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Jti e Progetto Arca, rinnovato impegno per più fragili

Jti e Progetto Arca, rinnovato impegno per più fragiliRoma, 12 mar. (askanews) – Si conferma la partnership tra le due realtà, che negli anni ha garantito il sostegno alle persone in difficoltà e che nel 2024 ha permesso la distribuzione di oltre 25 mila pasti ai senza dimora e la realizzazione di un progetto di housing sociale a Milano.


Oltre 25mila pasti distribuiti alle persone senza dimora di Padova e Bari e 20 appartamenti donati a persone e nuclei familiari in emergenza abitativa a Milano: sono questi i numeri della partnership tra JTI Italia e Fondazione Progetto Arca nel 2024. Un rapporto di collaborazione consolidato che da oltre 10 anni si traduce in aiuti concreti alle persone più vulnerabili e che si rafforza anche per il 2025, grazie a nuove attività all’insegna della solidarietà. Nel 2024 la collaborazione fra JTI Italia e Fondazione Progetto Arca si è concentrata su due fronti principali: l’assistenza abitativa e quella alimentare. Le due Cucine Mobili di Padova e Bari – i food truck nati durante la pandemia per portare aiuto la dove c’è più bisogno e che da anni percorrono le vie cittadine per distribuire pasti completi, cucinati e sani alle persone senza dimora – hanno distribuito nel corso dell’anno un totale di 25.780 pasti, 9.210 a Padova e 16.570 a Bari, segnando un aumento di oltre il 30% nel numero dei pasti consegnati rispetto al 2023. La seconda area di intervento ha riguardato uno degli aspetti che negli anni ha mostrato un crescente aggravarsi in termini di criticità: l’emergenza abitativa. Proprio per rispondere a questo problema crescente, JTI ha sostenuto il progetto di Housing sociale, che ha permesso di realizzare, in Viale Bodio a Milano, un complesso di dieci appartamenti dedicati all’accoglienza temporanea di chi ne ha più bisogno, supportandone il reinserimento sociale.


Risultati importanti, frutto di una collaborazione lunga e virtuosa, che anche nel 2025 vedrà consolidarsi l’impegno nei confronti delle persone che si trovano in difficoltà, sia attraverso la continuazione del sostegno alle Cucine Mobili di Padova e Bari, sia attraverso il rinnovato sostegno a nuovi progetti di Housing sociale della Fondazione, in continuo sviluppo. “La partnership e l’amicizia con JTI Italia – ha detto Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca – è per noi di grande valore: la continuità con cui ci accompagna nelle nuove idee che ogni anno realizziamo è una sicurezza che ci permette di mettere realmente in pratica i servizi di cui le persone più fragili hanno bisogno. Continuiamo dunque anche per questo nuovo anno con le Cucine mobili per le persone senza dimora e sviluppiamo sempre di più la rete dell’Housing sociale, perché la casa è la priorità nel percorso di recupero di ogni persona, è la vera strada da cui ripartire”.


“Come JTI Italia siamo davvero orgogliosi di vedere il nostro impegno tradursi in un impatto concreto per le comunità in cui operiamo”, ha commentato Didier Ellena, Amministratore Delegato di JTI Italia. “Iniziative come queste dimostrano quello di cui da sempre siamo convinti, ovvero che la sinergia fra aziende, realtà del terzo settore e istituzioni sono la via giusta per creare un futuro migliore; ecco perché siamo fieri di proseguire anche nel 2025 la collaborazione con Fondazione Progetto Arca, con i quali da tanti anni mettiamo in campo iniziative capaci di fare la differenza per chi ne ha più bisogno”.

Fini (Cia): effetto dazi Usa deflagrante, agire subito

Fini (Cia): effetto dazi Usa deflagrante, agire subitoRoma, 12 mar. (askanews) – “Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora”, agendo immediatamente e facendo “di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte”. Lo ha detto il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, commentando l’indagine sull’effetto dei dazi Usa sull’export agroalimentare italiano, presentata stamattina alla X Conferenza economica in corso a Roma effettuata sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.


“L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”, ha ricordato Fini sottolineando che “l’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”. Ecco perché “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. A partire proprio dai prodotti e dalle regioni più esposti verso Washington”, ha concluso Fini.

