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Everything everywhere trionfa agli Oscar con sette statuette

Everything everywhere trionfa agli Oscar con sette statuetteRoma, 13 mar. (askanews) – Con sette statuette, miglior film, regia, attrice protagonista (Michelle Yeoh), attori non protagonisti (Ke Huy Quan e Jamie Lee Curtis), sceneggiatura, montaggio, su undici nomination, Everything everywhere all at once è il trionfatore dell’edizione 2023 degli Academy Awards. “Pinocchio” di Guillermo Del Toro miglior film d’animazione. 4 Oscar a “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Niente da fare per “Le Pupille” di Alice Rorhwacher e per Aldo Signoretti. Lady Gaga canta a sorpresa “Hold my Hand” senza trucco, lacrime di John Travolta per Olivia Newton-John. Sono i momenti topici di una serata in cui hanno trionfato i tratti dei cinesi d’america.
Il film di Dan Kwan e Daniel Scheinert racconta di Evelyn e il marito Waymond, cinesi americani con una lavanderia a gettoni, che sono indietro con le tasse e devono presentarsi presso l’ufficio della IRS con vari documenti che giustifichino la detrazione delle spese. Della famiglia fanno parte anche il nonno materno Gong Gong e la figlia Joy, con una relazione mal digerita dalla madre. Nell’ufficio di Evelyn la banalità della sua vita viene travolta da una sconcertante missione: il multiverso è in pericolo e la donna, assumendo in sé le capacità delle proprie varianti da altri mondi, deve cercare di arrestare una misteriosa entropia cosmica.
Migliore attrice protagonista è Michelle Yeoh (“Non lasciate mai che qualcuno vi dica che avete passato una certa età”), prima donna asiatica a vincere come Migliore attrice, miglior attore non protagonista con Ke Huy Quan. Commosso, si è rivolto alla madre: “Guarda, ho appena vinto un Oscar”. E ancora: “Il mio viaggio è cominciato su una barca di profughi, in qualche modo sono finito qui, a Hollywood. Non sono storie di cinema, sono storie reali: è questo il vero sogno americano”.
Jamie Lee Curtis è la migliore attrice non protagonista. Niente da fare per i candidati italiani: il cortometraggio Le pupille di Alice Rohrwacher è stato battuto da An irish goodbye, diretto da Tom Berkeley e Ross White. Delusione anche con l’Oscar per il miglior trucco andato a Adrien Morot, Judy Chin e Annemarie Bradley per il film The whale, quindi niente da fare neanche per Aldo Signoretti, candidato per Elvis di Baz Luhrmann.
L’Oscar per il migliore attore protagonista è andato a Brendan Fraser per The whale (” Sono tornato in superficie”). Un professore che soffre di grave obesità e tenta di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente per cercare un’ultima possibilità di riscatto.

