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Il Papa: il cristianesimo non condanna l’istinto sessuale (e la castità non è l’astinenza)

Il Papa: il cristianesimo non condanna l’istinto sessuale (e la castità non è l’astinenza)Roma, 17 gen. (askanews) – “Nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Il rimprovero dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani”, lo ha detto Papa Francesco nell’udienza generale di oggi nell’Aula Paolo VI in Vaticano, dove continuando il nuovo ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”, ha incentrato la sua riflessione sul tema “La lussuria”.

Spiegando che la lussuria “è una sorta di ‘voracità’ verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità”, Bergoglio ha ricordato che “l’innamoramento “è una delle realtà più sorprendenti dell’esistenza” e “se non viene inquinato dal vizio, l’innamoramento” è “uno dei sentimenti più puri. Una persona innamorata diventa generosa, gode nel fare regali, scrive lettere e poesie. Smette di pensare a sé stessa per essere completamente proiettata verso l’altro”. Ma “questo ‘giardino’ dove si moltiplicano meraviglie non è però al riparo del male. Esso viene deturpato dal demone della lussuria”, un vizio “particolarmente odioso”. “La lussuria – ha sottolineato il Papa – è un vizio pericoloso. Tra tutti i piaceri dell’uomo, la sessualità ha una voce potente. Coinvolge tutti i sensi; dimora sia nel corpo che nella psiche; se non è disciplinata con pazienza, se non iscritta in una relazione e in una storia dove due individui la trasformano in una danza amorosa, essa si muta in una catena che priva l’uomo di libertà. Il piacere sessuale è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza”.

“Dobbiamo difendere l’amore, del cuore, della mente, del corpo. Amore puro del donarsi l’uno all’altro: è questa la bellezza del rapporto sessuale”, ha esortato. Il vizio della lussuria “devasta le relazioni tra le persone. Per documentare una realtà del genere è sufficiente purtroppo la cronaca di tutti giorni. Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale, bensì con la volontà di non possedere mai l’altro. Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori”.

La lussuria, invece, ha proseguito il Papa, “si fa beffe di tutto questo: depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza. Il lussurioso cerca solo scorciatoie: non capisce che la strada dell’amore va percorsa con lentezza, e questa pazienza, lungi dall’essere sinonimo di noia, permette di rendere felici i nostri rapporti amorosi”. E “vincere la battaglia contro la lussuria, contro la ‘cosificazione’ dell’altro, può essere un’impresa che dura tutta una vita. Però il premio di questa battaglia è il più importante in assoluto, perché si tratta di preservare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna”, ha detto Papa Francesco nell’udienza generale di oggi nell’Aula Paolo VI in Vaticano, dove continuando il nuovo ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”, ha incentrato la sua riflessione sul tema “La lussuria”.

“Quella bellezza che ci fa credere che costruire una storia insieme è meglio che andare a caccia di avventure. Tanti Don Giovanni lì, eh? Coltivare tenerezza è meglio che piegarsi al demone del possesso. Il vero amore non possiede, si dona. servire è meglio che conquistare. Perché se non c’è l’amore, la vita è triste solitudine”, ha concluso Bergoglio.

I cani scodinzolano e questo ci piace: uno studio indaga i perché

I cani scodinzolano e questo ci piace: uno studio indaga i perchéRoma, 17 gen. (askanews) – Un cane che scodinzola ci piace. Il movimento ritmico della coda accompagna molti stati d’animo del cane, come la gioia di rivedere il suo umano o l’attesa del lancio di una pallina, ma può anche manifestare tensione. Ma perché i cani scodinzolano? E perché questo ci piace? Un team di ricercatori dell’Università di Torino, della Sapienza di Roma, dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna e del Max Planck Institute for Psycholinguistics in uno studio pubblicato su “Biology Letters”, riassume le ricerche che hanno indagato i meccanismi, l’evoluzione e la funzione dello scodinzolio nei cani domestici che hanno portato ad avanzare due ipotesi evolutive per spiegare l’insorgenza di questo comportamento evidente ma scientificamente ancora poco chiaro.