Cia: Sardegna e Toscana regioni più esposte a dazi Usa

Cia: Sardegna e Toscana regioni più esposte a dazi UsaRoma, 12 mar. (askanews) – Sono la Sardegna e la Toscana le regioni italiane che potrebbero soffrire di più sul fronte dell’export agroalimentare a causa dei dazi imposti dal presidente americano Donald Trump, che dovrebbero partire dal 2 aprile prossimo. Questo perché alcuni prodotti simbolo di queste regioni sono esportati massicciamente negli Stati Uniti. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata stamattina alla X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.


Nel dettaglio, la Regione più esposta ai nuovi dazi risulta essere la Sardegna, dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop, il cui export agroalimentare finisce per il 49% negli Stati Uniti. E, giocoforza, ci finisce anche il 74% dell’export dei prodotti lattiero-caseari isolani. Al secondo posto per maggior “esposizione” negli Usa figura la Toscana, che ha negli Stati Uniti la meta del 28% del proprio export agroalimentare, con l’olio in pole position con il 42% e i vini con il 33% delle relative esportazioni.


Ma negli Stati Uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, così come il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% di quelle di vini campani. Insomma, considerando le diverse aree del Belpaese, sono le esportazioni agroalimentari del Centro e Sud Italia a “rischiare” di più con l’applicazione dei dazi di Trump, anche alla luce di relazioni consolidatesi negli anni con questo importante mercato spesso grazie alla domanda generata dalle comunità di italiani residenti negli Stati Uniti.

Cia: con dazi a rischio pecorino Romano, vini, Prosecco e sidro

Cia: con dazi a rischio pecorino Romano, vini, Prosecco e sidroRoma, 12 mar. (askanews) – Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco e il sidro di mele. Sono i prodotti più a rischio di essere danneggiati nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi del presidente americano Donald Trump il 2 aprile prossimo. Sono più a rischio perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. E lo stesso vale per regioni come Sardegna e Toscana che sono particolarmente esposte a perdite milionarie con le nuove tariffe a stelle e strisce. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata stamattina alla X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.


Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano, per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024. Al secondo posto troviamo il Pecorino Romano, prodotto al 90% in Sardegna, il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo, ovvero quasi 151 milioni di euro. Due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’Apple Cider” tra le bevande più popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta.


Ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. L’arrivo di nuove tariffe rischia dunque di tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche. Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.


Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).

Bce, Lagarde: “Impegno assoluto sull’obiettivo di inflazione”

Bce, Lagarde: “Impegno assoluto sull’obiettivo di inflazione”Roma, 12 mar. (askanews) – Per onorare il suo mandato sulla stabilità dei prezzi, la Banca centrale europea dovrà mostrare “un impegno assoluto sul suo obiettivo di inflazione”, fissato in maniera rigida al 2%, così come nella sua capacità di capire quali tipi di shock richiedano una reazione monetaria e quale agilità serva per intervenire nella maniera più appropriata. È il messaggio chiave lanciato dalla presidente dell’istituzione, Christine Lagarde nel suo intervento alla conferenza annuale “The Ecb and its Watchers”, organizzata dell’Università Goethe di Francoforte.


“Preservare la stabilità in una nuova era sarà un compito formidabile. La nostra risposta al recente episodio di inflazione – ha sostenuto – dovrebbe dare al pubblico la fiducia che faremo sempre tutto quello che è necessario per garantire la stabilità dei prezzi, e che i nostri meccanismo di policy possono essere adattati a nuove circostanze”. Secondo Lagarde, i banchieri centrali dovranno mostrare “agilità per aggiustare la loro linea e i loro strumenti a circostanze che cambiano e dovranno avere la curiosità intellettuale di mettere in discussione principi prestabiliti e buon senso comune”, ha detto.


La presidente della Bce ha ribadito che ci si trova di fronte a un quadro di eccezionale incertezza, dovuta a geopolitica e economia, che solleva tre aspetti chiave per come possa la politica monetaria a svolgere il suo compito. Il primo è come stia cambiando il quadro in cui la banca centrale si trova ad operare. Il secondo è cosa questi cambiamenti comportino per le funzioni di risposta della Bce e il terzo, ha proseguito, è cosa tutto questo implichi per le comunicazioni della banca centrale. Ha anche menzionato i cambiamenti che si sono verificati rispetto alll’ultima volta, in realtà abbastanza recente, perché risale al 2021, in cui la Bce ha effettuato una revisione della sua strategia.


Da un lato ci sono elementi che dovrebbero avere effetti disinflazionistici, come la digitalizzazione e l’invecchiamento delle popolazioni. Dall’altro alcuni sviluppi possono avere invece effetti bivalenti, sia inflazionistici sia frenanti sui prezzi, come la frammentazione delle economie e l’aumento delle spese in difesa. (fonte immagine: ECB 2025).

