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Tag: Sanremo 2023

Tv, arriva su Rai3 “Il Re di Napoli”, il docufilm su Mario Merola

Tv, arriva su Rai3 “Il Re di Napoli”, il docufilm su Mario MerolaRoma, 21 gen. (askanews) – Arriva in prima serata su Rai3, martedì 4 febbraio alle 21.20, “Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola”, di Massimo Ferrari, scritto dallo stesso regista con Luciano Stella. Liberamente ispirato all’opera letteraria “Napoli solo andata… Il mio lungo viaggio” di Mario Merola con Geo Nocchetti, edito da Sperling and Kupfer e Rai Eri, è prodotto da Big Sur in collaborazione con Rai Documentari in collaborazione con Mad Entertainment. Il docufilm era stato presentato alla Festa del cinema di Roma.


La storia del “Re di Napoli” Mario Merola attraverso le testimonianze, gli archivi e i racconti di chi gli era più vicino e di chi lo ricorda. Icona di un genere tradizionale reso popolare grazie ai numerosi film interpretati negli anni ’70 e ’80, Mario Merola è un figlio del popolo che, grazie al suo talento e la sua peculiare personalità, è diventato simbolo della città di Napoli portando la canzone e la cultura napoletana in tutto il mondo. “Mario Merola è stato un grande artista e un grande personaggio, tale che per raccontarlo bisogna innanzitutto entrare nel suo mondo, in ciò che ha rappresentato e rappresenta per un intero popolo, che ha il suo cuore a Napoli ma che è disseminato in molte parti del mondo, dagli Stati Uniti all’Australia. È il re della sceneggiata, colui che ha fatto rinascere un genere nato nei primi anni del Novecento e lo ha portato a vette di popolarità impensabili. Il cuore del documentario viaggia tra archivi ed interviste, racconti memorabili e video inediti, insieme alle riprese dei luoghi della città di Napoli che più possono raccontarci la biografia di Merola e dunque la sua formazione: il porto, la zona delle “Case Nuove”, Piazza Mercato, la casa di Portici, la sua famosa cucina in cui ancora figli e nipoti preparano ‘gli spaghetti alla Merola’” ha detto il regista.

Stefano Cigarini nuovo divisional director Merlin per Gardaland e ad resort

Stefano Cigarini nuovo divisional director Merlin per Gardaland e ad resortRoma, 21 gen. (askanews) – Stefano Cigarini entrerà a far parte di Merlin Entertainments dal 1° marzo 2025 in qualità di Divisional Director Merlin per Gardaland ricoprendo anche il ruolo di Amministratore Delegato del Resort. Cigarini, informa una nota, porta con sé una vasta esperienza come Amministratore Delegato del parco Cinecittà World e Senior Vice President Entertainment and Events di Ferrari, alla guida di eventi mondiali, esperienze di marca, parchi a tema e musei della casa italiana di auto sportive di lusso.


In precedenza, Stefano Cigarini ha diretto e sviluppato parchi di divertimento in Italia, Europa, Emirati Arabi, Russia e operato come Direttore Marketing per Universal Studios e Sony BMG Music Company prima di assumere nel 2001 il ruolo di Amministratore Delegato di Cinecittà Entertainment, la società di sviluppo degli storici Studios cinematografici e televisivi di Roma. Nel 2008 Cigarini è diventato Amministratore Delegato di Zoomarine e nel 2011 ha assunto lo stesso ruolo a MagicLand. Nel 2016 è approdato a Cinecittà World, rilanciandolo con successo tanto da farlo diventare il quarto parco divertimenti italiano. Cigarini è un leader stimato nel business dell’entertainment e dei parchi tematici e porta a Gardaland Resort un’esperienza di grande valore.


Ha conseguito una laurea in Musica e Spettacolo presso l’Università di Bologna ed un Master in Marketing e Comunicazione presso Mediaset. “Siamo felici di dare il benvenuto a Stefano nel nostro team, in occasione del 50° anniversario del parco, certi che il suo contributo sarà prezioso, e ringraziamo Sabrina de Carvalho per gli ottimi risultati come AD di Gardaland augurandole ulteriori successi nel suo nuovo ruolo come Regional Managing Director UK nel gruppo Merlin” conclude la nota.

Prosciutto Veneto Dop: in 2024 cosce destinate a filiera +8,33%

Prosciutto Veneto Dop: in 2024 cosce destinate a filiera +8,33%Roma, 21 gen. (askanews) – Nonostante il comparto della trasformazione delle carni suine stia vivendo da oltre un biennio uno dei periodi più drammatici mai visti, il numero delle cosce fresche destinate alla filiera tutelata del Prosciutto Veneto DOP ha fatto segnare nel 2024 una crescita dell’8,33%. Un risultato, spiega in una nota il Consorzio, ottenuto con l’attività di sole 6 aziende sulle 10 iscritte al Consorzio a gennaio 2024.


