategia degli stessi istituti bancari e di potenziare i servizi non finanziari di formazione, coaching e mentoring. E si segnala infine, l’esperienza delle banche etiche -Banca Etica in Italia è la prima e l’unica di questo genere- che mostrano come gli istituti di credito possano veicolare la raccolta di risparmio verso progetti mirati e verso attori dell’economia sociale che supportano le persone in condizioni di fragilità, favorendo così percorsi di prevenzione dei default.

Il rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione” è pubblicato da Fondazione Finanza Etica, e incorpora la quinta indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17esima edizione del “Rapporto sul microcredito in Italia” curata da c.borgomeo&co. , analizzando dati provenienti da fonti istituzionali (Banca d’Italia e Istat) e dai contributi delle organizzazioni coinvolte: ad esempio l’analisi della condizione di inclusione finanziaria nelle diverse aree d’Italia, realizzata utilizzando l’Indice di Inclusione Finanziaria ideato da Banca Etica, e l’approfondimento effettuato da Ritmi e c.borgomeo&co. sulla presenza territoriale degli interventi di microcredito, arricchito da una rassegna dei progetti realizzati in Italia nell’ultimo anno. IL documento è stato presentato a Roma nel corso di una tavola rotonda coordinata da Carlo Borgomeo, presidente di c.borgomeo&co., e alla quale hanno preso parte Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, e Giampietro Pizzo, presidente di RITMI, con le conclusioni affidate ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica. (nella foto: Anna Fasano, presidente di Banca Etica nel corso della presentazione del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”)

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altri

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altriRoma, 24 gen. (askanews) – Giorgia Meloni dovrebbe governare anziché “scaricare i problemi sugli altri”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time con Giorgia Meloni, parlando della questione della sanità. “Ormai – ricorda la leader Pd – ci sono persone costrette a sperare che propria malattia corra meno delle liste di attesa che si allungano, questa è la situazione”.

“I reparti si stanno svuotando – ha aggiunto – nei pronto soccorso la situazione è insostenibile, il personale è stremato. Come pensate presidente di abbattere le liste di attesa chiedendo loro di lavorare ancora di più? L’unico modo è sbloccare i tetti alle assunzioni, una norma obsoleta del 2004. Le chiedo quindi se il governo intenda finalmente togliere il blocco alle assunzioni e mettere le risorse per piano straordinario”. E, ha proseguito, “non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”.

Quindi, in replica, Schlein si è detta “insoddisfatta” delle risposte della premier: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. (segue)

Nuovo contratto per Luxy ad Abu Dhabi

Nuovo contratto per Luxy ad Abu DhabiRoma, 24 gen. (askanews) – Luxy, l’azienda italiana con sede a Lonigo specializzata nella produzione di sedute di design, si è aggiudicata una nuova commessa negli Emirati Arabi Uniti. Il contratto riguarda un progetto governativo, diviso in più fasi e di durata pluriennale, per la fornitura di sedute alle scuole pubbliche di Abu Dhabi.

La prima fase del progetto prevede la fornitura di circa 4.000 sedute “flessibili” suddivise tra i modelli “breakout” e “soft seating” per le zone comuni, destinate a spazi polifunzionali per momenti di comfort e relax, e quelle “operative”, pensate per rispondere ad esigenze di concentrazione e produttività. Il valore della commessa è di circa 400 mila euro. Con questo contratto, Luxy prosegue il suo piano di espansione commerciale negli Emirati Arabi Uniti e punta ad accrescere il fatturato prodotto nella regione, che oggi è quantificato in oltre 800 mila euro. “Un ulteriore traguardo – afferma il presidente di Luxy Giuseppe Cornetto Bourlot – che riconosce alla nostra azienda il ruolo di protagonista nel settore dell’arredo made in Italy nel panorma internazionale. Gli Emirati Arabi si stanno dimostrando un mercato fertile di opportunità per il nostro brand, che continua a farsi apprezzare grazie a un expertise capace di unire la cura dell’alto artigianato di tradizione alla funzionalità di un moderno design”.

