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Ucraina, Meloni a Bucha: l’Italia è con voi fino alla fine

Ucraina, Meloni a Bucha: l’Italia è con voi fino alla fineBucha, 21 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto tappa a Bucha, la città diventata simbolo dell’invasione russa in Ucraina. Qui, nei primi giorni di marzo del 2022, i russi che cercavano di raggiungere Kiev uccisero circa 400 persone.
A Bucha la prima tappa è la chiesa ortodossa di Sant’Andrea. Meloni ha deposto una corona di fiori per le vittime delle fosse comuni e visitato la chiesa dove c’è un’esposizione fotografica sulla guerra.
“L’Italia era con con voi dall’inizio e lo sarà fino alla fine”, ha detto Meloni al procuratore di Bucha, aggiungendo: “Avete tutto il nostro supporto”. “Combatteremo per voi e per la vostra libertà”, ha assicurato.
Subito dopo Meloni ha visitato Irpin, accolta dal sindaco Oleh Bondar, per una visita della città e dei luoghi più colpiti dalle bombe. Meloni consegnerà materiali civili di aiuto, in particolare due generatori elettrici (parte di un lotto di 52 donati dal governo italiano, con una spesa di 666 mila euro), a supporto di strutture strategiche. Sul posto anche due dei 45 mezzi Iveco donati dalla Protezione civile italiana all’Ucraina.

Tosatti in HangarBicocca: come invertire la freccia del tempo

Tosatti in HangarBicocca: come invertire la freccia del tempoMilano, 21 feb. (askanews) – Gian Maria Tosatti e la pittura, intesa come indagine sullo spirito di una generazione, come sentimento del tempo che è trascorso. In Pirelli HangarBicocca apre la mostra “NOw/here”, curata da Vicente Todolì, che porta nello spazio milanese due cicli di dipinti realizzati nel 2022 e 2023 per comporre quella che lo stesso Tosatti definisce una “retrospettiva sentimentale”. Dopo avere visto i suoi ambienti, il suo lavoro sullo spazio, magistralmente interpretato per esempio nel Padiglione Italia all’ultima Biennale Arte, qui il quadro cambia, prende un’altra postura spirituale (aggettivo che per Tosatti ha molto senso usare) e apre una prospettiva inattesa sul lavoro di un artista capace di muoversi tra le pratiche e tra i luoghi.
Quando si entra nello spazio dello Shed, il primo volume espositivo dell’HangarBicocca, si ha subito la sensazione di essere “con” Gian Maria Tosatti, seppure quello che vediamo non sia la mostra di Tosatti che in molti si sarebbero aspettati. E il perché di questo riconoscimento inconscio lo spiega, in un certo senso, anche lui stesso: “È una mostra di sudari – ci ha spiegato – che ci siamo tolti di dosso, sono tracce del passato e di ciò che abbiamo fatto per esempio in Ucraina, in Turchia o in Russia, perché questi sentimenti hanno abitato tutti noi che abbiamo girato in questa Europa in fiamme”. Tutto si tiene nel mondo di Tosatti e si tiene anche nella narrativa che lui stesso costruisce intorno al lavoro, oggi come nei progetti precedenti. “L’artista è vuoto come uno specchio – ha aggiunto parafrasando un suo titolo – e ciò che rimane è una serie di tracce, ferite, sanguinamenti, illuminazioni che raccoglie nel corso dei suoi viaggi”.
“Ho fato una mostra di pittura a 43 anni – ha detto ancora Tosatti – quando probabilmente non se la aspettava nessuno. I Ritratti in oro e ruggine che ho portato qui sono ritratti dello spirito della nostra generazione, intesi come traccia del sentimento del tempo che ho raccolto lungo le strade che ho battuto, che sono un luogo importante per me”. E quella sensazione di luogo che da sempre associamo al suo lavoro, qui torna in una forma imprevista, torna nei grandi dipinti in grafite e carboncino che, se possibile, ampliano ulteriormente la natura dei progetti precedenti. Viene in mente la teoria dell’influenza letteraria per come la intendeva Borges, ossia con gli autori del futuro che influenzavano quelli del passato, e non viceversa. In un certo senso la stessa “inversione di polarità” accade nella mostra milanese. La freccia del tempo cambia direzione, pur procedendo avanti sempre.
Il racconto che Tosatti fa di sé e del suo lavoro, con grande consapevolezza e a volte anche con qualche potenziale ridondanza, va necessariamente accostato al lavoro in sé, il primo, ovviamente, esiste solo nella misura in cui esiste e funziona il secondo. È questo il punto che a volte il sistema dell’arte nostrano finge di non capire, focalizzandosi su certe esteriorità e lasciando meno spazio all’interiorità, che è profonda e decisiva se si vuole fare anche un discorso critico onesto. Perché, che piaccia o meno, nella ricerca di Tosatti c’è un indiscutibile afflato di onestà, sulle cui manifestazioni, trattandosi di arte contemporanea, sono naturalmente ammissibili tutte le interpretazioni. Ma alle manifestazioni bisogna arrivare, altrimenti sfugge il punto del discorso.
“L’artista deve fare un passo dopo l’altro – ha detto ancora Tosatti – e deve mettere a rischio tutto quello che ha fatto fino a quel momento. L’artista deve sorprendere innanzitutto se stesso. Se non è soffocato dalle pressioni del mercato ogni artista vuole cercare nuove strade. Il passato ce lo portiamo sempre dietro, ma volevo pensare a una retrospettiva che fosse non un passo indietro, ma un passo ulteriore”. In quest’ottica i dipinti di oggi portano in loro stessi venti anni di lavoro, hanno piena consapevolezza dello spirito del tempo, il loro e il nostro. Per questo “NOw/here”, con le possibili due letture del titolo: da nessuna parte oppure qui e ora, è una retrospettiva, che però presenta lavori nuovi, e giocando su questa apparente impossibilità diventa possibile. Diventa reale e, permettetecelo, diventa “vera”.
(Leonardo Merlini)

