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Autore: Redazione StudioNews

Il nuovo glossario dei social media da conoscere per il 2024

Il nuovo glossario dei social media da conoscere per il 2024Roma, 23 apr. (askanews) – I social media, oltre a ‘catturare’ diversi momenti della quotidianità delle persone – sono oltre 5 miliardi i profili attivi sui social network e 2 ore e 23 minuti al giorno il tempo trascorso mediamente nel 2023 dagli utenti sulle piattaforme – hanno contribuito ad influenzare profondamente anche il linguaggio. Fin dall’avvento dei primi social network, spiega una nota, i termini più popolari come, per esempio, ‘like’ e ‘tag’ su Facebook, si sono rapidamente integrati nel linguaggio quotidiano, tanto che alcune espressioni più recenti come ‘cringe’ e ‘FOMO’ sono state addirittura incluse nell’elenco delle parole dell’Accademia della Crusca, dimostrando l’impatto significativo dei social media sulla lingua, dimostrando l’impatto significativo dei social media sulla lingua.


In occasione dell’anno del ventesimo anniversario di Facebook, Babbel – l’ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue – ha raccolto una serie di acronimi e neologismi diventati virali sulle piattaforme social per far riflettere sulla trasformazione delle parole nello scambio tra online e offline. ‘Per riuscire non solo a comprendere le conversazioni sulle varie piattaforme, ma anche a parteciparvi attivamente, occorre conoscere appieno le sfumature di significato che si celano dietro ai termini utilizzati. Le generazioni nativo-digitali, in particolare la Gen Z, hanno reso il confine che separa il vocabolario online da quello offline ancora più labile ed è pertanto essenziale apprendere come comunicano tra di loro i più giovani e le più giovani per riuscire a restare al passo coi tempi’ commenta Sofia Zambelli, linguista e Curriculum Manager di Babbel Live.


