Don Davide Banzato (Nuovi Orizzonti): pregare per la pace non è sufficienteRoma, 20 mar. (askanews) – “Ho ricevuto un messaggio molto bello di Chiara Amirante in preghiera a Medjugorje insieme a tanti bambini e bambine che hanno trovato accoglienza nella Cittadella Cielo fuggendo dal orrori della guerra. Le loro preghiere sono commuoventi, capaci di esprimere un appello per la pace in tutto il Mondo, non solo nel loro Paese martoriato dalla guerra, dove hanno perso tutto. Alcuni di loro hanno la mamma presente in comunità, altri invece hanno perso anche i genitori. Tutti soffrono la mancanza di qualche familiare, soprattutto dei padri che sono al fronte o non ci sono più”.
Lo scrive Don Davide Banzato, assistente spirituale di Nuovi Orizzonti, ricordando come “l’ultima volta che sono stato a trovarli, un dialogo con un’adolescente che era triste e sofferente, chiusa nel suo dolore. Dopo aver festeggiato il Natale, quei pochi uomini che avevano avuto il permesso di raggiungerli, dovevano ripartire e tornare in Ucraina. Quegli uomini erano di fatto un po’ i papà di tutti i bimbi accolti e i saluti sono stati strazianti, tra lacrime e abbracci che sembravano dilatarsi nel tempo anche se si trattava di istanti fugaci prima di vederli partire
Mi avvicinai a quell’adolescente con i pugni chiusi e lo sguardo basso e in inglese abbiamo brevemente dialogato. Cercavo di confortarla dicendole qualcosa e invitandola a pregare ancora tutti insieme, facendo vedere il dono di essere comunque in una Cittadella dove ci sono persone che si dedicano a loro e combattono con la preghiera con loro. Le sue risposte però non posso scordarle, sussurrate tra le lacrime sul suo volto: “Sì, preghiamo. Chiediamo il dono della pace. Che Dio protegga i nostri uomini
Ma ora li vediamo partire, non sappiamo quando li rivedremo ancora e soprattutto se mai torneranno” |”.
Una drammatica realtà “che un’adolescente comprende nella sua tragicità realistica – prosegue Banzato -. Inimmaginabile per chi non vive tutto questo. Ho viaggiato per Leopoli e ricordo il terrore delle sirene, gli sguardi persi alla stazione, le ore in dogana al freddo sotto la neve per riuscire, con tutti i permessi, a portare via più persone fragili possibili
Abbiamo portato 400 mamme, minori e anziani in Italia, li abbiamo accolti e favoriti nei ricongiungimenti parentali. Abbiamo creato nelle comunità ambienti accoglienti, cercando di inserire i giovani nelle scuole e nelle attività sportive, i bambini nelle realtà educative, con il supporto di specialisti per i traumi vissuti. Si è creata nei centri una familiarità e una reciprocità che sfocia nella preghiera con tutto il cuore. E oggi, ricevere dalla fondatrice di Nuovi Orizzonti il suo saluto, quello dei bambini, delle mamme, in preghiera a Medugorje dove è venerata la Regina della Pace, mi porta tutto questo alla memoria in un misto di sentimenti ed emozioni contrastanti”.
“Poi mi ritrovo a leggere gli insulti e attacchi nei social per prese di posizioni ideologiche oppure ad ascoltare situazioni familiari o relazionali di persone accanto a me, che chiedono aiuto, consiglio, di potersi sfogare e raccolgo le ferite dell’egoismo di chi è sempre in pretesa, di chi semina zizzania senza rendersene conto, di chi spara giudizi gratuiti, di chi sfoga le proprie frustrazioni sugli altri – aggiunge Don Davide -. Ognuno ha il suo malessere e non lo giudico, ma di sicuro in molti sono distanti dai traumi vissuti da quei bambini e mamme fuggite dalla guerra, capaci di aprire il cuore a Dio e pregare in modo angelico per la pace davvero, per tutti, indistintamente. E di rimboccarsi le maniche nelle comunità dando il loro contributo per servizi semplici e creare famiglia anche con chi non si conosce, in segno di gratitudine o solidarietà verso perfetti sconosciuti con i quali ci si trova a vivere oggi per necessità”.
“Tutti vorremmo la pace – conclude Banzato -. In tanti preghiamo per la pace. Ma la pace è frutto di uno stile di vita, non di un bel pensiero o di una preghiera scollata dalla nostra vita reale. E’ un dono sapere che c’è chi prega per noi e da luoghi così unici e speciali. Più che mai invochiamo e chiediamo la Pace insieme nella preghiera, ma soprattutto impariamo a costruire la Pace a partire da dove viviamo, con chi ci rapportiamo, con la coerenza delle nostre azioni e parole verbali e dietro le tastiere nei social, perché chi non è fedele nelle piccole cose non può esserlo nelle grandi. È inutile farsi paladini d grandi valori, indignarsi per le ingiustizie nel Mondo, quando si è i primi a giudicare, sferzare le persone con la propria lingua, seminare zizzania e malessere, ferire gratuitamente e di fatto innescare processi di piccole o grandi guerre intorno a noi. Sì preghiamo, ma iniziamo ad essere i primi costruttori di pace in famiglia, dove viviamo, con chi ce l’ha con noi o ci ha ferito, con chi fatichiamo a sopportare, smettendola di giudicare e di fare i “leoni da tastiere” spesso con forme vere e proprie di bullismo o comunque violenza verbale, mascherati dal voler esprimere il proprio pensiero”.