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Tag: Sanremo 2023

Fedriga a Londra: Regno Unito Paese di grandi opportunità

Fedriga a Londra: Regno Unito Paese di grandi opportunitàRoma, 28 nov. (askanews) – Le ricadute della “brexit” e le opportunità di sviluppo per il Friuli Venezia Giulia che la forte presenza di italiani nel Regno Unito può favorire, in particolare nei campi della ricerca scientifica e dell’innovazione, del turismo, della logistica, in ambito manifatturiero e anche delle nuove fonti d’energia, oltre alle occasioni per favorire collaborazioni a livello accademico. Sono questi i principali temi affrontati nel corso dell’incontro avvenuto questo pomeriggio a Londra tra il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e l’Ambasciatore d’Italia nel Regno Unito, Inigo Lambertini, al quale ha partecipato la direttrice dell’Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa, Lidya Alessio Vernì.

Evidenziando i molteplici campi sui quali la Regione sta investendo e i progetti in via di sviluppo, anche attraverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra cui la North Adriatic cross-border Hydrogen Valley in partnership con Slovenia e Croazia, il governatore ha rimarcato “l’importanza della cooperazione in ambito transnazionale e tra territori e la necessità di favorire gli investimenti privati garantendo percorsi burocratici chiari e tempi precisi. Proprio per questo è stata creata l’Agenzia lavoro & SviluppoImpresa, che funge da piattaforma e da interlocutore unico per i possibili investitori”. Sul fronte del turismo è stato evidenziato dall’ambasciatore Albertini come l’Italia sia una meta privilegiata per gli anglosassoni, sottolineando come il Friuli Venezia Giulia a riguardo sia un piccolo “compendio” del paese. Il Governatore ha rimarcato inoltre le grandi opportunità che il sistema delle Regioni italiane può ottenere proponendosi sul mercato inglese in maniera coordinata.

Gruppo Cavit chiude bilancio 2022-2023 con ricavi a 267,1 mln (+0,9%)

Gruppo Cavit chiude bilancio 2022-2023 con ricavi a 267,1 mln (+0,9%)Milano, 28 nov. (askanews) – Il gruppo Cavit nell’esercizio fiscale 2022-2023 ha visto i ricavi attestarsi a 267,1 milioni di euro, in leggero incremento (+0,9%) rispetto all’esercizio precedente. “Il gruppo ha mantenuto la propria solidità finanziaria e la capacità di preservare una corretta remunerazione ai soci conferitori, assicurando liquidazioni conformi ai valori pre-Covid, a fronte di forti aumenti degli oneri di gestione”, spiega una nota a valle dell’assemblea che si è tenuta a Riva del Garda. L’esercizio, ricorda, è stato caratterizzato da aumenti del costo dei materiali di confezionamento (in particolare i vetri) e dell’energia, solo parzialmente recuperati da aumenti di listino, con conseguente riduzione dei margini disponibili.

Il patrimonio netto del gruppo si è attestasto su 113,5 milioni di euro mentre la posizione finanziaria netta resta positiva, con 24,5 milioni di euro, al di sopra del dato pre-covid (esercizio 2019/2020). Per quanto riguarda i risultati della capogruppo Cavit Sc, dopo l’esercizio 2020-2021 segnato da un’impennata del 20%, il fatturato ha registrato un calo dell’-1,9%. Risultati che tuttavia restano superiori al periodo pre-pandemia (+14% rispetto all’esercizio 2019-2020). Prosegue il trend positivo delle linee di spumantistica, con risultati soddisfacenti per il brand premium Altemasi Trentodoc, e una crescita sostenuta per Cesarini Sforza Spumanti e Kessler Sekt, che hanno tutti beneficiato del ritorno dei consumi fuori casa, del buon andamento del comparto spumantistico e, nel caso di Cesarini Sforza, dell’allargamento distributivo ottenuto grazie al supporto della controllante. In particolare, il fatturato della controllata tedesca Kessler Sekt & Co KG. si è chiuso con 13 milioni di euro (+10% rispetto all’anno precedente) e un patrimonio netto 4,9 milioni di euro.

L’export che rappresenta oltre il 76% del giro d’affari del gruppo, ha visto il Nord America, principale mercato di sbocco per Cavit dove la contrazione dei consumi di vino sta progressivamente assumendo carattere strutturale, tenere. Negli Stati Uniti, come già lo scorso anno, il marchio Cavit ha registrato un +1,9% a valore rispetto alla media di mercato del -1,9% (fonte: dati Nielsen), confermando la propria posizione di leadership con il vitigno Pinot Grigio. Il rallentamento dei consumi di vino si conferma anche sui mercati Europei, dove l’inflazione sostenuta e l’aumento dei tassi di interesse che hanno drenato la capacità di spesa dei consumatori. Regno Unito, Germania e Olanda continuano a guidare la classifica dei paesi di sbocco del vecchio continente per Cavit, che presidia tutti i canali, sia grande distribuzione che horeca. Nei paesi Asiatici il debole segnale di ripresa registrato ad inizio 2023 è stato vanificato dalla congiuntura internazionale negativa, in mercati come il Giappone e la Corea del Sud. Nota a parte il mercato cinese che continua il trend negativo degli ultimi anni, senza segnali di controtendenza nel breve periodo.

