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Tag: Sanremo 2023

Tumori maschili, via a Campagna Lilt in collaborazione con Federugby

Tumori maschili, via a Campagna Lilt in collaborazione con FederugbyRoma, 16 nov. (askanews) – Durante il mese di novembre, periodo dell’anno dedicato alla prevenzione dei tumori maschili, la LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – promuove la campagna di sensibilizzazione focalizzata sulle patologie tumorali della sfera genitale maschile. Quest’anno l’iniziativa Nastro Blu – LILT for Men è in programma dal 18 al 26 novembre, per incentivare le visite di controllo presso gli ambulatori LILT distribuiti su tutto il territorio nazionale e diffondere conoscenza su queste patologie attraverso la distribuzione dell’opuscolo informativo: una pubblicazione nella quale vengono forniti approfondimenti sulle neoplasie “esclusivamente” maschili, come il tumore della prostata, il tumore al testicolo ed il carcinoma del pene.

È sul tema dell’autoesame che la campagna 2023 vuole accendere i riflettori. Grazie al recente protocollo di intesa tra LILT e la Federazione Italiana Rugby, i giocatori della Nazionale Italiana Rugby Michele Lamaro, Federico Ruzza e Giacomo Nicotera hanno prestato il loro volto per mettere in luce il valore della prevenzione, invitando tutti gli uomini a scendere in campo con loro ed effettuare visite di controllo. «Il supporto della FIR e il coinvolgimento di questi tre giovani sportivi, che si fanno veicolo di un messaggio così importante verso i propri coetanei – afferma il Presidente Nazionale LILT Francesco Schittulli – non può che renderci fieri del lavoro di educazione alla salute che stiamo portando avanti da oltre cento anni. La prevenzione e la diagnosi precoce oggi guariscono oltre il 65% dei casi di cancro e intensificando le campagne di sensibilizzazione potremmo arrivare già oggi a una guaribilità superiore all’85%». «Come Presidente della Federazione sono sempre felice di vedere le atlete e gli atleti delle nostre Nazionali impegnati nel ruolo di testimonial di importanti campagne sociali. Come medico, sono doppiamente entusiasta della collaborazione tra FIR e LILT per sensibilizzare ragazzi e uomini di tutte le età ad un tema come quello della prevenzione dai tumori genitali maschili. Novembre è il mese della prevenzione e il rugby italiano, con i suoi Azzurri, è impegnato a fare la propria parte al fianco della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori» ha commentato il Presidente della FIR, Marzio Innocenti.

Vino, al via domani “Benvenuto Brunello”: si brinda con il 2019

Vino, al via domani “Benvenuto Brunello”: si brinda con il 2019Milano, 16 nov. (askanews) – Si accendono i riflettori sulla 32esimaedizione di Benvenuto Brunello, l’anteprima dedicata al principe dei rossi toscani che dal 17 al 27 novembre porterà a Montalcino (Siena) giornalisti, professionisti, esperti, buyer, estimatori e wine lover da tutta Italia e dai Paesi chiave della domanda di vino italiano nel mondo. Protagonisti, oltre al Rosso di Montalcino 2022, il Moscadello e il Sant’Antimo, la Riserva 2018 e, soprattutto, il Brunello 2019,finalmente pronto per le prime degustazioni.

Con 119 cantine e 310 etichette in assaggio, al Chiostro Sant’Agostino del borgo medievale toscano, i primi a roteare saranno i calici degli oltre 100 giornalisti e critici italiani ed esteri selezionati per la due giorni (17-18 novembre) di “full immersion” nei tasting. Il programma prosegue sabato 18 novembre (ore 11, teatro degli Astrusi) con la tavola rotonda su “Il vino e la sfida della sostenibilità: il futuro del vigneto Italia” a cui porteranno i propri saluti il sindaco di Montalcino, Silvio Franceschelli, il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, e, in videocollegamento, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. A seguire gli interventi del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, di Simona Petruccim embro dell’ottava Commissione permanente del Senato, del direttore generale di Valoritalia, Giuseppe Liberatore, e di Angelo Riccaboni, professore Ordinario di Economia aziendale dell’Università di Siena. Tra i momenti ormai irrinunciabili, poi, la presentazione dell’annata agronomica 2023, l’assegnazione del 32esimo premio Leccio d’Oro e, a seguire, la posa sulla costa del Municipio della tradizionale piastrella celebrativa dedicata alla vendemmia di quest’anno.