Schlein chiama il Partito democratico all’unità, Bonaccini: è casa mia

Schlein chiama il Partito democratico all’unità, Bonaccini: è casa miaRoma, 12 mar. (askanews) – E’ “unità” la parola che ricorre di più durante l’ora e un quarto di intervento di Elly Schlein all’assemblea Pd. Il primo discorso ufficiale da segretaria rivela bene quanto la neo-leader abbia ben chiari i vizi della casa e le priorità da affrontare. L’intesa con Stefano Bonaccini serve proprio a questo, a ricomporre le spaccature degli ultimi anni e della campagna congressuale e a provare a sterilizzare il solito risiko delle correnti.
La presidenza affidata all’ex avversario inaugura una gestione unitaria, almeno questo è l’auspicio della segretaria, e il presidente dell’Emilia Romagna onora il patto con un forte appello alla lealtà e alla collaborazione. Perché per sconfiggere il “governo più a destra di sempre”, come lo chiama la Schlein, è fondamentale tenere il Pd unito e provare ad essere il partito più votato, o almeno il primo partito del centrosinistra, alle prossime europee.
E’ anche l’invito che le arriva da Enrico Letta, il segretario uscente pronuncia poche parole e – appunto – si concentra soprattutto su questo punto: “Una delle cose che il nostro popolo ti ha chiesto è di portarci avanti uniti, ecco perché la scelta di oggi è positiva, è giusta. Ti hanno chiesto di fare le scelte che devi fare, senza andare a trattare con nessuno, con nessuna corrente. La forza dell’investitura e della legittimazione che hai usala fino in fondo”. Suggerimento che anche Romano Prodi e Walter Veltroni hanno reiterato più volte nei giorni scorsi.
Ma la Schlein sembra avere ben chiaro il concetto. “Avere cura della nostra comunità e tenerla insieme è il primo grande impegno che prendo. Abbiamo bisogno di porre definitivamente fine alle conflittualità interne così forti che ci sottraggono energie preziose”. Lo ripete tante volte, durante i 75 minuti di discorso, cita spesso il “pluralismo”, da “salvaguardare ma senza rinunciare a darci una linea chiara, comprensibile alle persone che incrociamo per strada”. Fa l’esempio della Costituzione “forgiata da chi, pur venendo da culture diverse, ha saputo unirsi”.
Dichiara guerra ai “capibastone, ai cacicchi”, dice che non tollererà più “irregolarità nei tesseramenti”, assicura che “da domani chi ha votato chi non conta niente. Sarò la segretaria di tutte e di tutti, questo è l’impegno che mi prendo”. E ancora: “Non ci serve una resa di conti identitaria”, bisogna “mettere a valore le nostre differenze, senza farci silenziare, o intimidire”, e invita tutti a “stare unite e stare uniti. Unità e chiarezza”.
Parole che trovano sponda, come da copione, nell’intervento di Bonaccini: “Questo è il tempo di unire. Non ci possono essere altre magliette che quelle del Pd. Ci aspetta un percorso lungo, faticoso, non facile. Ma sappiamo qual è l’obiettivo comune: mandare a casa questa destra inadeguata”. E ancora: “Il Pd è casa mia, io non mi sento minoranza e tantomeno opposizione. Il successo di questo partito mi e ci riguarda tutti allo stesso modo. Mi metto e ci mettiamo a disposizione per dare una mano, per unire attraverso un confronto franco, leale e costruttivo”.
Per il resto, la Schlein traccia l’identikit del suo “nuovo Pd”. Un partito che incarni una “sinistra che oggi non può che essere ecologista, femminista, inclusiva, di governo. Questa è la mia storia, questa è la nostra storia”. La sfida è tenere assieme diritti sociali e civili, transizione ecologica e posti di lavoro, tutela dei diritti della comunità Lgbtqi+ ma anche attenzione al mondo cattolico. Fa gli auguri al papa per il decimo anniversario della sua elezione, cita l’enciclica ‘Laudato sì’. Parla di diritto alla casa e dice no all’autonomia di Calderoli, promette di “fare muro” di fronte alla riforma fiscale della destra, assicura che il Pd continuerà a sostenere l’Ucraina che ha diritto di difendersi, ma aggiunge che chiederà anche con più forza un’iniziativa diplomatica dell’Ue. Spiega che la transizione ecologica è fondamentale ma non deve “lasciare indietro nessuno”.
Quindi, avverte M5s e Terzo polo: “Molti hanno scommesso sulla sopravvivenza stessa del Pd. Hanno perso la loro scommessa contro il Pd. Siamo ancora qui, siamo più forti, uniti. Stiamo arrivando. Sarà una nuova primavera”. Il primo giorno dell’era Schlein finisce così, con un partito che si mostra unito. Ora inizia la sfida alla destra.