“Possiamo ritenerci soddisfatti del livello delle liquidazioni che anche quest’anno abbiamo potuto garantire alle cantine associate, nonostante la flessione dei consumi e il forte impatto dei costi dell’energia e delle materie prime – dichiara Lorenzo Libera, presidente del gruppo Cavit – Il nostro modello cooperativo si basa su una rete di impresa che coniuga la dedizione dei viticoltori, impegnati nelle pratiche sostenibili, le competenze delle cantine e il decisivo supporto del Consorzio Cavit. In questi tempi difficili, questo approccio integrato è stato più che mai fondamentale, assicurando cooperazione e stabilità a prescindere dalla situazione contingente”. “Ci attendono sfide importanti nei prossimi anni. La solida base patrimoniale e strutturale rappresenta un asset fondamentale per il nostro gruppo, su cui dovremo continuare a sviluppare valore – ha concluso il direttore generale Enrico Zanoni – potenziando ulteriormente la nostra capacità di innovazione e la capacità di adattamento ai fenomeni complessi con prontezza e agilità”.

Genova, l’autobiografia al centro del primo festival diPassaggio

Genova, l’autobiografia al centro del primo festival diPassaggioMilano, 28 nov. (askanews) – Si terrà dal 30 novembre al 3 dicembre 2023 la prima edizione del Festival diPassaggio, la manifestazione letteraria organizzata nell’ambito di Genova Capitale del libro 2023 e promossa dalla Fondazione Giorgio e Lilli Devoto – Edizioni San Marco dei Giustiniani e dall’associazione diPassaggo ODV con la direzione artistica di Benedetta Centovalli, editor, critico letterario. Quattro giorni di panel, incontri, spettacoli e approfondimenti che animeranno Genova andando ad abitare i suoi spazi: dai Palazzi antichi ai luoghi deputati alla cultura, dai caffè storici ai teatri.

Con ironia il Festival vuole, nel suo nome, sfidare l’impermanenza di molti eventi culturali, andando a proporre un appuntamento che possa intessere un dialogo duraturo con il territorio, ben oltre le giornate della rassegna. Questa prima edizione del Festival, dal titolo, “Tra me e il mondo”, mette al centro la scrittura autobiografica, come narrazione di sé e narrazione del mondo. Se scrivere di sé è un modo per scoprirsi, è senza dubbio anche un modo per parlare di ciò che ci circonda, come rappresentato dalla splendida illustrazione del fumettista Alberto Madrigal che disegna la locandina di questo primo appuntamento. Se le ultime tendenze letterarie evidenziano come il racconto autobiografico – in tutte le sue diverse forme – si stia sempre più affermando e riscuota maggiore interesse da parte dei lettori rispetto alla narrativa di pura invenzione, diPassaggio festival vuole proporre un momento di confronto su questa tendenza sempre più forte e sul valore letterario della narrazione di sé: dall’autofiction al memoir, fino alla diaristica.

“Il Festival indaga la domanda: ‘Parlare di sé attraverso gli altri o parlare degli altri attraverso di sé?’ e interroga temi e generi cari alla scrittura autobiografica, considerando anche il grande successo di pubblico conquistato negli ultimi anni. Basti ricordare la vittoria allo Strega di quest’anno di Come d’aria di Ada d’Adamo o quella nel 2021 di Emanuele Trevi con Due vite. Il bisogno di raccontarsi, di curarsi attraverso le parole, la mancanza di punti di riferimento e il disorientamento spingono chi scrive a ricominciare da se stesso, a risillabare la propria esistenza con le parole della quotidianità o a ritrovarsi nella vita di altre persone”, spiega la direttrice artistica Benedetta Centovalli. Paese ospite di questo primo anno sarà la Francia: arriveranno a Genova infatti molte voci, già affermate e nuove, del panorama letterario d’Oltralpe, che andranno a unirsi ai tanti ospiti – scrittori, editor, critici, librai, traduttori e bibliofili – nazionali e internazionali, che animeranno il Festival.