Vino, Bricolo: accelerare con Vinitaly su promozione integrata in Giappone

Vino, Bricolo: accelerare con Vinitaly su promozione integrata in GiapponeMilano, 21 feb. (askanews) – Accelerare sulla promozione integrata e di sistema per efficientare la promozione del vino italiano in Giappone, evitando frammentazione e dispersione di risorse. È l’unità di intenti emersa oggi a Tokyo nella penultima tappa del Road show globale realizzato da Veronafiere-Vinitaly in collaborazione con Ice Agenzia e con la partecipazione unitaria dei principali player istituzionali del nostro Paese nel Sol Levante: l’Ambasciata d’Italia a Tokyo, la Camera di Commercio italiana in Giappone e il supporto della Fondazione Italia Giappone.
“Stiamo gettando le basi per un progetto di promozione del vino italiano in Giappone a medio e lungo termine, con Vinitaly che conferma il ruolo di brand collettivo su scala globale” ha dichiarato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo davanti ad una platea di oltre 50 top buyer, stakeholder del vino e rappresentanti istituzionali. “Questa campagna straordinaria, fortemente voluta dalla nuova governance della Spa fieristica, punta non solo al potenziamento dell’incoming già dalla prossima 55esima edizione di Vinitaly (che si terrà dal 2 al 5 aprile) ma a realizzare un efficace programma di promozione unitaria a favore del vino italiano”.
Sul fronte dei dati annunciati nel corso della presentazione del prossimo Vinitaly, si registra una chiusura d’anno molto positiva per il vino italiano in Giappone, con una crescita in volume a +18,4% nel 2022, esattamente il doppio rispetto al totale delle importazioni di vino dal Sol Levante (+9,2%). Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, la performance italiana nel sesto mercato importatore al mondo (nel 2021 Tokyo ha scavalcato Pechino nel ranking mondiale), è particolarmente positiva sia nelle importazioni di vini fermi imbottigliati, in particolare rossi, che hanno chiuso a 165 milioni di euro (+25%), che per gli spumanti, a +26% (44 milioni di euro il controvalore). Il totale import di vino italiano in Giappone chiude così il 2022 con un valore complessivo di 278 milioni di euro, al secondo posto tra i Paesi fornitori dietro a una Francia che da sola supera la soglia di un miliardo di euro di ordini dal Sol Levante.
“L’Italia è il secondo esportatore al mondo di vini ma questo primato non è confermato in Asia, dove altri Paesi riescono a vendere quantità maggiori, nonostante una varietà e un rapporto qualità-prezzo generalmente inferiori a quello dei vini italiani” ha commentato il presidente della Camera di Commercio Italiana in Giappone, Rosario Pedicini, sottolineando che “i produttori italiani sono spesso troppo piccoli per approcciare da soli mercati complessi come quelli asiatici e il sistema Italia, di cui la Camera di Commercio italiana in Giappone è parte attiva, è al fianco dei produttori per migliorare il posizionamento in Giappone”.
“In questo momento è fondamentale creare sinergie in uno spirito di sistema Paese” ha affermato l’ambasciatore italiano, Gianluigi Benedetti, aggiungendo che “la presenza in questa tappa di Vinitaly dell’Ambasciata, di Ice Agenzia, della Camera di Commercio insieme al sistema fieristico italiano rappresentato da Veronafiere è un segno evidente della determinazione di fare bene e di lavorare insieme a sostegno del tessuto produttivo italiano”. “Gli operatori giapponesi amano il vino italiano, amano l’Italia e amano Verona: credo che tutte le iniziative Ice, realizzate nel settore dei vini, possano essere fatte in collaborazione con Vinitaly” ha detto la direttrice della sede Ice Agenzia di Tokyo, Erica Di Giovancarlo, evidenziando che “questo aiuterebbe ad aumentare la potenza dell’Italia perché solo ragionando come sistema si riesce a battere la concorrenza”.
Il Roadshow di Vinitaly si chiuderà il 23 febbraio in Corea del Sud.

