Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tag: askanews

Epson usa 100% energia rinnovabile in tutte sedi del Gruppo nel mondo

Epson usa 100% energia rinnovabile in tutte sedi del Gruppo nel mondoRoma, 10 gen. (askanews) – Epson annuncia che, a partire da dicembre 2023, tutta l’energia elettrica usata nelle sedi del Gruppo in tutto il mondo proviene da fonti rinnovabili. Questo rende Epson la prima azienda giapponese del settore manifatturiero a completare la transizione verso l’energia elettrica da fonti rinnovabili in tutte le sue sedi nel mondo.

Il Gruppo Epson – informa una nota dell’azienda – consuma complessivamente circa 876 GWh di energia elettrica all’anno: impiegando fonti rinnovabili per coprire questa domanda, l’azienda prevede di ridurre le emissioni annuali di anidride carbonica di circa 400.000 tonnellate. Nell’ambito dell’iniziativa Environmental Vision 2050, Epson si è impegnata pubblicamente a diventare un’azienda “carbon negative” e a non usare risorse non rinnovabili(4): l’uso di energia elettrica da fonti rinnovabili è uno strumento chiave con cui l’impresa cerca di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione.

In linea con tutto questo, nel marzo 2021 Epson aveva dichiarato che entro il 2023 sarebbe passata al 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili per soddisfare il fabbisogno elettrico in tutte le sedi del Gruppo in tutto il mondo. Nel novembre 2021, il passaggio è stato completato in Giappone, mentre nel dicembre 2023 – ovvero nei tempi previsti – il passaggio si è concluso a livello mondiale. Oltre ad approvvigionarsi di elettricità proveniente da fonti rinnovabili, Epson promuoverà una più ampia adozione di energia autoprodotta e sostenendo lo sviluppo di nuove fonti di energia attraverso la cogenerazione. Epson ridurrà la quantità di energia associata alla produzione e ai prodotti e perseguirà ulteriori progressi nella circolarità delle risorse per raggiungere l’obiettivo di diventare “carbon negative”.

“Per otto decenni – ha dichiarato il presidente mondiale Yasunori Ogawa – Epson ha dimostrato un approccio proattivo alla protezione ambientale. Abbiamo mantenuto l’impegno del fondatore di preservare l’ambiente naturale del vicino Lago Suwa e siamo diventati la prima azienda al mondo a eliminare i CFC dai nostri processi produttivi. Ora, in soli due anni e dieci mesi da quando nel 2021 abbiamo dichiarato il nostro impegno a farlo, abbiamo completato con successo il passaggio al 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutte le sedi del Gruppo Epson. Questo non solo ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi, ma contribuirà a facilitare una più ampia adozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili all’interno della collettività diffondendo la consapevolezza su questo tema. Il nostro obiettivo di realizzare la sostenibilità sociale è una questione più grande, un’impresa piena di difficoltà, ma agiremo con determinazione per affrontare le criticità con uno spirito di creatività e sfida”.

”Fuorilegge. Veneto a mano armata”, dagli Autonomi a Felice Maniero

”Fuorilegge. Veneto a mano armata”, dagli Autonomi a Felice ManieroRoma, 10 gen. (askanews) – Presentata nel corso della 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriva in tv la docuserie Sky Original “Fuorilegge. Veneto a mano armata”, in esclusiva dal 13 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming su NOW.

Siamo negli anni ’70 ed Enrico Vandelli, un compagno antagonista dello Stato, decide di combatterlo. Ma invece di mettere bombe, si laurea in Giurisprudenza e diventa avvocato per difendere chi le bombe le mette per davvero, i protagonisti veneti degli anni di piombo, per poi ritrovarsi negli anni ’90 a braccetto con il criminale che ha cambiato la storia del Paese: Felice Maniero. “Fuorilegge. Veneto a mano armata” è una docuserie Sky Original in tre episodi che si muove a cavallo tra le tensioni politico-sociali degli anni di piombo e i movimenti segreti della criminalità organizzata degli anni ’90, sullo sfondo di un territorio, il Veneto, che è stato il cuore pulsante di tali avvenimenti, specialmente a Padova, definita “la polveriera del Nord-Est”.