Gli acronimi da sapere: l’abbreviazione di frasi in iniziali è da sempre oggetto di interesse. Rapidi e spesso ironici, gli acronimi rendono le conversazioni online informali ed immediate: 1. B.A.E.: utilizzato per esprimere affetto sui social e per definire una persona con cui si è coinvolti romanticamente, le origini di questo termine sono incerte. Se per molti deriva dalla frase inglese ‘before anyone else’ (‘prima di chiunque altro’), questo acronimo sarebbe invece un esempio di ‘backronym’ (‘acronimo inverso’) per cui si risale ad una parola o ad una frase di senso compiuto solo in un secondo momento, per dare così un’interpretazione della sigla. Lo slang ‘B.A.E.’ potrebbe infatti anche essere la versione abbreviata della parola ‘babe’ (‘piccolo/a’), che spiegherebbe in questo modo la rara giustapposizione di ‘ae’. 2. P.O.V.: un fenomeno esploso su internet, i ‘P.O.V’ sono diventati una vera e propria categoria di intrattenimento video. Acronimo di ‘point of view’ ovvero ‘punto di vista’, è un termine preso in prestito dall’industria cinematografica ed indica una specifica tecnica di ripresa impiegata per mostrare una scena attraverso gli occhi di un personaggio specifico. Sui social, invece, si aggiunge ‘P.O.V’ nelle didascalie dei video girati in primo piano che invitano lo spettatore ad immedesimarsi nella situazione raccontata, in genere ispirata ad episodi della vita quotidiana (es. ‘POV: sono l’amica che arriva sempre tardi’). 3. I.Y.K.Y.K: l’abbreviazione ‘i.y.k.y.k.’ significa ‘if you know, you know’ (‘se lo sai, lo sai’) e si utilizza in relazione a immagini, video e altri contenuti per fare riferimento ad una battuta ‘interna’ ad un gruppo ristretto di persone, di solito appartenenti allo stesso ‘fandom’ : solo chi conosce i fatti accaduti in precedenza è infatti in grado di comprendere la battuta! 4. G.O.A.T.: espressione tipica delle conversazioni online incentrate su personaggi celebri e stimati (dal mondo dello sport al cinema e allo spettacolo), sta per ‘greatest of all time’, ‘il più grande di tutti i tempi’: accompagnata spesso dall’emoji di una capra, e viene impiegata per definire una persona talentuosa. G.O.A.T. è un esempio di acrostico, poiché le iniziali della sigla formano un nome comune, in questo caso la parola inglese ‘goat’ (‘capra’). Gli anglicismi più utilizzati sui social media Lo slang social predilige i vocaboli inglesi, la lingua ‘franca’ di queste piattaforme (molte delle quali sono ‘invenzioni’ del mondo anglosassone). L’introduzione dei seguenti termini è strettamente connessa alla definizione di nuovi fenomeni culturali per cui è difficile trovare delle traduzioni fedeli: 1. It’s giving: questa frase inglese traducibile in italiano con ‘mi sta trasmettendo’ è impiegata per descrivere le ‘vibes’ (quindi tutto ciò che evoca un’atmosfera o un’emozione) trasmesse da oggetti, luoghi o persone. Per esempio, per descrivere qualcuno che ha un look caratterizzato da una prevalenza di colori scuri si potrebbe dire ‘it’s giving rockstar’. Interessante l’origine del termine: proviene infatti dalla comunità ‘ballroom’, una sottocultura del panorama LGBTQIA+ statunitense che prevede la partecipazione a competizioni dette ‘balli’. All’interno di queste gare, i partecipanti sono soliti usare spesso frasi come ‘it’s giving face’ oppure ‘it’s giving body’ per descrivere un concorrente che emana sicurezza e carisma nel corso della performance. 2. Era: il termine il cui utilizzo è cresciuto particolarmente nell’ultimo anno anche grazie al tour mondiale di Taylor Swift (‘The Eras Tour’) potrebbe essere considerato un sinonimo di ‘fase’. Si può utilizzare la parola ‘era’ per etichettare le priorità imposte in un determinato momento della propria vita: per esempio, essere nella propria ‘villain era’ (‘fase cattiva’) vuol dire iniziare a rifiutare le aspettative sociali, oppure entrare in una nuova ‘healing era’ (‘fase di guarigione’) significa cominciare a dedicare del tempo al miglioramento della propria salute mentale. 3. Tea: il termine ‘tè’ è usato per riferirsi a pettegolezzi o informazioni riservate, e di conseguenza, può essere tradotto come ‘verità’. Nelle conversazioni sui social media è spesso inserito nella frase ‘spill the tea’ (‘versare il tè’), in altre parole condividere dettagli succosi o esclusivi in precedenza tenuti segreti. La parola è stata adottata anche dalle celebrità, che la utilizzano spesso quando rivelano informazioni private sulle proprie vite. 4. Dupe: traducibile con la parola ‘inganno’, quello dei ‘dupe’ è ormai diventato a tutti gli effetti un popolarissimo trend social, soprattutto su Instagram e TikTok. Si tratta di un hashtag di tendenza che categorizza video in cui si fanno delle ‘analisi comparative’ fra prodotti di noti brand di lusso (soprattutto del settore abbigliamento e beauty) e prodotti economici che li emulano e che possono essere considerati in apparenza ‘copie’ fedeli degli originali. Di recente, il termine si sta diffondendo anche nel mondo dei viaggi per definire quelle destinazioni più economiche e meno inflazionate che sembrano ‘cloni’ di mete più popolari e costose. 5. Cap e Sus: si dubita sempre più spesso dell’autenticità dei contenuti che circolano sui social media. Come distinguere il vero dal falso? Su TikTok, uno dei metodi utilizzati è proprio uno slang tipico della piattaforma: utilizzare il sostantivo ‘cap’ (‘berretto’) significa avvisare gli utenti che il contenuto è falso, mentre ‘no cap’ (‘niente berretto’) significa che è sincero. Quando invece si questiona la veridicità di un post, si utilizza l’anglicismo ‘sus’, abbreviazione di ‘suspicious’ (‘sospettoso’) o ‘suspect’ (‘sospetto’).