Tanti gli ospiti in arrivo a Genova dall’Italia e dalla Francia: scrittrici e scrittori, professioniste e professionisti del settore che terranno panel, incontri, spettacoli teatrali e reading. Ad aprire il Festival lo scrittore Walter Siti che nella prima giornata terrà una lectio dal titolo Raccontare di sé, raccontare del mondo introdotto dallo scrittore Crocifisso Dentello e a seguire Duccio Demetrio, padre dello studio dell’autobiografia in Italia, che ne traccerà la storia più recente. Dalla Francia, sarà ospite di diPassaggio uno dei massimi autori di autofiction del nostro tempo: Philippe Forest, una penna in grado di raccontare anche la più grande delle tragedie personali come la morte di un figlio. Dal paese ospite, sarà a Genova anche Claude Arnaud, autore francese che ha saputo raccontare con vividezza gli anni della contestazione giovanile e i sogni di cambiamento. Cosa porta uno scrittore a interessarsi e decidere di percorrere le vite di grandi personalità? Da Samuel Beckett a Maria Callas, da dove partire per ricostruire queste storie? Ne discuteremo con gli autori Maylis Besserie e René de Ceccatty. Di orgoglio dell’età tratterà il reading teatrale della scrittrice Lidia Ravera, uno spettacolo tratto dal suo libro Age Pride. Di rapporto con la figura materna parleremo con la poetessa e scrittrice Maria Grazia Calandrone e la regista Alina Marazzi, in dialogo con loro Colette Shammah ci porterà a vedere il tema dell’assenza sotto una luce diversa.

Come si può raccontare la propria storia di formazione e familiare? Su ciò interverrà una delle più illustri penne italiane, Michele Mari. Lo scrivere è ricerca della verità? Su questo sarà incentrato il reading dello scrittore e drammaturgo Tiziano Scarpa. Come cambia la percezione del corpo nella scrittura contemporanea? Ne parleremo con Monica Acito, Francesca Esposito e Alberto Ravasio. Come si affrontano in letteratura i temi che la società fa oggetto di stigma e di tabù? Dall’aborto alla tossicodipendenza, di questo e di come la nostra società fronteggia la realtà parleremo con Nadia Terranova e Antonella Lattanzi. Al centro di molte narrazioni, la famiglia è spesso un’entità difficile da raccontare: partendo dalle loro esperienze gli scrittori Edoardo Albinati e Andrea Canobbio ci mostrano attraverso la letteratura uno spaccato della nostra storia. Il Premio Strega Emanuele Trevi, a partire dal suo ultimo libro dove affronta la figura del padre psicanalista, ci porterà nel suo laboratorio di narrazione. Lo scrittore Mauro Covacich terrà un reading tratto dall’ultimo romanzo L’avventura terrestre. Con un taglio antiepico, gli autori Simona Baldanzi, Walter Fontana e Giuseppe Lupo parleranno di lavoro. Gli scrittori Giuseppe Marcenaro, Lorenza Foschini e Eleonora Marangoni interverranno invece sulle geografie letterarie: come raccontare i luoghi, sognarli e reinventarli. E ancora, di letteratura green discuteremo lo scrittore e giornalista Mauro Garofalo e la scrittrice Raffaella Romagnolo, vincitrice del Premio Campiello Natura; Edoardo Nesi affronterà il tema “giovani e lavoro”; mentre con Eraldo Affinati discuteremo di comunità educanti. Con uno spettacolo di stand-up comedy letteraria, Cristina Marconi – a partire da una serie di aneddoti tratti dalla storia, dalla letteratura e dalla vita reale – ci spiegherà perché talvolta l’addio è meglio di una dichiarazione d’amore. Questi e molti altri i nomi che interverranno, tra cui Paolo Di Stefano, Silvia Ballestra, Renzo Paris, Sandra Petrignani, Marco Balzano, Luca Doninelli, Andrea Pomella, Leonardo Merlini, Alessandra Sarchi, Marco Rossari, Massimo Onofri, Alessandro Bertante e Matteo Marchesini. Oltre alla direttrice Centovalli, il comitato organizzatore del festival è composto anche da Daniela Carrea, Francesca Conte, Adriano Solidoro e Federica Massaro. L’evento è libero e con accesso gratuito.

Aci: 39% auto ha più di 15 anni, valutare ipotesi leasing sociale

Aci: 39% auto ha più di 15 anni, valutare ipotesi leasing socialeMilano, 28 nov. (askanews) – Accelerare il rinnovo del parco circolante per ridurre le emissioni e aumentare la sicurezza: in Italia quasi 4 auto su 10 (39%) hanno più di 15 anni d’età; consentire l’uso dei veicoli con sistemi avanzati di assistenza alla guida e favorire l’acquisto di auto a basse emissioni con incentivi rivolti in particolare alle categorie meno abbienti. Sono alcuni punti del Rapporto della Fondazione Caracciolo per una mobilità più sicura e sostenibile, presentato alla 76esima Conferenza del Traffico e della Circolazione organizzata dall’Aci.

