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Tag: Sanremo 2023

A UniPa i delegati di 9 atenei europei per il progetto Forthem

A UniPa i delegati di 9 atenei europei per il progetto ForthemRoma, 21 feb. (askanews) – Sono partiti nella Sala Magna dello Steri, sede del Rettorato dell’Università di Palermo, i lavori del progetto FORTHEM rifinanziato per ulteriori 4 anni, estendibili a 6, nell’ambito del programma Erasmus+ con una dotazione di oltre 14 milioni di euro. Il meeting, che si svolgerà sino a giovedì 23 febbraio alla presenza di oltre 100 delegati di nove Università europee, coinvolge la governance, il corpo docente, gli uffici relazioni internazionali dell’università e la rappresentanza studentesca di UniPa e degli altri Atenei partner.
FORTHEM – informa UniPa – punta a mettere insieme le competenze del consorzio per costituire un mega Ateneo Europeo. Oltre a Palermo, le università che costituiscono FORTHEM hanno sede a Dijon (Francia), Valencia (Spagna), Mainz (Germania), Riga (Lettonia), Opole (Polonia), Jyvaskyla (Finlandia), Adger (Norvegia) e Sibiu (Romania). L’azione “European Universities” è stata lanciata dalla Commissione Europea nel 2019 con l’obiettivo di formare studenti e cittadini autenticamente europei, multilingue e culturalmente aperti al mondo. I progetti di “European Universities” solitamente coinvolgono non soltanto le università ma anche stakeholder esterni, imprese, autorità governative, scuole e cittadini, puntando a una riforma complessiva del sistema di “higher education” che sia più rispondente alle attuali esigenze della UE.
A dare il kick-off del progetto il Rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, che commenta: “UniPa è stato il primo Ateneo del Sud Italia a far parte di una grande Alleanza Europea. Siamo particolarmente orgogliosi di ospitare il meeting di avvio del nuovo progetto FORTHEM in una settimana particolarmente importante per la nostra connotazione di Università moderna, aperta al mondo, sempre più europea, che culminerà con la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico alla presenza della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, del Presidente della Repubblica e del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini”.
“È un’occasione unica per rendere la nostra Università sempre più integrata con prestigiosi Atenei europei – aggiunge il Prorettore alla Didattica e alla Internazionalizzazione, Fabio Mazzola – Riteniamo che il progetto possa rappresentare uno straordinario veicolo di grande accelerazione per la evoluzione e trasformazione di UniPa, ponendo i nostri studenti, il nostro corpo docente e il nostro staff amministrativo in una prospettiva sempre più europea, non solo attraverso i programmi di mobilità ma anche acquisendo best practice e contribuendo alla loro diffusione nel nostro contesto”.
La costituzione di Alleanze europee risulta essere attualmente la forma di cooperazione internazionale più complessa dell’intero programma Erasmus+ richiedendo ai partner del consorzio una strategia congiunta di lungo termine orientata alla creazione di campus Europei multidisciplinari in cui tutti gli studenti, i docenti e lo staff delle università aderenti al consorzio possano accedere all’offerta degli altri partner. La mission dell’Alleanza FORTHEM è fortemente orientata all’internazionalizzazione degli Atenei nel loro complesso e coinvolge anche i contesti economico-sociali in cui tali atenei operano. Si punta a superare l’idea di “progetto di cooperazione” per approdare a strategie di riforma strutturale che affidano agli atenei il ruolo di promotore di politiche innovative e transnazionali. Tutte le università aderenti sono saldamente radicate nel tessuto sociale ed economico delle rispettive regioni europee, agiscono come motori di internazionalizzazione e innovazione, alcune interconnesse da strutture politiche come i gemellaggi tra città e i partenariati regionali.
FORTHEM ha già raggiunto importanti risultati nei primi tre anni di attività, tra i quali la creazione della piattaforma Digital Academy, coordinata proprio dall’Ateneo di Palermo, l’avvio di programmi di mobilità innovativa tra le università partecipanti, la promozione di internship internazionali. “L’evento che si sta svolgendo in questi giorni ad UniPa – conclude Mazzola – darà il via alle attività del nuovo periodo di finanziamento, che si pone obiettivi ancora più ambiziosi, capaci di offrire agli studenti un’offerta formativa che sia davvero internazionale, multiculturale e sempre più innovativa e digitale”.