Opposizioni ancora sul piede di guerra contro Delmastro: si dimetta

Opposizioni ancora sul piede di guerra contro Delmastro: si dimettaRoma, 21 feb. (askanews) – Le opposizioni tornano sul piede di guerra e minacciano l’Aventino in Parlamento se non si dimette il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro finito nella bufera per il caso Cospito. “Se oggi pomeriggio a seguire i lavori del Senato ci sarà il sottosegretario alla Giustizia Delmastro Delle Vedove, noi abbandoneremo l’aula – fanno sapere i senatori del M5s -. Sarebbe una provocazione inaccettabile da parte del governo, le responsabilità di Delmastro sono gravi e evidenti, a queste si aggiunge il fatto che è indagato dalla magistratura. Delmastro deve lasciare il suo incarico di sottosegretario, lui e tutto l’Esecutivo ne prendano atto”.
“Lo avevamo già annunciato, comunicato a FdI e lo ribadiamo oggi: non parteciperemo a nessuna seduta di aula o commissione dove sarà presente il sottosegretario Delmastro in rappresentanza del governo”, fa sapere su Twitter la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.

Contrasto povertà: 7 mln per iniziative con Fondazioni di Comunità

Contrasto povertà: 7 mln per iniziative con Fondazioni di Comunità

Da Fond. Cariplo, Fond. Peppino Vismara e Fondo Intesa Sanpaolo

Milano, 21 feb. (askanews) – Selezionati i primi progetti di contrasto alla povertà, frutto della co-progettazione territoriale promossa da Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e Fondo Beneficenza di Intesa Sanpaolo. I progetti, finanziati con oltre 7 milioni di euro, partiranno nel corso del 2023, e sono stati elaborati nel quadro di un’iniziativa condotta in collaborazione con le Fondazioni di Comunità attivate e sostenute da Fondazione Cariplo.
“Attraverso la co-progettazione vogliamo contrastare la povertà e allo stesso tempo rafforzare la capacità dei soggetti del territorio di lavorare insieme su obbiettivi condivisi. Questo è sempre più necessario per rispondere ai bisogni delle persone e delle comunità, che esprimono problematiche differenziate che vanno lette e intercettate sempre più “da vicino” – dice Giovanni Fosti, presidente Fondazione Cariplo – Le progettualità finanziate in questa prima tranche sono molto diverse tra loro proprio perché nascono da una combinazione di bisogni e di risorse attorno alle povertà che il singolo territorio ritiene oggi più urgenti. Per sostenere e rafforzare questa rete, che diventa una vera e propria infrastruttura sociale del territorio, è determinante la convergenza di altri attori istituzionali, che come Intesa Sanpaolo e Fondazione Peppino Vismara, riconoscano questo come un investimento cruciale per il Paese”.
“Intesa Sanpaolo con il proprio Fondo di Beneficenza – aggiunge Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo – sostiene la linea di intervento Co-progettazione territoriale in piena sintonia con la Fondazione Cariplo e la Fondazione Peppino Vismara per il contrasto alla povertà. In un contesto in cui il divario sociale continua ad ampliarsi il Fondo fornisce un apporto determinante al raggiungimento degli obiettivi sociali del Piano di Impresa 2022-2025 del Gruppo per contribuire al contrasto dei problemi legati alle situazioni di fragilità e alle disuguaglianze”.
