Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

A gennaio 2024 apre a Venezia il laboratorio del gusto “Enologismi”

A gennaio 2024 apre a Venezia il laboratorio del gusto “Enologismi”Milano, 10 dic. (askanews) – Un spazio nuovo, dove il gusto si intreccia con la musica, l’arte, la storia e la fotografia per avvicinare appassionati, curiosi e cultori alla ricerca e alla conoscenza del pensiero enogastronomico italiano. E’ “Enologismi”, un progetto di Laura Riolfatto, visual artist, sommelier e “wine & food stylist”, che inaugurerà il 20 gennaio 2024 a San Pietro di Castello, un angolo di Venezia che ha mantenuto la propria autenticità sottraendosi al turismo di massa. Ad ospitarlo sarà uno spazio “recuperato” da Francesco Cucchini, proprietario dei Cantieri Cucchini, uno di quegli “squeri” e cantieri nautici costruiti tra il XIX e il XX secolo e oggi diventati splendidi spazi espositivi.

“‘Enologismi’ – spiega Riolfatto – ha la finalità di far conoscere, tramite la degustazione, l’assaggio, il racconto e la fotografia, alcune tra le eccellenze enogastronomiche italiane, attraversando l’identità dei territori vocati, tramite le aziende e le persone che ogni giorno si dedicano alla nostra agricoltura per renderla sempre migliore”. “Enologismi” ospiterà mostre, corsi di fotografia, degustazioni letterarie o musicali, e incontri alla scoperta della cultura della tavola e della cucina vegetariana e vegana. Si inizierà il 20 gennaio alle 11 con l’inaugurazione della mostra fotografica “L’estetica del tempo sospeso progetto Porto Marghera” di Andrea Morucchio, realizzata in collaborazione con il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto. Sempre il 20 gennaio, alle 17.30, si terrà “Esercizi spirituali per bevitori di vino”, incontro di presentazione del libro scritto dal giornalista Angelo Peretti in conversazione con Massimo Zardo e Laura Riolfatto, seguito dalla degustazione guidata dei vini scelti dall’autore.

Il 2 febbraio alle 20 sarà la volta di “Walk on the Wine Side” con Gianpaolo Giacobbo e Massimo Zardo, dove la storia del rock si fonderà con quella dei vini naturali grazie alla degustazione dove i vini saranno abbinati ai vinili. Sabato 3 febbraio e venerdì 1 marzo, dalle 10 alle 16, ci sarà il “Food Photography workshop” a tema Still Life Food a cura di Nicoletta Fornaro e di Laura Riolfatto, in cui verrà insegnato ai partecipanti come fotografare il cibo con la tecnica del chiaroscuro e la luce naturale. Domenica 4 febbraio, dalle 10 alle 13, Alessia Cipolla racconterà storia e design che si celano dietro a un bicchiere all’incontro “I bicchieri a tavola tra storia e design”, cui seguirà una degustazione guidata in abbinamento a finger food. Il 2 marzo alle 17.30, invece, si terrà l’incontro “Visionarie memorie – La Storia del vino a Venezia, riti e luoghi di incontro, attraverso il racconto della più significativa pianta viaggiatrice del Mediterraneo, la vite” con Laura Riolfatto e Martina Vacca e la degustazione guidata abbinata a finger food.

Etichette vini, Federvini: bene la tempestiva risposta del Masaf

Etichette vini, Federvini: bene la tempestiva risposta del MasafMilano, 9 dic. (askanews) – “Esprimiamo soddisfazione per il significativo impegno del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel procrastinare l’applicazione delle nuove norme comunitarie di etichettatura dei vini. Una risposta istituzionale tempestiva che dimostra la comprensione dell’impatto economico che la misura avrebbe prodotto e che riconosce l’impegno diligente delle imprese del comparto vitivinicolo italiano che da tempo avevano provveduto ad allinearsi alle richieste della Commissione europea”. Così la presidente di Federvini, Micaela Pallini, ha commentato il decreto del Masaf che autorizza l’impiego e l’esaurimento delle etichette già presenti a magazzino, di fronte al rischio di distruzione di centinaia di milioni di etichette già prodotte in seguito delle inattese modifiche apportate dalle linee guida della Commissione Europea.

