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Tag: Sanremo 2023

Il manifatturiero italiano si contrae: l’indice Pmi novembre cala a 44,5

Il manifatturiero italiano si contrae: l’indice Pmi novembre cala a 44,5Milano, 2 dic. (askanews) – Il settore manifatturiero italiano continua a contrarsi sempre più: l’Indice Pmi a novembre è sceso ancora a 44.5 punti, dai 46.9 di ottobre. Dopo i precedenti tre mesi di declino consecutivo, l’indice principale è calato al livello minimo in un anno. La debolezza delle condizioni della domanda rimane la causa principale del calo, con i nuovi ordini in entrata in declino al tasso più rapido sinora osservato nel 2024. Allo stesso tempo sia la produzione che i livelli occupazionali sono calati a tassi più elevati, mentre il livello degli ordini in fase di lavorazione è diminuito al ritmo più veloce in oltre 15 anni. Di conseguenza, si abbassa il bisogno di fattori produttivi, favorendo a sua volta un indebolimento della pressione sui costi.

Stellantis male in Borsa dopo uscita Tavares: titolo scivola a -7%

Stellantis male in Borsa dopo uscita Tavares: titolo scivola a -7%Milano, 2 dic. (askanews) – Stellantis avvia la seduta a Piazza Affari con la retromarcia ingranata: il titolo cede il 6,7% a 11,696 euro, dopo non essere riuscito a fare prezzo nei primi minuti della seduta. Nella serata di domenica è arrivato l’annuncio dell’uscita di scena del discusso ceo, Carlos Tavares. Il successore sarà nominato entro il primo semestre del prossimo anno, ha fatto sapere l’azienda. Nel frattempo i poteri sono in capo a un comitato esecutivo presieduto da John Elkann. Stellantis ha, tuttavia, confermato la guidance finanziaria per il 2024.

Revolut: Nicola Vicino nuovo general manager per l’Italia

Revolut: Nicola Vicino nuovo general manager per l’ItaliaMilano, 2 dic. (askanews) – La banca digitale Revolut ha nominato Nicola Vicino come general manager per l’Italia. Vicino arriva da oltre tre anni di esperienza presso Nexi, dove ha ricoperto il ruolo di head of strategy. In precedenza, ha ricoperto diversi ruoli presso Hsbc Europe e McKinsey. Con una solida esperienza nel settore bancario, sia a livello locale che internazionale, Vicino è un profilo strategico per supportare l’ulteriore sviluppo di Revolut in Italia.


“Sono estremamente felice di unirmi a un’azienda innovativa come Revolut in questo viaggio per costruire un nuovo tipo di banca, con l’ambizioso piano di diventare un conto primario per molti italiani – afferma Nicola Vicino in una nota – Con il lancio della succursale italiana e degli Iban dietro l’angolo, vedo molte opportunità per crescere ulteriormente e arricchire il nostro fantastico prodotto in base alle esigenze e alle preferenze locali. Oggi, tre italiani al minuto scelgono di diventare clienti Revolut, c’è ancora spazio per avere successo e non vedo l’ora di raggiungere nuovi traguardi insieme al resto del team”. “L’Italia è un mercato strategico per noi – ha affermato Joe Heneghan, partner & Ceo Revolut Europe – Abbiamo rafforzato il team locale con Nicola e altri eccellenti professionisti per continuare a crescere in preparazione di una nuova importante fase volta ad approfondire la nostra presenza a livello locale come stiamo facendo in altri mercati chiave in Europa.”


Parallelamente alla nomina di Nicola Vicino, Maurizio Talarico, che in precedenza ricopriva il ruolo di Head of branch and lending in Italia, è stato chiamato a guidare un segmento in forte crescita, quello del credito, nel Sud Europa. Nel suo nuovo nuovo ruolo di Head of lending Southern Europe, Talarico coordinerà la crescita dei prodotti di credito esistenti in Italia, Spagna e Portogallo, insieme ai nuovi lanci.