Per quanto riguarda gli incentivi, l’Aci seguendo l’esempio francese, propone di attivare un leasing “sociale” da parte dello Stato, con facoltà per le famiglie a minor reddito di usufruire da subito di un’auto più sostenibile con il pagamento di un modesto canone mensile, compreso fra 75 e 125 euro, e la possibilità di riscattare il mezzo con una rata finale. Una soluzione basata su un “principio sacrosanto”, ha detto il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, nel suo intervento alla Conferenza, ma che richiede un confronto “per essere messa a terra senza controindicazioni, come accaduto con altre misure quali il bonus facciate”. Secondo la Fondazione Caracciolo nel 2035 l’incidenza dei modelli termici in circolazione sarà ancora importante “con percentuali di diffusione non inferiori al 50%”. Nei prossimi 10 anni l’85% degli automobilisti infatti pensa di acquistare auto termiche o ibride, ma solo il 14% valuta l’acquisto di un’elettrica. Per questo oltre che sulle rinnovabili per la ricarica delle elettriche (nel 2021 il 41% dell’energia elettrica è stata prodotta con rinnovabili) è necessario puntare sui biocarburanti derivanti da rifiuti e scarti agricoli e alimentari che abbattono le emissioni e hanno consumi energetici bassi, pari a 10,09 kW/100 km rispetto ai 14,5 kW/100 km delle elettriche. Restano lontani gli e-fuel con 156,8 kW/100 km, 15 volte più dei biocarburanti.

“La mobilità di domani – ha dichiarato il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani – sarà un ecosistema complesso. Per arrivarci, occorre lavorare oggi su un insieme di criticità che richiedono un sistema integrato di azioni, coordinate da una politica di lungo periodo che favorisca l’evoluzione tecnologica dei veicoli, l’ammodernamento delle infrastrutture stradali ed energetiche, l’adeguamento della normativa e la diffusione di una nuova cultura della mobilità responsabile e sostenibile per tutti”. Secondo Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Caracciolo e vicepresidente Aci, “Per tradurre in politiche concrete e razionali gli scenari virtuosi prefigurati nei programmi, è necessario mantenere un approccio realistico e tecnologicamente neutro. Un significativo contributo alla decarbonizzazione della mobilità può derivare dai biocarburanti avanzati, già utilizzabili nei veicoli in circolazione, che offrono livelli emissivi analoghi a quelli dei veicoli elettrici e consumi energetici addirittura inferiori. Senza contare i benefici in termini di economia circolare”.

Le nuove tecnologie di assistenza alla guida invece possono offrire un contributo determinante in materia di sicurezza stradale. Analizzando le medie Aci-Istat sull’incidentalità stradale degli ultimi 10 anni, in Italia, i moderni sistemi di sicurezza avrebbero potuto evitare il 28% degli incidenti frontali, il 21% di quelli laterali e l’11% di incidenti che coinvolgono i pedoni. Nei prossimi 15 anni, secondo la Commissione Europea, i sempre più evoluti sistemi di assistenza alla guida (Adas), e le funzionalità più avanzate di guida autonoma, potranno salvare oltre 25mila vite ed evitare almeno 140mila lesioni gravi.

Femminicidi, donna accoltellata e uccisa dal marito ad Andria

Femminicidi, donna accoltellata e uccisa dal marito ad AndriaRoma, 28 nov. (askanews) – Nuovo femminicidio a soli tre giorni dalle manifestazioni in tutta Italia contro la violenza sulle donne, e dopo il il brutale assassinio di Giulia Cecchettin commesso dall’ex fidanzato. Questa volta ad essere uccisa è stata una donna di 41 anni residente ad Andria, Vincenza A. La signora è stata accoltellata a morte dal partner in casa, dove la coppia viveva in regime di separazione da circa un mese.

L’uomo però non accettava la fine del rapporto. La donna – secondo quanto si è appreso – è stata pugnalata più volte mentre in casa erano presenti i due figli minorenni. Secondo una prima ricostruzione i due litigavano spesso, forse perché lei si vedeva con un’altra persona. È stato proprio il marito, oggi nel pomeriggio, a chiamare i medici del 118 dopo aver accoltellato la consorte. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e il magistrato con il medico legale.

Expo 2030, Gualtieri: brutta sconfitta per Roma, siamo amareggiati

Expo 2030, Gualtieri: brutta sconfitta per Roma, siamo amareggiatiRoma, 28 nov. (askanews) – “È stata una brutta sconfitta, Riad ha dilagato oltre ogni previsione, ha vinto al primo turno esprimendo una forza che avevamo visto nel corso della campagna, anche economica che ha reso questa edizione del tutto particolare”. Così il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a margine dell’Assemblea del Bie che ha incoronato Riad come ospite dell’Expo 2030.