Porsche: risultato operativo 2024 -22,6% conferma esuberi e dividendo

Porsche: risultato operativo 2024 -22,6% conferma esuberi e dividendoMilano, 12 mar. (askanews) – Porsche chiude il 2024 con risultati e consegne in calo e si aspetta un 2025 ancora difficile con previsioni di un margine operativo in calo al 10-12% rispetto al 14,1% dello scorso anno. “Nel lungo termine, puntiamo a un ritorno operativo sulle vendite di oltre il 20%. Nel medio termine, puntiamo al 15-17% a causa del contesto che rimane difficile”, ha detto il Cfo Jochen Breckner, che ha preso il posto di Lutz Meschke.


Nel 2024 il fatturato di Porsche è diminuito dell’1,1% a 40,1 miliardi a grazie a personalizzazioni e aumento dei prezzi che hanno compensato il calo delle consegne del 3% a 310,718 unità. A pesare la flessione delle vendite in Cina. Il risultato operativo è diminuito del 22,6% a 5,64 miliardi di euro. Il flusso di cassa dell’auto è stato di 3,7 miliardi di euro, rispetto ai 4 miliardi del 2023. Confermato il dividendo sui livelli dello scorso anno per un ammontare di 2,1 miliardi di euro pari a 2,3 euro per le azioni ordinaria e 2,31 euro per le privilegiate.


Per migliorare la redditività Porsche conferma 1.900 esuberi fra prepensionamenti e uscite incentivate entro il 2029 e il taglio di 2mila contratti a tempo determinato che non saranno rinnovati. Oltre a queste misure, il gruppo sta negoziando con i sindacati un ulteriore pacchetto strutturale di riduzione dei costi da attuare nella seconda metà dell’anno. Nel 2025 Porsche investirà 800 milioni di euro per ampliare il portafoglio prodotti con motorizzazioni termiche e nelle attività software e batterie. Fra i modelli il bestseller è stata la Cayenne con 102.889 unità, davanti alla Macan (82.795) e alla 911 (50.941). Nel 2024, il 27% dei nuovi veicoli consegnati era elettrificato, ovvero completamente elettrico o ibrido plug-in. Circa la metà di queste erano auto elettriche (12,7%). Porsche prevede che la quota aumenterà significativamente nei prossimi anni. L’aspettativa per il 2025 è compresa tra il 33% e il 35% di veicoli elettrificati, di cui il 20-22% completamente elettrici.

Rai, Mare Fuori 5 debutta con una Live su TikTok

Rai, Mare Fuori 5 debutta con una Live su TikTokRoma, 12 mar. (askanews) – L’attesissima quinta stagione di Mare Fuori debutta con un evento speciale. Il 12 marzo alle ore 18, il primo episodio sarà trasmesso integralmente in una live su TikTok, sul profilo ufficiale @marefuori, che conta centinaia di migliaia di follower. Durante la visione, il cast della serie sarà presente in chat per commentare e interagire con il pubblico. Un’iniziativa che rappresenta un ulteriore passo nell’approccio innovativo di RaiPlay.


La trama Mare Fuori 5 riprende le vicende dei giovani protagonisti dell’Istituto Penale Minorile di Napoli, tra amicizie, rivalità e il sogno di un futuro diverso. In questa stagione, nuove sfide e colpi di scena metteranno alla prova i ragazzi, spingendoli a confrontarsi con il loro passato e le loro scelte. Disponibile su RaiPlay Dalla mezzanotte del 12 marzo, i primi 6 episodi della quinta stagione saranno disponibili in anteprima esclusiva su RaiPlay, offrendo agli spettatori la possibilità di immergersi nelle nuove storie dei personaggi di Mare Fuori.


Cast principale: Maria Esposito Giuseppe Pirozzi Francesco Panarella Antonio D’Aquino Giovanna Sannino Enrico Tijani Alessandro Orrei Luca Varone Clotilde Esposito Domenico Cuomo Francesco Di Tullio Francesco Alessandro Luciani Alfonso Capuozzo Manuele Velo Elisa Tonelli Rebecca Mogavero

James Dyson Award 2025: alla ricerca di invenzioni rivoluzionarie

James Dyson Award 2025: alla ricerca di invenzioni rivoluzionarieMilano, 12 mar. (askanews) – Sono aperte le iscrizioni al James Dyson Award 2025, il concorso internazionale di design e ingegneria per studenti promosso dalla James Dyson Foundation, che coinvolge 28 Paesi e regioni in tutto il mondo. Dalle sfide quotidiane alle questioni globali più urgenti, il JDA invita studenti e neo-laureati a presentare idee per risolvere problemi che potrebbero fare davvero la differenza nella vita delle persone.


