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Tag: Sanremo 2023

Conto alla rovescia a Manarola per “il Presepe luminoso più bello del mondo”

Conto alla rovescia a Manarola per “il Presepe luminoso più bello del mondo”La Spezia, 30 nov. (askanews) – Il presidente del Parco delle Cinque Terre Lorenzo Viviani ha fatto visita ai volontari dell’Associazione del Presepe di Mario Andreoli, e del CAI La Spezia, impegnati sulla Collina delle Tre Croci a Manarola in vista dell’accensione dell’8 dicembre. La Collina delle Tre Croci a Manarola si sta gradualmente ripopolando delle figure luminose che presto andranno a comporre la maestosa natività luminosa ideata dall’estro creativo di Mario Andreoli.


Ogni anno l’Associazione del Presepe di Mario porta avanti l’eredità di un’opera che unisce creatività, caparbietà e amore per il paesaggio, lavorando senza sosta in vista dell’accensione prevista per l’8 dicembre. Questo rito, atteso e partecipato, scandisce il countdown al Natale Natale: le oltre 200 figure vengono posizionate con cura sulle terrazze in pietra che abbracciano il borgo di Manarola, creando un quadro suggestivo visibile anche dal mare.I materiali utilizzati sono poveri e quasi sempre di recupero ma l’effetto finale è sorprendente, regalando un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà. Mario Andreoli sapeva scorgere la bellezza nelle cose semplici e trasformarle in arte sostenibile. Attraverso la luce, riusciva a scolpire i suoi sogni, persino nel paesaggio più austero delle Cinque Terre. Questo spirito è stato trasmesso alla comunità manarolese che, ancora oggi, lavora per mantenere viva questa tradizione. Lo sfalcio dell’ampia area (quest’anno con il supporto dei manutentori dei sentieri del Parco), la posa dei pali di sostegno, la realizzazione delle figure luminose, il loro trasporto e la loro sistemazione sulle fasce, sono solo alcune delle complesse fasi preparatorie. Tutto questo è possibile grazie all’impegno dell’associazione che garantisce continuità all’opera di Mario, con il sostegno del Comune di Riomaggiore e del Parco e la collaborazione del CAI La Spezia.Il sogno di Mario Andreoli, iniziato nel 1961 con l’illuminazione di Tre Croci grazie alla batteria di un’automobile per esaudire il desiderio del padre, continua così a vivere. Durante la sua prima visita, il presidente del Parco, Lorenzo Viviani, ha espresso “profonda gratitudine e apprezzamento per l’impegno e la passione dei volontari”, sottolineando il valore di un’opera che intreccia memoria, creatività e sostenibilità: “è stato estremamente utile osservare da vicino il lavoro svolto dai volontari. Sono rimasto colpito dalla capacità di nobilitare materiali poveri e oggetti dismessi che in questo scenario unico trovano una seconda vita. Le Cinque Terre sono terre di fatica, ma anche di magia e creatività. Nel suo presepe Mario è riuscito a coniugare molteplici anime. Oggi questa straordinaria opera unisce passato, presente e futuro, mantenendo vivo il ricordo di un grande talento creativo che ha donato alle Cinque Terre il presepe più bello del mondo.”

Al Parco delle Cinque Terre consegna attestati “manutentori territorio”

Al Parco delle Cinque Terre consegna attestati “manutentori territorio”Roma, 30 nov. (askanews) – Si svolge oggi al Parco Nazionale delle Cinque Terre la cerimonia di consegna degli attestati di qualifica “Operatori alla difesa e manutenzione del territorio e delle risorse ambientali” figura professionale per la manutenzione delle infrastrutture verdi del Parco, realizzata in sinergia con Alfa Liguria e Isforcoop e.t.s. L’evento, che celebra il completamento di questo percorso formativo e il conseguimento della qualifica professionale da parte dei primi 18 manutentori dei sentieri del Parco, sarà un’occasione per valorizzare l’importanza di formare e qualificare la manodopera necessaria alla salvaguardia del nostro territorio.

