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Lucia Annunziata lascia la Rai: “Dimissioni irrevocabili”

Lucia Annunziata lascia la Rai: “Dimissioni irrevocabili”Roma, 25 mag. (askanews) – non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi – aggiunge -. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono dunque le condizioni per una collaborazione”. Lo scrive Lucia Annunziata in una lettera inviata ai nuovi vertici di viale Mazzini, argomentando la decisione di presentare “dimissioni irrevocabili” dalla Rai di cui è stata conduttrice e presidente. “Arrivo a questa scelta – afferma la conduttrice su Rai3 di Mezz’ora in Più che nei nuovi palinsesti era previsto essere confermata anche la prossima stagione- senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni”.

“D’altre parte non intendo – aggiunge ancora Annunziata nella lettera di addio alla Rai nel giorno in cui viene nominato alla Direzione Approfondimenti da cui dipende il suo programma il successore di Antonio Di Bella che aveva condiviso fino allo scorso anno la conduzione di Mezz’ora in Più- avviarmi sulla strada di una permanente conflittualità interna sul lavoro. Spero che queste righe vengano accolte con la stessa serietà da parte vostra”. “Vi auguro buon lavoro, in attesa di indicazioni – conclude Annunziata sul da farsi per le ultime puntate di stagione del suo settimanale domenicale pomeridiano su Rai3- su se e come concludere la stagione in corso che sul calendario è a fine giugno “. 

Lucia Annunziata lascia la Rai: “dimissioni irrevocabili”

Lucia Annunziata lascia la Rai: “dimissioni irrevocabili”Roma, 25 mag. (askanews) – non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi – aggiunge -. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono dunque le condizioni per una collaborazione”. Lo scrive Lucia Annunziata in una lettera inviata ai nuovi vertici di viale Mazzini, argomentando la decisione di presentare “dimissioni irrevocabili” dalla Rai di cui è stata conduttrice e presidente.

“Arrivo a questa scelta – afferma la conduttrice su Rai3 di Mezz’ora in Più che nei nuovi palinsesti era previsto essere confermata anche la prossima stagione- senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni”. “D’altre parte non intendo – aggiunge ancora Annunziata nella lettera di addio alla Rai nel giorno in cui viene nominato alla Direzione Approfondimenti da cui dipende il suo programma il successore di Antonio Di Bella che aveva condiviso fino allo scorso anno la conduzione di Mezz’ora in Più- avviarmi sulla strada di una permanente conflittualità interna sul lavoro. Spero che queste righe vengano accolte con la stessa serietà da parte vostra”.

“Vi auguro buon lavoro, in attesa di indicazioni – conclude Annunziata sul da farsi per le ultime puntate di stagione del suo settimanale domenicale pomeridiano su Rai3- su se e come concludere la stagione in corso che sul calendario è a fine giugno “.

Aehra sigla partnership con austriaca Miba per sviluppo batterie

Aehra sigla partnership con austriaca Miba per sviluppo batterieMilano, 25 mag. (askanews) – Una batteria smontabile che permette di sostituire e riciclare solo le parti danneggiate, riutilizzando quelle intatte. E al tempo stesso una batteria più leggera, con una gestione termica ottimizzata, che garantisca una ricarica rapida per un numero maggiore di cicli. Sono i punti salienti della partnership siglata tra Aehra, il marchio globale italo-americano di auto elettriche di alta gamma, e il gruppo Miba, che sviluppa e produce soluzioni per batterie nella sua Volt Factory in Austria.

“Questo accordo con Miba – spiega Stefano Mazzetti, Aehra Head of Purchasing and Procurement – sottolinea come i nostri partner vedano in noi una solidità tecnica e commerciale per potersi spingere in innovazioni focalizzate sull’incremento dell’efficienza e della sostenibilità. Questi saranno due tra i principali KPI dei prossimi decenni per quanto riguarda l’automotive”. Mazzetti sottolinea inoltre come AEHRA abbia deciso di puntare con convinzione sull’Europa per quanto riguarda lo sviluppo della vettura: “La scelta di partner europei è per noi fondamentale. È in Europa che vogliamo condurre e portare avanti questo tipo di innovazione”. Un processo di sviluppo che potrebbe allargarsi anche all’Italia, in particolare per quanto riguarda la leggerezza, utilizzando materiali che oggi non vengono impiegati nelle batterie.