Prà festeggia 40 vendemmie e mette tappo a vite anche al vino più premiato

Prà festeggia 40 vendemmie e mette tappo a vite anche al vino più premiatoMilano, 21 feb. (askanews) – Nell’anno in cui festeggia i 40 anni dalla sua prima vendemmia, Graziano Prà sceglie di mettere il tappo a vite anche ai vini dei suoi grandi cru del Soave, quelli con cui da anni sfida il tempo con ottimi risultati. A 66 anni, questo vigneron di Monteforte d’Alpone, colle a 25 chilometri da Verona, tira diritto lungo la sua strada con la serenità di chi conosce il valore dei vini che produce. “Sono tredici anni che usiamo il tappo a vite, che facciamo comparazioni con le bottiglie invecchiate con il sughero, e oggi siamo certi che la capsula Stelvin sia la scelta migliore per l’affinamento e la conservazione dei nostri vini, la risposta più forte al nostro desiderio di produrre vini buoni nel tempo, senza difetti ed eleganti” ha spiegato Prà ad askanews che lo ha incontrato ad un evento a Milano.
Dunque, dopo “Otto”, “Staforte” e “Colle Sant’Antonio”, a partire dalla vendemmia 2023, sarà incapsulato anche il pluripremiato “Monte Grande”, che completa al meglio tutte le diverse espressioni della Garganega, vitigno nobile che nella provincia a più alta densità di vite (Verona) è sempre stato trattato un po’ come una bestia da soma grazie alla sua resa estremamente generosa. Prà, tra i fondatori dei Vignaioli indipendenti, è invece uno di quei vigneron autentici che alla quantità ha sempre preferito la qualità, le uve autoctone ai vitigni internazionali, il biologico al convenzionale: uno che crede nel territorio in cui è nato e cresciuto, e che pensa al futuro della Denominazione. “Ho sempre cercato e cerco di fare emergere ciò che è scritto nella terra, ho sempre creduto nell’identità del Soave” spiega, ricordando che “i miei vini sono fatti con la Garganega e il Trebbiano di Soave, non sono mai andato in cerca di vitigni internazionali: lo Chardonnay, che qui ha imperato, ha stravolto tutto, perché la gente non conosce più quale sia il gusto del vero Soave e se perdiamo questo perdiamo le nostre radici”.
Oltre ai suoi 40 ettari nella zona di Soave, Prà nel 2001 ha aggiunto anche alcuni vigneti di Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta sulle colline di Mezzane e Tregnano in Valpolicella. Oggi le vigne sono distribuite su circa otto ettari a biologico, a circa 500 metri sul livello del mare, da cui si ricavano 30mila bottiglie di Valpolicella, 20mila di Ripasso e 10mila di Amarone. Vini anche qui eleganti, senza difetti, diretti e “gastronomici”. Nel futuro prossimo venturo anche questo Valpolicella Doc “indosserà” il tappo a vite, a differenza dei suoi fratelli maggiori perché il Disciplinare non lo prevede.
“Sono passati 40 anni da quando ho iniziato ma se guardo indietro mi sembra ieri, eppure in mezzo c’è una vita” racconta ancora Prà, spiegando che da quel lontano 1983 della prima vendemmia “è cambiato tutto, a incominciare dal clima, il problema dell’acqua a Soave è molto grave e ci dobbiamo adattare: facciamo i pozzi ma di acqua c’è ne è sempre meno”. “Dobbiamo mettere nella bilancia che le quantità di uva non saranno più quelle di una volta, si produrrà sempre meno” prosegue Prà, che rivela “mi fa paura il cambiamento climatico, la gente non ha ancora capito quanto sia grave: ogni tanto mi capita di addormentarmi pensando che questa sarà l’ultima volta in cui abbiamo paura del tempo e che le stagioni torneranno ad essere quelle di una volta, perché io d’inverno voglio tornare a vedere la neve e a sentire il freddo, ma dobbiamo fare degli sforzi, dipende tutto da noi”.
Oggi la Cantina produce circa 410mila bottiglie (360mila di Soave), di cui oltre l’80% finiscono all’estero, in particolare negli Stati Uniti, in Norvegia e in Germania. “Oggi ho un’azienda avviata, con 15 dipendenti che stanno bene perché io sono sempre stato dell’idea che chi lavora da me, la sera deve andare a casa contento e il mattino deve essere contento di tornare a lavorare” spiega Prà, sottolineando che “i miei vini rispecchiano questa attenzione: il ‘buono, pulito e giusto’ del mio amico Carlin Petrini è stato per me fondamentale, è stato un faro per il vino di qualità e tutte le aziende agricole devono avere un grande rispetto per lui”.
“Il mio obiettivo è arrivare a mezzo milione di bottiglie e poi mi fermo perché non ha senso andare più avanti, perché dopo hai bisogno di tutta una serie di cose che non mi piacciono: per fare dei vini identitari serva che li segua io altrimenti per me non ha senso” svela Prà, sottolineando che “nella nostra Denominazione abbiamo la qualità e la longevità ma ci manca il prezzo, che è un elemento imprescindibile per un grande vino, senza quello puoi anche fare il vino più buono del mondo ma non sarai mai considerato”. “Oggi il prezzo dei nostri vini è troppo basso, non è una questione di guadagno (io non ho mai lavorato per guadagnare) ma di prestigio – conclude – perché facciamo dei vini eccezionali, unici, che se bevuti alla cieca non temono il confronto con alcun vino bianco secco al mondo”.