Dal 19 al 22 novembre e dal 25 al 27 novembre si tengono le giornate riservate agli operatori di settore, mentre il 20 novembre sei “Master of Wine” si danno appuntamento per valutare le nuove annate. Chiude il calendario in Italia il fine settimana dedicato ai “wine lover” (25-27 novembre), mentre si accendono le luci del “Brunello Day” (28 novembre) a New York, Dallas, Miami, Toronto, Vancouver, Zurigo, Shangai e Tokyo. L’evento internazionale in contemporanea, anticipato dalla tappa di Londra il 21 novembre, raddoppia quest’anno le città estere coinvolte.

Torna il Roma Bar Show on Tour

Torna il Roma Bar Show on TourRoma, 16 nov. (askanews) – È partita la terza edizione del Roma Bar Show ON TOUR! Il format, promosso da Roma Bar Show per promuovere tutte le novità nel mondo della miscelazione, ha iniziato il suo “Giro d’Italia” e lo ha fatto partendo da Cagliari dove ha registrato il tutto esaurito.

Tre i locali coinvolti per il capoluogo isolano e quattro guest d’eccezione – Daniele Armaro e Leonardo Di Vincenzo per Latta Soda Company, Jordy Di Leone per Ron Colon e Gianni Zottola per l’amaro Bitter Fusetti- che hanno guidato masterclass specializzate da oltre 50 presenze, alla scoperta di nuovi sapori e miscelazioni. Il progetto ON TOUR, infatti, nasce dall’esigenza di raccontare il mondo del beverage sotto l’aspetto della formazione, spesso trascurato, e per offrire l’occasione ai bartender iscritti di approcciarsi a una nuova idea di bere che educhi al consumatore consapevole. Le prossime tappe saranno Milano (il 13 novembre) da Dripstillery, Moebius e Turbo; Genova (l’11 dicembre) negli spazi di Gradisca, Le Rouge Cucina & Cocktails e Veracruz; e Firenze (il 22 gennaio) al Four Season, Gucci Garden e La Ménagère. Anche qui ci saranno ospiti speciali come Riccardo Cerboneschi, Luca Help, Marco Gheza, Federico Leone e Beppe Mancini, per esempio, che saranno i relatori della tappa meneghina. Per prenotarsi alle masterclass basterà contattare direttamente il locale che ospita la lezione cui si è interessati per garantirsi la partecipazione, i posti sono limitati; mentre le guest night sono aperte anche al pubblico.

“Il Roma Bar Show è diventato negli anni un vero e proprio punto di riferimento dell’industria del beverage e del mondo della mixology – spiega Andrea Fofi, tra i fondatori di RBS – non solo su scala nazionale, ma anche in campo internazionale. Con il progetto ON TOUR vogliamo ribadire l’importanza della formazione di settore, valore fondamentale della nostra mission, che costruiamo attraverso queste masterclass di altissimo livello che attirano protagonisti di calibro mondiale – tra aziende e barman – in un suggestivo viaggio alla scoperta dei locali più interessanti del nostro Paese”. Un percorso formativo fuori dal comune grazie al quale i partecipanti si troveranno immersi in una giornata di studio e di svago per implementare capacità e informazioni su tutte le ultime novità nel settore. Non solo barman, però, grazie a questo progetto Roma Bar Show dà la possibilità alle aziende coinvolte di sponsorizzare i singoli eventi usufruendo di una copertura social con dirette live e di un video report della tappa cui hanno partecipato.

Carne sintetica, tensione davanti Chigi, Coldiretti vs deputati +Eu

Carne sintetica, tensione davanti Chigi, Coldiretti vs deputati +EuRoma, 16 nov. (askanews) – Tensione nel primo pomeriggio davanti a Palazzo Chigi. Mentre si trovava in piazza Colonna assieme al segretario Riccardo Magi e ad alcuni militanti per esporre i cartelli “Coltivate ignoranza. Il divieto alla carne coltivata è antiscientifico e anti italiano”, il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova è stato raggiunto e spintonato dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine e degli altri presenti che hanno diviso e ricondotto Prandini sul lato di via del Corso, dove fino a pochi istanti prima si trovava assieme ai rappresentanti della sua organizzazione per sostenere il voto finale del Parlamento sul ddl che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare.