Aehra e Miba intendono creare insieme una batteria – con un’architettura a 900+V – caratterizzata dall’integrazione dell’innovativa tecnologia FLEXcooler, fornita dal Gruppo Miba, una soluzione di raffreddamento per la batteria leggera, efficiente e performante. Ulteriore elemento della batteria è rappresentato dalla bidirezionalità che permette di utilizzare la batteria per alimentare per esempio la propria abitazione

Arte in esilio, a Roma mostra digitale e incontro sulle donne afghane

Arte in esilio, a Roma mostra digitale e incontro sulle donne afghaneRoma, 25 mag. (askanews) – Il 30 maggio al Goethe-Institut di Roma, l’istituto di cultura tedesco insieme all’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma – in cooperazione con Biblioteca Europea, Servizio Intercultura Biblioteche di Roma e il Nassauischer Kunstverein Wiesbaden – dedicano un incontro alla condizione delle donne afghane e della loro arte e cultura in esilio.

Durante l’incontro “Afghanistan. Una cultura in esilio” sarà presentato un nuovo spazio espositivo digitale del Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, che ospiterà personali e collettive di artiste e artisti afghani, e che sarà inaugurato con la mostra “Hidden Statement”. All’incontro interverranno Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja (che racconteranno del loro viaggio in Afghanistan a novembre 2022), Batool Haidari (sessuologa di Kabul che si sta specializzando nel settore della pedofilia e vive con la propria famiglia vicino a Roma), Michael Mai (avvocato di Berlino) ed Elke Gruhn (direttrice del Nassauischer Kunstverein di Wiesbaden, promotrice della mostra Hidden Statement). La moderazione è affidata ad Andreas Krueger (ex vice commissario per l’Afghanistan del governo federale tedesco).

Saranno presenti con dei contributi video Rahraw Omarzad (direttore del CCAA in EXiLe, centro per l’arte contemporanea afghana) e il collettivo artistico AVAH – Afghan Visual Arts and History. È di pochi giorni fa l’appello al Festival di Cannes della regista afghana Sahra Mani che, fuori concorso, ha presentato il suo documentario “Bread and Roses” sulla condizione femminile sotto il regime talebano. “Come tanti altri artisti, non posso tornare nel mio paese per fare il mio lavoro”, ha detto Sahra Mani, che per fare il film si è affidata alle riprese fatte con i cellulari dalle tante attiviste rimaste in Afghanistan. A quasi due anni dalla presa del potere da parte dei talebani nel Paese la situazione delle ragazze e delle donne è drammaticamente peggiorata. I gravissimi rischi che corre chi pensa e agisce diversamente spingono molte afghane impegnate a vedere nell’esilio l’unica soluzione possibile.

