Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tag: askanews

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compatta

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compattaRoma, 24 gen. (askanews) – Con l’ok della Camera è arrivato il primo via libera del Parlamento al ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania (155 voti a favore, 115 contrari, 2 astensioni). Il protocollo, fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni come uno dei tasselli della politica del governo di destra sui migranti, prevede la creazione di un hotspot presso il porto di Shengjin e un Cpr nell’entroterra presso Gjder.

Nelle due strutture, con una capienza complessiva per non più di 3mila migranti, saranno condotti stranieri salvati in operazioni di soccorso in acque extra-Ue e il primo screening sarà effettuato, secondo quanto riferito dall’esecutivo durante i lavori sul provvedimento, in alto mare. Non dovranno essere portati in Albania soggetti vulnerabili (“minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali”, ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Edmondo Cirielli di Fdi) e dunque la scelta dovrebbe cadere su uomini provenienti da Paesi considerati “sicuri”. Uno screening non banale e non privo di incognite.

Il ddl di ratifica equipara le aree concesse in uso all’Italia, di cui il nostro Paese avrà la concessione, la responsabilità e la gestione, e di cui sosterrà tutti i costi, a zone di frontiera e di transito dove è prevista la procedura accelerata di identificazione ed espulsione. Nel caso in cui venisse riconosciuto a qualcuno dei migranti il titolo di rifugiato, la persona in questione dovrà essere condotta in Italia, così come coloro per i quali si dovessero oltrepassare i tempi massimi di detenzione amministrativa senza aver terminato le procedure necessarie. L’iter a Montecitorio ha visto la maggioranza compatta, sia in commissione che in aula, dove si è proceduto voto dopo voto, bocciando tutti gli emendamenti e anche gli ordini del giorno delle opposizioni, senza la questione di fiducia. Con i gruppi di minoranza che hanno protestato contro un “metodo” che ha “impedito il confronto nel merito”, che ha lasciato “senza risposte” i “dubbi e gli interrogativi” sui rischi sotto il profilo del “rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali sui diritti umani” e contro un centrodestra che si è piegato “ai diktat di Palazzo Chigi”. Questa operazione produrrà “discriminazioni di trattamento tra chi è salvato in acque nazionali e chi è salvato in acque internazionali, tra i richiedenti asilo in Italia e coloro che andranno in Albania”, dove il diritto di difesa sarà espletabile “solo da remoto”.

“Il governo non ha il controllo di quello che accadrà in Albania e dovrà assumersi anche la responsabilità penale di quanto farà”, ha detto Riccardo Magi di +Europa, il quale ritiene che l’operazione si sgonfierà dopo la “foto opportunity” in occasione della posa della prima pietra. Per Filiberto Zaratti (Avs) “Fdi è ormai una fortezza e in Albania ci sarà una Guantanamo italiana, inutile, costosissima e dannosa”. Maria Elena Boschi (Iv) ha parlato di un’intesa “inattuabile”: una “grande campagna elettorale sulle spalle di disperati che costerà 675 milioni di euro ai cittadini italiani per portare 3mila migranti sugli oltre 157mila arrivati lo scorso anno, risorse che potevano essere impiegate per assumere forze dell’ordine, migliorare i centri o anche solo per alimentare il fondo per i disturbi alimentari tagliato nella Legge di Bilancio”. O per “costruire una politica migratoria più umana, incentrata sull’accoglienza e sull’apertura di percorsi sicuri e regolari per i migranti”, ha osservato il verde Angelo Bonelli. Con il protocollo Italia-Albania “siamo passati dal facile e vuoto slogan ‘aiutiamoli a casa loro’ allo slogan ‘aiutiamoli a casa di altri, a spese nostre, purché non li vediamo’”, ha detto in aula Carmela Auriemma (M5S). “Si dice che ai migranti si applicano, ma solo in quanto compatibili, le norme italiane ed europee sull’ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Eh no – ha rilevato Laura Boldrini del Pd – le norme applicate fuori del territorio nazionale devono essere identiche a quelle applicate nel territorio italiano, cioè non possono essere compatibili, come dite voi, altrimenti sono illegittime”. “Con l’approvazione del ddl di ratifica dell’accordo Italia-Albania – è stata la replica del capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti – si traccia la rotta per nuove politiche migratorie e per la difesa dei confini. Questo darà fastidio alla sinistra. La strada intrapresa dal presidente Giorgia Meloni sull’immigrazione convince l’Ue e sta portando buoni risultati, come dimostra il calo degli sbarchi dalla Tunisia, confermati ed apprezzati anche dalla Commissione Europea”.