Nei prossimi 3 anni il fatturato dell’export negli Emirati Arabi Uniti di Luxy è previsto in crescita a 2,5 milioni di euro, pari a una quota del 10% del fatturato complessivo, al quale dovrebbero contribuire anche le importanti negoziazioni in corso per ulteriori progetti sia negli stessi Emirati Arabi che in Kuwait e Arabia Saudita. Caratteristica vincente delle sedute, che ha permesso a Luxy di aggiudicarsi il contratto emiratino, è proprio la customizzazione delle sedute, che l’azienda è in grado di adattare in base alle esigenze del cliente senza snaturare il design originale, altra carta vincente dei prodotti dell’azienda italiana in un mercato molto competitivo come quello del Middle East.

Luxy è presente negli Emirati con due showroom, ambedue a Dubai (uno di 800 mq presso Al Khayat Ave; l’altro nella sede FINASI presso la Al Quoz Industrial Area), che espongono le sedute direzionali, operative e di soft seating, molto apprezzate dal mercato dell’area, composto per lo più da uffici pubblici e aziende internazionali, tra cui clienti come Yves Saint Laurent e importanti istituti finanziari come Banca Mashreq e la Banca Centrale dell’Oman. “La domanda dei nostri prodotti arriva principalmente dal segmento business – spiega Cornetto Burlot – per lo più aziende internazionali, ma anche clienti attivi nei settori governativo e private, e attualmente stiamo cercando di farci conoscere nel settore dell’hospitality, con le linee di “soft seating” come Sea Shell e Clop, per cogliere le opportunità di un mercato che si mostra in forte espansione”.

Confagri Mantova: obbligo rotazione seminativi, Masaf chiarisce

Confagri Mantova: obbligo rotazione seminativi, Masaf chiarisceRoma, 24 gen. (askanews) – Buona notizia nella serata di ieri da parte del Masaf, che ha fornito chiarimenti, nell’ambito delle norme di condizionalità della nuova Pac, circa l’obbligo di rotazione dei seminativi. Lo rende noto Confagricoltura Mantova. Dall’Europa infatti, con la BCAA 7 “Rotazione delle colture nei seminativi”, si chiedeva ai produttori di cambiare coltura una volta all’anno, cosa che aveva scatenato le ire dei maiscoltori e degli allevatori, a loro strettamente legati per l’approvvigionamento di materia prima per l’alimentazione degli animali allevati. In molti, addirittura, avevano paventato l’ipotesi di uscire dalla Pac, con conseguenze di sicuro pesanti per il proprio reddito aziendale.

Grazie all’azione di Confagricoltura però, il Masaf ha chiarito come l’obbligatorietà di tale regola decorra dall’anno di domanda 2024: “l’anno in corso dunque – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – sarà il vero anno zero di tale norma. Gli agricoltori che semineranno mais nel 2024 dunque, potranno essere sanzionati solo a partire dal 2025, nel momento in cui non venga rispettato l’obbligo di rotazione. Quanto fatto nel 2023 non sarà oggetto di controllo”. Il Ministero poi ha stabilito un altro aspetto importante e altrettanto caldeggiato da Confagricoltura, vale a dire che le colture intercalari, comprese le cover crop (come ad esempio senape o rafano), sono valide se soddisfano il solo requisito del mantenimento in campo per almeno 90 giorni, senza più essere assoggettate alla raccolta, così come originariamente previsto dalle Faq ministeriali: “lo schema mais-cover crop-mais potrà dunque essere ripetuto per più anni, senza mettere a rischio la sopravvivenza di tale coltura”.

Salva dunque la maiscoltura mantovana, che conta su numeri decisamente importanti. Sono infatti oltre 55.000 gli ettari coltivati in provincia di Mantova, suddivisi in 31.618 ha di insilato e 23.862 ha di granella. Mantova, con Brescia, Cremona e Bergamo, è regina a livello lombardo per la produzione di mais

Turismo Fvg, ad Aquileia +15% presenze in 12 mesi, +10% in hotel

Turismo Fvg, ad Aquileia +15% presenze in 12 mesi, +10% in hotelMilano, 24 gen. (askanews) – “Non solo un più 15% di accessi turistici registrati nel 2023 rispetto al 2022 ma un costante incremento di visitatori negli ultimi anni per questa preziosa perla del patrimonio Unesco. Il successo di Aquileia è frutto del lavoro di squadra e delle sinergie pubblico-privato-fondazioni e delle centinaia di volontari che operano in città contribuendo in maniera fattiva ad animare ogni anno un calendario di eventi sempre più ricco”. Così, stamani, l’assessore regionale al Turismo e Attività produttive, Sergio Emidio Bini, intervenuto ad Aquileia, nella sede del Museo archeologico nazionale (Man) alla presentazione del bilancio dei flussi turistici 2023, curato da Fondazione Aquileia, delle iniziative messe in cantiere per il nuovo anno da poco iniziato e degli interventi di potenziamento del polo culturale-turistico. “Il prossimo passo – ha aggiunto l’assessore – è accrescere ancora l’offerta ricettiva e stimolare gli investimenti privati, anche perché l’Aquileiese registra, anno dopo anno, un tasso di pernottamenti in forte crescita. La finalità è quella di consolidare i traguardi raggiunti e attrarre sempre di più turisti, appassionati, studiosi e studenti”.