“Tu sei un delinquente e un buffone”, ha urlato Prandini a Della Vedova mentre veniva allontanato. “Ecco cos’è la Coldiretti, vergogna”, hanno ribattuto gli esponenti di +Europa. Poco dopo i manifestanti di Coldiretti hanno intonato con i megafoni “buffoni, buffoni”. Della Vedova si è poi rivolto ai cronisti che hanno assistito all’aggressione sottolineando che l’episodio “mette in luce che siamo stati troppo teneri e che ormai la situazione sta degenerando. Se il presidente di Coldiretti si sente autorizzato, forte della partecipazione dei suoi, a venire ad aggredire un parlamentare, colpevole di aver espresso la propria opinione in Aula e per atti parlamentari, credo che siamo all’eversione”. E alla fine il segretario di +Europa ha deciso di denunciare per aggressione il presidente di Coldiretti.

“Chiederemo formalmente che il governo italiano si dissoci da questa iniziativa e da questa aggressione che c’è stata, perché lo riteniamo gravissimo nei confronti di parlamentari di opposizione”, ha sottolineato Magi. Per Prandini “è stato un momento di confronto che si sarebbe dovuto fermare a un confronto verbale, non ho problemi a dire questo. Però non chiedo scusa per la spinta perché Della Vedova non ha chiesto scusa al lavoro che fanno i nostri agricoltori e soprattutto perché la spinta è figlia del fatto che lui portava dei cartelli che insultavano l’intelligenda degli nostri agricoltori”.

Novartis investe 350 mln per potenziare innovazione scientifica nel Paese

Novartis investe 350 mln per potenziare innovazione scientifica nel PaeseRoma, 16 nov. (askanews) – Gli italiani sono pessimisti sul futuro della salute: quasi il 40% è convinto che la salute della popolazione sarà peggiore entro 5 anni, percentuale che raggiunge quasi il 50% nel giro di 20 anni. Una previsione negativa ancora più diffusa tra i medici: per 1 su 2 staremo infatti peggio già nel 2028, per più di 6 su 10 entro il 2043. I dati dell’indagine “La salute che verrà”, promossa da Novartis Italia, marcano l’urgenza di investire sul futuro della salute in Italia e dunque sul progresso del Paese attraverso investimenti in R&D mirati sull’innovazione, rafforzamento dei siti produttivi in Italia e partnership strategiche. Novartis Italia annuncia un investimento di 350 milioni di euro entro il 2025 per potenziare la capacità di innovazione scientifica nel Paese e collabora con tutti i Partner per il Futuro: istituzioni nazionali e regionali, società scientifiche ed associazioni pazienti per reimmaginare la salute insieme e affrontare le principali sfide sanitarie del domani, prima tra tutte la riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e all’innovazione. Un percorso che – grazie alla firma di un Protocollo di Intesa con il Consiglio Nazionale dei Giovani, organo consultivo del Governo in tema di politiche giovanili – definirà la visione e le esigenze delle giovani generazioni che determineranno il futuro della salute nei prossimi anni.

“Investire sul futuro della salute e dunque sul futuro dell’Italia è un dovere per un’azienda come Novartis, fortemente radicata nel Paese e naturalmente proiettata al domani. Contribuiamo allo sviluppo del paese ed al futuro della salute – commenta Valentino Confalone, Country President Novartis Italia – attraverso investimenti mirati sull’innovazione, rafforzamento dei siti produttivi in Italia e partnership strategiche. Così abbiamo deciso di investire in Italia 350 milioni entro il 2025 per rafforzare la nostra attività di Ricerca & Sviluppo e quella di produzione nei poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. La salute del domani non si può reimmaginare da soli: così lavoriamo al fianco delle istituzioni nazionali e regionali e collaboriamo con il Consiglio Nazionale dei Giovani per integrare la visione delle nuove generazioni nella sanità del futuro”. L’impegno di Novartis per il Paese. Gli investimenti riflettono il nuovo posizionamento dell’azienda, ora interamente focalizzato sui farmaci innovativi attraverso lo sviluppo di piattaforme altamente tecnologiche – come ad esempio le terapie avanzate, i radioligandi e i farmaci a base di siRNA – nelle 5 aree con i maggiori bisogni medici: cardiovascolare, immunologia, neuroscienze, tumori solidi ed ematologia. Così, Novartis ha stanziato 350 milioni di euro entro il 2025 per potenziare l’innovazione scientifica e la produzione in Italia, a partire dai due poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. Il polo campano, con il suo Campus, è un importante centro per l’innovazione, un riferimento per imprese e start up ad alta intensità di ricerca in cui vengono prodotte 140 milioni di confezioni all’anno per 118 paesi. Nel centro piemontese, invece, si sviluppano i radioligandi, l’ultima frontiera dell’oncologia di precisione capace di riconoscere selettivamente le cellule tumorali ed eliminarle senza danneggiare quelle sane. Anche questo stabilimento ha un’importanza strategica per i mercati internazionali, con oltre il 75% della produzione destinata all’estero.