Attraverso un punto di vista inedito e originale, la docuserie segue la storia dell’avvocato Enrico Vandelli, classe 1950, cresciuto nella Padova del boom economico industriale. Vandelli fin da ragazzo subisce la fascinazione della frangia politica più “rossa” del territorio e appena ventenne entra a fare parte del comitato di Radio Sherwood, radio indipendente locale vicina al movimento politico di Autonomia Operaia. Il primo grande processo che porta Vandelli ad esercitare la sua professione è il cosiddetto “processo 7 Aprile”, tenutosi a Roma e a Padova. Vandelli, giovane praticante avvocato che non ha ancora superato l’esame di Stato, si trova a prendere le parti di quell’attivismo politico, difendendo complessivamente 54 Autonomi nel corso di 118 udienze e conducendoli alla sentenza finale del 31 gennaio del 1986, che chiude un’epoca e gli ideali di una generazione, rivoluzionando la cultura giuridica del tempo. Con la conclusione del ciclo Autonomia, Vandelli costituisce un proprio studio legale, a Padova. Con il “processo 7 Aprile” ha difeso le idee in cui credeva e ha guadagnato un riconosciuto spessore professionale, ma i soldi scarseggiano. Decisivo per la sua carriera risulta quindi, negli anni ’90, il contatto con la banda di Felice Maniero, il Boss della Mala del Brenta. La Mala del Brenta, sviluppatasi parallelamente alla banda della Magliana a Roma e a quella della Comasina a Milano, si rese protagonista di rapine, sequestri di persona, omicidi e traffici di droga e armi a livello europeo.

L’incontro tra Maniero e Vandelli viene favorito proprio da un brigatista, difeso da Vandelli, il quale durante una reclusione nel carcere di Torino consiglia a “Faccia d’angelo” di contattare l’avvocato, definendolo “un legale amico”. Divenuto il difensore di Maniero, Vandelli instaura con lui un’amicizia che va oltre il puro rapporto lavorativo, venendo inghiottito nelle trame di uno degli uomini più pericolosi d’Italia. Grazie a Vandelli, infatti, Maniero viene scarcerato e riesce a riprendere la sua attività malavitosa ma, quando viene nuovamente catturato dalle forze dell’ordine, Maniero tradisce il suo avvocato, portandolo alla rovina. Vandelli è così costretto a darsi alla fuga e a rifugiarsi in Francia come latitante.

Alcuni vecchi compagni di Autonomia Operaia, riconoscenti nei confronti del loro avvocato, lo aiutano salvandolo temporaneamente dalla galera e finanziandone la latitanza, mentre a Padova la moglie e il figlio restano in contatto con lui attraverso le lettere che arrivano ogni settimana. Michele Vandelli, il figlio più piccolo, si trova quindi fin dall’età di dieci anni a gestire il peso delle azioni del padre, il cui nome risuona sulle prime pagine di tutti i giornali, fino alla cattura. Per quattro lunghi anni Michele riuscirà a vedere Enrico molto sporadicamente e solo in situazioni particolari: prima di nascosto a Parigi, durante la latitanza, poi nelle carceri francesi ed italiane in cui l’avvocato viene di volta in volta detenuto. Tutto il loro “non detto” ha inciso fortemente nella vita di entrambi, determinando conseguenze irreversibili che perseguitano Enrico Vandelli sino ai giorni nostri, alla pari della macchina della Giustizia, che sembra non essersi ancora dimenticata del suo vecchio antagonista. “Fuorilegge. Veneto a mano armata” è una docuserie Sky Original in tre episodi – in onda uno a settimana dal 13 gennaio alle 21.15 in esclusiva su Sky Documentaries e in streaming su NOW – realizzata da Padova Stories, scritta da Sebastiano Facco e Marta Pasqualini, per la regia di Sebastiano Facco.

Vino, al via i nuovi “Virtual Tasting” del Prosecco Superiore Docg

Vino, al via i nuovi “Virtual Tasting” del Prosecco Superiore DocgMilano, 10 gen. (askanews) – Si apre il 18 gennaio la terza edizione dei “Virtual Tasting” del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Dopo il successo delle tre precedenti edizioni che hanno visto la partecipazione di numerosi produttori e circa 330 wine lovers provenienti da tutta Italia, il Consorzio ha voluto riproporre l’iniziativa completa: 5 nuovi appuntamenti che vedranno il coinvolgimento di 15 aziende del territorio e che accompagneranno gli appassionati fino ad aprile.