La situazione vede una scarsità consolidata di suini destinati alla DOP con conseguenti prezzi stabilizzati “a livelli mai visti”. Il tutto aggravato dalla presenza della PSA in alcune aree della Lombardia che incide ulteriormente sulla disponibilità di materia prima. “Contemporaneamente – spiega il Consorzio in una nota – la dinamica inflattiva ha eroso in modo significativo la capacità di spesa dei consumatori che spesso sono strati costretti a scelte merceologiche più commerciali”. L’anno appena trascorso ha visto la chiusura definitiva di uno dei dieci prosciuttifici, lo stato di stand-by nella produzione tutelata, per motivi strategico commerciali, di altri due e alcuni cambi negli assetti societari di qualche azienda associata, finalizzati a ricapitalizzazione per un più efficace rilancio produttivo.


E tornerà anche nel 2025, “Prosciutto Veneto DOP in Festa” (14-25 maggio), l’evento trainante per la promozione del prodotto.

Cinema, “Una barca in giardino” di Laguionie in sala dal 13 febbraio

Cinema, “Una barca in giardino” di Laguionie in sala dal 13 febbraioRoma, 21 gen. (askanews) – “Una barca in giardino” di Jean-Francois Laguionie arriverà nelle sale italiane dal 13 febbraio distribuito da Trent Film.


Il maestro dell’animazione francese, già acclamato regista di “La tela animata”, “Le stagioni di Louise” e “Il viaggio del principe”, ha realizzato una nuova opera animata che esplora con delicatezza i temi dell’infanzia e della crescita, accompagnando gli spettatori in un viaggio intimo e poetico attraverso gli occhi di un bambino affascinato dai grandi esploratori e dal mistero del mondo adulto. Presentato in anteprima nella selezione ufficiale del 77esimo Festival di Cannes e in concorso al 43esimo Festival del cinema d’animazione di Annecy, il film è una storia emozionante, di splendida poesia, in cui viaggi immaginari e reali diventano la metafora dei legami tra genitori e figli.


La vicenda ha inizio nei primi anni Cinquanta, sulle rive del fiume Marna non lontano da Parigi, dove un ragazzino di nome François osserva con curiosità il progetto che sta prendendo vita nel giardino di casa sua: suo padre Pierre vuole infatti costruire una replica della celebre imbarcazione del marinaio Joshua Slocum, il primo a compiere il giro del mondo in solitaria a bordo di una barca a vela, il leggendario Spray. Mentre la costruzione procede, il giovane François passa dall’infanzia all’adolescenza, in una Francia segnata dal dopoguerra. Lo sguardo affettuoso e poetico che rivolge ai suoi genitori diventa la chiave per comprendere il legame profondo che lo unisce alla sua famiglia. La barca non è solo un progetto di costruzione, ma un simbolo del sogno che si realizza, un sogno che François condividerà con suo padre e sua madre: un’avventura che li porterà a scoprire una nuova rotta, dove realtà e fantasia si intrecciano, tra il desiderio di partire e l’emozione di navigare verso l’ignoto.

Von der Leyen a Davos: il nostro mondo è totalmente cambiato in questi 25 anni

Von der Leyen a Davos: il nostro mondo è totalmente cambiato in questi 25 anniRoma, 21 gen. (askanews) – La presidente della Commissione Europea intervendo al forum di Davos ha fatto un lungo intervento centrato sui profondi cambiamenti nel nostro mondo nel primo quarto di questo secolo. Un secolo che si era aperto con l’illusione di essere entrati per sempre ‘nell’era dell’iperglobalizzazione’.


Il primo quarto di secolo – ha esordito – è giunto al termine. E ha portato un cambiamento radicale negli affari globali. Questo secolo è iniziato con grandi aspettative. 25 anni fa, l’era dell’iperglobalizzazione stava per raggiungere il suo apice. Con la globalizzazione delle catene di fornitura, centinaia di milioni di persone venivano sollevate dalla povertà, soprattutto in India e Cina. In America, il boom delle dot-com era al suo apice, a simboleggiare l’ottimismo di un’economia globale connessa in cui la tecnologia era vista come una forza inequivocabile per la prosperità e la pace. Con la Russia che trasformava il G7 nel G8, la democrazia era in ascesa in tutto il mondo, alcuni addirittura dicevano che era la fine della storia per la lotta ideologica. Nell’Unione Europea, la nostra moneta unica, l’euro, stava per avvicinare molto di più i nostri popoli e le nostre economie. L’economia globale ne ha raccolto i dividendi. E qui a Davos, i leader mondiali hanno discusso di come la cooperazione globale e la tecnologia potessero aiutare a combattere la povertà e le malattie. Era la promessa di un mondo più integrato e cooperativo.


