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Copa Cogeca: bene voto chiave Commissione Envi su Ngt

Copa Cogeca: bene voto chiave Commissione Envi su NgtRoma, 24 gen. (askanews) – Il voto con cui oggi la commissione ENVI ha adottato il progetto di relazione dell’eurodeputata Jessica Polfjärd sulle NGT, le nuove tecniche genomiche, con una maggioranza di 47 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni, è stato “un voto chiave, che avvicina la comunità agricola dell’UE ad una posizione sull’uso dei NGT nel Parlamento europeo”. Così il Copa e la Cogeca in una nota.

Le NGT (o New Plant Breeding Techniques) fanno parte degli strumenti che consentono ai coltivatori di accelerare i loro programmi e immettere sul mercato varietà vegetali più veloci e di migliore qualità. “Quando disponibili in tutti i settori e in tutte le regioni, gli NGT rappresentano una risorsa fondamentale per aiutare gli agricoltori europei ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico”, spiega il sindacato cooperativo. “Siamo d’accordo sul fatto che alcune piante NGT sono di tipo convenzionale – aggiungono il Copa e la Cogeca – e devono seguire le regole della selezione convenzionale delle sementi”. Tuttavia il Copa e la Cogeca si rammaricano dell’etichettatura dei sacchetti delle varietà di sementi, con l’indicazione della categoria 1 NGT, “il che è irrilevante purché tali varietà abbiano già la piena tracciabilità attraverso il sistema di certificazione delle varietà vegetali”.

Positiva anche la grande maggioranza dei voti a favore dell’emendamento di compromesso riguardante l’esclusione dalla brevettabilità. La speranza, ora, è che “il regolamento NGT venga finalizzato prima delle elezioni europee”.

In tre giorni di Sigep 500 buyer e visitatori da 160 paesi

In tre giorni di Sigep 500 buyer e visitatori da 160 paesiRoma, 24 gen. (askanews) – Visitatori provenienti da oltre 160 paesi, 1200 brand espositori da 35 nazioni, oltre 500 buyer da 84 nazioni per 5.200 business meeting e tre competizioni internazionali con ben 25 Paesi partecipanti: Gelato World Cup, Juniores Pastry World Cup e European Challenge del Gelato. Sono i primi dati dell’edizione 2024 di Sigep, che si è svolto dal 20 al 24 gennaio alla fiera di Rimini.

L’appuntamento per Sigep 2025 è già fissato: dal 18 al 22 gennaio, sempre alla Fiera di Rimini. Mentre Italian Exhibition Group si prepara ora per Sigep China, dal 24 al 26 aprile a Shenzhen e per il debutto di Sigep Asia, in programma a Singapore dal 26 al 28 giugno. Intanto, un’altra manifestazione Food&Beverage targata IEG è alle porte: dal 18 al 20 febbraio la Fiera di Rimini ospiterà infatti Beer&Food Attraction. “Si confermano gli ottimi risultati della scorsa edizione, con visitatori provenienti da 160 Paesi. Internazionalità, visione, artigianalità, innovazione, identità territoriali che diventano globali e si coniugano con il mondo. Questo e molto altro ha espresso la 45a edizione di Sigep”, ha commentato Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group. “La manifestazione si conferma punto di riferimento per l’industria del foodservice dolce – ha detto Ermeti – proponendo sfide sempre più all’avanguardia e tecnologiche. Un appuntamento di business unico che a Rimini, vocata all’innovazione, ha trovato un enorme valore aggiunto”.