Risultati e classifica di serie A, scatto Cagliari

Risultati e classifica di serie A, scatto CagliariRoma, 29 nov. (askanews) – Questi i risultati e la classifica del campionato di serie A dopo Cagliari-Verona 1-0


Quattordicesima giornata Cagliari-Verona 1-0, sabato 30 novembre ore 15 Como-Monza, ore 18 Milan-Empoli, ore 20.45 Bologna-Venezia, domenica 1° dicembre ore 12.30 Udinese-Genoa, ore 15 Parma-Lazio, Torino-Napoli, ore 18 Fiorentina-Inter, ore 20.45 Lecce-Juventus, lunedì 2 dicembre ore 20.45 Roma-Atalanta. Classifica: Napoli 29, Inter, Atalanta, Fiorentina, Lazio 28, Juventus 25, Milan 19, Bologna 18, Udinese 16, Empoli 16, Torino 15, Cagliari 14, Roma 13, Lecce, Verona, Parma 12, Genoa 11, Como 10, Monza 9, Venezia 8.


Quindicesima giornata venerdì 6 dicembre ore 18.30 Inter-Parma, ore 20.45 Atalanta-Milan, ore 15 Genoa-Torino, ore 18 Juventus-Bologna, ore 20.45 Roma-Lecce, domenica 8 dicembre ore 12.30 Fiorentina-Cagliari, ore 15 Verona-Empoli, ore 18.00 Venezia-Como, ore 20.45 Napoli-Lazio, lunedì 9 dicembre ore 20.45

Ue, Meloni sente Costa: urgente legislazione su rimpatri migranti

Ue, Meloni sente Costa: urgente legislazione su rimpatri migrantiRoma, 29 nov. (askanews) – La presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha avuto questo pomeriggio un colloquio telefonico con il presidente entrante del Consiglio europeo, Antonio Costa, a seguito del passaggio di consegne odierno con il Presidente uscente, Charles Michel.


“Nel rinnovare i propri auguri di buon lavoro”, si legge in una nota, Meloni “si è concentrata sulle priorità italiane in vista del Consiglio europeo di dicembre, a partire dal tema migratorio. A questo riguardo, ha sottolineato l’esigenza che l’Unione europea possa contare su un quadro giuridico sempre più efficace per la gestione ordinata delle domande di asilo e delle procedure di rimpatrio dei migranti irregolari, ricordando in particolare l’indicazione da parte del Consiglio europeo dello scorso ottobre della necessità di un’urgente iniziativa legislativa proprio in materia di rimpatri. Grande attenzione è stata quindi dedicata al consolidamento e all’ulteriore sviluppo di partenariati paritari tra l’Unione europea e gli Stati di origine e transito dei migranti, anche sul modello del Piano Mattei italiano, così come all’ulteriore rafforzamento della lotta ai traffici di esseri umani”. Meloni ha, inoltre, “espresso apprezzamento per il recente annuncio da parte del presidente Costa della convocazione di un Consiglio europeo straordinario il prossimo febbraio per discutere delle sfide di sicurezza con cui si confronta l’Unione europea. I due leader hanno concordato di mantenere uno stretto rapporto operativo su tutti i principali dossier di attualità europea”.

Ita-Lufthansa, da Ue ok a remedies: chiusura accordo a inizio 2025

Ita-Lufthansa, da Ue ok a remedies: chiusura accordo a inizio 2025Bruxelles, 29 nov. (askanews) – La Commissione europea ha approvato a Bruxelles la definizione di EasyJet, Iag e Air France-Klm come operatori che forniranno i rimedi idonei ai sensi degli impegni assunti da Lufthansa e dal Mef al fine di acquisire il controllo congiunto di ITA Airways. L’approvazione di rimediatori una condizione affinché Lufthansa e il Mef possano attuare la transazione. “Dopo l’approvazione odierna, Lufthansa e il Mef possono attuare la transazione”, ha sottolineato la Commissione.


“Dopo Mps anche per Ita vediamo il traguardo”, ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Siamo soddisfatti per questa nuova tappa, ora dobbiamo fare l’ultimo miglio”, ha aggiunto Giorgetti commentando la pronuncia della commissione DGcomp sul dossier. La compagnia aerea tedesca ha fatto sapere che dopo il via libera “incondizionato” da parte della Ue all’acquisto del 41% di Ita Airways, “la chiusura dell’accordo è attualmente prevista per l’inizio del 2025”. Lufthansa evidenzia che “l’autorità di concorrenza dell’Ue ha approvato le misure correttive presentate da Lufthansa e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano l’11 novembre. Il Gruppo Lufthansa accoglie con favore questa autorizzazione da parte della Commissione UE, in quanto rappresenta un’importante pietra miliare nel processo di M&A verso il successo dell’acquisizione di ITA Airways”.

