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Tag: Sanremo 2023

Lavazza: rinnovato il cda, Giuseppe presidente

Lavazza: rinnovato il cda, Giuseppe presidenteMilano, 28 apr. (askanews) – Cambio al vertice di Lavazza, l’azienda del caffè torinese. L’assemblea nel pomeriggio di giovedì ha nominato il nuovo consiglio d’amministrazione che resterà in carica per il prossimo triennio e che vede Giuseppe Lavazza nella carica di presidente, mentre Alberto Lavazza ha assunto la carica di presidente onorario. Confermato nella carica di vicepresidente Marco Lavazza, nominato nel 2011, e i consiglieri Francesca, Antonella e Manuela Lavazza. Antonio Baravalle ed Enrico Cavatorta restano nel ruolo rispettivamente di amministratore delegato e chief financial & corporate officer.

Completano il nuovo board, composto da 13 membri di cui cinque amministratori indipendenti, i riconfermati Robert Kunze-Concewitz, chief executive officer di Campari, Nunzio Pulvirenti, membro dell’advisory board di Ferrero e Roberto Spada, managing partner di Spada & Partners. Accanto a loro fanno il loro ingresso nel cda come nuovi membri indipendenti Silvia Candiani, vice president telecommunication Microsoft, e Daniel Winteler, consigliere delegato operazioni straordinarie e business development di The European House Ambrosetti. Lasciano Pietro Boroli, vicepresidente di De Agostini, Gabriele Galateri di Genola e di Suniglia, presidente dell’Istituto italiano di tecnologia, Antonio Marcegaglia, presidente di Marcegaglia Steel e Leonardo Ferragamo, presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda di famiglia.

Approvato il bilancio 2022 della Cnpr con utile lordo a 186,8 mln

Approvato il bilancio 2022 della Cnpr con utile lordo a 186,8 mlnMilano, 28 apr. (askanews) – Approvato a larghissima maggioranza dall’assemblea dei delegati il bilancio d’esercizio della Cnpr – la Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca – per l’anno 2022. Il bilancio vede un utile al lordo di accantonamenti e rettifiche di valore pari a 186,8 milioni di euro (utile netto pari a 39,3 milioni).

Il risultato a consuntivo, rispetto al preventivo assestato di novembre 2022, è influenzato positivamente dai risultati conseguiti dalle adesioni degli iscritti al provvedimento di incentivazione alla regolarità contributiva, che ha consentito all’ente di accertare contribuzione eccedente relativa ad anni pregressi per 25,6 milioni – si legge in una nota della Cnpr – Inoltre la crescita dei redditi e dei volumi d’affari degli iscritti per l’anno 2021 ha permesso di accertare a consuntivo una maggiore contribuzione soggettiva di 8 milioni e una maggiore contribuzione integrativa di 6,9 milioni; altro contributo positivo deriva dalla rivalutazione di alcune immobilizzazioni finanziarie e di alcuni valori mobiliari iscritti nell’attivo circolante per circa 5,2 milioni, mentre l’andamento fortemente negativo dei mercati finanziari nell’ultimo mese di dicembre 2022, ha comportato una maggiore svalutazione dei titoli iscritti nell’attivo circolante di 32,5 milioni rispetto al budget assestato che stimava la rettifica di valore delle gestioni patrimoniali per le minusvalenze in formazione in 60 milioni di euro, mitigato dalla riduzione della svalutazione delle immobilizzazioni finanziarie per 1,5 milioni di euro. Altro elemento che ha inciso negativamente sul risultato è stato l’incremento della svalutazione dei crediti verso iscritti che ha conseguito un incremento di 17,4 milioni rispetto al budget, dovuto al maggior accertamento delle sanzioni e degli interessi per mancato pagamento accertate a consuntivo. La svalutazione appostata include il residuo da riscuotere dei crediti contributivi del 2010 e ammonta complessivamente a 50,2 milioni. Il fondo svalutazione crediti verso iscritti alla fine dell’esercizio ammonta a 225,1 milioni. Il valore dei crediti verso iscritti per contributi al netto del fondo ammonta a 428,4 milioni di euro. Il fondo svalutazione per effetto del provvedimento straordinario di incentivazione alla regolarità contributiva ha subito una riduzione di 40,5 milioni di euro dovuti alla riduzione delle sanzioni e degli interessi applicati agli iscritti aderenti.

L’andamento dei mercati mobiliari nell’ultimo semestre del 2022 ha rilevato un’elevata volatilità facendo registrare un sensibile decremento del valore di mercato degli investimenti mobiliari gestiti mediante i mandati di Gestione Patrimoniale Mobiliare che ha registrato un rendimento finanziario di -12,6% a fronte del +10,28% dell’anno 2021. L’eccezionale anno negativo è frutto della forte correlazione tra la componente obbligazionaria e quella azionaria, facendo registrare a tutte le asset class un rendimento negativo nel corso del 2022. Le poste che portano alla rilevazione del risultato lordo di 186,8 milioni, sono ascrivibili alle rettifiche di valore dei crediti verso iscritti e conduttori di immobili che assommano a 50,3 milioni di euro circa (in decremento rispetto al 2021 di circa 3,8 milioni, per effetto dell’accertamento delle minori sanzioni determinate in base al nuovo regolamento), alla svalutazione delle immobilizzazioni finanziarie e dei titoli dell’attivo circolante per 97,1 milioni a fronte della perdita di valore ritenute durevoli e dall’accantonamento del fondo oscillazione titoli del circolante per le minusvalenze implicite, mitigati dalla ripresa di valore delle partecipazioni iscritte nell’attivo immobilizzato e circolante per euro 5.3 milioni. Gli iscritti al fondo tra attivi e pensionati attivi sono pari 27.289 (27.839 a fine 2021), a fronte della stima di 28.545 con i quali si sono stimate le entrate contributive del 2022 nel bilancio di previsione. Il minor numero di iscritti consuntivati, non ha però comportato un minor accertamento a consuntivo della contribuzione che rileva a fine 2022 per 365,4 milioni a fronte dei 327,9 milioni dell’esercizio 2021, incremento derivato in gran parte dal maggior reddito e volume d’affari degli iscritti e dall’accertamento della maggiore contribuzione eccedente relativa ad anni pregressi a seguito dell’acquisizione delle comunicazioni reddituali presentate dagli iscritti aderenti al provvedimento straordinario di incentivazione alla regolarità contributiva e ai maggiori interessi di dilazione per il pagamento della contribuzione a fronte dell’incremento del tasso legale.