25 anni dopo, questa promessa è stata mantenuta? Sì, il mondo oggi è ancora quasi connesso come sempre. Ma ha anche iniziato a frammentarsi lungo nuove linee. Da un lato, dall’anno 2000, il volume del commercio globale è raddoppiato, sebbene il commercio all’interno dei blocchi regionali si stia ora espandendo più rapidamente del commercio tra di essi. È comune che un chip venga progettato negli Stati Uniti, costruito a Taiwan con macchine europee, confezionato nel sud-est asiatico e assemblato in Cina. D’altro canto, solo lo scorso anno le barriere commerciali globali sono triplicate di valore. Le istituzioni commerciali internazionali hanno spesso lottato per affrontare le sfide poste dall’ascesa di economie non di mercato che competono con un diverso insieme di regole. L’innovazione continua a prosperare, con progressi nell’intelligenza artificiale, nell’informatica quantistica e nell’energia pulita pronti a cambiare il nostro modo di vivere e lavorare, ma anche i controlli tecnologici sono quadruplicati negli ultimi decenni. Le nostre dipendenze dalla catena di fornitura sono a volte trasformate in armi, come dimostra il ricatto energetico della Russia, o esposte come fragili quando gli shock globali, come la pandemia, emergono senza preavviso. E gli stessi interconnettori che ci uniscono, come i cavi dati sottomarini, sono diventati obiettivi, dal Mar Baltico allo Stretto di Taiwan. L’ordine mondiale cooperativo che avevamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Invece, siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Le principali economie mondiali stanno gareggiando per l’accesso alle materie prime, alle nuove tecnologie e alle rotte commerciali globali. Dall’intelligenza artificiale alla tecnologia pulita, dalla quantistica allo spazio, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale, la gara è iniziata. Mentre questa competizione si intensifica, probabilmente continueremo a vedere un uso frequente di strumenti economici, come sanzioni, controlli sulle esportazioni e tariffe, che hanno lo scopo di salvaguardare la sicurezza economica e nazionale. Ma è importante che bilanciamo l’imperativo di salvaguardare la nostra sicurezza con la nostra opportunità di innovare e migliorare la nostra prosperità. In questo spirito, dovremo lavorare insieme per evitare una corsa globale al ribasso. Perché non è nell’interesse di nessuno rompere i legami nell’economia globale. Piuttosto, dobbiamo modernizzare le regole per sostenere la nostra capacità di produrre un guadagno reciproco per i nostri cittadini.


Per noi europei, la gara inizia a casa. L’Europa ha un’economia sociale di mercato unica. Abbiamo la seconda economia più grande e il più grande settore commerciale al mondo. Abbiamo un’aspettativa di vita più lunga, standard sociali e ambientali più elevati e disuguaglianze più basse rispetto a tutti i nostri concorrenti globali. L’Europa ospita anche un immenso talento, insieme alla comprovata capacità di attrarre idee e investimenti da tutto il mondo. La nostra capacità di inventare e creare è sottovalutata: la quota globale di domande di brevetto dell’Europa è alla pari con gli Stati Uniti e la Cina. Ma il mondo sta cambiando. Così dobbiamo cambiare anche noi. Negli ultimi 25 anni, l’Europa ha fatto affidamento sulla crescente ondata del commercio globale per guidare la sua crescita. Ha fatto affidamento sull’energia a basso costo dalla Russia. E l’Europa ha troppo spesso esternalizzato la propria sicurezza. Ma quei giorni sono finiti. Per sostenere la nostra crescita nel prossimo quarto di secolo, l’Europa deve cambiare marcia. Ecco perché ho chiesto a Mario Draghi di presentare un rapporto sulla competitività europea. E su questa base, la prossima settimana la Commissione europea presenterà la nostra tabella di marcia, che guiderà il nostro lavoro per i prossimi cinque anni. L’attenzione sarà rivolta ad aumentare la produttività colmando il divario di innovazione. Un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività per superare la carenza di competenze e manodopera e ridurre la burocrazia. È una strategia per rendere la crescita più rapida, pulita ed equa, assicurando che tutti gli europei possano beneficiare del cambiamento tecnologico. E lasciatemi approfondire tre fondamenti che sosterranno questa strategia.