IA, domani iniziativa al Centro Studi Americani

IA, domani iniziativa al Centro Studi AmericaniRoma, 21 feb. (askanews) – Appuntamento al Centro Studi Americani il prossimo 22 febbraio alle 15:00 con l’ evento “The race to disruptive technologies: nations as ecosystems of knowledge”. L’iniziativa, organizzata dal Centro Studi Americani e Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, rappresenta l’occasione per un’analisi sull’applicazione e gli sviluppi delle tecnologie disruptive e quantistiche nell’ambito delle relazioni internazionali con un focus particolare sulla geopolitica dell’intelligenza artificiale e sulla relativa regolamentazione internazionale. Askanews sarà media partner dell’evento.
Dopo i saluti di Gianni De Gennaro – Presidente, Centro Studi Americani, Courtney Nemroff – Minister for Economic Affairs, US Embassy to Italy, e Luciano Violante – Presidente, Fondazione Leonardo-Civilità delle Macchine, il programma prevede la relazione introduttiva di Enrico Prati – Professore associato presso Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano e gli interventi su “disruptive technologies: lo stato dell’arte” di Cosimo Accoto – Research affiliate & Fellow, Massachusetts Institute of Technology Boston, Alessandro Curioni – IBM Fellow, Vice President Europe and Africa and Director, IBM Research Zurich, Francesco Marradi – Colonnello 4° Reparto di Stato Maggiore Aeronautica (Eurofighter Typhoon Programme Office), Dario Pagani – Head of Digital and Information Technology, ENI, Clementine Starling – Director of Forward Defense Program, Scowcroft Center for Strategy and Security, Atlantic Council. Modererà Riccardo Luna – Giornalista, Direttore Italian Tech e Green & Blue.
A seguire confronto su “Filiere di produzione: relazioni economiche e commerciali per l’approvvigionamento delle risorse” con gli interventi di Marco Bellezza – Amministratore Delegato, Infratel Italia, Andrea Billet – Ammiraglio, Capo del Servizio Certificazione e Vigilanza dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Francesco Di Sandro – Senior Vice President Strategic Planning | Strategy and Market Intelligence Office, Leonardo, Anna Puglisi – Director of Biotechnology Programs and Senior Fellow, Georgetown’s Center for Security and Emerging Technology (CSET). Modererà Barbara Carfagna – Giornalista e conduttrice, RAI.
Altro confronto sarà su “Sfide normative internazionali. Il contesto civile e gli aspetti militari”, con gli interventi di Pietro Alighieri – Contrammiraglio, Capo dell’Ufficio Supporto e coordinamento all’attività decisionale del Segretariato Generale della Difesa/D.N.A. in materia di politica e programmi agli armamenti; Andrea Gilli – Senior Researcher, Research Division, NATO Defense College; Giancarlo Granero – Capo Unità di coordinamento e relazioni interistituzionali, DG DEFIS (Defence Industry and Space), Antonio Malaschini – già Segretario generale del Senato. A moderare sarà Barbara Gasperini – Giornalista e autrice televisiva.
L’intervento conclusivo sarà di Luca De Angelis – Esperto per la microelettronica e l’innovazione, Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivo

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivoRoma, 21 feb. (askanews) – Anche i cani subiscono gli effetti nocivi del fumo passivo: lo ha stabilito una ricerca dell’Università degli Studi di Milano coordinata da Debora Groppetti, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali e pubblicata di recente su MDPI.
Il cane è un animale domestico molto diffuso che, condividendo con l’uomo spazi, abitudini e cibo, potrebbe essere esposto agli stessi rischi e malattie ambientali. Negli ultimi due decenni, gli effetti dannosi dell’esposizione al fumo passivo su bambini e adulti sono stati ampiamente discussi e sottolineati attraverso campagne di salute pubblica, ma non è stata posta enfasi sui rischi che gli animali domestici possono incontrare.
“Fino ad ora, nel cane non era stato ancora evidenziato che la coabitazione con proprietari fumatori inducesse nell’organismo di questi animali la presenza di cotinina, il principale metabolita endogeno della nicotina. Come per i bambini, anche per gli animali domestici l’esposizione al fumo può avvenire non solo per l’inalazione ambientale, ma anche attraverso l’assorbimento transdermico”, spiega Silvia Mazzola, docente di Fisiologia Veterinaria presso lo stesso Dipartimento e coautrice dello studio.
La ricerca ha incluso 32 cani (sani) di entrambi i sessi. A seconda che vivessero o meno con umani fumatori, 16 cani sono stati inclusi nel gruppo esposti al fumo passivo e 16 sono stati inseriti nel gruppo dei non esposti. A questi cani è stato prelevato un campione di pelo e di sangue, necessario nell’ambito dei controlli di routine: parte del siero è stato utilizzato per analizzare l’eventuale presenza di cotinina attraverso la metodica ELISA, un test basato sull’utilizzo di un enzima legato a un anticorpo per rilevare e quantificare la presenza di un antigene specifico in un campione biologico. I risultati hanno evidenziato un aumento della cotinina nel siero e nel pelo dei soggetti esposti al fumo passivo rispetto a quelli non esposti.
“Sensibilizzare i proprietari di animali fumatori sui potenziali danni che il fumo passivo potrebbe arrecare ai loro cani da compagnia non è un fattore trascurabile, non solo in termini di prevenzione delle malattie legate al fumo, ma anche di tutela del benessere animale. Inoltre, i risultati pubblicati rappresentano la prima parte di uno studio più ampio, di cui stiamo elaborando altri risultati proprio ora, che è volto a valutare i possibili effetti dell’esposizione al fumo passivo nella riproduzione del cane”, conclude Silvia Mazzola.

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”Milano, 21 feb. (askanews) – Sabato 11, domenica 12 e lunedì 13 marzo oltre cento produttori si ritroveranno a Grazzano Badoglio (Asti) per “Grignolino, il Nobile Ribelle”, seconda edizione dell’evento dedicato al vitigno autoctono del Monferrato. La manifestazione è organizzata dall’Associazione italiana sommelier (Ais) del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale, supportate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dal Consorzio Colline del Monferrato Casalese, dalle Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferace, dal Consorzio Gran Monferrato e con il patrocinio del Comune di Grazzano Badoglio.
“La prima edizione è stata un successo, anche inaspettato nelle dimensioni e quest’anno gli spazi saranno raddoppiati per rendere la degustazione più confortevole al pubblico” hanno spiegato i delegati dell’Ais di Asti e Casale, Paolo Poncino e Daniele Guaschino, aggiungendo che “ci sarà approfondimento sul vitigno con alcune masterclass, e in questa edizione avremo anche la presenza di un vino ospite: la Freisa”. “Vitigno dell’anno 2022, la Freisa condivide con il Grignolino parte del suo dna” hanno proseguito Poncino e Guaschino, sottolineando “da qui l’idea di farne un compagno di viaggio grazie al supporto dell’associazione ‘Più Freisa’”.A dar voce al Grignolino e alla Freisa saranno i sommelier delle due delegazioni che, ai banchi di assaggio, parleranno di questi vitigni in tutte le sue diverse sfumature, ne racconteranno i territori e i diversi stili di vinificazione e affinamento.
Le tre masterclass si terranno nella sala superiore del ristorante il Bagatto di Grazzano Badoglio. Sabato e domenica ci sarà quella organizzata dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese in collaborazione con l’Associazione Monferace e con il supporto del Consorzio Gran Monferrato che sarà condotta dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. E quella curata dall’Associazione produttori di Grignolino d’Asti Doc e Piemonte Doc Grignolino con il supporto del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, che sarà condotta dal wineblogger Francesco Saverio Russo. La terza si terrà invece lunedì e sarà una “degustazione istituzionale” organizzata da Ais Piemonte, guidata dal presidente regionale Mauro Carosso.
La tre giorni si svolgerà nei locali delle ex scuole di via IV Novembre 15: sabato dalle 11 alle 19, domenica dalle 11 alle 18, lunedì dalle 11 alle 17. L’11 e il 12 marzo l’ingresso sarà dedicata al pubblico mentre la giornata del 13 marzo sarà dedicata agli operatori di settore oltre che al pubblico. L’evento sarà a ingresso libero senza prenotazione con un costo per la degustazione di 15 euro (10 per i soci Ais). La parte ristorativa sarà affidata a ristorante “Silos, cucina sincera di Torino”.
Definito dal grande Gino Veronelli “l’anarchico testabalorda” per le sue caratteristiche, il Grignolino oggi viene prodotto in circa 2,5 milioni di bottiglie. Per quanto riguarda il mercato, nel 2022 si è registrata una crescita del 3% della doc Grignolino d’Asti che ha superato il milione di bottiglie. Dati positivi anche per la doc Grignolino del Monferrato Casalese con circa 435mila bottiglie, mentre la doc Piemonte Grignolino ha superato il milione di bottiglie con un +7,3% rispetto al 2021.

