Roma, 22 mar. (askanews) – Aiutare le aziende nel settore industriale e manifatturiero a districarsi tra gli strumenti più moderni – come il metaverso o la realtà mixata – per esaltare tutte le potenzialità dei propri prodotti. È l’obiettivo che si sono poste Videoanimate e Würth con l’evento dal titolo “3D, metaversi e realtà mixata nelle imprese B2B” che si svolgerà giovedì 13 aprile a Milano, presso il Village Pavilion viale 19 in area Mind.
All’evento interverranno i responsabili dell’innovazione di aziende multimiliardarie e i maggiori esperti di comunicazione 2D e 3D. Si confronteranno con imprenditori, CEO e responsabili marketing del settore industriale e manifatturiero, per analizzare le nuove tecnologie che scandiranno la crescita del mondo dell’automazione industriale, dei macchinari, della componentistica e dei processi produttivi. Gli esperti delle due società e i relatori spiegheranno con prove dal vivo come sfruttare dispositivi come HoloLens, o strumenti come l’animazione 3D, il metaverso, la realtà mixata per trasformare le proprie strategie di marketing e rendere immersiva l’esperienza di acquisto dei clienti. Questi strumenti non solo consentiranno di vendere da remoto i propri prodotti in ogni angolo del mondo, ma saranno determinanti per comprendere l’evoluzione che il settore industriale seguirà nei prossimi anni.
“L’universo digitale – spiega Gabriele Gugnelli, Ceo di Videoanimate e 3DAnimate – è in piena espansione: l’innovazione procede a un passo sempre più veloce e crea ogni giorno nuove tecnologie che possono essere sfruttate nelle strategie di marketing. Imprenditori e responsabili di aziende si trovano a combattere con un marketing sempre più frammentato e la difficoltà a capire quali tecnologie siano più adatte alle proprie strategie di promozione digitale”. Nel corso dell’incontro si analizzeranno con dati, ricerche e casi studio cosa un Ceo o un responsabile marketing di un’azienda industriale dovrebbe tenere in considerazione per mantenere competitiva anche la propria comunicazione, il modello di vendita e innovare i processi di acquisizione clienti.
“Abbiamo creato questo evento – aggiunge Gugnelli – per evitare alle aziende di commettere errori nel proprio percorso di sviluppo affrontando il tema dell’innovazione nella comunicazione, troppo spesso sottovalutato dalle imprese. ‘3D, metaversi e realtà mixata nelle imprese B2B’ permetterà di trasformare la propria comunicazione in uno strumento efficace e innovativo in grado di far aumentare le vendite e ottimizzare il modello di business”. “Faremo provare l’esperienza della realtà mixata applicata alle aziende con tutte le sue potenzialità”, aggiunge Riccardo Gazzillo, responsabile della divisione innovazione Würth.
Milano, 22 mar. (askanews) – A Mosca, mentre tutti gli occhi erano puntati sulla visita del leader cinese Xi Jinping, si consumava quasi in silenzio un’uscita di scena a suo modo colossale: Marina Loshak, funzionaria rispettatissima si dimetteva da direttore del Museo Pushkin di Mosca, considerato dai russi tempio della cultura mondiale. Loshak ha dato le dimissioni secondo il suo stile sobrio, delicato nei modi, classico per una donna e intellettuale proveniente da una famiglia di intellettuali, grande ammiratrice dell’Italia poichè paese di cultura.
