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Tag: Sanremo 2023

L’Unicef: Gaza è il posto più pericoloso al mondo per un bambino

L’Unicef: Gaza è il posto più pericoloso al mondo per un bambinoRoma, 19 dic. (askanews) – “La Striscia di Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino. E giorno dopo giorno, questa brutale realtà viene rafforzata. Nelle ultime 48 ore, il più grande ospedale che era rimasto pienamente funzionante è stato bombardato due volte. Quell’ospedale, Al Nasser a Khan Younis, non solo ospita un gran numero di bambini già gravemente feriti negli attacchi alle loro case, ma anche centinaia di donne e bambini che cercano sicurezza”. E’ quanto ha detto oggi il portavoce dell’Unicef, James Elder, rimarcando durante il briefing stampa al Palazzo delle Nazioni di Ginevra che “bambini e famiglie non sono al sicuro negli ospedali. Non sono al sicuro nei rifugi. E di certo non sono al sicuro nelle cosiddette zone ‘sicure’, perché queste cosiddette zone sicure sono tutt’altro che sicure”.

“Le parti in conflitto hanno ovviamente l’obbligo di prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere la popolazione civile. In questo caso, una delle precauzioni prese è l’evacuazione. Cioè il trasferimento nelle cosiddette zone ‘sicure’. Come ha detto l’Onu più di un mese fa, queste zone non possono essere sicure né umanitarie se dichiarate unilateralmente. Inoltre, secondo il diritto internazionale, il luogo in cui si evacuano le persone deve avere risorse sufficienti per la sopravvivenza – strutture mediche, cibo e acqua. In altre parole, queste cosiddette zone sicure non sono sicure solo quando sono libere dai bombardamenti, ma anche quando queste condizioni – cibo, acqua, medicine, protezione – sono soddisfatte”, ha spiegato il portavoce dell’Unicef. “Tuttavia, nelle attuali condizioni di assedio, è impossibile garantire aiuti adeguati per queste zone. Ho visto di persona questa realtà – ha continuato – queste zone sono piccoli lembi di terra brulla, o angoli di strada, o edifici costruiti a metà, senza acqua, senza servizi, senza ripari dal freddo e dalla pioggia. E, criticamente, senza servizi igienici. Attualmente a Gaza c’è in media un bagno per 700 bambini e famiglie. Se si trasferiscono le famiglie in luoghi dove non ci sono servizi igienici, decine di migliaia di persone ricorreranno ai secchi o alla defecazione a cielo aperto. E così, senza acqua e servizi igienici, né ripari, queste cosiddette zone sicure sono diventate zone di malattia”.

“I casi di diarrea nei bambini sono oltre 100.000. Le malattie respiratorie acute fra i civili sono oltre 150.000. Entrambi i numeri sono una grossolana sottovalutazione della triste realtà – ha sottolineato Elder – con l’aumento della malnutrizione tra i bambini di Gaza, le malattie diarroiche stanno diventando mortali”. E ancora, “più di 130.000 dei bambini più vulnerabili di Gaza (quelli di età compresa tra 0 e 23 mesi) non vengono allattati e non ricevono pratiche alimentari complementari adeguate all’età, compresa l’integrazione di micronutrienti. In uno scenario del genere – e in assenza di acqua sicura, cibo e servizi igienici sufficienti, che solo un cessate il fuoco umanitario può portare – i bambini morti a causa delle malattie potrebbero superare quelli uccisi dai bombardamenti”.

“Mentre parliamo, la consegna degli aiuti è una questione di vita o di morte per i bambini di Gaza e le condizioni per fornire tali aiuti non sono soddisfatte – ha concluso – un cessate il fuoco umanitario immediato e duraturo è l’unico modo per porre fine all’uccisione e al ferimento dei bambini e alla loro morte per malattie, e per consentire la consegna urgente di aiuti salvavita disperatamente necessari”.