Fondazione Cariplo, Fondazione Peppino Vismara e il Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo hanno attivato, a partire dal 2021, una linea di azione finalizzata al sostegno di progetti di contrasto alla povertà in Lombardia e nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. All’interno di questo percorso, le Fondazioni di Comunità hanno assunto il compito di sollecitare l’attivazione dei rispettivi territori di riferimento, occupandosi di intercettare le istanze locali e aggregare tra loro soggetti pubblici, privati e del privato sociale, con l’obiettivo di progettare e realizzare interventi calibrati sulle necessità reali delle persone e delle famiglie.
Le risorse messe a disposizione dalle tre istituzioni ammontano complessivamente a 11 milioni di euro, di cui 6,2 milioni da Fondazione Cariplo, 3,3 milioni dal Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo e 1,65 milioni da Fondazione Peppino Vismara.
La prima tranche di 22 progetti selezionati garantisce contributi per oltre 7 milioni di euro ai territori di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lodi, Mantova, Milano città, Nord Milano, Pavia, Sondrio, Ticino Olona e Varese, per sostenere interventi di sistema realizzati dalle reti di soggetti pubblici e del privato sociale che ogni Fondazione di Comunità ha accompagnato e coordinato in fase di progettazione.
Nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola l’emersione delle reti e l’elaborazione di progetti di contrasto alla povertà sono avvenute nell’ambito del bando “Reti territoriali contro la povertà”. Il bando ha permesso di selezionare 5 progetti che saranno realizzati nelle due province piemontesi che rientrano nel territorio di competenza di Fondazione Cariplo, e che beneficeranno di contributi complessivi pari a 399.000 euro per la provincia di Novara e 453.000 euro per il Verbano-Cusio-Ossola.
Il quadro degli interventi a contrasto alla povertà si completa con le iniziative, avviate già nel 2021, nei territori di riferimento delle Fondazioni di Comunità di Monza e Brianza e di Lecco, a cui sono stati concessi contributi a incremento dei rispettivi fondi “Contrasto alle nuove povertà” e “Aiutiamoci nel Lavoro” che, attraverso i Comitati di Gestione, prevedono l’attivazione di un’ampia e qualificata rete di soggetti del territorio.
La lotta alla povertà è uno degli obiettivi strategici che indirizzeranno l’attività filantropica di Fondazione Cariplo nel 2023. Anche il tema delle partnership è sempre più strategico per intraprendere azioni che facciano convergere know-how e risorse verso finalità comuni. In questa cornice vanno inquadrate alcune scelte per l’anno in corso: è previsto un ulteriore impegno di 2,5 milioni di euro, a cui si aggiungerà 1 milione di euro di Fondazione Peppino Vismara, per il Programma QuBì, finalizzato al contrasto della povertà minorile nella città di Milano; inoltre, per affrontare la povertà educativa, Fondazione Cariplo ha destinato oltre 11 milioni di euro al “Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile”, nato nel 2016 dall’alleanza tra Fondazioni di origine bancaria, Terzo Settore e Governo con l’obiettivo di supportare progetti educativi a favore di bambini e ragazzi in condizione di fragilità; altri 13,4 milioni di euro andranno al “Fondo per la Repubblica digitale”, frutto di una nuova partnership tra Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Ministero dell’economia e delle finanze ed ACRI (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria) per sostenere progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale; infine, circa 20 milioni di euro saranno assegnati ai progetti realizzati in collaborazione con le 16 Fondazioni di comunità operanti in Lombardia.