Loshak, nata e cresciuta a Odessa, con il suo piglio inusuale e brillante, ha fatto più volte centro nella sua carriera, praticando un corso di apertura e ospitando esposizioni prestigiose e importanti nel suo museo, come ad esempio nel 2019 “Shchukin. Biography of a Collection” con una guest star di primissimo livello, ovvero l’uomo più ricco di Francia e uno dei più importanti collezionisti Bernard Arnault (nella foto Loshak è all’inaugurazione con l’allora ministro della Cultura russo Medinsky e in secondo piano Irina Antonova). Le tv russe per giorni non parlarono d’altro. All’attivo di Loshak anche tante mostre-evento organizzate con il nostro Paese, a partire da quella storica dedicata a Tiziano, Tintoretto e Veronese con 23 capolavori sino a “Raffaello e la Poesia del Volto”, esposizione letteralmente assediata dai visitatori russi nel settembre 2016. Loshak ha detto al canale televisivo Dozhd (dichiarato “agente straniero” in Russia) di aver scritto una lettera di dimissioni di sua spontanea volontà. Lo ha fatto lunedì sera e martedì mattina il ministero della Cultura ha dato la conferma ufficiale. Viene sostituita da Elizaveta Likhacheva, con un passato nella goventù putiniana e un travagliato insediamento come direttrice del Museo di architettura Shchusev di Mosca (dove è stata negli ultimi sei anni): all’epoca, era il 2017, i dipendenti del museo organizzarono una petizione su Change.org, scrivendo tra l’altro: “la nomina di una persona così incompetente come E.S. Likhacheva minerà ulteriormente la reputazione del Museo e porterà al suo completo ISOLAMENTO nell’ambiente socio-culturale”.
“Il continuo sconvolgimento del mondo museale russo è collegato alla repressione ideologica seguita all’invasione russa dell’Ucraina” scrive The Art Newspaper. “Per inciso, la figlia e il nipote di Loshak sono entrambi giornalisti dell’opposizione che hanno lasciato la Russia dopo l’invasione. Entrambi sono stati etichettati come ‘agenti stranieri’ dal ministero della giustizia”, aggiunge, per poi sottolineare: “La nomina di Likhacheva arriva poche settimane dopo la cacciata di Zelfira Tregulova dalla Galleria Statale Tretyakov. Tregulova è stata sostituita da Elena Pronicheva, figlia di un ex capo del Servizio di sicurezza federale associato al presidente russo Vladimir Putin”, conclude The Art Newspaper. Lunedì 20 marzo, la notizia della lettera di dimissioni di Loshak si era già diffusa, benchè la grande attenzione del mondo era già tutta su Xi e Putin. Tuttavia le dimissioni in Russia non sono passate sotto silenzio: Evgenia Milova, editorialista del quotidiano Kommersant, ha precisato che la lettera di dimissioni è stata firmata, “sebbene non avessero intenzione di separarsi da lei”. “Poche persone hanno la forza di fare un passo del genere”, ha scritto Milova, citata anche dalla Bbc.
Al Pushkin Loshak era arrivata per i suoi grandi meriti: ne assunse la direzione nel luglio 2013, sostituendo l’iconica Irina Antonova, responsabile del museo per oltre 50 anni, come direttrice. Loshak, che a quel tempo era il direttore artistico del Manege, fu scelta dalla stessa Antonova, che passò alla carica onoraria di presidente del museo. In base alla biografia ufficiale, pubblicata sul sito del Pushkin, dopo la laurea in filologia classica presso l’Odessa State University, Loshak iniziò a lavorare al Museo letterario statale di Odessa. Dopo essersi trasferita a Mosca nel 1986, ha lavorato presso il Museo statale intitolato a V.V. Majakovskij. Sotto la sua direzione, nel 2017 il Pushkin ha anche partecipato per la prima volta alla Biennale di Venezia, presentando la mostra “Man as a Bird. Immagini di viaggio”.