Vino, soci Caviro approvano bilancio: fatturato consolidato 423 mln

Vino, soci Caviro approvano bilancio: fatturato consolidato 423 mlnMilano, 19 dic. (askanews) – L’assemblea dei soci del Gruppo Caviro, riunitasi il 18 dicembre a Faenza (Ravenna) ha approvato il bilancio d’esercizio chiuso al 31 agosto 2023. Caviro, primo in Italia per quota di mercato nel settore vino, ha chiuso il 2022-2023 con un fatturato consolidato di 423 milioni di euro, “in lieve crescita rispetto all’anno precedente e con indici finanziari stabili: Ebitda a 33,2 milioni di euro, PFN a 74,3 milioni di euro”. Lo ha riferito la stessa cooperativa vitivinicola, la più in grande del nostro Paese, spiegando che durante la stessa assemblea è stato rinnovato il Cda con l’ingresso di quattro nuovi consiglieri (Giuseppe Alfino, Alberto Guerra, Alessandro Neri e Roberto Savini) e la riconferma alla presidenza di Carlo Dalmonte, dal 2012 ai vertici del Gruppo.

“Nonostante gli eventi straordinari vissuti nell’ultimo anno – ha affermato Dalmonte – mi riferisco all’incendio che ha coinvolto il sito di Faenza e alla grave alluvione che ha colpito il territorio, il Gruppo ha raggiunto risultati positivi e confermato la propria solidità”. I risultati dell’anno fiscale 2022-2023 sono stati trainati dal buon andamento di Caviro Extra, la società con sede a Faenza “che concretizza l’economia circolare del Gruppo”, e dall’export che rappresenta 143 milioni di euro di fatturato (+16% sull’anno precedente), dei quali oltre 103 milioni provenienti dal settore vino. La crescita delle esportazioni è stata guidata soprattutto dagli effetti registrati sul mercato UK.

“Servono fiducia e determinazione per affrontare un contesto nazionale molto complesso, legato a fattori di mercato esogeni quali inflazione, calo dei consumi e produzione ridotta con punte di oltre il 50% in alcune regioni della nostra filiera” ha aggiunto Dalmonte, spiegando che “la prospettiva sarà ancora più complessa con effetti riverberati sul nuovo esercizio, ma il Gruppo è impegnato ad affrontare le sfide che l’anno ci ha presentato mettendo come sempre al primo posto la valorizzazione del lavoro dei propri soci. Il riassetto organizzativo – ha evidenziato il presidente – segna il cambio di passo e l’inizio di un nuovo capitolo con una nuova direzione e tutto il management impegnato a contrastare gli effetti di un trend negativo”. Il riferimento è alla nuova direzione generale, pienamente operativa dal 1 settembre 2023, affidata a Fabio Baldazzi, Giampaolo Bassetti e Valentino Tonini. “L’approccio del Gruppo al 2024 sarà di massima prudenza – ha concluso Dalmonte – e con un focus sul contenimento dei costi e sulla massima valorizzazione dei prodotti di tutte le unità produttive, anche in termini di prezzo di vendita, sul mercato”.

RSE-Ricerca sistema energetico rinnova il Comitato Scientifico

RSE-Ricerca sistema energetico rinnova il Comitato ScientificoMilano, 19 dic. (askanews) – È stato rinnovato il Comitato Scientifico di RSE che, insieme al Comitato Interno, costituisce il Consiglio Scientifico di RSE-Ricerca sistema energetico. Presiede il Comitato Scientifico il presidente del consiglio di amministrazione di RSE Carloalberto Giusti; vicepresidente è Franco Cotana, amministratore delegato RSE; Romano Ambrogi, già responsabile Strategia & Comunicazione di RSE è stato confermato segretario scientifico operativo.

Compito del Comitato Scientifico sarà quello di elaborare proposte e approfondire specifici argomenti di interesse scientifico per RSE, contribuendo a fornire e aggiornare le informazioni sugli scenari energetici e di ricerca e innovazione in ambito internazionale. Il nuovo Comitato Scientifico è articolato in tre aree tematiche ed è composto da personalità di riconosciuta esperienza ed elevata reputazione e da esponenti della comunità scientifica internazionale. Fanno parte dell’area “Nucleare, tecnologie innovative e aspetti giuridico-normativi”: Pietro Agostini (già membro dell’ENEA, direttore del centro ricerche Brasimone e co-autore della strategia europea sul nucleare sostenibile); Giacomo Aiello (CEA – Commissariato dell’Energia Nucleare francese); Vittorio Bada-lassi (OAK RIDGE, DOE – Dipartimento Energia USA); Emilio Baglietto (Associate Department Head and Professor of Nuclear Science and Engineering, MIT Boston); Marcello Capra (già membro del precedente Comitato Scientifico; delegato italiano per conto del MASE del SET- PLAN, Steering Group per lo Strategic Energy Tecnology Plan della Commissione Europea).