“Siamo amareggiati – ha ammesso il sindaco – ma i rapporti di forza anche economici che sono stati espressi, come avevamo denunciato, ci hanno portato a un voto nettissimo, una vittoria schiacciante di Riad”. Segue

Premierato, cosa pensa il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky

Premierato, cosa pensa il presidente emerito della Consulta Gustavo ZagrebelskyRoma, 28 nov. (askanews) – Con il ddl di riforma del governo “non c’è un adeguamento ma un rovesciamento” della Costituzione “perché nasce all’insegna della democrazia decidente”, lo ha detto il presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, nel corso delle audizioni sulle riforme costituzionali in commissione al Senato.

“Questo – ha aggiunto – è un modello ma a questo modello si oppone un altro modello di democrazia che è la democrazia deliberante: decidere e deliberare sono due cose diverse. La nostra attuale Costituzione si ispira alla democrazia deliberante”. “Bisogna essere molto cauti nel prendere queste decisioni”, mette in guardia il presidente emerito della Corte anche perché “se c’è un campo in cui vale l’eterogenesi dei fini è proprio quello della politica e delle sue forme”.

Nel dettaglio, con la soglia al 55% “che potrebbe essere frutto di una ridotta maggioranza relativa, chi vince le elezioni potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica. Ragione per la quale le discussioni su come cambierebbe il ruolo del capo dello Stato sarebbero superate dal fatto che la maggioranza potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica” ha sottolineato Zagrebelsky. Mentre “il vincolo al programma precedente” per l’eventuale secondo premier “è qualcosa di contraddittorio, se cambia il titolare si sceglie un altro per proseguire nel medesimo indirizzo politico. E’ stato previsto per dare spazio a dinamiche di potere nella compagine governativa, per dare la possibilità al leader numero due di prendere il posto del leader numero uno”.

Inoltre, “con l’abolizione dei senatori a vita si fa una scelta di fondo a favore del principio di elettività” ma il problema è che con la norma transitoria si dice che quelli esistenti “restano in carica fino a quando saranno in vita” quindi “queste cinque persone si troveranno a occupare un seggio in Parlamento quando loro non dovrebbero più esserci, rimarranno in carica fino a quando resteranno in vita a dispetto delle maggioranze che si saranno formate, saranno ospiti non graditi, non saranno senatori a vita ma senatori a morte”.

Sprechi, non solo nel cibo. Eliminarli aumenta i ricavi del 30%

Sprechi, non solo nel cibo. Eliminarli aumenta i ricavi del 30%Roma, 28 nov. (askanews) – Buttare il pane è da sempre atto sacrilego. Uno degli sprechi peggiori secondo la tradizione. Quante volte le nostre mamme ci hanno rimproverato e quante volte hanno provato a riciclarlo nella cucina degli avanzi? Far finire il cibo nella spazzatura è l’esempio più lampante di come si possano buttare via, con un semplice gesto, i propri soldi. Ma gli sprechi si annidano ovunque, anche e soprattutto, nel settore produttivo: “Gli ingegneri della Toyota hanno individuato -spiega Serena Marcantoni, responsabile Organizzazione e Processi della SharkNet Company – sei elementi su cui si può lavorare per rendere la propria attività maggiormente performante, aumentando i ricavi anche del 30%. Un vademecum che, grazie all’esperienza imprenditoriale accumulata, inizia con il problema della sovraproduzione. Se un’attività commerciale, qualunque essa sia, produce più di quello che riuscirà a vendere, avrà in magazzino dei pezzi invenduti. Questi pezzi invenduti saranno considerati come rimanenze di magazzino. Non solo saranno considerati come spreco, ma peseranno sul bilancio come denaro congelato. Inoltre, dove saranno posizionati questi pezzi invenduti? Molto probabilmente diventeranno obsoleti e occuperanno spazio che poteva essere occupato da prodotti più spendibili sul mercato. Una situazione ingarbugliata dalla quale si può uscire in un solo modo: produrre, organizzando la propria catena di produzione coordinata con il proprio software gestionale, nel momento in cui si riceve l’ordine del cliente”.

Il vademecum nasce dall’esperienza dell’azienda che, dalla provincia di Roma, esporta in oltre 50 paesi nel mondo. Movimenti e attese inutili sono altri elementi da considerare, ma le scorte in magazzino rappresentano di certo un problema decisamente più rilevante: “Faccio un esempio -dice ancora la Marcantoni – un responsabile di un’azienda di packaging contatta il suo equivalente di una impresa che utilizza scatole rifinite per imballare e spedire i propri prodotti e gli prospetta un’offerta che sembra economicamente vantaggiosa, in cambio, però, di un ordine cospicuo. Ma è davvero un affare? No, a ben vedere: dove metto la merce in più acquistata? Cosa succede se un imprevisto rovina l’ordine, proprio a causa del mal posizionamento delle scatole ricevute? Direbbero i saggi: non è tutto oro quello che luccica. Anche qui esiste un solo rimedio: ordinare esclusivamente ciò che occorre, basandosi sui numeri di vendita, in base alla precisa domanda che arriva dal cliente”. Altro elemento: la perdita di processo che si verifica quando, in una catena di produzione, un pezzo esce fallato o non è conforme con la qualità inizialmente impostata dall’azienda produttrice: “In questo caso una delle tecniche che possiamo mettere in atto è il cosiddetto POKA YOKE, sottolinea la responsabile della SharkNet Company. “Nell’applicare questa tecnica si guiderà l’operatore a percorrere esclusivamente la via corretta nello svolgere l’attività di riferimento all’interno della catena produttiva. Anche in questo caso, serve un esempio: tempo fa, una volta ritirato il denaro presso le casse automatiche bancarie, alcune persone dimenticavano di riprendere il proprio bancomat. Analizzata questa problematica si decise di imporre una regola generale per tutte le casse automatiche: avrebbero prima restituito la carta e solo successivamente la cassa automatica avrebbe erogato i soldi richiesti. In questo modo, il problema è stato definitivamente risolto. Grazie appunto al metodo del POKA YOKE”.

