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Tag: Sanremo 2023

Pazienti e medici intrappolati nel ospedale al-Shifa di Gaza

Pazienti e medici intrappolati nel ospedale al-Shifa di GazaRoma, 14 nov. (askanews) – Pazienti e medici rimangono intrappolati nell’ospedale principale di Gaza dopo giorni di combattimenti tra le truppe israeliane e Hamas, mentre le agenzie umanitarie avvertono che i pazienti critici e i bambini sono a rischio di morte a causa della mancanza di carburante e della diminuzione delle scorte di cibo e acqua. Israele afferma che il quartier generale di Hamas è sotto l’ospedale, un’accusa che Hamas e i medici della struttura hanno negato. Lunedì il ministero della Sanità palestinese nella città di Ramallah, in Cisgiordania, ha affermato che almeno nove pazienti e sei bambini sono morti all’ospedale di al-Shifa, un tempo la pietra angolare del sistema sanitario di Gaza, a causa della carenza di carburante e della chiusura dei dipartimenti dopo l’emergenza sanitaria. L’ospedale è stato circondato dalle forze israeliane. “Non abbiamo generatori perché hanno bisogno di carburante per funzionare. Non c’è cibo, né acqua, né elettricità né carburante a Shifa e qui abbiamo a che fare con le vittime”, parla Munir al-Boursh, un medico che è anche sottosegretario del ministero della Sanità palestinese, parlando dall’interno dell’ospedale Dar al-Shifa.

“Non possiamo gestire questo numero enorme di casi. Se le persone vengono, non possiamo fare nulla per loro”.

La Cernobbio della Cultura, a Roma summit sui beni immateriali Unesco

La Cernobbio della Cultura, a Roma summit sui beni immateriali UnescoRoma, 13 nov. (askanews) – Una sorta di “Cernobbio della Cultura”, ovvero la conferenza internazionale sul patrimonio culturale immateriale e sul suo rapporto con lo sviluppo sostenibile. A pochi giorni dalla Cop28 sui cambiamenti climatici, si è tenuta a Roma – sotto l’egida dell’Unesco – una conferenza per celebrare i vent’anni dalla Convenzione del 2003 sui patrimoni immateriali.

La conferenza, organizzata dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, diretta dal professor Pier Luigi Petrillo (che è anche professore di Cultural Heritage alla Luiss Guido Carli), e promossa da Civita Mostre e Musei e dalla Fondazione Treccani, con la collaborazione di numerosi altri soggetti pubblici e privati, ha visto impegnati esperti da tutto il mondo. “Il patrimonio vivente, fatto di tradizioni, di riti, di pratiche – sottolinea Pier Luigi Petrillo, Presidente Cattedra Unesco – serve a tenere vive le nostre comunità e i nostri territori. Senza i patrimoni viventi anche quelli materiali perdono di senso. Il primo messaggio è: dobbiamo salvaguardare questi patrimoni e assicurare che vengano trasmessi alle nuove generazioni. Il secondo messaggio è che questi patrimoni servono per contrastare i cambiamenti climatici e per assicurare lo sviluppo sostenibile, questa conferenza cerca di far emergere la stretta connessione tra patrimoni viventi e sviluppo sostenibile”.

Dall’Australia al Brasile, da Singapore all’Uganda, dalla Lituania all’Egitto, dall’Iran all’Arabia Saudita, fino al Canada, i partecipanti, riuniti insieme per la prima volta, si sono confrontati sui patrimoni culturali immateriali ovvero quei “patrimoni viventi” (l’UNESCO li definisce “living heritage”) che rappresentano le tradizioni, le pratiche, i riti che, tramandandosi di generazione in generazione, narrano l’identità di una comunità e di un territorio. “Colleghiamo l’idea del patrimonio immateriale dell’umanità con lo sviluppo sostenibile – dice Janet Blake, Professoressa di Diritto del Patrimonio Internazionale – soprattutto perché se i paesi cercano sviluppo, ma non considerano l’aspetto sociale e culturale che il patrimonio immateriale dell’umanità rappresenta, quello sviluppo non sarà socialmente sostenibile, e questo credo davvero sia il messaggio di questo incontro”.

