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Tag: Sanremo 2023

Il karaoke torna di moda anche in videogame: Let’s Sing 2025

Il karaoke torna di moda anche in videogame: Let’s Sing 2025Milano, 6 nov. (askanews) – Il karaoke è tornato di moda, dopo il boom degli anni Novanta e allarga ulteriormente le proprie frontiere con un nuovo videogame: è stato lanciato “Let’s Sing 2025”, titolo che ambisce a “portare il karaoke a un livello superiore, direttamente nel salotto di casa”. Per far cantare i grandi successi musicali insieme ai propri amici e familiari, dai pezzi più recenti fino ai grandi classici. Ricca di una vasta gamma di successi, l’ultima edizione di questa serie karaoke, presenta i brani più famosi delle star internazionali del momento: Benson Boone, Ariana Grande, Billie Eilish, OneRepublic e Jung Kook, oltre a Justin Bieber ed Ed Sheeran.


“Let’s Sing 2025” include una serie di modalità di gruppo, comandi intuitivi e supporta un massimo di quattro giocatori; è inoltre possibile collegare fino a quattro smartphone e trasformarli in microfoni con la Companion app. Il gioco è stato rinnovato con feature e miglioramenti in diverse categorie, per coloro che poi desiderano ampliare la propria library di canzoni, il nuovo VIP Pass consente di espandere il catalogo musicale di oltre 150 brani. Ogni copia del gioco include un mese di VIP Pass, che sale a quattro mesi con la Gold Edition e a tredici mesi con la Platinum Edition. “Let’s Sing 2025” è disponibile ora su Nintendo Switch, PlayStation4, PlayStation5, Xbox One e Xbox Series X-S.

Scomparsa Mara Favro, ex compagno: era una mamma fantastica

Scomparsa Mara Favro, ex compagno: era una mamma fantasticaRoma, 6 nov. (askanews) – “Purtroppo non abbiamo molte speranze che Mara sia viva. Era una persona mite, bravissima, di cuore. Una di quelle classiche persone che non farebbero del male a una mosca. Rispettosa dei sentimenti altrui. Era una mamma fantastica che aveva trovato nella vita di nostra figlia un riferimento che la guidava. C’era un legame fortissimo con nostra figlia dalla quale assolutamente non si sarebbe mai allontanata”. Lo ha dichiarato l’ex compagno di Mara Favro, la donna scomparsa nel marzo scorso a Chiomonte in Val di Susa. L’uomo è stato intervistato dalla trasmissione “Ore 14” di Milo Infante, in onda su Rai 2. Oggi è il terzo giorno di ricerche serrate in una zona tra Susa e Chiomonte, dove la donna è stata vista per l’ultima volta. Stanno operando carabinieri, unità cinofile, vigili del fuoco e del soccorso acquatico con droni e gommoni. Si cerca nelle otto gallerie dell’area scavate durante la seconda guerra mondiale, di cui una allagata.


“Noi ci siamo allarmati – ha continuato – quando mia figlia la mattina ha cercato di telefonare alla madre senza risposta. Siamo andati a casa, abbiamo suonato, abbiamo cercato, abbiamo visto la macchina sotto casa ed effettivamente abbiamo avuto subito una brutta percezione”. “Abbiamo sempre fiducia e speranza che le sue spoglie, almeno un frammento del suo povero corpo, possano essere riconsegnate a noi, alla sua famiglia, e che piano piano potremmo parlare con nostra figlia, spiegarle che la mamma è volata in cielo e ricominciare a vivere da questo punto. Speriamo anche di avere giustizia per questa povera donna e che i carnefici abbiano la pena che meritano”.


Per quanto riguarda le indagini “era auspicabile un intervento più repentino, anche le acquisizioni delle informazioni, dei filmati delle telecamere, dovevano essere fatte in maniera molto più celere. Purtroppo, come mi hanno più volte ribadito i carabinieri della stazione di Susa, visto che la denuncia era stata formalizzata come allontanamento volontario, non era stata fatta richiesta attraverso la Procura dell’acquisizione di queste informazioni”.