Partecipano all’area “Rinnovabili, sostenibilità economico- sociale ed efficienza”: Maurizio Cellura (Università degli Studi di Palermo, Dipartimento dell’energia, ingegneria dell’informazione e modelli matematici); Rosa Lombardi (Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Economia); Shuji Nakamura (Premio Nobel 2014 per l’invenzione delle lampade LED, Università di Santa Barbara, California); Sara Rainieri (professoressa di Fisica Tecnica Industriale del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma, Presidente UIT – Unione Italiana Termofluidodinamica); Eleonora Riva Sanseverino (Università degli Studi di Palermo; esperta del MUR per il Cluster 5 su Clima, Energia e Mobilità in Horizon Europe). L’area “Reti, Smart Grid e AI” è costituita da: Giovanni Betta (Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale; membro CUN dell’area 9 – Ingegneria industriale e dell’informazione); Livio Gallo (già Respon-sabile di Enel e membro del precedente Comitato Scientifico); Massimo La Scala (professore del Dipartimento di Ingegnera Elettrica e dell’informazione del Politecnico di Bari, già membro del precedente Comitato Scientifico); Fabrizio Pilo (professore di Sistemi Elettrici per l’Energia dell’Università degli Studi di Cagliari, Proret-tore Delegato al Territorio e all’Innovazione); Massimo Rebolini (già responsabile del Centro di Ricerca di Terna Rete Italia, già membro del precedente Comitato Scientifico).

“Siamo onorati di poter contare sul contributo di 15 tra i massimi esperti mondiali su temi che vedono RSE oggi protagonista e capofila di attività di ricerca che potranno incidere sulle politiche energetiche e sul percorso di defossilizzazione del nostro Paese – ha commentato Carloalberto Giusti – Auguriamo a tutti loro buon lavoro, ringraziandoli per la disponibilità accordata e per la loro preziosa collaborazione”. (nella foto, da sinistra: Carloalberto Giusti e Franco Cotana)

Giappone, capo gigante ENEOS silurato per abbracci inappropriati

Giappone, capo gigante ENEOS silurato per abbracci inappropriatiRoma, 19 dic. (askanews) – Il gigante petrolifero giapponese ENEOS Holdings ha annunciato con un comunicato oggi il licenziamento del presidente Takeshi Saito per aver abbracciato in modo inappropriato una donna durante un incontro sociale “mentre era ubriaco”. Il vicepresidente Tomohide Miyata assumerà l’incarico ad interim fino ad aprile, quando si prevede la nomina del nuovo esecutivo.

Questo è il secondo anno consecutivo che un alto dirigente dell’azienda lascia l’azienda a causa di cattiva condotta nei confronti delle donne. L’anno scorso, Tsutomu Sugimori, allora amministratore delegato e presidente, si è dimesso a causa del linguaggio e del comportamento inappropriati nei confronti delle donne. Nella nota si spiega che anche altri due dirigenti della società erano presenti all’evento “alcolico”.

A segnalare il comportamento “inaccettabilee sconveniente”, secondo il giudizio dato da ENEOS, è stato segnalato alla società da un “whistleblower”. La soffiata è poi stata verificata e si è rivelata corretta. Dopo il licenziamento di Sugimori, ENEOS aveva deciso di rafforzare le sue pratiche interne per garantire “il rispetto dei diritti umani e della conformità” nell’azienda. Tra i dirigenti puniti oggi, però, c’è anche Yasushi Yatabe, che era a capo dell’ufficio di conformità, cioè colui che doveva vigilare affinché comportamenti del genere non si verificassero.