La Conferenza di Roma organizzata dalla Cattedra Unesco offre una serie di riflessioni concrete che saranno poi trasmesse al tavolo dei decisori politici in vista della COP28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.

Mostre, alla Galleria Borghese Rubens e lo sguardo sulla scultura a Roma

Mostre, alla Galleria Borghese Rubens e lo sguardo sulla scultura a RomaRoma, 13 nov. (askanews) – Rubens come Pigmalione. Come il mitico scultore ottenne da Venere il dono della vita per una statua che aveva realizzato e di cui si era innamorato, così il maestro fiammingo, che conobbe e studiò profondamente l’Italia e la sua arte, ebbe la capacità di trasformare nei suoi disegni e nelle sue tavole l’inerte marmo antico in vibrante materia pittorica e di rendere vivi i protagonisti delle sue opere.

Dal 14 novemnre al 18 febbraio 2024 con la mostra ‘Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma’, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, la Galleria Borghese inaugura la seconda tappa di ‘Rubens. La nascita di una pittura europea’, un grande progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova che racconta i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhi del Maestro della pittura barocca, e si inserisce anche in una più ampia ricerca della Galleria dedicata ai momenti in cui Roma è stata, all’inizio del Seicento, una città cosmopolita. Un dialogo, quello tra i capolavori del colto pittore di Anversa e quelli della Galleria, fatto di intensa tensione. Un raffronto diretto con quelle opere che a Roma, città con cui Rubens ebbe un rapporto privilegiato, il maestro studiò: la statuaria antica, Michelangelo, Bernini, Caravaggio.

Con 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo – tra cui il British Museum, il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam, solo per citare alcuni – la mostra è divisa in 8 sezioni. Sottolinea il contributo straordinario di Rubens, alle soglie del Barocco, a una nuova concezione dell’antico e dei concetti di naturale e di imitazione, mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile. “Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini”, sottolinea Francesca Cappelletti, direttrice Galleria Borghese e curatrice della mostra. “È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittore straniero come Peter Paul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovo linguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo”, aggiunge Cappelletti.

Questo processo di animazione dell’antico, per quanto eseguito nel primo decennio del secolo, sembra anticipare le mosse di artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definiti barocchi. Come le intuizioni formali e iconografiche di Rubens filtrino nel ricco e variegato mondo romano degli anni Venti del Seicento è un problema che non è stato ancora affrontato in modo sistematico dagli studi. La presenza in città di pittori e scultori che si erano formati con lui ad Anversa, come Van Dyck e Georg Petel, o che erano entrati in contatto con le sue opere nel corso della formazione, come Duquesnoy e Sandrart, garantì di certo l’accessibilità dei suoi modelli a una generazione di artisti italiani ormai abituati a confrontarsi con l’Antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura. Tra tutti, Bernini: i suoi gruppi borghesiani, realizzati negli anni Venti, rileggono celebri statue antiche, come l’Apollo del Belvedere, per donare loro movimento e traducono in carne il marmo, come avviene nel Ratto di Proserpina.

“In questa sfida tra le due arti, Rubens dovette apparire a Bernini come il campione di un linguaggio pittorico estremo, con cui confrontarsi: per lo studio intenso della natura e per la raffigurazione del moto e dei ‘cavalli in levade’ suggeriti dalla grafica vinciana, che sarebbero stati affrontati anche dallo scultore napoletano nei suoi marmi senili con la stessa leonardesca ‘furia del pennello’ riconosciuta da Bellori al maestro di Anversa; infine anche per i suoi ritratti, dove l’effigiato cerca il dialogo con lo spettatore, proprio come accadrà nei busti di Bernini per i quali è stata coniata la felice espressione di speaking likeness”, afferma Lucia Simonato, curatrice della mostra.