Wwf, siccità è problema strutturale. Bisogna preservare l’acqua

Wwf, siccità è problema strutturale. Bisogna preservare l’acquaRoma, 21 feb. (askanews) – La siccità è ormai un problema strutturale, è uno dei prezzi che paghiamo al cambiamento climatico. Dobbiamo prepararci a una realtà nuova, caratterizzata anche da una riduzione della disponibilità idrica media annua del 19% dell’ultimo trentennio rispetto al precedente (ISPRA, 2022) e cambiare, anche ponendo rimedio agli errori del passato a cominciare dagli sprechi e dalle perdite della rete di distribuzione (oggi fino al 40%) e nelle case, dove gli italiani sono campioni d’Europa di spreco (220 litri in media abitante al giorno). Dobbiamo anche ridurre il fabbisogno di acqua in agricoltura che utilizza oggi il 60% della risorsa acqua disponibile. A lanciare l’allarme è il Wwf.
Secondo l’associazone invece di intervenire sugli effetti, si deve intervenire sulle cause attraverso una strategia ad ampio raggio che dovrebbe avere al centro un adeguato Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, basato sulle più aggiornate conoscenze ed esperienze realizzate in Europa utilizzando soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions) per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, per favorire processi di autodepurazione e per ridurre in generale la vulnerabilità del nostro territorio.
Per il Wwf resta prioritaria la necessità non procrastinabile, richiamata anche nell’ultimo rapporto dagli scienziati dell’IPCC, di abbattere rapidamente le emissioni di gas climalteranti, per scongiurare il pericolo che la situazione divenga tale da rendere impossibile fronteggiare la crisi climatica e adattarsi. Occorre poi ridare centralità alle Autorità di Bacino perché ci sia una regia unica che rediga e/o aggiorni i “bilanci idrici” per riprogrammare gli usi dell’acqua in base alla reale disponibilità della risorsa e alle priorità.
Rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, evitando o riducendo drasticamente utilizzi inopportuni in un’ottica di adattamento ai cambiamenti climatici, come per la neve artificiale (la stagione sciistica ormai si protrae fino a maggio quando l’agricoltura è già da un paio di mesi bisognosa d’acqua).
Necessario poi combattere lo spreco, ammodernando la rete di distribuzione per uso civile dell’acqua e migliorando sempre più i sistemi di irrigazione; e incentivare il risparmio idrico anche attraverso politiche di premialità. Ridurre il consumo di suolo che avanza ad un ritmo di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, avviando anche azioni di recupero e ripristino ambientale. Rinaturalizzare i fiumi e la rete idrica superficiale, tutelando e ripristinando le fasce ripariali e le zone umide, ricreandone di nuove per tutelare la biodiversità ma anche come bacini da utilizzate per contrastare periodi di stress idrico. Incrementare le infrastrutture verdi all’interno delle aziende agricole (filari di siepi e alberate, fasce tampone, stagni, ecc.) che aumentano la ritenzione idrica dei terreni agricoli.
Per l’associazione bisogna puntare sull’agroecologia. Per ridurre la dipendenza dall’acqua della nostra agricoltura – seuggerisce il Wwf – andrebbero incentivate l’agricoltura biologica e le altre pratiche agricole che incrementano la sostanza organica nel suolo che trattiene l’acqua (cover-crops, sovesci, non lavorazione del terreno tramite la semina su sodo, ecc.) e privilegiare le colture che richiedono una ridotta irrigazione.
Il proliferare di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari, dettati dall’emergenza, derogando dalla pianificazione ordinaria e dai suoi vincoli territoriali, – avverte il Wwf – rischia di peggiorare la situazione aggravando il bilancio idrico complessivo degli ecosistemi e delle falde. Gli invasi devono essere ricaricati e con l’andamento delle precipitazioni rischiamo di realizzare solo cattedrali nel deserto. È prioritario realizzare un censimento degli invasi già presenti sul territorio e dei loro attuali usi e gestori per incrementare la loro efficienza. Privilegiare in ogni caso i piccoli invasi diffusi sul territorio invece dei grandi bacini idrici montani che sottraggono acqua a tutto il bacino idrografico sottostante.