Tumore prostata, Cnr: tra possibili cause l’infiammazione cronica

Tumore prostata, Cnr: tra possibili cause l’infiammazione cronicaRoma, 25 mag. (askanews) – Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente negli uomini; per cercare di definire le possibili cause e processi che portano il tessuto prostatico sano a diventare tumorale sono stati effettuati numerosi studi e tra i più promettenti campi di ricerca in tal senso c’è l’esame dell’infiammazione cronica della prostata. Questo processo determinata infatti una serie di eventi chimici, biochimici e cellulari all’interno della ghiandola prostatica e potrebbe pertanto rappresentare un potenziale fattore di rischio di sviluppo o di progressione del tumore. Recentemente su questa forma tumorale è stato pubblicato sulla rivista internazionale Cancers uno studio, il Pros-IT2, evoluzione dello studio longitudinale “PROState cancer monitoring in ITaly project from the National Research Council (Pros-IT Cnr)”, promosso dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Padova e diretto da Stefania Maggi, dirigente di ricerca della sezione di Padova-Invecchiamento del Cnr-In. Al nuovo progetto, coordinato da Mauro Gacci dell’Università di Firenze, referente italiano per il consorzio europeo Horizon 2020 sui big data del tumore di prostata (PIONEER project https://prostate-pioneer.eu/), hanno collaborato 8 centri urologici italiani che rappresentano l’eccellenza nazionale per la diagnosi e il trattamento del tumore prostatico. A proposito del Pros-IT Cnr Maggi spiega: “Oltre al coordinamento dello studio, il Cnr ha curato la creazione della banca dati ed effettuato le analisi statistiche, grazie alla stretta e continua collaborazione tra Marianna Noale, ricercatrice del Cnr-In e responsabile statistico del progetto, e i referenti clinici dei centri partecipanti. Il progetto Pros-IT Cnr – il cui scopo era monitorare la qualità della vita nei pazienti affetti da tumore di prostata – ha permesso di raccogliere dati in 97 centri di urologia, radioterapia e oncologia italiani e di rispondere a numerose e importanti questioni inerenti la qualità di vita dei pazienti trattati per tumore di prostata, evidenziando la centralità dell’approccio multidisciplinare, con oltre 10 lavori pubblicati su riviste indicizzate e numerosi contributi a congressi nazionali e internazionali negli ultimi 5 anni”.

Per il Pros-IT2, primo nel suo genere e promosso come il precedente dal Cnr-In, sono stati raccolti i dati da circa 200 pazienti, di ciascuno dei quali sono stati valutati in media 11 prelievi bioptici prostatici, per un totale di oltre 2.000 prelievi analizzati. “La maggiore criticità negli studi in questo campo è rappresentata dalla complessità nel definire e quantificare l’infiammazione prostatica. In particolare, la sede del tessuto ghiandolare interessata dal processo infiammatorio, il grado e l’estensione dell’infiammazione possono variare molto da soggetto a soggetto. Pertanto, gli studi su piccole popolazioni presenti in letteratura danno spesso risultati parziali e inconcludenti”, spiega Stefania Maggi. Lo studio ha permesso invece di definire per la prima volta con grande precisione il rapporto tra infiammazione e tumore prostatico. “In particolare, abbiamo chiarito che la presenza di infiammazione di grado elevato, localizzata in sede peri-ghiandolare (nel tessuto stromale che circonda il tessuto ghiandolare) e con un pattern di presentazione multifocale, è più frequentemente associata a neoplasia prostatica”, continua Noale. Questa importante scoperta può avere immediate ricadute cliniche, suggerendo ad esempio uno screening mirato per avere una diagnosi precoce nei soggetti con infiammazione prostatica. “L’infiammazione cronica della prostata è stata considerata per molti anni come una patologia di minore importanza rispetto all’ipertrofia benigna (ingrossamento e conseguenti disturbi urinari) o al carcinoma, e per questo spesso trascurata. Alla luce di questi nuovi dati dovremmo porre più attenzione a questa condizione che colpisce numerosi uomini e che può essere trattata correggendo stili di vita sbagliati o utilizzando terapie mirate”, aggiunge Maggi. “Le analisi sui dati dallo studio Pros-IT2 continueranno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di approfondire le valutazioni sul rapporto tra tumore prostatico e tipologia e sede dell’infiammazione prostatica”, conclude Marianna Noale.

È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativa

È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativaMilano, 25 mag. (askanews) – La settima lavorativa in Russia è da sempre soggetta ad allungamenti. Ai tempi dell’Unione Sovietica erano il “subbotnik”, giorno di lavoro volontario non pagato – di solito un sabato – istituito dai bolscevichi nel 1919 e capaci di catalizzare forza lavoro in più durante la II Guerra mondiale quando vennero usati anche per potenziare la produzione di armi. Il benessere crescente dopo il crollo dell’Urss aveva visto un ricorso esiguo a tali mezzi. Ma ora, la settimana lavorativa dei russi potrebbe tornare ad allungarsi, non per ragioni di impegno sociale, ma per il contesto economico generato dalla guerra in Ucraina.