Da quando è stato istituito nel 2005, il James Dyson Award ha sostenuto più di 400 invenzioni di studenti, offrendo premi in denaro per 1 milione di sterline e una piattaforma di visibilità globale. Anche quest’anno, i progetti che arriveranno alle fasi finali e verranno selezionati da James Dyson come Vincitori Globali riceveranno un premio di £30.000 e la possibilità di ottenere visibilità sui media internazionali, fornendo un trampolino di lancio per commercializzare le loro invenzioni. “Ho istituito il James Dyson Award 20 anni fa con la missione di ispirare e supportare la prossima generazione di ingegneri progettisti,” commenta Sir James Dyson, fondatore di Dyson. “Le idee brillanti che abbiamo visto da allora dimostrano che i giovani si appassionano a fornire soluzioni ai problemi più urgenti del mondo, utilizzando design, ingegneria e tecnologia – nel campo della medicina, dell’ambiente e tanto altro. Non vedo l’ora di scoprire quali invenzioni verranno presentate quest’anno: buona fortuna!”. La scadenza per presentare la propria candidatura è fissata entro la mezzanotte del 16 luglio 2025. I progetti presentati in ciascun Paese o regione partecipante verranno valutati da giurie nazionali con competenze in design e ingegneria, sulla base di funzionalità, processo di progettazione, differenziazione e fattibilità commerciale.


I vincitori nazionali selezionati da queste giurie, che vinceranno ciascuno un premio di 5.000 sterline, saranno annunciati il 10 settembre, mentre la lista dei 20 Finalisti Internazionali, stilata da ingegneri Dyson, il 15 ottobre; infine, i vincitori globali, scelti da James Dyson, saranno annunciati il 5 novembre. Tra i vincitori delle edizioni precedenti figura la storia di successo delle incubatrici mOm, incubatrici gonfiabili a basso costo per fornire flessibilità nella cura dei neonati nelle aree meno sviluppate. Inventato da James Roberts, laureato in Product Design & Technology presso l’Università di Loughborough nel Regno Unito, mOm ha supportato oltre 10.000 pazienti e continua ad espandere le sue operazioni in tutto il mondo, anche in aree di conflitto come l’Ucraina.


SoaPen, già finalista negli Stati Uniti, continua a trasformare l’educazione all’igiene delle mani. Inventata dai diplomati della Parsons School of Design Shubham Issar e Amanat Anand, SoaPen è una penna colorata realizzata con sapone, per insegnare ai bambini a lavarsi le mani in modo divertente. Dopo aver ricevuto il riconoscimento del James Dyson Award, il team ha lanciato SoaPen negli Stati Uniti nel 2018 e continua a perseguire la sua missione di rendere l’igiene delle mani divertente e accessibile in tutto il mondo. ù Nel corso degli anni, anche tanti giovani inventori italiani hanno proposto progetti innovativi in vari ambiti, con l’obiettivo – come vuole il brief del concorso – di risolvere problemi rilevanti e trasversali: da Cloud of Sea (vincitore italiano 2020) di Matteo Brasili (NABA), uno speciale parabordo che permette ad ogni navigante di fare la propria parte, innescando un circolo virtuoso che parte dal basso, ad Argo (vincitore italiano e finalista internazionale 2022) del trio Bigon-Campanale-Labidi (IUAV), dispositivo indossabile che ha l’obiettivo di aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva, segnalando la virata e l’orientamento in vasca attraverso precise vibrazioni; da Roadfix (vincitore italiano 2021) di Grosso-Migliozzi-Puleo (Politecnico di Milano), uno strumento per favorire l’efficienza dell’asfaltatura delle strade, a X-Tile (finalista internazionale 2020) di Manuel Ibba (Politecnico di Torino), una speciale tegola in grado di dissipare il calore con proprietà termo-cromiche date da una particolare vernice che respinge o trattiene il calore. Come non citare, infine, il vincitore italiano 2023, Simone Perini (IUAV) con la sua invenzione D-Pulp, che ha l’obiettivo di migliorare l’attuale processo di generazione di protesi mioelettriche per arti superiori tramite l’utilizzo di nuove tecnologie.