Innanzitutto, l’Europa ha bisogno di un’Unione dei mercati dei capitali profonda e liquida. I risparmi delle famiglie europee raggiungono quasi 1,4 trilioni di euro, rispetto a poco più di 800 miliardi di euro negli Stati Uniti. Ma le aziende europee hanno difficoltà ad attingere a questa cifra e ad ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno perché il nostro mercato dei capitali interno è frammentato. E perché ciò spinge i soldi all’estero: 300 miliardi di euro di risparmi delle famiglie europee vengono investiti all’estero, ogni anno. Questo è un problema chiave che frena la crescita delle nostre start-up tecnologiche e ostacola il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite. Non ci manca il capitale. Ci manca un mercato dei capitali efficiente che trasformi i risparmi in investimenti, in particolare per le tecnologie in fase iniziale che hanno un potenziale rivoluzionario. Ecco perché creeremo un’Unione europea del risparmio e degli investimenti con nuovi prodotti di risparmio e investimento europei, nuovi incentivi per il capitale di rischio e una nuova spinta per garantire un flusso continuo di investimenti in tutta la nostra Unione. Mobiliteremo più capitale per far prosperare l’innovazione e l’assunzione di rischi made in Europe. In secondo luogo, dobbiamo semplificare molto le attività commerciali in tutta Europa. Troppi dei nostri migliori talenti stanno lasciando l’UE perché è più facile far crescere le loro aziende altrove. E troppe aziende stanno frenando gli investimenti in Europa a causa di inutili formalità burocratiche. Dobbiamo agire a tutti i livelli: continentale, nazionale e locale. E vogliamo essere all’avanguardia a livello europeo. Ad esempio, lanceremo una semplificazione di vasta portata delle nostre regole sulla finanza sostenibile e sulla due diligence. E ci assicureremo di creare un ambiente favorevole affinché le nostre PMI possano aumentare la loro capacità di costruire, produrre e innovare in Europa. Ma voglio andare anche oltre. Oggi, il Mercato unico europeo ha ancora troppe barriere nazionali. A volte le aziende hanno a che fare con 27 legislazioni nazionali. Offriremo invece alle aziende innovative di operare in tutta la nostra Unione sotto un unico insieme di regole. Lo chiamiamo il 28° regime. Diritto societario, insolvenza, diritto del lavoro, tassazione: un unico e semplice quadro in tutta la nostra Unione. Ciò contribuirà ad abbattere le barriere più comuni all’espansione in tutta Europa. Perché la scala continentale è la nostra risorsa più grande in un mondo di giganti. La terza base è l’energia. Prima dell’inizio della guerra di Putin, l’Europa riceveva il 45% del suo approvvigionamento di gas e il 50% delle sue importazioni di carbone dalla Russia. La Russia era anche uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio. Questa energia sembrava economica, ma ci esponeva al ricatto. Quindi, quando i carri armati di Putin sono entrati in Ucraina, Putin ci ha tagliato le forniture di gas, e in cambio abbiamo ridotto sostanzialmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi in tempi record. Le nostre importazioni di gas dalla Russia sono diminuite di circa il 75%. E ora importiamo dalla Russia solo il 3% del nostro petrolio e niente carbone. Ma la libertà ha avuto un prezzo. Le famiglie e le aziende hanno visto costi energetici alle stelle e le bollette per molti devono ancora scendere. Ora, la nostra competitività dipende dal ritorno a prezzi dell’energia bassi e stabili. L’energia pulita è la risposta a medio termine, perché è economica, crea buoni posti di lavoro in patria e rafforza la nostra indipendenza energetica. Già oggi, l’Europa genera più elettricità da vento e sole che da tutti i combustibili fossili messi insieme. Ma abbiamo ancora del lavoro da fare per trasmettere questi benefici alle aziende e alle persone. Non solo dobbiamo continuare a diversificare le nostre forniture energetiche ed espandere le fonti di generazione pulite da fonti rinnovabili e, in alcuni paesi, anche dal nucleare. Dovremo investire in tecnologie di energia pulita di prossima generazione, come la fusione, la geotermia potenziata e le batterie allo stato solido. Dobbiamo anche mobilitare più capitale privato per modernizzare le nostre reti elettriche e le infrastrutture di stoccaggio. Dobbiamo rimuovere qualsiasi barriera residua alla nostra Unione energetica. E dobbiamo collegare meglio i nostri sistemi energetici puliti e a basse emissioni di carbonio. Tutto questo farà parte di un nuovo piano che presenteremo a febbraio. È tempo di completare la nostra Unione anche sull’energia, in modo che l’energia pulita possa circolare liberamente nel nostro continente e abbassare i prezzi per tutti gli europei. I prossimi anni saranno vitali ben oltre l’Europa. Tutti i continenti dovranno accelerare la transizione verso zero emissioni nette e affrontare il crescente peso del cambiamento climatico. Il suo impatto è impossibile da ignorare. Ondate di calore in tutta l’Asia. Inondazioni dal Brasile all’Indonesia, dall’Africa all’Europa. Incendi in Canada, Grecia e California. Uragani negli Stati Uniti e nei Caraibi. Il cambiamento climatico è ancora in cima all’agenda globale. Dalla decarbonizzazione