Preoccupazione è stata espressa in queste settimane dalle organizzazioni che si occupano di migranti e che sono state ascoltate in audizione, come l’Asgi, il tavolo Asilo e Amnesty international. Oggi Emergency ha definito “inaccettabile” il protocollo che “conferma la politica di esternalizzazione delle frontiere” e fa prevalere “l’approccio securitario al fenomeno migratorio” con il rischio per il Paese di “generare ulteriori violazioni dei diritti umani e creare disparità di trattamento tra persone che approdano in Italia e persone portate in Albania”. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato dove si annuncia un iter ancora più rapido per l’ok definitivo. In attesa della ratifica del protocollo nel Paese delle Aquile, dopo lo stop impresso dalla corte costituzionale albanese che dovrà pronunciarsi entro i primi di marzo.

Parmalat, Bassani: 2023 discreto per il latte, determinante private label

Parmalat, Bassani: 2023 discreto per il latte, determinante private labelMilano, 24 gen. (askanews) – Il 2023 è stato “un anno discreto, non eccellente ma discreto e quindi siamo soddisfatti”. Il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani traccia un bilancio sul mercato del latte per l’azienda oggi parte del gruppo francese Lactalis, durante lo scorso anno. “A livello di comparto il latte non ha sofferto. Noi un po’ di più complessità l’abbiamo avuta ma siamo qui a investire”, ha detto presentando nella sede di Collecchio un progetto di sostenbilità per le bottiglie di latte a lunga conservazione. “Il latte tutto sommato nel 2023 non è andato malissimo, con una crescita dell’Uht e una continua piccola perdita del fresco, ma nella sommatoria dei due comparti non ha subito dei grossi cambiamenti – ha spiegato – E’ vero però che il latte fresco per un fatto di comodità ma anche di prezzo tende a cedere il passo al latte a lunga conservazione”. La business milk sviluppa un fatturato di un miliardo, ha otto stabilimenti di cui quello di Collecchio è il più importante, anche in termini di varietà di prodotti, con 350 milioni di litri di latte lavorati ogni anno.

In questo scenario un ruolo chiave l’ha giocato, come del resto nel largo consumo in generale, la marca del distributore: “Questa domanda è stata sostenuta dalla private label, dai discount dove l’effetto prezzo è stato determinante. I grandi brand, che hanno un posizionamento di prezzo superiore, hanno subito una competizione interna” ha ammesso. Parmalat è entrata nel mercato della private label più di dieci anni fa ed “è un canale molto importante per noi in alcuni segmenti dove abbiamo capacità produttive in esubero, sicuramente nel latte dove non esiste un grande know how e una tecnologia proprietaria. Oggi a volume la private label rappresenta il 25% del totale. E’ un fatto di equilibrio, ma è anche una grande opportunità perchè abbiamo otto fabbriche che vogliamo mantenere e alimentare costantemente”. Nel corso di questi dieci anni, ci ha spiegato Bassani, la produzione mdd di Parmalat ha registrato una crescita a volume molto importante, ma negli ultimi due ci siamo regolarizzati e ora iniziamo a selezionare i dossier perchè vogliamo mantenere questo equilibrio in percentuale”. Tornando all’andamento dello scorso anno, Parmalat ha registrato una migliore performance del segmento latte basico rispetto allo Zymil, il prodotto ad alta digeribilità, senza lattosio che negli ultimi 10 anni ha registrato una costante crescita tanto che, a oggi, è il secondo prodotto più venduto nei supermercati italiani come numero di referenze (secondo solo alla birra Peroni da 0,66 cl), con un produzione pari a 160 milioni di litri l’anno. “Anche questa volta l’effetto prezzo ha giocato la sua parte: qualche consumatore pur rimanendo fedele alla marca ha fatto il passaggio dallo Zymil al basico: non ha rinunciato al prodotto Parmalat ma accetta un prodotto diverso con un prezzo inferiore – ha spiegato Bassani – Non è drammatico, succede ma dobbiamo ricordarci che in Italia la mdd ha una delle quote più basse a livello europeo e la fedeltà alle marche c’è sempre stata, anche se ogni anno guadagna spazio”.