Collis Veneto Wine Group: 5 nuovi wine shop per “Cantina Veneta”

Collis Veneto Wine Group: 5 nuovi wine shop per “Cantina Veneta”Milano, 12 mar. (askanews) – Collis Veneto Wine Group annuncia l’espansione della catena monomarca “Cantina Veneta” con cinque nuovi punti vendita in programma nel 2025. Dopo le aperture di fine anno 2024 di Gavirate (Varese), Sarezzo (Brescia), San Partino di Lupari (Padova), Lentate sul Seveso (Monza) e Villorba (Treviso), la catena si arricchirà quest’anno di ulteriori nuovi, grandi, negozi tra Nord e Centro Italia.


“Cantina Veneta”, che conta 36 punti vendita, di proprietà di Collis Veneto Wine Group, una delle prime dieci realtà vitivinicole in Italia capace di rappresentare il 15% dell’intera produzione veneta (e il 2% di quella nazionale), e con 370 dipendenti, e circa 2.000 conferitori per un totale di 70 milioni di bottiglie l’anno esportate in 70 Paesi. Con un fatturato di circa 12,6 milioni di euro nel 2024, circa il 6% del fatturato del Gruppo (219,30 milioni di euro nel 2024 in crescita del +5% rispetto al 2023), “Cantina Veneta” conta oggi 76 addetti distribuiti nei punti vendita in Veneto, Lombardia, Piemonte e Lazio e dispone di un e-commerce dettagliato di informazioni, che permette ai clienti di acquistare anche online. Questa rete di wine shop offre sia vino imbottigliato che sfuso, con il parterre produttivo di Collis con i vini più rappresentativi dell’enologia veronese, veneta ed internazionale: dalle Doc Soave, Valpolicella e Amarone, al Prosecco, al Pinot Grigio, Doc Colli Berici, fino agli Igt bianchi e rossi.


“L’espansione di Cantina Veneta rappresenta per noi non solo una crescita numerica ma soprattutto un rafforzamento del nostro rapporto diretto con i consumatori. Attraverso i wine shop abbiamo un ulteriore punto di contatto rispetto a quello della distribuzione organizzata. Un canale privilegiato che ci permette di portare il vino direttamente nelle mani di chi lo sceglie e lo apprezza, rispondendo in modo autentico alla domanda reale del mercato” ha affermato l’Ad del Gruppo, Pierluigi Guarise, parlando di “una formula apprezzata e che cresce di anno in anno anche in valore”. “Il vino sfuso e il ‘bag in box’ sono soluzioni sempre più apprezzate per la loro praticità e per la riduzione dell’impatto ambientale, in linea con il nostro impegno verso la sostenibilità” ha aggiunto Guarise, sottolineando che “inoltre, la scelta strategica delle location riflette la nostra volontà di rendere l’esperienza d’acquisto accessibile e capillare sul territorio, semplice e piacevole per tutti. Con queste nuove aperture desideriamo avvicinare i consumatori alla qualità e alla genuinità dei vini del territorio – ha concluso – con un’offerta varia e conveniente che valorizzi le eccellenze enologiche venete e nazionali”.

Il 27esimo giorno di ricovero, situazione stabile: “Il Papa ha trascorso una notte tranquilla”

Il 27esimo giorno di ricovero, situazione stabile: “Il Papa ha trascorso una notte tranquilla”Città del Vaticano, 12 mar. (askanews) – “Il Papa ha trascorso una notte tranquilla”. Lo fa sapere la Sala stampa Vaticana, nel 27mo giorno di ricovero di Francesco al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.


Questa sera i medici dell’ospedale dovrebbero emanare un nuovo bollettino medico, anche se ieri la Sala stampa della Santa Sede aveva fatto sapere che la situazione clinica del Papa “resta stabile, con lievi miglioramenti”. Per quanto riguarda la tempistica delle sue possibili dimissioni dal nosocomio, i medici sono rimasti ancora “vaghi” e se ne saprà di più nei giorni prossimi. Anche oggi il Pontefice, che sta continuando le terapie sia farmacologiche che di fisioterapia, dovrebbe seguire dalla sua camera d’ospedale gli esercizi spirituali per la quaresima, che si tengono nel pomeriggio nell’Aula Paolo VI in Vaticano.


Oggi, sempre per la concomitanza con gli esercizi spirituali, non era comunque prevista l’udienza generale del mercoledì né, quindi, sarà diffuso un testo della catechesi preparata da Francesco.