I cani domestici sono i carnivori più diffusi al mondo. Con una popolazione stimata di un miliardo di individui sono presenti in quasi tutte le aree abitate dall’uomo, una convivenza iniziata circa 35mila anni. Le code sono comuni a tutti i vertebrati e si sono originariamente evolute per la locomozione; molti animali le usano anche per l’equilibrio e per scacciare i parassiti. Nei canidi, le code non sono più utilizzate per la locomozione, ma piuttosto per la comunicazione rituale. La coda dei cani è un’estensione della colonna vertebrale, ma si sa poco di come i suoi movimenti siano controllati a livello neurofisiologico. Si tratta di un comportamento asimmetrico, – rileva Unito – con i cani che mostrano movimenti lateralizzati a seconda degli stimoli che incontrano. Ciò suggerisce una lateralizzazione cerebrale, con una tendenza a scodinzolare sul lato destro, determinata dall’attivazione dell’emisfero sinistro, per gli stimoli che hanno una valenza emotiva positiva (es: quando viene mostrato il padrone o una persona familiare). Al contrario, mostrano uno scodinzolio orientato a sinistra, quindi l’attivazione dell’emisfero destro, per gli stimoli che suscitano ritiro (es: quando viene mostrato un cane sconosciuto e dominante o in situazioni di aggressività).

Associare lo scodinzolio all’eccitazione, sia positiva che negativa, suggerisce una correlazione con gli ormoni e i neurotrasmettitori legati a questo tipo di reazione. Ad esempio, esistono prove indirette che collegano l’ossitocina allo scodinzolio, soprattutto quando i cani si riuniscono a un umano familiare. Tuttavia, le associazioni tra il comportamento scodinzolante e i livelli di cortisolo non sono coerenti tra gli studi. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i livelli di cortisolo basale possono variare con molti altri parametri (sesso, razza, età e storia di vita del cane). In aggiunta, le incongruenze del passato possono essere dovute al fatto che lo scodinzolio viene tipicamente analizzato come un’unica categoria comportamentale, senza tener conto della sua natura multidimensionale e dei suoi parametri. “Nessuno studio – dichiara Silvia Leonetti del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino – ha seguito lo sviluppo del comportamento scodinzolante nello stesso individuo per tutta la vita. Solo in un caso, tuttavia, sono state quantificate diverse caratteristiche comportamentali dei cuccioli di cane e di lupo, compreso lo scodinzolio. I cuccioli di entrambe le specie sono stati allevati e poi testati per verificare la loro preferenza per l’uomo che li accudisce rispetto ad altri stimoli. I cuccioli di cane di quattro-cinque settimane hanno iniziato a scodinzolare frequentemente e a manifestare preferenze per la persona che li accudiva. I cuccioli di lupo, invece, scodinzolavano molto meno”.

Una chiave per comprendere meglio le ragioni dello scodinzolio canino potrebbe essere la domesticazione, un lungo processo che porta a una serie di cambiamenti fisiologici, morfologici e comportamentali nelle specie addomesticate. “L’addomesticamento del cane – prosegue Leonetti – è probabilmente iniziato durante il Paleolitico superiore. I cambiamenti associati alla domesticazione includono: depigmentazione della pelliccia, riduzione delle dimensioni dello scheletro facciale e dei denti, cambiamenti nelle dimensioni e nelle proporzioni generali del corpo, comparsa di attributi fisici come le orecchie flosce e la coda arricciata, riduzione delle dimensioni del cervello, riduzione dell’aggressività, aumento della docilità e la variazione dei livelli ormonali con conseguenti cambiamenti comportamentali”. Diverse ipotesi hanno cercato di spiegare come si siano verificati questi cambiamenti. Secondo l’ipotesi della “sindrome da domesticazione”, esso può portare all’emergere di tratti geneticamente collegati ma inaspettati, che sono sottoprodotti di una selezione per un altro tratto, come ad esempio la docilità o la socievolezza nei confronti dell’uomo. Ciò potrebbe essere dovuto a un legame genetico tra la selezione per la docilità e l’anatomia della coda. Ad esempio, le selezioni iniziali per la docilità potrebbero aver portato ad alterazioni delle cellule della cresta neurale durante lo sviluppo, con ripercussioni su vari tratti fenotipici, tra cui l’anatomia della coda.