Vista con gli occhi di oggi, alla luce della guerra in Ucraina, e soprattutto per chi non ha vissuto l’atmosfera di Mosca all’epoca dell’insediamento della Loshak, è difficile capire i meccanismi che la portarono in cima al Pushkin. Loshak stessa è un prodotto di un periodo interessante nella storia della Russia. Esiste un’espressione ben nota: “il disgelo di Medvedev”, ovvero l’epoca in cui Dmitri Medvedev era presidente della Federazione russa e rappresentava non quello che è oggi, con i suoi post su Telegram, ma piuttosto una nuova Russia che guardava a Occidente. Ma il “disgelo” continuò ancora un po’ anche dopo di lui e le proteste di massa del dicembre 2011, quando apparentemente venne concesso qualcosa, soprattutto a Mosca: libertà di creatività, giocare con l’urbanistica, sovvenzioni per i progetti più controversi e persino una serie di incarichi importanti nella cultura. I giri di vite iniziarono poco dopo, con le leggi sugli agenti stranieri e sulle ong. E oggi, evidentemente, non è proprio tempo di disgelo. (di Cristina Giuliano)
Roma, 22 mar. (askanews) – “C’è rischio di non farcela. Credo che il governo si stia muovendo bene in Europa, intanto per chiedere all’Europa una dilazione del tempo di almeno un anno e poi, anche questa ipotesi di riprogrammare le risorse dei diversi strumenti di programmazione, è una ipotesi che si è fatta di concerto con le regioni e può aiutarci a spendere bene le risorse. Oggi nel nostro paese non c’è problema di quantità di risorse, c’è un problema di qualità e di velocità della spesa”. Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, a 24 Mattino su Radio 24.
Roma, 22 mar. (askanews) – “Il presidente Toti forse dimentica che l’importo delle risorse del Pnrr che è toccato all’Italia è così importante proprio perché ha considerato i divari territoriali. Se non ci fosse stato il Mezzogiorno noi avremmo avuto meno risorse dal Pnrr. Io credo che ci sia un ritardo nel Paese. L’ho detto altre volte: è come se l’Europa ci avesse fatto riempire dei vagoni di un treno di risorse però intanto non avevamo fatto i binari per fare per far correre questi vagoni. La maggior parte dei ritardi deriva, soprattutto nella spesa dei ministeri laddove ci sono ritardi da parte dei Comuni, deriva dai processi di autorizzazione cioè nella fase di affidamento dei lavori dove si devono acquisire tutte le autorizzazioni. Forse dovevamo mettere mano prima, come Paese, ad un importante intervento di semplificazione per poter velocizzare la spesa delle risorse del Pnrr. Ma non è stato fatto”. Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, a 24 Mattino su Radio 24.
Roma, 22 mar. (askanews) – Militari dei comandi provinciali della guardia di finanza di Napoli ed Avellino hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Avellino e un sequestro preventivo d’urgenza della locale Procura su crediti d’imposta inesistenti nel settore dei bonus edilizi: accertato un ammontare di crediti fittizi per circa 1,7 miliardi di euro, parte dei quali usati in compensazione. Ventuno gli indagati.
L’indagine, partita da una analisi di rischio del Settore contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate e delegata dalla Procura irpina al nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e al gruppo di Avellino, ha permesso di identificare una complessa ed articolata rete di soggetti che, nel corso degli ultimi mesi e quotidianamente, anche dopo gli interventi normativi adottati a partire dal novembre 2021 per contrastare le frodi nel settore, ha inviato all’Agenzia delle entrate un elevatissimo numero di comunicazioni di cessione, che presentavano molti fattori di rischio. Ad esempio, importi ingenti dei crediti ceduti (prevalentemente “Ecobonus” e “Bonus Facciate”), ma divisi in numerose comunicazioni; persone che figuravano una volta come cedente altre come cessionario, persone risultate senza fissa dimora, decedute e con precedenti penali; fatture di acquisto assenti o di importo incoerente, et similia. Gli interventi edilizi dai quali sarebbero sorti i crediti (per un importo complessivo di lavori dichiarati di circa 2,8 miliardi di euro) erano riferibili a immobili inesistenti, e, in oltre 2.000 casi, nelle comunicazioni di cessione erano persino indicati comuni inesistenti. Insieme al sequestro sono state svolte perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.
Milano, 22 mar. (askanews) – Si intitola “Non è tutto finito” il nuovo singolo dei Fuoricentro, incentrato sul tema estremamente attuale del cambiamento climatico, che sempre di più sta avendo un impatto negativo sull’ambiente. Il videoclip, girato in Sicilia, contiene delle immagini del WWF. Il brano vanta anche uno speciale featuring con la mitica annunciatrice e conduttrice Maria Giovanna Elmi. La band milanese, che da sempre fa del pop uno strumento per lanciare dei messaggi importanti a livello sociale, torna sulle scene musicali con un grido di speranza, come si può intuire già dal titolo del brano.