L’appuntamento del 18 gennaio è andato immediatamente sold out sul sito del Consorzio, a conferma dell’interesse ad approfondire la conoscenza della Denominazione attraverso un’immersione virtuale nel territorio attraverso la degustazione guidata da esperti del settore come Cristina Mercuri (Dip WSET e Wine Educator) per i primi tre appuntamenti, e del sommelier e wine expert, Filippo Bartolotta, per gli ultimi due. “Tutti gli incontri vedranno la partecipazione attiva dei produttori che, assieme ai moderatori, condurranno i partecipanti nel mondo di queste celebri bollicine” spiega il Consorzio, aggiungendo che “verranno fatta chiarezza sulla Denominazione, a partire dalla sua collocazione all’interno della piramide qualitativa, fino a raccontarne le caratteristiche peculiari che lo rendono uno spumante Superiore”. Questi ultimi sono gli argomenti attorno ai quali ruota questa terza edizione di Virtual Tasting. Le diverse date si differenziano per gli argomenti trattati, che spaziano dall’ABC del Conegliano Valdobbiadene, alle varie tipologie, alle menzioni geografiche a tutela della qualità, e ci sarà anche un episodio interamente dedicato ai nuovi volti della Denominazione, per ascoltare il punto di vista dei giovani produttori, e uno rivolto ai piccoli produttori “eroici” del Conegliano Valdobbiadene.

Tutti gli appuntamenti sono pensati in ottica conviviale, ovvero il consumatore sarà invitato a condividere la degustazione guidata in diretta con amici e parenti, tra un calice di Conegliano Valdobbiadene e un racconto direttamente dal vigneto. Per ognuno degli appuntamenti i partecipanti riceveranno un cadeau: il kit completo di tre bottiglie, indicazioni per il servizio e consumo, e materiali utili ad intraprendere insieme questa esperienza di degustazione. Il tutto sarà contenuto nella scatola firmata Controversa che rimontata al contrario diventa un contenitore illustrato da conservare. L’obiettivo è quello di lasciare un ricordo dell’esperienza vissuta con un occhio di riguardo sempre rivolto alla sostenibilità: non generare rifiuti in eccesso, così che anche per il packaging dei vini si è optato per il cartone anziché il polistirolo.

In Bahrein il primo ristorante all’estero di Vetrina Toscana

In Bahrein il primo ristorante all’estero di Vetrina ToscanaRoma, 10 gen. (askanews) – Si chiama “Sapori di Toscana”, si trova in Bahrein ed è il primo ristorante all’estero che entra a far parte della famiglia di Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana, che promuove ristoranti e botteghe alimentari che utilizzano i prodotti del territorio. Il ristorante è stato recentemente inaugurato ed è ospitato al 34esimo piano del prestigioso Hotel Domain di Manama. La firma per il suo ingresso nel network avverrà domani, giovedì 11 gennaio, nel corso della missione che Toscana Promozione Turistica ha organizzato nella penisola arabica dall’8 al 12 gennaio.

“Vetrina Toscana – ha commentato l’assessore a economia e turismo Leonardo Marras – festeggia nel 2024 il 24esimo compleanno ed è l’emblema dell’enogastronomia toscana, della cultura legata alle tradizioni. L’affiliazione del primo ristorante toscano all’estero è un traguardo molto importante che auspico possa fare da apripista per altre attività operanti in tutto il mondo. Un modo per ampliare la propria rete anche fuori dai confini italiani e per promuovere territori e un modo di vivere unici”. La Toscana sarà presentata attraverso video, un incontro sul tema della valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche e con una cena tipica organizzata dalla chef e direttrice artistica della cucina Simona Girelli.

Taiwan al voto sabato: elezioni strategiche per Usa e Cina

Taiwan al voto sabato: elezioni strategiche per Usa e CinaRoma, 10 gen. (askanews) – Sono elezioni cruciali non solo per l’assetto delle relazioni tra i paesi dell’Asia orientale, ma per la configurazione delle forze in campo nella competizione globale che vede sempre più protagonisti Stati uniti e Cina, quelle che si terranno sabato nell’isola di Taiwan, che è al contempo une delle più vibranti democrazie al mondo e quella che Pechino considera semplicemente una sua provincia ribelle.