Numerose le presenze estere provenienti da Europa (Spagna, Germania, Romania, Francia, Grecia), Area Balcani (Croazia, Serbia, Albania), Medio Oriente (Turchia, Arabia Saudita, Iraq, Libano), Africa (Marocco, Egitto, Tunisia), Nord America (USA, Canada), Centro Sud-America (Brasile Argentina, Messico), Asia e Sud est asiatico (Cina, Corea del Sud, Giappone, India). Un ricco palinsesto di eventi nei cinque giorni di manifestazione, con ben tre competizioni internazionali e 25 Paesi partecipanti a Gelato World Cup, Juniores Pastry World Cup e European Challenge del Gelato. Sono stati oltre 5.000 i business meeting negli stand dei 1200 brand espositori, grazie agli oltre 500 top buyer provenienti da 84 paesi del mondo tramite la preziosa collaborazione col Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Agenzia ICE e la rete dei regional advisor di IEG.

L’ultima giornata di Sigep ha visto inoltre la partecipazione di 3.250 studenti da 70 scuole alberghiere e istituti professionali per un educational tour che ha abbinato la formazione pratica all’interazione con le aziende. L’iniziativa rientra nel progetto Sigep Academy che ingloba Sigep Giovani e Sigep per le scuole.

Commissione Ue vara 5 misure per rafforzare sicurezza economica

Commissione Ue vara 5 misure per rafforzare sicurezza economicaBruxelles, 24 gen. (askanews) – La Commissione europa ha adottato oggi a Bruxelles un pacchetto di cinque iniziative per rafforzare la sicurezza economica dell’Ue, nel contesto delle attuali tensioni geopolitiche e dei profondi cambiamenti tecnologici in corso.

Le prime tre iniziative riguardano il mercato (investimenti ed esportazioni) e mirano a: 1) rafforzare ulteriormente, mediante un nuovo regolamento, la tutela della sicurezza, con un migliore controllo (“screening”) degli investimenti esteri diretti nell’Ue; 2) lanciare, tramite un “Libro bianco”, consultazioni e iniziative per un maggiore coordinamento europeo nel settore dei controlli sulle esportazioni, nel pieno rispetto dei regimi multilaterali esistenti e delle prerogative degli Stati membri; 3) consultare, con un altro “Libro bianco” gli Stati membri e le parti interessate per identificare i potenziali rischi derivanti dagli investimenti europei in uscita verso paesi terzi (“outbound investments”), riguardo a una lista ristretta di tecnologie (Intelligenza artificiale, semiconduttori avanzati, biotecnologie e tecnologie quantistiche). Le altre due iniziative riguardano invece il settore della ricerca e dell’innovazione. Da una parte, la Commissione ha pubblicato un “Libro bianco” che promuove la discussione su tre diverse opzioni relative ai programmi di ricerca e sviluppo che coinvolgono tecnologie con potenziale a duplice uso (civile e militare), con scadenza al 30 aprile per la chiusura della consultazione; dall’altra, viene proposta una raccomandazione del Consiglio Ue riguardo al “rafforzamento  della sicurezza della ricerca” ai livelli nazionale e settoriale.

Quest’ultima raccomandazione prevede che gli Stati membri sviluppino dei piani d’azione nazionale, con linee guida, misure e iniziative pertinenti e una tempistica per la loro attuazione, al fine di rafforzare la sicurezza della ricerca. Inoltre, si propone di istituire un “Centro europeo di competenze sulla sicurezza della ricerca”, collegato allo “sportello unico” della Commissione per contrastare le interferenze straniere nella ricerca e innovazione. L’obiettivo è rendere sistematica da parte degli Stati membri la pratica (oggi presente solo in alcuni paesi) della valutazione del rischio nel settore della ricerca. La Commissione spiega in una nota che “nel contesto geopolitico odierno, l’apertura e la cooperazione senza confini nel settore della ricerca e dell’innovazione possono essere sfruttate e trasformate in vulnerabilità. I risultati della cooperazione internazionale in materia di ricerca e innovazione possono essere utilizzati per scopi militari in paesi terzi o in violazione dei valori fondamentali. Gli istituti di istruzione superiore e di ricerca possono cadere vittime dell’influenza maligna degli stati autoritari”.