Tuttavia nel mercato, in questi anni, si sono fatte spazio le bevande vegetali che hanno costituito una alternativa al latte, non solo per chi fa scelte alimentari di tipo etico. “Le bevande vegetali hanno fatto crescere il mercato perchè chi ha fatto una scelta etica non consuma il latte, certo qualche consumatore di latte, ma è la minor parte, si è spostato verso le bevande vegetali, ma la maggior parte della crescita di questi prodotti è aggiuntiva al mercato” ha spiegato Bassani chiarendo che Parmalat non percorrerà questa strada. “Noi non produciamo bevande vegetali, ci siamo affacciati timidamente su questo mercato che è cresciuto molto ma da un paio di anni si è abbastanza stabilizzato. C’è un chiaro leader con una gamma ampia e segmentata, per cui non riteniamo che ci sia particolare interesse a entrarci”, ci ha detto. Per i prossimi anni piuttosto la scommessa è quella di creare nuove occasioni di consumo del latte durante la giornata: “Noi lo abbiamo esplorato in lungo e in largo, insieme alla pasta è la categoria più importante in Italia ma ha un limite: il 95% del consumo avviene a colazione. Altri Paesi, come gli Stati Uniti lo usano come bevanda durante i pasti: noi non possiamo aspirare a tanto, ma un break o il latte prima di andare a letto sicuramente. E’ una scommessa complicata però ci lavoriamo – ha ammesso il dg – In questo senso gli aromatizzati stanno performando bene e l’obiettivo è anche quello di essere consumati fuori pasto, non a colazione. I risultati sono incoraggianti, per questo estenderemo questa gamma che sta funzionando con altri gusti e altri brand”.

Vino, Cuzziol GrandiVini chiude 2023 con fatturato di 25,5 mln, +4,9%

Vino, Cuzziol GrandiVini chiude 2023 con fatturato di 25,5 mln, +4,9%Milano, 24 gen. (askanews) – Cuzziol GrandiVini chiude il 2023 con un fatturato di 25,5 mln di euro, il +4,9% rispetto ai 24,3 del 2022, mentre l’Ebitda si conferma stabile all’11,1% come per l’esercizio passato. L’azienda, con un team di 30 persone, opera attraverso oltre 6.900 clienti su tutto il territorio nazionale distribuendo 43 aziende italiane e 90 estere per un totale di circa 2 mln di bottiglie consegnate nel 2023, avvalendosi di una rete di 160 agenti di vendita.

“Sono soddisfatto dei risultati ottenuti, dove un contenuto aumento dei ricavi ha confermato un dato percentuale stabile sull’Ebitda che significa avere maggiori risorse per proseguire negli investimenti programmati” ha commentato l’amministratore unico, Luca Cuzziol, spiegando che “l’anno appena concluso si è caratterizzato con un secondo semestre in contrazione, soprattutto nel mercato horeca al quale si rivolge in prevalenza la nostra azienda, ma il team commerciale e la struttura aziendale interna hanno ben supportato la rete vendita permettendole di ben performare”. “Continueremo con l’organizzazione di incontri di formazione per la rete vendita e per i clienti, con un occhio particolare al loro personale, fornendo informazioni, strumenti e proposte atte ad una migliore gestione del loro lavoro quotidiano” ha proseguito, sottolineando che “il 2024 sarà da un lato un anno di attesa, ma al tempo stesso confidiamo che quanto messo in campo dall’azienda possa ben supportare le richieste del mercato e dei suoi attori”. II 2024 segna l’ampliamento del portfolio in modo significativo con nuovi inserimenti che riguardano Denominazioni assenti o poco rappresentate finora, “attraverso i quali, ma non solo, si possono costruire valide alternative ai trend in voga”. Per l’Italia entrano Fontefico, realtà abruzzese attraverso la quale si porta avanti un progetto territoriale ad oggi non rappresentato, e Colpaola, azienda marchigiana che va a completare il percorso di selezione nel territorio delle Marche con Matelica.

La maggiore novità è però rappresentata dall’entrata in portfolio di Giuseppe Vezzoli, azienda già distribuita nel Nord-Est da un decennio che, insieme con Derbusco e Sullali “offrirà una selezione completa e variegata della Franciacorta”. Tra i nuovi inserimenti esteri aziende, austriache, tedesche, francesi, australiane e anche americane: Loimer, Griesel & Compagnie, Roy-Prevostat, Domaine Derey Frères, Domaine Heresztyn-Mazzini, Domaine Buisson, Domaine Gilles Guerrin, Clos Culombu, The Mascot, Xanadu, Mount Langi Ghiran, e Yering Station. Oltre che a Milano, il tasting annuale per la presentazione del nuovo Portfolio di Cuzziol GrandiVini, si è tenuto anche a Roma. “Dopo alcuni anni abbiamo ritenuto importante tornare nella Capitale, una città che ha fatto la storia della nostra azienda, che ci ha permesso di crescere e divenire quello che siamo oggi”.