Celebrato VI Anniversario “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” patrimonio Unesco

Celebrato VI Anniversario “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” patrimonio UnescoRoma, 7 dic. (askanews) – A sei anni dall’iscrizione dell’elemento “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO, sono aumentate a livello esponenziale le richieste, da ogni parte del mondo, di veri pizzaiuoli di scuola napoletana. Un segnale importante che gratifica quanti si sono impegnati per far iscrivere e, successivamente, valorizzare l’elemento ma che impone anche attente riflessioni e l’adozione di misure per la salvaguardia della sua integrità affinché venga tramandato un sapere tradizionale e culturale vivente e autentico. Una vera best practice quella del “pizzaiuolo napoletano” che si inserisce in un quadro più ampio, quello della “cultura del cibo” legata alla tradizione della cucina italiana che da sempre rende il nostro Paese crocevia di un Grand Tour enogastronomico unico. In effetti, un po’ come la pizza napoletana è per Napoli e per la Campania, la cucina italiana non è solo cibo genuino ma un viaggio nel Belpaese che rispecchia la nostra penisola, i suoi paesaggi, la cultura, le tradizioni, le produzioni regionali e locali. È promozione dei territori e turismo esperienziale, è cultura della qualità e delle tipicità. Spirito di festa ma anche di fattiva collaborazione è quanto è emerso a Napoli in occasione dell’evento “Dall’Arte del Pizzaiuolo Napoletano alla Cucina Italiana: Patrimonio culturale e Made in Italy certificato contro Agropirateria, Italian sounding e Fake food” promosso da Fondazione UniVerde, Coldiretti Campania e Associazione Pizzaiuoli Napoletani, in collaborazione con gli event partners: ITA0039 – 100% Italian Taste Certification by Asacert – Assessment & Certification, La Fiammante, Mulino Caputo, Bernardo – Legnami Certificati; e ospitato al Villaggio Coldiretti. Realtà che hanno sostenuto la campagna #PizzaUnesco e nuovi compagni di viaggio che intendono supportare la candidatura de “La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità e difendere lo straordinario patrimonio agroalimentare italiano.

Media Partners: Askanews, Italpress, Canale 21, La Cucina Italiana, TeleAmbiente, Gusto H24. Queste le dichiarazioni dei protagonisti dell’evento:

Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde): “Il sesto anniversario è occasione per valutare i risultati di grande rilancio dell’arte del pizzaiuolo di tradizione e scuola napoletana e ca va sans dire della pizza napoletana, ottenuti dopo la vittoriosa campagna internazionale #PizzaUnesco, ma anche per rafforzare la tutela di questo patrimonio culturale e rilanciare il nostro sostegno alla candidatura della cucina italiana nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Non dimentichiamo, inoltre, che il riconoscimento Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano è stato di grande aiuto anche per l’agroalimentare italiano nella campagna contro l’agropirateria e il fake food che ho lanciato da ministro dell’Agricoltura perché il sapere tradizionale del pizzaiuolo è sì immateriale ma il suo eccellente prodotto, la pizza, si fa con i nostri prodotti agroalimentari e una pratica culturale così fortemente identitaria senza qualità e autenticità dei prodotti rischia di essere deteriorata o addirittura di scomparire. Anche per questi motivi sostengo convintamente la candidatura della cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale perché certo consentirà di tutelare l’agroalimentare made in Italy e tantissime tradizioni e ricette, tra le più amiche della natura e della salute, che si collegano alla Dieta mediterranea. Auspico che tutti coloro che ci hanno aiutato nella vittoriosa campagna #PizzaUnesco, che a tutt’oggi è rimasta la più popolare della storia dell’Unesco, facciano altrettanto. Ettore Bellelli (Presidente di Coldiretti Campania): “L’arte del Pizzaiuolo, fatta di rito e gestualità oltre che del savoir faire partenopeo, parla al mondo del grande patrimonio agroalimentare campano che ruota proprio intorno a questo disco di pasta. Parla dei nostri pomodori, dell’olio, della mozzarella di bufala campana DOP, del fiordilatte. Il sigillo UNESCO per questo patrimonio immateriale rappresenta perciò un grande elemento di fortificazione della nostra identità culturale. Siamo lieti che il sesto anniversario del riconoscimento dell’arte del Pizzaiuolo si festeggi al villaggio Coldiretti perché va nella stessa direzione che perseguiamo da sempre con il nostro impegno: la tutela della biodiversità e del Made in Naples che è poi, di fatto, il Made in Campania”.