Medici e dirigenti sanitari: 1 su 3 disposto a cambiare lavoro

Medici e dirigenti sanitari: 1 su 3 disposto a cambiare lavoro

Indagine Anaao-Assomed, fascia età più in crisi tra i 45 e i 55 anni.

Roma, 21 feb. (askanews) – Più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria vita di relazione o familiare. Un sintomo inequivocabile di quanto il lavoro ospedaliero sia divenuto causa di sofferenza e di alienazione. Una insoddisfazione che cresce con l’aumentare della anzianità di servizio e delle responsabilità, tanto che i giovani medici in formazione (24,6%) si dichiarano meno insoddisfatti dei colleghi di età più avanzata (36,5%), tra i quali si raggiunge l’apice nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni, un periodo della vita lavorativa in cui si aspetta quel riconoscimento professionale che il nostro sistema, però, non riesce a garantire.
Questi i principali risultati della survey condotta dall’Anaao Assomed cui hanno risposto 2130 tra medici e dirigenti sanitari.
“Possono sembrare risultati scontati – sottolinea il sindacato medico – ma oggi più che mai è importante controllare e misurare la temperatura dell’insoddisfazione che serpeggia nelle corsie ospedaliere fra i colleghi riguardo alle condizioni del loro lavoro, anche perchè dal CCNL ai nastri di partenza attendiamo risposte alle necessità e alle aspirazioni dei medici e dirigenti sanitari del nostro Paese. Comprendere i motivi di un disagio diffuso, e prospettare possibili soluzioni, può contribuire a rallentare l’esodo dei medici ospedalieri verso il settore convenzionato o privato o verso l’estero, nonchè a evitare forme di ‘uberizzazione’ dell’attività medica che contribuisce a generare contratti a cottimo tanto ricchi quanto poco chiari sulle norme e sulla sicurezza”.
Per quanto riguarda i cambiamenti desiderati nel lavoro, il podio è occupato da incrementi delle retribuzioni con il 63,9 % delle risposte, e da una maggiore disponibilità di tempo con il 55,2%, con una prevalenza del fattore tempo per le donne (39,5%) sugli uomini (47,56%) che invece mirano, in maggiore misura, a retribuzioni più adeguate. Si evidenzia anche come per gli over 65 (15,8%) sia prioritaria una maggiore sicurezza rispetto ai colleghi più giovani (6,3%). Al contrario, l’esigenza dei giovani di una maggior disponibilità di tempo per la famiglia e il tempo libero è più alta (37,9 %) rispetto ai colleghi con maggior anzianità di servizio (27,6%). In generale aumento delle retribuzioni e del tempo libero hanno un peso maggiore nelle aspettative rispetto alla progressione di carriera.
“La domanda finale sul futuro del proprio lavoro registra risposte che rappresentano il segnale più inquietante della crisi della più antica professione di cura: il 36%, ovvero quasi 1 su 3, specie nelle classi di età tra i 45 e i 55 anni, appare disposta a cambiare il lavoro attuale. Il 20% degli intervistati si dichiara ancora indeciso, segno del fatto che almeno una volta si è interrogato sul futuro della professione e sul suo ruolo all’interno del sistema. Forte è il rischio che, procedendo la sanità pubblica per la impervia strada del definanziamento e della privatizzazione, vadano ad accrescere le fila delle migliaia di desaparecidos che già oggi abbandonano la professione in cerca di altri lidi o, perché no, di altri lavori”. Per Anaao-Assomed “serve una profonda riprogrammazione strategica delle politiche sanitarie, un cambio di paradigma che realizzi un netto investimento sul lavoro professionale, che nella sanità pubblica rappresenta il capitale più prezioso. Altrimenti anche il Pnrr rappresenterà la ennesima occasione perduta”.