Poco meno di 20 milioni di elettori su 23 milioni di abitanti saranno chiamati a votare per presidente e parlamentari tra le 8 del mattino e le 16 (ore 1-9 del mattino in Italia). I risultati sono attesi nel giro di poche ore. Non ci saranno né voti per corrispondenza, né voti anticipati: chi deve votare lo deve fare nella propria contea d’origine. Il presidente di Taiwan è il capo di stato e comandante in capo delle forze armate. Il presidente e il vicepresidente sono eletti direttamente insieme.

Il parlamento è unicamerale ed è conosciuto come Yuan legislativo. Conta 113 seggi, 73 dei quali sono eletti con un sistema maggioritario nei distretti uninominali e 34 con il voto di rappresentanza proporzionale delle liste di partito. Sei ulteriori parlamentari vengono selezionati voti unici non trasferibili nei distretti multimembri esclusivamente per le popolazioni indigene. I presidenti sono responsabili della difesa e degli affari esteri, comprese le relazioni con la Cina e gli Stati Uniti, e nominano il premier, che forma il suo gabinetto per dirigere il governo. In pratica, Taiwan è una repubblica presidenziale. I parlamentari dello Yuan legislativo approvano leggi e decidono sui bilanci, compresi gli stanziamenti per la difesa.

La successione all’attuale presidente Tsai Ing-wen il 20 maggio. Il nuovo presidente resterà in carica fino a maggio 2028. La presidente in carica, Tsai Ing-wen, non è in gara: ha completato due mandati e quindi è ineleggibile. Contestata particolarmente da Pechino per le sue posizioni che rasentano l’indipendentismo, è la leader del Partito democratico progressista che ha realizzato nell’isola negli ultimi anni notevoli riforme, compresa quella che ha reso Taiwan l’unico paese del mondo cinese ad avere il matrimonio gay.

A raccogliere il suo testimone proverà l’attuale vicepresidente Lai Ching-te (William Lai), un veterano della politica di 64 anni, che è un solido sostenitore dell’autogoverno dell’isola, particolarmente inviso a Pechino che lo vede come un indipendentista. E’ considerato il favorito, anche se le ultime elezioni locali del 2022 non sono andate bene per i progressisti e le valutazioni degli analisti vedono i diversi candidati piuttosto vicini tra loro. Lai, nella campagna elettorale, ha addolcito i toni nei confronti di Pechino, Taiwan, ha detto, spera di essere “amica della Cina”. E questa è una dichiarazione con un doppio significato: da un lato auspica maggiore serenità nei rapporti, dall’altro respinge l’idea della riunificazione sulla quale tanto spinge invece il presidente cinese Xi Jinping. E, in effetti, dal punto di vista cinese, è l’opzione peggiore: Pechino considera l’attuale vicepresidente un indipendentista che porterà in rotta di collisione le relazioni. A concorrere con lui, come vicepresidente, c’è Hsiao Bi-khim. Nata in Giappone e cresciuta negli Usa, dove è stata anche ambasciatrice, è stata definita dai cinesi come un’”irriducibile separatista”. L’ex capo della polizia e sindaco di Nuova Taipei Hou Yu-ih, 66 anni, è invece il candidato conservatore del Kuomintang (Partito repubblicano). Il partito che fu Chiang Kai-shek – il fondatore di Taiwan, nata dalla fuga nell’isola dopo la sconfitta nella guerra civile cinese contro le forze comuniste di Mao Zedong nel 1949 – ha gradualmente assunto posizioni più conciliatorie con Pechino rispetto ai democratici progressisti. Nel Dna di questa forza politica c’è il “no” al separatismo, che però si fonda su un’adesione ambivalente alla politica dell’”Unica Cina”. Cioè, non specifica chi rappresenti l’”Unica Cina”. E infatti sul tema dell’indipendenza dalla Cina, durante la campagna elettorale, è stato piuttosto vago, e questo gli attratto critiche. Hou è stato un efficace poliziotto – che peraltro vuole l’applicazione della pena di morte, ora di fatto sospesa – e un sindaco apprezzato nella città più popolosa di Taiwan. Si è fatto affiancare nel ticket conservatore da Jaw Shaw-kang, commentatore politico 73enne che fu leader di un partito di destra – il New Party – in passato e che è apertamente a favore della riunificazione con Pechino. Oggi è a favore della ripresa quanto meno dei negoziati per un patto commerciale con Pechino. Un punto interrogativo è rappresentato dal terzo incomodo nella corsa, cioè il leader della formazione populista Partito popolare di Taiwan, Ko Wen-je, che nel 2023 è stato corteggiato da Hou come possibile vicepresidente, ma ha deciso di respingere la proposta di ticket. Per il suo anticonformismo, questo medico 64enne è popolare tra i giovani. Ha sostenuto il Movimento dei Girasoli nel 2014 – guidato dagli studenti che volevano contrastare l’influenza della Cina rappresentati dai negoziati commerciali voluti dall’allora presidente Ma Yong-jeou – ed è stato sindaco di Taipei. Da sindaco si è un po’ rimangiato le posizioni anti-cinesi, approfondendo le relazioni con Shanghai, e si è collocato in una posizione intermedia tra quella che ha definito “provocazione” anticinese dei progressisti e l’eccessiva “deferenza” del Kuomintang nei confronti di Pechino. Per la vicepresidenza si è fatta affiancare da Cynthia Wu, giovane erede di uno dei principali conglomerati industriali di Taiwan ed ex analista di Merrill Lynch. C’è infine il candidato occulto, che è ovviamente la Cina, che negli ultimi anni ha moltiplicato le dichiarazioni e i comportasmenti bellicosi. L’ultimo caso è stato quello di un satellite cinese che martedì ha sorvolato l’isola, facendo scattare l’allarme sugli smartphone dei taiwanesi. “La Cina non farà alcuna concessione o compromesso sulla questione di Taiwan e chiederà agli Stati uniti di rispettare il principio dell”Unica Cina’”, ha detto ancora oggi la delegazione cinese ai Colloqui di politica di difesa Usa-Cina che si sono tenuti a Washington, secondo una dichiarazione del ministero della difesa cinese. Affermazioni che fanno eco a quanto affermato dal presidente Xi nel suo messaggio di inizio anno: “Taiwan sarà sicuramente riunificata alla Cina” perché “le persone sulle due coste dello Stretto di Taiwan appartengono alla stessa famiglia”. A lui ha indirettamente risposto la presidente taiwanese Tsai, chiarendo nel suo discorso di capodanno che “e relazioni con la Cina devono essere decise dalla “volontà del popolo taiwanese”. Sebbene Xi abbia sempre chiarito che l’opzione militare non è esclusa per ottenere la riunificazione, tuttavia il presidente cinese continua a limitarsi ad affermazioni di principio, senza dare termini specifici a una possibile azione. D’altronde, gli Stati uniti forniscono armi all’isola, che considerano strategica, e lo stesso presidente Joe Biden a settembre 2022 ha affermato – poi “corretto” dal Dipartimento di Stato – che Washington difenderà anche con proprie forze l’isola. Cioè, un’invasione dell’isola potrebbe innescare una spirale incontrollabile tra le potenze. Taiwan è considerata strategica non soltanto per motivi geopolitici e militari. In realtà l’isola si è costruita un ruolo di superpotenza dei semiconduttori. A partire dal gigante TSMC, l’apparato industriale tecnologico taiwanese fornisce i chip per molte delle tecnologie strategiche, dalla difesa alla mobilità. Senza i chip taiwanesi, di fatto, molte industrie avanzate negli Usa e nell’Occidente si fermano.

Esecuzioni immobiliari, Confedercontribuenti: cambiare legge Cartabia

Esecuzioni immobiliari, Confedercontribuenti: cambiare legge CartabiaRoma, 10 gen. (askanews) – Il governo riveda radicalmente le norme sulle esecuzioni immobiliari della riforma Cartabia, per aiutare le centinaia di migliaia di famiglie che rischiano di perdere la casa in cui vivono. È la richiesta che lancia Confedercontribuenti, sottolineando che “l’aumento vertiginoso dei tassi di interesse dei mutui, già nei prossimi mesi, rischia di far crescere in maniera incontrollata le esecuzioni immobiliari. E potrebbe finire anche con l’alimentare il racket dell’usura”.

“Occorre scegliere da che parte stare – commenta il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro – Da un lato ci sono le famiglie che, molto spesso senza alcuna colpa, rischiano di perdere la casa che hanno tanto faticosamente acquistato. Dall’altro ci sono le società che comprano i crediti delle persone in difficoltà, ovvero degli affaristi che hanno dato vita a un mercato a prezzi stracciati e senza regole”. La riforma Cartabia – ricorda la Confederazione – ha accorciato i tempi per le vendite forzose e ha ridotto gli strumenti che può utilizzare il debitore. “La politica però non sta verificando in maniera adeguata l’impatto che queste misure possono avere – avverte Finocchiaro. – La Banca d’Italia, dal canto suo, non vigilia sulle società che approfittano di questo business. Senza contare che, di fronte alla drammatica eventualità di perdere la casa, migliaia di famiglie potrebbero finire nella morsa degli usurai, altro gravissimo fenomeno su cui le istituzioni sembrano aver allentato la presa”.

Secondo la Confederazione, oltre alla correzione alla legge Cartabia, è necessaria una riforma seria delle Sezioni Esecuzioni Immobiliari all’interno dei Tribunali. “È fondamentale effettuare una rotazione biennale dei magistrati che vi lavorano – conclude Finocchiaro, – in modo da garantire che queste Sezioni operino sempre in maniera trasparente. A tal proposito, Confedercontribuenti aveva presentato una denuncia al Consiglio Superiore della Magistratura, sollecitando un’immediata ispezione. Sarebbe opportuno analizzare quali risultati sono emersi” conclude Finocchiaro.

Energy avvia test linea produttiva batterie litio nuova Gigafactory

Energy avvia test linea produttiva batterie litio nuova GigafactoryRoma, 10 gen. (askanews) – Energy S.p.A., società italiana leader nei sistemi di accumulo per l’energia da fonte rinnovabile (ESS, Energy Storage System), annuncia l’avvio della fase di testing della prima linea di produzione di batterie al litio, di tipologia LFP e Made in Italy, presso la Gigafactory che Energy sta costruendo presso il suo quartier generale in Veneto.

Come previsto dalla fase 1 del progetto – informa l’azienda in una nota – la nuova linea di produzione è stata realizzata entro la fine del 2023. Ora è iniziato il processo di messa a punto della produzione ed Energy prevede di inaugurare ufficialmente la prima linea della Gigafactory in primavera. La fase di test riguarderà l’attività di calibrazione della qualità della produzione ma anche l’implementazione di soluzioni informatiche avanzate, al passo con l’industria 4.0 e proiettate verso la 5.0, che prevedono robot e dispositivi sulla linea per assistere il personale umano e l’elaborazione di un grande flusso di dati. La prima linea, realizzata all’interno dello stabilimento di Energy già esistente, avrà una capacità produttiva fino a 0,8 Gigawattora all’anno. Inoltre, è in corso la realizzazione della fase 2 della Gigafactory ed in particolare la costruzione di uno stabilimento, vicino a quello esistente, completamente dedicato alla produzione di batterie. L’avvio della produzione è previsto all’inizio del 2026 e lo stabilimento avrà una capacità produttiva 10 volte maggiore rispetto alla fase 1.

Sull’investimento la Società ha recentemente ricevuto l’istanza di concessione di un contributo a fondo perduto da 7,15 milioni di Euro, nella forma di Contratto di Sviluppo della filiera produttiva strategica “Rinnovabili e Batterie” previsto dal PNRR. “Siamo entusiasti di annunciare il raggiungimento di questo significativo traguardo. Il completamento della prima linea di produzione di batterie al litio e l’avvio della fase di test rappresentano una promessa mantenuta verso i nostri stakeholders. È una milestone di fondamentale importanza e siamo orgogliosi di aver rispettato le tempistiche di esecuzione”, ha dichiarato Davide Tinazzi, AD di Energy S.p.A.. “Quella delle batterie per sistemi di accumulo per le fonti di energia rinnovabile è una filiera strategica che sarà sempre più necessaria in futuro, nell’ottica di ridurre gli assorbimenti di energia da fonti fossili e garantire la transizione green. Con la messa in opera della nostra linea, la produzione di batterie al litio made in Europe è ora una realtà concreta”.

