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Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancio

Business Forum Italia-Romania tra nuove sfide e nuovo slancioRoma, 16 feb. (askanews) – Italia e Romania insieme verso le nuove sfide dell’innovazione, della cybersecurity, della sostenibilità. E’ questo il messaggio che emerge dal Business Forum, molto partecipato, che si è svolto ieri alla Farnesina, con la presenza di oltre 160 tra aziende, banche ed enti, che si sono confrontati sui temi dell’energia, dell’agroindustria, della digitalizzazione, delle infrastrutture e della metalmeccanica.


Ad aprire il Forum, organizzato dal ministero degli Esteri, in collaborazione con Ice e l’ambasciata di Romania in Italia, e moderato da askanews, il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha sottolineato “relazioni bilaterali di straordinario livello”, “relazioni veramente solide, basate sulla storia, sulla comune identità neo-latina”. Basi, insieme ai dati economici e dell’interscambio che punta al record di 20 miliardi per il 2023, che possono consentire di “sviluppare una strategia anche per la crescita delle nostre economie guardando anche la transizione ecologica con una visione che deve essere molto pragmatica”. Dopo Tajani è intervenuta l’omologa romena Luminita Odobescu che ha rimarcato come la “cooperazione bilaterale fra Italia e Romania nel settore economico sia eccellente” e “speriamo di continuare questo trend ascendente” dell’interscambio. “Sono convinta che solo attraverso la collaborazione, le sinergie, le nuove tecnologie possiamo fronteggiare assieme le grandi sfide del presente”, ha proseguito Odobescu. A seguire il ministro dei Trasporti romeno, Sorin Mihai Grindeanu, che in perfetto italiano ha voluto ricordare le opportunità offerte dal Pnrr romeno che punta a investire 3,9 miliardi nella modernizzazione e nell’ampliamento della rete ferroviaria e stradale romena.


Il Forum è stato un momento per affrontare i temi delle sfide per Italia e Romania comuni con ancora più slancio, secondo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli che ha sottolineato, parlando ad askanews, “il grande successo” del Business forum “voluto fortemente dal ministro Tajani e dalla Farnesina” che “si è concluso con una partecipazione straordinaria, 160 aziende, tra cui le più grandi aziende a controllo pubblico italiano, ma anche tanti manager privati, insieme alla Romania stiamo facendo cose già importanti da tempo. Le nostre imprese lavorano già da 20 anni, avendo creato un legame forte e importante, la comunità romena è presente come lavoratori e anche come investimenti in Italia ma si tratta di rilanciare la sfida sui nuovi settori tecnologici innovativi e energetici per creare una partnership economica e politica ancora più solida”. Presenti moltissime aziende leader, da Ansaldo Nucleare, che ieri nel corso del Vertice intergovernativo ha firmato un Memorandum of understanding con il gruppo assicurativo-finanziario italiano Sace e l’azienda romena per l’energia nucleare Societatea nationala Nuclearelectrica: un’intesa che punta a strutturare una linea di finanziamento fino a 2 miliardi di euro, con il supporto assicurativo di Sace e a sostenere il rafforzamento delle attività connesse alla produzione di energia nucleare in Romania, in particolare quelle legate all’estensione di vita dell’Unità 1 della centrale di Cernavoda e allo sviluppo delle Unità 3 e 4.