E la Gen Z? Un vocabolario in continuo mutamento da decifrare Cresciuta in un mondo digitale, la Gen Z è senz’altro la generazione che sperimenta di più con il linguaggio online e che non ha paura di impiegare nuovi termini anche come forma di emancipazione socio-culturale: 1. Delulu: uno degli slang che si è diffuso maggiormente negli ultimi anni tra i giovani, ‘delulu’, deriva dall’aggettivo inglese ‘delusional’ (‘delirante’) e descrive una persona con convinzioni o fantasie impossibili da realizzare. Si usa spesso in relazione alle ‘cotte’ romantiche che i fan si prendono per note celebrità, soprattutto appartenenti a giovani gruppi musicali. 2. Mother: il termine ‘mother’ (‘madre’) assume una nuova connotazione nell’era dei social media. Si utilizza questa parola per descrivere donne famose particolarmente stimate ed omaggiate dai propri fan per il successo delle loro carriere artistiche. Chiamare una donna del mondo dello spettacolo (per esempio, Beyoncé e Adele) ‘madre’ è un modo dei fan per esprimere riconoscimento per il loro duro lavoro che hanno svolto per migliorare l’industria di riferimento (per esempio, musicale). Spesso la parola è anche trasformata in verbo ‘to mother’, andando ad accrescere il sostantivo: ‘mother is mothering’ è traducibile come ‘la madre è fenomenale’. 3. Girl Math: il concetto di ‘girl math’ (‘matematica da ragazze’) definisce il modo in cui si calcola il valore di oggetti e servizi seguendo una logica che ‘giustifica’ le spese di denaro, ironizzando sugli stereotipi di genere (un esempio: è ‘matematica da ragazze’ acquistare i biglietti dei concerti mesi prima per percepire il giorno in cui avrà luogo l’evento come se fosse gratuito). 4. Tube Girl Challenge: inventata dalla creator Sabrina Bahsoon, si usa la didascalia ‘tube girl challenge’ (‘sfida delle ragazze in metro’) per indicare i video sui social di tutte quelle ragazze che hanno il coraggio di ballare e cantare in luoghi pubblici, come, per esempio, le metropolitane. Si tratta di un trend pensato per combattere la timidezza e non temere il timore del giudizio degli altri. 5. Strawberry Girl e Clean Girl: queste tipologie di make-up sono diventate delle tendenze estetiche a tutti gli effetti. La ‘strawberry girl’ (‘ragazza fragola’) si distingue per una predominanza di sfumature di rosa e rosso nelle foto e un make-up raffinato e ‘dolce’, con fard cremosi, rossetti luminosi e lentiggini disegnate. La ‘clean girl’ (‘ragazza pulita’) prevede invece un trucco talmente leggero da non essere percepibile, in cui si predilige piuttosto l’attenzione alla skincare personalizzata per il proprio tipo di pelle e giusto un tocco di illuminante per dare un effetto ‘lucido’ naturale. 6. Heather: il nome proprio inglese ‘Heather’ viene utilizzato su TikTok per descrivere una persona altamente desiderabile dal punto di vista sociale. I più giovani fanno risalire questo termine ad una canzone di Conan Gray che ha come protagonista per l’appunto una ‘Heather’.

Birra Messina diventa Vivace: una lager al gusto dei limoni siciliani

Birra Messina diventa Vivace: una lager al gusto dei limoni sicilianiMilano, 23 apr. (askanews) – Ha debuttato a Milano in occasione della settimana del design, all’interno del Bar Meraviglia, ma la nuova arrivata in casa Birra Messina, la Vivace, punta all’estate per via del gusto agrumato dei limoni siciliani che la arricchiscono.


Prodotta a Massafra, in Puglia, nello stesso stabilimento in cui viene prodotta Birra Messina ricetta classica, la Vivace è una lager filtrata a bassa fermentazione, da 4,5 gradi alcol, dall’aspetto chiaro e brillante. Tra i suoi ingredienti, appunto, l’estratto di limone siciliano che la contraddistingue nel gusto e che ritroviamo nella sua immagine costruita mantenendo i decori tipici delle referenze della famiglia ma con un vetro verde della bottiglia che la rende distinguibile. E’ disponibile nei due formati in bottiglia e alla spina. Birra Messina, nata nel 1923 nell’omonima provincia siciliana, dal 1999 viene prodotta nel comune tarantino. Prima della Vivace, nel 2019, è arrivata sul mercato Cristalli di Sale, prodotta in parte a Massafra ed in parte a Messina, grazie a una partnership con Birrificio Messina, una cooperativa fondata da 15 mastri birrai a seguito della chiusura dello storico birrificio di via Bonino. L’accordo tra Heineken e i 15 soci della cooperativa prevede sia la produzione della nuova ricetta Birra Messina Cristalli di Sale, per la massima quantità compatibile con la capacità produttiva del birrificio partner sia la distribuzione delle birre attualmente prodotte dalla cooperativa attraverso la rete commerciale del gruppo Heineken.

Protocollo intesa Fipe-Aic per sensibilizzare su celiachia

Protocollo intesa Fipe-Aic per sensibilizzare su celiachiaRoma, 23 apr. (askanews) – Un protocollo d’intesa per lo sviluppo e la promozione di iniziative per diffondere una maggiore conoscenza della celiachia all’interno dei Pubblici Esercizi in Italia e garantire la massima attenzione e qualità nel servizio per i clienti con questa patologia. A firmarlo sono stati stamattina FIPE-Confcommercio e AIC – Associazione Italiana Celiachia tramite Lino Enrico Stoppani, presidente di FIPE-Confcommercio, e Rossella Valmarana, presidente AIC.