Inoltre, l’impegno di Novartis Italia per il futuro della salute passa attraverso il lavoro a fianco di tutti gli attori del Sistema Paese per massimizzare l’accesso alle cure e ridurre le disuguaglianze sanitarie. In primo luogo, garantendo che l’Italia rimanga un hub strategico per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, ma anche collaborando alla creazione di modelli di accesso precoce che permettano ai pazienti italiani di beneficiare in tempi utili dei progressi scientifici che proprio la ricerca mette a disposizione. Infine, l’azienda si impegna a sostenere l’evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale attraverso innovazione e partnership. Un impegno prima e oltre il farmaco che si concretizza in servizi in grado di migliorare il percorso di cura del paziente dalla diagnosi al follow up, all’efficienza dei centri così come alla gestione del trattamento. Con questo obiettivo, l’azienda ha l’ambizione di siglare almeno un accordo di partnership con ognuna delle 20 regioni italiane entro 5 anni per affrontare le sfide sanitarie delle comunità e collabora attivamente con il Consiglio Nazionale dei Giovani per integrare le necessità e le aspettative delle nuove generazioni nella costruzione della sanità del domani. La collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Giovani. I giovani tra i 18 e 24 anni sono senza dubbi gli italiani più proiettati nel futuro (45%) e anche i meno “fatalisti”: più di 8 su 10 sono infatti convinti di poterlo influenzare. Allo stesso tempo, però, sul futuro della salute sono tra i più pessimisti: il 41% crede che gli italiani staranno peggio entro 5 anni e addirittura il 55% entro 20 anni. Così per delineare la sanità del domani, Novartis Italia ha scelto di coinvolgere direttamente le nuove generazioni e ha avviato una collaborazione strategica con il Consiglio Nazionale dei Giovani per integrare le loro visioni, preoccupazioni e suggerimenti. “Alla visione negativa delle nuove generazioni rispetto al futuro della salute deve corrispondere lo sforzo di tutti gli attori del Sistema Paese per invertire la rotta. È un lavoro che il CNG fa quotidianamente da anni – spiega Maria Cristina Rosaria Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani – che ora si potrà impreziosire della collaborazione con Novartis. È estremamente positivo che un’azienda voglia reimmaginare insieme ai giovani la salute del domani. Avvieremo un percorso che prenderà il via con alcuni tavoli di lavoro che coinvolgeranno attivamente giovani medici e ricercatori, rappresentanti dei pazienti e delle istituzioni e manager della sanità per raccogliere il loro punto di vista e le loro esigenze. L’obiettivo che ci siamo prefissi è quello di elaborare una serie di proposte durante gli Stati Generali delle Politiche Giovanili in programma all’inizio del 2024”.

Il futuro della salute tra “minacce” e “speranze”. Ad incidere negativamente sulle previsioni degli italiani è la pressione sul Sistema Sanitario Nazionale con la conseguente difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie (42%), ma anche l’aumento dei tumori (38%), di malattie collegate a stili di vita errati (38%) e dei disturbi come ansia e depressione (37%). I medici, dall’altra parte, invitano a prestare attenzione anche ai rischi connessi alla carenza del personale sanitario e a episodi di burn out (35%), così come all’incremento di malattie croniche (33%). Pensando invece alle leve che potranno migliorare la salute del futuro, i cittadini guardano all’innovazione diagnostica (40%) e terapeutica (39%), ai progressi della ricerca scientifica (39%), all’avanzamento della tecnologia e della telemedicina (38%), ma anche alla diffusione di alcune pratiche come l’assistenza domiciliare (78%) e lo sviluppo di partnership pubblico-privato (72%).