M.O., Borrell: ecco i parametri per pensare il dopoguerra a Gaza

M.O., Borrell: ecco i parametri per pensare il dopoguerra a GazaBruxelles, 13 nov. (askanews) – Tre “sì” e tre “no”, come “parametri” per pensare le soluzioni per il dopoguerra a Gaza: li ha proposti l’Alto Rappresentante per la Politica estera di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ai ministri dei Ventisette durante la discussione di questo pomeriggio in Consiglio Ue, lanciando anche un avvertimento sibillino: la striscia dovrà essere parte del futuro Stato della Palestina, sotto “un’autorità nazionale palestinese” che non necessariamente, ha detto, dovrà essere “la” Autorità nazionale palestinese attuale.

Dopo averle messe sul tavolo dei ministri, Borrell ha spiegato le sue posizioni ai giornalisti nella conferenza stampa al termine del Consiglio. Dopo la fine della guerra, ha detto, “non si tratterà solo di ricostruire Gaza, ciò che abbiamo già fatto diverse volte, ma di costruire uno Stato per i palestinesi”, e per questo “sarà necessario affrontare il giorno dopo, anche se agli arabi non piace parlare del giorno dopo, vogliono parlare di oggi”. “E’ evidente – ha continuato l’Alto Rappresentante – che dobbiamo cercare alcuni parametri per cominciare a lavorare alla ricerca di una soluzione propizia alla pace: ho proposto ai ministri oggi un quadro concettuale che passa per lo stabilimento di alcune condizioni, e credo che i ministri siano d’accordo con questo approccio, sul quale dovremo lavorare immediatamente in collaborazione con gli Usa e senza dubbio con gli Stati arabi. Lo riassumerei in tre sì e tre no”.

Il primo dei tre “no” è, innanzitutto, “che non può esserci uno spostamento forzato della popolazione palestinese da Gaza, che non ci possono essere espulsioni dei palestinesi verso altri paesi”; in secondo luogo, “non si potrà ridurre il territorio di Gaza, no a modifiche territoriali, in altre parole, non ci potrà essere la rioccupazione permanente di Gaza da parte delle forze della Difesa israeliane, e non deve esserci neanche un ritorno di Hamas a Gaza”. In terzo luogo, “la soluzione di Gaza non dovrà essere tenuta distinta dalla questione palestinese nel suo complesso, la soluzione di Gaza deve essere all’interno della soluzione d’insieme che si darà al problema palestinese”. Quanto ai tre “sì”, ha aggiunto Borrell, questi riguardano “gli attori che si devono impegnare nella ricerca delle soluzioni: anzitutto, a Gaza deve tornare una Autorità Palestinese: ho detto – ha puntualizzato – ‘una’ Autorità, non ‘la’ Autorità Palestinese. Una Autorità palestinese i cui termini di riferimento e la cui legittimità – ha sottolineato – dovranno essere decisi e definiti dal Consiglio di Sicurezza. Questa Autorità dovrà essere fortemente sostenuta”.

“Questo – ha indicato l’Alto Rappresentante – è il secondo ‘sì’: un ‘sì’ a un forte coinvolgimento dei paesi arabi nella ricerca di una soluzione. So che i paesi arabi ora ci dicono che non vogliono parlare del giorno dopo, perché sono concentrati sull’oggi, sul dramma che si sta vivendo oggi. Ma non ci sarà una soluzione – ha avvertito Borrell – senza un impegno forte degli Stati arabi, che non può essere solo finanziario, non può essere solo pagare per la ricostruzione fisica; ma che dovrà contribuire politicamente alla costruzione dello Stato palestinese”. “Il terzo ‘sì’ è un maggiore impegno dell’Ue nella regione, in particolare nella costruzione dello Stato palestinese. Siamo stati troppo assenti – ha lamentato l’Alto Rappresentante – dalla soluzione di questo problema, che abbiamo delegato agli Stati Uniti: ma ora l’Europa deve impegnarsi di più, perché altrimenti, se non troviamo una soluzione ci sarà un ciclo di violenza che si perpetuerà di generazione in generazione, funerale dopo funerale”.