A spiegarlo è lo stesso frontman Maurizio Camuti: «”Non è tutto finito” perché siamo ancora in tempo per rimediare a quanto di negativo, in poco più di un secolo, siamo riusciti a fare al nostro pianeta, agli esseri senzienti, agli alberi, al mare, al clima senza pensare a tutti coloro che verranno dopo di noi. Finora stili di vita sbagliati (ora non più sostenibili) e spesso interessi economici ci hanno portato in questa direzione, ma si tratta di una strada non più percorribile. Serve una consapevolezza globale che ci permetta di evitare di commettere altri passi falsi». Il videoclip di “Non è tutto finito” è stato girato in Sicilia, per la precisione presso L’altopiano dell’Argimusco, sito naturalistico ed archeologico che sorge a ridosso della Riserva Naturale del Bosco di Malabotta, nel cuore del Territorio Abacenino, dove ricadono i borghi di Montalbano Elicona, Novara di Sicilia e Tripi, in provincia di Messina.
Il luogo è formato da gigantesche rocce antiche milioni di anni che sono caratterizzate da particolari forme di rara bellezza. Dall’Argimusco è possibile osservare un paesaggio mozzafiato a 360°. Una curiosità: questa location magica ed incontaminata era anche cara a Franco Battiato che tra “densità spirituale, contemplazione e misteri”, la mostrò nel videoclip di “Torneremo ancora”. I Fuoricentro hanno scelto questo luogo anche per omaggiare il grande Maestro, già attento a certe tematiche.
Questo sito antico e incontaminato, simbolo di purezza, fa riavvicinare all’essenza della vita. Si ringrazia il WWF per la concessione delle bellissime immagini presenti nel videoclip e si ringrazia Argimusco Landowners per le riprese effettuate presso l’Altopiano dell’Argimusco.
Roma, 22 mar. (askanews) – Aperto nel 2002 dai fratelli Gastone e Franco Pierini, nell’energetico quartiere degli affari romano, quello dal respiro più internazionale in città, proprio di fronte all’ambasciata americana, il Moma si ispira nel nome al Museum of Modern Art di New York, del quale ha voluto riprodurre proprio il concetto di “contenitore di opere d’arte”.
“Nella mia testa avevo in mente uno spazio semplice, lineare, luminoso – commenta Gastone Pierini – ispirato ai grandi architetti del secolo scorso, su tutti Oscar Niemeyer, il creatore di Brasilia che perseguiva lo spettacolo dell’architettura. E pensando che anche il cibo dovesse essere uno spettacolo abbiamo realizzato una scenografia che gli fosse congeniale: materiali di grande pregio, come il travertino e il legno naturale, avrebbero dato la giusta importanza ad opere di “arte gastronomica”. La parola d’ordine di Moma è “contemporaneità”, che doveva essere ben visibile nelle sculture, nei quadri, nelle fotografie e nel piatto”. L’ambiziosa operazione si inserì come concept gastronomico nel solco della tradizione culinaria della città per proporre una visione alternativa e allora rivoluzionaria del cibo. “I locali che abbiamo avuto – svela Gastone che con il fratello ha una lunga esperienza imprenditoriale alle spalle – hanno rappresentato per noi una sfida differente. Tutti, seppur così diversi tra loro, hanno in comune il grande amore che abbiamo sempre dedicato al nostro lavoro, ma soprattutto la vicinanza etica e culturale tra me e mio fratello, mettendo al primo posto il concetto di qualità, nei singoli progetti. Dalla scelta consapevole della materia prima al controllo di una filiera certa, sempre al fianco di piccoli e selezionati contadini, artigiani e allevatori italiani”.
