5 italiani tra i 12 alla base Concordia. Temperature fino a -80°C
Roma, 10 feb. (askanews) – Al via nella base italo-francese Concordia, a 3.300 metri di altitudine nel continente antartico, la 19a campagna invernale del Programma azionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e gestito da ENEA per l’organizzazione e la logistica e dal Cnr per il coordinamento scientifico. Sono 12 gli invernanti selezionati che trascorreranno nove mesi in completo isolamento: 5 italiani del PNRA, 6 francesi dell’Istituto polare Paul Emile Victor (IPEV) e 1 medico tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Durante tutto l’inverno polare, infatti, la stazione non sarà più raggiungibile a causa delle temperature esterne proibitive, che possono scendere fino a -80°C. In questi mesi saranno condotti studi su clima, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera e biomedicina e diverse attività di manutenzione della stazione.
L’inizio del winterover – si legge nella notizia pubblicata sull’ultimo numero del settimanale ENEAinform@ – coincide ogni anno con la chiusura della stazione costiera Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, che serra oggi i battenti per riaprire il prossimo ottobre con l’arrivo del contingente della nuova spedizione estiva. Nel corso dell’attuale campagna sono stati condotti oltre 50 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia, nonostante le difficoltà causate dal ridotto spessore del ghiaccio. I dati raccolti in Antartide saranno poi elaborati e analizzati nei laboratori di diversi enti di ricerca e università italiane. Hanno partecipato alla spedizione 240 ricercatori e tecnici, tra cui 23 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e Vigili del fuoco.
Dopo la chiusura della base Zucchelli, le attività di ricerca proseguono, oltre che a Concordia, anche a bordo della nave Laura Bassi, impegnata nella seconda campagna oceanografica nel Mare di Ross con studi dedicati alla geofisica e rilievi idrografici, in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina Militare, incentrati sulla mappatura dei fondali marini e la realizzazione di carte per la sicurezza della navigazione. La rompighiaccio italiana, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), si è resa protagonista nei giorni scorsi di un record mondiale toccando il punto più a sud dell’emisfero raggiungibile via nave. Le condizioni del mare, straordinariamente libero dai ghiacci, hanno consentito ai ricercatori di effettuare importanti analisi, profilature e attività di pesca scientifica. La Laura Bassi rientrerà al porto di Lyttelton in Nuova Zelanda i primi di marzo, mentre il rientro in Italia è atteso per la seconda metà di aprile.
A novembre, la 38a spedizione ha fatto da cornice al primo atterraggio di prova del C-130J della 46a Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare sull’unica aviopista del continente antartico realizzata su morena. L’infrastruttura, progettata e realizzata da ENEA e Aeronautica Militare, sarà messa in esercizio effettivo il prossimo anno. La 38a spedizione estiva ha segnato anche la conclusione della seconda campagna di perforazione del progetto europeo Beyond EPICA – Oldest Ice, una sfida senza precedenti che mira a studiare il clima fino a un milione e mezzo di anni fa, ricercando nel ghiaccio antartico l’evoluzione delle temperature e della concentrazione dei gas serra sulla Terra. Durante la campagna è stata ultimata l’installazione del complesso sistema di perforazione della calotta polare che ha permesso di raggiungere la profondità di oltre 800 metri. Nella squadra del progetto, coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr, partecipano per l’Italia anche l’Università Ca’ Foscari e l’ENEA, incaricata, insieme all’IPEV, del modulo di lavoro relativo alla logistica.
“Siamo molto soddisfatti per l’esito della 38a spedizione, che ha segnato una serie di successi per la ricerca italiana in Antartide, nonostante imprevisti e difficoltà”, commenta Elena Campana, responsabile Unità tecnica Antartide dell’ENEA. “L’impossibilità di atterrare in prossimità delle Stazione Mario Zucchelli, a causa del ridotto spessore del ghiaccio marino, ci ha costretto a riprogrammare buona parte delle attività della campagna, ma al tempo stesso ha accelerato il primo atterraggio sulla pista semi-preparata su morena, per la quale ENEA lavorava da anni insieme all’Aeronautica Militare e in collaborazione con i Vigili del Fuoco. Una pista destinata a diventare in Antartide un hub internazionale al servizio della ricerca scientifica, non solo italiana”.