Spagna, Sanchez si assicura quattro anni di governo tempestoso

Spagna, Sanchez si assicura quattro anni di governo tempestosoRoma, 16 nov. (askanews) – Missione compiuta per Pedro Sanchez: con 179 voti e 171 contrari si è assicurato l’investitura al primo turno, blindata in parlamento dopo settimane di difficili negoziati: il leader socialista potrà iniziare un mandato che si preannuncia burrascoso, sia per le minacce esterne che quelle interne alla sua variegata coalizione.

LA DESTRA Forti della preannunciata legge di amnistia per gli indipendentisti, sia il Partido Popular che l’estrema destra di Vox hanno iniziato a delegittimare il futuro governo già dalla prima, fallita investitura del leader popolare Alberto Nuñez Feijoó. In sostanza, la narrazione ultra è che Sanchez – avendo perso le elezioni – pur di rimanere alla Moncloa avrebbe svenduto il Paese agli indipendentisti – un “colpo di Stato”, secondo quanto ha dichiarato in aula il leader di Vox, Santiago Abascal.

Ora – a parte il fatto che i governi li fa chi raccoglie i voti necessari in Parlamento – Sanchez è un politico tanto ambizioso quanto fortunato, ma è anche vero che difficilmente un qualsiasi Segretario socialista, avendo la possibilità di varare un esecutivo, preferirebbe farsi da parte per vedere Vox sui banchi del governo. E la stragrande maggioranza della militanza socialista, che sull’unità della patria non è troppo diversa dalla destra, ha approvato gli accordi di coalizione. La destra tuttavia ha altre frecce al suo arco oltre a quelle parlamentari: le manifestazioni di piazza non hanno raccolto la partecipazione che ci si aspettava, e anzi hanno sottolineato la presenza di elementi nostalgici quando non neonazisti, protagonisti di violenze e disordini repressi dalla stessa polizia che secondo Vox avrebbe dovuto disobbedire agli ordini di un esecutivo illegittimo.

La magistratura invece è un altro paio di maniche: l’ala conservatrice (vale a dire quasi tutta) è già sul piede di guerra e la legge di amnistia rischia di arenarsi sugli scogli della Corte Costituzionale; oltretutto, la riforma del Csm è bloccata da anni per le manovre dilatorie del Pp e finché le cose rimarranno così Sanchez non riuscirà ad avere alcuna sponda fra le toghe – cosa che peraltro potrà, se necessario, servirgli come giustificazione con gli alleati di governo. Quindi: quattro anni di assedio mediatico, giudiziario e di delegittimazione del governo, un altro test di quello che fino ad ora si è rivelato un “sopravvivente” per eccellenza nella politica spagnola. Ma i problemi di Sanchez sono anche all’interno del suo governo.

I CATALANI E I BASCHI Dal fronte catalano sia la sinistra di Erc che la coalizione Junts, in corso di dibattito, hanno avvisato: le promesse vanno mantenute se si vuole che la legislatura proceda in modo numericamente tranquillo. Entrambi i partiti indipendentisti sanno bene che Sanchez con l’amnistia gli ha venduto una macchina senza motore: la prevedibile via crucis giudiziaria, e quindi la sua effettiva applicazione, non dipenderà infatti dal governo. Ma Junts quello che voleva era qualcosa da parcheggiare davanti a casa per l’ammirazione dei vicini, vale a dire la propria base: la cifra effettiva degli accordi riguarda finanziamento regionale e trasferimenti di competenze, tutte materie su cui i catalani non transigeranno ma che non sono di immediata attuazione. Fra i due, Sanchez è quello che ha riscosso in anticipo: i voti necessari per l’investitura e per una navigazione parlamnetare tranquilla. Un discorso simile vale anche per i nazionalisti baschi, che attendono le loro contropartite economiche, come d’abitudine in questo genere di situazione, chiunque sia al governo. A complicare la vita al nuovo governo Sanchez potrebbero invece essere le divisioni interne agli schieramenti nazionalisti: sia in Catalogna che nei Paesi baschi si avvicinano le elezioni regionali, ed è difficile che il dibattito eviti qualsiasi riferimento al passato referendum o ad altre iniziative unilaterali. Un ritorno alla concordia nazionale, o almeno a qualcosa che venga percepita come tale, è infatti una delle monete di scambio volute da Sanchez – l’unica che potrebbe permettergli di non pagare troppo nei sondaggi la scelta di concedere l’amnistia, almeno a medio termine. LA SINISTRA Come se non bastasse, tra le sinistre di Sumar e Podemos sta per consumarsi un rancoroso divorzio, dopo che ai secondi è stata negata una presenza nell’esecutivo; da una parte, la frattura non sarebbe una cattiva notizia per Sanchez, che vedrebbe consolidare la leaderhip dei socialisti; dall’altra, se Podemos decidesse di ritirare il proprio appoggio parlamentare il governo rischierebbe una permanente minoranza. LE ALTERNATIVE Non ce ne sono, a parte un ritorno alle urne che al momento non appare probabile. Sanchez ha dalla sua la sfiducia costruttiva che di fatto lo blinda alla Moncloa anche se dovesse finire per diventare un’anatra zoppa. Ora dovrà fare appello a tutta la sua abilità per riuscire a conciliare le varie promesse, elettorali e di coalizione, lungo un arco di quattro difficili anni e senza perdere troppi consensi: il test di sopravvivenza più difficile della sua carriera. (di Maurizio Ginocchi)