Una complicità di intenti condivisa dallo stesso chef Andrea Pasqualucci, riconosciuto come uno degli chef romani d’avanguardia, capace di esprimere qualcosa di nuovo nei suoi piatti, sia in termini di ricette, sia attraverso ingredienti peculiari con i quali elabora nuovi concetti strutturati di cucina. “Aver incontrato Gastone – racconta Andrea – ha cambiato la mia vita. Ero un giovane cuoco deciso a mettermi in gioco in cucine importanti, come quella di Oliver Glowig e Moreno Cedroni, e trovare un imprenditore che avesse così chiara la visione della ristorazione futura è stata per me una folgorazione”. Un incontro fortunato che è valso il riconoscimento della Stella Michelin nel 2018 a un locale che quotidianamente evolve incarnando e rispondendo ai veloci mutamenti economico sociali dei nostri tempi. Ancor prima che la parola sostenibilità ed eticità divenisse di uso comune il Moma ne ha fatto il suo fondamento attraverso la quotidiana applicazione dei principi della cucina circolare. Il locale ha infatti una doppia anima: quella del bistrot al piano inferiore, dai toni contemporanei e vivaci, che si esprime attraverso un’offerta gastronomica semplice, eclettica e gustosa a ottimi livelli, e quella gourmet del piano superiore, sofisticata, elegante e di ricerca. Una doppia anima che consente di mettere a sistema il ristorante gourmet con il bistrot, facendo in modo che tutto ciò che non serve nel laboratorio del primo, venga utilizzato in quello del secondo. Entra così in gioco la creatività dello chef Andrea Pasqualucci che grazie al suo importante bagaglio tecnico riesce a rendere protagonisti di piatti eccellenti anche i tagli meno nobili o che non si prestano ad una cucina gourmet semplicemente per motivi di estetica del piatto. Secondo la filosofia circolare, nelle cucine di Moma la materia prima ha più vite, viene esaltata in ogni sua parte, trasformata e lasciata esprimere in pietanze sofisticate ed eleganti, ma anche in piatti quotidiani che beneficiano di ingredienti di altissimo livello. In questo modo, il pescato di giornata, che arriva sotto forma di prodotti che vanno dai 6 ai 12 chili di peso, non viene mai sprecato.
“Lavoriamo il pescato a seconda della disponibilità giornaliera – spiega lo chef Pasqualucci – e per i piatti gourmet utilizziamo tutti i filetti e la parte centrale. Le parti finali vicino alle code sono adoperate per realizzare le tartare del pranzo e la testa è utilizzata in molti modi”. Quest’ultima viene cotta al vapore e, insieme alla guancia, serve a preparare le Polpette di pesce in menu al bistrot di Moma. Lische e carapaci sono perfetti per i brodi e altre parti di “scarto” vengono sublimate fino a diventare veri e propri piatti identitari dal forte stampo anti-spreco. È il caso della Cotoletta di muscolo di branchia di ombrina in panatura croccante: “Lavorando pescati così grandi è fondamentale cogliere il potenziale di ogni singola sezione – continua Andrea Pasqualucci – nel caso dell’ombrina, il muscolo branchiale viene ben pulito, poi scalziamo l’osso proprio come se fosse una cotoletta e utilizziamo ciò che resta per diversi piatti fuori menu: lo proponiamo in versione panata e fritta, sempre con un side di contorno, oppure lo mariniamo e lo scottiamo sulla brace”. Un’idea vincente quella di proporre piatti del giorno fuori menu realizzati in una filosofia anti-spreco ma dai risultati finali straordinariamente vicini al concetto di alta cucina che caratterizza l’intero lavoro di Pasqualucci. La sua cucina codifica sapori contadini della memoria, valorizzando spesso tagli poveri, come il quinto quarto e il pesce azzurro, conferendogli un carattere inconfondibile grazie al gusto affilato ed essenziale. La costruzione dei suoi piatti conta pochi ingredienti di base, sempre riconoscibili, uniti a profumi, spezie o erbe che ne esaltano le caratteristiche, facendoli scoprire come fosse la prima volta. Dotato di una particolare sensibilità riesce a giocare con gli elementi creando un delicato equilibrio gustativo. Quasi maniacale nell’attenzione e nella cura della scelta della materia prima, ha selezionato i suoi fornitori garantendosi eccellenze che rispettano prossimità, filiera corta e dunque territorialità. Costruita sulla base di un ricordo che lo ha cresciuto e sulla tradizione a lui ben nota, è una cucina che muta perché attenta alla cura del cliente e all’evoluzione dei gusti, pur rimanendo fedele alla propria linea. Una cucina non volutamente ma naturalmente adatta a tutti, personale ma non egocentrica, lontana da quella voglia di imporsi con prepotenza e noncuranza perché parla di ristorazione e cura del commensale.