Le pensioni erogate tra dirette e indirette rilevano 10.928 prestazioni (10.535 nel 2021, si incrementano di 393 prestazioni tra dirette, e indirette pari al 3,73% in più) a fronte di una stima previsionale di 10.391. L’incremento è fortemente influenzato dalle 257 pensioni di vecchiaia dirette erogate nel 2022, nonché dalle 187 pensioni in cumulo (157 pensioni di vecchiaia e 30 pensioni anticipate). Nonostante il lieve decremento delle prestazioni (-2,11% in meno rispetto alla previsione assestata), la spesa previdenziale si è attestata a 247,5 milioni a fronte di una previsione assestata di 247,3 milioni, mentre la spesa assistenziale si è attestata a 6,7 milioni a fronte di una previsione assestata di 7,6 milioni. L’accertamento delle entrate per contributi è pari a 365,4 milioni (incluse le sanzioni e gli interessi per ritardato pagamento) a fronte di una previsione assestata di 311,8 milioni. Il patrimonio investito è pari a 2.314,3 milioni di euro a fronte di una valutazione a mercato di 2.281,1 milioni di euro. Il rendimento finanziario delle gestioni patrimoniali mobiliari si è attestato al -12,6%, registrando un risultato negativo inferiore rispetto all’asset allocation strategica che ha chiuso il 2022 al 13,15%. Dal conferimento dei mandati ai gestori selezionati mediante gara europea il rendimento dal 25/06/2015 al 31/12/2022 è pari a +21,01% contro il rendimento del benchmark dell’AAS che registra da inizio mandato un +25,75% (i dati sono riferiti ai mandati delle quattro case di gestione che hanno visto confermato il mandato nell’ambito della gara europea aggiudicata lo scorso 21 aprile 2022). Il nuovo gestore aggiudicatario ha conseguito un rendimento da inizio mandato al 31/12/2022 (sei mesi) negativo dello 0,36% a fronte di un rendimento dell’AAS nel medesimo periodo di -0,87%. Nel 2022 l’andamento dei mercati finanziari è stato contraddistinto dal proseguimento della fase rialzista nei primi mesi dell’anno fino all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ancorché avversato dal rialzo dei tassi statunitensi per il contrasto alla elevata inflazione, contrariamente alle previsioni macroeconomiche delle banche centrali, non era facilmente governabile attraverso il riassorbimento dell’eccesso di domanda di materie prime per la produzione. Infatti, il deflagrare del conflitto in Europa ha aggiunto all’inflazione core l’innalzamento delle fonti energetiche, con particolare riguardo al gas e al petrolio, che hanno visto un innalzamento delle quotazioni a seguito dell’imposizione delle sanzioni economiche alla Russia da parte dei paesi aderenti all’UE e da parte degli Stati Uniti. L’alimentazione del fenomeno inflazionistico ha avuto una ricaduta pesante sui mercati obbligazionari, che non hanno potuto beneficiare delle politiche monetarie meno espansive delle banche centrali, le quali non sono riuscite nel corso dei primi tre trimestri dell’anno a contrastarne la crescita. I timori per la contrazione della disponibilità delle fonti energetiche fossili e il loro innalzamento dei prezzi si è riverberato sui mercati azionari con conseguente incremento della volatilità e dell’avversione al rischio, generando in tal modo un’avversione al rischio degli investitori. Le azioni di politica monetaria e le dichiarazioni della Lagarde ad inizio dicembre, aventi a riguardo l’avvio della contrazione degli acquisti di titoli governativi in scadenza a partire dal successivo febbraio 2023 hanno provocato una sensibile contrazione nel mese degli indici azionari e obbligazioni, annullando il parziale recupero del valore del mercato azionario avvenuto nei mesi di ottobre e novembre 2022. Gli eventi geo-politici e le politiche monetarie restrittive hanno quindi fortemente impattato sul patrimonio investito dell’ente. Il maggior clima di fiducia dovuto ai primi segnali di contrazione dell’inflazione, nonché al superamento della crisi energetica attraverso la diversificazione geografica degli approvvigionamenti del gas in Europa, ha conseguito una ripresa del valore degli investimenti con ritorno al rendimento positivo dal 1° gennaio 2023 al 14 aprile pari al 3,69% del portafoglio investito mediante le gestioni patrimoniali a fronte di un rendimento dell’AAS del 4,14%. (nella foto: Luigi Pagliuca, presidente Cnpr)

Ambasciatore in Lettonia: presenza italiani apprezzata in base Nato

Ambasciatore in Lettonia: presenza italiani apprezzata in base NatoRiga, 28 apr. (askanews) – La presenza italiana nel Battle Group NATO in Lettonia vanta “un apprezzamento unanime” e “contribuisce alla deterrenza nei confronti di possibili minacce provenienti dal confine orientale dell’Alleanza”. Lo spiega Alessandro Monti, ambasciatore italiano a Riga che in un colloquio con askanews sottolinea: “il Governo italiano è in prima linea nel preparare un futuro di pace ed integrazione europea dell’Ucraina”.

askanews: Perché è importante per l’Italia che ci sia tale presenza? Ambasciatore Monti: “La partecipazione al dispositivo della NATO in Lettonia contribuisce alla deterrenza nei confronti di possibili minacce provenienti dal confine orientale dell’Alleanza. La presenza del contingente italiano – circa 250 militari e 140 mezzi terrestri della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” – rappresenta per l’Italia anche una dimostrazione concreta di amicizia e solidarietà nei confronti di un importante partner dell’Unione Europea come la Lettonia”.