La proposta di raccomandazione del Consiglio mira a “fornire maggiore chiarezza, orientamento e sostegno agli Stati membri e al settore della ricerca e dell’innovazione in generale. È necessaria – sottolinea la Commissione – un’azione dell’Ue per garantire coerenza in tutta Europa ed evitare un mosaico di misure. Unendo le forze a tutti i livelli e in tutta l’Unione possiamo mitigare i rischi per la sicurezza della ricerca e garantire che la cooperazione internazionale in materia di ricerca e innovazione sia aperta e sicura”. Da notare che, nel quadro del regolamento sul programma di ricerca “Horizon Europe”, 31 azioni del programma di lavoro 2023-2024 (3,5% del totale) hanno già una “ammissibilità limitata”, nel senso che non possono parteciparvi le entità con sede in determinati paesi terzi, o possedute o controllate da questi paesi. Inoltre, la cooperazione con soggetti con sede in Cina è stata esclusa per le azioni di innovazione, mentre, in linea con con il regime di sanzioni dell’Ue, è stata esclusa del tutto la partecipazione a Horizon di soggetti giuridici provenienti da Russia e Bielorussia.

Tornando agli investimenti esteri diretti, è già in vigore un regolamento sul loro “screening”. La Commissione ha esaminato oltre 1.200 transazioni notificate dagli Stati membri negli ultimi tre anni in base a questo regolamento, e basandosi su questa esperienza ha presentato una proposta di modifica della normativa per affrontare le carenze esistenti e migliorare l’efficienza del sistema. Il  nuovo regolamento mira a garantire che tutti gli Stati membri dispongano di un meccanismo nazionale di controllo,  e che le norme nazionali siano meglio armonizzate; inoltre, viene individuato un ambito settoriale minimo, in cui tutti gli Stati membri dovranno controllare tutti gli investimenti esteri, e il controllo è esteso agli investimenti di operatori dell’Ue che sono in ultima analisi controllati da individui o imprese di un paese extra-Ue. Quanto al monitoraggio e alla valutazione dei rischi degli investimenti in uscita, il problema riguarda un insieme ristretto di tecnologie avanzate che potrebbero migliorare le capacità militari e di intelligence di attori che potrebbero utilizzare queste capacità contro l’Ue o per minare la pace e la sicurezza internazionali. Gli investimenti in queste tecnologie  attualmente non sono monitorati o controllati né a livello dell’Ue, né dagli Stati membri. Il Libro bianco della Commissione sugli investimenti in uscita propone pertanto un’analisi passo per passo degli investimenti in uscita per comprendere i potenziali rischi ad essi collegati, concentrandosi su un insieme ristretto di tecnologie sensibili (anche qui, sono menzionate l’Intelligenza artificiale, i semiconduttori avanzati, le tecnologie quantistiche e le biotecnologie). Questa analisi includerà una consultazione delle parti interessate di tre mesi e un monitoraggio di 12 mesi degli investimenti in uscita, con un rapporto congiunto di valutazione del rischio. Sulla base dell’esito della valutazione del rischio, la Commissione determinerà, insieme agli Stati membri, se e quale risposta politica è giustificata. C’è poi la necessità di un controllo più efficace e coordinato da parte dell’Ue sulle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso, sia civile che di difesa (come l’elettronica avanzata, le tossine, la tecnologia nucleare o missilistica), in modo che non vengano utilizzati per compromettere la sicurezza e i diritti umani. Il “Libro bianco” che è stato presentato oggi sui controlli delle esportazioni propone di introdurre controlli Ue uniformi, in modo da evitare che vi sia un un mosaico incoerente di approcci nazionali. Il Libro bianco prevede, infine, un forum di alto livello per il coordinamento politico tra gli Stati membri e annuncia una raccomandazione della Commissione per l’estate 2024, per un migliore coordinamento degli elenchi di controllo nazionali.