Ddl sicurezza atteso in Parlamento, è bandiera ma ora altre priorità

Ddl sicurezza atteso in Parlamento, è bandiera ma ora altre prioritàRoma, 19 dic. (askanews) – La premier Giorgia Meloni si era detta “orgogliosa”, sui social, dopo il via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto sicurezza. Il provvedimento “sarà trasferito” alle Camere “a breve”, aveva affermato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante la conferenza stampa seguita al Cdm del 16 novembre. Ma i tre disegni di legge che lo compongono (il pacchetto sicurezza e altri due testi sulla “funzionalità” del comparto Sicurezza e una delega sulla polizia municipale) sono spariti dai radar da oltre un mese e, a quanto si apprende, non sono stati ancora bollinati dalla Ragioneria generale dello Stato.

Il pacchetto sicurezza dà ampio spazio a molti temi- bandiera della destra (in particolare Lega e Fdi) e ha fatto da ‘collettore’ di diverse proposte di legge che erano state depositate in Parlamento: dalle misure sulle borseggiatrici nei metrò al reato di blocco stradale, al contrasto alle occupazioni abusive. Si sono pure ripescati emendamenti della maggioranza dichiarati inammissibili in qualche commissione, come la norma che introduce il reato di detenzione di materiale contenente istruzioni per confezionare ordigni. Un tweet di Meloni aveva riassunto quelli che si volevano evidenziare: “Più tutele per le Forze dell’Ordine. Contrasto alle occupazioni abusive con procedure ‘lampo’ per la liberazione degli immobili e l’introduzione di un nuovo delitto che prevede la reclusione da 2 a 7 anni contro gli occupanti abusivi. Stretta sulle truffe commesse ai danni degli anziani e delle persone più fragili, con un aumento della pena di reclusione da 2 a 6 anni per il reato di truffa aggravata. Misure specifiche anti-borseggio e contro chi impiega i minori nell’accattonaggio, in particolare nelle metro e nelle stazioni. Introduzione di un nuovo reato per punire chi partecipa e/o organizza rivolte nelle carceri. Stretta contro i blocchi stradali, fenomeni che si stanno moltiplicando e che creano enormi disagi ai cittadini, verso chi impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo”: non scatterà più la sanzione amministrativa ma fino a due anni di carcere (l’ultimo blocco in ordine di tempo quello di ieri degli attivisti di Ultima Generazione a Roma).

Diversi dunque gli interventi sul codice penale. Tanto che le opposizioni avevano ironizzato sul profilo garantista del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Si può “presagire una stretta securitaria micidiale, ancora nuovi reati, il ministro Nordio evidentemente si è definitivamente convertito al panpenalismo, più armi, più repressione, più esibizione di muscolare potere” (Luana Zanella di Avs tra i tanti commenti del giorno dopo). Tra gli addetti ai lavori, l’Unione delle camere penali, avevano espresso un giudizio pesante: “La irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato e l’aggravamento delle pene, in violazione anche del principio di offensività e di proporzionalità, rispondono alla più tipica logica del populismo giustizialista e del diritto penale simbolico che mirano esclusivamente a lucrare consenso, facendo leva sul sentimento di insicurezza strumentalmente diffuso nella collettività”. Sotto i riflettori era finita anche l’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza a portare, senza licenza, fuori servizio, una seconda arma al posto di quella di ordinanza. Complice probabilmente l’ampio ventaglio delle misure, la corsia preferenziale dei numerosi decreti legge e il Parlamento impegnato sulla manovra, stanno passando avanti altre priorità. Fors’anche il fatto che, per il governo, ogni giorno ha la sua pena. Fonti di maggioranza, tuttavia, assicurano che sul punto non ci sono problemi interni ai partiti di centrodestra, e sostengono che “tra gennaio e febbraio” il cantiere parlamentare si aprirà.

Transizione energetica e fragilità: un’occasione per agire

Transizione energetica e fragilità: un’occasione per agireMilano, 19 dic. (askanews) – Ascoltare i gruppi vulnerabili per capire l’impatto della transizione energetica sui più fragili. È questo il compito che si è dato il progetto internazionale FETA (Fair Energy Transition for All Listening to economically disadvantaged people”), iniziato nel 2019 e ora giunto al termine. I risultati sono stati presentati a Milano in Fondazione Cariplo che, insieme ad altre fondazioni europee, è promotrice dell’iniziativa.