askanews: Come viene percepito il personale italiano dalla popolazione lettone? Ambasciatore Monti: “Dalla nascita del Battle Group NATO nel 2017 le nostre donne e uomini in uniforme sono presenti in Lettonia, e fin dal principio sono stati accolti ovunque con grande rispetto e gratitudine. Un apprezzamento unanime che ci viene ribadito dalle autorità lettoni in ogni occasione di dialogo politico e che rispecchia un sentimento di simpatia che è facile riscontrare per le strade dei centri urbani nei pressi di Adazi (dove si trova la base, ndr) e della capitale Riga”.

askanews: Come si articola la posizione che ha assunto il nostro Paese? Ambasciatore Monti: “In una situazione internazionale caratterizzata da una profonda e dolorosa incertezza, Italia e Lettonia restano fianco a fianco nel sostegno all’Ucraina. Lo scorso luglio, in occasione del Summit di Madrid, il nostro Paese ha sostenuto il rafforzamento della presenza dell’Alleanza Atlantica lungo il confine orientale, nel segno della solidarietà europea ed atlantica. Allo stesso tempo, il Governo italiano è in prima linea nel preparare un futuro di pace ed integrazione europea dell’Ucraina. Per questo la Farnesina ha organizzato il 26 aprile a Roma una Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale per offrire un contributo concreto alla ricostruzione dell’Ucraina”.

(di Cristina Giuliano e Serena Sartini)

Lettonia, Base Nato: “Siamo sempre pronti, ma situazione tranquilla”

Lettonia, Base Nato: “Siamo sempre pronti, ma situazione tranquilla”Adazi (Riga), 28 apr. (askanews) – Il Tenente Colonnello Massimiliano Erra è il comandante del Task Group Baltic, ad Adazi, in Lettonia, dal 20 dicembre 2022. Il Battle Group è a guida canadese, ma l’Italia gioca un ruolo di primo piano, con i suoi circa 250 soldati, uomini e donne, impegnati nella Base Nato al confine est del Baltico, a 300 chilometri dalla Russia.

“L’Italia, a seguito del vertice di Varsavia nel 2016, nel 2017 ha aderito a questa attività, inviando un gruppo di soldati italiani, inserito in un Battle-Group a guida canadese. Il nostro Paese – spiega ad askanews il comandante – ha aderito subito e responsabilmente alla richiesta di partecipare a questa attività. Con i nostri circa 250 soldati, siamo il terzo contingente per presenza numerica qui in Lettonia, dopo Canada e Spagna. Il supporto che dà l’Italia è estremamente concreto”. Il compito principale del contingente italiano, in linea con il mandato Nato, è quello della deterrenza. “Quello che svolgiamo qui, attraverso una razionalizzazione di tutte le unità addestrative – prosegue il Ten. Col. Erra – è quello della deterrenza, per evitare un deterioramento della pace verso questi territori. L’obiettivo è garantire la pace, la tranquillità e l’unità territoriale dei nostri alleati Nato, qui nel confine est, attraverso una serie di esercitazioni e attività addestrative estremamente razionalizzate”.

Il comandante ci tiene a precisare che “ad Adazi si respira un’atmosfera normale e tranquilla, nonostante la vicinanza al confine con la Russia. La nostra attività, fin dal 2017, non è mai cambiata. I soldati italiani qui si addestrano tutti i giorni, costantemente, con l’obiettivo di integrarsi anche con gli altri Paesi dell’Alleanza”. Nessuna escalation di tensione? “Ovviamente – risponde il Ten. Col. Erra – è intrinseco nell’essere soldati avere sempre un massimo livello di allerta, qualunque sia la condizione geopolitica del momento. Ma non c’è nessuna escalation del livello di allarme o rischi particolari dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Non ci sono state minacce concrete, la situazione è tranquilla, viviamo in armonia insieme agli altri Paesi che contribuiscono alla formazione del Battle Group, è un’esperienza estremamente esaltante per i nostri soldati, poter lavorare insieme mantenendo il principio della Nato – insieme per la sicurezza delle nostre Nazioni”. Di Serena Sartini e Cristina Giuliani

Lettonia, nella Base Nato: “Ci addestriamo per difendere confine est”

Lettonia, nella Base Nato: “Ci addestriamo per difendere confine est”Adazi (Riga), 28 apr. (askanews) – I militari si esercitano a ritmo serrato. Si simula un’attività di combattimento nei centri urbani. Si sentono gli spari, i proiettili sono a salve, ma è tutto come se fosse reale. Corrono tra i boschi, i militari, tra loro anche i tiratori scelti, si fanno scudo a vicenda, indossano i pesanti giubbotti antiproiettili, sul capo gli elmetti con il tipico piumetto dei bersaglieri. Poco distante, nel lungo corridoio degli uffici, c’è un gran daffare: nella cellula operativa cibernetica si monitora h24 la situazione per evitare attacchi; l’ufficio a fianco è la parte logistica che organizza con attenzione le attività quotidiane dei militari.

Le mimetiche dei Bersaglieri si mescolano alle divise dei carabinieri dell’Arma. Ma nel corridoio del Comando Nse (National Support Element) si incrociano anche militari spagnoli e canadesi. Siamo nella Base Nato di Adazi, in Lettonia, a circa 30 chilometri dalla capitale Riga e a 300 dal confine con la Russia. Una base composta da circa 4000 soldati, uomini e donne, la cui attività sta diventando sempre più strategica per la loro posizione al confine Est dell’Alleanza dopo l’invasione russa in Ucraina. Il contingente italiano qui ha un ruolo decisivo. Askanews ha visitato la Base, trascorrendo una giornata a fianco dei militari italiani. Il contingente italiano – il terzo per entità numerica dopo Canada e Spagna – è inserito nell’eFP Battle Group Lettonia. E’ composto da circa 250 militari, tra donne e uomini, che si alternano a cadenza semestrale. Attualmente il contingente italiano, arrivato oramai alla XII rotation, è composto su base Brigata Bersaglieri ‘Garibaldi’ dell’Esercito Italiano, e si suddivide in una componente operativa e in una di supporto nazionale. La decisione di schierare delle unità militari nei Paesi Baltici ed in Polonia è stata presa nel luglio del 2016 con il Vertice Nato di Varsavia, dove si espresse la volontà di porre in essere alcune ‘misure di garanzia’ per tutti quei Paesi membri dell’Alleanza che percepivano un deterioramento della sicurezza ai propri confini. Tra queste misure era compresa la enhanced Forward Presence (eFP), la cui attività – è bene chiarirlo fin da subito – è di natura difensiva.