Al via a Napoli “Women for Women against Violence – Camomilla Award”

Al via a Napoli “Women for Women against Violence – Camomilla Award”Roma, 6 nov. (askanews) – L’auditorium della sede Rai di Napoli ospiterà il 7 novembre la IX edizione di “Women for Women against Violence – Camomilla Award”, una kermesse straordinaria, ideata, prodotta e organizzata da Donatella Gimigliano, Presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas, e dedicata ai due killer delle donne, la violenza di genere e il tumore al seno. Donne unite per le donne anche per ricordare che ogni anno in Italia oltre 100 donne vengono uccise da uomini che, quasi sempre, sostengono di amarle, e per inoltre ricordare che il tumore al seno, nel nostro Paese, è il big killer più letale e più frequente del genere femminile e principale causa di mortalità oncologica (12 mila all’anno).


Il programma sarà presentato da Arianna Ciampoli e Beppe Convertini, con la collaborazione di Cinzia Profita, per la regia di Antonio Centomani ospiterà le testimonianze di Rosanna Banfi, Cristina Donadio, Nicolò Maja (orfano del femminicidio), Nadia Accetti. “Camomilla Award”, premio firmato dal maestro orafo Michele Affidato che s’ispira alle virtù terapeutiche della pianta che aiuta quelle malate a guarire, ed è simbolo di solidarietà, a Carmela Pace, Presidente dell’Unicef, Rosario Valastro, Presidente Croce Rossa, a Simona Sala, Direttrice Radio Rai Due, allo Chef Gennaro Esposito, il giornalista Giuseppe Brindisi, il regista Giuseppe Nuzzo (per il corto “La scelta” di Cristina Donadio), la conduttrice tv Emanuela Folliero, l’attivista, scrittrice e opinionista Vladimir Luxuria, la modella Barbara Capponi, la fotografa Tiziana Luxardo, firma della Mostra fotografica “Women for Women against Violence”, la kosovara Adelina Trshana studentessa della World House di Rondine – Cittadella della Pace, e Antonio Liotti di Leonardo spa. Il tutto con momenti di spettacolo con i I Gemelli di Guidonia, la giovane cantante STE, gli straordinari dancers Antonio Fini & Abby Silva Gavezzoli e la violinista elettrica dall’archetto luminoso, Elsa Martignoni.


Tra le personalità che saranno presenti alla kermesse Francesco Schittulli (Presidente Lega Italiana Lotta contro i Tumori), Carla Caiazzo (Presidente di Io rido ancora), Valentina Pitzalis (Testionial di FarexBene), lo chef Sal De Riso, Carolina Marconi e Leonardo Massa (Vice President Southern Europe della Divisione Crociere del Gruppo MSC).

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette sulla carta Musk

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette sulla carta MuskRoma, 6 nov. (askanews) – Era il candidato politicamente più vicino, ma anche il presidente da cui potrebbero venire più problemi. All’indomani della vittoria di Donald Trump, Giorgia Meloni si congratula su X per l’elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti, ma senza che dal suo messaggio traspaia particolare entusiasmo. Anzi, è cauta per ora la premier, racconta chi ha avuto modo di parlarle.


La vittoria – almeno nelle dimensioni – non era attesa, visti i sondaggi che prevedevano un testa a testa tra il tycoon e Kamala Harris. Per questo Meloni, pur ribadendo sempre la sua vicinanza ai Repubblicani, nei mesi scorsi non aveva mai preso una posizione netta in favore di Trump, anche per non guastare l’ottimo rapporto instaurato con Joe Biden. “A nome mio e del governo italiano – ha scritto questa mattina su X – le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”. Parole da “protocollo”, ammette un parlamentare di Fdi. Del resto, spiega un collega di partito, “con Harris ci sarebbe stata una continuità sui principali temi, non ci sarebbero state sorprese, con Trump ci sono delle incognite che dovranno essere valutate”. In particolare a preoccupare è la posizione sulla guerra in Ucraina, con un possibile (se non probabile) disimpegno Usa nel contrasto alla Russia, e l’annunciato rafforzamento della politica sui dazi, che colpirebbe l’export italiano sia direttamente che indirettamente, visto il riflesso negativo che il protezionismo avrebbe sulla Germania, nostro principale mercato di sbocco (il secondo sono proprio gli States). Rischiano di essere “dazi amari”, ha scherzato Giorgio Mulè di Forza Italia, che però confida nel “pragmatismo” di Trump. Una linea in cui crede anche un ministro. “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni i programmi stabiliti cambieranno di molto”.