alle soluzioni basate sulla natura. Dalla creazione di un’economia circolare allo sviluppo di crediti per la natura. L’accordo di Parigi continua a essere la migliore speranza di tutta l’umanità. Quindi l’Europa manterrà la rotta e continuerà a lavorare con tutte le nazioni che vogliono proteggere la natura e fermare il riscaldamento globale. Allo stesso modo, tutti i continenti dovranno cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale e gestirne i rischi. In sfide come queste, non siamo in una corsa l’uno contro l’altro, ma in una corsa contro il tempo. Anche in un momento di dura competizione, dobbiamo unire le forze. E l’Europa continuerà a cercare la cooperazione, non solo con i nostri amici di lunga data che la pensano come noi, ma con qualsiasi paese con cui condividiamo interessi. Il nostro messaggio al mondo è semplice: se ci sono vantaggi reciproci in vista, siamo pronti a impegnarci con voi. Se volete aggiornare le vostre industrie di tecnologie pulite, se volete potenziare la vostra infrastruttura digitale, l’Europa è aperta agli affari. E mentre la competizione tra grandi potenze si intensifica, vedo un crescente desiderio in tutto il mondo di impegnarsi più da vicino con noi. Solo negli ultimi due mesi, abbiamo concluso nuove partnership con Svizzera, Mercosur e Messico. Ciò significa che 400 milioni di latinoamericani saranno presto impegnati in una partnership privilegiata con l’Europa. Questi accordi sono stati in fase di elaborazione per anni, se non decenni. Quindi, perché stanno accadendo tutti oggi? Non è solo perché l’Europa è un mercato ampio e attraente. Ma perché con l’Europa, quello che vedi è quello che ottieni. Noi rispettiamo le regole. I nostri accordi non hanno vincoli nascosti. E mentre altri sono interessati solo a esportare ed estrarre, noi vogliamo vedere le industrie locali prosperare nei paesi partner. Perché questo è anche nel nostro interesse. È il modo in cui diversifichiamo le nostre catene di fornitura. Ed è per questo che l’offerta dell’Europa è così attraente, in tutto il mondo. Dai nostri vicini in Africa, che stanno lavorando con noi per sviluppare catene del valore locali di tecnologie pulite e combustibili puliti alla vasta regione Asia-Pacifico. Quindi, il primo viaggio della mia nuova Commissione sarà in India. Insieme al Primo Ministro Modi vogliamo potenziare la partnership strategica con il paese e la democrazia più grandi del mondo. Credo che dovremmo anche impegnarci per ottenere vantaggi reciproci nel nostro dialogo con la Cina. Quando la Cina è entrata a far parte dell’OMC 25 anni fa, l’impatto delle crescenti esportazioni cinesi è stato chiamato ‘shock cinese’. Oggi, alcuni parlano di un secondo shock cinese, a causa della sovracapacità sponsorizzata dallo Stato. Ovviamente dobbiamo rispondere a questo. Misure commerciali difensive vengono adottate in tutto il mondo, anche nel Sud del mondo, come risposta alle distorsioni del mercato cinese. Questo è anche il motivo per cui l’Europa ha adottato misure, ad esempio sulle auto elettriche. Allo stesso tempo, ho sempre sottolineato che siamo pronti a continuare le nostre discussioni. E continueremo a ridurre i rischi della nostra economia. Molti credono, anche in Cina, che sarebbe nell’interesse a lungo termine della Cina gestire in modo più responsabile i suoi squilibri economici. Questa è anche la nostra opinione. E credo che dobbiamo impegnarci in modo costruttivo con la Cina, per trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse. Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. Lo vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire il nostro rapporto con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento. È tempo di perseguire un rapporto più equilibrato con la Cina, in uno spirito di equità e reciprocità. Questo nuovo impegno con i paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma un messaggio al mondo. È la risposta dell’Europa alla crescente concorrenza globale. Vogliamo una maggiore cooperazione con tutti coloro che sono aperti a questo. E questo ovviamente include i nostri partner più stretti. Penso, ovviamente, agli Stati Uniti d’America. Nessun’altra economia al mondo è integrata come la nostra. Le aziende europee negli Stati Uniti impiegano 3,5 milioni di americani. E un altro milione di posti di lavoro americani dipendono direttamente dal commercio con l’Europa. Intere catene di fornitura si estendono su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ad esempio, un aereo americano è costruito con sistemi di controllo e fibre di carbonio provenienti dall’Europa. E i medicinali americani sono realizzati con sostanze chimiche e strumenti di laboratorio che provengono dalla nostra parte dell’Atlantico. Allo stesso tempo, l’Europa importa il doppio dei servizi digitali dagli Stati Uniti rispetto all’intera Asia-Pacifico. Di tutte le attività americane all’estero, due terzi si trovano in Europa. E gli Stati Uniti forniscono oltre il 50% del nostro GNL. Il volume degli scambi tra noi è di 1,5 trilioni di euro, che rappresentano il 30% del commercio globale. C’è molto in gioco per entrambe le parti. Quindi la nostra prima priorità sarà impegnarci in anticipo, discutere interessi comuni