Natalità a rischio e PMA, esperti: dare maggiore supporto a donne

Natalità a rischio e PMA, esperti: dare maggiore supporto a donneRoma, 16 nov. (askanews) – “Continua sempre a calare il numero di nascite in Italia e questo dipende da una serie di fattori. Un fattore importante è il procrastinare della ricerca di una gravidanza. Questo comporta una fisiologica riduzione delle probabilità per ottenere un bambino determinata dal fatto che man mano che l’età aumenta diminuiscono le probabilità di trovare ovociti per poter dar luogo a un bambino che nasce”. Lo ha detto Filippo Maria Ubaldi, SIFES-MR, alla conferenza stampa “PMA e preservazione della fertilità: investire nel nostro futuro demografico”, tenutasi stamattina al Ministero della Salute.

L’incontro ha voluto affrontare l’annoso problema della denatalità che oggi, più che nel passato, colpisce il nostro Paese rendendolo fanalino di coda dell’Europa. Attualmente circa il 15% della popolazione italiana non riesce ad avere figli, spingendo sempre più coppie a ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). “La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – ha sottolineato Nicola Colacurci, Presidente SIGO – ritiene che sia fondamentale che possano accedere a prestazioni fornite dal Sistema Sanitario Nazionale anche tutte quelle donne che hanno delle patologie mediche riconosciute, che impattano in maniera significativa sul potenziale riproduttivo o che hanno il rischio di avere una menopausa precoce e di non riuscire ad esaudire il loro desiderio riproduttivo quando lo decidono. Sarebbe quindi fondamentale riuscire a realizzare una preservazione della fertilità, e quindi di avere degli ovociti crioconservati per queste specifiche patologie. In rapporto a questo la SIGO ha preparato un documento che ha portato all’attenzione del Ministero della Salute e del governo, al fine di riuscire ad estendere i LEA non soltanto alle pazienti oncologiche ma anche a queste donne portatrici di altre gravi patologie non oncologiche”.

Nonostante la forte domanda di cura da parte dei cittadini, l’accesso ai centri e la reale disponibilità di queste tecniche risultano disomogenei da Regione a Regione e tra coloro che potrebbero essere interessati ad un trattamento, solo il 27% riesce ad accedervi, dando vita ad un turismo sanitario fuori dall’Italia senza precedenti. Sui ticket regionali è intervenuta Mara Campitiello, Capo Segreteria Tecnica del Ministro della Salute Orazio Schillaci: “Tutte le regioni – ha spiegato – dovranno omologarsi al sistema nazionale. Lo scopo è di rendere omogenee tutte le regioni per cui è stato stabilito un ticket per l’omologa e quindi per tutto il percorso ad essa affine e per l’eterologa una quota di compartecipazione”. L’obiettivo della giornata alla quale sono intervenuti anche Eleonora Porcu, membro del Consiglio Superiore di Sanità, professore Alma Mater, Università di Bologna, Giulia Scaravelli, Responsabile Centro Operativo Adempimenti legge 40/2004 Registro Nazionale PMA-ISS, Mark Connolly, esperto di Economia sanitaria e José Remohi, Presidente e fondatore Clinica M-RMA, era quello infatti di definire i presupposti per realizzare delle condizioni cliniche e normative maggiormente favorevoli per le coppie che desiderano intraprendere un percorso di genitorialità attraverso il ricorso alla PMA o al social freezing, diffondendo maggiore consapevolezza in Italia ed efficientando la gestione regionale dei percorsi terapeutici.