Sergio Miccù (Presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani): “Siamo giunti al sesto anniversario del riconoscimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità – Unesco, un riconoscimento che ha dato grandissima visibilità alla figura professionale del pizzaiuolo, sempre più attento alla selezione di prodotti di qualità per offrire ai consumatori un prodotto d’eccellenza. Oltre alla continua divulgazione e internazionalizzazione dell’arte, stiamo ora puntando sulla formazione della nuova generazione. Riteniamo che la formazione debba iniziare già negli istituti di scuola alberghiera, con il rilascio di un diploma professionale di pizzaiuolo da parte del Ministero dell’Istruzione. Solo attraverso questo approccio possiamo garantire una maggiore tutela per la nostra arte”. Nicola Caputo (Assessore all’Agricoltura della Regione Campania): “A sei anni dall’iscrizione nella prestigiosa Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, si sono moltiplicate le iniziative e l’attenzione per l’arte del pizzaiuolo napoletano, un segnale importante per il made in Naples e il made in Italy che occorre continuare a tutelare e valorizzare nel miglior modo possibile, innanzitutto valorizzando gli ingredienti della pizza, dal pomodoro all’olio e la mozzarella. Quella del pizzaiolo napoletano è un’arte autentica che si basa su una competenza che permette di sfruttare appieno la qualità dei prodotti agroalimentari dei territori campani. Si tratta di un patrimonio capace di attivare una rinascita sociale ma anche economica dei territori e delle produzioni di qualità”.