Nuova Commissione Ue, Von der Leyen vince ma non convince

Nuova Commissione Ue, Von der Leyen vince ma non convinceRoma, 29 nov. (askanews) – Altro che obiettivi ambiziosi, cambio di paradigma, coraggiose assunzioni di responsabilità, chiamata alle armi, come era stato cinque anni fa con il ‘Green Deal’: il discorso con cui Ursula von der Leyen doveva convincere la maggioranza del Parlamento europeo a votare la fiducia alla sua nuova Commissione, il 27 novembre a Strasburgo, è stato poco ispirato e poco convincente, per nulla straordinario, stanco, senza visione, senza un progetto faro che mostri la rotta.


Una nuova versione del Patto verde proposta da von der Leyen, il ‘Clean Industry Act’, di cui non si conoscono ancora i contenuti, sarà probabilmente solo un tentativo di semplificare e forse anche deregolamentare l’attuazione delle norme già approvate per la transizione verde, e con pochi fondi, visto che la presidente della Commissione non vuol neanche sentir parlare di nuove emissioni di debito comune. L’impegno di ‘mantenere la rotta’ sul Green Deal verrà presto smentito dalle iniziative per annacquare e ritardare l’attuazione del regolamento sulla riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli (con l’obiettivo del loro azzeramente nel 2035), e da un probabile stravolgimento della normativa Cbam (‘Carbon Border Adjustment Mechanism’), che prevede l’introduzione graduale, dal 2026 al 2034, di ‘dazi climatici’ all’importazione nell’Ue di energia e altri prodotti delle industrie energivore come cemento, acciaio, chimica e fertilizzanti, da paesi che non hanno sistemi equivalenti all’Ets, la ‘borsa’ europea dei permessi di emissione.


Un grande progetto per i prossimi cinque anni di mandato, in realtà, von der Leyen lo avrebbe già sul tavolo, se davvero intendesse dare seguito integralmente, con misure concrete, ambiziose e conseguenti ai rapporti Draghi e Letta sul futuro della competitività europea e sull’ulteriore sviluppo del mercato unico, senza utilizzarlo come un menu ‘à la carte’, da cui prendere solo alcune cose a scelta, ignorando o scartando le altre. Ma si può già prevedere che mancherà la volontà politica, da parte della Commissione e degli Stati membri, di concretizzare finalmente una vera e propria politica industriale dell’Ue, e mancheranno i finanziamenti, sia pubblici che privati, per finanziare gli ingenti investimenti necessari alla transizione verde restando competitivi, secondo le raccomandazioni di Mario Draghi. Alla fine, si può prevedere, sarà ripresa soprattutto la raccomandazione (giusta) di semplificare gli oneri burocratici per le imprese, interpretata però (in modo sbagliato) come un appello alla deregolamentazione.


Intanto, si prepara lo scontro tra le due componenti della ‘maggioranza Ursula allargata’ che ha votato eccezionalmente la fiducia, quella di centro sinistra (S&D e Renew e Verdi) e quella di centro destra (Ppe ed Ecr), un vero e proprio unicorno che difficilmente si riproporrà nei voti sulla legislazione europea. Rivedremo la ‘maggioranza Venezuela’, ovvero da un’alleanza Ppe-Ecr appoggiata dall’esterno con i voti dei gruppi di estrema destra dei Sovranisti (Esn) e dei ‘Patrioti’ (Pfe) innanzitutto ogni volta che si presenterà un’occasione di fare marcia indietro sul Green Deal, ma presto anche e soprattutto sui temi dell’immigrazione e asilo. La nuove proposte legislative della Commissione per una nuova direttiva sui rimpatri e per una nuova lista comune dei ‘paesi terzi sicuri’, essenziali per l’esternalizzazione della gestione della politica migratoria comunitaria, saranno presentate entro giugno. La Commissione, secondo quanto ha fatto capire von der Leyen, proporrà la possibilità di deportare nei paesi terzi sicuri non solo i migranti irregolari senza il diritto alla protezione internazionale e in attesa di rimpatrio (‘return hub’), ma anche quelli che invece avrebbero diritto all’asilo nell’Ue. Sarà una nuova versione del ‘modello Ruanda’, adattata per tener conto del precedente ‘modello Turchia’. E sarà una sconfitta storica per il centro sinistra e per la fantomatica ‘maggioranza europeista’ con il Ppe, in cui ancora vogliono credere i Liberali, i Socialisti e i Verdi che hanno appoggiato la fiducia a von der Leyen.