Napoli-Eintracht, Prefettura: nuova sospensiva ai tifosi tedeschi

Napoli-Eintracht, Prefettura: nuova sospensiva ai tifosi tedeschiRoma, 12 mar. (askanews) – Il Prefetto di Napoli, Claudio Palomba, ha adottato oggi un nuovo provvedimento contenente la prescrizione del divieto di vendita dei tagliandi limitato ai residenti nella città di Francoforte, per l’incontro di calcio Napoli-Eintracht Francoforte in programma mercoledì 15 marzo 2023 presso lo Stadio D.A. Maradona di Napoli. La misura, informa una nota della Prefettura, “è stata adottata, vista anche la determinazione del Comitato per l’Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive presso il Ministero dell’Interno del 6 marzo 2023, per prevenire rischi per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica connessi alla presenza a Napoli di tifosi della predetta squadra. Ciò in considerazione dei rilevanti e gravi scontri avvenuti in occasione dell’incontro di andata della sfida di Champions tra Eintracht Francoforte-Napoli del 21 febbraio 2023 e non circoscritti allo stadio di Francoforte bensì verificatisi in ambito cittadino. Il provvedimento ha natura cautelare a tutela anche dell’incolumità dei cittadini e dei tifosi stessi”.
La decisione segue la sentenza del Tar che aveva accolto positivamente la protesta del club tedesco, accogliendo l’istanza di urgenza presentata dall’Eintracht contro il divieto di vendita dei biglietti per i residenti in Germania per la partita di mercoledì prossimo contro il Napoli. Il giudice non aveva ritenuto sufficienti le motivazioni (rischio di nuovi incidenti dopo quelli della gara d’andata del 21 febbraio scorso e possibili infiltrazioni degli ultrà dell’Atalanta, alleati con quelli del Francoforte) che avevano ispirato il precedente provvedimento interdittivo disposto dal Casms. La sospensione della vendita dei biglietti e stata dunque annullata e in 2400 potranno partire per l’Italia, nonostante il fortissimo allarme per l’ordine pubblico e i tempi ristretti per la riapertura dei botteghini. Ora la nuova sospensione della Prefettura a tre giorni dal match.

Tirreno Adriatico a Roglic, ultima tappa a Philipsen

Tirreno Adriatico a Roglic, ultima tappa a PhilipsenRoma, 12 mar. (askanews) – Lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma) ha vinto la 58^ edizione della Tirreno-Adriatico Crédit Agricole. Secondo successo dopo quello del 2019. João Pedro Gonçalves Almeida (UAE Team Emirates) e Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers) hanno chiuso al secondo e al terzo posto della classifica generale. Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) ha vinto la tappa conclusiva, 154 km con partenza e arrivo a San Benedetto del Tronto. Al secondo e terzo posto si sono classificati rispettivamente Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e Alberto Dainese (Team DSM).
Pochi secondi dopo aver attraversato il traguardo, il vincitore della classifica generale Primoz Roglic ha dichiarato: “E’ bello tornare alle corse così. Mi sono divertito tutta la settimana. I miei compagni di squadra sono andati molto forte. Mi aspettavo di soffrire di più. Vincere quando è inaspettato è ancora meglio. E’ una vittoria importante anche in vista del Giro d’Italia”.

Melissa Agliottone vince la prima edizione di The Voice Kids

Melissa Agliottone vince la prima edizione di The Voice KidsRoma, 12 mar. (askanews) – Melissa Agliottone è la vincitrice della prima edizione di The Voice Kids, il talent show condotto da Antonella Clerici con i coach Loredana Bertè, Gigi D’Alessio, Clementino e Gigi D’Alessio e i Ricchi e Poveri, che ieri sera su Rai 1 ha ottenuto una share del 22,7% con 3 milioni e mezzo di spettatori.
Un grande risultato per le due serate speciali, dedicate ai giovani cantati tra i sette e i quattordici anni, che arriva sulla scia di The Voice Senior e conferma il successo di un format – prodotto in Italia da Fremantle – che coniuga divertimento e spunti di riflessione. Una grande festa che ha messo al centro della scena le storie dei giovani concorrenti, i loro sogni, le loro ambizioni per il futuro, ma soprattutto l’amore per la musica come valore condiviso e unificante, e cardine del loro percorso di crescita.
Melissa Agliottone, 12 anni di Sant’Elpidio al Mare (Fermo), giovane cantate e musicista del “team Loredana Bertè, con la sua interpretazione di Shallow, il brano di Bradley Cooper e Lady Gaga, e poi al piano di Fallin’ di Alicia Keys, ha conquistato il pubblico in studio che l’ha proclamata vincitrice di The Voice Kids. Una scelta che è arrivata al culmine di una serata ricca di emozioni e divertimento, con l’opening di Mr Rain, il talentuoso rapper terzo classificato a Sanremo, che ha cantato accompagnato dai 12 finalisti di The Voice Kids, e che si è conclusa con la “Blind Audition” a sorpresa di LDA, ovvero Luca D’Alessio, anche lui reduce dal successo sanremese che ha interpretato la sua ultima hit, facendo una sorpresa al padre Gigi.
The Voice Kids è prodotto da Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Fremantle Italia e da Marco Tombolini ed è figlio di The Voice, format internazionale creato da John de Mol tra i più visti al mondo. La regia è di Sergio Colabona.