Risultati e classifica di serie A, frena la Juventus

Risultati e classifica di serie A, frena la JuventusRoma, 1 dic. (askanews) – Questi i risultati e la classifica del campionato di serie A dopo Lecce-Juventus 1-1


Quattordicesima giornata Cagliari-Verona 1-0, Como-Monza 1-1, Milan-Empoli 3-0, Bologna-Venezia 3-0, Udinese-Genoa 0-2, Torino-Napoli 0-1, Parma-Lazio 3-1, Fiorentina-Inter sospesa, Lecce-Juventus 1-1, lunedì 2 dicembre ore 20.45 Roma-Atalanta. Classifica: Napoli 32, Inter, Atalanta, Fiorentina, Lazio 28, Juventus 26, Milan, Bologna 22, Udinese 16, Empoli 16, Torino, Parma 15, Cagliari, Genoa 14, Roma, Lecce 13, Verona 12, Como 11, Monza 10, Venezia 8.


Quindicesima giornata venerdì 6 dicembre ore 18.30 Inter-Parma, ore 20.45 Atalanta-Milan, ore 15 Genoa-Torino, ore 18 Juventus-Bologna, ore 20.45 Roma-Lecce, domenica 8 dicembre ore 12.30 Fiorentina-Cagliari, ore 15 Verona-Empoli, ore 18.00 Venezia-Como, ore 20.45 Napoli-Lazio, lunedì 9 dicembre ore 20.45

In Romania Parlamento frammentato: vince Psd ma estrema destra cresce

In Romania Parlamento frammentato: vince Psd ma estrema destra cresceRoma, 2 dic. (askanews) – Quando lo scrutinio è quasi terminato, con il 99,1% delle schede scrutinate, i Socialdemocratici romeni (Psd), il partito di governo filoeuropeo, conferma i risultati proposti dagli exit poll, attestandosi al primo posto nelle elezioni legislative sia alla Camera che al Senato. Un risultato confortante, dopo lo schock del primo turno delle presidenziali che ha visto vincere l’outsider filo-russo Calin Georgescu, ma non del tutto rassicurante, perché l’estrema destra è cresciuta in maniera significativa, portando tre partiti in Parlamento, un risultato mai visto: le tre formazioni sovraniste, Aur, Pot e Sos Romania insieme sono al 30% delle preferenze, il triplo di quanto raccolto appena quattro anni fa.


C’è attesa, quindi, per la decisione della Corte costituzionale sul riconteggio del primo turno delle presidenziali. Le autorità hanno messo in dubbio l’influenza russa nell’attuale contesto regionale e il ruolo della piattaforma TikTok. L’Alta corte potrebbe decidere oggi di annullare il voto e di ripeterlo a metà dicembre. Il ballottaggio di domenica 8 dicembre per Palazzo Cotroceni, tra Georgescu e la riformista Elena Lasconi è quindi sempre più in bilico e potrebbe avere conseguenze su tutto il panorama politico romeno. Il presidente ha infatti il compito di nominare il premier e il rischio è un’alleanza nazionalista tra capo di stato e governo che potrebbe far cambiare il corso europeista di Bucarest e il posizionamento strategico del Paese anche in chiave Nato. Intanto, se il primo ministro socialdemocratico Marcel Ciolacu, eliminato domenica scorsa dalla corsa presidenziale, si è rallegrato del primo posto ottenuto dal suo partito, ha preso anche atto della spinta nazionalista: “I romeni hanno inviato un segnale importante alla classe politica”, quello di continuare sulla strada europea “ma anche proteggere la nostra identità e i nostri valori nazionali”.