“Il tema dell’inclusione dei più fragili – ha detto ad askanews Carlo Mango, direttore dell’area Ricerca scientifica di Fondazione Cariplo – è veramente lampante, è molto importante ed secondo me deve essere in cima l’agenda di chi oggi si occupa di queste problematiche. La vera questione sulla quale dobbiamo prestare molta attenzione è che la transizione energetica, la sostenibilità, non diventi un qualcosa ad appannaggio dei più ricchi che possono permetterselo. Quindi da questo punto di vista massima attenzione, che vuol dire prestare attenzione agli individui, alle persone, ma anche alle piccole comunità e, perché no, anche agli Stati che oggi hanno difficoltà nell’intraprendere questi percorsi”. Tra i risultati più importanti emersi dallo studio il fatto che sono spesso le comunità più vulnerabili a pagare i costi più alti dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo: da qui la necessità di condividere sforzi e sacrifici in maniera più equa. Anche perché tra i soggetti socialmente ed economicamente svantaggiati prevalgono sentimenti di confusione rispetto al tema della transizione e di diffidenza verso i decisori politici. E in questo contesto sembra necessario un cambio di filosofia e di approccio.

“Fondazione Cariplo in questi anni – ha aggiunto Elena Jachia, direttrice area Ambiente della Fondazione – ha cercato di sostenere la transizione ecologica ed energetica tentando di non lasciare indietro nessuno, questo è un po’ l’obiettivo che tutti ci dovremmo dare. La Fondazione già da due anni sostiene le comunità energetiche rinnovabili, dandogli un’accezione ulteriore che è quella della solidarietà e quindi di cercare di coinvolgere i soggetti fragili all’interno delle comunità energetiche. Con il bando Alternative nel 2022 abbiamo sostenuto 17 comunità energetiche in questo senso”. In conclusione la ricerca ha evidenziato che si sta aprendo per i tutti governi europei una finestra di opportunità per la costruzione di un’economia del benessere, in cui le politiche – non solo energetiche, ma anche educative, economiche e sociali – sostengano il benessere e la resilienza delle generazioni presenti e future e del loro ambiente, ma che una particolare attenzione deve essere rivolta ai più fragili. Il rischio altrimenti è una nuova frattura, con un’altra divaricazione tra chi si difende dai cambiamenti e chi non è in grado di farlo.

Cuchel: contribuenti in difficoltà per ingorgo scadenze fiscali

Cuchel: contribuenti in difficoltà per ingorgo scadenze fiscaliMilano, 19 dic. (askanews) – “I commercialisti italiani hanno lanciato un grido d’allarme rispetto al nuovo calendario fiscale previsto per l’anno 2024. Un ingorgo di scadenze che metterà in forte difficoltà imprese e professionisti. Ma soprattutto rischia di vanificare quelli che sono gli obiettivi del governo rispetto al nuovo istituto del concordato preventivo biennale, una modifica necessaria per poter essere efficace anche in termini di gettito”. Lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle proposte per un “Calendario fiscale 2024 sostenibile” formulate da Anc, Adc, Andoc, Fiddoc e Unico insieme a Confimi imprese e Assosoftware, che si è svolta all’hotel Nazionale a Roma.

“La riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre aliquote – ha proseguito il presidente Cuchel – determinerà un risparmio fiscale di poche centinaia di euro per ditte individuali e famiglie. Bisogna invece prevedere una riduzione del carico fiscale ben più importante per rilanciare l’economia del Paese ma soprattutto renderla strutturale e non estemporanea come è avvenuto quest’anno”. Sulle criticità del calendario fiscale si è espresso Mario Pedrazzini, vicepresidente Assosoftware. “Nei prossimi mesi vedremo attuarsi una triplice convergenza: una contrazione dei termini per la presentazione dei redditi al 30 settembre; l’inserimento di un nuovo adempimento come il concordato biennale preventivo; infine una compresenza di flussi di informazione che devono arrivare all’Agenzia delle Entrate sia per il concordato che per le dichiarazioni – ha detto Pedrazzini – L’insieme di questi tre fattori causerà una congestione del calendario fiscale che non era nello spirito della riforma”.