“Per contribuire a questa dinamica politica, dopodomani – ha annunciato – comincerò una visita in Israele, Palestina, Bahrain, Arabia Saudita, Qatar e Giordania”. Rispondendo a un giornalista che chiedeva di chiarire cosa intendesse con il suo distinguo tra l’attuale Autorità Palestinese e quella che dovrebbe occuparsi di Gaza nel dopoguerra, Borrell ha poi precisato: “Non ho inventato una nuova Autorità Palestinese; c’è già l’Autorità Palestinese e non occorre inventarne un’altra. Al contrario, bisogna rafforzare questa Autorità Palestinese. Israele le ha appena tagliato i fondi, e spero che la Commissione europea finisca ben presto la sua analisi sui possibili legami immaginati tra i nostri finanziamenti e Hamas. Penso che si debba concludere presto questa analisi”. “Si tratta – ha aggiunto – di dire di che tipo debba essere l’Autorità Palestinese, che evidentemente sarà in rapporto” con quella esistente, “non un’altra diversa, non complementare o separata”. Dovrà essere “un tipo di Autorità Palestinese per la quale bisogna immaginare il modo in cui sarà investita di potere dalla comunità internazionale”. “E’ normale – ha poi osservato Borrell – che l’Autorità Palestinese non voglia entrare a Gaza a bordo di un carro armato israeliano, è del tutto comprensibile. Ma non penso che si possa ristabilire l’ordine a Gaza senza l’intervento di un’Autorità palestinese. Se non si vuole che Gaza sia sotto la dominazione israeliana, e se non si vuole lasciarla di nuovo nelle mani di Hamas, è evidente che bisognerà in ogni caso che qualcuno sia investito. Se si dice che bisogna cercare una soluzione d’insieme per la Palestina, insieme per il territorio e per la popolazione palestinese, una sorta di Autorità palestinese dovrà intervenire”. “E’ evidente – ha detto infine Borrell – che il numero delle vittime civili sta aumentando, e che a un certo momento la comunità internazionale dovrà intervenire per ri-assicurare l’ordine e la ricostruzione di una popolazione che resterà là”, dentro la Striscia di Gaza. “Se diciamo che non vogliamo che questa popolazione se ne vada, allora bisogna che resti, non possiamo essere assurdi; e se resta allora come si organizzerà la sua vita, per poter bere, mangiare, curarsi? Inevitabilmente – ha concluso l’Alto Rappresentante – la comunità internazionale dovrà intervenire”.

Indieland OutSide, nuova formula del parcogiochi dell’indipendenza

Indieland OutSide, nuova formula del parcogiochi dell’indipendenzaRoma, 13 nov. (askanews) – Per la sua decima stagione Indieland propone ogni settimana due puntate autonome da un’ora circa e aggiunge un sottotitolo: OUTSIDE, FUORI. L’ideatore del radioshow Simone Mercurio con la co-conduttrice Tiziana “Trilly Campanella”. Insieme quest’anno vanno a incontrare i loro ospiti “a domicilio”, fuori, dove nasce la loro musica, nei loro garage o studi, nei backstage dei loro concerti, nei camerini.

Nelle prime due puntate ON LINE da oggi una intervista esclusiva con Giordano Sangiorgi del MEI. Lascerà o non lascerà Faenza il fondatore della importante piattaforma e kermesse fondamentale da 26 anni per lo sviluppo della nuova scena musicale italiana? “Perchè non fare una radio con la musica del MEI?” Abbiamo chiesto a Sangiorgi. E lui: “Perchè no, è una delle cose che valuteremo quest’anno”.