L’obiettivo, infatti, è il rafforzamento del principio della deterrenza, per contribuire in maniera concreta a preservare la pace e l’integrità territoriale dell’area euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia esterna. ‘Siamo sempre pronti’, ripetono dalla base di Adazi. Anche se la guerra non ha influito sull’attività del contingente italiano e l’allerta non è aumentata. Il Tenente Colonnello Massimiliano Erra è il comandante del Task Group Baltic da dicembre 2022. ‘L’Italia, a seguito del vertice di Varsavia nel 2016, nel 2017 ha aderito a questa attività, inviando un gruppo di soldati italiani, inserito in un battaglione a guida canadese. Il nostro Paese ha aderito subito e responsabilmente alla richiesta di partecipare a questa attività. Con i nostri 250 soldati – spiega ad askanews – siamo il terzo contingente per presenza numerica qui in Lettonia, dopo Canada e Spagna. Il supporto che dà l’Italia è estremamente concreto’.

Il compito principale del contingente italiano, in linea con il mandato Nato, è quello della deterrenza. ‘Quello che svolgiamo qui, attraverso una razionalizzazione di tutte le unità addestrative, è quello della deterrenza, per evitare un deterioramento della pace verso questi territori. L’obiettivo è garantire la pace, la tranquillità e l’unità territoriale dei nostri alleati Nato, qui nel confine est, attraverso una serie di esercitazioni e attività addestrative estremamente razionalizzate’. Il comandante ci tiene a precisare che ‘qui ad Adazi si respira un’atmosfera normale e tranquilla, nonostante la vicinanza al confine con la Russia. La nostra attività, fin dal 2017, non è mai cambiata. I soldati italiani qui si addestrano tutti i giorni, costantemente, con l’obiettivo di integrarsi anche con gli altri Paesi dell’Alleanza’. Nessuna escalation di tensione? ‘Ovviamente – risponde il Ten. Col. Erra – è intrinseco nell’essere soldati avere sempre un massimo livello di allerta, qualunque sia la condizione geopolitica del momento. Ma non c’è nessuna escalation del livello di allarme o rischi particolari dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Non ci sono state minacce concrete, la situazione è tranquilla, viviamo in armonia insieme agli altri Paesi che contribuiscono alla formazione del Battle Group, è un’esperienza estremamente esaltante per i nostri soldati, poter lavorare insieme mantenendo il principio della Nato – insieme per la sicurezza delle nostre Nazioni’.

Il principio guida, dunque, è l’articolo 5, ovvero quello che regola la possibilità di intervento difensivo dei Paesi alleati in caso di un attacco sul suolo di un membro Nato. Di questo ha parlato anche il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, giunto nella Base di Adazi nel marzo 2022, proprio mentre in Ucraina arrivavano i missili russi. ‘La nostra presenza qui in Lettonia manda un inequivocabile messaggio di unità e risolutezza: il nostro impegno nei confronti dell’articolo 5 è assoluto’, aveva detto Stontelberg in quell’occasione. E proprio all’indomani della sua visita era arrivata la decisione di raddoppiare il numero di Battlegroup. I paesi diventavano così otto: oltre ai tre Paesi Baltici e alla Polonia, le truppe pronte al combattimento si addestrano ora anche in Romania, Slovacchia, Slovenia e Bulgaria. Quella di Camp Adazi è una delle quattro Basi dove la Nato ha sviluppato e continua a rafforzare il suo fianco orientale che separa Ucraina, Bielorussia e Russia dai 31 Paesi dell’Alleanza, pronti a rispondere se un solo colpo d’artiglieria russo dovesse cadere oltre la linea di confine, lungo 200 chilometri.

Nell’area addestrativa di Camp Adazi, l’Italia schiera carri armati ‘Ariete’, veicoli di combattimento ‘Dardo’, blindo ‘Centauro’ e veicoli tattici multiruolo ‘Lince’. A guidare la Compagnia nel Battaglione multinazionale è il capitano Pierre Ciampi, proveniente dall’8° Reggimento Bersaglieri ‘Garibaldi’. ‘La compagnia italiana – spiega – si articola su due plotoni di fanteria meccanizzata e un plotone carri su base Ariete. Oltre a questo abbiamo un nucleo tiratori scelti, un nucleo JTAC e una squadra comando. L’Italia, inoltre, mette a disposizione del Battle Group un plotone esplorante su base blindo ‘Centauro’, un plotone di decontaminazione CBRN e un plotone di difesa aerea a corta gittata’.

‘Ci addestriamo quotidianamente – prosegue il capitano -. Abbiamo la capacità di combattere di giorno e di notte, con camere termiche e visori notturni, una capacità ogni tempo. Ci troviamo molto bene anche dal punto di vista tecnologico’. Un reparto veramente competitivo. ‘La compagnia – spiega Ciampi – è stata selezionata dal Battle Group multinazionale per recarsi in Estonia, nella seconda decade di maggio, per svolgere una grande esercitazione multinazionale denominata Spring Storm che vedrà circa 15mila unità confrontarsi nel territorio estone. Sarà un’attività molto interessante’.

Poco distante, in un’altra area della base, si addestra un plotone di decontaminazione. A guidarlo è il Maresciallo ordinario Pasquale Simone Montefusco, effettivo al 7° Reggimento Difesa CBRN Cremona, di stanza a Civitavecchia. ‘Siamo l’unico assetto presente in Lettonia sotto il Battle Group Difesa Multinazionale. Qui si addestra un plotone di decontaminazione di personale, mezzi e materiali militari in seguito a una eventuale contaminazione chimica o biologica’, spiega. ‘Dopo una prima operazione di decontaminazione del personale con una particolare procedura di svestizione, viene effettuata la decontaminazione del veicolo per far sì che si possano proseguire le operazioni militari’.