Oscar, Italia in concorso con la canzone “Applause”

Oscar, Italia in concorso con la canzone “Applause”Roma, 12 mar. (askanews) – L’Italia è in concorso questa sera agli Oscar con “Applause”, canzone scritta da Diane Warren e interpretata da Sofia Carson, appartenente al film Tell It Like a Woman, prodotto dall’italiana Iervolino & Lady Bacardi Entertainment in collaborazione con We Do It Together di Chiara Tilesi. “Applause” è candidata nella sezione “Miglior Canzone Originale”.
“Tell It Like a Woman” è un film composto da sette episodi che racconta il coraggio e la forza delle donne di tutto il mondo. Tra le registe figurano l’italiana Maria Sole Tognazzi, e tra le attrici, oltre a star internazionali come Eva Longoria e Cara Delevingne, anche l’italiana Margherita Buy.

Ucraina e Cina, gas e rinnovabili: si chiude il X Global Baku Forum

Ucraina e Cina, gas e rinnovabili: si chiude il X Global Baku ForumBaku, 12 mar. (askanews) – Con un evento dedicato al leader azerbaigiano Heydar Aliyev per i 100 anni dalla nascita, si è chiusa la settimana che a Baku ha visto la decima edizione del Global Baku Forum. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 400 tra presidenti, capi di governo, ministri ed ex rappresentanti di Paesi europei e asiatici. Ucraina, guerra, Cina ed energia hanno tenuto banco nei panel che si sono succeduti dal 9 marzo, ma nei dibattiti hanno trovato spazio anche la questione climatica, i corridoi transnazionali e la migrazione con la richiesta sempre più pressante di una maggiore equità tra nord e sud del mondo nelle istituzioni internazionali a partire dall’Onu.
Seguendo il tema “Il mondo di oggi: sfide e speranze”, il Forum, organizzato dal Centro Nizami Ganjavi, ha affrontato le questioni legate alla sicurezza energetica, all’instabilità regionale, i rapporti tra Asia ed Europa e il ruolo della Cina nello scenario internazionale.
A dare il via è stato il discorso del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev nel Palazzo Gulustan: al centro del suo intervento sia le questioni ancora aperte con l’Armenia con cui però “si apre un’era di pace” in cui Erevan e Baku, ha auspicato il presidente, potranno lavorare per un accordo che metta fine alle dispute trentennali sul Nagorno Karabakh, sia gas e rinnovabili. Un accenno, però, Aliyev lo ha fatto anche al conflitto ucraino: “Ogni Paese ha una storia diversa ma il rispetto del diritto internazionale, dell’integrità territoriale, non possono essere modificati con la forza. Si tratta di un principio che non si applica solo a noi ma a tutti i Paesi del mondo. Questa è la posizione dell’Azerbaigian”, ha detto.
Sulla questione si è espresso anche il presidente italiano Sergio Mattarella con un messaggio inviato al Forum in cui ha parlato di una situazione che si sta “intensificando” a causa “della volontà tirannica della Russia”. Sull’Ucraina ha parlato anche il premier britannico Rishi Sunak, in un testo letto dall’ambasciatore di Londra a Baku, in cui il Regno unito ha ribadito il sostegno a Kiev e ha ringraziato l’Azerbaigian per il supporto.
“Le minacce esistenziali per stati e individui sono una realtà” ha detto il presidente della Lettonia Egils Levits sottolineando che esistono “minacce interne ed esterne” e la principale minaccia “esterna, attualmente, è l’aggressione russa all’Ucraina”, un’aggressione “che non è iniziata l’anno scorso ma nel 2014. E ancora prima nel 2008 in Georgia, quando la risposta della comunità internazionale è stata debole. Nel 2014 è stata un po’ più decisa e ora è stata forte, perché è la prima volta che la comunità internazionale sta rispondendo in modo adeguato: c’è accordo a livello internazionale sul fatto che la guerra di aggressione sia vietata”.