Leo (Mef): domani in Cdm decreto su Concordato preventivo biennale

Leo (Mef): domani in Cdm decreto su Concordato preventivo biennaleMilano, 24 gen. (askanews) – “Domani porteremo in Consiglio dei m inistri la normativa che riguarda l’accertamento e il concordato preventivo biennale. Nel mese di febbraio porteremo altri due schemi di decreti legislativi sulle sanzioni e sulla riscossione. Con le necessarie coperture finanziarie vedremo di allestire un provvedimento che riguarderà i tributi. Siamo riusciti, tenendo conto delle osservazioni arrivate sia dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti che dall’Associazione nazionale commercialisti, a tener conto della tempistica. Ciò comporta lo slittamento al 15 ottobre dei termini della presentazione delle dichiarazioni. Dall’approvazione del testo del disegno di legge delega a marzo 2023 siamo riusciti a portare avanti a tappe forzate un percorso che darà all’Italia un nuovo sistema tributario”. E’ quanto ha affermato il vice ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, nel corso del convegno “Fisco 2024 novità, aspettative e zone d’ombra” promosso dall’Associazione nazionale commercialisti e svoltosi a Roma presso il Centro congressi Roma Eventi.

“Le sanzioni devono essere proporzionate all’imposta rimasta inadempiuta – ha aggiunto Leo – e c’è necessità di mettere ordine sia nelle sanzioni amministrative che in quelle penali. Per ciò che attiene le riscossioni, abbiamo 1185 miliardi di cartelle in deposito, una cosa del genere non è possibile. Bisogna intervenire, infine, anche su tributi diretti e indiretti allineando il reddito d’impresa con quello da lavoro autonomo”. “Il calo registrato dell’evasione fiscale – ha concluso il viceministro del Mef – è dovuto anche alle nuove tecnologie e all’introduzione della fatturazione elettronica. In tanti punti della delega si spinge su questi fattori, per questo abbiamo deciso di unificare le strutture tecnologiche Sogei e Sose, per avere una uniformità nella gestione dei dati”.

Sul concordato preventivo biennale è intervenuto Marco Cuchel, presidente nazionale di Anc: “Un nuovo istituto sul quale il governo ha puntato molto. Abbiamo inviato come associazione diverse proposte in merito e attendiamo di vedere come sarà licenziato dall’Esecutivo – ha detto – Nel frattempo siamo riusciti a incidere sul nuovo calendario fiscale, totalmente insostenibile per le imprese e per l’operatività dei nostri studi. Per fortuna il governo e le commissioni parlamentari si sono resi disponibili a ragionare su nuovi termini che dovrebbero conciliare le parti. I prossimi decreti legislativi, con la rivisitazione del sistema sanzionatorio e della riscossione, stanno molto a cuore alla nostra professione. Sul piano sanzionatorio abbiamo chiesto di rivedere le sanzioni dirette in materia tributaria per rendere assicurabili i professionisti. C’è poi la necessità di incidere in maniera forte sulla riscossione per alleggerire il magazzino in capo all’Agenzia divenuto insostenibile, stralciando i crediti inesigibili”. Diversi gli interventi dei parlamentari intervenuti nella prima tavola rotonda sul tema del decreto fiscale e del Concordato preventivo.

Alberto Gusmeroli, esponente della Lega e presidente della commissione Attività produttive a Montecitorio, ha sottolineato: “Speriamo vengano accolte le osservazioni delle commissioni Finanza di Camera e Senato. In particolare l’utilizzazione degli studi di settore Isa in modo che i termini per l’invio delle dichiarazioni non siano anticipati e siano di massimo utilizzo eliminando la valutazione ‘otto’ che poneva seri limiti. Il modo migliore per combattere l’evasione, oltre i controlli, è quello di avere sanzioni più umane, meno burocrazia, più equità. Se il fisco è semplice e meno pesante diventa concorrenziale rispetto all’evasione”. Andrea de Bertoldi, deputato di FdI e componente della commissione Finanze della Camera, ha ggiunto: “Apriremo il concordato a tutte le partite iva, non ci sarà più il limite di punteggio degli isa e tutti potranno accedere alla formula che l’amministrazione finanziaria riterrà di proporre. Una misura che dà certezze sugli introiti allo Stato e tranquillizza l’operatore economico che potrà operare serenamente senza temere problemi fiscali. Altre misure importanti sono quelle della riduzione delle tassazioni a carico delle casse dei professionisti affinché possano investire nell’economia reale, misure per le società tra professionisti”.