“C’è una grande disinformazione su questo tema – ha spiegato in conclusione Ubaldi. Il vedere persone note che ottengono gravidanze a 50 anni fa pensare che la gravidanza si possa ottenere quando e come si vuole ma in realtà non sanno che queste gravidanze sono aneddotiche o ottenute mediante la tecnica dell’ovodonazione. Bisogna quindi dare a livello istituzionale, scientifico e nei mass media una corretta informazione ai ragazzi cioè che i figli bisogna farli il prima possibile, bisogna cercare una gravidanza spontanea il prima possibile. Se questo non si può perché manca un partner affidabile o perché non ci sono le condizioni economiche o stabilità lavorativa allora si può pensare di andare a congelare gli ovociti”.

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosato

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosatoRoma, 16 nov. (askanews) – “Una decisione positiva per le imprese agricole e fondata su solide basi scientifiche. Il mancato rinnovo dell’autorizzazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze sui livelli di produzione”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato l’annuncio odierno della Commissione europea che procederà al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di dieci anni con nuove condizioni e restrizioni, in assenza di parere da parte degli Stati membri.

Anche in seno al comitato di appello, infatti, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria per approvare o respingere la proposta di rinnovo presentata dalla Commissione. “L’uso di prodotti chimici in agricoltura va ridotto, proseguendo un percorso che è già in atto da tempo – sottolinea Giansanti – ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative sul piano tecnico ed economico. Nella fase di grande incertezza che è in atto, anche l’impatto sul potenziale produttivo deve essere attentamente valutato”.

La proposta, evidenzia Confagricoltura, ha fatto seguito alle conclusioni a cui è giunta l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un processo di valutazione che è iniziato nel 2019. Secondo l’EFSA, “non sono state individuate aree critiche di preoccupazione per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente”. Nel corso di un’audizione che si è svolta al Parlamento europeo a fine agosto, i rappresentanti dell’EFSA hanno dichiarato che quella sul glifosato è stata la valutazione più approfondita mai effettuata. Dal canto suo, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha sostenuto che “l’esame dei pericoli posti dal glifosato non soddisfa i criteri scientifici che ne giustifichino la classificazione come sostanza cancerogena”.

Tennis, questa sera Sinner contro Rune per sfatare l’ultimo tabù

Tennis, questa sera Sinner contro Rune per sfatare l’ultimo tabùRoma, 16 nov. (askanews) – L’attesa al PalaAlpitour di Torino è incredibile. Jannik Sinner è chiamato a sfatare l’ultimo tabu. Dopo quello di Medvedev e Djokovic è il ventenne danese Holger Rune, allenato da Boris Becker, l’unico Top Ten non ancora battuto da Jannik in carriera. E l’altoatesino chiede a Torino (“Battere qui il n.1 è stata la cosa più bella al mondo” ha detto dopo il successo su Nole) la spinta per vincere anche questo match. Il danese ha vinto entrambi i precedenti confronti diretti, in semifinale a Sofia l’anno scorso, quando l’azzurro si ritirò sotto 5-2 nel terzo set per un infortunio alla caviglia destra, e sempre in semifinale a Monte-Carlo quest’anno. Stavolta Sinner dovrà replicare la partita perfetta, aggressiva e varia nei contenuti tecnici, vista con Djokovic. La sfida contro Rune vale un posto in semifinale in caso di vittoria, un traguardo che potrebbe anche arrivare se Djokovic perdesse un set contro Hurkacz. Sinner, Rune e Alcaraz, si vogliono prendere tutto il tennis mondiale, ereditando il potere tennistico dei mitici Big Three: Federer, Djokovic e Nadal. A Torino il possibile cambio di scettro.

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche ora

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche oraMilano, 16 nov. (askanews) – Sulla sostenibilità, nonostante la congiuntura economica, “non penso che l’Italia possa tornare indietro: l’orgoglio di fare un mestiere obbliga all’evoluzione del mestiere stesso. Ci possono essere momenti storici in cui si rallenta un po’ ma la macchina è messa in moto in una certa direzione”. A parlare è Paolo Barilla, vicepresidente dell’omonima azienda alimentare e da giugno presidente di Unione italiana food, associazione che riunisce 550 aziende di 20 comparti dell’alimentare con un fatturato aggregato di 51 miliardi. Lo fa in questa intervista ad askanews, in occasione della pubblicazione del terzo bilancio di sostenibilità aggregato realizzato dall’associazione, dal quale emerge che nel 2022 quasi nove aziende alimentari su dieci hanno investito per riformulare le proprie ricette e garantire diete più sane, quasi la totalità si è impegnata in almeno un progetto di tutela o conservazione degli habitat naturali, mentre il 77% ha ottenuto una certificazione di agricoltura sostenibile.