Giuseppe Ambrosio (Direttore Generale e Presidente GdL Unesco presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) ha ricordato che “l’arte del pizzaiuolo napoletano rappresenta l’essenza stessa del Patrimonio Immateriale come declinata dalla Convenzione Unesco. In essa convivono tradizione, storicità, arte della manualità. Un patrimonio da preservare e diffondere, come la bontà della pizza, sempre più nel mondo intero”. Rosanna Romano (Direttore Generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania) “L’importante anniversario dell’iscrizione de L’arte del Pizzaiuolo Napoletano nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO è stato celebrato anche in occasione della Prima Rassegna del Patrimonio Immateriale della Campania, evento promosso di recente dalla Regione Campania in collaborazione con Scabec – Società Campana Beni Culturali. L’iniziativa, promossa per divulgare attraverso stand espositivi, dibattiti, incontri e performance il patrimonio culturale immateriale campano con le sue pratiche tradizionali connesse a saperi, celebrazioni, espressioni e cultura agro-alimentare, ha ospitato anche laboratori e degustazioni gratuite organizzate dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e dall’Associazione Verace Pizza Napoletana, a conferma dell’importanza strategica che quest’arte riveste all’interno del patrimonio culturale campano. La sicurezza alimentare è una priorità assoluta da garantire al consumatore. La necessità di assicurare prodotti sani e di alta qualità si collega al dovere di utilizzare materiale legnoso certificato nei procedimenti di cottura in forno di pietanze come, appunto, la pizza. Su questo tema è intervenuto il Gen. B. Ciro Lungo (Comandante Regione Carabinieri Forestale Campania) sottolineando che il “combustibile legnoso utilizzato per la cottura del cibo deve essere rigorosamente di provenienza legale e di origine naturale, ottenuto dalla lavorazione esclusivamente meccanica e senza subire alcun tipo di trattamenti chimici. Un approccio, conforme alla normativa vigente, a garanzia delle foreste e dei consumatori”. Antonio Pace (Presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana): “All’alba del VI Anniversario del riconoscimento a Patrimonio Culturale Immateriale e soprattutto dei 40 anni del I° disciplinare sulla vera pizza napoletana, redatto nel 1984 dall’AVPN, primo esempio di tutela integrata del mestiere e del prodotto tradizionale, siamo lieti di aver visto affermarsi negli anni una tendenza che coinvolgendo operatori, associazioni e istituzioni, si è trasformata in Comunità. Una Comunità basata su di una regola condivisa, principio fondante per qualsiasi tutela e che potrebbe essere da esempio anche per la Cucina italiana”. Fabrizio Capaccioli (Amministratore Delegato di Asacert): “Oggi non celebriamo solo l’arte e la cultura che la pizza esprime, stiamo preservando un’icona indiscussa della cucina italiana amata in tutto il mondo. In un’epoca in cui la sicurezza alimentare è cruciale, ITA0039 by Asacert, si impegna a garantire che la pizza italiana, almeno quella presentata come originale, sia al riparo da contraffazioni. Asacert promuove una certificazione che è a garanzia di produzioni alimentari salubri perché 100% italiane, ritenendo che la cooperazione tra tutti gli attori sia essenziale per preservarne l’autenticità anche all’estero dove operiamo con il Protocollo ITA0039. Assicuriamo insieme a partners come Coldiretti, Euro-Toques e tanti altri, che pizzerie e ristoranti italiani siano ambasciatori certificati della qualità italiana, contrastando fenomeni come l’agropirateria e l’Italian sounding”. Era il 23 marzo 2023 quando il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste hanno annunciato la candidatura de “La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO. A farsi fin da subito promotrice della candidatura è stata la rivista La Cucina Italiana, dal 1929 il mensile di cucina più autorevole e di lunga tradizione in Italia e nel mondo. Maddalena Fossati Dondero (Direttore ‘La Cucina Italiana’ e promotrice della candidatura Unesco ‘La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale’) ha ribadito che “dopo il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano sarebbe bello veder dichiarata la Cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, in quanto valore massimo dell’identità del nostro Paese”. Vincenzo Santo (Presidente CNA Campania Nord): “L’Italian sounding è il nemico più grande della nostra enogastronomia. Il richiamo a prodotti campani e più in generale italiani sui mercati esteri è ricorrente con vere e proprie ‘trappole commerciali’ costruite ad arte per attirare l’utente-acquirente. La mozzarella è probabilmente quello che vanta il maggior numero di contraffazioni all’estero, fenomeno che è incrementato in maniera esponenziale anche con l’esplosione degli e-commerce. Prodotti marchiati come mozzarella di bufala campana dop negli ultimi anni sono stati sequestrati in Indonesia, in Cina e in Giappone. Accanto all’azione di controllo, ne va fatta una di ‘legittimazione’ delle nostre eccellenze. In questo quadro è preoccupante l’atteggiamento unilaterale di diverse istituzioni nei confronti degli allevatori bufalini impegnati da mesi in una battaglia a difesa del comparto. Come Cna Campania Nord abbiamo assunto una posizione chiara a loro sostegno: non è abbattendo in maniera indistinta i capi bufalini che si risolve il problema dell’eradicazione della brucellosi. Per poter ingaggiare una vera e propria lotta alla pirateria alimentare è necessario innanzitutto dare forza alle nostre eccellenze, evitando disastri come quello attuale con gli allevatori”. Hanno inoltre partecipato all’evento i rappresentanti delle realtà partners: Francesco Franzese (CEO La Fiammante), Antimo Caputo (Amministratore delegato di Mulino Caputo), Diego Bernardo (Amministratore di Bernardo legnami certificati). Dalla campagna #PizzaUnesco, il più imponente movimento d’opinione nella storia delle candidature Unesco, con oltre 2 milioni di sottoscrizioni da oltre 100 Paesi del mondo, a sostegno dell’iscrizione dell’elemento “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, avvenuta nel 2017, al sostegno della candidatura “La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” attraverso la nuova campagna mondiale #CucinaItalianaUnesco. In questo progetto crede la Fondazione UniVerde, organismo coinvolto nei processi di salvaguardia dell’elemento “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano”, e i partners della nuova iniziativa: Federazione Italiana Cuochi – FIC, Euro-Toques Italia, Fondazione Campagna Amica, CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. L’occasione del VI Anniversario dal riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano ha rappresentato un motivo in più per rilanciare anche il messaggio #NoFakeFood realizzata da Fondazione UniVerde, Opera2030 e SOS Terra Onlus, in collaborazione con molti content creators, per difendere i prodotti agroalimentari italiani da agropirateria, contraffazioni e Italian sounding. La pizza, il piatto che nelle sue diverse declinazioni e contraffazioni è il più consumato del pianeta e, più in generale, la cucina italiana possono diventare lo strumento di diffusione dell’autenticità degli ingredienti made in Italy. Occorre tuttavia vigilare per rafforzare ancora di più il legame tra la genuinità del nostro cibo e la qualità degli ingredienti che devono essere sempre 100% italiani.