I numeri del voto di fiducia alla nuova Commissione Il voto di Strasburgo per la nuova Commissione europea alla fine è andato benone: la fiducia è passata con un’ampia maggioranza: 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni pari al 51,46% (su 719 seggi totali, ma il 53,77% rispetto ai 688 eurodeputati presenti in aula). Chiariamo subito che, al contrario di quanto alcuni hanno osservato nella stampa italiana, non si tratta di una maggioranza di ‘soli nove voti’, che si riferirebbe alla soglia della maggioranza assoluta di 361 voti. A parte che quella soglia oggi è in realtà di 360 voti, perché un seggio (spagnolo) dei 720 totali non è ancora stato assegnato, bisogna precisare che per la fiducia alla Commissione è prevista l’approvazione della plenaria con la maggioranza relativa dei votanti, e dunque senza alcuna soglia: basta che vi sia anche solo un voto favorevole in più rispetto ai voti contrari. Von der Leyen, dunque, ha vinto non con nove voti di scarto rispetto a una soglia inesistente, ma con 88 voti di vantaggio rispetto ai ‘no’. Resta il fatto politicamente significativo, sebbene tecnicamente senza conseguenze, che numericamente è stato il peggiore risultato per una nuova Commissione fin da quando esiste il voto di fiducia del Parlamento europeo, istituito dal Trattato di Maastricht e applicato la prima volta nel 1995, con la Commissione di Jacques Santer, che ebbe 417 voti favorevoli su 626 seggi totali, il 66,61%. Romano Prodi nel 1999 ebbe l’81,46% (510 voti su 626 seggi), José Manuel Barroso il 65,30% nel 2004 (478 su 732), ancora Barroso nel 2010 ebbe il 66,30% (488 su 736), Jean-Claude Juncker nel 2014 il 56,32% (423 su 751), e la stessa von der Leyen nel 2019 arrivò al 61,63% (461 su 748). Ed è stata anche la prima volta che il numero di ‘sì’ alla fiducia per il nuovo collegio dei commissari è stato inferiore a quello con cui era stata ‘eletta’ la sua presidenza: la Commissione von der Leyen II ha ricevuto 31 voti in meno rispetto ai 401 che la presidente von der Leyen aveva ricevuto dalla plenaria di Strasburgo a luglio, per il suo secondo mandato. Inoltre, ci sono state molte defezioni (il voto era nominale, non segreto) nel voto di fiducia dei tre gruppi centrali della vecchia ‘maggioranza Ursula’, soprattutto nel Ppe (25 contrari, quasi tutti spagnoli, e due astenuti) e nei Socialisti e Democratici (25 contrari, soprattutto francesi e 18 astenuti, soprattutto tedeschi), meno in Renew (sei astenuti); mentre i due gruppi ‘laterali’ opposti, Verdi e Conservatori dell’Ecr, come ci si attendeva, hanno appoggiato la fiducia con circa la metà dei loro eurodeputati: i Verdi con 27 favorevoli, 19 contrari e sei astenuti, e l’Ecr con 33 favorevoli (tra cui i 24 italiani di Fdi), 39 contrari (soprattutti i polacchi del Pis), e quattro astenuti. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Con crisi Francia-Germania Meloni punta a centralità in Ue, ma anche Sanchez

Con crisi Francia-Germania Meloni punta a centralità in Ue, ma anche SanchezRoma, 29 nov. (askanews) – Una serie di fortunati eventi, per parafrasare il titolo di un film per ragazzi, potrebbe dare a Giorgia Meloni l’opportunità di avere un ruolo di rilievo nella legislatura europea che si sta aprendo. Lo stato di pre-crisi del governo francese di Michel Barnier (peraltro atteso giovedì a Palazzo Chigi) unito alla debolezza di Emmanuel Macron da un lato, e la Germania che si avvia a nuove elezioni dall’altro, è il ragionamento della premier, le daranno l’occasione per incunearsi nei processi decisionali europei, contando anche sul ruolo assegnato a Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea.