Tra gli ex leader presenti, anche l’ex presidente ucraino Viktor Yushchenko: “Quando parliamo di vittoria dobbiamo essere convinti al 100% che la vittoria ci sarà. Una vittoria che includa la vittoria contro Putin e il suo regime”. Nella questione ucraina è stata più volta chiamata in causa la Cina e il suo ruolo come grande potenza: “Qualcuno nel panel precedente ha detto che Taiwan è la prossima Ucraina, questo è assurdo, le due situazioni non sono paragonabili. Taiwan è un affare interno alla Cina, mentre il conflitto ucraino è un affare tra due Paesi sovrani, Russia e Ucraina. Le stesse persone che chiedono rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, parlando di Taiwan violano la politica di ‘un’unica Cina’. Questo è un tipico doppio standard” a cui Pechino si oppone, ha detto Wu Hongbo, rappresentante speciale del governo cinese per gli Affari europei ricordando che Pechino “lavora e continuerà a lavorare per la pace”.
Tornando al tema dell’energia Aliyev ha rimarcato che l’Azerbaigian ha “già cambiato la mappa dell’energia dell’Europa. Siamo un partner affidabile che esporta greggio, gas, elettricità, prodotti petrolchimici” e “continueremo ad aumentare le esportazioni di gas verso l’Europa”, anche grazie al potenziamento “dei nostri gasdotti come per il Tap che passerà da 10 a 20 miliardi di metri cubi”. “Nel 2019 abbiamo esportato 19 miliardi di metri cubi, quest’anno saranno oltre 24 miliardi e la metà, almeno la metà, andrà all’Europa. E questo ha aiutato e continuerà ad aiutare i consumatori europei ad avere accesso al gas naturale tenendo conto dell’attuale situazione geopolitica”.
Ma il tema energetico è andato anche oltre: l’Azerbaigian, infatti, ha in programma di costruire un corridoio di energia verde “Caspian-Europe”, ha detto il ministro dell’Energia Parviz Shahbazov spiegando che “l’obiettivo è fornire energia verde dall’Azerbaigian all’Europa”. A margine dell’evento parlando ad askanews, Shahbazov ha anche aggiunto un invito alle aziende italiane nel settore delle rinnovabili: dopo la firma del contratto tra Ansaldo Energia e Azerenerji, il più grande produttore di energia elettrica dell’Azerbaigian “auspico che ci sarà cooperazione con le aziende italiane nel settore dell’energia verde”.
Ansaldo Energia fornirà quattro turbine a gas AE94.3A per la centrale di Mingachevir, per un valore di oltre 160 milioni di euro. Il potenziale eolico offshore nel Mar Caspio è di 157 gigawatt a cui si aggiungono 40 gigawatt onshore.
Altro tema affrontato nel corso del Forum è stato quello della salute e della necessità che sia accessibile a tutti. Oltre all’invito del direttore generale dell’Oms Tedros a non considerare la spesa in sanità come un lusso ma come un investimento per uno sviluppo sempre più sostenibile, di interesse è stato l’intervento dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che ha illustrato due dei settori di ricerca legati alla medicina e all’energia atomica. L’Aiea “è nota soprattutto per le minacce legate a diversi Paesi” come la Corea del Nord, l’Iran o l’Ucraina, ma l’Aiea si occupa del nucleare anche in altri settori, in particolare quello della salute, ha spiegato Najat Mokhtar, vice direttore generale dell’Aiea.
Mokhtar ha voluto sottolineare due dei settori su cui investe l’Aiea: da una parte “l’accesso” alla medicina nucleare per la prevenzione e la cura di malattie come il cancro e dall’altra la prevenzione di nuove pandemie. “Lavoriamo a un programma con la Fao e gli stati membri per rafforzare i laboratori veterinari, un’area poco finanziata e negletta, non dimetichiamo che il Covid è arrivato dall’ambiente e dagli animali. Per questo creiamo la più grande rete di laboratori veterinari che possa sorvegliare cosa accade nel settore dei patogeni animali e evitare che ci sia il salto. Non abbiamo la soluzione magica ma stiamo facendo la nostra parte”.
Con i discorsi dei presidenti albanese Bajram Begaj e bulgaro, Rumen Radev, che hanno partecipato alla serata di gala finale, si è chiusa la decima edizione che ha posto l’accento sull’interconnessione sempre più forte tra le varie parti del pianeta, legate dal multilateralismo, dai fora regionali, dai legami economici, dagli accordi energetici. Uno scenario in cui Baku si presenta come l’esempio perfetto di ponte e di luogo di incontro e di dialogo tra Europa, Asia, Russia e Medio Oriente, guardando al Continente africano e alle necessità e opportunità che presenta.
(Di Daniela Mogavero)