Artisti esordienti, nuovi cantautori, band, suoni e musicisti “oltre ai soliti giri”, oltre quello che si ascolta nella stragrande maggioranza delle radio, delle tv e di cui si parla nei grandi circuiti. Indieland è un format, un radioshow nato nel 2013 che ha come sua mission quella di intercettare e dare un palcoscenico ai musicisti, e di proporre la “next big thing”, ovvero il prossimo grande successo come dicono gli anglosassoni Perchè c’è un magma creativo di cantautori e cantautrici, di musica, idee e parole, stili e talenti nell’Italia di oggi, emergenti ed esordienti – in gran parte ancora nascosto al grande pubblico – che ha voglia solo di essere conosciuto ed ascoltato.

Indieland prepara e presenta una scaletta fatta di novità musicali, senza confini di genere, spaziando dal rock in tutte le sfaccettature alla black music, dall’elettronica al songwriting italiano e internazionale fino ai nuovi suoni dal mondo. Musica scelta autonomamente da una accurata ricerca redazionale, da siti e riviste specializzate, dalle proposte delle varie label e dagli uffici stampa che da dieci anni ci conoscono e seguono. Ma anche dagli stessi ospiti delle puntate, dai musicisti, dagli addetti ai lavori del campo musicale, dai giornalisti, dagli scrittori, dagli attori, dai registi. Perché Indieland non è solo musica ma parla anche di cinema, libri, teatro, eventi e di tutto ciò che fa cultura.

Le riflessioni spirituali nei testi di Mogol diventano un libro

Le riflessioni spirituali nei testi di Mogol diventano un libroRoma, 13 nov. (askanews) – “Non ho mai pensato che molti dei miei testi avessero un contenuto spirituale: Don Giuseppe, accompagnandomi nella ricerca di Dio, me lo ha svelato in questo libro”: parola di Giulio Rapetti Mogol. Questo libro è la storia di un bambino che non sapeva di aver “ricevuto un dono”. Quel bambino è cresciuto guardando e osservando l’esistenza che lo circondava, e attraverso di essa ha percorso un viaggio che dura tuttora fino a comprenderne la profonda preziosità spirituale che ha saputo tradurre – come solo lui sa fare – nei suoi versi, raggiungendo il cuore di milioni di persone che ancora oggi cantano a memoria le sue canzoni.

Don Giuseppe Capsoni è il padre spirituale di Mogol, e insieme a lui ha voluto analizzare e approfondire il significato di 33 sue canzoni, facendo emergere la spiritualità su ciascun brano, rilevando differenze e affinità tra l’uomo religioso Giulio e l’artista Mogol: entrambi mossi, ispirati e depositari di una ispirazione divina. Per il Giulio religioso è l’impulso intellettuale-razionale nel campo della Fede, per l’artista Mogol è invece l’ispirazione. Un libro importante che dà una lettura nuova alle parole di un grande artista. Don Giuseppe Capsoni è nato nel 1969 ed è presbitero diocesano dal 1998. Dopo le scuole superiori, ha iniziato gli studi teologici presso la Pontificia Università Sant’Anselmo in Roma conseguendovi il relativo grado accademico. Si è successivamente laureato in Diritto presso la Pontificia Università Lateranense in Roma ed ha conseguito due master presso i Dicasteri vaticani del Culto Divino e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica. È stato docente di diritto presso gli studi interdiocesani dei seminari Lombardi di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano e docente presso l’istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Agostino in Pavia.

Ha pubblicato: L’aborto tra diritto e morale. Accogliere il mistero della vita (If Press, 2013), San Martino di Tours: un santo (Edizioni Casa del Giovane, 2008); L’ordine delle Vergini: lineamenti storici, canonici e liturgici (Edizioni Dehoniane, Bologna 2015); Una vita per Dio e per la Chiesa. Profilo pastorale del Cardinale Luigi Poggi (Edizioni Shalom, Roma 2017).