Sesto e ultimo elemento: il trasporto: “Quando analizziamo questa attività -conclude Serena Marcantoni – dobbiamo focalizzarci su tutti quei pezzi che l’operatore dovrà trasportare dal punto A al punto B. Quanto misura questa distanza? Pensiamo per esempio a un’attività commerciale con più sedi. In questo caso sarà fondamentale organizzare al meglio la catena di produzione includendo ovviamente il materiale che occorre per la produzione del prodotto stesso. Se il fulcro della mia catena di produzione è all’interno della sede A e avrò sistemato il materiale per produrre nella sede B (per questione di spazio) molto probabilmente dovrò considerare un trasporto costante con un mezzo dalla sede B alla sede A. In questo caso possiamo disegnate una VSM (value stream mapping) e analizzare, di conseguenza, quanti trasporti si faranno, quanti mezzi utilizzati, il costo del carburante e tutte le attività annesse. Una volta che ho messo nero su bianco queste informazioni, sempre insieme alla mia squadra di lavoro e mediante tecniche della produzione snella, andrò a capire dove intervenire per eliminare o quanto meno ridurre questo spreco registrato. Se non riusciamo a eliminare definitivamente il problema ma comunque riusciamo a ridurlo, sarà in ogni caso un successo! Nel tempo, infatti, applicando ripetutamente queste tecniche, anche e soprattutto allo stesso processo che presenta problemi, riusciremo costantemente a migliorare il processo stesso”. Spesso, quindi, la soluzione per chi fa impresa è molto più semplice di quanto si possa pensare e bastano poche regole per rendere la propria attività più performante.

Just Eat, Contini: l’Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardo

Just Eat, Contini: l’Italia è un Paese per il food delivery ma è in ritardoMilano, 28 nov. (askanews) – “L’Italia è sicuramente un Paese per il food delivery: un mercato ancora con un grande potenziale da esprimere”. A parlare è Daniele Contini, country manager di Just Eat Italia, uno degli operatori per la consegna di cibo e piatti pronti a domicilio presenti nel nostro Paese. Un mercato che ha visto uscite importanti nell’ultimo anno, come testimoniano i casi di UberEats, Gorillas e Getir, ma che, a detta di chi lo osserva dall’interno, non è destinato a sgonfiarsi, dopo il boom degli anni del Covid.

Certo, Contini non nega che “dal punto di vista dei volumi l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei: oggi vale 1,8 miliardi, meno della metà di altri Paesi europei. C’è quindi ancora molta strada da fare”. E questa strada passa attraverso due corsie: “Le piattaforme che oggi rappresentano il 95% del mercato dell’online food delivery – ha spiegato – ma passa anche dai ristoratori che vedono nella consegna a domicilio del cibo una leva di crescita. L’asporto, la cucina in sala e la consegna a casa sono modi diversi con cui porto il prodotto alle persone. Il punto è che non posso farlo nello stesso identico modo: il piatto che porto in tavola al ristorante magari non è lo stesso che consegno a casa. Serve una materia prima diversa, un pack diverso”. Gli esempi di insegne della ristorazione che hanno creato prodotti specifici per il delivery “sono tanti ma anche qui c’è ancora molto da fare”. Guardando alle prospettive future, prima di tutto auspica che “ci sia un’armonizzazione normativa. Oggi ci sono ancora molto operatori e una situazione normativa che permette di operare in modo diverso rispetto all’inquadramento dei rider: questa cosa va messa a posto e spero avvenga nel 2024. Noi ci siamo mossi in anticipo”.