In alternativa, il comportamento scodinzolante potrebbe essere stato un obiettivo del processo di domesticazione, con gli esseri umani che hanno selezionato i cani che scodinzolavano più spesso e, potenzialmente, in modo più ritmico. Questa è l’ipotesi dello “scodinzolio ritmico addomesticato”. Molti studi multidisciplinari dimostrano che gli esseri umani hanno notevoli capacità di percepire e produrre sequenze ritmiche, in particolare schemi isocroni in cui gli eventi sono equamente spaziati nel tempo. Questa propensione per i ritmi isocroni potrebbe aver guidato la selezione umana per il vistoso scodinzolio ritmico, spiegando perché i cani lo mostrano così spesso nelle interazioni uomo-cane. Secondo entrambe le ipotesi, la selezione del comportamento scodinzolante potrebbe non essere stata uniforme tra le varie razze; ad esempio, i cani da caccia scodinzolano di più dei cani da pastore, e hanno anche subito una selezione diversa per quanto riguarda lo scodinzolio. “Lo scodinzolio dei cani – conclude Leonetti – è un comportamento evidente ma scientificamente sfuggente. La sua unicità, complessità e ubiquità sono potenzialmente associate a molteplici funzioni, ma i suoi meccanismi e la sua ontogenesi sono ancora poco conosciuti. Queste lacune ci impediscono di comprendere appieno la storia evolutiva del moderno comportamento scodinzolante e il ruolo svolto dall’uomo in questo processo. Un’indagine più sistematica e approfondita sullo scodinzolio non solo permetterà di mappare meglio questa iconica manifestazione comportamentale del cane, ma fornirà anche informazioni indirette sull’evoluzione dei tratti umani, come la percezione e la produzione di stimoli ritmici”.

Meloni: mobilitati 687 mln con firma accordo per coesione E.R.

Meloni: mobilitati 687 mln con firma accordo per coesione E.R.Roma, 17 gen. (askanews) – Con la firma dell’accordo di coesione di oggi con l’Emilia Romagna “mettiamo a disposizione 558 milioni di euro” e “a queste risorse, se noi aggiungiamo le quote di cofinanziamento, arriviamo a una somma complessiva di 687 milioni di euro che viene mobilitata oggi con questa firma”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bologna per la cerimonia di firma dell’accordo per lo sviluppo e la coesione tra il governo e la Regione Emilia Romagna.

“Ci concentriamo complessivamente su 92 progetti, poche grandi priorità, non risorse che vengono spese in centinaia di micro progetti con piccoli investimenti, ma scegliere sulle priorità che rappresentano un volano, quelle che danno il moltiplicatore maggiore nella capacità di creare crescita e nella capacità di dare a una regione, che ha storicamente una capacità straordinaria di saper correre, strumenti che permettano di correre ancora più velocemente”, ha aggiunto la premier.

Codice appalti, Unaep: nuovo testo privilegia interesse pubblico

Codice appalti, Unaep: nuovo testo privilegia interesse pubblicoRoma, 17 gen. (askanews) – Gli avvocati della Pa rappresentati da Unaep plaudono al nuovo Codice Appalti che a sei mesi dalla sua entrata in vigore ottiene un parere positivo per la portata innovativa e per il coraggio con il quale ha imposto un cambio di prospettiva “epocale”, passando da una “logica inquisitoria” ad una logica di fiducia orientata sempre al raggiungimento del bene pubblico. È quanto emerso dal convegno “Il nuovo Codice degli appalti: il primo bilancio di un semestre di novità e criticità”, organizzato ieri a Roma dall’Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici (Unaep) insieme al Commissario Straordinario sisma 2016, Guido Castelli, nella Sala Capitolare del Chiostro del Convento di S. Maria sopra Minerva. L’incontro è anche stato l’occasione per dedicare un approfondimento al cratere del sisma 2016 (8 mila chilometri quadrati, quattro regioni coinvolte), area nella quale sono state sperimentate le novità del Nuovo Codice nella fase di prima applicazione.