Energy S.p.A., fondata nel 2013 da Davide Tinazzi, Andrea Taffurelli e Massimiliano Ghirlanda e quotata dal 1° agosto 2022 sul mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, è una società con sede operativa in provincia di Padova, leader di settore nell’offerta di sistemi di accumulo per l’energia, sia per uso residenziale che per applicazioni su larga scala. Ad oggi, sono oltre 60.000 gli impianti venduti da Energy e già installati sul territorio nazionale, dedicati al mercato residenziale, commerciale, industriale, alle utilities e alla mobilità elettrica. Al 30 giugno 2023, il valore della produzione era pari a 40,1 milioni di Euro, i ricavi a 39,3 milioni e l’utile netto a 5,5 milioni.

Sviluppo settore forestale, in Toscana arrivano 2 bandi da 10 mln

Sviluppo settore forestale, in Toscana arrivano 2 bandi da 10 mlnRoma, 10 gen. (askanews) – Sono in arrivo due bandi da 10 milioni complessivi per lo sviluppo del settore forestale in Toscana. Nell’ambito della nuova programmazione delle risorse comunitarie del Complemento per lo Sviluppo Rurale 2023-2027, la giunta regionale, su proposta della vicepresidente e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi, ha approvato le disposizioni per l’apertura di un bando per il sostegno ad impianti di imboschimento e sistemi agroforestali su terreni agricoli e un bando per il sostegno agli investimenti produttivi forestali.

Con il sostegno ad impianti di imboschimento e sistemi agroforestali su terreni agricoli vengono concessi contributi a copertura dei costi sostenuti per realizzare, su superfici agricole, nuovi soprassuoli forestali (cioè la superficie del terreno) e di arboricoltura, e sistemi agroforestali, principalmente per incrementare la superficie forestale, e favorire l’assorbimento e lo stoccaggio del carbonio atmosferico nei soprassuoli, nel suolo e nella biomassa legnosa utilizzabile anche a fini duraturi. La dotazione finanziaria è di 4,5 milioni di euro ed è indirizzata a proprietari, possessori, pubblici o privati e loro associazioni, nonché altri soggetti ed enti di diritto, pubblico o privato e loro associazioni, titolari della conduzione di superfici agricole.

“Con questo intervento – spiega in una nota il presidente Eugenio Giani – si intende perseguire gli impegni europei e internazionali sottoscritti dal Governo italiano in materia di conservazione della biodiversità e mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, e gli obiettivi dell’Unione fissati dal Green Deal e dalle Strategie Forestale e per la Biodiversità”.

Lavoro, Istat: per 1,3 milioni retribuzione lorda oraria sotto 7,79 euro

Lavoro, Istat: per 1,3 milioni retribuzione lorda oraria sotto 7,79 euroRoma, 10 gen. (askanews) – Nel 2021 sono 1,3 milioni le posizioni lavorative, pari al 6,6% del totale (quota in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2020, invariata rispetto al 2019), che percepiscono una retribuzione lorda oraria inferiore a 7,79 euro, inferiore cioè ai due terzi della mediana (low pay jobs). E’ quanto emerge da un report dell’Istat.

Il valore mediano delle retribuzioni orarie (per ora retribuita) nel 2021 è pari a 11,69 euro. Il valore del nono decile è pari a 21,92 euro ed è 2,6 volte superiore a quello del primo decile (8,32 euro). La variabilità delle retribuzioni, misurata come differenza tra il valore del nono e del primo decile, si concentra, per il 75%, tra il nono decile e la mediana e solo il restante 25% tra la mediana e il primo decile. Le posizioni lavorative con retribuzioni orarie più alte sono anche quelle per le quali si registra una maggiore variabilità; tra queste ci sono quelle occupate da laureati (la retribuzione oraria mediana è di 14,75 euro), da dipendenti con almeno 50 anni di età (12,84 euro), da impiegati/dirigenti (14,69 euro), quelle del Nord-ovest (12,37 euro) o nelle grandi imprese (13,22 euro). In questi casi il valore del nono decile è circa tre volte quello del primo decile (il rapporto sale a 3,5 volte tra i laureati).