Dal punto di vista economico, invece, ritiene che le prospettive siano migliori del previsto: dopo la pandemia “il mercato ha tenuto con una crescita del 3% anno su anno che è positiva considerato che veniamo da anni con una crescita superiore al 50% – ha osservato – ci aspettavamo un decremento ma in realtà il mercato tiene, è sicuramente una fase di consolidamento da cui ripartire. Questo vuol dire che le persone non hanno smesso di ordinare a domicilio. Il Covid è stato un acceleratore che ha creato nuove occasioni di consumo che le persone stanno mantenendo. Ma ha creato opportunità anche per piattaforme e ristoratori”. Non esclude, in realtà, “un ulteriore consolidamento del mercato: se guardo ai mercati più maturi il numero di piattaforme tende a ridursi un po’. Non ne resterà solo una ma è probabile un ulteriore consolidamento”. I driver di crescita saranno le nuove categorie di servizio. “Come a Just Eat stiamo aprendo categorie nuove in due sensi: uno creando nuove occasioni di consumo oltre il pranzo e la cena, penso a colazione, merenda, gelato – ci ha detto – l’altra e la possibilità di avere nuove categorie come la spesa a domicilio. In altri mercati abbiamo la consegna di elettronica, in Italia da poco abbiamo i fiori. Noi qui per la spesa avevamo un accordo con Getir che purtroppo ha chiuso ma abbiamo diversi partner a livello locale”. Su quest’ultimo punto rispetto alla grande distribuzione “noi facciamo una consegna tipicamente di dimensioni più ridotte e più veloce. È una spesa più istantanea, con poche referenze che mi servono magari su base quotidiana per rifornirmi di alcuni prodotti”.

Guardando proprio ai nuovi trend che si vanno delineando nel mercato dell’online food delivery, Just Eat ha individuato quattro tendenze nella sua Mappa aggiornata del cibo a domicilio in Italia: mood food, cibo che offre una esperienza di benessere emotivo, zero heroes, per l’aspetto sostenibile del food delivery, fusion of cultures, cibo che unisce sapori da tutto il mondo e infine taste makers, il cibo nell’era dei social media. “Questi quattro food trend sono legati al consumo del cibo, all’esperienza del cibo che dà piacere anche per le emozioni che ricorda – ha detto Contini – Il cibo a domicilio non è solo funzionale: ordino perché non ho voglia di cucinare, ma è anche il piacere di andare alla scoperta di determinati sapori, magari quelli di infanzia o piatti esotici legati all’ultimo viaggio”. Il trend legato alla sostenibilità, invece, “per la verità in parte è una conferma: c’è un’attenzione ai prodotti a chilometro zero, sostenibili anche per quanto riguarda il packaging. E c’è anche un’attenzione crescente nell’utilizzo delle piattaforme in particolare rispetto alle condizioni di lavoro dei rider che è visto come un punto di attenzione su cui Just Eat ha investivo. È un trend che sta emergendo, è ancora contenuto però sta venendo a galla”.

Settore viaggi in Italia e overtourism, come affrontare sfida nel 2024

Settore viaggi in Italia e overtourism, come affrontare sfida nel 2024Roma, 28 nov. (askanews) – Nel 2023, il settore dei viaggi in Italia è stato interessato da una marcata ripartenza rispetto al periodo pandemico. Secondo i dati del Ministero del Turismo, nel primo semestre le strutture ricettive italiane hanno assistito a un aumento delle presenze turistiche del 13,3% rispetto al 2022, e fra giugno e agosto si sono registrate sul territorio oltre 100 milioni di presenze straniere.

Pur rappresentando un segnale certamente positivo nel contesto della generale ripresa economica del settore, tale incremento ha messo in luce anche le fragilità del patrimonio nazionale e dei suoi equilibri. Nel corso di questa estate, molti enti territoriali locali hanno denunciato una situazione di overtourism, inteso come il progressivo sovraffollamento turistico a scapito della qualità della vita dei residenti. Per il sistema turismo, garantire le condizioni per una convivenza armoniosa con le comunità costituisce oggi una sfida ineludibile nell’ottica di una sua sostenibilità, per il 2024 e per gli anni successivi. Di questo si è discusso ieri durante il terzo appuntamento con FlixTalk, la serie di incontri con istituzioni, realtà private, ed esperti di mobilità e settori affini, inaugurata da FlixBus ad aprile. Con Andrea Incondi, Managing Director di FlixBus Italia, erano presenti Martina Rosato, Dirigente dell’Ufficio III della Direzione Generale della Valorizzazione e Promozione Turistica del Ministero del Turismo, Livio Gigliuto, Presidente Esecutivo dell’Istituto Piepoli, e Massimiliano La Rocca, CEO della start-up di viaggi digitali Lucus.