Preoccupazione è stata espressa anche da Francesco Zuech, responsabile Coordinamento Fiscale Confimi: “L’anticipazione dei termini la presentazione della dichiarazione dei redditi mal si concilia soprattutto con l’aggiunta delle scadenze del concordato preventivo biennale e con un calendario che è già fitto di scadenze durante il periodo estivo – ha detto – Dal nostro punto di vista non c’è fretta nel dover per forza anticipare queste scadenze. La riforma è ambiziosa, ma le criticità che sono state evidenziate sono tali da ripensare il calendario in una logica più distensiva. Mancano anche altri interventi che sicuramente sul versante iva potrebbero alleviare la criticità operativa che non è solo dei professionisti ma anche delle imprese che devono misurarsi con tutte queste incombenze. Condividiamo perfettamente la proposta di Anc che rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze di professionisti e imprese e dell’amministrazione finanziaria dall’altra parte”. Secondo Antonio Misiani, responsabile economia e finanze del Pd: “le proposte e le critiche avanzate dalle associazioni dei commercialisti insieme a Confimi e Assosoftware sul calendario fiscale devono essere ascoltate dal governo e dall’amministrazione finanziaria”. “Il rischio è non solo il fallimento della riforma fiscale sul terreno del ridisegno delle imposte – ha detto Misiani – ma anche sul terreno delle semplificazioni degli adempimenti e delle scadenze. I dettagli attuativi si stanno rivelando un vero inferno, lontani anni luce da quelli che erano i propositi del governo”.

Critico Mario Turco (Movimento 5 stelle). “La riforma fiscale che non abbiamo condiviso né approvato non cambierà la vita dei cittadini contribuenti e soprattutto quella dei professionisti – ha aggiunto Turco – Il governo sta facendo una corsa contro il tempo per rendere attuativa una riforma per la quale il Paese non è pronto. Un calendario fiscale inconciliabile con quello delle imprese e dei professionisti stessi. Diciamo no a una riforma che invece di semplificare aggiunge altri adempimenti fiscali ingolfando gli studi professionali”. Per Mauro Del Barba (Italia Viva): “Questa delega sta deludendo le aspettative. Avevamo votato favorevolmente per i principi contenuti in tema di semplificazioni e tutela del contribuente che andavano nella giusta direzione. L’attuazione è però deludente e il calendario fiscale è il sintomo finale di questa incapacità di far fronte alla complessità di semplificare e venire incontro alle esigenze di imprese e professionisti”. (nella foto: un momento della conferenza stampa indetta da Anc, Adc, Andoc, Fiddoc e Unico insieme a Confimi imprese e Assosoftware per richiedere un “Calendario fiscale 2024 sostenibile”)

Imballaggi, Mascarino: preoccupa Consiglio Ue, a rischio settore da 180 mld

Imballaggi, Mascarino: preoccupa Consiglio Ue, a rischio settore da 180 mldMilano, 19 dic. (askanews) – “La scelta adottata dal Consiglio Europeo nella giornata di ieri sul PPWR è sconcertante, grave e certamente molto preoccupante perché ribalta le decisioni prese a maggioranza dal Parlamento UE riproponendo uno schema superato e antiscientifico che apre un pericoloso crinale per l’industria del food italiano che vale 180 miliardi di euro di fatturato e 50 nell’export”. Lo dichiara in una nota il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Il documento approvato in Consiglio – aggiunge – ripropone il vecchio schema fatto di divieti e proibizioni verso gli imballaggi monouso per gli alimenti, disconoscendo di fatto una letteratura scientifica trentennale che dimostra come il riuso del packaging alimentare, rispetto al monouso, produca un incremento di emissioni di CO2 superiore andando a peggiorare tutti i parametri ambientali”. “In più – prosegue Mascarino – il Consiglio UE ha cancellato l’esenzione dal riuso per quei Paesi, Italia in testa, che abbiano almeno l’85% di raccolta, principio invece che il Parlamento europeo aveva sostenuto e che aveva di fatto tutelato l’Italia e i suoi comparti produttivi senza smantellarne il sistema produttivo costruito negli anni”. “Bisogna constatare – prosegue il presidente di Federalimentare – che in questa decisione, che comunque nel prossimo Trilogo potrà essere superata, sta prevalendo una impostazione ideologica molto dannosa per le industrie produttive, per l’occupazione, per le filiere ma soprattutto per l’ambiente e per l’economia circolare nella quale l’Italia eccelle”. “La posizione contraria dell’Italia è assolutamente condivisibile e auspico che le nostre istituzioni rappresentate in Europa dal ministro Pichetto Fratin, dal ministro Lollobrigida e dal ministro Tajani continuino nella battaglia sacrosanta per affermare i principi scientifici della nostra posizione, creando alleanze solide che possano confermare le nostre motivazioni”, conclude Mascarino.