Stellantis: fortemente impegnati in Italia, investiti miliardi

Stellantis: fortemente impegnati in Italia, investiti miliardiMilano, 24 gen. (askanews) – “Stellantis è fortemente impegnata in Italia e lo ha fatto negli ultimi anni. L’azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi”. Lo sottolinea un portavoce di Stellantis Italia, dopo le parole della premier Giorgia Meloni al question time.

“Oltre il 63% dei veicoli prodotti lo scorso anno negli stabilimenti italiani di Stellantis sono stati esportati all’estero, contribuendo così alla bilancia commerciale italiana”, viene spiegato. Lo scorso anno “sono stati prodotti oltre 752mila veicoli (auto + veicoli commerciali), in crescita del 9,6% rispetto al 2022, di cui oltre 474mila sono stati commercializzati all’estero”. Nel dettaglio si sottolinea che nel 2023, “con oltre 85.00 unità prodotte, Mirafiori ha un avuto un export pari al 93%, Cassino, con circa 48.800, del 75%, Pomigliano, con circa 215.000, del 41%, Modena, con circa 1.240, del 92%, Atessa, con circa 230.000, dell’85%, e Melfi, con oltre 170.120, del 53%”.

Sui singoli stabilimenti il portavoce di Stellantis fa sapere che “Melfi diventerà il centro di produzione di auto elettriche di medie dimensioni”; Cassino “si specializzerà nel segmento delle auto elettriche di grandi dimensioni” e “Termoli è impegnata in una fondamentale riconversione: dalla produzione di motori termici a una gigafactory europea ACC: un investimento da 2,1 miliardi di euro”. Ad Atessa, viene aggiunto, “si produce la maggior parte dei grandi VAN (per Fiat Professional, Citroën, Peugeot Opel, Vauxhall e Toyota)”, mentre a Torino Mirafiori c’è la “produzione di 500e (FIAT e Abarth), di Maserati Levante, GranTurismo e GranCabrio, il Battery Technology Center, The Circular Economy Hub, lo stabilimento eDCT per la produzione di trasmissioni elettriche, grazie alla joint venture con Punch Powertrain. Il nuovo impianto sarà operativo quest’anno. Il grEEn Campus – conclude – è una nuova applicazione concreta della New Era of Agility a sostegno degli obiettivi Carbon Net Zero”.

Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanità

Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanitàRoma, 24 gen. (askanews) – Diventa uno scontro con Elly Schlein e Giuseppe Conte, il question time della Camera con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con uno scambio di accuse su gestione dei conti pubblici e sanità che prosegue anche in Transatlantico, dove i leader di Pd e M5s sfruttano la possibilità di avere l’ultima parola.

In Aula il dibattito è rovente: ad aprire le ostilità il M5s, con una interrogazione sul Patto di stabilità che prova a mettere in luce le contraddizioni tra quanto promesso in campagna elettorale dalla leader dei FdI e quanto poi accettato in Europa sul patto di stabilità. Meloni risponde nel merito, rivendicando che “con il nuovo patto di stabilità si liberano per l’Italia 35 miliardi di euro l’anno” e contrattaccando: “Noi li useremo per sanità e redditi, qualcun altro li avrebbe utilizzati per un altro anno di superbonus, così magari questa volta ristrutturiamo le magioni con la piscina”. È sempre il superbonus il bersaglio di Meloni, secondo lei una difficoltà in più in Europa perchè “quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% che è causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e cerchi di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”. Tanto che Conte ribatte sarcastico: “Se le chiedi che ora è ti risponde ‘ma il superbonus…’”. Mentre per il leader M5s “la più grande truffa del secolo è il programma farlocco presentato agli elettori”, con Meloni che “ha illuso gli italiani dicendo che a Bruxelles avrebbe fatto tremare l’Europa e qui a tremare è l’Italia”. Insomma “un re Mida al contrario – accusa l’ex premier – tutto quello che tocca distrugge”. Tocca poi ad Elly Schlein, che già presentando la sua interrogazione sulla difficoltà del Servizio sanitario nazionale mette le mani avanti: “Non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”. Attacco cui Meloni risponde così: “Il tetto alla spesa per il personale sanitario è stato introdotto nel 2009 e ci troviamo a fare i conti con una situazione che si è stratificata negli ultimi 14 anni. Non le dirò perchè non l’avete fatto voi: le dirò, collega Schlein, che considero una implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni che siete stati al governo. Grazie per fidarvi di noi”.

Argomento cui Schlein ribatte in sede di replica: “Il tetto alle assunzioni è stato messo nel 2009. E sa chi era ministro in quel governo? Lei! Questo specifico problema l’ha creato lei e non certo noi”. E allora chiede: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. Nel merito, Meloni aveva rivendicato l’intervento sui gettonisti, il rinnovo del contratto del comparto, e l’aver portato “il fondo sanitario ai massimi storici, anni del Covid compresi”. Ma Schlein ribatte: “Voi avete toccato solo un tetto di spesa, quello per aumentare la sanità privata e avete lasciato intatto quello per il personale. Secondo voi ci vuole più sanità privata e meno sanità pubblica”. Quindi “non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, sono i vostri numeri, nero su bianco, a smentirla. La sua idea di sanità, lo ammetta, è quella in cui chi è ricco può saltare la lista di attesa andando a curarsi dal privato e chi è povero invece sta rinunciando a curarsi. Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute”.

Musica, Dru è il primo album di Drusilla Foer

Musica, Dru è il primo album di Drusilla FoerRoma, 24 gen. (askanews) – È disponibile da oggi anche in digitale (streaming e download), DRU il primo album di Drusilla Foer, pubblicato in ottobre da BMG inizialmente solo in formato Vinile numerato e Maxi CD da collezione. L’uscita in digitale è accompagnata dal video inedito di uno dei brani più apprezzati dell’album, Non mi parlare d’amore, composta da Tricarico, in versione live registrata al Blue Note di Milano l’8 dicembre scorso, dove Drusilla si è esibita in tre sole serate, accompagnata sul palco da sei musicisti e dal trio vocale delle Blue Doll’s.

Oltre al teatro (dopo il recital Eleganzissima, il 14 febbraio 2024 debutta al Teatro Comunale di Vicenza il suo secondo lavoro teatrale, la pièce di prosa musicale Venere Nemica, in tour per 50 date fino a fine aprile), la TV (la grandissima notorietà è arrivata grazie alla co-conduzione di Sanremo 2022), il web (diventato di culto il format delle sue telefonate alle amiche e alla domestica Ornella), qualche incursione nel cinema (annunciata per il 2024 la sua presenza nella serie Netflix Tutto chiede salvezza), Drusilla ha voluto suggellare il suo grande amore per la musica con un disco di canzoni che le assomiglia, un’ulteriore strada espressiva intrapresa per completare il suo mondo artistico, ricco di tonalità e sfaccettature. Pubblicato da BMG e prodotto da Best Sound, la storica etichetta di Franco Godi che del disco ha curato personalmente la direzione artistica e gli arrangiamenti, DRU contiene tredici tracce, di cui dodici canzoni inedite, firmate da autori eccelsi di tante generazioni diverse, fra i quali Pino Donaggio e Maurizio Piccoli, Pacifico e Vittorio Cosma, Mariella Nava, Giovanni Caccamo, Mogol e Donida, Tricarico e Luca Rossetti. Ognuno di loro ha creato piccoli quadri su temi diversi – l’amore naturalmente, ma anche la guerra, l’avversione per il pregiudizio e altri temi da sempre cari all’interprete – con grandi aperture sonore, in uno spettro emotivo nel quale Drusilla si è saputa riconoscere.

Oltre a loro, Ditonellapiaga e Fabio Ilacqua, autori di nuova generazione fra i più ricercati, che hanno composto i due brani dalle tonalità apparentemente più distanti fra loro: la prima ha firmato Io ne voglio Ancora, elegante divertissement in chiave dance e dichiarazione di libertà e amore per la musica e per la vita che Drusilla ha cantato in duetto con Asia Argento. Il secondo – già autore di alcuni grandissimi successi di Gabbani, Mengoni, Mina, Celentano, Vanoni – ha composto per Drusilla Tanatosi, un brano dirompente sia nel tema – quello della violenza e della sopraffazione che richiedono un atto estremo di resilienza per restare aggrappati alla vita – sia nelle parole che la voce incide con la precisione di una lama su una musica dal crescendo ossessivo con inattese aperture melodiche carezzevoli, sia per il video dall’impatto emotivo travolgente che lo accompagna. La produzione musicale di Tanatosi, come di altri brani dell’album (Moon in Champagne, Amami se puoi, Da questa parte), è di Fausto Cogliati, collaboratore storico di Franco Godi. C’è un secondo duetto in DRU, su un brano ancheggiante, divertente e scanzonato: si tratta di Amore… Boh! e non poteva che portare la firma di Franco Godi per la musica, dal sapore brasiliano, nonché la sua voce in alternanza a quella di Drusilla, mentre il testo è di Gianluca Gori. Nella tracklist anche due extravaganze: l’inedito Buonanotte Rossana, brano di Lelio Luttazzi colmo di delicatezza e sentimento, nel quale la voce di Drusilla si accompagna a un’esecuzione originale al piano del Maestro scomparso nel 2010, e Giorno ad Urlapicchio, non una canzone ma una poesia avvolgente e giocata sull’onomatopea scritta da Fosco Maraini, padre di Dacia e indimenticato antropologo e scrittore toscano.

Le sonorità fuori dal tempo, eleganti, ricche di sfumature – e lontane da qualunque indulgenza verso tendenze musicali alla moda – sono la cifra stilistica di DRU, a proposito del quale la sua interprete scrive: “La musica è il mio grande amore, davanti al quale sono stata sempre in piedi, con lo sguardo arreso di chi è disposto a non essere corrisposto, cercando solo di non arrossire. Un bell’amore, irrorato di pudore e di coraggio, di rabbia e calma, di note giuste e sbagliate, di respiri, pensieri, sorrisi e civetteria. Cantare mi fa essere me, con facilità, intimità, con perdono per ciò che sono”. Nell’introduzione a DRU, la cantante dedica “questo miracolo” al prezioso amico Franco Godi, il produttore e compositore che ha attraversato con successo oltre sei decenni di storia musicale italiana, con intuizioni che lo hanno portato con Drusilla Foer alla terza illuminazione geniale nell’arco della sua vita professionale: già autore di migliaia di jingle pubblicitari, musica per il cinema e per la televisione dagli anni ’60 agli anni ’90 del secolo scorso (per questo soprannominato Mr Jingle), ha poi generato il movimento hip hop italiano, del quale lui e la sua Best Sound sono stati il fulcro per oltre 20 anni nei due decenni a cavallo del terzo millennio, arrivando nel 2015 a Drusilla Foer, della quale ha intuito l’enorme talento e unicità artistica fin dal primo momento.

Godi è colui che ha desiderato tanto quanto Drusilla la realizzazione di DRU, la cui uscita è la prima dopo dieci anni siglata con la sua storica etichetta Best Sound. A proposito del lavoro svolto e del risultato raggiunto Franco Godi dice: “Mi piaceva l’idea di un album slegato da tempi e mode del momento, soprattutto suonato e arrangiato con creatività e ricchezza di sfumature, cucito su misura per Drusilla. Lei e io ci troviamo spesso in totale sintonia nel riconoscere le canzoni che ci piacciono, non solo perché sono belle canzoni, ma perché le sentiamo in qualche misura necessarie ad esprimere l’estetica musicale che ci appartiene. Sento che abbiamo fatto un lavoro sincero, senza risparmiarci, insieme ad Andrea Benassai e ai musicisti in studio, che ringrazio, trovando sempre in BMG e in Dino Stewart dei partner entusiasti e propositivi, con uno sguardo curioso e in sintonia con le nostre scelte artistiche”.

Rummo, solidarietà della Provincia di Benevento al pastificio

Rummo, solidarietà della Provincia di Benevento al pastificioRoma, 24 gen. (askanews) – Nino Lombardi, presidente della Provincia di Benevento, a nome personale e del Consiglio Provinciale tutto, ha espresso la incondizionata e convinta solidarietà ai titolari e ai dipendenti del Pastificio Rummo, una delle storiche eccellenze produttive del territorio beneventano e sannita, presi di mira negli ultimi giorni da una campagna di boicottaggio definita dalla Rocca dei Rettori come “insensata e grottesca”.

Lombardi si è detto convinto che nessun “leone da tastiera” riuscirà a cancellare la unanime considerazione conquistata sui mercati internazionali da 178 anni a questa parte dai Maestri Pastai Rummo e da tutti i loro Collaboratori. “Il Pastificio Rummo, ha chiosato Lombardi, tradizionalmente produce ottima pasta, ponendo in campo grandi capacità di innovazione e manageriali”.

Addio a Riva, in trentamila per l’ultimo saluto al campione

Addio a Riva, in trentamila per l’ultimo saluto al campioneRoma, 24 gen. (askanews) – Erano in trentamila all’esterno della basilica della Bonaria a Cagliari per l’ultimo saluto a Gigi Riva, stella del Cagliari e della Nazionale scomparso ieri all’età di 79 anni. Non a caso sul feretro due maglie numero 11 da bomber di razza, quella del suo Cagliari e della sua Nazionale. C’era il ministro dello sport Andrea Abodi, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il sindaco Paolo Truzzu, c’era il Cagliari di oggi con l’allenatore Claudio Ranieri e il presidente Tommaso Giulini, e quello che vinse lo scudetto nel 1970. C’era Gianfranco Zola, Gianluigi Buffon e tutta la delegazione dell’Italia campione del mondo del 2006 della quale Gigi Riva era Team Manager e che hanno retto il feretro all’uscita della Chiesa, parenti, la famiglia, ma soprattutto la sua terra, la Sardegna, racchiusasi in un unico grande abbraccio e pronta a salutarlo per l’ultima volta prima di omaggiarlo nel cimitero monumentale del capoluogo sardo dove Riva sarà seppellito con una cerimonia strettamente privata, riservata quindi ai familiari.

A officiare il rito funebre l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi: “Lo sport è come la vita – ha detto – è arte e disciplina, estro e fatica. Si compete sempre per conquistare qualcosa per sé stessi, ma in una passione collettiva e condivisa. Lo sport è gioia. Porta a dare il meglio di sé, nella perseveranza, lealtà, coraggio e amicizia. Aiuta a vivere in mondo armonioso. In questi giorni abbiamo celebrato tutto questo in Gigi Riva, ma anche e soprattutto altro. Abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, profondità di amore e dolore, passione e malinconia, mai gridata, che si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere”. “Non sorprende la presenza di tanti ammiratori e amici, e del popolo di Cagliari e di Sardegna, la dimora accogliente lungo la sua vita – ha proseguito l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi -. Riva ha trovato in questo popolo calore e rispetto, qui ha voluto condividere il suo cammino e l’odore del mare. Si è sentito parte di questo popolo che lo ha acollto come un figlio prediletto, e lo ha amato con devozione e rispetto. Adesso il cuore di Cagliari è qui e lo saluta”. “Molte sono le immagini di questi giorni, l’eleganza della corsa di Gigi Riva, la bellezza e la potenza del gesto. E poi quell’esultanza, spontanea a braccia alzate guardando al cielo, come tutti da bambini. Corri di nuovo, caro Gigi, e alza di nuovo le tue braccia al cielo” ha concluso monsignor Baturi. Commosse le parole del figlio Gigi: “Il ringraziamento più grande è per tutti coloro che hanno partecipato alla camera ardente, siete stati tantissimi. Abbiamo cercato di stringere la mano ad ognuno di voi. Anziani e bambini, ci dicevano ‘è stato un grande uomo’ e non ‘è stato un grande calciatore’. Le persone piangevano col cuore, facevano le condoglianze a noi, ma a me veniva da farle a loro. Non è andato via solo mio papà o un nonno, ma un familiare di tutti, di una persona a cui i sardi volevano bene. Questa era la sua gente, quella che a 18 anni gli ha dato una famiglia, qualcosa che lui aveva perso. Voglio ringraziarvi tutti per averlo accolto, per avergli voluto bene. Lui ha ricambiato l’affetto per tutti voi, per la Sardegna e per tutti gli italiani, la maglia della Nazionale ce l’aveva nel cuore”.

Simone Capecci eletto nuovo presidente del Consorzio Vini Piceni

Simone Capecci eletto nuovo presidente del Consorzio Vini PiceniMilano, 24 gen. (askanews) – Simone Capecci è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Vini Piceni. Il 52enne titolare dell’omonima Cantina di Ripatransone, succede a Giorgio Savini, che ha svolto il medesimo incarico per due mandati e che ha deciso di non ricandidarsi. Capecci, il cui mandato dura tre anni, è stato eletto nella prima convocazione utile dal nuovo Cda composto, oltre che dal neo presidente, da Marianna Velenosi (Azienda Velenosi), Omar Traini (Cantine Castignano), Giovanni Vagnoni (Le Caniette), Adriano Lorenzi (Collevite), Quinto Fausti (Tenuta De Angelis), Stefano Acciarri (Cantine dei Colli Ripani), Francesca Pantaleone (Azienda Pantaleone), Andrea Carfagna (Terre Cortesi), Michele Di Ruscio (Terra Fageto) e Emanuele Colletta (Azienda Clara Marcelli).

“Il nostro è un mondo fatto di imprenditori seri, onesti, affidabili, dediti al lavoro, ma non sempre inclini a fare gruppo, a quella solidarietà di corpo che qualche volta sarebbe molto preziosa. Per questo ho al mio fianco un Cda composto da rappresentanti di grande spessore personale ed imprenditoriale e che rappresentano tutte le anime di questo Consorzio” ha dichiarato Capecci, aggiungendo che “questo è un grande segnale che nel nostro Consorzio hanno pari dignità le grandi cooperative, chi esporta in tutto il mondo ed ha un marchio noto ed affermato, fino alla piccola impresa”. “Vorrei trascinare tutti nel mio sogno di dare forza e riconoscibilità al nostro territorio dal quale, ricordo, proviene quasi il 60 % della produzione viticola regionale” ha proseguito, spiegando che “proprio perché il Piceno ha un territorio pitturato dalle vigne, tra i programmi del mio gruppo c’è proprio quella di caratterizzare il paesaggio viticolo, proporre nuovi dettami per coloro che impiantano nuove vigne o che curano la manutenzione di quelle in produzione”.

“Consci della nostra bellezza, perseguiremo la politica voluta dal nostro assessore regionale sull’enoturismo, proponendo una apposita commissione di studio, visto che l’accoglienza può essere un punto di svolta per molti nostri imprenditori” ha continuato, sottolineando che “inoltre, vorremmo investire sull’istituzione della ‘banca del vino’, una sorta di caveau ove conservare, a futura memoria, tutte le bottiglie delle annate delle nostre Doc e Docg, debitamente custodite e catalogate, al fine di non disperdere un capitale dal valore simbolico immenso e che potrà testimoniare ai posteri il pregio delle produzioni e l’impegno dei nostri imprenditori”.”Non da ultimo occorrerà coinvolgere tutta la compagine sociale nello studiare nuove forme per la commercializzazione dei nostri prodotti, di grande pregio ma non sempre compiutamente conosciuti, attraverso esplorazioni di mercato collettive, soprattutto in ambito nazionale e comunitario, invece di lasciare l’iniziativa solitaria e spesso poco producente per le aziende singole” ha aggiunto, sottolineando che “in questo contesto, doverosamente, occorrerà una riflessione sui nostri Disciplinari, in particolare in quelli che contengono il vitigno autoctono ‘Pecorino’, e per il nostro Rosso Piceno, prodotti notoriamente di punta, quest’ultimo salito alle cronache per la questione Montepulciano in etichetta, principio che abbiamo intenzione di difendere fino in fondo”. Il Consorzio Vini Piceni nasce nel 2002 e oggi riunisce 57 soci, tra aziende agricole e Cantine, per un totale di circa 700 viticoltori coinvolti. Con una Docg e tre Dop ha prodotto nel 2023 7,5 milioni di bottiglie.

Ricerca dimostra potenziale istruzione in promozione pace

Ricerca dimostra potenziale istruzione in promozione paceRoma, 24 gen. (askanews) – Istruzione e pace vanno a braccetto. A dimostrarlo la ricerca della Global Partnership for Education (GPE) e l’Institute for Economics and Peace di Sydney (IEP) che fornisce prove inconfutabili della forte relazione tra educazione e pace. Pubblicata il 24 gennaio in occasione della Giornata internazionale dell’educazione, l’analisi dimostra come il miglioramento dei livelli di istruzione sia strettamente legato a società più pacifiche.

“Quest’anno è iniziato con una situazione globale desolante per quanto riguarda la pace e la stabilità mondiali ma possiamo riaccendere la speranza investendo di più e con urgenza nell’istruzione”, ha dichiarato Laura Frigenti, Amministratore delegato del GPE. “È ora di dare ascolto alle prove sempre più evidenti che l’istruzione è un investimento intelligente e reciprocamente sostenibile per la prosperità e la pace”. Mentre gli impatti disastrosi dei conflitti sull’istruzione sono ampiamente riconosciuti, la ricerca sul rapporto reciproco tra pace e istruzione è sempre stata scarsa, o comunque obsoleta. Per colmare questa lacuna di conoscenza e fornire prove per guidare politiche valide, il GPE ha collaborato con l’IEP per analizzare e comprendere meglio il rapporto tra istruzione e pace.

L’ultimo decennio è stato segnato da conflitti, crisi e guerre letali. In tutto il mondo, le guerre continuano a mietere innumerevoli vittime, a sfollare i civili dalle loro case e a lasciarne molti altri che hanno un bisogno disperato di assistenza salva-vita. È urgente ricostruire le fondamenta che possano sostenere una pace duratura. Eppure troppo spesso una delle più cruciali, l’istruzione, è relegata a un’attività accessoria. Foto credit GPE