Sui social come sui media ufficiali, si sta discutendo molto l’idea di portare la settimana di lavoro a sei giorni a causa della pressione delle sanzioni occidentali. A guidare il fronte a favore l’Associazione “Avanti”, ovvero “gli imprenditori per lo sviluppo del patriottismo aziendale”. Gli autori della proposta hanno osservato che fino al 2014, prima dell’inizio delle sanzioni occidentali, l’economia in Russia è cresciuta costantemente. Ma nell’ultimo anno le pressioni si sono moltiplicate. “Permane la necessità per il nostro sistema finanziario ed economico di ulteriori investimenti”, sottolineano da Avanti, che ricordano come “durante la Grande Guerra Patriottica in Russia (II Guerra mondiale) si lavorava sia sei che sette giorni alla settimana. Così i nostri lavoratori hanno aiutato il paese a far fronte alle sfide economiche del tempo. Terminato il periodo difficile, il periodo di cinque giorni è stato ristabilito nel Paese”.

Ma le opinioni sono divise su questo argomento. Il capo della commissione della Duma per il lavoro, la politica sociale e gli affari dei veterani, Yaroslav Nilov, ritiene che una settimana lavorativa di sei giorni possa portare a una diminuzione della produttività del lavoro, la salute dei lavoratori sarebbe a rischio. E in generale, secondo il deputato, un simile esperimento può portare all’effetto opposto: danneggiare l’economia. Del suo stesso avviso è il senatore Andrey Klishas, presidente della Commissione del Consiglio della Federazione per la legislazione costituzionale e la costruzione dello Stato. C’è poi un aspetto chiaramente concettuale: l’idea della settimana lunga è inscindibilmente legata al “subbotnik” e dunque a Lenin per i russi: Vladimir Ilich gli dedicò infatti il suo famoso articolo “La grande iniziativa”, che descriveva come nel caos della guerra civile i “subbotniki” erano percepiti come espressione di un nuovo atteggiamento comunista nei confronti del lavoro. Ma Lenin è quella parte del passato sovietico che l’attuale Cremlino ha deciso di rimuovere, proprio perché resta inscindibilmente collegato a un altro concetto: quello della Rivoluzione, ovvero un’onda sovversiva che da sempre Vladimir Putin e il suo cerchio ristretto cercano di scongiurare.

Alcuni osservatori non hanno mancato di notare poi che la settimana più lunga è in conflitto con l’idea di Dmitry Medvedev di una transizione graduale a una settimana lavorativa di 4 giorni. E sarebbe un segnale di “attacco ideologico” degli uomini d’affari contro il vicepresidente del Consiglio di sicurezza. Particolarmente negativa è anche la reazione della squadra dell’oppositore in carcere Aleksey Navalny. “Una certa ‘Associazione per lo sviluppo del patriottismo imprenditoriale in Russia, Avanti’ ha avviato il passaggio a una settimana lavorativa di sei giorni” scrive in un post sui social. “La stessa frase ‘patriottismo imprenditoriale’ evoca un sorriso sarcastico: il capitale non ha patria. Nel presidio dell ‘associazione ci sono persone estremamente lontane dall’imprenditorialità, come il deputato Yevgeny Fedorov, combattente contro il colonialismo e gli alieni. Il presidio dell’associazione’, che chiede la violazione dei diritti del lavoro dei cittadini, è particolarmente piccante per l’appartenenza ad esso dell’ex deputato della Duma di Stato del Partito Comunista della Federazione Russa Pavel Dorokhin: questi sono i ‘comunisti’ che ora siedono in parlamento”.