La stessa Nuclearelectrica, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Fincantieri, Leonardo, Ferrero, Donalam, Saipem e Bonatti tra le altre, SIMEST e EXIMBANK, Abundia Bucarest, Oice, Ance. La presenza imprenditoriale in Romania, infatti, è strutturata e forte, con oltre 21mila aziende attive, ma c’è ancora un potenziale di sviluppo, secondo la vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello: “Io credo che ci sia assolutamente spazio per l’Italia, ci sono un sacco di opportunità e glielo dico personalmente perché abbiamo un’azienda lì e ci stiamo ampliando sempre di più. Ce ne sono, bisogna lavorare su tutta la parte di istruzione e tecnica, farla assieme, perché ci sono delle opportunità per le persone che abitano in Romania ad apprendere delle mansioni dove noi abbiamo il know how che è essenziale. Così le nostre imprese possono andare lì molto più sicure e in maniera concreta trovare delle opportunità di business”. Il presidente di Ice Matteo Zoppas ha ricordato che la Romania “è sempre stato un partner strategico per l’Italia, in passato più come porta per la delocalizzazione dove gli imprenditori dovevano andare a malincuore a dislocare le proprie produzioni per non perdere i clienti che cercavano delle alternative a buon prezzo, oggi per fortuna la situazione sta cambiando, perché la Romania come gli altri stati vicini si sta trasformando sempre di più in un potenziale cliente per i nostri imprenditori”. E “10 miliardi di euro di fatturato export verso la Romania sono un interscambio importante”, con “tra 2 e 3 punti percentuali di crescita rispetto al 2022, un buon numero, quindi si confermano anche le attività che stiamo facendo come Ice sul territorio che vanno dal design alla cucina italiana al metalmeccanico alla componentistica e alla tecnologia e non dobbiamo dimenticare che siamo tra i leader mondiali di quella che si chiama agritech, e lì c’è molto da fare. La parola d’ordine sempre di più sostenibilità e quindi la possibilità di fornire tecnologie che aumentano l’efficacia e l’efficienza delle produzioni mantenendo alto il coefficiente di sostenibilità. E’ la ricetta perfetta a cui si rivolgono tutti gli esteri all’Italia per avere il nostro best in class, il migliore, il fatto meglio”.


(di Daniela Mogavero)

Ucraina, FT: Euroclear lancia allarme contro uso di asset Russia

Ucraina, FT: Euroclear lancia allarme contro uso di asset RussiaRoma, 16 feb. (askanews) – Euroclear, il gruppo che svolge la funzione di depositario centrale in Europa lancia un chiaro monito contro l’ipotesi di utilizzare i titoli sequestrati alla Russia come garanzie per l’emissione di debito con cui finanziare l’Ucraina:: “sarebbe come una confisca indiretta” e sui mercati avrebbe “lo stesso effetto” di una confisca. Lo spiega l’amministratore delegato del gruppo, Lieve Mostrey in una intervista al Financial Times, mettendo in guardia sul rischio che una mossa di questo genere metterebbe a repentaglio la reputazione di tutta l’Ue come mercato in cui depositare valore.


Il quotidiano spiega che l’ipotesi di effettuare una manovra spericolata di questo genere è stata ventilata dal Belgio, il paese che la presidenza di turno dell’Ue, per cercare di venire incontro alle pressioni degli Stati Uniti (che intanto ancora non hanno approvato il loro pacchetto gli aiuti Kiev). Euroclear detiene la parte più consistente, 191 miliardi dei 260 miliardi di dollari di titoli internazionali che sono stati stati congelati alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.


Secondo il quotidiano finanziario, Germania, Francia, Italia e la Bce si sono opposte all’ipotesi di usare gli asset russi come garanzia per l’emissione di debito, rilevando che essendo titoli pubblici sono soggetti a particolari tutele dalle normative internazionali e che muoversi in tal senso potrebbe minare la fiducia nell’euro, creando l’idea che i depositi nell’area non sarebbero sicuri. “Dobbiamo stare molto attenti alla attrattività dell’euro e delle capitali internazionali per gli investitori”, ha det Mostrey. “Usare titoli congelati che non ti appartengono come collaterale è molto simile a una confisca indiretta o a un impegno a confiscare in futuro, che per gli effetti sul mercato equivale esattamente a una confisca diretta.Non vediamo come la banca centrale russa possa accettarlo. Sono fiducioso che alla fine la prudenza e il buon senso prevarranno”.