Adesso la premier punterà a stringere un rapporto con la nuova amministrazione, magari proponendosi come ‘mediatrice’ nei rapporti con l’Ue. Intanto ha inviato al comitato Trump in Florida Andrea Di Giuseppe, deputato Fdi eletto in America, “link” con lo staff del miliardario. Ma soprattutto punterà sul rapporto privilegiato con Elon Musk, che avrà un ruolo di rilievo nella prossima amministrazione. Lei e il proprietario di X e Tesla – che ha anche interessi economici in Italia – si stimano: lui le aveva fatto visita a Palazzo Chigi nel giugno dello scorso anno, poi a dicembre era stato invitato ad Atreju, la festa dei giovani Fdi, e appena lo scorso 24 settembre la premier lo aveva scelto per farsi consegnare il “Global Citizen Award” dell’Atlantic Council a New York e il miliardario l’aveva elogiata: “Ha fatto un lavoro incredibile come premier”. Il tema dei rapporti con gli Usa sarà giocoforza al centro del doppio summit europeo in programma domani e venerdì a Budapest. I leader saranno ospiti di Viktor Orban, unico vero sostenitore di Trump nel Consiglio europeo e spina nel fianco dei 27 su molte questioni, a partire dall’Ucraina. “E’ una vittoria straordinaria, forse il più grande recupero e della più grande lotta nella storia politica occidentale”, ha commentato il premier ungherese. Che proprio su Trump punta per ‘scardinare’ gli equilibri europei con i suoi Patriots, di cui fa parte anche Matteo Salvini, oggi in versione “ultrà” Maga. Un piano che potrebbe creare problemi a Meloni, sia nella politica continentale che in quella interna.

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette su carta Musk

Meloni cauta, si congratula con Trump e scommette su carta MuskRoma, 6 nov. (askanews) – Era il candidato politicamente più vicino, ma anche il presidente da cui potrebbero venire più problemi. All’indomani della vittoria di Donald Trump, Giorgia Meloni si congratula su X per l’elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti, ma senza che dal suo messaggio traspaia particolare entusiasmo. Anzi, è cauta per ora la premier, racconta chi ha avuto modo di parlarle.


La vittoria – almeno nelle dimensioni – non era attesa, visti i sondaggi che prevedevano un testa a testa tra il tycoon e Kamala Harris. Per questo Meloni, pur ribadendo sempre la sua vicinanza ai Repubblicani, nei mesi scorsi non aveva mai preso una posizione netta in favore di Trump, anche per non guastare l’ottimo rapporto instaurato con Joe Biden. “A nome mio e del governo italiano – ha scritto questa mattina su X – le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”. Parole da “protocollo”, ammette un parlamentare di Fdi. Del resto, spiega un collega di partito, “con Harris ci sarebbe stata una continuità sui principali temi, non ci sarebbero state sorprese, con Trump ci sono delle incognite che dovranno essere valutate”. In particolare a preoccupare è la posizione sulla guerra in Ucraina, con un possibile (se non probabile) disimpegno Usa nel contrasto alla Russia, e l’annunciato rafforzamento della politica sui dazi, che colpirebbe l’export italiano sia direttamente che indirettamente, visto il riflesso negativo che il protezionismo avrebbe sulla Germania, nostro principale mercato di sbocco (il secondo sono proprio gli States). Rischiano di essere “dazi amari”, ha scherzato Giorgio Mulè di Forza Italia, che però confida nel “pragmatismo” di Trump. Una linea in cui crede anche un ministro. “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni i programmi stabiliti cambieranno di molto”.


Adesso la premier punterà a stringere un rapporto con la nuova amministrazione, magari proponendosi come ‘mediatrice’ nei rapporti con l’Ue. Intanto ha inviato al comitato Trump in Florida Andrea Di Giuseppe, deputato Fdi eletto in America, “link” con lo staff del miliardario. Ma soprattutto punterà sul rapporto privilegiato con Elon Musk, che avrà un ruolo di rilievo nella prossima amministrazione. Lei e il proprietario di X e Tesla – che ha anche interessi economici in Italia – si stimano: lui le aveva fatto visita a Palazzo Chigi nel giugno dello scorso anno, poi a dicembre era stato invitato ad Atreju, la festa dei giovani Fdi, e appena lo scorso 24 settembre la premier lo aveva scelto per farsi consegnare il “Global Citizen Award” dell’Atlantic Council a New York e il miliardario l’aveva elogiata: “Ha fatto un lavoro incredibile come premier”. Il tema dei rapporti con gli Usa sarà giocoforza al centro del doppio summit europeo in programma giovedì e venerdì a Budapest. I leader saranno ospiti di Viktor Orban, unico vero sostenitore di Trump nel Consiglio europeo e spina nel fianco dei 27 su molte questioni, a partire dall’Ucraina. “E’ una vittoria straordinaria, forse il più grande recupero e della più grande lotta nella storia politica occidentale”, ha commentato il premier ungherese. Che proprio su Trump punta per ‘scardinare’ gli equilibri europei con i suoi Patriots, di cui fa parte anche Matteo Salvini, in versione “ultrà” Maga. Un piano che potrebbe creare problemi a Meloni, sia nella politica continentale che in quella interna.