FIPE e AIC, in particolare, si impegneranno per sensibilizzare le imprese associate alla Federazione ai temi legati alla celiachia e alla dieta senza glutine e per promuovere la conoscenza del programma AFC di AIC, quale utile strumento informativo di accoglienza in sicurezza per la salute della clientela celiaca e supporto per le imprese associate al sistema FIPE-Confcommercio nella strutturazione di un’offerta sicura e di qualità, che sappia valorizzare appieno la ricca varietà delle ricette gluten free. Un’iniziativa per mettere gli imprenditori a conoscenza delle azioni pratiche da intraprendere per garantire la massima sicurezza per la clientela celiaca riducendo e massimizzando gli investimenti dedicati. Il Protocollo nasce dall’esigenza di fare in modo che chi soffre di questa malattia possa sentirsi a suo agio e al sicuro nel maggior numero di esercizi del Paese. L’indagine 2023 su Ristorazione e Celiachia, commissionata da AIC, ha fatto emergere una serie di differenze sostanziali nell’approccio al servizio senza glutine tra i locali aderenti al programma Alimentazione Fuori Casa senza glutine (AFC) dell’Associazione Italiana Celiachia, rispetto a quelli non aderenti. Come riporta l’indagine, infatti, il 63% dei gestori di locali non facenti parte di AFC dichiara di avere una conoscenza superficiale della materia; il 68% di queste attività, inoltre, non utilizza l’apposita dicitura, anche se prepara piatti senza glutine.


“Siamo onorati di annunciare oggi la firma del Protocollo d’Intesa con AIC – ha detto Stoppani – Con questo accordo, infatti, ci impegniamo a sensibilizzare ancor di più i ristoratori sul tema della celiachia, una malattia che ancora oggi è sottostimata e oggetto di molta disinformazione. Non si tratta solamente di ampliare e adattare l’offerta nel menù, ma anche di agire con azioni di formazione per il personale riguardo la preparazione, la conservazione e la somministrazione degli alimenti gluten free”.

Lombardia Film Commission, in appello 4 anni e 6 mesi al tesoriere della Lega

Lombardia Film Commission, in appello 4 anni e 6 mesi al tesoriere della LegaRoma, 23 apr. (askanews) – Quattro anni e 6 mesi di carcere per il tesoriere della Lega, Alberto di Rubba, e 3 anni di carcere per l’ex contabile del Carroccio Andrea Manzoni: si è chiuso così il processo d’appello sul caso di Lombardia Film Commission. I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno ridotto le pene stabilite nel primo grado di giudizio (che portò alla condanna a 5 anni di Di Rubba e a 4 anni e 4 mesi di Manzoni), confermando le imputazioni di peculato e turbata libertà nella scelta del contraente. Il caso giudiziario riguarda l’operazione che a fine 2017 portò Lombardia Film Commission, fondazione regionale per la promozione del patrimonio cinematografico lombardo allora presieduta da Di Rubba, a spendere 800 mila euro di fondi pubblici per l’acquisto di un capannone di Cormano dove trasferire la sede legale e operativa della società. Una compravendita effettuata “a prezzi gonfiati” secondo l’accusa: lo stesso capannone era infatti stato acquistato 11 mesi prima per 400 mila euro dalla società Andromeda, riconducibile al commercialista Michele Scillieri (titolare dello studio dove nel 2017 venne domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”) e fu poi rivenduto a Lombardia Film Commission a un prezzo raddoppiato. Soddisfazione dall’avvocato Marco Del Toso, legale di parte civile per il Comune di Milano: “Nonostante la riduzione delle pene, la Corte d’Appello ha confermato la piena responsabilità degli imputati per gravissimi reati contro la pubblica amministrazione” ‘, commenta il legale interpellato da askanews.

Delude la più grande IPO dell’anno alla Borsa di Hong Kong

Delude la più grande IPO dell’anno alla Borsa di Hong KongRoma, 23 apr. (askanews) – E’ stato deludente lo sbarco in borsa del gigante del bubble tea Sichuan Baicha Baidao, la catena nota anche come ChaPanda. La sua quotazione oggi sul mercato di Hong Kong è sceso fino al 40% del prezzo stabilito per l’IPO, dando un segnale negativo per l’attività di quotazione nella borsa dell’ex colonia britannica, che vive un momento di difficoltà.