Secondo i dati più recenti contenuti nella Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici dell’Anac dal 1° luglio 2023, data di applicazione del nuovo Codice degli Appalti, al 22 novembre 2023 sono state avviate in Italia 36.580 procedure di affidamento per 36,3 miliardi di euro. Le gare a procedure aperta coprono ancora una parte ampia del mercato, il 45%, con 16 miliardi di importo totale. Per quanto riguarda la procedura negoziata per affidamenti sottosoglia, si registrano 7.129 appalti per un importo di 4,77 miliardi, con una media di importo di 0,67 milioni. L’incontro è servito per condividere le principali novità introdotte dal nuovo Codice, a partire dall’obbligo di digitalizzazione di tutte le gare da gennaio 2024. Niente più documenti, quindi, ma interoperabilità fra piattaforme “certificate”, in nome della massima efficienza e soprattutto dell’attuazione del Pnrr. Ad aprire i lavori è stato il senatore Guido Castelli (Commissario Straordinario per la Riparazione e la Ricostruzione Sisma 2016): “Il Nuovo codice degli appalti si ispira al principio di risultato e, dunque, rappresenta il corpus normativo che definisce nella maniera più aderente possibile quella che è la finalità della ricostruzione: realizzare il diritto al ritorno nelle loro case per decine di migliaia di persone. Nei mesi scorsi la Struttura commissariale ha messo in campo un Servizio di supporto ai Comuni del cratere proprio allo scopo di governare la transizione verso il Nuovo Codice degli appalti e, in collaborazione con l’Anac, abbiamo elaborato atti tipo per l’affidamento delle progettazioni e per agevolare il lavoro delle Stazioni appaltanti. Altro elemento saliente di questo Nuovo codice che mi preme sottolineare, è quello che attiene al rilevante ruolo affidato alla digitalizzazione: un potenziale strumento di ammodernamento del Paese che può trovare una specifica forma di applicazione, attraverso la Struttura commissariale, nella ricostruzione dell’Appennino centrale. A tale riguardo si pensi soltanto che, per il 2024, è previsto l’affidamento di 1500 opere pubbliche da affidare per un valore di 1,1 miliardi di euro. La digitalizzazione che immaginiamo, per ragioni connesse alla sicurezza del lavoro e al principio di legalità, non si limita alla fase dell’affidamento del lavoro e dell’incarico ma permea anche la fase esecutiva”.

A seguire il saluto di Antonella Trentini, Presidente di Unaep: “Questo nuovo codice rappresenta un controcanto rispetto al passato perché cancella la logica inquisitoria del vecchio testo, il cui obiettivo sembrava quello di trovare un colpevole, introducendo la logica della fiducia, in cui l’obiettivo principale è il risultato dell’affidamento del contratto e della sua esecuzione con la massima tempestività, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza. Tale nuovo principio riporta le procedure alla loro ragion d’essere, che è quella di soddisfare davvero l’esigenza di procurare opere, beni o servizi che la PA non sa fornirsi da sola. Principio del risultato vuol dire che il mezzo, la procedura, o il contratto è non fine a sé stesso, ma costantemente collegato all’effettivo soddisfacimento dell’esigenza che ha mosso la macchina della committenza”. Parere positivo anche dal Consiglio Nazionale Forense che attraverso le parole dell’avvocato Antonio Galletti ha sottolineato come il convegno sia stato “un momento di utile riflessione rispetto a tante novità che in questi primi mesi di applicazione hanno suscitato apprezzamenti e critiche sulle quali proseguiremo il nostro lavoro di attenta valutazione”.

Dopo i saluti iniziali è stata la volta della tavola rotonda moderata da Sabrina Tosti, Componente Giunta UNAEP ed Esperto Giuridico del Commissario Straordinario Sisma 2016. Nella sua relazione introduttiva Francesco Caringella, Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, ha ribadito che il nuovo Codice Appalti “è un codice vero, auto esecutivo, ha un fine unitario, una caratteristica ordinante. È un testo che ha il merito di porre al centro il ciclo di vita del contratto con l’obiettivo della sua esecuzione dal punto di vista dell’economicità e dell’efficienza. Con il nuovo Codice il diritto dei contratti pubblici torna ad essere un’attività di cura concreta dell’interesse pubblico”. Per Marco Giustiniani, Avvocato, Consigliere Giuridico del Commissario Straordinario Sisma 2016 e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, “Il Commissario Straordinario Castelli ha immediatamente colto le potenzialità offerte dal Nuovo Codice degli appalti e la sua scelta è stata quella di garantirne la massima applicazione. Attraverso specifica Ordinanza poi, ha reso subito applicabili le nuove disposizioni a tutti gli appalti pubblici del cratere, chiarendo che le deroghe introdotte in passato, dovessero essere riferite al (ma soprattutto interpretate nell’ottica del) Nuovo. La conseguenza positiva è che la ricostruzione non solo non ha subito ritardi nel passaggio da un Codice all’altro, bensì gli è stata impressa una consistente accelerazione con oltre 1.500 affidamenti di incarichi di progettazione solo nei due mesi successivi dall’entrata in efficacia del decreto legislativo 36”.

Ha concluso i lavori la relazione di Giovanni Grasso, Consigliere di Stato, Componente della Commissione speciale incaricata di redigere il progetto del decreto legislativo recante la nuova disciplina dei contratti pubblici: “Nel tentativo di semplificazione e razionalizzazione compiuto, il Nuovo Codice si è mosso in modo sostanzialmente corretto. Alcune criticità risultano ancora insolute così come permangono alcuni sprechi ma, complessivamente, si tratta di una operazione innovativa, una riforma del Codice che ci induce a lavorare con maggiore entusiasmo e dedizione. Posso affermare che è stato certamente portato a compimento un miglioramento”.

Meloni: accordi coesione evitano ordine sparso, no limiti autonomia

Meloni: accordi coesione evitano ordine sparso, no limiti autonomiaRoma, 17 gen. (askanews) – La firma di questo accordo e degli altri sottoscritti con le Regioni “è frutto di un lavoro complesso e lungo che il governo ha fatto, e del quale ringrazio il ministro Fitto, che riguarda la riorganizzazione dei fondi sviluppo e coesione a monte”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bologna per la cerimonia di firma dell’accordo per lo sviluppo e la coesione tra il governo e la Regione Emilia Romagna.

“Noi – ha aggiunto – abbiamo varato il decreto Sud che riorganizza il fondo di coesione e istituisce questi accordi di coesione tra le Regioni e il governo nazionale che hanno delle novità che dal mio punto di vista sono importanti. La prima delle quali è che le risorse vengono distribuite per centrare degli obiettivi che vengono proposti dalle Regioni, ma sono condivisi dal governo nazionale. Perché? Non perché noi si voglia ovviamente limitare l’autonomia dei territori ma per fare in modo che il lavoro che una regione fa sia inserito in una strategia più grande. Per fare in modo che non si vada in ordine sparso, che non ci si consideri delle nazioni separate nelle quali ognuna viaggia secondo le proprie priorità”. (segue)

L’appello a Davos di centinaia di miliardari: tassateci di più

L’appello a Davos di centinaia di miliardari: tassateci di piùRoma, 17 gen. (askanews) – Notizia è quando l’uomo morde il cane, non quando il cane morde l’uomo. E può essere notizia anche quando un gruppo di miliardari e milionari chiedono di essere tassati di più, in un mondo è solitamente premiato in cui chi deposita le proprie ricchezze nei paradisi fiscali. Così, che 250 esponenti dell’élite economica globale, in occasione del World Economic Forum di Davos, rilancino la richiesta di essere maggiormente tassati fa certamente notizia.

“Se i rappresentanti eletti delle principali economie mondiali non prenderanno provvedimenti per affrontare il drammatico aumento della disuguaglianza economica, le conseguenze continueranno ad essere catastrofiche per la società”, si legge in una lettera aperta ai decisori politici, che accompagna la raccolta di firme promossa da Patriotic Millionaires. “La nostra richiesta è semplice: vi chiediamo di tassare noi, i più ricchi della società. Ciò non altererà radicalmente il nostro tenore di vita, né creerà privazioni per i nostri figli, né danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni. Ma trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro comune futuro democratico”, continua la lettera, che poi lancia un attacco diretto a quel capitalismo “filantropico” che tanto è amato tra le élite economiche. “La soluzione non può essere trovata nelle donazioni una tantum o nella filantropia; l’azione individuale non può correggere l’attuale colossale squilibrio. Abbiamo bisogno che i nostri governi e i nostri leader prendano l’iniziativa. E così veniamo di nuovo da voi con la richiesta urgente di agire – unilateralmente a livello nazionale, e insieme sulla scena internazionale”.

A firmare l’appello sono alcuni grandi nomi dell’élite, tra manager di successo ed ereditieri. Spiccano, per esempio, Abigail Disney – il cui cognome è un marchio in sé – ma anche Claire Trottier, dell’omonima famiglia, che in un rapporto si definisce “vincitrice alla lotteria della vita”. Pesa anche il cognome nel caso di Valerie Rockefeller, appartenente alla dinastia americana. E, tra i nomi del mondo dello spettacolo, si segnalano il musicista Brian Eno e Brian Cox (che ha interpretato il miliardario Logan Roy in “Succession”). I firmatari provengono da 17 paesi, anche se in realtà la grandissima maggioranza sono statunitensi o britannici. Tra gli italiani si segnalano Guglielmo e Giorgiana Notarbartolo di Villarosa, figli di Veronica Marzotto, che furono anche gli unici ad aver firmato l’appello al G20 “Tax extreme wealth”.

Non risultano tuttavia aver firmato alcune delle personalità più ricche del mondo: Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett. Quest’ultimo, in realtà, si è fatto più volte latore della proposta di una più equa tassazione nei confronti dei super-ricchi. Secondo un rapporto Oxfam, dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato barlume di crescita. Ai ritmi attuali, nel giro di un decennio potremmo avere il primo trilionario della storia dell’umanità, ma ci vorranno oltre due secoli (230 anni) per porre fine alla povertà. Oggi i miliardari sono, in termini reali, più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020 e i loro patrimoni sono cresciuti tre volte più velocemente del tasso di inflazione.

Maltempo, da Cdm altri 15,6 milioni di euro per la Calabria

Maltempo, da Cdm altri 15,6 milioni di euro per la CalabriaRoma, 17 gen. (askanews) – Il governo, nel Consiglio dei ministri di ieri, ha stanziato, su iniziativa del ministro per la Protezione Civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, 15 milioni e 650 mila euro per finanziare interventi relativi ad uno stato di emergenza, riconosciuto a maggio scorso, e causato dagli eventi calamitosi che tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 2022 hanno interessato alcune aree della provincia di Crotone, Catanzaro e Cosenza. Queste risorse si aggiungono ai 3 milioni e 250 mila euro già riconosciuti per il ristoro delle somme urgenze e determinano, dunque, un ammontare complessivo di circa 19 milioni di euro da destinare a diverse tipologie di interventi.

“Ringrazio il governo per la sensibilità che, attraverso questo importante intervento finanziario, ha mostrato nei confronti della nostra Regione e verso i territori fortemente colpiti degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati in Calabria tra novembre e dicembre 2022”, afferma il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. “L’obiettivo è quello di impiegare queste risorse per dare un concreto sostegno alle comunità interessate e anche per consentire la realizzazione di interventi di riduzione del rischio residuo, essenziali in funzione della prevenzione strutturale. In attesa di ricevere ulteriori indicazioni in merito, continueremo il lavoro di confronto tecnico con il Dipartimento nazionale di Protezione Civile, con il quale vi è sempre stato un rapporto di stretta e proficua collaborazione. Ringrazio infine, il nostro Dipartimento regionale e il suo dg Domenico Costarella per il prezioso lavoro svolto nell’ambito di un’intensa attività preparatoria, che ha consentito di raggiungere per questo importante risultato”, conclude.

Bce, Panetta: ragionare su condizioni per aggiustamento monetario

Bce, Panetta: ragionare su condizioni per aggiustamento monetarioRoma, 17 gen. (askanews) – “L’inflazione a livello europeo sta scendendo, sta scendendo rapidamente e sapete come vi sia una discussione alla Banca centrale europea su quali siano le condizioni monetarie necessarie per questa fase di disinflazione. Ovviamente dopo due anni di inflazione molto più alta rispetto agli obiettivi si è molto cauti, io sono convinto che la disinflazione sia in atto, che sia forte e che proseguirà ma non mi lancio, ovviamente, perché credo che sarebbe inappropriato e istituzionalmente non corretto, in previsioni, anche perché non lo so, su quando si taglierà i tassi. E se lo sapessi non ve lo direi”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al Comitato esecutivo dell’Abi.