Gli Usa lanciano la missione nel Mar Rosso. Gli Houthi: gli attacchi continuano

Gli Usa lanciano la missione nel Mar Rosso. Gli Houthi: gli attacchi continuanoRoma, 19 dic. (askanews) – All’indomani dell’annuncio Usa del varo dell’Operazione Prosperity Guardian per la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, il gruppo yemenita Houthi ha ribadito che continuerà ad attaccare le navi in transito in uno dei principali crocevia del sistema marittimo mondiale a sostegno del gruppo estremista palestinese Hamas contro “l’aggressione israeliana” nella Striscia di Gaza.

“La coalizione formata dagli americani punta a proteggere Israele e a militarizzare il mare senza alcuna giustificazione, e non impedirà allo Yemen di portare avanti le sue legittime operazioni a sostegno di Gaza”, ha scritto su X il caponegoziatore e portavoce Houthi, Mohamed Abdelsalam, che in un’intervista ad Al Jazeera ha poi riferito di “intensi colloqui” in corso per contenere le tensioni nel Mar Rosso. Già la scorsa settimana Abdelsalam aveva riferito di colloqui mediati dall’Oman con non meglio precisate “parti internazionali”, spiegando che “qualsiasi passo concreto” per affrontare la crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, quali la fornitura di cibo e medicine, “contribuirebbe a ridurre l’escalation”. Ieri, durante la visita in Israele, il segretario alla Difesa Usa Austin ha definito l’escalation di attacchi degli Houthi “una sfida internazionale che richiede un’azione collettiva”, concretizzatasi poi nel lancio dell’operazione Prosperity Guardian, “una nuova importante iniziativa multinazionale di sicurezza sotto l’egida delle Forze marittime combinate e la guida della sua Task Force 153, che si concentra sulla sicurezza nel Mar Rosso”. All’operazione partecipano Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna, “con l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutti i paesi e rafforzare la sicurezza e la prosperità regionale”.

Austin ha poi avuto oggi “una riunione ministeriale virtuale con ministri, capi della difesa e alti rappresentanti di 43 paesi, così come dell’Unione europea e della Nato”, per discutere della situazione. Nel corso del vertice ha ricordato che gli Houthi hanno lanciato “oltre 100 attacchi con droni e missili balistici, che hanno preso di mira 10 navi mercantili coinvolgendo più di 35 nazioni”. Il capo del Pentagono ha anche ricordato il sequestro della nave mercantile Galaxy Leader, con 25 membri di equipaggio, il 19 novembre scorso da parte del gruppo yemenita. L’escalation di attacchi ha indotto i principali operatori mondiali della spedizione e della logistica – MSC, CMA CGM, Hapag-Lloyd, Maersk – a sospendere la navigazione nel Mar Rosso. Stessa decisione assunta ieri dal colosso petrolifero BP, mentre la compagnia di navigazione taiwanese Evergreen ha annunciato che sospenderà le spedizioni di merci israeliane. Nel corso della riunione, Austin ha ricordato che ad oggi “il 10-15% del commercio globale passa attraverso il Mar Rosso e le compagnie di navigazione internazionali sono costrette a spostarsi attraverso il Capo di Buona Speranza, aggiungendo settimane alla consegna di beni e materiali essenziali, inclusi petrolio e gas”.