Vino, a Emidio Pepe il “Premio Leonildo Pieropan” della Fivi

Vino, a Emidio Pepe il “Premio Leonildo Pieropan” della FiviMilano, 13 nov. (askanews) – E’ Emidio Pepe, vignaiolo classe 1932 e titolare dell’omonima Cantina di Torano Nuovo (Teramo), il vincitore della nona edizione del Premio “Leonildo Pieropan” promosso dalla Federazione dei vignaioli indipendenti (Fivi).

Questa la motivazione con la quale la Fivi ha voluto premiare lo storico socio abruzzese: “Emidio Pepe è l’Abruzzo. C’è chi lo definisce ‘Mr. Montepulciano’ e mai soprannome fu così appropriato. Nel 1964 fonda la sua azienda e comincia la produzione dei suoi vini, quando in Abruzzo non esistevano ancora le Denominazioni: lui e altri vignaioli si misero d’impegno e diedero il loro contributo per plasmare la viticoltura abruzzese, nella consapevolezza che i risultati migliori si ottengono unendo le forze, e che il successo di ogni vignaiolo è legato indissolubilmente al successo del proprio territorio. Quando nel mondo non c’era spazio che per vitigni e vini di grande blasone, Emidio Pepe ha preso la sua valigia e i suoi vini, mettendosi in gioco in prima persona, senza l’aiuto di nessuno se non delle sue forze, diventando così un modello che da generazioni tanti vignaioli abruzzesi cercano di seguire, traendo ispirazione dal suo esempio. E se, nonostante le difficoltà, ancora oggi qualcuno decide di fare questo mestiere, pensando che il vino sia il frutto della vite e di una vita dedicata al lavoro, ci risulta ancora più facile capire che l’esempio di vignaioli come Emidio Pepe continua a dare i suoi frutti”. L’annuncio del vincitore arriva a poco più di dieci giorni dall’apertura del 12esimo “Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti” che si terrà BolognaFiere da sabato 25 a lunedì 27 novembre. E proprio il 27 novembre, in occasione dell’assemblea degli associati Fivi, avverrà la consegna ufficiale del premio.

Tra le diverse novità del Mercato nella nuova sede di Bologna, c’è anche un nuovo riconoscimento, il “Premio Vignaiolo come noi”, attribuito a un uomo o a una donna del mondo della cultura, del giornalismo, dell’economia o dello spettacolo “che interpreta il proprio lavoro mettendo al centro i valori di qualità, originalità, professionalità e l’amore per le cose fatte bene, eseguite con passione e cura artigiana”. Quest’anno il premio è andato al cantante e musicista Stefano Belisari in arte Elio, che sarà presente al taglio del nastro della manifestazione. Questa la motivazione del riconoscimento: “C’è la campagna nel passato familiare di quasi tutti gli italiani. Ma non tutti gli italiani lo riconoscono e lo sanno apprezzare. Stefano Belisari, per tutti Elio, ha riannodato i fili delle sue radici contadine e, pur rimanendo a vivere in città, ha trovato nella campagna marchigiana un luogo dove esprimere un altro lato del suo caleidoscopico talento. E dopo averlo dimostrato per tutta la sua carriera in studio di registrazione, sul palco dei palazzetti o dei teatri, alla radio, in televisione, anche questo suo piccolo ritorno alla terra lo conferma: bisogna amare profondamente il proprio mestiere, e dedicarsi ad esso con passione e cura, per fare cose belle e farle amare”.

Ferrari: 250 assunzioni e nuovo piano di azionariato diffuso

Ferrari: 250 assunzioni e nuovo piano di azionariato diffusoMilano, 13 nov. (askanews) – Ferrari annuncia 250 assunzioni entro il primo semestre del 2024, metà delle quali sono previste nel mese di gennaio, e una serie di iniziative per essere ancora più vicina alle proprie persone. Fra queste un piano di azionariato diffuso, un nuovo accordo per il premio di competitività sottoscritto con le organizzazioni sindacali di Fim, Uilm e Fismic e un ampliamento del programma di welfare.