Giansanti: bisogna fare squadra, serve un piano agricolo

Giansanti: bisogna fare squadra, serve un piano agricoloRoma, 21 gen. (askanews) – “Bisogna fare squadra a partire dal Governo, perchè l’ultimo piano agricolo italiano risale a 50 anni fa. E’ necessario programmare nel medio-lungo periodo per non avere sempre soluzioni di emergenza e per costruire un modello che metta al centro competitività e produttività, oltre alla capacità di investire. Serve un piano che coinvolga i ministri Urso e Lollobrigia e su questo vogliamo continuare a ragionare”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervenendo al convegno “Imprese agricole e agromeccaniche, insieme per l’agricoltura del futuro” in corso nella sede di Confagricoltura a Palazzo della Valle a Roma.


“C’è la necessità di fare squadra – ha detto – siamo chiamati ad affrontare sfide difficili su cui ci giocheremo la capacità delle nostre imprese di stare sul mercato. Oggi – ha ribadito Giansanti – operiamo in un mercato globale e oltre a proteggere le nostre produzioni dobbiamo confrontarci con prezzi internazinali e dobbiamo essere produttivi e competitivi”. Giansanti ha quindi sottolineto quanto oggi essere imprenditore agricolo sia “molto difficile, anche per il cambiamento climatico. Per questo il tema della produttività e ella competitività, come quello della formazione, sono connessi”. Il presidente di Confagricoltura ha quindi citato il percorso di Agricoltura 4.0, che “è stato un modello virtuoso: oggi o accompagnamo l’agricoltura del futuro o restiamo fermi al palo guardando all’agricoltura del passato”.

Copagri: in Milleproroghe intervenire su meccanizzazione agricola

Copagri: in Milleproroghe intervenire su meccanizzazione agricolaRoma, 21 gen. (askanews) – “È importante approfittare delle possibilità offerte da un testo come il ‘Milleproroghe’ per intervenire sulle numerose questioni aperte che minano la stabilità dell’agricoltura, anche e soprattutto alla luce delle molteplici difficoltà che gravano sui produttori agricoli, stretti da tempo nella morsa tra costi di produzione elevati e remunerazioni non sempre soddisfacenti”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo in audizione davanti alla Commissione Affari costituzionali del Senato nell’ambito dell’esame del Ddl di conversione del DL 202/2024 con disposizioni urgenti in materia di termini normativi.


“Per queste ragioni, oltre alle positive disposizioni che vanno a migliorare il contesto normativo di riferimento delle imprese agricole, quali ad esempio la proroga di dieci mesi del credito imposta per gli agriturismi, utilizzabile per gli interventi di digitalizzazione, di incremento dell’efficienza energetica e di riqualificazione antisismica, o la semplificazione per il reimpianto degli ulivi nei territori colpiti dalla Xylella, in deroga alle procedure valutative e ai vincoli ambientali, è fondamentale che nel testo trovino spazio ulteriori interventi che vadano a sostenere concretamente i produttori agricoli”, ha suggerito la Copagri. “Basti pensare a tutta la partita della meccanizzazione, con particolare riferimento alla necessità di accordare una proroga per l’obbligo di revisione delle macchine agricole, stante l’attuale mancanza dei relativi provvedimenti attuativi, e di lavorare per superare la pericolosa impasse legata al cosiddetto rischio statico, ovvero l’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi per tutti i veicoli, a prescindere dalla loro effettiva circolazione su strada, per ottemperare al quale non esistono al momento strumenti assicurativi che tengano conto della bassa incidenza di danni a terzi causati da mezzi fermi o non circolanti su strada”, ha evidenziato la Confederazione.


“A pesare sul comparto, inoltre, è l’assenza nel provvedimento in esame di una serie di misure ampiamente e ripetutamente caldeggiate dal settore e già rimaste fuori dalla manovra, come la proroga dell’esonero contributivo per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali under40, misura che andrebbe recuperata e resa strutturale, e la proroga delle positive disposizioni per la moratoria delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, introdotte con il ‘DL Agricoltura’ e in scadenza alla fine dell’anno in corso”, ha concluso la Copagri, auspicando l’approvazione di correttivi che vadano in tale direzione.