Ast Terni, Schlein: Partito Democratico al fianco dei lavoratori

Ast Terni, Schlein: Partito Democratico al fianco dei lavoratoriRoma, 6 nov. (askanews) – “Oggi pomeriggio assieme alle lavoratrici e ai lavoratori del polo chimico e delle acciaierie di Terni, che con il loro indotto valgono quasi il 20% del Pil dell’Umbria. Grazie a questi lavoratori e ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali per la tenacia con cui tengono il punto per preservare i loro posti di lavoro e la vocazione industriale di questo territorio, che va salvaguardata: il Partito Democratico è al loro fianco”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine di un’iniziativa elettorale in Umbria in vista delle regionali.


“Da anni queste realtà soffrono una profonda crisi e la completa mancanza di un piano industriale del governo Meloni acuisce questa situazione, così come risentono dei costi dell’energia che in Italia sono i più cari d’Europa. Serve un impegno locale, nazionale ed europeo per evitare la desertificazione industriale e accompagnare queste aziende nella transizione energetica. Il Pd è a disposizione di questi lavoratori e incalzeremo la destra al governo perché questo territorio non sia lasciato solo”, ha aggiunto.

Sicurezza, nuova sede della Polfer nella stazione di Milano Cadorna

Sicurezza, nuova sede della Polfer nella stazione di Milano CadornaMilano, 6 nov. (askanews) – “L’apertura dei nuovi locali della Polfer di Cadorna rappresenta un segnale tangibile di attenzione verso i viaggiatori, una risposta concreta alle esigenze di sicurezza di tutti coloro che transitano quotidianamente in questa importante stazione ferroviaria milanese”. Così il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, questa mattina all’inaugurazione della nuova sede del presidio Polfer di stazione di Milano Cadorna in Piazzale Cadorna, alla quale hanno partecipato anche gli assessori regionali Romano La Russa (Sicurezza e Protezione civile), Franco Lucente (Trasporti e Mobilità sostenibile) e Claudia Maria Terzi (Infrastrutture e Opere pubbliche). Presenti anche il presidente Ferrovienord, Fulvio Caradonna, il dirigente del Compartimento Polizia Ferroviaria per la Lombardia, Filippo Ferri, il direttore centrale delle Specialità, Renato Cortese, il questore di Milano, Bruno Megale e il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno, Nicola Molteni.


“Con questa nuova sede – ha aggiunto il presidente Fontana – si rinnova l’impegno a migliorare costantemente i servizi di vigilanza e assistenza. Le sfide sono molte ma grazie anche alla collaborazione istituzionale abbiamo la forza e la determinazione necessarie per affrontarle, convinti che solo con il lavoro di squadra e con una visione comune possiamo raggiungere risultati per i cittadini”. “Vorrei dedicare un ringraziamento speciale – ha concluso – a tutti gli agenti della Polfer che quotidianamente si adoperano per garantire la sicurezza nelle stazioni e a bordo dei treni. Mi auguro, infine, che questo nuovo presidio diventi un punto di riferimento per la sicurezza e un luogo sicuro di accoglienza per tutti coloro che ne avranno bisogno”. “Finalmente una nuova sede della Polizia Ferroviaria – ha commentato l’assessore La Russa – per presidiare un luogo particolarmente sensibile qual è la stazione di Milano Cadorna. Questo porterà sicuramente una maggiore percezione di sicurezza per tutti i viaggiatori e i cittadini”.


“Si tratta di una giornata importante – ha dichiarato l’assessore Lucente – perché nel cuore di Milano è nato un nuovo punto di riferimento per la sicurezza, utile a trasmette quel senso di tranquillità che tutte le stazioni dovrebbero avere. Questa inaugurazione dimostra, ancora una volta, quanto sia fondamentale la sinergia tra i diversi enti”. “Oggi c’è un luogo nuovo – ha affermato l’assessore Terzi – a disposizione della Polizia Ferroviaria che darà maggiore senso di sicurezza a chi frequenta la stazione Cadorna e più visibilità alla presenza degli agenti. E mi riferisco non solo ai cittadini e ai pendolari ma anche al personale viaggiante, che merita grande tutela per il lavoro che svolge”.