“La Ferrari è fatta di persone, che sono state, sono e saranno costantemente al centro della nostra attenzione”, ha commentato Benedetto Vigna, Ceo di Ferrari. “Queste iniziative rispondono al desiderio di dare un riconoscimento al senso di appartenenza che ci rende unici e di continuare a rafforzarlo in questo viaggio di ricerca continua dell’eccellenza”. Il piano di azionariato diffuso sarà avviato entro i primi mesi del 2024. Ciascun dipendente, su base volontaria, diventerà socio di Ferrari ricevendo in forma gratuita delle azioni, una tantum, per un valore di assegnazione entro il limite di circa 2.065 euro. Il piano sarà servito da azioni proprie. Se il dipendente conserverà le azioni per almeno 36 mesi, la società gli riconoscerà un’ulteriore attribuzione di azioni fino al 15%del valore della prima assegnazione.

Quanto al nuovo accordo per il premio competitività, sarà valido per il quadriennio 2024-2027. Durante tale periodo il premio potrà arrivare a superare i 17mila euro e ai dipendenti sarà data l’opportunità di convertire, su base volontaria e secondo uno specifico Regolamento, parte del valore in azioni della Società, fino a un massimo di 3mila euro all’anno. Infine Ferrari ha deciso di rafforzare l’offerta di Formula Benessere, il programma che da oltre 20 anni tutela la salute dei dipendenti Ferrari in Italia e dei loro famigliari. Fra le novità il Progetto Formula Benessere Junior, oggi dedicato ai figli dei dipendenti Ferrari tra i 5 e i 15 anni, viene esteso alla fascia d’età dai 4 ai 18 anni. Sostegno anche alla genitorialità attraverso delle agevolazioni al lavoro agile e il riconoscimento di permessi retribuiti fino ai 10 anni di età dei minori, che si aggiungono alle misure già previste dalle norme di legge.

A Roma “Mellowing”, nuova creazione del coreografo greco Papadopoulos

A Roma “Mellowing”, nuova creazione del coreografo greco PapadopoulosRoma, 13 nov. (askanews) – La nuova creazione del coreografo greco Christos Papadopoulos è una sfida ai limiti della percezione umana: il 14 e 15 novembre torna all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone per Romaeuropa Festival con “Mellowing” e la compagnia berlinese Dance on Ensemble. La celebre formazione, composta da danzatori professionisti over 40, ha già lavorato al fianco di registi di fama internazionale, tra cui Rabih Mroué, William Forsythe, Deborah Hay e Jan Martens, esplorando il rapporto tra danza ed età sia sul palcoscenico che nella società.

Mellowing è una coreografia fondata sullo studio corporeo e coreografico della vibrazione, con 11 performer in scena Papadopoulos torna a sfidare e trasformare il movimento corale in quello di un unico corpo esteriormente immobile e interiormente vibrante, concentrandosi sulla sensibilità emotiva e percettiva di chi osserva. Sul tappeto sonoro di Coti K, i movimenti dei performer diventano terreno d’indagine per una visione alternativa del rapporto tra individui e gruppi, tra continuità e discontinuità dei comportamenti, aprendo a scenari filosofici più ampi, in cui la danza dimostra come anche nelle sue più lievi manifestazioni è insita la portata rivoluzionaria, che riguarda in maniera trasversale l’umano, la sua dimensione collettiva e le dinamiche di relazione, tra bisogno di adesione e desiderio di libertà.