Le azioni sono state aperte a 15,74 dollari di Hong Kong (1,88 euro), il 10% in meno rispetto al prezzo dell’IPO di 17,50 HKD (2,1 euro). Il prezzo è poi sceso quasi del 40% nelle contrattazioni di metà giornata e ha chiuso a 12,80 HKD (1,53 euro), in calo del 27%. Anche il Tianjin Construction Development Group, un costruttore privato con sede nella città portuale cinese del nord da cui prende il nome, ha avuto una IPO deprimente oggi, perdendo fino al 39% rispetto al prezzo di partenza.


Entrambe i leader delle due aziende hanno evitato di esporsi, poi, nella consueta conferenza stampa prevista dopo la quotazione. Su ChaPanda, in particolare, c’erano attese. Il mercato del tè è particolarmente vivace in Cina, con un alto tasso di competizione. La compagnia ha raccolto circa 2,6 miliardi HKD (311,4 milioni di euro), senza contare l’eventuale utilizzo di un’opzione di sovrallocazione.


Il risultato scadente pone ostacoli ai piani dell’amministrazione del territorio semi-autonomo, che vuole rafforzare l’impronta della Borsa di Hong Kong nell’economia, soprattutto rilanciando il mercato delle IPO. Il Chief Administrator di Hong Kong, John Lee Ka-chiu, proprio oggi ha ribadito la volontà del governo dell’ex colonia britannica di sostenere le aziende cinesi che si vogliono quotare a Hong Kong. ChaPanda è stata fondata a Chengdu nel 2008 e ha visto una crescita particolarmente rapida negli ultimi anni. La catena è cresciuta fino a 8.016 punti vendita, secondo l’ultimo conteggio, rispetto ai 500 del 2019. Il suo logo blu e bianco con un panda che sorseggia una tazza di tè può ora essere trovato in tutte le 31 province, regioni autonome e principali municipalità della Cina continentale. Copre il 6,8% del mercato.


Panda offre un’ampia gamma di bevande a base di tè fresche, fruttate e dolci, principalmente mirate ai giovani con prezzi accessibili. Il suo fatturato annuale è stato di 5,7 miliardi di yuan (738 milioni di euro), in aumento del 35% sull’anno, mentre l’utile netto è stato di 1,1 miliardi di yuan(142,5 milioni di euro), in aumento del 19%. I principali concorrenti domestici, tra cui Mixue Bingcheng, Goodme e Auntea Jenny, hanno a lorovo presentato domanda di quotazione a Hong Kong a gennaio, in attesa di approvazione. Il più grande di tutti è il marchio Mixue, che vende bevande e gelati a un prezzo medio di 1 dollaro. È il leader indiscusso con oltre 36.153 sedi in Cina, tre volte più del suo più grande rivale. Il mercato cinese delle bevande fresche dovrebbe raggiungere 512 miliardi di yuan (66,3 miliardi di euro) entro il 2027, raddoppiando rispetto allo scorso anno, secondo China Insights Consultancy.

Efsa: in 96,3% alimenti europei non ci sono pesticidi oltre limiti

Efsa: in 96,3% alimenti europei non ci sono pesticidi oltre limitiRoma, 23 apr. (askanews) – Nel 96,3% degli alimenti europei non ci sono residui di pesticidi oltre i limiti. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’EFSA sui residui di pesticidi negli alimenti nell’Unione europea, pubblicato oggi.


Nel 2022 nell’Unione Europea sono stati raccolti un totale senza precedenti di 110.829 campioni alimentari, un quarto in più rispetto al 2021. I risultati mostrano che il 96,3% dei campioni rientra nei livelli consentiti dalla legge. Per il sottoinsieme di 11.727 campioni analizzati nell’ambito del programma di controllo coordinato dall’UE (EU MACP), il 98,4% rientrava nei limiti legali. Il MACP dell’UE analizza campioni raccolti casualmente da 12 prodotti alimentari. Per il 2022 si trattava di mele, fragole, pesche, vino (rosso e bianco), lattughe, cavoli cappucci, pomodori, spinaci, chicchi di avena, chicchi d’orzo, latte vaccino e grasso suino. Dei campioni analizzati nel programma coordinato dall’UE risulta che il 51,4% (6.023 campioni) era privo di livelli quantificabili di residui. Il 47% (5.512) conteneva uno o più residui in concentrazioni inferiori o uguali ai livelli consentiti (noti come livelli massimi di residui o LMR). L’1,6% (192) conteneva residui superiori ai livelli consentiti.