Bini ha sottolineato come “in una regione come la nostra, così ricca di storia, di antichi borghi, con ben cinque siti patrimonio dell’umanità Unesco, la cultura rappresenti un driver fondamentale per lo sviluppo turistico. Abbiamo saputo intercettare immediatamente le nuove tendenze e le nuove scelte di chi viaggia, modificatesi entrambe dopo la pandemia, con persone sempre più alla ricerca di territori da scoprire con modalità lenta”. Secondo la Regione, a 25 anni dal riconoscimento di patrimonio dell’umanità Unesco, nel 2023, Aquileia rappresenta “una scommessa vinta e un esempio virtuoso” grazie alla “crescita degli arrivi nelle strutture ricettive locali (+10%) e degli ingressi nei luoghi della cultura (+15%), che vanno di pari passo con gli accessi all’infopoint gestito da PromoTurismoFVG (che hanno sfiorato quota 14mila)”.

“Elevato anche il numero delle FvgCard vendute, oltre 10.000, a testimonianza di un’offerta turistica variegata e attrattiva. Per l’immediato futuro, l’obiettivo è quello di fare sistema con gli operatori locali, rafforzando i servizi per i visitatori e puntando sugli eventi in un’ottica di destagionalizzazione, per rende la zona e il suo intorno attrattiva lungo tutto l’arco dell’anno”, ha aggiunto l’esponente dell’esecutivo Fedriga. Bini ha ricordato infine come “la vitale sinergia tra soggetti pubblici e privati e la collaborazione costante e concreta tra reti di impresa, stakeholder, operatori turistici, trasporto pubblico, fondazioni, associazioni e imprenditori sia fondamentale per offrire al turista la massima qualità e varietà di proposte, unendo lo spettacolo del paesaggio e della natura, alle pietanze tipiche e alla scoperta delle testimonianze di una storia millenaria”.

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarla

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarlaRoma, 24 gen. (askanews) – Si potrebbe aprire un nuovo fronte di scontro tra maggioranza e opposizione in Parlamento: la riforma del regolamento della Camera. La riduzione del numero dei parlamentari ha reso necessario rinnovare i meccanismi di lavoro ma nella scorsa legislatura solo il Senato è riuscito ad approvare il progetto di riforma che ha portato, tra l’altro, alla riduzione del numero delle commissioni parlamentari in ragione del ridotto numero dei senatori. A Montecitorio la riforma non è ancora stata fatta e si è ripreso il lavoro con l’avvio della nuova legislatura. Ora c’è un testo base formulato dai due relatori: Igor Iezzi (Lega) e Federico Fornaro (Pd), esito del lavoro del comitato ristretto in seno alla Giunta per il Regolamento.

Il metodo di lavoro scelto per poter arrivare a un’intesa, “espresso a più riprese dal Presidente, è che il regolamento è la carta della convivenza civile e quindi va condivisa – spiega Fornaro – perciò l’impostazione era il doppio binario: andare avanti con le modifiche su cui c’è condivisione, ad esempio la bozza interviene sui tempi degli iter legislativi per dare più spazio ai provvedimenti di iniziativa parlamentare”. La novità è che da parte della maggioranza è stata espressa la volontà di “ampliare i temi inserendo anche quelli più divisivi”, come quello di abolire lo stop di 24 ore quando il governo pone la fiducia, una innovazione che per la minoranza deve avere come contraltare lo statuto delle opposizioni. “Valuteremo come procedere – spiega Iezzi – se limitarci a i temi condivisi ora presenti nella bozza o allargare anche a quei temi non condivisi”. Racconta Francesca Ghirra di Avs: “Il tavolo è stato interrotto la scorsa seduta perché Fdi ha posto il tema delle 24 ore e valuta di presentare emendamenti che vanno oltre la proposta dei relatori sovvertendo il metodo che ci eravamo dati. Il Presidente ha detto che valuterà in funzione di quanto intendono fare i gruppi se estendere i termini per gli emendamenti ma noi di Avs abbiamo osservazioni da fare – avverte – perchè c’è una restrizione eccessiva dei poteri delle opposizioni, insomma vogliamo capire se si vuole attenersi alle regole che ci siamo dati o forzare rischiando così di vanificare tutto il lavoro fatto finora”.