Christos Papadopoulos nato in Grecia nel 1976, ha studiato Danza e Coreografia alla “School for New Dance Development” di Amsterdam, Teatro all’Accademia d’Arte drammatica Nazionale greca e Scienze Politiche all’Università Panteion di Atene. Ha collaborato, in qualità di ballerino, con Noema Dance Company (Germania), WEGO Company (Danimarca), Dimitris Papaioannou, Ria Higler, Robert Stein. Mentre, come coreografo, ha lavorato con Thomas Moschopoulos, Vasilis Nikolaidis, Saskia van de Heur, Maike van de Drift. Ha partecipato alla realizzazione delle coreografie delle cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici di Atene nel 2004. Dalla sua partecipazione a Dancing Days con Elvedon nel 2016 è tornato al Romaeuropa Festival più volte presentando Opus (2018) e Larcen C (2021). Dance On Ensemble è stato fondato nel 2015 dall’agenzia culturale berlinese Diehl+Ritter gUG nell’ambito dell’iniziativa Dance On, che celebra l’eccellenza artistica dei danzatori over 40 ed esplora il rapporto tra danza ed età sia sul palcoscenico che nella società. Lavorando con coreografi e registi di fama internazionale, tra cui Rabih Mroué, William Forsythe, Deborah Hay e Jan Martens, il Dance On Ensemble sta sviluppando un repertorio di opere di danza contemporanea innovative e stimolanti. L’obiettivo è quello di creare una solida base per un futuro repertorio ricco e ambizioso per danzatori dai 40 anni in su. Membro del Dance On Ensemble fin dall’inizio del progetto, Ty Boomershine è responsabile della sua direzione artistica dal 2019. Dance On Ensemble ha partecipato allo spettacolo Any Attempt Will End in Crushed Bodies And Shattered Bones di Jan Martens al Romaeuropa Festival nel 2022.

Turismo, Lombardia lancia osservatorio regionale su domanda-offerta

Turismo, Lombardia lancia osservatorio regionale su domanda-offertaMilano, 13 nov. (askanews) – Studiare l’andamento e l’evoluzione della domanda e dell’offerta nell’ambito dei mercati turistici, analizzare i dati e le informazioni disponibili, elaborare scenari e trend e supportare le scelte strategiche di Regione Lombardia per il sostegno della filiera e per le attività di promozione, informazione ed accoglienza turistica. Questi gli obiettivi dell’Osservatorio Turistico regionale della Lombardia, istituito dalla Giunta, su proposta dell’assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda Barbara Mazzali.

“Sono orgogliosa di aver costituito all’interno della Giunta l’Osservatorio del turismo di Regione Lombardia, uno strumento essenziale per una programmazione strategica ‘data driven’ – ha commentato l’assessore Mazzali -. Dati aggiornati ed elaborazioni predittive sono fondamentali per comprendere vantaggi competitivi e aree su cui intervenire, direzionando le azioni istituzionali in maniera sempre più efficace. Ma sono ugualmente importanti per gli operatori – ha proseguito – per orientare la loro offerta di qualità alle richieste di un mercato sempre più mutevole ed esigente. Fondamentale – ha sottolineato – è anche monitorare costantemente i mercati turistici, intercettare i trend più innovativi ed elaborare scenari. Questi saranno alcuni dei compiti svolti dall’Osservatorio, che si propone come regista della rete informativa già attiva presso alcuni Comuni lombardi e gli stakeholders del settore”. “L’obiettivo – ha proseguito Mazzali – è sostenere adeguatamente la filiera turistica lombarda, a tutti i livelli con l’ambizione di far crescere il posizionamento della nostra Regione nella classifica delle mete preferite dei turisti sia a livello nazionale, che internazionale”. “Oggi in Lombardia – ha concluso – il turismo è un comparto economico di peso e sono convinta che vadano usati tutti mezzi per farlo crescere”.

Per lo svolgimento delle proprie attività l’Osservatorio si avvarrà del personale della Giunta Regionale, rispetto al quale non si prevedono oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale e del supporto degli Enti del Sistema regionale per il quale è prevista una spesa di 50.000 euro sul 2023 e di 120.000 a partire dal 2024. I soggetti destinatari degli studi prodotti dall’Osservatorio regionale, saranno, in primis Regione Lombardia per l’utilizzo delle analisi ai fini delle attività di programmazione, ma anche Province, Comuni ed Enti locali per le attività di rilevazione dei dati e per l’utilizzo delle analisi riferite ai loro territori ed imprese di settore per l’utilizzo delle analisi riguardanti le destinazioni turistiche regionali.