Schlein: chi festeggia la vittoria di Trump se ne pentirà

Schlein: chi festeggia la vittoria di Trump se ne pentiràMilano, 6 nov. (askanews) – La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti “è una brutta notizia per l’Europa e una brutta notizia per l’Italia. Non solo perché anche in questi ultimi giorni ha dichiarato di nuovo la sua ostilità verso l’Unione europea, ma anche per quello che ne conseguirà in termini di politiche economiche”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, rispondendo ai giornalisti nel corso di una sua visita a Terni.


“Chi oggi lo festeggia per ragioni di bandiera – ha aggiunto Schlein – smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno le imprese e in lavoratori in Europa e anche qui nel nostro Paese”. “Chiaramente – ha osservato – prima che questo accada serve uno slancio forte dell’Unione europea, in modo coeso, in modo unito, che rimetta al centro una politica di investimenti comuni come è stata quello del Next generation Eu, in grado di generare una vera politica industriale europea che possa migliorare le condizioni di vita, di lavoro e i salari delle persone, che possa guidare l’innovazione e anche la conversione ecologica perché chi ha vinto negli Stati Uniti nega apertamente l’emergenza climatica che sta colpendo molto duramente l’Europa. Lo abbiamo visto anche in queste settimane”.


“Noi speravamo che andasse in un altro modo – ha continuato la segretaria del Pd – perché non ci riconosciamo né mai ci riconosceremo in una idea di società dove i miliardari che ieri festeggiavano chiusi in una stanza con Trump si ergono a paladini del ceto medio che si è impoverito quando sono loro stessi quelli che si sono arricchiti sfruttando il lavoro in un modello economico sbagliato e da cambiare ed hanno usato il loro potere mediatico ed economico per fare promesse che poi come già è accaduto non saranno in grado di mantenere. Noi continuiamo ostinatamente a costruire un’alternativa a questa idea di società qui in Italia. Devo dire – ha aggiunto – che quello che vediamo non è molto diverso da quello che già stiamo vedendo con l’estrema destra al governo in questo Paese che prometteva di abbattere le accise, invece le alzerà, che prometteva di fare i blocchi navali invece butta 800 milioni degli italiani per deportare otto persone alla volta per poi doverle anche riportare indietro e intanto taglia la sanità pubblica mentre la gente anche qui in Umbria non riesce più a curarsi e intanto blocca il salario minimo in un Paese che ha i salari più bassi d’Europa”.

Trump dà fiato a “Mega” di Orban, Ue rischia divisioni a Budapest

Trump dà fiato a “Mega” di Orban, Ue rischia divisioni a BudapestBudapest, 6 nov. (askanews) – Le inquietudini si erano manifestate sin da quando, mesi fa, il primo ministro ungherese Viktor Orban, detenendo il suo paese la presidenza di turno dell’Ue, aveva deciso di fissare la riunione della Comunità politica europea subito dopo le elezioni Usa, come a rendere esplicito che le sorti del Continente dipendono dalle oscillazioni della politica americana. Ma ora, con la netta vittoria di Donald Trump, il rischio che il format pensato “per affrontare questioni di interesse comune e rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo” possa trasformarsi nel palcoscenico di profonde divisioni geostrategiche, appare praticamente una certezza. Una scommessa vinta, quella di Orban, da sempre fervido sostenitore di Trump e da sempre voce critica, se non vera e propria spina nel fianco, delle istituzioni europee. Tanto da attirarsi la definizione di “cavallo di Troia” di Vladimir Putin in Europa.


La quinta riunione della Comunità politica europea, piattaforma voluta dal presidente francese Emmanuel Macron all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, si svolgerà giovedì alla Puskas Arena di Budapest, a cui seguirà, il giorno successivo, un Consiglio europeo informale dal quale si attende un “Nuovo patto europeo per la competitività” sulla base dei rapporti redatti dagli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi. Al summit sono invitati 47 capi di Stato e di governo dei Ventisette e dei loro vicini, dalla Turchia, all’Ucraina, al Regno Unito (escluse Russia e Bielorussia). Unico assente ‘giustificato’, il premier spagnolo Pedro Sanchez, alle prese con il post alluvione nella Generalitat di Valencia. Le istituzioni Ue saranno rappresentate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrell.


Se la precedente amministrazione Trump aveva destabilizzato non poco le relazioni politiche ed economiche transatlantiche, con i dazi imposti ad alcuni prodotti europei, lo spostamento dell’attenzione Usa verso il contenimento strategico della Cina, il disappunto mostrato verso i Paesi Ue che spendono poco per la difesa e non contribuiscono come potrebbero alla Nato, è sulla guerra in Ucraina che le divisioni tra Europa e Usa, e all’interno della stessa Ue, potrebbero assumere dimensioni rilevanti, avendo Trump promesso in campagna elettorale di porre fine alla guerra “entro 24 ore” dall’elezione, cosa che lascerebbe presagire un repentino disimpegno statunitense nei confronti di Kiev. Non è un caso se stamane Orban (il quale aveva declinato, come slogan per il semestre di presidenza ungherese dell’Ue, il “Make America Great Again” di Trump in “Make Europe Great Again”) si è affrettato a dichiarare che la vittoria di Trump solleva la questione se l’Europa può continuare ad aiutare l’Ucraina da sola. “Per noi leader europei – ha sottolineato Orban al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi a Bishkek – la questione è se l’Europa da sola sia in grado di mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina che c’è stato finora. Ne dubito fortemente, quindi sarà necessaria una nuova strategia europea”.


Per scongiurare una fase di tensione con gli Usa e all’interno della stessa Ue, la presidente della Commissione Von der Leyen, congratulandosi con Trump, ha sottolineato che “Unione europea e Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Questo legame è profondo, radicato nella nostra storia comune, nell’impegno per la libertà e la democrazia e negli obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. Lavoriamo insieme – è stato l’invito di Von der Leyen a Trump – a un partnerariato transatlantico che continui a dare risultati per i nostri cittadini”. Stessa preoccupazione deve aver colto il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, i quali, a risultati non ancora definitivi, hanno avuto un colloquio nel quale hanno concordato di “lavorare per un’Europa più unita, più forte e più sovrana. Lavoreremo – ha assicurato Macron su X – per un’Europa più unita, più forte e più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti e difendendo i nostri interessi e i nostri valori”.


Tornando alla riunione della Comunità politica europea, giovedì alle 10 è previsto l’arrivo delle delegazioni. Attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale con Trump, oltre a diverse affinità di carattere politico, ha in comune il fatto di avere un rapporto privilegiato con Elon Musk, primo sponsor del candidato repubblicano, che l’anno scorso fu ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi fu addirittura ospite d’eccezione ad Atreju, la festa nazionale di Fdi. La riunione della Comunità politica europea entrerà dunque nel vivo con una sessione plenaria sulle sfide alla sicurezza, seguita da quattro sessioni di discussione su migrazione sicurezza economica. I presidenti di ciascuna tavola rotonda riferiranno sulle discussioni nella seconda sessione plenaria, prevista nel primo pomeriggio. Intorno alle 17,30 la conferenza stampa del primo ministro ungherese Viktor Orban e del primo ministro dell’Albania Edi Rama, il cui Paese ospiterà la prossima riunione della Cpe. Poi, giovedì sera, i leader europei si incontreranno di nuovo per una cena informale al Parlamento ungherese, dove si discuterà proprio dei risultati delle presidenziali Usa. E già qualcuno teme che Orban possa sfruttare l’occasione per una nuova provocazione contro l’Ue, magari un video collegamento con Trump.

Trump rinforza la “Mega” di Orban, l’Ue rischia divisioni a Budapest

Trump rinforza la “Mega” di Orban, l’Ue rischia divisioni a BudapestBudapest, 6 nov. (askanews) – Le inquietudini si erano manifestate sin da quando, mesi fa, il primo ministro ungherese Viktor Orban, detenendo il suo paese la presidenza di turno dell’Ue, aveva deciso di fissare la riunione della Comunità politica europea subito dopo le elezioni Usa, come a rendere esplicito che le sorti del Continente dipendono dalle oscillazioni della politica americana. Ma ora, con la netta vittoria di Donald Trump, il rischio che il format pensato “per affrontare questioni di interesse comune e rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo” possa trasformarsi nel palcoscenico di profonde divisioni geostrategiche, appare praticamente una certezza. Una scommessa vinta, quella di Orban, da sempre fervido sostenitore di Trump e da sempre voce critica, se non vera e propria spina nel fianco, delle istituzioni europee. Tanto da attirarsi la definizione di “cavallo di Troia” di Vladimir Putin in Europa.


La quinta riunione della Comunità politica europea, piattaforma voluta dal presidente francese Emmanuel Macron all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, si svolgerà domani alla Puskas Arena di Budapest, a cui seguirà, il giorno successivo, un Consiglio europeo informale dal quale si attende un “Nuovo patto europeo per la competitività” sulla base dei rapporti redatti dagli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi. Al summit sono invitati 47 capi di Stato e di governo dei Ventisette e dei loro vicini, dalla Turchia, all’Ucraina, al Regno Unito (escluse Russia e Bielorussia). Unico assente ‘giustificato’, il premier spagnolo Pedro Sanchez, alle prese con il post alluvione nella Generalitat di Valencia. Le istituzioni Ue saranno rappresentate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dall’Alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrell.


Se la precedente amministrazione Trump aveva destabilizzato non poco le relazioni politiche ed economiche transatlantiche, con i dazi imposti ad alcuni prodotti europei, lo spostamento dell’attenzione Usa verso il contenimento strategico della Cina, il disappunto mostrato verso i Paesi Ue che spendono poco per la difesa e non contribuiscono come potrebbero alla Nato, è sulla guerra in Ucraina che le divisioni tra Europa e Usa, e all’interno della stessa Ue, potrebbero assumere dimensioni rilevanti, avendo Trump promesso in campagna elettorale di porre fine alla guerra “entro 24 ore” dall’elezione, cosa che lascerebbe presagire un repentino disimpegno statunitense nei confronti di Kiev. Non è un caso se stamane Orban (il quale aveva declinato, come slogan per il semestre di presidenza ungherese dell’Ue, il “Make America Great Again” di Trump in “Make Europe Great Again”) si è affrettato a dichiarare che la vittoria di Trump solleva la questione se l’Europa può continuare ad aiutare l’Ucraina da sola. “Per noi leader europei – ha sottolineato Orban al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi a Bishkek – la questione è se l’Europa da sola sia in grado di mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina che c’è stato finora. Ne dubito fortemente, quindi sarà necessaria una nuova strategia europea”.


Per scongiurare una fase di tensione con gli Usa e all’interno della stessa Ue, la presidente della Commissione Von der Leyen, congratulandosi con Trump, ha sottolineato che “Unione europea e Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Questo legame è profondo, radicato nella nostra storia comune, nell’impegno per la libertà e la democrazia e negli obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. Lavoriamo insieme – è stato l’invito di Von der Leyen a Trump – a un partnerariato transatlantico che continui a dare risultati per i nostri cittadini”. Stessa preoccupazione deve aver colto il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, i quali, a risultati non ancora definitivi, hanno avuto un colloquio nel quale hanno concordato di “lavorare per un’Europa più unita, più forte e più sovrana. Lavoreremo – ha assicurato Macron su X – per un’Europa più unita, più forte e più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti e difendendo i nostri interessi e i nostri valori”.


Tornando alla riunione della Comunità politica europea, domani alle 10 è previsto l’arrivo delle delegazioni. Attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale con Trump, oltre a diverse affinità di carattere politico, ha in comune il fatto di avere un rapporto privilegiato con Elon Musk, primo sponsor del candidato repubblicano, che l’anno scorso fu ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi fu addirittura ospite d’eccezione ad Atreju, la festa nazionale di Fdi. La riunione della Comunità politica europea entrerà dunque nel vivo con una sessione plenaria sulle sfide alla sicurezza, seguita da quattro sessioni di discussione su migrazione sicurezza economica. I presidenti di ciascuna tavola rotonda riferiranno sulle discussioni nella seconda sessione plenaria, prevista nel primo pomeriggio. Intorno alle 17,30 la conferenza stampa del primo ministro ungherese Viktor Orban e del primo ministro dell’Albania Edi Rama, il cui Paese ospiterà la prossima riunione della Cpe. Poi, domani sera, i leader europei si incontreranno di nuovo per una cena informale al Parlamento ungherese, dove si discuterà proprio dei risultati delle presidenziali Usa. E già qualcuno teme che Orban possa sfruttare l’occasione per una nuova provocazione contro l’Ue, magari un video collegamento con Trump.