Trump manda i primi segnali a Kim Jong Un, Seoul preoccupata

Trump manda i primi segnali a Kim Jong Un, Seoul preoccupataRoma, 21 gen. (askanews) – Cosa accadrà tra Donald Trump, appena rientrato alla Casa bianca, e il leader nordcoreano Kim Jong Un? In una Corea del Sud attanagliata da una pesante crisi di leadership, dopo l’arresto del presidente conservatore Yoon Suk-yeol, si guarda con crescente preoccupazione alle prime mosse di Trump su questo fronte che lo vide molto impegnato nel primo mandato.


Trump fu il primo presidente Usa a incontrare un leader nordcoreano nella storia – lo fece ben tre volte – e tentò di arrivare a un accordo con Kim Jong Un sul programma nucleare di Pyongyang. Questo accordo naufragò perché gli Usa mettevano sul piatto la normalizzazione dei rapporti in cambio di una preventiva, totale, verificabile e irreversibile rinuncia all’arma nucleare da parte nordcoreana. Kim invece ritiene l’arma nucleare un dato acquisito e la considera una specie di assicurazione sulla vita. Nelle prime dichiarazioni di Trump e di membri della sua cerchia sembra segnalarsi un’evoluzione. Ieri, tra le prime dichiarazioni del neopresidente dopo l’insediamento, ce n’è stata una che fa fatto drizzare le orecchie a Seoul. Durante un incontro con la stampa nello Studio Ovale, poco dopo il giuramento, Trump ha detto della Corea del Nord e di Kim Jong Un: “E’ una potenza nucleare. Andavamo d’accordo. Penso che sarà felice di vedere che sono tornato”.


Questa definizione per Pyongyang richiama quella sentita pochi giorni fa per bocca di Pete Hegseth, il candidato di Trump per la carica di segretario alla Difesa, il quale ha descritto la Corea del Nord come uno “Stato nucleare” che rappresenta una minaccia per la stabilità globale, durante la sua audizione di conferma. E nell’udienza separata di conferma di Marco Rubio, allora candidato per la carica di segretario di Stato, questi ha che “occorre un esame molto serio delle politiche nordcoreane più ampie”. Trump aveva già chiarito da tempo che intendeva rimettersi a un tavolo per discutere con Kim Jong Un. Ma, queste affermazioni, suggeriscono un possibile cambio di obiettivo da parte americana: mentre finora Washington ha sempre perseguito la completa denuclearizzazione di Pyongyang, le cose nel secondo mandato del tycoon potrebbero essere diverse.


Un riconoscimento della Corea del Nord come potenza nucleare andrebbe oltre il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), che sancisce il numero delle potenze atomiche in cinque: Stati uniti, Russia, Cina, Regno unito e Francia. Hong Hyun-ik, ricercatore presso il Sejong Institute, ha dichiarato all’agenzia Yonhap che l’ultima affermazione di Trump rappresenta “un modo per preparare il terreno” per la ripresa dei colloqui tra Stati uniti e Corea del Nord, costituendo di fatto parte dei preparativi di Trump per un incontro con Kim. Il neopresidente – ha osservato Hong – “sta alludendo a ciò che Kim Jong Un potrebbe guadagnare, se accettasse di dialogare,” in un momento in cui Kim ha pochi motivi per partecipare a negoziati, dato che possiede già armi nucleari.


In questa partita, però, la Corea del Sud, in questo momento politicamente molto fragile, rischia di restare completamente fuori dal tavolo. “La denuclearizzazione della Corea del Nord è un principio costantemente sostenuto dalla Corea del Sud, dagli Stati uniti e dalla comunità internazionale”, ha affermato il ministero degli Esteri sudcoreano in un intervento dopo l’audizione di Hegseth. “In base al Tnp – ha aggiunto -, la Corea del Nord non può mai essere riconosciuta come uno stato dotato di armi nucleari”. A Seoul, sotto questo fronte, c’è parecchia agitazione. E, come in passato è stato già ventilato, una rinuncia all’obiettivo della denuclearizzazione della Corea del Nord potrebbe rafforzare le voci a favore di una nuclearizzazione anche della Corea del Sud.

I Duran Duran in Italia, a giugno Circo Massimo e Ippodromo San Siro

I Duran Duran in Italia, a giugno Circo Massimo e Ippodromo San SiroRoma, 21 gen. (askanews) – A 40 anni dalla loro prima storica esibizione in Italia, nel 1985 al Festival di Sanremo con “The Wild Boys”, la leggendaria rock band britannica Duran Duran tornano nel Bel Paese per infiammare il palco del Circo Massimo di Roma domenica 15 e lunedì 16 giugno 2025 per due show indimenticabili. A seguire, il 20 giugno, illumineranno gli I-Days Milano 2025 all’Ippodromo Snai San Siro.