Con Ursula von der Leyen il rapporto è buono. Dopo il primo “no” al bis della tedesca, Meloni le ha assicurato il voto favorevole degli europarlamentari di Fdi – a differenza del Pis polacco, l’altra grande componente di Ecr – alla fiducia per l’intera nuova Commissione, e continuerà a svolgere un ruolo cruciale di dialogo e di eventuale appoggio nell’ottica della nuova “maggioranza Venezuela”. In particolare sulla partita che più interessa a Meloni, quella dei migranti, ma anche su altri temi, come quello delle norme ambientali e climatiche, la leader italiana punterà a condizionare e supportare lo spostamento a destra dell’esecutivo di Bruxelles. Le due si sono viste l’ultima volta al G20 di Rio e c’è un canale di comunicazione diretto. Tanto che – secondo quanto si apprende da fonti sia italiane che europee – la presidente della Commissione sarebbe stata invitata alla festa di Atreju, la kermesse dei Fratelli d’Italia, in programma al Circo Massimo a Roma dall’8 al 15 dicembre. Il programma è top secret, ma Vdl potrebbe essere uno degli ospiti d’onore, come l’anno scorso fu Elon Musk. Proprio il rapporto con il fondatore di Tesla, uno dei principali consiglieri e futuri membri dell’amministrazione Trump, è considerato una carta da giocare, tanto che sarebbero già in corso i contatti per un primo incontro tra il tycoon e la presidente della Commissione, con la leader italiana nelle vesti di “facilitatrice”.


Dall’altro lato, anche il premier spagnolo Pedro Sanchez proverà a esercitare un’influenza sulla presidente della Commissione, ritenuta da molti un’ottima esecutrice delle strategie e decisioni prese dal suo potentissimo capo di gabinetto, Bjorn Seibert, più che una leader con una propria visione strategica. Sanchez ha mandato a Bruxelles l’altra vice presidente esecutiva della Commissione, Teresa Ribera, che è stata messa sulla graticola dal Ppe (su richiesta dei popolari spagnoli) prima del via libera. Ma ora che è stata confermata, Ribera è il vero numero due dell’Esecutivo comunitario, ed è il più importante vero contrappeso, con la sua appartenenza socialista e le sue convinzioni ambientaliste, allo sbandamento a destra di von der Leyen e del Ppe. Il premier spagnolo teme uno slittamento dell’esecutivo sempre più lontano dalle istanze progressiste e ormai da tempo ha inaugurato una netta presa di distanze da Meloni, e in particolare dal suo ‘modello Albania’ per la gestione dell’immigrazione irregolare. Meloni ha anche instaurato un rapporto stretto (coltivato con frequenti contatti) con Kaja Kallas, neo Alto responsabile per la politica estera Ue, con cui sarà in Lapponia il 20 e 21 dicembre prossimi, per il primo incontro Nord-Sud a quattro tra Finlandia, Svezia, Italia e Grecia. A unire Kallas e Meloni c’è sicuramente una linea di pieno sostegno all’Ucraina.


di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

In Europa dopo Fitto Meloni “balla da sola” (per ora)

In Europa dopo Fitto Meloni “balla da sola” (per ora)Roma, 29 nov. (askanews) – Giorgia Meloni non nominerà (per il momento) un ministro per gli Affari europei, mantenendo per sé l’interim della delega di Raffaele Fitto che, come si sa, lascia il governo per assumere il ruolo di commissario e vicepresidente esecutivo dell’Ue. La premier, dunque, sarà in prima persona responsabile dei rapporti con Bruxelles, dove comunque considera Fitto il punto di riferimento del governo italiano. Il doppio ruolo di Meloni, però, non dovrebbe durare a lungo, complice anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in un pranzo che si è tenuto il 28 novembre al Quirinale avrebbe fatto presente l’importanza di avere un titolare, sia esso un ministro o un sottosegretario delegato. Meloni ha preso nota, rimandando tutto a dopo l’approvazione della manovra, che già sta creando sufficienti fibrillazioni alla maggioranza di centrodestra.