Martina Rosato ha evidenziato gli effetti nocivi di un turismo incontrollato sulla vivibilità dei luoghi, con riferimento soprattutto ai centri storici di città d’arte come Roma, Firenze e Venezia, oggi emblematiche di questo fenomeno. Rosato ha ricordato il ruolo delle istituzioni nella promozione di un’offerta di qualità, capace di limitare l’impatto sul territorio grazie a una gestione ottimale dei flussi. “Abbiamo previsto interventi per 5 milioni per le grandi città penalizzate dal turismo “mordi e fuggi” per contrastare il fenomeno correlato dell’overtourism, nonché i problemi relativi alla scarsa qualità di questo tipo di turismo e all’impatto sulla cittadinanza. L’obiettivo è garantire un graduale defaticamento degli itinerari tradizionali, a fronte di nuovi percorsi che coinvolgano mete alternative e meno note. Il territorio deve poter gestire il fenomeno, e non subirlo, come più volte ribadito dal Ministro: il concetto di sostenibilità, in ultima analisi, riguarda non solo il tema ambientale, ma anche l’impatto economico e sociale, anche sulla cittadinanza”, ha affermato Rosato.

Livio Gigliuto, Presidente Esecutivo dell’Istituto Piepoli, ha affrontato il fenomeno dell’overtourism in una prospettiva più ampia, ricomprendendolo all’interno del quadro generale sullo stato del settore in Italia. Oltre al peso determinante del mercato incoming, Gigliuto ha sottolineato il ruolo giocato dalla destagionalizzazione, nonché del principio di democratizzazione del viaggio, nella lotta all’overtourism. “Gli italiani hanno voglia di vacanza. Già l’estate scorsa ha visto un 10% di viaggiatori in più rispetto a quella del 2022, e, guardando all’anno prossimo, programmano di viaggiare di più nonostante la preoccupazione per la crisi economica. La progressiva destagionalizzazione dei viaggi, spinta anche dalla ricerca di costi più contenuti, può fornire una prima risposta all’overtourism, con la promozione di nuovi aspetti e luoghi”, ha affermato Gigliuto.

La parola è poi passata a Massimiliano La Rocca, CEO di Lucus, che ha sottolineato il ruolo della digitalizzazione nella promozione di luoghi meno conosciuti, al di là degli itinerari di massa. Illuminando destinazioni inedite, l’uso delle nuove tecnologie può rappresentare una leva strategica per la deconcentrazione dei flussi, nella direzione di un turismo più rispettoso e responsabile. “Attraverso le dirette in live streaming dei nostri Local Expert, vogliamo raccontare i territori più diversi mettendone in luce le particolarità e valorizzando anche destinazioni inedite. In questa visione si inserisce il progetto “Borghi Italiani”, lanciato quest’anno in collaborazione con 300 Local Expert e focalizzato sul racconto corale e autentico dei borghi più interessanti d’Italia, allo scopo di far conoscere realtà meno note e non presenti nei principali circuiti turistici, ma di sicuro valore culturale, paesaggistico e architettonico”, ha affermato La Rocca. In questo senso, non meno importante è la disponibilità di un sistema trasporti efficiente. Andrea Incondi, Managing Director di FlixBus Italia, ha evidenziato come una rete capillare di collegamenti possa rispondere ad alcune delle principali sfide con cui si confronta il settore dei viaggi: la lotta alle emissioni di CO2, rendendo superfluo l’uso dell’auto, e quella all’overtourism, con la creazione di itinerari nuovi. «È necessario ripensare il turismo, incentivando nuove forme di viaggio rispettose dell’ambiente e delle comunità, capaci di tradursi in un indotto per le economie locali. Un’offerta di mobilità collettiva solida e capillare può dare una prima risposta a questa esigenza. Garantendo i collegamenti anche verso città meno note del nostro Paese, al di fuori dalle rotte più battute, vogliamo contribuire non solo ad alleggerire l’impatto del turismo di massa sulle grandi destinazioni, ma anche promuovere presidi di valore inaspettato e soddisfare, così, le esigenze di autenticità dei viaggiatori di oggi», ha affermato Incondi. Nel post-Covid, è il pubblico stesso a rivendicare stili di viaggio più sostenibili: la ricerca di Squadrati. Ripensare la gestione dei flussi turistici non rappresenta solo un atto necessario per tutelare la qualità della vita nelle comunità. Nella fase della ripartenza post-pandemia, infatti, sono anche gli stessi viaggiatori che manifestano in modo sempre più marcato un bisogno di esperienze autentiche e una maggiore esigenza di sostenibilità, in netto contrasto con gli eccessi dell’overtourism. Lo rivela lo studio Cosa ci spinge a viaggiare, svolto per FlixBus dalla società di ricerche Squadrati sui viaggi di Millennials e Generazione Z, che ha profilato un nuovo identikit di viaggiatore più consapevole. Per citare due fra i dati più significativi, il 33% delle persone intervistate ha indicato una preferenza per viaggi “formativi” «per scoprire luoghi e città con gli occhi dell’esploratore, non del turista» (contro il 26% del pre-Covid), e addirittura il 41% ha indicato di voler «vivere un’esperienza di arricchimento, di crescita personale» (contro il 31% del pre-Covid).