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da Mur

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da MurRoma, 21 feb. (askanews) – “Di questo passo la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca non può proseguire in maniera corretta. Il Mur ha stanziato le giuste risorse nella legge di Bilancio 2022 per valorizzare il personale degli 11 Enti pubblici di ricerca (Epr) vigilati, ma un impegno simile non è stato ancora assunto dagli altri ministeri, per cui si è creata una grave disparità a scapito degli enti da essi vigilati”. Lo denuncia in una nota Eleuterio Spiriti, coordinatore nazionale di FGU Dipartimento Ricerca Sezione Anpri, nel giorno in cui ripartono le trattative per il rinnovo del contratto, in corso all’Aran.
Non avendo ancora risolto il problema in manovra per Anpal, Asi, Crea, Enea, Inail settore ricerca, Inapp, Isin, Ispra, Iss e Istat (enti non vigilati dal Mur), il sindacato – assieme alle altre sigle di categoria – ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. “Si parla tanto di Pnrr e valorizzazione del fattore umano, della conoscenza e della ricerca – rincara Spiriti – ma manca una visione unitaria che, in un quadro strategico coerente, metta a valore le diverse peculiarità degli enti. Non ci sono, è evidente, soltanto quelli vigilati dal Mur. Tutti stanno svolgendo una funzione essenziale anche rispetto agli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza. E il gap di risorse stanziate dai vari ministeri vigilanti crea discriminazioni inammissibili tra i lavoratori, a danno del settore della ricerca nel suo insieme. Si genera inoltre un dumping tra soggetti coperti dallo stesso contratto, che non consente un corretto prosieguo e una felice chiusura delle trattative all’Aran”.
“Bisogna valorizzare il personale, ricercatori e tecnologi, di tutti gli enti. È necessario investire sulle retribuzioni per allinearle alla media europea. Altrimenti poi è inutile battersi il petto per la fuga di cervelli. Continueremo a chiedere con forza a tutti gli attori coinvolti nel settore della ricerca e ai decisori politici – conclude Spiriti – un pieno supporto per la pronta cancellazione di questo grave vulnus”.

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAP

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAPRoma, 21 feb. (askanews) – WEDAP è l’acronimo di Water and Electricity from Draft Animal Power, ossia Acqua ed Elettricità prodotta da trazione animale. Ed è un’iniziativa di responsabilità sociale d’impresa promossa da un’azienda agricola, Masseria Coppola, nel Comune di Crispiano in provincia di Taranto. WEDAP ha in corso un progetto di ammodernamento dei sistemi per il pompaggio dell’acqua azionati dalla trazione animale. Nel sistema un animale che gira in tondo aziona un generatore di corrente elettrica che, a sua volta, alimenta una pompa. E’ stato dimostrato che, con un animale di taglia media (nel rispetto degli standard internazionali previsti per il benessere animale) il sistema può sollevare, in quattro ore, circa 60 mila litri d’acqua, a 4-6 metri. Con un’apposita torre di distribuzione, attraverso una rete di tubi, l’acqua può arrivare a centinaia di abitazioni in un raggio di diversi chilometri e soddisfare, così, un villaggio di circa mille persone.
L’Empower a Billion Lives (EBL) è una competizione a livello mondiale, organizzata dal 2018 dalla IEEE, la più grande organizzazione professionale al mondo che raccoglie oltre quattrocentomila esperti del settore elettrico ed elettronico. La competizione premia quelle idee che meglio possono garantire il collegamento alla rete elettrica per quel miliardo di persone che quel collegamento non ce l’hanno. Alla competizione hanno partecipato oltre cento realtà tecniche e scientifiche da quasi cinquanta Paesi nel mondo.
Il concorso prevede una preselezione finale dei candidati ed alcuni di essi saranno premiati ad Orlando, in Florida, USA, a marzo prossimo in occasione dell’Applied Power Electronics Conference. L’unico progetto italiano in gara è WEDAP, promosso da Antonio Perrone, già dirigente del Ministero dell’Ambiente alla Direzione Sviluppo Sostenibile e visintig scholar alla New York University per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Perrone sarà ospite dello IEEE, a Orlando, per la cerimonia della premiazione finale. La stessa organizzazione ha realizzato a favore dei finalisti un crowfunding.
Il punto di partenza della ricerca realizzata da Antonio Perrone, finalizzata a portare la corrente elettrica nei villaggi isolati dei Paesi a prevalente economia rurale, è stata l’analisi delle fonti di energia primaria realmente disponibile in quei villaggi, ossia il lavoro manuale e la trazione animale, ad oggi assicurata da ben 200 milioni di capi. WEDAP ha migliorato le pompe e le macine a trasmissione meccanica e trazione animale, attualmente in uso, realizzando un meccanismo che trasforma la potenza resa disponibile dalla trazione animale in corrente elettrica. Questa corrente può azionare macine, mulini e pompe e caricare batterie.
“La particolarità del progetto – ricorda Perrone – sta nel fatto che, contrariamente a quanto fatto finora, non si è cercato di adattare le tecnologie occidentali, quali i motori, l’eolico e il fotovoltaico, alle esigenze dei villaggi isolati con costi enormi per gli stessi. Il lavoro è partito da un’analisi socioeconomica ed agronomica ed ha individuato le fonti di energia primaria realmente presenti nei villaggi e cioè il lavoro manuale e la trazione animale”.