Luigi Marattin, di Italia Viva e componente commissione Bilancio della Camera ha espresso un giudizio favorevole sul concordato preventivo: “E’ un’opportunità che per il 5% dipende dalle regole che lo governano e per il restante 95% dipenderà da che proposte l’Agenzia farà ai contribuenti – ha detto – Da quali energie potranno essere messe in campo per strutturare le proposte. Mi chiedo se ci sia il personale per formulare milioni di proposte di concordato l’anno”. Cristina Tajani componente per il Pd della commissione Finanze del Senato ha aggiunto “Noi speriamo che il governo decida di non apportare le modifiche che la maggioranza propone come l’abolizione del livello otto degli Isa e il vincolo del 10% nella proposta. Sarebbero messaggi sbagliati che disincentiva dall’essere affidabili. Abbiamo sentito parole rassicuranti su questi punti dal viceministro Leo ma restano molte criticità sull’approccio complessivo di questo strumento”. Mario Turco, vice presidente del M5s si è invece epresso con valutazioni negative: “Il concordato sarà l’ennesimo fallimento di questo governo che obbligherà milioni di cittadini a rispondere a pretese tributarie illogiche senza una preventiva discussione sulla bontà della pretesa – ha detto – . In pratica si tratterà, da un lato, di un ricatto fiscale e dall’altra parte si trasformerà nell’ennesimo condono fiscale per tutti coloro che hanno già indicatori non positivi sulla affidabilità fiscale”. Luigi Pagliuca, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, ha sottolineato l’opportunità offerta dal dibattito: “il confronto con i parlamentari e con il governo è sempre utile – ha detto – E’ importante dialogare con chi comprende le esigenze in delle libere professioni. La visione sul futuro, in particolare sul ruolo dell’intelligenza artificiale, necessita di individuare soluzioni idonee e condivise”. Sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie è intervenuto poi Pierfrancesco Angeleri, presidente Assosoftware. “Il supporto delle nuove tecnologie è fondamentale nella lotta all’evasione e nella semplificazione del sistema fiscale – ha detto – Lo Stato e gli intermediari, in un mondo come quello dell’economia moderna, devono stipulare un’alleanza tra pubblico e privato. Una cooperazione per combattere la disintermediazione. Gli open data sono una risorsa preziosa, ma poi bisogna saperli utilizzare. E qui è fondamentale l’esperienza dei professionisti”. (nella foto: il vice ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, e il presidente nazionale di Anc Marco Cuchel)

Teatro Roma, Amato (M5s): quello di De Fusco non è un cv ‘di ferro’

Teatro Roma, Amato (M5s): quello di De Fusco non è un cv ‘di ferro’Roma, 24 gen. (askanews) – “Non c’è solo il modo con cui la destra di Sangiuliano e Mollicone ha messo in atto il blitz al teatro di Roma. Anche il curriculum di de Fusco non ci fa stare tranquilli, a dispetto delle dichiarazioni di Giorgia Meloni che ha parlato addirittura di ‘un curriculum di ferro’”, Così il deputato M5s in commissione Cultura, Gaetano Amato.

“Le gestioni di De Fusco non sarebbero state irreprensibili dal punto di vista dei pagamenti, sia per il Teatro Stabile di Napoli che per il Napoli Teatro Festival. Ma anche per ciò che attiene la gestione dei fondi ci sono molti punti oscuri, a partire dalla ripartizione sulle produzioni, fino ad arrivare al rapporto con le maestranze e con gli attori: in alcuni casi le produzioni sarebbero state mandate in tournée in condizioni disperate tant’è che gli scritturati più di una volta avrebbero minacciato di fermarsi. Problemi che si sarebbero trascinati anche nella gestione di De Fusco a Catania. Sulla base di cosa allora Giorgia Meloni definisce ‘di ferro’ il cv di De Fusco? Probabilmente non sa assolutamente nulla di De Fusco e si affida a chi ha gestito questa disastrosa nomina che getta per l’ennesima volta discredito sul sistema culturale italiano”, conclude.