Lo stesso paniere di prodotti viene campionato ogni tre anni, mostrando tendenze al rialzo o al ribasso per le materie prime specifiche. Il tasso complessivo con cui i residui di pesticidi hanno superato l’LMR è leggermente diminuito dal 2% nel 2019 all’1,6% nel 2022. Rispetto al 2019 e al 2016, il tasso di superamento è diminuito per mele, pesche, fragole, vino e grasso suino; per gli spinaci è in calo dal 2019. Nel 2022 non sono stati trovati campioni di latte vaccino con residui superiori all’LMR, come nel 2019 e nel 2016. I superamenti sono aumentati per cavoli cappucci, pomodori, lattuga, orzo e avena in chicchi. Secondo l’Efsa, dunque, esiste un basso rischio per la salute dei consumatori derivante dall’esposizione stimata ai residui di pesticidi negli alimenti testati. Tuttavia, il rapporto formula una serie di raccomandazioni per aumentare l’efficienza dei sistemi europei di controllo dei residui di pesticidi.

Biometano e compost da rifiuti organici, nuovo impianto in Toscana

Biometano e compost da rifiuti organici, nuovo impianto in ToscanaRoma, 23 apr. (askanews) – Nel cuore verde della Toscana, Alia Multiutility inaugura a Montespertoli il nuovo Polo impiantistico di Casa Sartori, realtà destinata a diventare un’eccellenza nazionale nel sistema dell’economia circolare.


Con un investimento complessivo di 75 milioni di euro, l’impianto segna un importante passo avanti verso la produzione di energia green grazie alla gestione sostenibile dei rifiuti. A soli due anni dall’apertura del cantiere, Alia festeggia la conclusione dei lavori che, in tempi record, hanno portato alla realizzazione di quattro digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti organici e la produzione di biogas, combustibile che viene poi trasformato in biometano, una fonte totalmente rinnovabile, flessibile, efficiente ed esempio perfetto di economia circolare. L’impianto potrà trattare ogni anno fino a 160.000 tonnellate di rifiuti da raccolte differenziate (145.000 di rifiuti organici e 15.000 di verde), producendo circa 12 milioni di metri cubi di biometano e 35.000 tonnellate di compost. Numeri che permetteranno al polo di Montespertoli di entrare fra i primi cinque in Italia nel trattamento integrato anaerobico-aerobico dei rifiuti organici e di essere considerato come il più importante del suo genere nel Centro Italia. Il territorio della Toscana centrale entra così in una nuova fase: quella dell’autosufficienza nella gestione dei rifiuti organici, con un ruolo da assoluta protagonista nella produzione di energia pulita grazie al biometano e al compost. Questi elementi permetteranno di chiudere la catena dell’economia circolare.


“L’inaugurazione di questo impianto segna un momento di svolta nella nostra visione industriale. Trasformare i rifiuti in biogas, e quindi in energia green, non è solo una sfida tecnologica, ma un’imperativa necessità ambientale – commenta Lorenzo Perra, presidente di Alia Multiutility -. Questo impianto, il più grande dell’Italia centrale e fra i primi di tutto il Paese, è un simbolo tangibile del nostro impegno per un futuro sostenibile. A partire dall’autunno del 2024 l’impianto ospiterà anche attività di educazione ambientale e visite didattiche dedicate alle scuole, alla cittadinanza e alle associazioni del territorio, inserendosi all’interno di percorsi di turismo sostenibile a livello nazionale.

Obbligo polizze catastrofali, sfida o opportunità per le Pmi?

Obbligo polizze catastrofali, sfida o opportunità per le Pmi?Roma, 23 apr. (askanews) – Sta destando molto clamore sui media l’introduzione dell’obbligo per le aziende di assicurarsi contro le calamità naturali, previsto nella Legge di Bilancio 2024. Nello specifico, la norma prescrive l’adozione di coperture assicurative contro i rischi catastrofali quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni: coinvolge tanto le imprese con sede legale in Italia quanto quelle aventi sede legale all’estero e stabile organizzazione in Italia, e si estende a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali.