L’estrema destra, divisa tra diversi gruppi accomunati dall’opposizione al sostegno a Kiev in nome della “pace” e dalla difesa dei “valori cristiani”, ha invece rivendicato la vittoria. “Oggi il popolo romeno ha votato per le forze sovraniste”, ha dichiarato il leader del partito AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni), George Simion, che ha ottenuto il 18% dei voti. “Questo è l’inizio di una nuova era in cui i romeni rivendicano il diritto di decidere del proprio destino”, ha aggiunto, mentre il tasso di partecipazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due decenni (52%) per le elezioni legislative. L’Aur è pronta ad assumersi la responsabilità di governo, ha aggiunto Simion, e ha lanciato un appello alle istituzioni statali affinché permettano la “transizione democratica” del potere. Appello raccolto e rilanciato a sua volta dalla controversa presidente del partito Ssos Romania, l’eurodeputata di estrema destra e filo-Mosca Diana Sosoaca che ha chiesto agli altri partiti sovranisti un’alleanza per entrare nel governo. Anche il nuovissimo Partito dei giovani (Pot), altra formazione nata da una costola di Aur, è entrato in Parlamento: hanno ottenuto rispettivamente con il 7,5% e il 6,2% dei voti.


Dalla caduta del comunismo nel 1989, il Paese non aveva mai vissuto una svolta simile: i motivi dell’onda sovranista vanno ricercati nella rabbia di gran parte dei 19 milioni di romeni che protestano per le difficoltà economiche e la guerra dall’altra parte del confine. L’avanzata della destra, però, potrebbe essere bloccata in Parlamento da una possibile alleanza delle forze moderate: il partito Liberale (14,4%), l’Udmr (6,5%) e l’Usr (12%), insieme al Psd. Diversi leader politici hanno già lanciato appelli per un “governo di unità nazionale” pro-europeo. “Uniti possiamo fare miracoli”, ha detto la leader dei centristi dell’Usr (12%), Lasconi aggiungendo che “dopo questi giorni da incubo”, bisogna mettere da parte le liti tra i partiti per difendere la “democrazia” e l’indipendenza della Romania dalla Russia.

Risultati e classifica di serie A, il Napoli allunga in testa

Risultati e classifica di serie A, il Napoli allunga in testaRoma, 1 dic. (askanews) – Questi i risultati e la classifica del campionato di serie A dopo Torino-Napoli 0-1, Parma-Lazio 3-1


Quattordicesima giornata Cagliari-Verona 1-0, Como-Monza 1-1, Milan-Empoli 3-0, Bologna-Venezia 3-0, Udinese-Genoa 0-2, Torino-Napoli 0-1, Parma-Lazio 3-1, ore 18 Fiorentina-Inter, ore 20.45 Lecce-Juventus, lunedì 2 dicembre ore 20.45 Roma-Atalanta. Classifica: Napoli 32, Inter, Atalanta, Fiorentina, Lazio 28, Juventus 25, Milan, Bologna 22, Udinese 16, Empoli 16, Torino, Parma 15, Cagliari, Genoa 14, Roma 13, Lecce, Verona 12, Como 11, Monza 10, Venezia 8.


Quindicesima giornata venerdì 6 dicembre ore 18.30 Inter-Parma, ore 20.45 Atalanta-Milan, ore 15 Genoa-Torino, ore 18 Juventus-Bologna, ore 20.45 Roma-Lecce, domenica 8 dicembre ore 12.30 Fiorentina-Cagliari, ore 15 Verona-Empoli, ore 18.00 Venezia-Como, ore 20.45 Napoli-Lazio, lunedì 9 dicembre ore 20.45

Calenda non va dai Verdi, sul riarmo la nota stonata è di Magi

Calenda non va dai Verdi, sul riarmo la nota stonata è di MagiChianciano Terme, 1 dic. (askanews) – Intitolandosi “Terra di pace” l’assemblea nazionale di Europa verde che si è svolta a Chianciano Terme non poteva certo relegare in secondo piano il tema delle guerre e della paventata necessità di una rincorsa al riarmo da parte dell’Europa. Quasi tutti gli interventi previsti nella giornata conclusiva, del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, del suo compagno di ‘alleanza’ Nicola Fratoianni, fino a quelli della segretaria del Pd Elly Schlein, del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, del segretario di Più Europa Riccardo Magi, nonché del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, vi hanno fatto riferimento in maniera marcata, pur non trascurando l’altro tema clou, il lavoro.