“Però credo che si possa ragionare delle condizioni che possono portare a un aggiustamento dell’intonanzione (stance) monetaria – ha detto -. Credo che si stia andando a direzione giusta”. “Adesso vedremo se i dati che si renderanno disponibili nelle prossime settimane confermeranno queste tendenza alla disinflazione. Stanno emergendo dei rischi, perché quello che sta succedendo in Medio Oriente e questa emersione di tensioni che non consentono il trasporto di merci e di beni possono avere dei contraccolpi più ampi, sul costo del materie prime. E potrebbero mettere a rischio questa disinflazione. Al momento non vediamo un impatto particolarmente significativo – ha proseguito Panetta – ma non possiamo escluderlo, perché abbiamo visto che questi fenomeni di carattere geopolitico sono difficilmente prevedibili e che possono avere un impatto tramite l’effetto sulla fiducia, che si può espandere molto rapidamente”.

“Però – ha concluso – con la disinflazione in atto e se si proseguirà, certamente come ha detto (la presidente della Bce) Christine Lagarde ci sarà un effetto sulle condizioni monetarie”.

Il governatore di Bankitalia Panetta: in Italia l’inflazione sotto controllo, è tornata stabilmente sotto al 2%

Il governatore di Bankitalia Panetta: in Italia l’inflazione sotto controllo, è tornata stabilmente sotto al 2%Roma, 17 gen. (askanews) – In Italia “la novità positiva è che l’inflazione è sotto controllo: è tornata stabilmente al di sotto del 2% e prevediamo che rimanga sotto il 2% nel prossimo triennio, nei prossimi tre anni che sono l’orizzonte su cui la Banca centrale europea valuta gli interventi di politica monetaria”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al Comitato esecutivo dell’Abi.

Meno positivi i dati sulla crescita. “Quello che noi prevediamo per l’Italia è una crescita al di sotto dell’1% sia per il 2024 sia per il 2023, su cui i dati definitivi non ci sono. Prevediamo che il 23 si sia chiuso con una crescita attorno allo 0,6 o lo 0,7 per cento, una crescita sotto l’1% nel 2024 e un ritorno attorno all’1% nel 2025”, ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al Comitato esecutivo dell’Abi. “Gli investimenti, che sono il motore dell’economia più che i consumi rimarranno deboli”, ha aggiunto.

Regionali, Lupi (Nm): in Sardegna Lega farà passo indietro su Solinas

Regionali, Lupi (Nm): in Sardegna Lega farà passo indietro su SolinasRoma, 17 gen. (askanews) – “Penso che il centro destra troverà un accordo sulle elezioni regionali. Nella diversità dei partiti che lo compongono, da trent’anni, il centro-destra ha una caratteristica fondamentale di governare insieme. Ricordo che per le elezioni siciliane, una regione importate, per via di tensioni sul territorio, la Lega e Forza Italia chiesero di fare un passo indietro, allora era un governatore di Fratelli d’Italia, per individuare poi un nome che poteva tenere unita la coalizione e continuare il buon governo. In Sardegna la Lega farà questo gesto di generosità facendo fare un passo indietro a Christian Solinas e individuando il candidato nella persona del sindaco di Cagliari. Ci presenteremo, come sempre, uniti”. Così Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, a RTL 102.5.

“Credo che sia giusto mantenere gli equilibri all’interno della coalizione. Gli elettori hanno dato a Giorgia Meloni la guida della nostra coalizione, ma lo scopo è governare bene, non mettersi l’etichetta addosso. In Abruzzo, Marco Marsilio e in Piemonte, Alberto Cirio, saranno riconfermati. In Basilicata, ritengo che Vito Bardi abbia fatto bene, e ci confronteremo; si voterà anche in Umbria. L’equilibrio si terrà, considerando che parliamo di uomini e donne al servizio della propria regione”, sottolinea. “C’è una caratteristica comune tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi: la voglia di non tradire gli elettori e di cambiare questo paese. La mediazione politica è importante, ma non bisogna dimenticare gli obiettivi. Berlusconi è stato generoso anche con i partiti più piccoli, valorizzando chi poteva dare un contributo politico”, aggiunge Lupi.