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a Milano

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a MilanoMilano, 16 feb. (askanews) – Due fotografi che guardano al mondo in modo impietoso, ma, proprio per questo, arrivano in fondo a suscitare una forma di nuova empatia, magari complessa, ma reale. A Milano hanno aperto due mostre di fotografia diverse, ma unite dal talento evidente degli autori: Jurgen Teller in Triennale e Martin Parr al Mudec.


“I need to live” è la grande esposizione su Teller, artista caleidoscopio dotato di spirito irriverente, capace di dare una forma visiva a pulsioni e intimità, con un linguaggio contemporaneo e di forte impatto. Il tono grottesco è spesso evidente, ma è altrettanto chiaro che c’è una vicinanza ai soggetti, spesso lo stesso fotografo o suoi familiari, che unisce ironia e affetto. Pur nella frequente nudità dei corpi, che sembra più un monito sulla fragilità umana anziché una forma di provocazione, i messaggi che arrivano sono esistenziali, toccano le grandi questioni della morte, dell’amore, della vita e dell’essere vivi, come dice il titolo dell’esposizione in Triennale. C’è un fondo di follia in ogni cosa, sembrano sottolineare le sue fotografie, del resto serve follia anche da parte di chi ha il coraggio, come fanno le immagini del fotografo tedesco, di affrontare la vita vera per quello che è, ossia, come diceva David Foster Wallace, “semplicemente troppa”. Teller gioca lo stesso tipo di partita, e anche la sua fotografia sembra “troppa”, ma proprio per questo ha la forza di apparirci poi “vera”. “Martin Parr – Short & Sweet” è invece il titolo della mostra allestita negli spazi dedicati alla fotografia del Museo delle Culture: un progetto curato dallo stesso fotografo britannico con Magnum Photos che si inserisce nella vocazione antropologica del Mudec utilizzando i linguaggi del contemporaneo. Anche qui con una forte componente grottesca, ma, di nuovo, senza giudizio, anzi con una sorta di ruvida tenerezza per i protagonisti delle sue fotografie quasi sempre coloratissime e così realistiche da sembrare perfino impossibili. Ma nonostante la vena surreale degli scatti, Martin Parr resta un fotoreporter, un cronista visivo che realizza reportage, come quello sulla spiaggia di Brighton, che sono al tempo stesso saggi visuali e indagini sociologiche amare, ma raccontate con una postura che possiamo definire comica, nel senso profondo e letterario del termine. L’umanità ritratta da Parr, sia che si tratti della regina Elisabetta, sia di ballerini improvvisati e sopra le righe, è senza filtro, ma è umanità, non lo dimentica, anzi sembra accettare i propri limiti e farli diventare quasi delle qualità. Che le fotografie riescono a farci intuire sotto tutto il rumore e la frequente volgarità del mondo che ci sta intorno.

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”

Netanyahu: “Israele respinge i diktat internazionali”Roma, 16 feb. (askanews) – Dopo aver parlato per 40 minuti con il presidente Usa Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto precisare (postandole su X, ex Twitter) le sue affermazioni sul riconoscimento di uno stato palestinese. “La mia posizione – ha scritto, secondo quanto riportano i media israeliani – è riassumibile nelle seguenti 2 frasi. 1) Israele respinge definitivamente i diktat internazionali riguardanti un accordo permanente con i palestinesi. Un simile patto sarà raggiunto soltanto attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni. 2) Israele continuerà ad opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Un tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe – ha concluso – una grossa ricompensa a un terrorismo senza precedenti e impedirebbe ogni futuro accordo di pace”.