Nasce in Regione Lazio la banca del seme dei suini

Nasce in Regione Lazio la banca del seme dei suiniRoma, 7 dic. (askanews) – Prende il via nella Regione Lazio un progetto per la costituzione di una banca del germoplasma degli allevamenti del Lazio di razze suine a rischio di erosione genetica. Le specie interessate dal programma di attività sono la Casertana e l’Apulo-Calabrese (quest’ultima con i due tipi genetici autoctoni: Nero Reatino e Nero dei Monti Lepini).

“Ringrazio l’agenzia regionale Arsial e l’associazione nazionale allevatori suini (Anas) per aver fatto partire, su impulso dell’assessorato, questa importante iniziativa che ha un alto valore scientifico, perché riesce a dare una risposta concreta al rischio di erosione genetica di alcune razze suine minacciate dalla diffusione della Peste Suina Africana” ha detto Giancarlo Righini, assessore al bilancio e all’agricoltura e sovranità alimentare della Regione Lazio. Nello specifico l’attività verrà sviluppata coinvolgendo una ventina di allevamenti che partecipano ai programmi di conservazione delle razze autoctone. Si sta valutando inoltre, sempre nell’ottica della tutela del patrimonio genetico autoctono minacciato dalla diffusione della PSA, la possibilità di attivare la conservazione ex-situ di nuclei di riproduttori in vivo presso centri abilitati dotati dei massimi standard di biosicurezza.

Vino, Uiv: bene proroga per etichette, ora serve armonizzazione in Ue

Vino, Uiv: bene proroga per etichette, ora serve armonizzazione in UeMilano, 7 dic. (askanews) – “Apprezzo il grande supporto del ministro Lollobrigida che si è impegnato in prima persona a risolvere questo scottante tema, a partire, già oggi, dalla firma del decreto di proroga delle etichette precedentemente stampate. Al contempo, accolgo con favore l’intenzione del ministro di portare il dossier al prossimo Agrifish (Consiglio europeo di Agricoltura e Pesca) previsto il 10 e l’11 dicembre”. Così il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha commentato il decreto del Masaf che posticipa l’introduzione e l’applicazione della normativa europea sul cambio di etichettatura del vino, permettendo l’utilizzo e l’esaurimento delle etichette già in magazzino.

Frescobaldi aveva incontrato ieri il ministro Francesco Lollobrigida proprio in merito alle difficoltà legate “alle linee guida ‘last minute’ della Commissione Ue che hanno generato una babele interpretativa in cui ogni Stato membro esprime una propria lettura, determinando così una mancata armonizzazione delle regole di mercato”. “Serve anche in ambito comunitario un’immediata sospensione in merito alla principale criticità contenuta nelle linee guida della Commissione, al fine di rivederne il contenuto e garantire certezza giuridica alle imprese” ha aggiunto Frescobaldi, sottolineando che “contestualmente, sarà necessario ottenere il consenso all’utilizzo di tutte le etichette stampate prima della pubblicazione delle linee guida e fino a esaurimento scorte”.

Vino, è morto a 65 anni il direttore generale dell’Oiv, Pau Roca

Vino, è morto a 65 anni il direttore generale dell’Oiv, Pau RocaMilano, 7 dic. (askanews) – Si è spento oggi all’età di 65 anni, Pau Roca, direttore generale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). E’ stata la stessa Oiv ad annunciarlo, spiegando che il dirigente spagnolo si è spento a Digione, in Francia, dopo una lunga malattia.

Originario di Reus (Terragona) e delegato spagnolo dell’Oiv dal 1992, Roca era stato eletto alla guida dell’organizzazione intergovernativa dedicata alla viticoltura all’Assemblea Generale del 2018 in Uruguay. “Dopo aver acquisito esperienza nel settore dell’olio d’oliva e aver iniziato la ricerca scientifica in oceanografia, Pau Roca aveva una conoscenza specifica e approfondita del settore vitivinicolo globale e un’esperienza acquisita alla guida della Federazione spagnola dei vini (Fev), che dirigeva da più di 20 anni” si legge nella nota dell’Organizzazione, che prosegue sottolineando che “impegnato a garantire che l’Ooiv, il suo ruolo e le sue attività fossero riconosciuti in un mondo sempre più globalizzato, durante il suo mandato Roca ha anche rafforzato i legami con altre istituzioni globali come l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Organizzazione mondiale del turismo, l’Ocse, la Fao, Ciheam e Codex Alimentarius”.