Ma a dare uno spaccato verosimile del Paese è il vicepresidente della Duma di Stato Boris Chernyshov: “metà del paese (almeno) ha lavorato per noi sette giorni su sette nell’ultimo anno. E tali proposte sono errate e innervosiscono solo le persone. L’industria della difesa, e quasi l’intera industria, lavora sette giorni su sette e 24 ore su 24. I militari, i volontari, i dottori: tutti lavorano sette giorni su sette. Adesso c’è carenza di personale nel Paese e affinché le imprese lavorino su tre turni, la maggior parte dei dipendenti lavora sia sei che sette giorni alla settimana”. In sostanza l’iniziativa non è popolarissima. Secondo un sondaggio diffuso oggi da un’agenzia di stampa russa e condotto dal servizio Superjob, l’82% dei russi si è espresso contro. Solo l’8% degli intervistati approva l’introduzione del termine di sei giorni. In merito è stato chiesto lunedì anche un parere al portavoce del presidente russo Dmitri Peskov: la risposta è stata che il Cremlino non ha una posizione. “No, nessuna”, ha risposto Peskov. (di Cristina Giuliano)

Gentiloni dice che “il Mes non è la Spectre, non ratificarlo è un errore”

Gentiloni dice che “il Mes non è la Spectre, non ratificarlo è un errore”Trento, 25 mag. (askanews) – “In Italia il Mes, non so perché, è vissuto come se fosse la Spectre e non lo è la Spectre, io li conosco, è un organismo intergovernativo che è servito ad affrontare la crisi del debito sovrano di alcuni paesi”. Lo ha detto il commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, nel corso di un dibattito al Festival dell’Economia di Trento.

“L’Italia sarà costretta ad utilizzarlo per il proprio debito sovrano? E quando mai… – ha spiegato -. A parte che non sono sicuro che le dimensioni del Mes sarebbero adeguate per un paese delle dimensioni dell’Italia, ma comunque non si discute di questo. Nessuno pensa che l’Italia lo possa o tantomeno che lo debba utilizzare”, ha proseguito. “Il mio suggerimento è, rispettando l’impegno preso un paio di anni fa, di andare verso questa ratifica, chiarendo che non c’è nessuna disponibilità, interesse, ipotesi italiana a ricorrere a questo meccanismo per ragioni legate al debito sovrano. Dobbiamo essere sicuri delle condizioni in cui è il nostro paese che non sono per nulla allarmanti dal punto di vista del debito, – ha concluso Gentiloni – però farsi del male dal punto di vista della reputazione su una vicenda circoscritta a mio parere è un errore, ma spetta al parlamento e al governo italiano decidere, non alla Commissione”.

Studio: lo stress mette a rischio la salute dei caregivers familiari

Studio: lo stress mette a rischio la salute dei caregivers familiariRoma, 25 mag. (askanews) – Lo stress dovuto al doversi prendere cura di un familiare non autosufficiente per malattia cronica o per disabilità mette a rischio la salute dei ‘caregiver’ familiari, con le donne che sono più esposte agli effetti negativi. Lo affermano i dati di uno studio pilota presentati all’Iss al convegno su Stress, salute e differenze di genere nei “caregiver” familiari organizzato dal Centro di riferimento per la medicina di genere in collaborazione con il Centro per le Scienze comportamentali e salute mentale.

I risultati ottenuti, relativi alla somministrazione dei questionari compilati da 201 campioni nella regione Lazio, hanno evidenziato quanto lo stress sia un fattore di rischio per l’insorgenza di sintomi depressivi e di quanto le donne percepiscano un livello di stress elevato più degli uomini (34% vs 14%) e siano esposte a un maggior rischio di salute rispetto agli uomini (almeno un disturbo insorto dopo l’inizio dell’attività di caregiving: 65% vs 42%; salute attuale non buona: 67% vs 53%). Inoltre, aggiungendo un’ulteriore differenza sostanziale, le donne tendono ad avere un’alimentazione irregolare più degli uomini (44% vs 33%), mostrando un’inversione di tendenza rispetto alle donne della popolazione generale, mentre gli uomini mantengono la loro caratteristica nel maggior consumo di alcool (38% vs 22%). “Lo scopo del convegno – spiega Marina Petrini, responsabile dell’evento -, è di accrescere nei “caregiver” familiari la consapevolezza dei possibili rischi per la salute associati allo stress da carico assistenziale, considerando anche le differenze di salute genere-specifiche”.