Al termine della seduta della Giunta per il Regolamento – informa Montecitorio – il Presidente Fontana ha fissato come termine il 16 febbraio per la presentazione di emendamenti da parte dei componenti della Giunta. Fino a quella data la maggioranza intende sondare il terreno su un possibile ampliamento della riforma ed eventualmente “contarsi”. Il rischio, fa notare un esponente dell’opposizione, è che “se si affiancano nuovi elementi si rischia di ripartire da zero, perciò noi auspichiamo non ci siano forzature”.

Governo argentino: nessun dialogo con promotori sciopero generale

Governo argentino: nessun dialogo con promotori sciopero generaleRoma, 24 gen. (askanews) – Il governo argentino del presidente Javier Milei non intende stabilire un canale negoziale con gli organizzatori del primo sciopero generale affrontato dall’attuale amministrazione, ha detto il portavoce presidenziale Manuel Adorni Mercoledì.

“Non si può dialogare con chi non vuole che il Paese vada avanti”, ha affermato Adorni nella sua consueta conferenza stampa alla Casa Rosada, sede dell’Esecutivo. Pur sostenendo che l’Esecutivo rispetta “il diritto di manifestare, astenersi dal lavoro e lamentarsi di ciò che ritiene opportuno”, ha escluso la possibilità di dialogare con coloro che “cercano di complicare la vita al resto degli argentini, che sono ancora un gruppo minoritario.”

“Che dire di coloro che cercano di fermare il paese e di andare contro ciò che è accaduto alle urne?”, ha detto riguardo alla vittoria del partito al governo nel secondo turno delle elezioni presidenziali del 13 novembre. Per il portavoce presidenziale, lo sciopero generale indetto questo mercoledì dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGT) è promosso da “persone che mostrano un lato piuttosto antidemocratico e antirepubblicano quando parlano di” cambiare la situazione.

“In Argentina non si ribalta nulla, tanto meno quello che c’è nel processo parlamentare”, ha aggiunto riferendosi ad un progetto di “legge omnibus”, un’iniziativa di oltre 500 articoli che attribuisce poteri legislativi al presidente e che ha ricevuto parere positivo nelle prime ore del mattino da una seduta plenaria delle Commissioni della Camera dei Deputati. Il governo Milei è “sorpreso dalla rapidità con cui è stato annunciato uno sciopero record nella storia democratica argentina”, a meno di due mesi dall’ingresso in carica del nuovo esecutivo.

In questo senso, lo sciopero generale è “una grande sciocchezza, una complicazione e una perdita di denaro per molti argentini, e va contro ciò che vuole la maggioranza degli argentini”, ha ipotizzato Adorni. REAZIONI DEI MINISTRI Il portavoce ha ricordato nel suo intervento che è in vigore un protocollo antipicchettaggio del Ministero della Sicurezza, il cui capo, Patricia Bullrich, ha già avvertito “che sarà applicato come si dive, garantendo la libera circolazione, con i relativi controlli e impedendo che vengano bloccate le strade”. Il ministro ha sottolineato sui social network che i promotori dello sciopero sono “sindacalisti mafiosi, giudici complici e politici corrotti, tutti che difendono i loro privilegi, resistendo al cambiamento che la società ha deciso democraticamente e che il presidente Javier Milei guida con determinazione”. Allo stesso modo, il ministro degli Esteri, Diana Mondino, ha sottolineato che lo sciopero è stato indetto “dall’oligarchia dei milionari con autoblindo e autisti” e da “falsi rappresentanti dei lavoratori”. “Le cose si ottengono con fatica, non piangendo e scalciando; non ne abbiamo paura”, ha affermato. La CGT ha indetto lo sciopero nazionale respingendo le prime misure del governo, che comprendono il progetto “legge omnibus” e un decreto di necessità e urgenza (DNU) che modifica o abroga 366 leggi per deregolamentare diversi settori dell’economia.