Nonostante il difficile contesto economico e geopolitico, “Non ci sono elementi che ci dicono che si è rallentato” negli investimenti in sostenibilità. “Eventualmente c’è più selezione nell’approvare progetti di innovazione già all’interno della stessa azienda, è lo stesso mercato che diventa più selettivo. Qualitativamente penso che si possa uscire addirittura più rinforzati da questo periodo – ci ha detto – il colpo certamente è stato molto pesante nel breve periodo ed è tuttora molto pesante perché l’aumento dell’inflazione che noi abbiamo recepito in primis e poi siamo costretti a ribaltare sui consumi è molto forte ma è un inciampo di percorso”. Certo, ammette Barilla, “non tutta l’industria è lì ma il percorso è segnato: ci sono aziende molto virtuose e altre meno che stanno a guardare per prendere ispirazione. Unionfood si occupa molto di questi aspetti delle relazioni tra le imprese perché ci sono modelli che fanno proselitismo”. Del resto, essere un’industria sostenibile, spiega il numero uno di Unione italiana food, “coincide col fatto che facciamo il cibo più buono del mondo, che non è solo la dimensione del cibo che tutti apprezziamo, quello che ci piace ma è che sia un cibo fatto molto bene. Tutti questi elementi devono continuamente rinforzarsi ed evolversi per essere orgogliosi di quello che facciamo e di poterlo proporre al mondo come un cibo fatto in modo differente, in modo che le persone possano apprezzare e sentirsi sicure”. “Questo – ha aggiunto – è un valore che viene riconosciuto di per sé alla tradizione italiana ed è importante metterlo a sistema. Esistono tanti elementi razionali dietro la percezione più emotiva del cibo ed è fondamentale sia per l’industria italiana che per il Paese vendere qualcosa che ha un valore qualitativo inimitabile altrimenti siamo perdenti”.

Ma essere sostenibili per l’industria alimentare significa anche produrre cibo buono accessibile a tutti, soprattutto in contesti come quello attuale con un’inflazione che mette a rischio i bilanci delle famiglie. “Per le nostre aziende il fatto di produrre cibo sicuro e buono per tutti è un dovere oltre che un mestiere che ha dietro un forte senso di responsabilità molto diffuso. Ma dobbiamo tenere presente che l’Italia è uno dei Paesi più democratici in tal senso perchè il cibo è in mano a piccole comunità, a piccoli, medi e grandi produttori per cui c’è un’offerta molto variegata, con tutti i tipi di prezzo: in Italia a garantire la democraticità del cibo ci pensa la competitività del settore”. Ecco perché ritiene che l’iniziativa del carrello anti-inflazione sia “da prendere con le molle, perchè noi capiamo l’importanza di questo tema ma non da oggi, lo sapevamo tre come 20 e 50 anni fa per cui niente di nuovo sotto il sole. Quello è il nostro mestiere che comunque, a prescindere dal periodo di crisi, ha sempre quella tensione competitiva che ci tiene ben radicati”. E in uno scenario economico complesso, dove dopo lo choc del Covid le crisi geopolitiche degli ultimi due anni hanno messo in discussione la tenuta di alcune filiere, alcune posizioni, come quella produrre internamente molte materie prime accorciando le catene di approvvigionamento, non devono diventare dogmi. “Il dogma che tutto debba essere fatto in casa e debba essere migliore per definizione non è vero – ci ha detto – quello che riesci a fare sì ma quello che non riesci a fare devi essere aperto a prenderlo dal resto del mondo. Del resto il commercio è sempre stato misto. Anche perché ci sono grandi mercati a cui non puoi rinunciare, ci sono delle origini di prodotti che sono talmente importanti che uno non può improvvisare”. “Se poi c’è un certo tipo di industria, si riesce a fare una filiera interna da cui si trae grande valore e si riesce a mettere tutte le parti intorno a un tavolo tanto meglio. Ma quando non si riesce a farlo è inutile mettere dei vincoli che possono essere molto molto pesanti – ha concluso – a guidare deve essere una visione del Paese un po’ più allargata e non solo di una parte”.