Per i cronisti il dibattito sul riarmo è stato il pretesto per chiedere conto ai leader delle divisioni interne allo schieramento di centrosinistra. Il “problema” delle posizioni diverse rispetto all’invio di armi all’Ucraina “è un problema che taglia in due tutti quanti” gli schieramenti, “anche la destra ha lo stesso problema”, ha spiegato Bonelli. Ma in generale “la questione del riarmo – ha proseguito – riguarda il futuro di questo pianeta: abbiamo 2mila e 500 miliardi di dollari di spese di armamenti tutti gli anni, mentre la povertà e la fame nel mondo aumentano e la sanità pubblica è in ginocchio. Dobbiamo fare delle scelte”. “Sì, abbiamo posizioni diverse – ha ammesso Fratoianni -. Noi siamo contrari all’escalation delle armi e diciamo agli altri leader che hanno una posizione diversa che sono ormai tre anni che l’unica strategia dell’Occidente è quella di inviare armi. Dopo tre anni, in una situazione peggiorata nel caso dell’Ucraina, e migliorata per l’invasore che ha scatenato la guerra, forse è arrivato il momento di capire che serve un salto di qualità sul terreno della diplomazia”, ha sottolineato il leader di SI. Dal canto suo la segretaria del Pd Elly Schlein non ha parlato esplicitamente del tema del riarmo soffermandosi però sulle guerre in Medio Oriente e sottolineando che “serve un cessate fuoco immediatamente anche a Gaza e un embargo totale delle armi a Israele”, nonché “il riconoscimento pieno dello stato di Palestina”. Sul fronte delle divisioni interne al centrosinistra, ha sostenuto Schlein, “possiamo avere differenze sul modo a cui arrivare” alla soluzione della pace, “non solo sul contesto mediorientale ma anche su quello in Ucraina”, però, ha sottolineato, “siamo d’accordo sulla mancanza totale di uno sforzo diplomatico e politico necessario da parte dell’Unione Europea e del nostro Governo, che avrebbe una tradizione diplomatica importante alle spalle, per costruire concretamente un percorso di pace che faccia finire questi conflitti, le cui conseguenze sono pagate sempre dai più fragili”. “Quindi è vero: Non siamo sempre d’accordo su tutto, ma sull’attenzione verso un progetto di pace che faccia finire queste guerre prima che cadano gli ultimi fucili siamo d’accordo”, ha assicurato Schlein.


Il leader del M5s Giuseppe Conte ha invece messo nel mirino il rapporto sul futuro della competitività europea redatto da Mario Draghi, accusando la relazione di voler spingere la finanza europea verso il riarmo. “Il rapporto – ha affermato Conte in videocollegamento perché impegnato a Roma in una serie di riunioni interne al Movimento – dice in sostanza che gli investimenti devono essere diretti sull’industria militare, che la soluzione ai problemi dei cittadini del popolo europeo è quello di produrre più armi per rincorrere la Russia. E quest’escalation militare” la si vuole “perché – ha sostenuto il leader del M5s – non si vuole una svolta negoziale”. Per Conte quello della messa in discussione del riarmo è un tema “necessario per caratterizzare, in direzione progressista, un’azione politica, altrimenti non ci distingueremo dalle forze conservatrici, o peggio restauratrici, come quelle che sono al governo in questo momento in Italia”. E se il segretario generale della Cgil Landini si è mostrato molto in sintonia con Europa Verde, SI e M5s, affermando che “in Italia e anche in Europa, quello che si sta determinando è una vera e propria economia di guerra”, la nota davvero dissonante, complice anche l’assenza del leader di Azione Carlo Calenda, inizialmente previsto ma che poi ha dato forfait (sembra per un lieve problema di salute), è arrivata dall’intervento del segretario di +Europa Riccardo Magi. “Io non penso, come ha detto Conte, che l’Europa abbia scelto la guerra. E non penso che ci aiuti un ribaltamento della verità, penso invece che noi scontiamo un enorme ritardo nell’aver aver costruito un’Europa politica, con una difesa comune e una politica estera comune. Ma non è ribaltando il racconto, dicendo che è l’Europa che sceglie la guerra” che troviamo la soluzione. “Far mancare in questo momento il sostegno e l’aiuto a Kiev – ha spiegato Magi – potrebbe significare dover investire molto di più per la nostra difesa in armi in un futuro che sarà molto più vicino. Pensiamoci, al di fuori degli schemi ideologici e anche del tentativo di lucrare un po’ di consenso facile tra forze dell’opposizione”.