A Fitto è stata organizzata un’ultima “passerella” con le firme degli accordi di coesione con la Sardegna e con la ‘sua’ Puglia, che deve essere “orgogliosa” – come l’Italia intera – per un ruolo che “pone la nostra nazione in una condizione di centralità nella prossima Commissione europea”, ha detto una commossa Meloni. Poi il passaggio in Consiglio dei ministri, al Cipess e nella Cabina di regia per il Pnrr, in cui la premier ha ringraziato “un ministro estremamente prezioso” la cui “competenza rimarrà in ottime mani”, prima dell’applauso e della foto di rito. Vediamo quindi quali saranno le “ottime mani”. Meloni come prima cosa assumerà l’interim. Poi procederà a ‘spacchettare’ il corposo portafoglio, affidando la gestione del Pnrr e della Coesione ai suoi sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Resta la questione degli Affari europei, e qui inizia la partita più squisitamente politica. Con due punti fermi. Il primo è la volontà di Meloni di toccare il meno possibile la squadra, “allergica” – come viene definita – alla parola rimpasto. Il secondo è che “se esce un ministro di Fdi entra un ministro di Fdi”. In questo caso il candidato ‘naturale’ sarebbe Edmondo Cirielli, attuale vice ministro agli Esteri. “Però – riflette una fonte di governo – è difficile sostituirlo: ha esperienza e non ci sono altri esponenti di Fdi adeguati per quel ruolo”. Nome alternativo è quello di Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore, già ministro degli Esteri nel governo Monti, attualmente senatore di Fdi. Altrimenti c’è l’ipotesi, che si riaffaccia un po’ ogni volta che si tratta di individuare un profilo rilevante, di Elisabetta Belloni, direttrice del Dis, sherpa del G7, abile ed esperta mediatrice.


Dunque la porta sembra “sbarrata” per gli alleati, in primo luogo per Forza Italia, a cui piacerebbe molto la responsabilità dei rapporti con Bruxelles. Antonio Tajani pubblicamente assicura che non ne fa “una questione di poltrone” e che “alla fine deciderà la presidente del Consiglio”. Ma sicuramente – spiega chi ci ha parlato – intende “far pesare” l’aiuto che, per suo tramite, il Ppe ha dato per superare le diffidenze sul ministro pugliese. Così come intende far pesare i “sacrifici” fatti dagli azzurri, premiati dalle urne, ma non ‘ricompensati’ nella compagine dell’esecutivo, dove ormai si ritengono sottorappresentati rispetto alla Lega. Per Fi ci sarebbero già anche alcuni potenziali candidati. “Ma dubito che Meloni voglia privarsi di un ministro ‘suo’ per accontentare Forza Italia. Anche se – spiega una fonte azzurra – sarebbe un ruolo più che altro di rappresentanza, perchè il punto di riferimento in Europa resterà Fitto”. Un fatto, quest’ultimo, che Meloni non nasconde, quando dice che il nuovo vice presidente esecutivo “ci consente di avere un occhio di riguardo rispetto a molte materie che sono di interesse della nostra nazione”. Anche se i Trattati dicono altro, come ha ricordato Fitto, assicurando che opererà “a difesa dell’interesse comune europeo”.


di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Riunione ministri Esteri Nato il 3-4: “prima presieduta da Rutte”

Riunione ministri Esteri Nato il 3-4: “prima presieduta da Rutte”Milano, 29 nov. (askanews) – (di Cristina Giuliano) “La riunione dei ministri degli Esteri della NATO della prossima settimana (3-4 dicembre) sarà la prima presieduta da Mark Rutte, in qualità di nuovo segretario generale della NATO” afferma un funzionario della Alleanza Atlantica secondo quanto si apprende.”Ci aspettiamo che i ministri degli Esteri alleati condividano le opinioni sulla situazione in Ucraina e riaffermino il nostro fermo sostegno all’Ucraina, mentre il paese continua a sostenere il suo diritto all’autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, in risposta alla brutale guerra russa di aggressione in corso” ha aggiunto il funzionario.