“È necessario aumentare la presenza” nell’area del Mar Rosso “al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica”, ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha partecipato alla riunione di questa mattina. “L’Italia farà la sua parte, insieme alla comunità internazionale”, ha aggiunto il ministro, spiegando così la decisione di inviare nel Mar Rosso la Fremm (fregata europea multi-missione) “Virginio Fasan”.

Usa lanciano missione nel Mar Rosso, Houthi: gli attacchi continuano

Usa lanciano missione nel Mar Rosso, Houthi: gli attacchi continuanoRoma, 19 dic. (askanews) – All’indomani dell’annuncio Usa del varo dell’Operazione Prosperity Guardian per la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, il gruppo yemenita Houthi ha ribadito che continuerà ad attaccare le navi in transito in uno dei principali crocevia del sistema marittimo mondiale a sostegno del gruppo estremista palestinese Hamas contro “l’aggressione israeliana” nella Striscia di Gaza.

“La coalizione formata dagli americani punta a proteggere Israele e a militarizzare il mare senza alcuna giustificazione, e non impedirà allo Yemen di portare avanti le sue legittime operazioni a sostegno di Gaza”, ha scritto su X il caponegoziatore e portavoce Houthi, Mohamed Abdelsalam, che in un’intervista ad Al Jazeera ha poi riferito di “intensi colloqui” in corso per contenere le tensioni nel Mar Rosso. Già la scorsa settimana Abdelsalam aveva riferito di colloqui mediati dall’Oman con non meglio precisate “parti internazionali”, spiegando che “qualsiasi passo concreto” per affrontare la crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, quali la fornitura di cibo e medicine, “contribuirebbe a ridurre l’escalation”. Ieri, durante la visita in Israele, il segretario alla Difesa Usa Austin ha definito l’escalation di attacchi degli Houthi “una sfida internazionale che richiede un’azione collettiva”, concretizzatasi poi nel lancio dell’operazione Prosperity Guardian, “una nuova importante iniziativa multinazionale di sicurezza sotto l’egida delle Forze marittime combinate e la guida della sua Task Force 153, che si concentra sulla sicurezza nel Mar Rosso”. All’operazione partecipano Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna, “con l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutti i paesi e rafforzare la sicurezza e la prosperità regionale”.

Austin ha poi avuto oggi “una riunione ministeriale virtuale con ministri, capi della difesa e alti rappresentanti di 43 paesi, così come dell’Unione europea e della Nato”, per discutere della situazione. Nel corso del vertice ha ricordato che gli Houthi hanno lanciato “oltre 100 attacchi con droni e missili balistici, che hanno preso di mira 10 navi mercantili coinvolgendo più di 35 nazioni”. Il capo del Pentagono ha anche ricordato il sequestro della nave mercantile Galaxy Leader, con 25 membri di equipaggio, il 19 novembre scorso da parte del gruppo yemenita. L’escalation di attacchi ha indotto i principali operatori mondiali della spedizione e della logistica – MSC, CMA CGM, Hapag-Lloyd, Maersk – a sospendere la navigazione nel Mar Rosso. Stessa decisione assunta ieri dal colosso petrolifero BP, mentre la compagnia di navigazione taiwanese Evergreen ha annunciato che sospenderà le spedizioni di merci israeliane. Nel corso della riunione, Austin ha ricordato che ad oggi “il 10-15% del commercio globale passa attraverso il Mar Rosso e le compagnie di navigazione internazionali sono costrette a spostarsi attraverso il Capo di Buona Speranza, aggiungendo settimane alla consegna di beni e materiali essenziali, inclusi petrolio e gas”.

“È necessario aumentare la presenza” nell’area del Mar Rosso “al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica”, ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha partecipato alla riunione di questa mattina. “L’Italia farà la sua parte, insieme alla comunità internazionale”, ha aggiunto il ministro, spiegando così la decisione di inviare nel Mar Rosso la Fremm (fregata europea multi-missione) “Virginio Fasan”.