“Mettere in evidenza le differenze di sesso e genere nello stato di salute dei “caregiver” familiari – afferma Elena Ortona, Direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere – è fondamentale perché sono prevalentemente le donne ad assumersi il ruolo di cura e assistenza in famiglia, ma anche perchè le disuguaglianze di genere possono causare a loro volta disuguaglianze di salute. Alla luce di ciò, le politiche socio-sanitarie regionali, nel programmare interventi di sostegno diretti ai caregiver familiari, dovrebbero considerare le differenze genere-specifiche evidence-based ai fini della prevenzione delle malattie associate allo stress”.

Auto, Unrae: a marzo torna a crescere mercato usato, +7,3%

Auto, Unrae: a marzo torna a crescere mercato usato, +7,3%Milano, 25 mag. (askanews) – Dopo la stagnazione di febbraio, torna in buona crescita il mercato delle autovetture usate nel mese di marzo (con dati in attesa di consolidamento): con 472.528 trasferimenti di proprietà rispetto ai 440.214 dello stesso periodo 2022 si registra un incremento del 7,3%. I trasferimenti netti aumentano del 7,7% e le minivolture del 6,9%. Nel primo trimestre il mercato dell’usato è in attivo del 5,7% con 1.258.683 passaggi, verso 1.191.092 di gennaio-marzo 2022.

Fra le motorizzazioni preferite nel mercato delle auto usate, il diesel a marzo conferma la leadership, con il 47,8% delle preferenze (1 punto in meno del 2022), in linea con la quota del 1° trimestre, seguito dal benzina al 39,1% (-0,6 p.p., al 39,9% nei 3 mesi). Le ibride si posizionano al terzo posto con il 5,2% nel mese e il 4,7% nel cumulato, superando il Gpl (al 4,4% del totale nel mese e nel trimestre). Il metano sale al 2,4%, mentre i trasferimenti netti di auto elettriche pure (Bev) e plug-in si posizionano rispettivamente allo 0,5% e allo 0,6%. L’analisi per regione conferma la leadership della Lombardia con il 15,7% dei trasferimenti, seguita da Lazio, in contrazione al 9,8% di quota, e dalla Campania al 9,2%. Cresce leggermente, al 3,1% di share, la rappresentatività del Trentino Alto Adige, grazie al contributo delle società di noleggio.

Si contrae la quota dei trasferimenti netti di vetture con oltre 10 anni di anzianità, al 49,3% in marzo (50,7% nel trimestre). Sale al 15,3% la quota delle auto da 6 a 10 anni (in linea con il cumulato), cresce anche quella delle vetture da 4 a 6 anni (12,5% nel mese e 12,2% nei 3 mesi). In contrazione la quota delle auto da 2 a 4 anni (al 12% nel mese e nel trimestre), mentre cresce quella delle auto da 1 a 2 anni (4,4%) e rimane stabile quella delle auto più fresche da 0 a 1 anno (al 6,5%).

Schlein(Pd): Meloni si isola in Ue scegliendo amici sbagliati

Schlein(Pd): Meloni si isola in Ue scegliendo amici sbagliatiRoma, 25 mag. (askanews) – Per Elly Schlein “senza Europa non andiamo da nessuna parte”, ma Giorgia Meloni “si isola” scegliendo “gli amici sbagliati”. La segretaria Pd lo ha detto parlando al Festival dell’economia. Il discorso, spiega, vale “sulla questione dei cambiamenti climatici, sulla giustizia fiscale, sulla migrazione, sulla politica estera”.

Serve l’Europa, insiste, ma “dobbiamo starci con un sistema di capacità di far valere i nostri interessi, capendo che spesso coincidono con il più alto interesse europeo. Ma non si fa scegliendosi per anni gli amici sbagliati e isolandosi come sta facendo Giorgia Meloni. Che per anni si è scelta come amici i nazionalisti come Orban e altri paesi che stanno minando alla radice quei fondamenti, quei principi, il rispetto dello stato di diritto che invece sono alla base dell’Unione”.