C’è infine una unità JTAC, impegnata nel controllo di assetti aerei da combattimento in situazioni dove le truppe di terra si trovano a distanza ravvicinata con il nemico. A guidarla è una donna, il Graduato Scelto Martina Marchionna, Comandante del Team JTAC, proveniente dal 3° Reggimento Artiglieria Terrestre (da montagna). ‘Forniamo supporto di collegamento tra l’assetto aereo e la forza di manovra di terra – spiega -. Inoltre possiamo controllare anche il fuoco di superficie e quello navale. Come Team JTAC abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una esercitazione multinazionale che ha visto coinvolte la eFP di Estonia, Lettonia e Lituania. Una attività di tre settimane, nei tre Paesi, con l’obiettivo di integrare tutti i team JTAC delle varie eFP in modo da confrontarsi’.

Al termine del Summit di Madrid del 29 giugno 2022, la Nato ha stabilito di potenziare la Base in Lettonia, elevandola da livello di Battaglione a Brigata. Il punto 9 della dichiarazione, infatti, definisce il dispiegamento di ‘ulteriori forze robuste e pronte al combattimento sul fianco orientale’. ‘Accogliamo con favore le offerte iniziali degli alleati per il nuovo modello di forze della Nato – si legge nella dichiarazione – che rafforzerà e modernizzerà la struttura delle forze della Nato e fornirà risorse alla nostra nuova generazione di piani militari. Potenzieremo le nostre esercitazioni di difesa collettiva per essere pronti ad operazioni ad alta intensità e multidominio e per garantire il rafforzamento di qualsiasi alleato con breve preavviso. Tutte queste misure rafforzeranno in modo sostanziale la deterrenza e le difese avanzate della Nato. Ciò contribuirà a prevenire qualsiasi aggressione contro il territorio della Nato, negando a qualsiasi potenziale avversario di raggiungere i propri obiettivi’. Ad Adazi, dunque, si passerà dagli attuali 4mila soldati a un numero ben maggiore.

Infine, come si legge sul sito del Ministero della Difesa della Lettonia, la perla del Baltico intende sviluppare altri campi di addestramento come Lacusils, un centro di addestramento nella regione di Aluksne, o Mezaine – vicino a Skrunda – e Meza Mackevici, nella regione di Augsdaugava. Tutte le basi militari sono abitualmente impegnate nell’addestramento delle truppe delle Forze Armate Nazionali della Lettonia e della Guardia Nazionale. Ma anche le truppe alleate partecipano a queste esercitazioni per essere pronte a difendere la Lettonia e il suo territorio in caso di necessità.

(Di Serena Sartini e Cristina Giuliano)

Stellantis: investe in Alliance Nickel, avrà una quota dell’11,5%

Stellantis: investe in Alliance Nickel, avrà una quota dell’11,5%Milano, 28 apr. (askanews) – Stellantis e Alliance Nickel (ex GME Resources) hanno sottoscritto un accordo vincolante per la fornitura di 170.000 tonnellate di solfato di nichel e di 12.000 tonnellate di solfato di cobalto per un periodo iniziale di cinque anni. L’intesa rappresenta circa il 40% della produzione annuale prevista del NiWest Nickel-Cobalt Project in Australia occidentale. Inoltre, Stellantis ha accettato di acquistare 9,2 milioni di euro (15 milioni di dollari australiani) di nuove azioni di Alliance Nickel, ottenendo così una partecipazione dell’11,5% e il diritto di nominare un membro del cda Alliance.

Il prezzo del solfato di nichel e di cobalto è legato all’indice dei prezzi. “Gli impegni stabiliti da Dare Forward 2030 e il nostro ruolo di leadership nella decarbonizzazione si basano sulla garanzia della fornitura di materiali chiave per i nostri veicoli elettrici”, ha dichiarato Carlos Tavares, Ceo di Stellantis. “La partnership con Alliance Nickel è un elemento essenziale del nostro piano volto a fornire una mobilità pulita, sicura e accessibile in tutto il mondo”.

“Gli accordi vincolanti con Stellantis, uno dei principali e più innovativi produttori di veicoli al mondo, rappresentano una chiave di volta per il futuro di Alliance”, ha affermato Paul Kopejtka, Managing Director e Ceo di Alliance. “Rafforzano la nostra strategia di sviluppo per il NiWest Nickel-Cobalt Project, aprono nuove e importanti opzioni di finanziamento e consolidano l’intesa con un cliente e un investitore di primo livello. Auspichiamo una proficua collaborazione con Stellantis e continueremo ad attuare la nostra strategia al fine di diventare il fornitore australiano di solfato di cobalto e nichel di riferimento per i mercati globali. Questo è davvero un risultato We Win Together per entrambe le parti”.

Occultare la mitologia: i 70 anni segreti di Roberto Bolaño

Occultare la mitologia: i 70 anni segreti di Roberto BolañoMilano, 28 apr. (askanews) – Benno von Arcimboldi era scomparso da sempre. Di Cesárea Tinajero si erano perse le tracce da molti anni. Il primo era un leggendario scrittore tedesco che nessuno pareva avesse mai incontrato di persona, ma i cui libri lasciavano sempre uno strascico, tanto che il suo nome, puntualmente, rientrava tra i papabili per il Nobel. La seconda era una poetessa messicana, autrice di un unico componimento, che però è bastato, nella sua forza oscura, a dare vita a un intero movimento, il realvisceralismo. Sono scomparsi, sono invisibili, in qualche modo la loro voce sembra arrivare da dopo la morte. Sono anche due personaggi letterari, sono coloro intorno ai quali Roberto Bolaño ha costruito i suoi due monumentali romanzi, il postumo e totalizzante 2666 e il rivoluzionario e ingannatore I detective selvaggi, che lo portò al successo internazionale negli ultimi 5 anni della sua vita. Arcimboldi e Tinajero erano il santo Graal della sua letteratura, che ha vissuto di una serie di mitologie minori: quella dei giovani poeti sudamericani e delle loro sconfitte, quella della violenza insondabile dei confini messicani e delle dittature militari, quella dell’amore senza senso tanto per dei libri quanto per due sorelle, sempre le stesse, seppur con nomi diversi, in romanzi e racconti. Ma il talento di questo cileno, che scriveva poesie e si racconta che sia passato alla narrativa per tentare di garantire un futuro ai suoi due figli, Lautaro e Alexandra, una volta scopertosi gravemente malato, è stato proprio quello di fare diventare le sue storie una mitologia per i suoi lettori. Che, forse anche senza accorgersene, con I detective selvaggi nel 1998 si sono trovati in mano un oggetto letterario voluminoso – sono 845 pagine nella prima edizione italiana di Sellerio, poco meno di 700 nella successiva Adelphi – che al tempo stesso ribaltava clamorosamente il tavolo del romanzo contemporaneo a livello di struttura e lo faceva da una posizione non di nicchia colta, come spesso accade, ma in aperto, e probabilmente anche un po’ incosciente, confronto con il mainstream. I suoi romanzi a uno sguardo veloce sembrano essere dei gialli o dei noir, ma in realtà fingono; fingono di essere qualcosa di conosciuto e gestibile, qualcosa che sia meno terrificante, ma sono a tutti gli effetti fatti della stessa materia di cui è fatto, per dire, Moby Dick. E come il capolavoro di Melville finisce nella desolazione di un mare che si richiude sopra la scomparsa di Achab e della Balena Bianca (così come si richiudeva sopra il folle volo di Ulisse nella Divina Commedia), nello stesso modo l’epica segreta e devastata di Bolaño si chiude nel deserto, sempre lo stesso, quello del Sonora. Nello stesso silenzio assordante che deve avere sentito Ismaele alla fine della caccia in mare aperto.

Roberto Bolaño era nato a Santago del Cile il 28 aprile del 1953 e, complice il successo dei suoi Detective negli Stati Uniti, fenomeno molto raro per scrittori non aglofoni, è diventato rapidamente un autore di culto, soprattutto per lettori consapevoli, adulti. Quel tipo di persone che continuano ad amare David Foster Wallace, per fare un esempio. E come DFW, anche Bolaño è riuscito nell’impresa dei essere al tempo stesso di culto e di massa, andando a smuovere qualche meccanismo profondo delle dinamiche culturali più contemporanee, pur essendo entrambi scrittori che non hanno visto l’avvento della società iperconnessa e dei social media, ma in qualche modo i loro libri l’avevano anticipata o forse, come Philip Dick, l’avevano anche prevista, seppur in modi molto meno didascalici rispetto all’autore di Blade Runner. Oggi Roberto Bolaño avrebbe compiuto 70 anni. È morto a Barcellona aspettando un trapianto di fegato il 14 luglio del 2003, trapianto rimandato perché stava scrivendo 2666 e l’onda di quel romanzo non la poteva – e non la può – fermare nessuno. Enrique Vila-Matas, altro grandissimo scrittore e amico di Bolaño, per raccontare cosa significasse la scrittura per il cileno ha citato Kafka, che nelle Lettere a Felice spiegava che ‘scrivere è un sogno più profondo. Come la morte’. Noi oggi, con il senno dei lettori di poi e un vago senso di disperazione per la perdita, possiamo aggiungere che anche i suoi grandi romanzi erano così, in maniera talmente evidente da sembrare quasi intollerabile, come la morte. Tanto da far pensare che ci fosse un trucco, come se tutto fosse, per stare ancora nei territori kafkiani (la sua America così immaginaria e quella di Bolaño, così lontana dagli stereotipi americani classici, si toccano di continuo), una messa in scena del Teatro Naturale dell’Oklahoma, quel teatro descritto da Kafka dove tutti sono scritturati e ognuno deve solo interpretare se stesso. E in effetti i trucchi ci sono: Bolaño gioca con le sospensioni, solleva nebbie ad arte, usa gli strumenti del genere in maniera a volte spudorata, come quando scrive frasi come: ‘Da questo momento gli eventi si fanno più confusi’. I suoi romanzi potrebbero essere delle serie tv lisergiche e di successo. Ma il punto è che questi trucchi servono a rendere gestibile l’incandescenza della materia che la sua letteratura maneggia in ogni frase, servono a gestire la paura, profonda, che è sottesa a ogni storia, servono a farci attraversare la notte pensando che si tratti solo di una nuvola passeggera che oscura il sole per qualche minuto.

A un certo punto in 2666 il vecchio che noleggia ad Hans Reiter, che ha appena inventato lo pseudonimo Arcimboldi, la sua prima macchina per scrivere, gli dice, dopo avere parlato a lungo di scrittura, di capolavori e opere minori, mentre Benno sta per andarsene, con quel perfetto tempismo cinematografico che è un altro dei trucchi del mestiere di Bolaño: ‘Gesù è il capolavoro. I ladroni sono le opere minori. Perché sono lì? Non per mettere in risalto la crocifissione, come credono certe anime candide, ma per occultarla’. In un certo senso si può forse pensare che tutta la grandezza dello scrittore stia proprio in questa capacità di rendere manifesta la sua potenza letteraria fingendo di nasconderla, camuffandola in molti modi, vestendola da opera minore o lasciando che a passare siano il clamore di certe scene anziché il vuoto assoluto che raccontano. Il deserto di Sonora che c’è in fondo al cuore di tutti. Ma eravamo partiti da Arcimboldi e Tinajero, i due scrittori di cui si narra la ricerca. Come in ogni chanson de geste che si rispetti c’è l’oggetto da conquistare, ma ci sono anche gli eroi che cercano l’impresa, i cavalieri della tavola rotonda. Nella Camelot di Bolaño, tutta fatta di letteratura, i cercatori sono quattro critici in 2666, i massimi esperti di Arcimboldi: Jean-Claude Pelletier, Manuel Espinoza, Piero Morini e Liz Norton. Arriveranno in Messico, arriveranno a Santa Teresa, a due passi all’obiettivo. Ma, nonostante la loro passione e preparazione, nonostante un certo coraggio, non incontreranno Arcimboldi (‘Non troveremo Arcimboldi – dice Pelletier -. Lui è qua e noi siamo qua, e non gli arriveremo mai più vicino di così’).