Vent’anni senza Giorgio Gaber, esce speciale numero monografico

Vent’anni senza Giorgio Gaber, esce speciale numero monograficoRoma, 12 mar. (askanews) – “Gaber racconta se stesso” è la nuova rivista monografica edita da Sprea Editori, lo speciale numero monografico, con contenuti d’epoca, recensioni, foto, articoli e interviste, realizzato per celebrare il ventennale dalla scomparsa del Signor G. e volto a ricordare il lavoro di uno dei più grandi artisti del nostro tempo.
Il volume da collezione che uscirà in edicola con una preziosa copertina con lavorazione rossa a caldo, verrà messo in commercio anche nello store dell’editore, sia in formato cartaceo che digitale e sarà disponibile nelle principali piattaforme di magazine.
“Gaber racconta se stesso” esce a vent’anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber (mancò il 1 gennaio 2003). “Quando Sprea Editori ci ha proposto di collaborare a questa pubblicazione, la Fondazione Gaber non ha esitato un attimo e ha aderito al progetto che si inserisce in una serie di eccellenti pubblicazioni monografi che dedicate ai protagonisti dello spettacolo. Un progetto di cui siamo orgogliosi e che non sarebbe potuto nascere senza la competenza, la cura e la passione di tutti i professionisti che vi hanno collaborato. A tutti loro va il nostro più sentito ringraziamento al quale, ne siamo certi, si unirà anche quello dei lettori”, racconta Paolo Dal Bon, Presidente della Fondazione Gaber.
“Ho fortemente voluto pubblicare questo volume per commemorare la figura di Giorgio Gaber. Sono felicissimo della proficua collaborazione che abbiamo avuto con la Fondazione e con Dalia Gaberscik, che hanno permesso di realizzare una monografia davvero imperdibile, ricca di frammenti e documenti che rivelano un Gaber inedito, che il grande pubblico che passa per l’edicola potrà scoprire e apprezzare”, racconta Alessandro Agnoli, CEO Sprea Editori.

Saudi Aramco, utile record nel 2022, aumentato del 47%

Saudi Aramco, utile record nel 2022, aumentato del 47%Roma, 12 mar. (askanews) – Saudi Aramco ha registrato un utile record di 161 miliardi di dollari nel 2022 e ha aumentato il dividendo sul risultaro di un anno tumultuoso per il mercato dell’energia che ha consentito al colosso petrolifero saudita, il più grande produttore di greggio al mondo, di fare cassa.
La compagnia statale dell’Arabia Saudita ha dichiarato di aver venduto più petrolio rispetto al 2021, di aver migliorato i margini di raffinazione e di aver beneficiato del rialzo dei prezzi del greggio, che hanno contribuito al balzo del 47% dell’utile netto al massimo da quando la società ha iniziato a pubblicare i risultati dopo la quotazione nel 2019.
Gli enormi profitti di Saudi Aramco completano la serie di risultati record per le più grandi compagnie petrolifere e gasiere del mondo dopo che i prezzi dei combustibili fossili sono aumentati vertiginosamente lo scorso anno a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Shell ha riportato utili di quasi 40 miliardi di dollari, i più alti nei suoi 115 anni di storia, mentre ExxonMobil ha realizzato profitti per 55,7 miliardi di dollari, il massimo mai raggiunto da una compagnia petrolifera occidentale.
Saudi Aramco è il più grande produttore mondiale di greggio e una delle poche società con capacità produttiva in eccesso che può essere utilizzata dal governo dell’Arabia Saudita per aumentare o diminuire l’offerta in linea con la domanda globale. Ha aumentato la produzione fino al 2022, prima che l’Arabia Saudita, in accordo con altri membri del cartello Opec, sfidasse la pressione degli Stati Uniti e tagliasse la produzione a novembre in risposta a presunte prospettive più deboli per la domanda.
L’anno scorso ha prodotto 11,5 milioni di barili al giorno di greggio e altri idrocarburi liquidi, che rappresentano circa il 10% dell’offerta mondiale di greggio.
Mentre molti rivali hanno rallentato gli investimenti nell’estrazione di petrolio nel tentativo di ridurre le proprie emissioni, Saudi Aramco è una delle poche società che investe nell’aumento della sua capacità di produzione massima, da 12 milioni di barili al giorno a 13 milioni. La spesa in conto capitale totale nel 2022 è aumentata del 18% su base annua, a 37,6 miliardi di dollari, rispetto ai 24,8 miliardi di dollari spesi da Shell. Saudi Aramco prevede di spendere dai 45 ai 55 miliardi di dollari nel 2023.
Amin Nasser, amministratore delegato, ha affermato che i “rischi di sottoinvestimento” nella produzione di petrolio e gas sono reali e stanno già contribuendo all’aumento dei prezzi. “Per sfruttare i nostri vantaggi unici su larga scala ed essere parte della soluzione globale, Aramco ha intrapreso il più grande programma di spesa in conto capitale della sua storia”, ha affermato.
Il free cash flow delle attività è stato di 148,5 miliardi di dollari, rispetto ai 107,5 miliardi nel 2021.
Aramco ha aumentato il suo dividendo, uno dei più ricchi al mondo, del 4% per il quarto trimestre a 19,5 miliardi di dollari, da pagare entro la fine di marzo. Il payout è una fonte vitale di entrate per il governo dell’Arabia Saudita, che detiene ancora direttamente il 94% delle azioni di Saudi Aramco. Ha offerto in borsa poco meno del 2% delle azioni della società nel dicembre 2019 e l’anno scorso ha collocato un altro 4% presso fondo sovrano saudita.

Lodi, Rä Di Martino a Platea: un set per un tramonto in vetrina

Lodi, Rä Di Martino a Platea: un set per un tramonto in vetrinaLodi, 12 mar. (askanews) – Un’opera ispirata al mondo del cinema, ma che crea una sorta di tramonto perpetuo in centro a Lodi. È il nuovo progetto di Platea – Palazzo Galeano che ha portato nella città lombarda l’installazione “Play” di Rä Di Martino.
“Io lavoro molto con il cinema e con tutto ciò che sono i mezzi che creano la finzione – ha detto l’artista ad askanews – e in questo caso i protagonisti sono le cose che stanno dietro le quinte, ossia gli attrezzi che creano l’atmosfera, la luce, la fotografia. Non c’è una storia, non c’è il film, ma ci sono solo le attrezzature”.
E quindi nella vetrina affacciata sul centro storico si trovano stativi, luci colorate e pellicole, quelle attrezzature che, alla fine, hanno lo scopo di creare un’atmosfera fittizia, che diventa vera nella proiezione del racconto. “La nostra riflessione in questi tre anni, l’input che è stato dato ai curatori e agli artisti come tema – ci ha spiegato Carlo Orsini, direttore artistico di Platea – è il rapporto tra natura e artificio. E l’opera di Ra di quest’anno centra precisamente questo nostro tema”.
Tipica del progetto lodigiano è anche la collocazione neutra, ossia lo sfruttare una vetrina che non ha particolari connotazioni museali e quindi gioca su più piani. “Chi passa – ha aggiunto Rä Di Martino – non è solo un pubblico di arte, ma è un pubblico anche casuale. Spero che, anche non capendo di cosa si tratta, ci sia il rimando di un’atmosfera, di un calore che ricorda qualcos’altro, ma che non sai cos’è. E allo stesso tempo può piacere anche esteticamente”.
L’esposizione a Platea è organizzata in collaborazione con la Galleria Valentina Bonomo di Roma.