La vita di Matteo Messina Denaro in un film per il cinema

La vita di Matteo Messina Denaro in un film per il cinemaRoma, 21 feb. (askanews) – La vita di Matteo Messina Denaro arriva al cinema con Bamboo Production. La società di Marco Belardi ha acquistato i diritti del libro “U Siccu” di Lirio Abbate (edito da Rizzoli) e ne realizzerà un film per il grande schermo. Sarà una produzione imponente e la regia sarà affidata a un importante regista italiano.
Lirio Abbate, giornalista in prima linea nella lotta alla mafia, delinea nel suo libro – 10.000 copie vendute – il complesso ritratto del latitante più pericoloso d’Italia: il giovane amante del lusso e il “fimminaro” delle notti palermitane; il killer spietato, il boss, lo stratega, il mafioso che ha avallato e curato la scelta stragista di Cosa Nostra negli anni Novanta. E poi il padre, il latitante imprendibile, l’affarista che ha stretto legami indissolubili con la politica, l’imprenditoria e la massoneria.
Mostrando il ruolo che il boss ha avuto nelle gerarchie mafiose, il libro spiega perché la cattura di Matteo Messina Denaro, depositario dei segreti della mafia, riveste un passo decisivo per sconfiggere Cosa Nostra.

“Obiettivo Terra 2023”, ultimi giorni per partecipare al concorso

“Obiettivo Terra 2023”, ultimi giorni per partecipare al concorsoRoma, 21 feb. (askanews) – Ancora pochi giorni per iscriversi alla 14a edizione di “Obiettivo Terra” 2023, il concorso di fotografia geografico-ambientale promosso da Fondazione UniVerde e Società Geografica Italiana, dedicato alla difesa, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio ambientale e, con essi, del paesaggio, dei borghi, delle peculiarità e delle tradizioni enogastronomiche, agricole, artigianali, storico-culturali e sociali dei Parchi Nazionali, Regionali, Interregionali, delle Aree Marine Protette, delle Riserve Statali e Regionali. Un omaggio all’Italia, Paese leader in Europa per la biodiversità di flora e fauna e a Madre Terra: obiettivo del contest è quello di promuovere la diffusione di un modello di turismo ecosostenibile e responsabile e la concreta transizione all’economia circolare.
La cerimonia di premiazione del concorso si terrà a Roma il 21 aprile 2023 in occasione della vigilia della 54a Giornata Mondiale della Terra (22 aprile 2023). Obiettivo Terra 2023 è promosso con la main partnership di Cobat, la grande piattaforma italiana dell’economia circolare, e con la digital partnership di Bluarancio. I fotoamatori possono ancora partecipare entro il 3 marzo 2023 (data di chiusura del concorso, in concomitanza della 10° Giornata mondiale della Fauna selvatica), inviando un’immagine a colori scattata in un Parco Nazionale, Regionale, Interregionale, in un’Area Marina Protetta o in una Riserva, Statale o Regionale.
“Premio Mother Earth Day”: al vincitore di “Obiettivo Terra” 2023, oltre al primo premio di 1.000 euro e all’onore di veder esposta al pubblico la gigantografia della propria foto in una delle piazze centrali di Roma, sarà donata una targa ricordo dai soggetti promotori e dedicata la copertina del volume “Obiettivo Terra 2023: l’Italia amata dagli italiani”.
IL CONTEST – È aperto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, residenti o domiciliati in Italia che abbiano compiuto i 18 anni di età entro il 3 marzo 2022. La partecipazione è totalmente gratuita, basterà registrarsi sul portale www.obiettivoterra.eu e caricare una fotografia a colori, secondo le caratteristiche tecniche previste dal regolamento del concorso. È ammessa la candidatura di una sola foto per partecipante.