Gucci: crea in Toscana primo hub per il lusso circolare in Italia

Gucci: crea in Toscana primo hub per il lusso circolare in ItaliaMilano, 21 feb. (askanews) – Gucci, con il supporto di Kering, avvia il primo hub per il lusso circolare in Italia. Il Circular Hub nasce con l’obiettivo di accelerare la trasformazione del modello produttivo del settore moda in Italia in chiave circolare, ripensando l’intera catena del valore, a partire dalle materie prime e dal design dei prodotti fino all’ottimizzazione dei processi produttivi e logistici.
Il progetto si fonda sulla creazione di una piattaforma di open innovation per progettare e realizzare prodotti e soluzioni circolari. L’hub sarà collocato all’interno del territorio toscano e dialogherà con le strutture del Gruppo Kering, a partire dai siti produttivi e la rete dei fornitori di materiali e prodotto finito di Gucci in Italia, un ecosistema di oltre 700 fornitori diretti e 3500 subfornitori. Le attività dell’hub saranno estese agli altri brand del Gruppo Kering per poi diventare uno strumento a disposizione dell’intero settore.
“La circolarità ci offre una visione che coinvolge l’intero ciclo produttivo: è una grande sfida per rendere ancora più forte e competitivo il Made in Italy”, ha affermato Antonella Centra, Executive Vice President, General Counsel, Corporate Affairs & Sustainability di Gucci. “Oggi con Circular Hub abbiamo la responsabilità e soprattutto l’opportunità di creare la strada per l’industria del lusso del futuro. Condividendo i medesimi obiettivi e mettendo a fattore comune risorse, know-how e sinergie, la piattaforma rappresenta uno strumento concreto per abilitare l’intera catena di fornitura e specialmente le piccole e medie imprese, cuore pulsante del nostro Paese, rendendole parte attiva del percorso di innovazione costante che rende unico il saper fare italiano nel mondo”.
La prima fase dei lavori prenderà il via nel primo semestre 2023 e si avvarrà delle competenze dei ricercatori del Kering Material Innovation Lab di Milano e del supporto di tecnici e ricercatori di prodotto per abbigliamento, pelletteria, calzature e accessori dei centri d’avanguardia di artigianato industriale e sperimentazione di Gucci di Scandicci e di Novara. Per lo sviluppo delle attività progettuali, la piattaforma prevedrà inoltre il supporto di partner industriali e la collaborazione scientifica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che opererà nel perimetro di intervento delle linee di ricerca industriale e di sviluppo di soluzioni circolari, anche relativamente ai modelli operativi e logistici.