Un passaggio, quest’ultimo, che ha provocato qualche mugugno in sala, dove qualcuno ha lanciato a Magi l’accusa di aver sbagliato posto. “Io non penso mai di aver sbagliato posto quando accetto un confronto democratico”, ha ribattuto il segretario di +Europa. (Dall’inviato Massimo Santucci)

Ucraina, Zelensky: in un mese bombardati da 347 missili russi

Ucraina, Zelensky: in un mese bombardati da 347 missili russiBruxelles, 1 dic. (askanews) – “Nell’ultimo mese l’Ucraina è stata colpita con 347 missili, compresi missili balistici, e attaccata da 2.500 droni di fabbricazione iraniana, nessun paese potrebbe sopportare una simile situazione di terrore”. Lo ha sottolineato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante la conferenza stampa congiunta questo pomeriggio a Kiev con il neo presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che ha inaugurato il proprio mandato con una visita simbolica nella capitale ucraina, insieme alla nuova Alta Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, e alla nuova Commissaria per l’Allargamento, Marta Kos. Zelensky ha espresso il suo ringraziamento “per qualsiasi sistema di difesa antiaerea” che viene e verrà fornito l’Ucraina, “questo ci aiuta molto”, ha detto.


“Oggi – ha riferito – ho consegnato ai nostri partner europei una lista delle nostre esigenze per rafforzare il nostro scudo di difesa antiaerea. Spero davvero di ricevere il sostegno di cui abbiamo bisogno”. “Abbiamo discusso anche della situazione sulla linea del fronte. Ci sono due iniziative per fornirci munizioni di artiglieria, è molto importante che entrambi questi accordi siano attuati”, ha concluso Zelensky.

Mantra coesione nel centrodestra. Ma Salvini-Tajani si punzecchiano

Mantra coesione nel centrodestra. Ma Salvini-Tajani si punzecchianoRoma, 1 dic. (askanews) – Come se si fossero messi d’accordo, e con ogni probabilità è esattamente così, i leader del centrodestra provano a seppellire le polemiche delle ultime settimane intonando all’unisono il ritornello della coesione. La narrazione del ‘volemose bene’ prevede che le schermaglie vengano derubricate a dialettica e che gli scontri ormai quotidiani – dal canone Rai alla politica estera, dalle banche all’Europa – si trasformino in “diversità che sono un valore”. E’ la necessità di “abbassare i toni” che la presidente del Consiglio ha preteso dai suoi due vice dopo lo show down sul decreto fiscale e che va in scena in occasione dell’assemblea nazionale di Noi moderati di Maurizio Lupi.


In presenza all’hotel Marriot di Roma c’è soltanto Antonio Tajani anche perché, a proposito di divisioni, la necessità è anche quella di minimizzare le voci su una competizione al centro che Giorgia Meloni avrebbe addirittura favorito per bilanciare le recenti intemperanze del leader di Forza Italia. “Il nostro compito è quello di allargare i confini del centrodestra, non tocca a noi andare a cercare i voti di Fratelli d’Italia o della Lega”, spiega il leader azzurro. Giorgia Meloni parla attraverso un videomessaggio registrato. Sono concetti espressi più volte ma che, vista la settimana di passione, assumono un altro colore, più strigliata che esortazione. “La nostra coalizione – dice la premier – è composta sì da forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia che sono un valore aggiunto. Ciò che ci rende forti e coesi è la volontà, la voglia di stare insieme che è quello che ci consente di fare sempre sintesi, di trovare un punto di incontro”.