Recupero uso braccio dopo ictus, l’esperto: bene studio ma non risolutivo

Recupero uso braccio dopo ictus, l’esperto: bene studio ma non risolutivoRoma, 21 feb. (askanews) – “Lo studio sperimentale condotto dall’Università di Pittsburgh, dalla Carnegie Mellon University e da UPMC (University Pittsburgh Medical Center) e pubblicato su Nature Medicine che indica la possibilità di migliorare in modo significativo il movimento e il controllo (oltre che la forza) del braccio e della mano laddove un precedente ictus abbia prodotto una paralisi parziale (paresi), è di grandissimo interesse scientifico e porta con sé notevolissime implicazioni applicative”, però “non può considerarsi la soluzione definitiva al problema”. Lo spiega Paolo Maria Rossini Paolo Maria Rossini, Responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele Roma. In Italia il numero di persone che soffre di un ictus ogni anno sfiora le circa 200.000 unità, di queste oltre la metà soffrirà per il resto della vita dei reliquati neurologici (per lo più emiparesi e disturbi del linguaggio) che permangono dopo l’evento acuto. Questo numero va ovviamente a sommarsi anno dopo anno a quelli degli anni precedenti con un notevolissimo costo per il SSN e i servizi sociali oltre che a un pesante aggravio famigliare e personale in tutte le sfere del vivere quotidiano, incluse quelle professionali, affettive e di relazioni sociali. “Motivi per cui”, spiega Rossini, “il tema proposto da questo studio è di grandissimo impatto e interesse generale. La proposta degli autori americani (coordinati però da un ricercatore italiano da anni trasferitosi nella sede di Pittsburgh, il Prof. Capogrosso) è stata quella di inserire chirurgicamente una piastrina contenente una serie di ‘contatti’ (punti da cui si può far passare la corrente elettrica) direttamente addossata al midollo cervicale e alle relative radici spinali (in particolare quelle posteriori che convogliano impulsi sensoriali sulle cellule di origine delle fibre nervose che propagano impulsi/comandi ai muscoli del braccio e della mano attraverso i nervi periferici che dal midollo e dal plesso brachiale si propagano a tutto l’arto superiore). La tipologia di pazienti che è stata selezionata appartiene a quel gruppo di soggetti che pur avendo sofferto di un ictus riescono ancora a produrre un minimo controllo volontario dei muscoli parzialmente paralizzati. Questo minimo controllo può avvenire grazie al fatto che del contingente di fibre nervose, proveniente dai centri del cervello che programmano il movimento, scende lungo il midollo cervicale e va a innervare le cellule di origine delle fibre motorie sopra citate. Ricordo che nel soggetto sano, esiste un robusto fascio di fibre (circa 1 milione) denominato via piramidale o cortico-spinale, che convoglia i comandi motori alle ‘centraline’ del midollo (cervicale, dorsale e lombo-sacrale) per il controllo di tutta la muscolatura non solo degli arti, ma anche del respiro, dei visceri e dell’apparato genito-urinario. Ammettiamo quindi che solo il 10-20% di fibre del fascio piramidale siano sopravvissute all’insulto vascolare dell’ictus. In questo caso l’impulso/comando motorio prodotto dal cervello viene propagato lungo il contingente di fibre della via piramidale che è sopravvissuto all’ictus, ma l’intensità di tale impulso/comando è talmente debole da non riuscire ad attivare un numero sufficiente di cellule nel midollo cervicale e quindi, in ultima analisi, non è sufficiente a produrre il movimento richiesto e programmato dal comando motorio. Le piastrine inserite addosso al midollo cervicale (a loro volta collegate a uno stimolatore che produce impulsi elettrici con caratteristiche programmabili) sarebbero in grado di aumentare la eccitabilità/recettività delle cellule midollari motorie che quindi sarebbero pronte a rispondere anche a un impulso/comando molto debole, producendo un movimento e una forza utili a raggiungere la finalità dell’atto motorio voluto dal paziente (es. tenere una penna per scrivere, afferrare un bicchiere o una posata e sollevare braccio e mano per portarli alla bocca)”. Lo studio, “di grandissimo interesse scientifico che porta con sé notevolissime implicazioni applicative non può però per i motivi sopra descritti considerarsi la soluzione definitiva al problema secondo il neurologo perché “si basa su di un approccio invasivo (con una chirurgia di primo livello) con una metodica generale dai costi molto elevati; difficile, quindi, pensare a una sua diffusione generalizzata in particolare per soggetti (quelli colpiti da ictus sono per lo più anziani e affetti da pluripatologia) particolarmente fragili. Tuttavia, i risultati di questo tipo di approccio fanno ben sperare su quanto si potrà ottenere da analoghe ipotesi di lavoro che utilizzano (anche nel nostro Istituto di Ricerca sono in corso studi di questo tipo) stimoli elettrici a bassa intensità veicolati tramite elettrodi di superficie applicati sul collo a livello della colonna cervicale. Il tempo ci dirà se questo tipo di approccio si potrà aggiungere con efficacia all’armamentario riabilitativo e di supporto per la migliore cura dei pazienti colpiti da ictus”.