Lo chef. Chef del Moma è Andrea Pasqualucci, romano, classe 1989. Convinto fin da ragazzino che la cucina fosse la sua vera missione si iscrive all’IPSSAR di Tor Carbone. La sua prima esperienza è con lo chef Armando De Giorgi, suo mentore, che gli trasferisce le sue competenze e la passione per la cucina. Da Aroma, con lo chef Giuseppe Di Iorio, impara le basi della cucina francese e come si viva in brigata, facendo lavoro di squadra. Approda poi all’Hotel Aldrovandi, dove lavora con lo chef Oliver Glowig: qui, comprende la centralità dei prodotti italiani e l’importanza della cura per gli ingredienti. L’amore per il mare lo conduce fino a Senigallia da Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore, dove affina le sue conoscenze sulle lavorazioni del pescato. Nel 2017 i fratelli Pierini affidano ad Andrea la cucina del Moma. Ama i tagli poveri, il quinto quarto e il pesce azzurro: la sua filosofia coincide con quella della proprietà esprimendo pura semplicità e importanza, fondamentale nella ricerca delle materie prime del territorio locale. Costruisce i suoi piatti con minuziosità: “Mi piace creare un piatto – racconta lo chef- come fosse un modellino da pitturare in tutti i suoi dettagli: gli ingredienti giusti come fossero i colori giusti. Può sembrare semplice comporre un piatto dal sapore equilibrato, con pochi ingredienti, ma è la cosa più difficile e, per me, è la massima espressione della cucina”.
Milano, 22 mar. (askanews) – L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del Pil italiano, ma si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione. Una proposta operativa contro gli sprechi e la siccità che scaturisce dalle evidenze del Libro Bianco 2023 “Valore acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti.
Come emerge dalle pagine del Libro Bianco 2023 per abilitare la transizione smart e digitale della filiera estesa dell’acqua è necessario tutelare maggiormente le infrastrutture idriche: anche a causa di investimenti limitati, il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per chilometro all’anno: a questo ritmo, sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa. La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di metri cubi la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali). Altro dato interessante riguarda le acque metroriche. Oggi recuperiamo solo l’11% di quelle che cadono in Italia e 1,3 milioni di cittadini, in particolare al Sud, non hanno un sistema di depurazione. Inoltre, solo il 4% delle acque reflue prodotte in Italia è destinato al riutilizzo diretto, a fronte di un potenziale del 23%. Allo stesso modo i fanghi di depurazione, che per il 53,4% sono destinati oggi allo smaltimento quando potrebbero essere riutilizzati.
I dati presenti nel Libro Bianco 2023, integrati con le evidenze del Blue Book 2023 di Utilitalia, presentati entrambi a Roma, confermano che l’Italia, con oltre nove miliardi di metri cubi l’anno, è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata a uso civile. La media italiana del consumo potabile raggiunge i 154 metri cubi per abitante, solo la Grecia (157,4) ci batte. Se consideriamo i consumi idrici a uso civile gli italiani non hanno rivali tra i Paesi dell’Unione: 220 litri per abitante al giorno contro una media Ue di 165. L’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente: il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi Ue+Uk mentre quello relativo alle perdite lineari pari a 9.072 m3/km/anno ci posiziona all’ultimo posto in Europa. Secondo i dati del Blue Book 2023 di Fondazione Utilitatis in risposta a questa situazione i gestori industriali nel settore hanno aumentato gli investimenti del 70% negli ultimi 20 anni arrivando a una media di 56 euro per abitante nel 2021. Il contributo alla crescita degli investimenti è comunque limitato dalla presenza di numerose gestioni in economia, soprattutto nel Mezzogiorno, il cui valore medio di investimenti si attesta intorno a otto euro per abitante negli ultimi cinque anni.