Inseriti nella Rock & Roll Hall of Fame nel 2022, i Duran Duran hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo durante una carriera di quattro decenni. Con 18 singoli in classifica negli Stati Uniti, 21 successi nella Top 20 del Regno Unito e ripetuti successi nelle classifiche italiane, tra cui il loro ultimo album in studio, la band si è affermata come uno dei gruppi più influenti e duraturi nella storia della musica. Hanno anche scritto l’unico tema di James Bond che ha raggiunto la prima posizione in tutto il mondo e hanno collaborato con alcune delle menti creative di maggiore spicco in ambito musicale, cinematografico e televisivo, tra cui David Lynch, che ha diretto uno dei loro film concerto di maggior successo. Tra i loro numerosi riconoscimenti figurano otto premi alla carriera e un’ambita stella sulla Hollywood Walk of Fame. Formatisi a Birmingham nel 1978, i Duran Duran – guidati dal carismatico cantante Simon Le Bon, affiancato dal tastierista Nick Rhodes, dal bassista John Taylor e dal batterista Roger Taylor – dopo decenni di carriera sono ancora all’avanguardia e affascinano il pubblico di tutto il mondo con la loro creatività ed energia senza pari.


Il loro album del 2021, “Future Past”, ha ricevuto un ampio consenso da parte della critica, compresi gli elogi di Rolling Stone. Nel 2023, la band ha pubblicato il suo 16esimo album in studio, Danse Macabre (uscito il 27 ottobre 2023 via BMG e ripubblicato in versione deluxe a ottobre 2024), una raccolta dinamica di nuove canzoni, versioni rivisitate di successi iconici e audaci cover. In vista dei due show italiani al Circo Massimo di Roma, i fan possono aspettarsi una scaletta ricca di successi leggendari della band, tra cui “Girls on Film”, “The Wild Boys”, “The Reflex”, “Ordinary World”, “Come Undone” e “Rio”.


I biglietti sono disponibili in vendita generale dal 24 gennaio alle 10 su www.vivoconcerti.com, Ticketmaster, Ticketone e Vivaticket e in tutti i punti vendita autorizzati a partire dal 29 gennaio alle 10. Le prevendite esclusive iniziano mercoledì 22 gennaio alle 10 per i membri della community VIP dei Duran Duran. Il 23 gennaio alle 10 su MyLiveNation seguirà la prevendita di Live Nation.

Il talento di tre campioni nel libro “I moschettieri del rugby”

Il talento di tre campioni nel libro “I moschettieri del rugby”Roma, 21 gen. (askanews) – Rai Libri presenta “I moschettieri del rugby” di Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent.


Tre campioni del rugby dalle carriere straordinarie. A unirli il talento, la passione per la palla ovale, il successo nei club e con la maglia azzurra. Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent affidano alle pagine del libro il racconto delle loro imprese agonistiche: dal debutto alla popolarità, fino all’esordio e all’affermazione in Nazionale. Uno sport duro e nobile, nel quale convivono forza fisica, rispetto dell’avversario e spirito di sacrificio. A emergere sono i valori condivisi, le emozioni e le soddisfazioni di una disciplina che guadagna sempre più tifosi anche in Italia. Dopo un 2024 da record, per l’Italrugby già si profilano nuove sfide, nuovi traguardi, nuovi obiettivi: i moschettieri del rugby sono pronti a scendere in campo. “I moschettieri del rugby” di Niccolò Cannone, Lorenzo Cannone e Ross Vintcent, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 22 gennaio 2025 (“Euro: 19,00).


Niccolò Cannone, fiorentino, seconda linea, ha scoperto la passione per la palla ovale intorno ai quattordici anni e da allora non ha più smesso di giocare, approdando alla Benetton Treviso e da lì in Nazionale nel 2020. Lorenzo Cannone ha seguito le orme del fratello Niccolò e dopo l’Accademia di Rugby si è ritagliato un posto come numero 8 nella Benetton Treviso. Ha esordito con la maglia azzurra nel 2022.


Ross Vintcent, italo-sudafricano nato a Johannesburg, ha cominciato a giocare a rugby a cinque anni. Studia Economia a Exeter, in Inghilterra, e gioca negli Exeter Chiefs. A livello internazionale ha deciso di competere nell’Italrugby ed è sceso in campo in azzurro per la prima volta nel Sei Nazioni del 2024, come terza linea centro.