Vino, Cantina Vallepicciola “Official wine partner” della Fiorentina

Vino, Cantina Vallepicciola “Official wine partner” della FiorentinaMilano, 7 dic. (askanews) – L’azienda vitivinicola toscana Vallepicciola è il nuovo “Official wine partner” di ACF Fiorentina. Lo ha annunciato la stessa Cantina con 107 ettari vitati nel Chianti Classico, spiegando che grazie alla neonata partnership con la squadra di calcio di Firenze, “accresce ancor più l’immagine e la popolarità del suo brand affermandosi come uno dei principali attori del mondo vitivinicolo di livello nazionale ed internazionale”.

“Per l’azienda questa partnership è motivo di orgoglio oltre che un’ottima occasione di visibilità: tutto ciò che ruoterà attorno all’hospitality, sia nel contesto dello stadio che in quello del Viola Park, il centro sportivo più attrezzato d’Europa nonché sede degli uffici e degli allenamenti della squadra, comporterà la presenza dei nostri vini” ha spiegato l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai, sottolineando che “è sicuramente un’opportunità straordinaria per Vallepicciola, una collaborazione che ci rende fieri e che darà ulteriore slancio e lustro all’immagine dell’azienda: avremo modo di entrare in contatto, infatti, con le numerosissime personalità che gravitano attorno a questo mondo e agli eventi sportivi ad esso legati, quindi dirigenti, autorità, imprenditori locali e nazionali che potranno conoscere la nostra realtà aziendale e fruire in prima persona dei nostri vini”.

Vino, Asolo Prosecco: nel 2013 +13%, sfiorato record 27 mln bottiglie

Vino, Asolo Prosecco: nel 2013 +13%, sfiorato record 27 mln bottiglieMilano, 7 dic. (askanews) – L’Asolo Prosecco si appresta a chiudere un nuovo anno in crescita a doppia cifra: le previsioni del Consorzio di tutela indicano infatti un incremento del 13% a fine 2023 rispetto allo scorso anno, arrivando a sfiorare il record storico di 27 milioni di bottiglie. Nell’ultimo quinquennio lo sviluppo è stato inarrestabile: rispetto al 2018 l’ascesa è addirittura del 114%, con un incremento di 15 milioni di bottiglie rispetto ai 12 milioni di cinque anni fa.

“A premiarci, anche in una congiuntura economica difficile come quella che sta attraversando il vino italiano, è senza dubbio il lavoro votato alla qualità dei produttori della Denominazione, unito al forte senso di appartenenza al territorio e alla indiscutibile identità dell’Asolo Prosecco” ha dichiarato il presidente del Consorzio di tutela, Ugo Zamperoni, ricordando che in considerazione dell’andamento della domanda, che si mantiene sostenuta, nonché dell’esito qualitativo molto favorevole dell’ultima vendemmia, il Consorzio ha richiesto e ottenuto dalla Regione Veneto l’attivazione della riserva vendemmiale, misura espansiva adottata anche negli anni scorsi con lo scopo di avere a disposizione tutti gli strumenti per soddisfare le richieste del mercato domestico e internazionale. “L’outlook è decisamente positivo, con segnali di ulteriore incremento della domanda, supportato dalle attività promozionali del Consorzio, sia in Italia che all’estero” ha proseguito Zamperoni, aggiungendo che “il segreto del successo dell’Asolo Prosecco è nell’espressione della sua forte impronta territoriale, luoghi di indescrivibile bellezza che nei secoli hanno saputo sedurre molte personalità influenti, da Caterina Cornaro a Eleonora Duse, da Robert Browning a Freya Stark”.

Corrà (Italia del Vino): unire le forze, export sempre più decisivo

Corrà (Italia del Vino): unire le forze, export sempre più decisivoMilano, 6 dic. (askanews) – “Unire le forze mostrando al mondo un fronte comune e coeso è fondamentale per comunicare efficacemente l’eccellenza enoica italiana anche e soprattutto in ottica export. Per il 2024 Italia del Vino ha in programma di fare sistema nelle due principali fiere internazionali di settore: Vinexpo Parigi e Prowein Dusseldorf, con una partecipazione collettiva delle aziende del Consorzio. Continueremo poi a investire in progetti di ricerca e sviluppo, concentrandosi sull’innovazione tecnologica e sulla digitalizzazione, in linea con gli obiettivi indicati dall’Ue”. Lo ha detto Roberta Corrà, presidente di Italia del Vino, il consorzio con 25 soci e un fatturato aggregato che supera 1,5 miliardi di euro, con una quota dell’export nazionale di settore del 15%.