La Doria: al via piano investimenti 2023 da 38 milioni

La Doria: al via piano investimenti 2023 da 38 milioniMilano, 21 feb. (askanews) – Piano di investimenti per il 2023 da 38 milioni di euro per La Doria, gruppo leader nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, controllato dal fondo Investindustrial e partecipato da alcuni membri della famiglia Ferraioli. La cifra si aggiunge agli oltre 160 milioni investiti dall’azienda nel quinquennio 2018-2022. Il piano investimenti interesserà tre direttrici principali: capacità produttiva, impatto ambientale, digital transformation.
“Siamo molto contenti di poter annunciare questo nuovo importante piano di investimenti, che traduce in azioni concrete i principi rappresentativi della nostra azienda”, ha dichiarato il Ceo Antonio Ferraioli. “Oltre agli interventi che ci permetteranno di aumentare la capacità produttiva e rendere ancora più innovativi ed efficienti aspetti legati alla produzione, siamo particolarmente orgogliosi di poter ampliare ulteriormente i nostri progetti in ambito Esg, confermando così il nostro impegno nella transizione energetica che ha sempre fatto parte del Dna de La Doria, un’azienda orientata alla sostenibilità ambientale, efficienza produttiva e innovazione tecnologica.”
Nel dettaglio, l’azienda ha deciso di rispondere investendo nell’installazione nell’impianto di Sarno (SA) di una nuova linea di produzione di legumi lessati in scatola. Quello dei legumi per il Gruppo La Doria rappresenta un comparto in costante crescita, avendo registrato nel 2022 un +9% rispetto alla produzione dell’anno precedente. Grazie alla nuova linea, l’azienda potrà incrementare la capacità produttiva di più di 110 milioni di scatole da mezzo kg annue, raggiungendo così una capacità produttiva complessiva annua di 340.000 ton.
Inoltre, un’ampia fetta degli investimenti previsti nel 2023 sarà dedicata a progetti in attività Esg: complessivamente gli interventi previsti consentiranno all’azienda di ridurre le emissioni annue di 1.000 ton CO2.