Non si tratta di una novità per gli operatori dell’agricoltura e di altri settori produttivi notoriamente influenzati dall’andamento degli eventi atmosferici, ma per la prima volta la norma prescrive un obbligo esplicito che si applica anche a realtà come gli uffici, i negozi e gli edifici delle aziende. Il motivo è da ricercarsi nei cambiamenti climatici e nella sempre maggiore intensità degli eventi atmosferici avversi, che generano danni più estesi e frequenti rispetto al passato anche in contesti urbani, coinvolgendo quindi le attività del terziario. Il quadro è complesso perché l’elevato numero di sinistri che le compagnie si sono trovate a gestire negli ultimi anni ha determinato una progressiva riduzione dei prodotti disponibili sul mercato e un contestuale aumento dei premi, a cui ha contribuito anche l’inflazione. Matteo Maria Rossi, Socio e Amministratore del broker assicurativo Borghini e Cossa, dal 1947 sul mercato, dichiara: “È giusto informarsi, ma non è necessario preoccuparsi. Lavoriamo con centinaia di microimprese e PMI e riceviamo quotidianamente richieste da parte di clienti comprensibilmente allarmati. In realtà, la norma entrerà in vigore solo a fine anno e mancano specifici decreti attuativi: il legislatore, infatti, non ha ancora chiarito molti aspetti che saranno dirimenti nella definizione del prodotto assicurativo. Di certo c’è da segnalare l’ingresso delle frane tra i fenomeni da assicurare, mentre per il momento non sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto dell’obbligo, se non l’impossibilità di accedere a contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche in occasione di eventi calamitosi e catastrofali. Occorre dunque attendere un quadro normativo più strutturato, prima di adottare soluzioni dettate dalla fretta e dall’impulsività”.


Tra gli aspetti ancora da considerare, ad esempio, rientra anche la possibilità che lo Stato intervenga in favore delle imprese, riducendo la tassazione sulle polizze e supportando interventi strutturali volti a mettere in sicurezza gli edifici. Questa normativa contribuirà alla crescita della cultura assicurativa delle PMI e ad una maggiore consapevolezza sulla necessità di tutelarsi da una categoria di rischi relativamente oggi poco considerata dagli imprenditori, rispetto al recente passato. In quest’ottica, il supporto consulenziale garantito da un broker diventa ancora più prezioso, perché permette di evitare dispersioni e costruire insieme alle Compagnie soluzioni personalizzate, ottimizzando il valore del rapporto tra premio e coperture, in un contesto che inevitabilmente sarà caratterizzato da un incremento dei costi. Microimprese e PMI rappresentano il tessuto economico del Paese eppure, a differenza delle medie e grandi aziende, sono sotto-assicurate per questo genere di rischi: si passa dal 55% delle piccole imprese (10-49 dipendenti) ad un misero 5% per le microimprese a conduzione individuale o familiare, nonostante l’80% di esse sia esposto ad un rischio medio-alto. Parallelamente invece, le emergenze climatiche sono diventate sistematiche: secondo i dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente riportati da Repubblica.it, solo nel 2023 il numero di eventi estremi è aumentato del 135% rispetto al 2022. Conferma il trend anche Eurostat, che ha calcolato in 36,5 miliardi di euro i costi sostenuti dall’Italia nel decennio 2010/2020 a causa delle emergenze climatiche, in crescita del 2% annuo.


“Il risk management è da sempre nel nostro DNA – prosegue Rossi – analizziamo meticolosamente il business dei clienti per tratteggiare il profilo di rischio e sviluppare coperture complete ed esaustive. La profonda conoscenza del prodotto assicurativo permette di selezionare le soluzioni che rispondono in modo più efficace alle reali esigenze dell’azienda, nel rispetto della legge. L’obiettivo è minimizzare l’impatto economico e sociale degli eventi catastrofici, garantendo la continuità operativa e l’occupazione. Allo stesso modo, l’aumento del numero di imprese assicurate permetterà di mantenere un grado di mutualità tale da contenere gli aumenti di prezzo e garantire a tutti i soggetti l’accessibilità a questo tipo di coperture. Siamo abituati ad analizzare gli eventi e prevedere eventuali situazioni di rischio e siamo certi che questa norma potrebbe rappresentare un’opportunità per il tessuto produttivo, evitando il fermo dell’attività per mancanza di risorse in caso di sinistri catastrofali”.

Eataly entra nella famiglia del Giro d’Italia come sponsor maglia bianca

Eataly entra nella famiglia del Giro d’Italia come sponsor maglia biancaMilano, 23 apr. (askanews) – Eataly entra a far parte della famiglia del Giro d’Italia come top sponsor della Maglia bianca, destinata al miglior giovane. A presentare l’accordo, nella la sede di Eataly Milano Smeraldo, Urbano Cairo, presidente di Rcs MediaGroup, e Andrea Cipolloni, group Ceo di Eataly.