L’acqua è una risorsa fondamentale per far l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere idrovore e oltre 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021, il ciclo idrico esteso ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi di euro, con una crescita media annua del +4,3% nel periodo 2010-2021 (10 volte la manifattura italiana), e occupa 92.400 persone. Questa filiera vale quasi quanto l’industria farmaceutica e oltre il doppio dell’abbigliamento. Quello dell’acqua è un comparto composto per la quasi totalità (97,7%) da aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro che contribuiscono solo marginalmente ai ricavi complessivi, mentre le grandi imprese generano un contributo ai ricavi del 63,5% nonostante rappresentino solo il 3,3% del totale. Attraverso l’indice “Valore Acqua per lo Sviluppo Sostenibile”, The European House – Ambrosetti ha mappato la sostenibilità della gestione della risorsa idrica nei Paesi europei in funzione degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU per l’Agenda 2030: 10 dei 17 obiettivi e 53 dei 90 target sono influenzati dall’acqua. Nel raggiungimento di questi obiettivi l’Italia rimane, come nel 2022, tra le ultime posizioni: diciottesima (punteggio di 5,3 in una scala da 1 a 10) sui 28 paesi analizzati.
Nel 2020 la spesa per l’approvvigionamento idrico, incluso l’ambito igienico-sanitario, nei 27 Paesi UE+UK è stata di 100 miliardi di euro. La Commissione Europea e l’Ocse hanno stimato che sarà necessario un incremento di quasi il triplo (+189%) di questa cifra entro il 2030 raggiungendo quasi 300 miliardi di Euro. Uno degli strumenti cardine per orientare e supportare gli investimenti sarà la Tassonomia Europea adottata dalla Commissione Europea per la definizione univoca di quali investimenti possano definirsi sostenibili. Tuttavia, l’82% degli operatori del servizio idrico coinvolti in una ricerca sviluppata nel Libro Bianco 2023 dichiara di aver riscontrato difficoltà nella verifica del rispetto del Criterio della Tassonomia Europea con riferimento all’indicatore di risparmio energetico e il 76,5% con riferimento alle perdite idriche. Le aziende che in Italia hanno definito delle linee di investimento apposite prevedono di raggiungere le soglie definite dai criteri tecnici entro il 2030, con un ammontare di risorse cumulate dedicate dagli operatori nel periodo tra i 60 e 100 milioni di Euro per quanto riguarda il consumo di energia, e tra i 150 e 200 milioni di Euro per le perdite idriche.
Milano, 22 mar. (askanews) – “Dall’inizio del mio mandato l’Italia ha salvato 36mila e 500 persone in mare, siamo stati lasciati da soli a fare questo lavoro e raccontare al cospetto del mondo, di fronte all’enorme sforzo che stiamo facendo che lasceremmo bambini morire è una calunnia non al governo ma nei confronti dello Stato italiano”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla Camera.
Una calunnia, ha rilanciato con impeto, “alle forze dell’ordine, all’intero sistema, o volete dire che ci sono uomini e donne delle forze dell’ordine che non salverebbero bambini se il governo dicesse loro di non farlo?”.
Milano, 22 mar. (askanews) – “L’acqua è vita. Mai come oggi, con il tema della siccità e di tutto ciò che ne consegue, serve attenzione e responsabilità. È dunque necessario preservare questo bene. Da parte nostra, come Regione Lombardia stiamo mettendo in campo il massimo impegno nel settore agricolo e più in generale in ogni comparto produttivo”. Lo ha scritto sui social il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.
“Troppo spesso non ci rendiamo conto quanto siamo fortunati nel poter aprire un rubinetto e usufruire dell’acqua. Anche in Lombardia, cambiamenti climatici e surriscaldamento del pianeta sono segnali evidenti per comprendere ancora di più che l’acqua deve essere un bene da utilizzare con raziocinio e senza sprechi nella vita di tutti i giorni. Mi raccomando, facciamone tutti un uso corretto” ha aggiunto.