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscura

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscuraRoma, 21 feb. (askanews) – Com’è nato l’Universo? E perché si sta espandendo più velocemente di quanto ci si aspetterebbe? Che ruolo giocano in questa accelerazione la materia oscura e l’energia oscura che dominano l’Universo ma che rimangono sfuggenti e misteriose? Domande centrali per la cosmologia moderna che portano molto indietro nel tempo, ed è lì che intende spingersi la missione Euclid dell’Agenzia spaziale europea che sarà lanciata a luglio. Una missione impegnativa e ambiziosa, a cui contribuisce anche la Nasa, che vede al lavoro un consorzio di 2.000 scienziati di 300 istituti in 16 Paesi (13 europei e Stati Uniti, Canada e Giappone) che ha fornito gli strumenti scientifici e che si occuperà di analizzare la mole di dati che Euclid invierà sulla terra.
“Al momento Euclid è la missione più complessa per obiettivi scientifici. Il modello cosmologico attuale – spiega ad askanews Barbara Negri, responsabile Volo umano e Sperimentazione scientifica dell’Agenzia spaziale italiana – vede l’Universo composto per il 5% da materia visibile, per il 25% da materia oscura che non emette luce e per il 70% da energia oscura. Partendo da queste informazioni gli scienziati vogliono cercare di capire perché l’Universo si sta muovendo più velocemente rispetto a quanto previsto dal modello e se materia ed energia oscura giocano un ruolo in questa accelerazione. Euclid è dotato di un telescopio di 1,2 metri progettato per lavorare alle lunghezze d’onda visibile e vicino infrarosso che raccoglierà luce da oggetti cosmici distanti fino a 10 miliardi di anni e la invierà ai due strumenti di bordo, che lavorano in parallelo: VIS (Visible Instrument), di cui sono responsabili gli inglesi, e NISP (Near Infrared Spectrometer and Photometer) di cui sono responsabili i francesi. E noi abbiamo contribuito a entrambi. Euclid – prosegue Barbara Negri – misurerà la forma di decine di milioni di galassie e il loro spostamento verso il rosso. Lo spostamento verso il rosso della lunghezza d’onda o redshift è un effetto dell’espansione accelerata dell’Universo: più la galassia si allontana, maggiore è lo spostamento verso il rosso”.
Euclid creerà la più grande e accurata mappa 3D dell’Universo mai prodotta osservando forme e movimenti di oltre un miliardo di galassie attraverso 10 miliardi di anni di tempo cosmico, su più di un terzo del cielo: 150 mila immagini ad alta definizione nel visibile e nel vicino infrarosso associate a colori e informazioni spettrali, circa un petabyte di dati da scaricare, da una distanza di circa 1,5 milioni di chilometri. Una mole di dati impressionante che gli scienziati a terra si troveranno a gestire e analizzare.
“Sì, certamente il focus scientifico è qui sulla terra, con il Ground Segment Scientifico di responsabilità italiana, che – sottolinea Negri – ha dato sicuramente grande visibilità al nostro Paese nell’ambito di questa missione. Ci lavorano circa 1.000 scienziati, di cui 200 sono italiani, tanto per rendere l’idea. Sono previsti 9 centri a terra, distribuiti in diversi Paesi. Noi abbiamo lo Science Data Center presso l’ALTEC di Torino dove si pianificano le osservazioni, viene controllata la qualità dei dati per verificare le prestazioni degli strumenti in orbita e si procede alla loro validazione. Step necessari per arrivare all’elaborazione dei dati e all’analisi scientifica finale”. Oltre all’Agenzia spaziale italiana sono coinvolti enti e istituti di ricerca, a partire da Inaf e Infn, e diversi atenei tra cui la Sapienza, Roma Tre, Bologna, Firenze, Milano, Trieste. “Abbiamo chiamato a raccolta il gotha della scienza in Italia per una missione davvero ambiziosa, destinata ad aprire un capitolo importante nella conoscenza del nostro Universo”.
Anche l’industria italiana è protagonista in Euclid. Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), in Italia è primo contraente per la realizzazione del satellite della missione Euclid ed è anche responsabile del suo modulo di servizio nonché a capo di una squadra industriale composta da oltre 120 aziende europee. Tra i principali subcontraenti, Airbus Defense & Space di Tolosa, Francia, è responsabile del Payload Module, comprendente telescopio e banco ottico dove sono alloggiati i sensori dei 2 strumenti VIS e NISP, forniti dal Consorzio Euclid (EC).
L’industria italiana ha avuto una partecipazione importante anche nello sviluppo del payload. L’ATI (Associazione Temporanea d’Imprese), costituita dalla mandataria OHB Italia e dalle mandanti SAB Aerospace e Temis, ha realizzato i sottosistemi a responsabilità italiana per gli strumenti NISP e VIS della missione Euclid. In particolare, per lo strumento NISP sono stati sviluppati in Italia il Detector Processing Unit (DPU) e il Detector Control Unit (DCU) oltre alla ruota porta filtri (Grism Wheel Assembly), un sottosistema molto complesso, mentre per VIS è stato realizzato il Command and Data Processing Unit (CDPU).
TAS Italia ha fornito anche il transponder X-band, mentre gli amplificatori X-band e K-band Traveling Wave Tube (TWTA) sono stati sviluppati da Thales Alenia Space in Belgio. Thales Alenia Space in Spagna ha fornito il sistema di telecomunicazione satellitare. Anche Leonardo partecipa a Euclid con i micropropulsori a gas freddo con i quali l’Esa sarà in grado di controllare l’orientamento della sonda nello spazio con correzioni di direzione di osservazione infinitesimali. Anche le informazioni circa la linea di mira del telescopio proverranno da un sensore Leonardo: specificatamente sviluppato per la missione Euclid, il Fine Guidance Sensor (FGS) è un sensore stellare di altissima accuratezza, montato direttamente sul telescopio, con lo scopo di assicurare allineamento assoluto fra l’asse del telescopio stesso e le stelle di riferimento. Leonardo fornisce infine i pannelli fotovoltaici, che assicureranno l’alimentazione di tutti i sistemi della sonda.
Presso lo stabilimento TAS di Torino in estate sono state completate tutte le attività di integrazione del satellite Euclid che attualmente si trova in Francia, presso gli stabilimenti TAS a Cannes, ultima tappa europea prima della partenza per la Florida in vista del lancio programmato per luglio. “Inizialmente Euclid – spiega Barbara Negri – doveva essere lanciato da Kourou con il razzo russo Soyuz, poi lo scoppio della guerra in Ucraina ha cambiato tutto. Il lancio sarebbe potuto avvenire con il razzo europeo Ariane 6 ma saremmo stati in coda ad altre missioni portando a uno slittamento del lancio a fine 2024 o inizio 2025. A quel punto l’Esa ha trattato con la Nasa per lanciare dalla base di Cape Canaveral con il Falcon 9 di SpaceX”.
“L’Italia – conclude Barbara Negri – è presente in tutte le missioni scientifiche dell’Esa con ruoli da leader. Se guardiamo ad esempio alle missioni per la ricerca di esopianeti – Cheops già in volo, Plato che volerà nel 2026, Ariel che sarà lanciata nel 2029 – l’Italia è leader indiscussa in Europa. Abbiamo realizzato il telescopio per Cheops, stiamo concludendo la consegna dei 26 telescopi per Plato e stiamo lavorando al grande telescopio per Ariel. Siamo leader non solo nell’ottica ma anche nell’elettronica di bordo. Negli anni abbiamo sviluppato e consolidato capacità scientifiche e industriali di livello davvero alto che ci consentono di avere ruoli di primo piano in molte missioni”.
(Luciana Papa)