“In questo periodo storico in cui la tecnologia e la digitalizzazione giocano un ruolo sempre più cruciale – ha aggiunto Corrà – investimenti di questo tipo possono contribuire significativamente a migliorare la competitività e la sostenibilità del settore vinicolo italiano, all’interno di uno scenario internazionale che appare sempre più complesso e sfidante”. Il consorzio ricorda che dopo un biennio di crescita (+26% nel 2021 post-Covid e +6.6% nel 2022), nel 2023 il fatturato dell’industria vinicola italiana è atteso al primo calo dal 2020: le stime parlano di un passivo del 2,9%, a 13.3 miliardi di euro, di cui 7,65 sul lato export (-2.2%) e 5,61 sul versante del mercato nazionale (-4%).

“L’export risulta ancora e sempre di più la chiave di volta per rendere sostenibile il settore, anche se le proiezioni da qui al 2039 rispetto alla media 2010/19 vedono una crescita di 1,8 milioni di ettolitri (attorno quindi a 22,5-23 milioni), che compensa solo in parte l’ammanco generato dal mercato interno, con un saldo positivo di poco più di mezzo milione di ettolitri” precisa il consorzio, sottolineando che “l’evoluzione attesa, intesa come incrocio di dati demografici e di attitudine al consumo, indica che il mondo che consuma vino in futuro non costruirà più la sua crescita sul volume, ma molto più probabilmente sul valore espresso dalle bottiglie di vino. Una componente, quella del valore, che ha più declinazioni: il benessere fisico e spirituale, la sostenibilità ambientale ed etica, il consumo ‘sociale’, in cui il vino entra sempre di più in competizione serrata con altre bevande.” Italia del Vino occupa complessivamente 3.500 persone, e ha una produzione complessiva di oltre 230 milioni di bottiglie, con una superficie vitata totale di oltre 15mila ettari ubicati in 19 regioni italiane.

Consorzio Vermouth di Torino: Ue riveda linee guida su etichette

Consorzio Vermouth di Torino: Ue riveda linee guida su etichetteMilano, 6 dic. (askanews) – Il Consorzio del Vermouth di Torino ritiene “insostenibile una norma che non lasci il tempo ai produttori di adeguarsi e quindi chiede una modifica urgente delle Linee Guida per evitare la distruzione di milioni di etichette già stampate o presenti sugli scaffali e in generale chiede sempre un periodo di tempo transitorio per l’applicazione di nuovi testi che arrivano sui produttori come un fulmine a ciel sereno”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’ente consortile in merito alle linee guida sull’etichettatura delle bottiglie di vino pubblicate il 24 novembre scorso dalla Commissione Europea.

“Tenendo conto dei tempi indispensabili per modificare la grafica delle etichette e stamparle, i nostri soci hanno iniziato da molti mesi a lavorare per rispettare la scadenza dell’8 dicembre” ha dichiarato il direttore del Consorzio, Pierstefano Berta, spiegando che “hanno stampato moltissime etichette, pronte per essere utilizzate alla scadenza richiesta, che dovranno essere distrutte, ma non ci sarà il tempo di stamparne altre. Ci sembra irragionevole – ha concluso – e hiediamo quindi alla Commissione di modificare urgentemente le Linee Guida, oppure di dare la possibilità di stamparne altre nel rispetto dei tempi tecnici necessari” Il Consorzio è stato costituito nel 2019 per volontà dei produttori di Vermouth di Torino che definirono un Disciplinare di produzione poi approvato con un decreto del 2017, attraverso il quale l’allora ministero delle Politiche Agricole ha regolamentato l’IG Vermouth di Torino/Vermut di Torino. Oggi il Consorzio è presieduto da Roberto Bava e comprende 35 aziende storiche che producono e distribuiscono in tutto il mondo.

Foto di Consorzio del Vermouth di Torino e Turismo Torino