Concetti più o meno simili a quelli espressi dai due vicepremier. Entrambi mettono in evidenza la “visione comune”, entrambi assicurano che “il governo arriverà fino al 2027” (“nonostante il voto contrario su questo o quell’emendamento”, ci tiene però a precisare il segretario della Lega). E tuttavia, proprio mentre cercano di seppellire in pubblico l’ascia di guerra, non riescono nemmeno a fare a meno di punzecchiarsi. A causa di un difetto nel videocollegamento con Salvini, a parlare prima tra i due è il ministro degli Esteri. Tra la tante cose, ribadisce un concetto più volte esplicitato e, peraltro, caro anche a Silvio Berlusconi. “Vista la situazione attuale – afferma – dobbiamo andare avanti per avere una vera politica estera, una vera difesa europea: non possiamo sempre aspettare gli americani, non possiamo sempre chiedere agli altri di proteggerci”. Una frase che, quando arriva il suo turno, Salvini non solo non fa cadere nel vuoto, ma alla quale risponde marcando tutta la distanza. “Sentivo parlare di difesa comune europea. Mi permetto di dire che in questo momento bisogna andarci cauti”, la replica.


E non è l’unica frecciata a distanza, visto che a un certo punto Salvini ha l’ardire di mettere nella stessa frase l’autonomia (ben conscio dei dubbi di Forza Italia) e uno dei nomi più importanti del Pantheon dei popolari. Don Luigi Sturzo – sostiene – “si definiva federalista impenitente”. Laconica la risposta di Tajani: “Se anche lui si riconosce in Sturzo io sono contento”. Anche Maurizio Lupi, che pure si unisce al coro dei buoni sentimenti, non rinuncia a mostrare una certa ambizione. La sfida, dice, è “rispondere ai 9 milioni” di moderati che si sono rifigiati nell’astensionismo. Noi un cespuglio? “Non ci interessa, noi siamo un seme”.

Ue-Ucraina, Costa e Kallas a Kiev nel primo giorno del mandato

Ue-Ucraina, Costa e Kallas a Kiev nel primo giorno del mandatoBruxelles, 1 dic. (askanews) – Il neo presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha inaugurato il proprio mandato con una visita altamente simbolica nella capitale ucraina. “Nel nostro primo giorno in carica siamo qui a Kiev insieme alla nuova Alta Rappresentante per la Politica estera dell’Ue Kaja Kallas e alla nuovo commissaria per l’Allargamento Marta Kos”, ha detto Costa nel pomeriggio, durante una conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev al termine della visita.


“La nostra presenza qui oggi, nell’anniversario del referendum ucraino sull’Indipendenza – ha continuato -, dimostra il sostegno incrollabile dell’Unione Europea al popolo ucraino e alla sua coraggiosa lotta per una pace giusta e duratura. Costa ha sottolineato che i negoziati per l’adesione all’Ue dell’Ucraina stanno procedendo con un grande impegno da parte di Kiev per avanzare nel processo di adeguamento al quadro di norme comunitario, e una progressiva integrazione nel mercato unico già in corso (in particolare sul roaming nella telefonia mobile). Ha annunciato, inoltre, che due nuovi capitoli (“cluster”) dei negoziati d’adesione verranno aperti durante il primo semestre del 2025. “Sosterremo l’Ucraina “per tutto il tempo che sarà necessario e a qualunque costo (‘whatever it takes’, ndr), stiamo fermamente al vostro fianco nel sostenere il vostro diritto all’autodifesa, alla sovranità è alla integrità territoriale, e faremo tutto il possibile per vedervi nell’Unione europea il più presto possibile”, ha concluso Costa