Prosegue la protesta dei trattori, a oltranza e a macchia d’olio

Prosegue la protesta dei trattori, a oltranza e a macchia d’olioRoma, 24 gen. (askanews) – Da Termoli a Vercelli passando per Orte, Vercelli, Perugia, Palermo e Lucca, gli agricoltori italiani proseguono con la protesta dei trattori e continuano ad organizzare presìdi da Nord a Sud. Oggi si sono avvicinati a Roma, con lunghe gile di mezzi agricoli e trattori riunitisi prima al casello autostradale di Orte lungo la A1 e poi sulla Casilina.

E sono già preannunciate nuove azioni di protesta e nuovi presìdi anche per domani, visto che le manifestazioni sono definite “ad oltranza” e a macchia d’olio. Sulla pagina Fb del Cra ci sono continui aggiornamenti sui presìdi organizzati in tutta Italia sulla scia di quanto sta avvenendo anche in Germania e in Francia. Per venerdì sono attese manifestazioni di protesta anche a Trento in piazza Dante. Ad organizzarle i Cra, comitati riuniti agricoltori, che protestano a causa delle difficoltà economiche del settore, accusando la politica italiana e quella comunitaria di non fare abbastanza per il settore, anzi, di penalizzare il settore. Mentre i sindacati di rappresentanza avrebbero tradito gli interessi dei lavoratori.

Mosca: nessuna proposta per dialogo con Kiev in Vaticano

Mosca: nessuna proposta per dialogo con Kiev in VaticanoRoma, 24 gen. (askanews) – Finora la parte russa non ha ricevuto alcuna proposta ufficiale per avviare trattative con Kiev in Vaticano, ha dichiarato mercoledì all’agenzia Ria Novosti l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovski.

“Siamo a conoscenza delle notizie periodiche su questo argomento nei media (…), ma la parte russa non ha ricevuto finora alcuna proposta ufficiale per lo svolgimento di tali negoziati. Allo stesso tempo non dubitiamo della sincera aspirazione del pontefice Francesco per raggiungere la pace in Ucraina”, ha detto, commentando la notizia che il Vaticano sta studiando la possibilità di organizzare negoziati russo-ucraini. La Russia mantiene tradizionalmente contatti regolari con il Vaticano, che non sono cessati con l’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, ha aggiunto Soltanovski, dicendosi sicuro che la Santa Sede conosce molto bene la posizione di Mosca sul conflitto ucraino e la possibilità di risolverlo.

Il Cremlino ha precedentemente affermato che al momento non ci sono i presupposti perché la situazione in Ucraina ritorni su un piano pacifico, oltre a sottolineare che per la Russia una priorità assoluta è il raggiungimento degli obiettivi prefissati prima dell’operazione speciale, che può essere raggiunto attualmente solo con mezzi militari.

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficiali

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficialiMilano, 24 gen. (askanews) – Sono oltre un milione i nuclei familiari in Italia – circa il 4,4% delle famiglie – che resta escluso dai circuiti finanziari ufficiali: circa 2,3 milioni le persone non hanno un conto di depositi di nessun tipo, non ha accesso a strumenti finanziari di base, e che presentano profili di fragilità economica tali da diventare facilmente preda dell’usura e della criminalità. Ed è il Sud del Paese ad essere particolarmente penalizzato e a rischio: qui vive l’80 per cento delle famiglie estromesse dai servizi finanziari di base. È quanto emerge dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”, curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza.

Il dato aggregato degli italiani che restano esclusi dai rapporti finanziari ufficiali – relativo al 2020 – è superiore alla media europea e diventa allarmante se analizzato su base regionale. La quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti – vale a dire rifiuti e pratiche incomplete – vede inoltre il Sud del Paese e le Isole segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%. Per quanto riguarda poi i numeri della raccolta rispetto agli impieghi, il Mezzogiorno mostra una sperequazione tra le due voci, beneficiando solo del 15% degli impieghi contro un 19,2% di raccolta sul totale nazionale. Ad evidenziare le difficoltà registrate da famiglie e imprese nell’accesso ai servizi finanziari c’è anche l’Indice di Inclusione Finanziaria elaborato da Banca Etica: nel 2021 si è registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore lieve calo dello -0,7% rispetto al 2021.

La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione. Sono dati che fotografano una caduta verticale della presenza di presidi “istituzionali” del credito sui territori, peraltro sempre più interessati da forme rischiose e speculative di finanziamento, come la cosiddetta “cessione del quinto”, strumento talvolta utile, il cui impiego impone d’altro canto grande cautela. Oppure rappresentati da società finanziarie borderline, attive ai margini del perimetro più vigilato e formalizzato. In un simile scenario, lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria. Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: la ricerca rileva come, nel corso del 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale, dall’altro il microcredito d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022) ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%). E il divario di genere rimane: solo il 40% dei microcrediti erogati è diretto alle donne.

La ricerca, riporta altre analisi di dati e di scenario, riflessioni e confronti con il panorama dell’accesso ai servizi finanziari in diversi Paesi, e propone anche quali strade andrebbero battute maggiormente per modificare gli andamenti negativi. Innanzitutto quella dell’azione capillare di prevenzione: l’educazione finanziaria è infatti la premessa per rafforzare le capacità di scelta e di gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo quella dello sviluppo di strutture sul territorio in grado di riconoscere le problematiche legate al fenomeno di sovraindebitamento per orientare la persona verso i servizi di assistenza più adatti. Infine, favorire la predisposizione di strumenti finanziari e legali che possano condurre verso la risoluzione del problema: in alcuni casi con la ristrutturazione della posizione debitoria, in altri attraverso una procedura di cancellazione del debito come previsto dalla normativa italiana. Inoltre il rapporto sottolinea l’opportunità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, nonché di garantire il pieno inserimento del tema nella strategia degli stessi istituti bancari e di potenziare i servizi non finanziari di formazione, coaching e mentoring. E si segnala infine, l’esperienza delle banche etiche -Banca Etica in Italia è la prima e l’unica di questo genere- che mostrano come gli istituti di credito possano veicolare la raccolta di risparmio verso progetti mirati e verso attori dell’economia sociale che supportano le persone in condizioni di fragilità, favorendo così percorsi di prevenzione dei default.

Il rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione” è pubblicato da Fondazione Finanza Etica, e incorpora la quinta indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17esima edizione del “Rapporto sul microcredito in Italia” curata da c.borgomeo&co. , analizzando dati provenienti da fonti istituzionali (Banca d’Italia e Istat) e dai contributi delle organizzazioni coinvolte: ad esempio l’analisi della condizione di inclusione finanziaria nelle diverse aree d’Italia, realizzata utilizzando l’Indice di Inclusione Finanziaria ideato da Banca Etica, e l’approfondimento effettuato da Ritmi e c.borgomeo&co. sulla presenza territoriale degli interventi di microcredito, arricchito da una rassegna dei progetti realizzati in Italia nell’ultimo anno. IL documento è stato presentato a Roma nel corso di una tavola rotonda coordinata da Carlo Borgomeo, presidente di c.borgomeo&co., e alla quale hanno preso parte Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, e Giampietro Pizzo, presidente di RITMI, con le conclusioni affidate ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica. (nella foto: Anna Fasano, presidente di Banca Etica nel corso della presentazione del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”)

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altri

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altriRoma, 24 gen. (askanews) – Giorgia Meloni dovrebbe governare anziché “scaricare i problemi sugli altri”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time con Giorgia Meloni, parlando della questione della sanità. “Ormai – ricorda la leader Pd – ci sono persone costrette a sperare che propria malattia corra meno delle liste di attesa che si allungano, questa è la situazione”.

“I reparti si stanno svuotando – ha aggiunto – nei pronto soccorso la situazione è insostenibile, il personale è stremato. Come pensate presidente di abbattere le liste di attesa chiedendo loro di lavorare ancora di più? L’unico modo è sbloccare i tetti alle assunzioni, una norma obsoleta del 2004. Le chiedo quindi se il governo intenda finalmente togliere il blocco alle assunzioni e mettere le risorse per piano straordinario”. E, ha proseguito, “non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”.

Quindi, in replica, Schlein si è detta “insoddisfatta” delle risposte della premier: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. (segue)

Nuovo contratto per Luxy ad Abu Dhabi

Nuovo contratto per Luxy ad Abu DhabiRoma, 24 gen. (askanews) – Luxy, l’azienda italiana con sede a Lonigo specializzata nella produzione di sedute di design, si è aggiudicata una nuova commessa negli Emirati Arabi Uniti. Il contratto riguarda un progetto governativo, diviso in più fasi e di durata pluriennale, per la fornitura di sedute alle scuole pubbliche di Abu Dhabi.

La prima fase del progetto prevede la fornitura di circa 4.000 sedute “flessibili” suddivise tra i modelli “breakout” e “soft seating” per le zone comuni, destinate a spazi polifunzionali per momenti di comfort e relax, e quelle “operative”, pensate per rispondere ad esigenze di concentrazione e produttività. Il valore della commessa è di circa 400 mila euro. Con questo contratto, Luxy prosegue il suo piano di espansione commerciale negli Emirati Arabi Uniti e punta ad accrescere il fatturato prodotto nella regione, che oggi è quantificato in oltre 800 mila euro. “Un ulteriore traguardo – afferma il presidente di Luxy Giuseppe Cornetto Bourlot – che riconosce alla nostra azienda il ruolo di protagonista nel settore dell’arredo made in Italy nel panorma internazionale. Gli Emirati Arabi si stanno dimostrando un mercato fertile di opportunità per il nostro brand, che continua a farsi apprezzare grazie a un expertise capace di unire la cura dell’alto artigianato di tradizione alla funzionalità di un moderno design”.

Nei prossimi 3 anni il fatturato dell’export negli Emirati Arabi Uniti di Luxy è previsto in crescita a 2,5 milioni di euro, pari a una quota del 10% del fatturato complessivo, al quale dovrebbero contribuire anche le importanti negoziazioni in corso per ulteriori progetti sia negli stessi Emirati Arabi che in Kuwait e Arabia Saudita. Caratteristica vincente delle sedute, che ha permesso a Luxy di aggiudicarsi il contratto emiratino, è proprio la customizzazione delle sedute, che l’azienda è in grado di adattare in base alle esigenze del cliente senza snaturare il design originale, altra carta vincente dei prodotti dell’azienda italiana in un mercato molto competitivo come quello del Middle East.

Luxy è presente negli Emirati con due showroom, ambedue a Dubai (uno di 800 mq presso Al Khayat Ave; l’altro nella sede FINASI presso la Al Quoz Industrial Area), che espongono le sedute direzionali, operative e di soft seating, molto apprezzate dal mercato dell’area, composto per lo più da uffici pubblici e aziende internazionali, tra cui clienti come Yves Saint Laurent e importanti istituti finanziari come Banca Mashreq e la Banca Centrale dell’Oman. “La domanda dei nostri prodotti arriva principalmente dal segmento business – spiega Cornetto Burlot – per lo più aziende internazionali, ma anche clienti attivi nei settori governativo e private, e attualmente stiamo cercando di farci conoscere nel settore dell’hospitality, con le linee di “soft seating” come Sea Shell e Clop, per cogliere le opportunità di un mercato che si mostra in forte espansione”.