“Da sempre Eataly porta l’Italia nel mondo attraverso il cibo di alta qualità: per questa ragione ci sembra una grandissima opportunità realizzare una partnership con la manifestazione sportiva italiana più famosa nel mondo – ha detto Cipolloni – Essere sulla maglia dedicata al vincitore della classifica dei giovani è ulteriore motivo di grande soddisfazione perché la Maglia Bianca è un premio, e al contempo un augurio, per un futuro di successi”. “Diamo il benvenuto nella grande famiglia del Giro a Eataly, un brand internazionale che proprio come il Giro d’Italia è un messaggero del made in Italy – ha aggiunto Urbano Cairo, presidente di Rcs MediaGroup – Da sempre, infatti, Eataly porta in giro per il mondo l’eccellenza dell’enogastronomia italiana mettendo l’accento sulle qualità dei prodotti italiani, sulla loro autenticità e sulle caratteristiche peculiari che rendono il settore food italiano il numero uno a livello globale. La Maglia Bianca è il simbolo della gioventù ed è stata vestita negli anni da corridori promettenti che negli anni si sono consacrati a grandi campioni su palcoscenici prestigiosi. Siamo certi che questa partnership possa portare grande visibilità e grandi risultati ad entrambe le aziende”. Oltre alla presenza come top sponsor sulla Maglia Bianca, Eataly porta il Giro in tutti i suoi punti vendita esponendo la maglia. In questa edizione, inoltre, una collana di 21 video ricette quante sono le tappe del Giro d’Italia proporrà un piatto, pensato dagli chef di Eataly, che rimanda alla tradizione e al legame con il territorio.


La sera del 4 maggio, dopo l’arrivo della prima tappa del Giro d’Italia, Eataly Torino Lingotto ospita il Bike Business Forum evento in cui si parla di bike economy ed eccellenze italiane nel mondo, mentre a fine Giro, il 27 maggio, Eataly Roma Ostiense ospita la presentazione dei vincitori delle quattro Maglie, gran finale di uno degli appuntamenti più attesi, anche a livello internazionale.

Libri, “Verso le stelle. 150 canzoni per sentirsi vivi” di Ernesto Assante

Libri, “Verso le stelle. 150 canzoni per sentirsi vivi” di Ernesto AssanteRoma, 23 apr. (askanews) – Rai Libri presenta “Verso le stelle. 150 canzoni per sentirsi vivi”, di Ernesto Assante.


Da “Heroes” di David Bowie a “Now And Then” dei Beatles, passando da brani indimenticabili come “Il cielo in una stanza” (Mina), “Bohemian Rhapsody” (Queen), “Start Me Up” (Rolling Stones), “E la luna bussò” (Loredana Berté) e tantissimi altri. Capolavori che hanno segnato e segnano le nostre esistenze, un viaggio musicale e delle emozioni che unisce 150 stelle sotto lo stesso cielo. “Come in una mostra ho scelto alcuni brani che possono, ognuno per il proprio specifico motivo, colpire la vostra curiosità – aveva scritto l’autore -. Ne avrei potuti scegliere altrettanti, o dieci volte tanti, questa non è una lista del “meglio”, nemmeno l’elenco delle mie “canzoni preferite”, neanche di quelle che conosco di più. È una “mostra sull’arte della canzone” e sulle sue infinite declinazioni, su come questi brani possano essere parte di una storia più grande, addirittura quella dell’umanità, e di storie piccine e insignificanti, rispetto al grande gioco dell’universo, come le nostre”.


“Verso le stelle” di Ernesto Assante, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali. Ernesto Assante, recentemente scomparso, è stato giornalista e critico musicale di Repubblica, e in più di quarant’anni di carriera ha pubblicato circa una trentina di libri. Tra gli altri ricordiamo: Reggae, La grande storia del rock, Le leggende del rock, Masters of Rock Guitar (con prefazione di Adrian Belew e introduzione di Joe Satriani). Insieme a Gino Castaldo ha scritto, tra gli altri, Genesi, Blues, Jazz, Rock, Pop, 33 dischi senza i quali non si può vivere e Lucio Dalla. Tra le sue ultime pubblicazioni ci sono i libri su Lucio Battisti e Bruce Springsteen.