Una minore variabilità in termini di retribuzione oraria caratterizza le posizioni meno retribuite, cioè i rapporti di lavoro a tempo determinato (la retribuzione oraria mediana è di 10,44 euro), con qualifica di operaio (10,94 euro), a tempo parziale (10,44 euro), occupate da giovani (10,37 euro), da nati all’estero (10,65 euro) oppure nelle micro imprese (10,58 euro); in questi casi il valore del nono decile è circa il doppio di quello del primo decile. Le posizioni occupate da donne, tra le quali la retribuzione mediana è pari a 11,23 euro, sono retribuite 0,81 euro in meno di quelle occupate da uomini; la differenza rispetto agli uomini, pari al 3,3% per il primo decile, sale al 14,4% per il nono.

Rispetto all’anno precedente, nel 2021, la retribuzione mediana è rimasta praticamente invariata (-0,1%), il valore del primo decile è aumentato dello 0,6% e quello del nono dell’1,6%, facendo così registrare un aumento della variabilità. Sempre nel 2021, nel settore privato extra-agricolo sono attive 19,5 milioni di posizioni lavorative dipendenti (+6,9% rispetto al 2020), per un totale di 15,4 milioni di lavoratori (+3,5%).

Tra i lavoratori, il 17,8% ha occupato più di una posizione nel corso dell’anno. L’input di lavoro per posizione lavorativa, in mediana, cresce rispetto al 2020 del 6,6% in ore lavorate e dell’1,5% in ore retribuite (diminuisce sul 2019 del -2,1% e -2,6% rispettivamente).

Risoluzione M5s: stop invio armi in Ucraina, cercare soluzione politica

Risoluzione M5s: stop invio armi in Ucraina, cercare soluzione politicaRoma, 10 gen. (askanews) – Il Movimento 5 stelle chiede un immediato stop alle invio delle armi all’Ucraina e che l’Italia guidi la ricerca di un negoziato e una soluzione politica al conflitto. E’ quanto si legge nella risoluzione presentata alla Camera dopo le comunicazioni del governo sulla proroga dell’invio di armi a Kiev.

Nel dettaglio il documento parlamentare chiede di “interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari; comunicare preventivamente al Parlamento l’indirizzo politico da assumere in occasione di consessi internazionali con riferimento all’evoluzione del conflitto Russia-Ucraina, che il Governo comunichi preventivamente alle Aule parlamentari in merito a ciascuna autorizzazione relativa all’invio di armi, al fine di garantire un ampio coinvolgimento delle Camere in merito, relazionare, nelle opportune sedi, i dettagli in merito alle spese sostenute per le cessioni di forniture militari, nonché illustrare alle Camere la specifica della natura delle somme in entrata derivanti dai decreti interministeriali che definiscono l’elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione all’Ucraina, riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della difesa”. E poi sul profilo diplomatico il partito di Giuseppe Conte ritiene si debba “imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Paesi europei, per l’immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese finalmente a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale”.

Per il Movimento 5 stelle servirebbe “una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, considerata la grave crisi economica e sociale in atto, conseguenza diretta della recente crisi energetica, al fine di non distrarre le risorse finanziarie necessarie a sostenere il tessuto sociale ed economico del Paese e a garantirne la ripresa; intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del cofinanziamento dell’industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell’economia del Paese provato dalla recente pandemia e non uno strumento di supporto ad una economia di guerra”. C’è poi nel dispositivo della risoluzione anche un riferimento alla riforma della governance economica europea, secondo il M5s occorre “rivedere l’accordo raggiunto in relazione allo scorporo dai vincoli europei di bilancio della spesa per la difesa, in particolare quella destinata alla produzione di armamenti e, al contempo, a sostenere in sede europea la richiesta di esclusione dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall’attuale quadro di bilancio, tra i quali gli investimenti destinati all’istruzione, quelli in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei, adottare misure di carattere normativo volte ad introdurre un contributo solidaristico sui cosiddetti extraprofitti netti conseguiti dalle aziende del settore dell’industria della difesa a seguito del mutato contesto geopolitico internazionale aggravato dal protrarsi del conflitto in Ucraina”.

Infine la decima richiesta del M5s è “rafforzare in modo massiccio e costante l’invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili”.