Ne I detective selvaggi la missione di cercare la poetessa originaria è affidata a due esponenti della stessa corrente del realvisceralismo, Ulises Lima e Arturo Belano, poeti e spacciatori, in fuga su una Impala inseguiti dal protettore di una prostituta che era scappata con loro. Contro ogni previsione Lima e Belano trovano davvero Cesárea Tinajero, che addirittura, come in una Pietà barocca, muore tra le loro braccia. Ma senza risolvere il mistero, senza che sveli dove stava davvero il Graal. Perché, nella luce accecante del Sonora, con le nuvole che passano rapide nel cielo e il vento che soffia come una tortura silenziata all’orizzonte, la verità sembra essere che non c’è nessun Graal, solo una donna anziana e due vagabondi sopravvissuti per caso all’orrore della storia sudamericana. C’è il pianto muto delle centinaia di donne uccisa a Santa Teresa, nella parte più incredibile e bruciante di 2666, che da romanzo mondo ha voluto anche scavare nella vera storia dei femminicidi di Ciudad-Juarez, c’è la necessità di costruirsi una mitologia letteraria che dia un senso alla vita. Ecco il punto, Roberto Bolaño costruisce la sua mitologia letteraria mettendo in scena il bisogno dei suoi personaggi di farlo. È lo scrittore che partecipa alla quest insieme alle sue creazioni, è William Shakespeare che interpreta Amleto sulla scena del Globe Theatre. Facendo finta che poi, in fondo, non sia proprio così. Nella sua opera, che è intricata – ‘come un rizoma’ ha detto la sua traduttrice Ilide Carmignani – e piena di rimandi incrociati tra i vari romanzi, nulla è mai certo. Ma in questo suo settantesimo non compleanno (perché c’è in lui anche qualcosa del mondo ribaltato dietro lo specchio di Lewis Carroll) possiamo forse azzardarci a dire che proprio in questo fare finta di non crederci fino in fondo ci sia la sua grandezza assoluta, la sua strategia di occultamento che ha la forza di generare il miracolo della letteratura. Quasi senza che ce ne accorgiamo. Ma magari anche questo è solo un altro modo di trarci in inganno, di confondere le tracce. Perché Arcimboldi in realtà viene trovato in una notte di Città del Messico, non dai critici-eroi, ma da un grigio funzionario del governo messicano, tale Almendro, detto Il Porco. Una telefonata a mezzanotte (altro perfetto stereotipo di genere), una conversazione in tedesco, poi in macchina, con una pistola al fianco per andare a vedere cosa stava succedendo a questo vecchio venuto dalla Germania e infastidito dalle attenzioni della polizia. Un vecchio altissimo e già pronto a ripartire verso il nord del Paese. Il Porco, con le sue unghie luride e il suo romanzo mai portato a termine incontra Arcimboldi, lo aiuta, gli toglie di dosso i poliziotti e lo porta a mangiare tacos e a bere tequila, gli mostra la città notturna dalla macchina, lo accompagna in aeroporto e gli lascia un biglietto da visita. Nella metafora il Porco trova il Santo Graal e non solo, ci beve pure dentro, se lo mette in tasca, potremmo dire. Fine della mitologia? Forse. Abbiamo sbagliato tutto? È possibile. Però c’è un momento indimenticabile, che vale il rischio che stiamo correndo. Perché a un certo punto, ‘all’improvviso’, il Porco chiede al vecchio: ‘Senta, non si diceva che lei non fosse mai stato visto da nessuno?’. E Arcimboldi lo guarda e ‘sorride educatamente’. Il Porco ha trovato il Graal, ma è probabile che non lo sappia. E allora questo riapre i giochi, crea un’altra, l’ennesima, cortina di fumo bolañiana, spariglia ancora una volta le carte per nascondere (per ‘occultare’ direbbe l’uomo della macchina per scrivere) il bluff oppure per proteggerci dalla Verità Spaventosa. Entrambe le ipotesi sono valide e proprio questo ci dà la misura dell’importanza come autore di Roberto Bolaño, 70enne immaginario e scrittore totale.

di Leonardo Merlini

”Le infinite possibilità” di Giovanni Truppi nel suo nuovo disco

”Le infinite possibilità” di Giovanni Truppi nel suo nuovo discoMilano, 28 apr. (askanews) – “Infinite possibilità per esseri finiti” è il nuovo disco di inediti di Giovanni Truppi. Il cantautore torna con un album pieno di storie, personaggi e domande.

“Di fatto sono felice che chi lo ascolta lo percepisca come storia e mi sembra un disco che funziona molto bene quando è ascoltato dall’inizio alla fine come una storia”, ha spiegato ad askanews, raccontando che al centro dell’album e dei testi che lo compongono ci sono le relazioni, “amicali e amorose, e poi tutta una serie di altre cose che mi sembra siano accomunate dal domandarsi come possiamo vivere tutti insieme”. Un disco variegato, che mescola molti stili musicali: “Avevo molto l’idea di voler fare un disco con tante parti parlate, una specie di mare di parole nel quale potessero galleggiare isole canzoni”.

L’album è in uscita il 28 aprile per Virgin Music Las-Universal Music Italia.

Libri, esce “Una pianta per amica” di Daniela e Luca Sardella

Libri, esce “Una pianta per amica” di Daniela e Luca SardellaRoma, 28 apr. (askanews) – Un legame antico e profondo, quello tra uomo e natura, da riscoprire e rinsaldare giorno dopo giorno. Perché l’ambiente che ci circonda e il verde che incontriamo nelle nostre vite, custodiscono la chiave per affrontare la transizione ecologica, via obbligata per salvare il Pianeta e mettere al sicuro le nuove generazioni. Il libro di Daniela e Luca Sardella sensibilizza il lettore al rispetto e alla cura del verde casalingo (e non solo) e alla salvaguardia ambientale. Se è provato che le piante ci aiutano a vivere meglio, a essere determinanti sono sempre più le nostre scelte quotidiane. Il volume affronta il tema della gestione del verde in tempi di crisi idrica e termica, spiega come annaffiare utilizzando poca acqua, descrive le piante che meglio purificano l’aria e quelle adatte ai climi caldi. Non mancano consigli pratici di giardinaggio e di concimazione, e suggerimenti su come prevenire e combattere le malattie delle nostre piante.

“Una pianta per amica” di Daniela e Luca Sardella, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 28 aprile 2023. Daniela Sardella, figlia di Luca, e’ avvocato, criminologa, giornalista e conduttrice televisiva. Ha co-condotto i programmi televisivi “Il Pollice Verde sono io” su La7, “Parola di Pollice Verde” e “Sempre Verde” in onda sulle reti Mediaset e ha curato le rubriche televisive sul verde per “Quelle brave ragazze”, “Unomattina”, “Unomattina estate”, in onda sulla Rai.

Luca Sardella, autore e conduttore di diversi programmi di successo, in onda sulle reti Rai, Mediaset e su La7, tra cui “Verdissimo”, “Verde Mattina”, “Una pianta al giorno”, “Il Pollice Verde sono io”, “La vecchia Fattoria”, “Garden”, “Linea Verde Orizzonti”, “Parola di Pollice Verde”, “Sempre Verde”, e’ considerato tra i massimi esperti in agronomia della tv nonché “Pollice Verde d’Italia”. Lo stesso Michael Jackson gli ha aperto i cancelli del suo ranch di Neverland per avere dei suggerimenti. Conduce la rubrica “Speranza Verde” per il programma televisivo “Striscia la Notizia” in onda su Canale 5. E’ autore di numerosi volumi di successo editi da Rai e da Cairo Editore. Ha collaborato con prestigiosi quotidiani e periodici e cura una rubrica su TV Sorrisi e Canzoni dedicata alle piante. Cantautore e musicista, ha scritto molti brani di successo tra cui il pluripremiato Spettacolare ghiacciato composto per un noto spot televisivo, interpretato con la figlia Daniela.

Giovani sempre più attenti a crisi climatica: serve agire insieme

Giovani sempre più attenti a crisi climatica: serve agire insiemeMilano, 27 apr. (askanews) – La maggioranza dei docenti (il 70%) ritiene che i ragazzi siano preoccupati per il futuro dell’ambiente e sensibili ai temi di salvaguardia dei mari e delle foreste. E’ quanto emerge dal sondaggio E.ON condotto in collaborazione con Pleiadi, partner dell’azienda per il progetto di education. La survey dimostra inoltre che le attività formative svolte a scuola per educare e sensibilizzare i ragazzi alle tematiche di sostenibilità ambientale influenzano attivamente i comportamenti e le priorità delle famiglie italiane (70%), evidenziando l’importanza che i giovani attribuiscono all’azione collettiva per il bene del pianeta.

“Partire dalle nuove generazioni e dall’azione condivisa e congiunta sono le direzioni che è necessario perseguire per tutelare l’ambiente e le risorse per la società di domani – ha commentato Frank Meyer, CEO di E.ON Italia -. La survey evidenzia come la cultura, la conoscenza, la concretezza e il lavoro di squadra siano le leve più efficaci per contrastare il cambiamento climatico. Proprio da qui parte la nostra ambizione di creare un Movimento Green nei confronti del nostro Pianeta”. I risultati del sondaggio Secondo oltre il 70% degli insegnanti intervistati da Pleiadi, i ragazzi delle scuole primarie e secondarie sono preoccupati per il futuro del pianeta. Di questi, l’80% è particolarmente attento alla salute dei mari e delle foreste. La sensibilità delle nuove generazioni, estremamente recettive ai cambiamenti, è strettamente collegata agli effetti evidenti del cambiamento climatico sulle temperature sempre più elevate e la scarsità di piogge che mette in pericolo la vegetazione locale e influenza il paesaggio a cui siamo abituati. “Come dimostrano i dati, trattare questi argomenti a scuola ha un’influenza anche sui comportamenti delle famiglie in ambito di sostenibilità ambientale e in generale sulla cittadinanza attiva – ha aggiunto Lucio Biondaro, CEO di Pleiadi – il ruolo della scuola e quindi del corpo docenti diventa quindi centrale e siamo felici che E.ON abbia sposato l’idea di investire nell’ecosistema educativo dando opportunità e approfondimenti”.

Un’attenzione che emerge anche da una conoscenza sempre più diffusa degli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e consapevolezza circa la loro effettiva realizzazione. Per il 46% dei ragazzi, infatti, questi goal sarebbero poco realizzabili e troppo ambiziosi da raggiungere, mentre il 30% percepisce l’impegno delle comunità e delle istituzioni verso il compimento degli stessi. Questa sensibilità è così diffusa anche grazie alla formazione svolta nelle scuole che promuove l’adozione di comportamenti rispettosi dell’ambiente: secondo il 70% dei docenti la formazione, infatti, ha un impatto positivo sui comportamenti degli studenti nel contesto familiare. Un dato certamente in aumento rispetto al 2020, anno in cui, secondo la ricerca condotta da E.ON con Pleiadi e Meteo Expert, solo il 40% delle famiglie riteneva che la formazione e l’educazione a scuola avessero un impatto sulle scelte riguardanti sostenibilità.

Ciò conferma l’importanza di scuola e docenti, non solo per la formazione scolastica, ma anche per la costruzione di una società sempre più consapevole e sensibile alla salvaguardia dell’ambiente. Una salvaguardia che, secondo la survey, si manifesta con un’attenzione dei giovani: alla raccolta differenziata e lo spreco di acqua (per il 90% dei docenti intervistati), ai consumi di luce e gas (80%) e ad un’alimentazione sostenibile (65%). Infine, la survey, evidenza che ciò che stimola di più i ragazzi ad agire a favore del Pianeta è il lavoro di squadra: oltre il 60% dei giovani, infatti, percepisce l’azione collettiva come molto più impattante rispetto ai comportamenti dei singoli, riconoscendo l’importanza dell’aggregazione e della condivisione di valori comuni per un cambiamento positivo.