L’incontro ai primi di dicembre di un anno storico per la Nato: il 2024 ha visto il 75esimo anniversario dell’Alleanza celebrato con grande commozione, sempre più solida con 32 Paesi (da ultimo l’ingresso della Svezia) e un cambio della guardia al vertice (l’avvicendamento tra Jens Stoltenberg e Rutte come segretario generale), oltre a decisioni di peso al Vertice di Washington per salvaguardare la sicurezza, rafforzando deterrenza e difesa. Ma l’incontro segue anche a breve giro il lancio russo contro l’Ucraina, avvenuto il 21 novembre, di un missile balistico sperimentale a raggio intermedio (IRBM). Il tutto accompagnato da un messaggio del presidente Vladimir Putin sulla tv russa, contente ulteriori minacce di escalation. L’attacco, che è avvenuto a poche ore dalla ben nota telefonata a Putin del cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha preso di mira Dnipro ed è visto come un altro tentativo da parte della Russia di terrorizzare la popolazione civile in Ucraina e intimidire coloro che sostengono Kiev, mentre si difende dall’aggressione illegale e non provocata della Russia. Come precedentemente osservato dal portavoce della NATO, Farah Dakhlallah, “l’impiego di questa capacità non cambierà il corso del conflitto, né scoraggerà gli alleati della NATO dal sostenere l’Ucraina”. Gli ambasciatori presso la NATO si sono incontrati il 26 novembre 2024 presso il Consiglio NATO-Ucraina (NUC) per discutere della situazione della sicurezza nel Paese aggredito, in seguito al lancio. E la prossima riunione del Consiglio NATO-Ucraina dovrebbe svolgersi proprio durante l’incontro dei Ministri degli Esteri della NATO che si terrà il 3-4 dicembre.


Nel frattempo il comunicato finale del vertice G7 – a chiusura della presidenza italiana del G7 a Fiuggi – ha condannato le minacce nucleari della Russia e ribadito il pieno sostegno a Kiev nella difesa della propria integrità territoriale. Pronto un nuovo prestito da 50 miliardi di dollari finanziati dagli interessi degli asset russi congelati, mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken – parlando con i giornalisti accanto al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani – ha ribadito il sostegno militare e finanziario all’Ucraina ed ha espresso preoccupazione per l’impiego di soldati nordcoreani nelle operazioni russe nell’area di Kursk. Preoccupazione più volte già espressa da Rutte nelle sue molteplici visite di questi giorni presso i Paesi alleati. Un ampio giro che nelle sue ultime tappe ha toccato Grecia, Turchia e Stati Uniti (con un incontro del segretario generale con il neoeletto presidente Usa Donald Trump). In queste ore l’Ucraina ha ancora una volta ribadito la sua aspirazione all’adesione: il ministro degli Esteri, Andrii Sybiha, ha inviato una lettera ai suoi colleghi della Nato, esortandoli a invitare Kiev ad aderire all’alleanza atlantica durante la riunione della prossima settimana a Bruxelles, come primo passo verso l’adesione formale. Il tutto mentre il conflitto non offre alcuna tregua agli ucraini e diventa ogni giorno più violento. In queste ore il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha sostituito il comandante delle forze di terra delle forze armate ucraine e ha nominato Mykhailo Drapatoy nuovo comandante. Il tutto mentre i russi continuano insistentemente a prendere di mira le centrali elettriche ed energetiche ucraine e il 27 novembre le truppe russe hanno aggredito la capitale Kiev con i droni. 


“Ci aspettiamo inoltre che i nostri ministri degli esteri affrontino le azioni ostili della Russia nei paesi della NATO e riaffermino che tali azioni non scoraggeranno gli alleati dal continuare a sostenere l’Ucraina e a rafforzare le nostre difese”, aggiunge il funzionario dell’Alleanza Atlantica. In queste ore è emerso che il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius vuole acquisire quattro nuovi sottomarini per un importo di almeno 4,7 miliardi di euro per soddisfare le nuove esigenze della NATO per la sicurezza in Europa: si tratta di quattro esemplari del nuovo modello U212CD prodotto dal colosso tedesco Thyssenkrupp Marine Systems, secondo una fonte vicina al Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco. Nel frattempo il capo dei servizi segreti esteri britannici MI6 accusa la Russia di atti di sabotaggio in Europa: Richard Moore ha espresso preoccupazione per la situazione politica globale in un discorso all’ambasciata britannica a Parigi. “In 37 anni come ufficiale dell’intelligence, non ho mai visto il mondo in uno stato più pericoloso”, ha detto, secondo il governo britannico.   MEDIO ORIENTE