Calcio, Europa League: Lisbona e Qarabag a valanga

Calcio, Europa League: Lisbona e Qarabag a valangaRoma, 15 feb. (askanews) – Milan e Qarabag a un passo dagli ottavi di Europa League. I match di ritorno serviranno, a meno di clamorose rimonte solo a certificare il passaggio del turno. Il Benfica ribalta il Tolosa e vince. Questo il tabellone completo: Spareggi Europa League (Andata 15 febbraio, ritorno il 22 febbraio)


Feyenoord-Roma 1-1, Galatasaray-Sparta Praga 3-2, Shakhtar-Marsiglia 2-2, Young Boys-Sporting Lisbona 1-3, Milan-Rennes 3-0, Lens-Friburgo 0-0, Benfica-Tolosa 2-1, Sp. Braga-Qarabag 2-4 L’Europa League proseguirà poi a marzo con gli Ottavi ai quali sono già qualificate: Bayer Leverkusen, Atalanta, West Ham, Brighton, Villarreal, Liverpool, Slavia Praga, Glasgow Rangers. I Quarti sono in programma ad aprile. Semifinale e Finale si disputeranno nel mese di maggio. Ecco il calendario completo delle prossime partite di Europa League 2024:

Calcio, Milan-Rennes 3-0: rossoneri a un passo dagli ottavi

Calcio, Milan-Rennes 3-0: rossoneri a un passo dagli ottaviRoma, 15 feb. (askanews) – Il Milan annienta il Rennes e mette una seria ipoteca sul passaggio agli ottavi di Europa League. Decidono una doppietta di Loftus-Cheek ed una rete di Leao. Retour match giovedì prossimo, 22 febbraio, alle ore 18.45 in Francia. Rossoneri aggressivi fin dalle prime battute, alla ricerca del gol. Al 7′ Florenzi da destra sventaglia pescando Leao, che in corsa stoppa di petto e poi conclude: traversa. Poco dopo Loftus-Cheek sfonda a destra e mette al centro, ma Musah non inquadra la porta con la deviazione. Il Rennes spaventa Maignan solo alla mezz’ora con una conclusione piazzata di Bourigeaud, di poco fuori, ma 3′ dopo il Milan passa. Florenzi, tra i più attivi, crossa alla perfezione da destra, Loftus-Cheek a centroarea non deve nemmeno staccare ma solo girarla di testa, piazzandola. Poi ancora Milan: ci prova anche Giroud da fuori, ma con un sinistro debole. Il raddoppio al 48′: dal calcio d’angolo, Kjaer di testa gira in porta, Mandanda respinge con un grande riflesso ma sulla ribattuta si avventa di testa in tuffo Loftus-Cheek, per il 2-0. Al 53′ il Milan fa 3-0 sull’asse Theo-Leao. A sinistra Theo ruba palla in anticipo e la cede in area a Leao che di tacco restituisce in profondità al compagno. Palla a rimorchio nuovamente per Leao, che piazza di piatto destro in rete. Al 73′ Milan vicino al 4-0: Pulisic se ne va da solo nel corridoio centrale e conclude davanti a Mandanda che respinge: palla sul piede di Okafor che di prima tira a botta sicura e trova la respinta questa volta di un difensore, quasi sulla linea di porta. Poi più nulla, pass per gli ottavi quasi in cassaforte. Giovedì a Rennes il retour match

Alzheimer, prime linee guida europee: ‘bussola’ contro labirinto diagnosi

Alzheimer, prime linee guida europee: ‘bussola’ contro labirinto diagnosiRoma, 15 feb. (askanews) – Una radicale modifica nell’approccio diagnostico: da oggi c’è una nuova guida nel labirinto della diagnosi dei disturbi cognitivi e dell’Alzheimer. Le prime raccomandazioni intersocietarie europee realizzate dagli esperti delle maggiori Società Scientifiche del settore e coordinate da specialisti dell’Università di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, dell’Università di Ginevra e dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, consentiranno di arrivare prima e meglio a dare un nome al problema di chi manifesta i primi segni di un deterioramento cognitivo, riconoscendo se si tratti di Alzheimer, come avviene in un caso su due, o di un’altra forma di demenza. Le raccomandazioni, appena pubblicate sulla prestigiosa rivista The Lancet Neurology, per la prima volta non sono centrate sulla malattia, ma sul paziente e i suoi sintomi. A partire da 11 diverse modalità con cui si presentano i segni di un deterioramento cognitivo, in 4 passi successivi e con test differenti a seconda del profilo del singolo paziente, si potrà d’ora in poi arrivare a individuare la patologia responsabile in tempi più rapidi e con minori sprechi di risorse. Il percorso diagnostico, oltre ad analisi del sangue, test cognitivi, risonanza magnetica o TAC e in alcuni casi elettroencefalogramma che sono previsti nel primo step, cambia a seconda dei pazienti e può includere o meno l’analisi di specifici marcatori nel liquido cerebrospinale, PET o SPECT di differenti tipologie, scintigrafie. In un prossimo futuro, quando a questi esami sarà verosimilmente possibile associare anche l’utilizzo di biomarcatori rilevabili nel sangue, l’iter previsto da queste nuove raccomandazioni potrebbe ridurre fino al 70% gli esami strumentali inutili per diagnosi precise, affidabili e tempestive che allo stesso tempo ridurranno i costi per il Servizio Sanitario.


“Queste raccomandazioni nascono dall’esigenza di avere indicazioni condivise, internazionali e ben documentate ma soprattutto centrate sulla presentazione clinica dei sintomi, sul paziente anziché sulla malattia – spiega Flavio Nobili, co-coordinatore dello studio e Professore di Neurologia all’Università di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino – .Il paziente con un deficit cognitivo iniziale ha circa il 50% di probabilità di avere l’Alzheimer oppure un’altra delle varie patologie che causano disturbi neurocognitivi. Per districarsi fra le tante cause e arrivare a una diagnosi, oltre ai test cognitivi oggi esistono molti esami strumentali, dalla TAC, alla risonanza magnetica, all’esame del liquor, il liquido cerebrospinale: per ciascuna metodica esistono linee guida e ambiti di applicazione a seconda delle diverse malattie, ma quando il neurologo ha di fronte per la prima volta il paziente non sa ancora di che patologia soffra, perciò è difficile utilizzare linee guida pensate per individuare l’una o l’altra patologia. Ecco perché serviva costruire raccomandazioni basate principalmente ‘sul sintomo’ e non sulla malattia”. Lo studio pubblicato su The Lancet Neurology è il risultato del lavoro di 22 esperti internazionali afferenti alle 11 maggiori Società Scientifiche europee nel campo della neurologia, psicogeriatria, radiologia e medicina nucleare. Nell’arco di circa tre anni, con la supervisione di sei ulteriori esperti dell’argomento riconosciuti a livello internazionale e con il supporto di un rappresentante dell’Associazione dei pazienti e dei loro familiari Alzheimer Europe, sono state condivise e approvate raccomandazioni sui percorsi diagnostici da intraprendere in persone con segni di pre-demenza o demenza iniziale, basate sulla letteratura scientifica e l’esperienza clinica dei professionisti coinvolti.

Migranti, Meloni: immagino modello ‘Caivano’ per Tunisia e Libia

Migranti, Meloni: immagino modello ‘Caivano’ per Tunisia e LibiaRoma, 15 feb. (askanews) – Sulla questione migratoria “dobbiamo tenere alta l’attenzione” e “insistere con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare”. Lo ha detto – secondo quanto si apprende – la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso dell’informativa sulle politiche migratorie in Consiglio dei ministri.


Su questo fronte, ha sottolineato la premier, “ho bisogno di tutto il governo poiché quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un modello ‘Caivano’ da proporre per il nord del continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica”. “Dobbiamo sforzarci – ha esortato Meloni – di far sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà. Pensiamo innanzitutto a impostare tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione”.


Entrando più nel dettaglio sul modello ‘Caivano’ da lei immaginato, la premier avrebbe affermato – sempre secondo quanto si apprende -: “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando, come per Caivano, le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità”.

Vino, in Usa destocking frena ordini spumanti Italia ma consumi crescono

Vino, in Usa destocking frena ordini spumanti Italia ma consumi cresconoMilano, 15 feb. (askanews) – Calano del 14% i volumi degli spumanti italiani spediti negli Stati Uniti nel 2023 ma non degli effettivi consumi di sparkling italiani tra gli scaffali e i locali Usa, che invece accendono luce verde. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly registrando la generalizzata battuta di arresto nelle importazioni statunitensi dopo una cavalcata trionfale durata 15 anni (anno Covid a parte) con vendite lievitate di quasi il 100%.


Ma, sempre secondo Uiv-Vinitaly, non si tratta della fine di un amore. Dall’incrocio dei dati tra gli ordini, frenati dal destocking, e gli effettivi consumi la differenza è enorme: il monitoraggio sugli acquisti effettivi segna infatti un’ulteriore crescita (+1,7%) del comparto spumanti italiani nel 2023, al contrario di quelli domestici, francesi e spagnoli, le cui difficoltà sono ampiamente confermate. “Puntiamo ad assecondare questa situazione di vantaggio competitivo dei nostri sparkling – ha detto l’Ad di Veronafiere, Maurizio Danese -, sia con i road show a Houston e New York (4 e 7 marzo) che direttamente al prossimo Vinitaly (14-17 aprile) con il più alto contingente di buyer selezionati e un obiettivo di presenze selezionate in fiera da tutte le principali macroregioni statunitensi”. “Vinitaly Roadshow” approda negli Usa con gli appuntamenti di Houston (4 marzo) e New York (7 marzo): il format, in collaborazione con Ian d’Agata, prevede in entrambe le città un “walk around tasting” e due masterclass moderate dallo stesso wine writer insieme ad alcuni tra i più celebri esperti degli Stati Uniti.


Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource, (piattaforma che monitora gli acquisti in grande distribuzione, negozi, locali e ristoranti a stelle e strisce) gli spumanti italiani rappresentano ormai un terzo degli acquisti tricolori del Belpaese, con una crescita tendenziale dei volumi nell’ultimo anno dell’1,7%, grazie in particolare all’ulteriore balzo (+4%) dei consumi nel canale “fuori casa”. Dato confermato anche da retail e Gdo, dove le elaborazioni a base NielsenIQ segnalano un incremento del 2% a volume e del 5% a valore (a 820 milioni di euro), con il Prosecco addirittura a +10% (591 milioni di euro). Diversa la situazione dei competitor, con i consumi sparkling che scendono complessivamente del 7%. “Nel 2023 – conclude l’analisi – si è manifestato un rapporto asimmetrico senza precedenti tra i consumi effettivi e le importazioni statunitensi, con i vini italiani che hanno sostanzialmente retto meglio all’impatto della crisi e del destocking proprio grazie agli spumanti”.

Draghi: Europa finanzi investimenti emettendo debito comune

Draghi: Europa finanzi investimenti emettendo debito comuneRoma, 15 feb. (askanews) – L’Europa dovrebbe affrontare il cambiamento economico in corso, con politiche fiscali che rispettino “i valori sociali europei” e ampliare il finanziamento degli investimenti in una dimensione collettiva, anche attraverso l’emissione di debito comune. L’ha detto l’ex presidente del consiglio Mario Draghi, intervenendo in occasione del conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award nel contesto della 40th Annual NABE Economic Policy Conference “Navigating Geopolitical Turbulence and Domestic Uncertainty” a Washington.


Draghi ha sottolineato come “questa fase di profondo cambiamento nell’ordine economico globale porta con sé sfide altrettanto profonde per la politica economica”. Cambierà “la natura degli shock ai quali sono esposte le nostre economie” ed è “probabile che, nella fase di adattamento delle nostre economie a questo nuovo contesto, si presentino shock di offerta negativi più frequenti, più irregolari e anche più ampi” non “solo da nuove frizioni nell’economia globale – ad esempio conflitti geopolitici o disastri naturali – ma ancor più dalle risposte di policy che noi stessi metteremo in atto per mitigare quelle frizioni”. Inoltre “la politica fiscale sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che significa – a quanto posso aspettarmi – deficit pubblici persistentemente più alti”, perché dovrà “incrementare gli investimenti pubblici per soddisfare la gamma di nuove esigenze di investimento”. I governi dovranno “affrontare – ha sostenuto ancora Draghi – le disuguaglianze in materia di ricchezza e reddito” ed è “probabile che la politica fiscale si trovi a dover svolgere anche un maggior ruolo di stabilizzazione – un ruolo che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria”. Ancora, visto che “stiamo entrando in un’era di maggiori rivalità geopolitiche e relazioni economiche internazionali più transattive, i modelli di business basati su ampi surplus commerciali potrebbero non essere più sostenibili politicamente”. Queste sfide richiedono, al fine di “stabilizzare il potenziale di crescita e ridurre la volatilità dell’inflazione”, un “cambiamento nella strategia di policy complessiva, che si concentri sia sul completamento delle transizioni in corso sul lato dell’offerta, sia sullo stimolo alla crescita della produttività, campo in cui un’ampia adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere d’aiuto”, secondo Draghi. Ma per fare tutto questo a una certa velocità “sarà necessario un policy mix adeguato: un costo del capitale sufficientemente basso per anticipare la spesa per gli investimenti, una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione di capitale e l’innovazione, politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato laddove siano giustificati”.


Si tratta di un nuovo approccio, che richiederà un aumento del coordinamento tra le politiche, al quale “l’architettura della nostra politica macroeconomica non è progettata”, spiega Draghi, sottolineando come “l’indipendenza non deve significare separazione, e le diverse autorità possono unire le forze per aumentare lo spazio politico senza compromettere i rispettivi mandati”. Draghi ha fatto l’esempio della risposta alla pandemia “quando le autorità monetarie, fiscali e di vigilanza bancaria hanno unito le forze per limitare i danni economici dei lockdown e prevenire una recessione deflazionistica”. Una strategia coerente di policy, in questo senso dovrebbe prevedere, per Draghi, “un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei”. Ciò darebbe alle banche centrali “maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani”. E, in Europa in particolare, dove le politiche fiscali sono decentralizzate, “possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione”. In tal senso – ha insistito Draghi – “l’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, allentando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali”. Allo stesso tempo, poiché il modo di spendere dell’Ue è più programmatico – spesso su un orizzonte pluriennale – “investire a livello di Unione rappresenterebbe un più forte impegno a far sì che la politica fiscale sia in ultima analisi non inflazionistica, il che si potrebbe riflettere nelle proiezioni delle banche centrali sull’inflazione a medio termine”.


In secondo luogo, secondo l’ex premier, “se le autorità fiscali delineassero in questo modo percorsi fiscali credibili, alle banche centrali spetterebbe il compito di assicurarsi che la bussola principale per le loro decisioni sia rappresentata dalle aspettative di inflazione”. Nei prossimi anni la politica monetaria – ha spiegato Draghi – “si troverà ad affrontare un ambiente difficile in cui, più che mai, dovrà distinguere tra inflazione temporanea e inflazione permanente, tra crescita di recupero dei salari e spirali self-fulfilling, tra le conseguenze inflazionistiche della spesa pubblica buona e di quella cattiva”. In questo contesto, “una misurazione accurata e un focus meticoloso sulle aspettative di inflazione sono il modo migliore per garantire che le banche centrali possano contribuire a una strategia di policy complessiva senza compromettere la stabilità dei prezzi o l’indipendenza. Questa bussola consente di distinguere con precisione gli shock temporanei al rialzo dei prezzi – come ad esempio gli spostamenti dei prezzi relativi tra settori o l’aumento dei prezzi delle commodity derivanti da maggiori investimenti – dai rischi di inflazione generalizzata”.