Un altro tema importante della riunione del 3 e 4 dicembre sarà il Medio Oriente. “Infine, ci aspettiamo che i nostri ministri degli esteri condividano le opinioni sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente e facciano il punto sull’attuazione di un piano d’azione per un approccio più forte, più strategico e orientato ai risultati nei confronti del nostro la sponda Sud del Mediterraneo (Southern Neighbourhood, vicinato meridionale)” afferma il funzionario Nato. “Sua Maestà, il re Abdullah II di Giordania parteciperà alla riunione con i ministri degli esteri alleati il ??3 dicembre, per discutere del conflitto in corso in Medio Oriente e del suo impatto sulla sicurezza euro-atlantica”. Va notato che sul tema si era espresso il vicesegretario generale facente funzione della NATO, Boris Ruge, rivolgendosi direttamente ai membri dell’Assemblea parlamentare della NATO (NPA) che si sono riuniti a Montreal per discutere delle principali sfide alla sicurezza dell’Alleanza e del ruolo essenziale della NATO nell’affrontarle lunedì (25 novembre 2024). “Per quanto riguarda la sponda Sud del Mediterraneo (Southern Neighbourhood, vicinato meridionale), per affrontare la domanda proveniente dalla delegazione italiana, così come dalla delegazione del Portogallo, in effetti, sulla base del rapporto del gruppo di esperti convocato dal Segretario generale Stoltenberg e del piano d’azione che abbiamo presentato, ora abbiamo una nuova base su cui lavorare”, ha detto Ruge all’Assemblea parlamentare della NATO a seguito di una domanda da parte italiana, formulata dal capo delegazione Lorenzo Cesa, in base alla trascrizione fornita dall’Alleanza. “Il piano d’azione – ha continuato Ruge – è stato adottato al (summit di luglio di) Washington Dc. Javier Colomina (diplomatico spagnolo, ndr) è stato nominato Rappresentante speciale per i rapporti con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo e siamo stati molto attivi anche nelle ultime settimane e mesi, tra le altre cose, apriremo molto presto l’ufficio di collegamento ad Amman, in Giordania. Abbiamo lavorato con diversi alleati. Abbiamo accettato l’offerta dell’Italia di ospitare l’ufficio di collegamento della NATO nella sua ambasciata ad Amman, perché, dopo un’analisi molto attenta, è stata la migliore offerta. Questo è un ufficio che avrà come compito la cooperazione con la Giordania, che è un partner molto importante per la NATO”, ha spiegato rispondendo a Cesa, il quale aveva peraltro sottolineato nella sua articolata domanda come il Mediterraneo non può più essere considerato un’area periferica quando si tratta della sicurezza collettiva dell’Alleanza.

Ue, a proposito di “maggioranza Venezuela”

Ue, a proposito di “maggioranza Venezuela”Roma, 29 nov. (askanews) – Facendo riferimento a un proprio articolo del 28 ottobre, la testata “Politico” ha rivendicato venerdì 29 novembre, in una sua newsletter da Bruxelles, di aver coniato la definizione “maggioranza Venezuela”. “I risultati delle elezioni europee di giugno hanno permesso al Partito popolare europeo di centro-destra di poter contare su una maggioranza di destra, che noi abbiamo battezzato come maggioranza Venezuela”, afferma Politico.


In realtà, il termine veniva già usato con quel significato dai corrispondenti italiani a Bruxelles almeno dal 24 ottobre, su una chat Whatsapp, e un’altra testata europea di Bruxelles, “Euractiv” aveva attribuito la paternità della definizione a un collega dell’Ansa, per un tweet su X dello stesso 24 ottobre. Lo stesso Politico, d’altra parte, il 25 ottobre aveva scritto: “I giornalisti politici hanno ora un termine per descrivere il nuovo blocco di voto della destra nel Parlamento europeo. La Maggioranza Venezuela, che abbraccia il Partito popolare europeo (Ppe), i Conservatori e Riformisti europei (Ecr), i Patrioti per l’Europa e l’Europa delle Nazioni Sovrane (Esn), prende il nome dalla coalizione che ha chiesto all’Ue di riconoscere Edmundo González Urrutia come presidente del Venezuela e gli ha conferito il Premio Sakharov questa settimana. L’inventore? Pietro Guastamacchia dell’Ansa”, concludeva Politico. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese