Hotel Ara Maris: a Sorrento un nuovo gioiello dell’ospitalitàMilano, 10 nov. (askanews) – Un nuovo hotel “5 stelle lusso” arricchisce l’offerta di ospitalità d’eccellenza della Penisola Sorrentina: è l’Hotel Ara Maris di Sorrento, nuova struttura concepita con caratteristiche innovative per offrire soggiorni raffinati e esclusivi in una città riconosciuta tra le più affascinanti al mondo che da sempre attira artisti, attori e registi in cerca di ispirazione. L’apertura al pubblico dell’Hotel Ara Maris è prevista in primavera.
Il design è stato curato dallo Studio di Architettura Spagnulo&Partners – che ha seguito progetti in tutto il mondo – e cattura l’essenza di Sorrento, con i suoi colori vivaci e i profumi intensi, declinando lusso e sosteniblità. L’Ara Maris è situato nel centro di Sorrento e offrirà ai propri ospiti una vasta gamma di servizi e comfort che vanno oltre il concetto di soggiorno tradizionale. La sua collocazione inoltre lo rende luogo ideale da cui partire alla scoperta della città di Sorrento, delle principali attrazioni della Penisola e degli angoli di paradiso da raggiungere in barca che sono le isole di Capri, Ischia e Procida.
L’hotel prevede ampie camere ampie e numerose aree dedicate sia al relax sia al divertimento. Gli arredi e le aree comuni sono stati sviluppati in armonia con il paesaggio. Fiore all’occhiello sarà l’ampia zona relax con piscina e solarium, immersa nel verde. L’hotel offrirà anche un eccezionale Skybar, situato sulla a terrazza all’ultimo piano con una zona lounge con una vista imperdibile sul Golfo di Napoli. Il Bistrot farà vivere poi un’esperienza a tavola caratterizzata sui sapori e dal gusto del territorio, con quanto di naturale questo offre a km zero: piatti preparati con ingredienti semplici e genuini provenienti dai Monti Lattari e dal mare che bagna la costa. Inoltre un’elegante Spa, oasi di relax e benessere, permetterà di rilassarsi con una vasta gamma di trattamenti rigeneranti.
Giappone, think tank stima Pil settembre +0,2% su base mensileRoma, 10 nov. (askanews) – Il prodotto interno giapponese sarebbe cresciut0 dello 0,2% a settembre rispetto al mese precedente, aiutata da una ripresa delle esportazioni. Lo ha stimato il Centro giapponese per la ricerca economica, un think tank sostenuto dal governo, che diffonderà mercoledì i dati ufficiali.
La stima, se confermata, segna un’inversione di tendenza rispetto alla contrazione delo 0,6% registrata ad agosto. Il think tank ora ritiene che il Pil lordo, corretto per l’inflazione. per il trimestre luglio-settembre sia sceso dell’1,5% rispetto al periodo aprile-giugno.
“A settembre, le esportazioni, che erano state deboli nel mese precedente, sono aumentate e il Pil complessivo è stato positivo”, ha affermato l’istituto. Le esportazioni di beni e servizi sarebbero aumentate del 3% rispetto al mese precedente, con le merci destinate agli Stati uniti e alla Cina in crescita rispettivamente del 7,2% e del 7,1%. Anche l’export verso l’Asia, esclusa la Cina, sarebbero aumentate del 3,2%. Le importazioni sarebbero invece cresciute a un ritmo più lento rispetto alle esportazioni, in aumento dell’1,2%.
I consumi privati, che rappresentano oltre la metà del Pil, sono diminuiti dello 0,4% a settembre.
In libreria “La pista anarchica” di Mario Di VitoRoma, 10 nov. (askanews) – Dello scrittore e giornalista del Manifesto Mario Di Vito, Laterza pubblica “La pista anarchica Dai pacchi bomba al caso Cospito”.
C’è stato un tempo in cui la fiaccola nera dell’anarchia terrorizzava i re e i capi di governo di mezza Europa. Un tempo in cui, da Wall Street a San Pietroburgo, i pugnali, le bombe e le pistole degli anarchici sembravano pronti a colpire i ricchi e i potenti e a vendicare gli oppressi. Oggi, almeno a stare ai titoli dei giornali, questa minaccia sembra riaffacciarsi. La prima inchiesta sul movimento anarchico insurrezionalista. Bologna, dicembre 2003. A casa del presidente della Commissione Europea Romano Prodi arriva un pacco con dentro una copia del Piacere di Gabriele D’Annunzio. Quando lo apre, dal volume parte una fiammata. L’attentato incendiario viene rivendicato da una sigla fino ad allora sconosciuta: FAI – Federazione Anarchica Informale. È l’inizio di una vicenda che negli anni successivi terrà impegnate le procure di mezza Italia e farà molto parlare giornali e televisioni, in quella che appare come una vera e propria guerra contro lo Stato e il capitale.
A condurla sono poche decine di persone che, talvolta, nemmeno si conoscono tra loro ma che condividono gli stessi obiettivi e le stesse modalità di azione: aprire il fuoco, seminare il panico, dimostrare che i peggiori incubi della Repubblica possono diventare realtà. Dal processone della fine degli anni ’90 fino allo sciopero della fame di Alfredo Cospito: un racconto che ripercorre le vicende giudiziarie e quello che continua a muoversi fuori dalle aule dei tribunali. Vent’anni di piste e vicoli ciechi, alla ricerca di un fantasma. Il fantasma dell’anarchia vendicatrice.
M.O., Netanyahu: distruggeremo Hamas ma non vogliamo occupare GazaRoma, 10 nov. (askanews) – “Non cerchiamo di conquistare Gaza, non cerchiamo di occupare Gaza, non cerchiamo di governare Gaza”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una intervista a Fox News.
“Penso che sia chiaro – ha detto – come dovrà essere il futuro di Gaza. Hamas se ne andrà, dobbiamo distruggere Hamas, non solo per il nostro bene, ma per il bene di tutti. Per il bene della civiltà, per il bene dei palestinesi e degli israeliani. nello stesso modo”. Il premier israeliano assicura quindi di volere una Gaza demilitarizzata, deradicalizzata e ricostruita. “Tutto ciò – secondo Netanyahu – può essere raggiunto. Non cerchiamo di conquistare Gaza, non cerchiamo di occupare Gaza, non cerchiamo di governare Gaza. Ma dobbiamo assicurarci che ciò che è accaduto non accada di nuovo”.
Accordo Ue sul regolamento per il ripristino della naturaBruxelles, 10 nov. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione hanno raggiunto nella notte di giovedì un accordo provvisorio sul controverso regolamento Ue sul ripristino della natura. L’accordo dovrà ora essere confermato dalla plenaria del Parlamento europeo e dal Consiglio.
Come obiettivo generale, il regolamento prevede che gli Stati membri avviino un processo per il ripristino continuo e duraturo della natura in almeno il 20% del territorio e dei mari dell’Ue entro il 2030. Entro il 2050 queste misure dovranno essere in vigore per tutti gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati. Nell’azione di ripristino, fino al 2030 gli Stati membri dovranno dare priorità alle aree situate nei siti “Natura 2000”. Per raggiungere questi obiettivi, i paesi dell’Ue dovranno “riportare in buone condizioni” almeno il 30% dei tipi di habitat coperti dal regolamento entro il 2030, aumentando questo target al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Inoltre, per le aree riportate in buone condizioni gli Stati membri “dovranno mirare a garantire” che successivamente “non si deteriorino in modo significativo”.
Diversi obiettivi si applicheranno a diversi ecosistemi e gli Stati membri decideranno le misure specifiche da applicare sui loro territori. A questo fine, svilupperanno piani di ripristino nazionali, con esigenze e misure adattate al contesto locale e un calendario per la loro attuazione. I piani dovranno essere elaborati coinvolgendo le comunità locali e la società civile. Nell’accordo provvisorio è rimasto l’obbligo per gli Stati membri di individuare e rimuovere le barriere artificiali al collegamento delle acque superficiali, al fine di trasformare almeno 25.000 km di corsi d’acqua in fiumi a flusso libero entro il 2030, e mantenere poi la connettività fluviale naturale ripristinata.
Dovrà essere invertito il declino delle popolazioni di insetti impollinatori al più tardi entro il 2030, raggiungendo successivamente una tendenza al loro aumento misurata almeno ogni sei anni. Entro il 2030, dovranno essere attuate misure volte a raggiungere un trend positivo in diversi indicatori degli ecosistemi forestali, dovranno essere piantati altri tre miliardi di alberi, e si dovrà garantire in ogni Stato membro che non vi sia alcuna perdita netta di spazi verdi urbani rispetto al 2021. Dopo il 2030 gli spazi verdi urbani dovranno aumentare, con progressi misurati ogni sei anni.
Tuttavia, il testo approvato è stato fortemente indebolito rispetto alla proposta originale della Commissione, dopo i durissimi attacchi del mondo agricolo e delle forze di centro destra nel Parlamento europeo (Ppe, Conservatori dell’Ecr, estrema destra del gruppo Id, con l’appoggio di un terzo dei Liberali di Renew), che hanno portato all’approvazione di una lunga serie di emendamenti il 12 luglio scorso, durante il voto della plenaria a Strasburgo. Emendamenti che sono stati ora in buona parte confermati nell’accordo provvisorio con il Consiglio Ue, e che comportano spesso deroghe o possibilità di proroghe, e soprattutto la sostituzione di diversi obiettivi obbligatori con obiettivi indicativi (con formule come gli Stati membri “dovranno mirare a”, invece che “dovranno”). Tra l’altro, è stata introdotta la possibilità di sospendere l’attuazione delle disposizioni del regolamento relative agli ecosistemi agricoli per un periodo fino a un anno, tramite un atto esecutivo, in caso di eventi imprevedibili ed eccezionali fuori dal controllo dell’Ue e con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare a livello comunitario. Il Ppe, in una nota, rivendica il successo della sua azione, elencando tutte le modifiche alla proposta iniziale che aveva sostenuto e che sono rimaste nell’accordo provvisorio: 1) è stato rimosso l’obbligo di ripristinare gli habitat naturali nel 10% dei terreni agricoli, sostituendolo con un approccio basato sul principio di non deterioramento, così che per gli agricoltori “conteranno gli sforzi, non i risultati”; 2) la sicurezza alimentare è stata definita come uno degli obiettivi centrali del regolamento, anche mirando al ridurre i prezzi dei prodotti alimentari; 3) i fondi Ue per l’agricoltura e la pesca (Pac e Pcp) non saranno utilizzati per misure di ripristino della natura; 4) è stato introdotto il “freno d’emergenza” per congelare gli obiettivi nei terreni agricoli, se la sicurezza alimentare o la produzione sono minacciate; 5) le nuove norme non si applicheranno ai progetti relativi alle energie rinnovabili o alle principali opere infrastrutturali; 6) l’obiettivo controverso di ripristinare lo stato della natura per riportarlo alle condizioni in cui si trovava negli anni ’50 è stato cancellato; 7) gli Stati membri dovranno dare priorità alle azioni di ripristino nelle aree protette inserite nella rete “Natura 2000” e non nei terreni agricoli; 8) il ripristino delle torbiere sarà ora volontario per gli agricoltori, e non più obbligatorio. Su quest’ultimo punto, in realtà, l’accordo prevede che gli Stati membri predispongano misure di ripristino parziale e progressivo delle torbiere drenate e trasformate in suoli ad uso agricolo per almeno il 30% di queste aree entro il 2030, il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050. La riumidificazione delle torbiere, tuttavia, sarà effettivamente volontaria per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati.
Maltempo Toscana, Giani in Val di Bisenzio: “Altra notte allerta”Roma, 10 nov. (askanews) – “Adesso a Vaiano (Prato) con il sindaco e tutte le forze in campo per affrontare quest’altra notte di allerta arancione pronti ad intervenire in Val di Bisenzio”. Lo scrive sui social il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che sta visitando i soccorritori che operano nella zona della Val di Bisenzio, a nord di Firenze, colpita duramente dall’alluvione della scorsa settimana. Da questo pomeriggio è tornata la pioggia, che sta cadendo intensamente su tutta l’area già alluvionata.
“La perturbazione – spiega Giani – si sta spostando verso est sulle zone interne di Livorno, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Firenze con precipitazioni fino a 30-40mm. Il Tora a Collesalvetti ha raggiunto il primo livello di riferimento, al momento è stazionario. Sotto osservazione tutti i corsi d’acqua”. Comunque, conclude, “anche stanotte vanno avanti le operazioni della colonna mobile regionale e Alia per il ritiro dei rifiuti e pulizia delle strade nei comuni colpiti”.
Patto stabilità, verso accordo Ue su riforma entro dicembreBruxelles, 9 nov. (askanews) – Sulla riforma del Patto di stabilità, che stabilirà le nuove regole Ue per i bilanci degli Stati membri, c’è un certo ottimismo da parte della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue riguardo alla prospettiva di riuscire a trovare un compromesso tra i Ventisette entro dicembre. Questo permetterebbe poi l’approvazione finale anche da parte del Parlamento europeo, prima della pausa legislativa di primavera in vista delle elezioni di giugno, e l’entrata in vigore delle nuove norme già nel 2024, in modo da poterle applicare ai bilanci per il 2025.
I ministri delle Finanze dei Ventisette hanno fatto grandi passi avanti sui negoziati nelle ultime due settimane, confermati oggi alla riunione del Consiglio Ecofin a Bruxelles. ‘Abbiamo messo sul tavolo delle proposte di compromesso (‘landing zone, ndr) che riflettono i contributi di tutti gli Stati. E’ il risultato di scambi intensi e la parola con cui possiamo meglio sintetizzare questo lavoro è ‘bilanciato’. Oggi vediamo che c’è accordo sugli elementi chiave e sui meccanismi delle nuove regole, e sulla necessità di avere disciplina di bilancio, ma anche di assicurare contro-ciciclicità’ per sostenere crescita e investimenti, ha spiegato a nome della presidenza di turno la vicepremier e ministro delle Finanze spagnola, Nadia Calvino, nella conferenza stampa al termine dell’Ecofin. ‘C’è ancora tanto lavoro da fare, ma come i pellegrini nel cammino di Santiago stiamo iniziando a vedere la meta. E vediamo – ha osservato Calvino – che c’è un forte impegno di tutti i paesi membri a contribuire a lavorare insieme e a raggiungere un accordo prima della fine dell’anno. Nulla è ancora deciso – ha precisato – ma gli scambi di oggi consentiranno di fare progressi significativi nelle ultime settimane. Si spiana la strada a un pacchetto di compromesso, e per questo nei prossimi giorni faremo circolare le proposte legislative, e accelereremo i lavori a livello tecnico.
‘Abbiamo concordato la convocazione di un Ecofin straordinario per la fine di novembre – ha annunciato la presidente di turno spagnola – per lavorare ascoltando attentamente tutti i paesi membri, e poi chiudere l’accordo all’Ecofin di dicembre. L’ultima riunione a Bruxelles dei ministri delle Finanze dei Ventisette è prevista l’8 dicembre. L’ottimismo della presidenza di turno riposa soprattutto sul tentativo in corso di conciliare le diverse posizioni di Francia e Germania. I ministri dei due paesi, Bruno Le Maire e Christian Lindner, si sono già visti a Parigi nei giorni scorsi e hanno annunciato stamattina che si vedranno ancora a breve a Berlino, mentre i loro team tecnici continuano a incontrarsi e a lavorare alle possibili soluzioni di compromesso.
‘Qualunque progresso che possa essere fatto da Francia e Germania – ha detto Calvino rispondendo a un giornalista che chiedeva se l’iniziativa franco-tedesca non costituisse un problema per l’attività di mediazione portata avanti dal governo spagnolo – sarà integrato nel lavoro della presidenza di turno, come abbiamo fatto finora. Penso che probabilmente la ragione per cui siamo stati in grado di fare così tanti progressi, come presidenza spagnola, stia nel fatto abbiamo ascoltato attentamente tutti, per raggiungere un accordo bilanciato che rifletta i vari punti di vista. In questo quadro, tuttavia, l’Italia potrebbe mettersi di traverso, se dovessero passare delle modifiche, chieste soprattutto dai tedeschi, alla proposta originaria originaria della Commissione. Fonti del Mef hanno fatto sapere nel pomeriggio a Bruxelles che l’Italia non è disposta a chiudere l’accordo a qualunque costo, e che se il compromesso finale che sarà proposto andasse in una direzione sfavorevole agli interessi del Paese, sarebbe pronta piuttosto ad accettare che resti in vigore il quadro precedente.
Molti paventano che si torni alle vecchie regole, ma per l’Italia, hanno osservato le fonti, questo non sarebbe comunque il male assoluto, hanno osservato le fonti, ricordando comunque che la bozza di compromesso comunque non è ancora chiusa, ci si sta ancora lavorando, e le discussioni in corso possono ancora cambiare le proposte sul tavolo. Tra le modifiche proposte è positivo, e va nel senso voluto dall’Italia, che si assicuri che le spese per investimenti verdi e per la difesa vengano considerate in modo diverso, più favorevolmente nella valutazione del rispetto delle regole Ue da parte dei bilanci nazionali. Se ci si accorda su valori sostenibili per la riduzione del debito, per l’Italia non è un problema, il Paese deve intraprendere comunque un percorso virtuoso per liberarsi dal fardello dell’alto debito pubblico. Ma ci sono anche alcuni passaggi a cui l’Italia non è favorevole. In particolare, non convince la regola molto più rigida che vuole la Germania per la riduzione del deficit, anche se per il lungo termine. Applicare un percorso di aggiustamento di quattro-sette anni (come propone la Commissione) va bene, ma non se poi devi stare comunque sotto una soglia minima del deficit, a prescindere. Insomma, hanno ribadito le fonti, se deve accettare un nuovo Patto di stabilità che non convince, l’Italia preferisce tenersi ilávecchioáPatto. La Germania chiede sostanzialmente due cose: una ‘salvaguardia’ che comporti una riduzione media annua del debito/Pil, e che secondo i tedeschi dovrebbe essere almeno dell’1%, per i paesi che non rispettano la soglia del 60%; e un ‘margine di sicurezza’ per il disavanzo di questi stessi paesi, che dovrebbero mantenere un deficit/Pil sotto la soglia di Maastricht del 3%, e che secondo Berlino dovrebbe essere fissata addirittura all’1%. Nella proposta originaria della Commissione, invece, i paesi con debito superiore al 60% del Pil dovranno avviare percorsi di riduzione calcolati su misura per ciascuno di essi, senza un parametro numerico prefissato, e basati soprattutto su una riduzione della spesa pubblica. Quanto ai paesi con un deficit che supera la soglia del 3% del Pil, la proposta della Commissione prevede che vi sia uno sforzo di bilancio annuale pari allo 0,5% del Pil per ridurre il disavanzo eccessivo. La presidenza spagnola di turno ha inserito nella sua bozza di compromesso i due parametri (salvaguardia per il debito e ‘benchmark’ per il deficit) chiesti dai tedeschi, ma il negoziato è ora sui numeri, sul valore quantitativo di questi parametri, e sullo spazio temporale entro cui applicarli. Secondo la proposta di compromesso attuale, comunque, le nuove soglie minime verrebbero applicate dopo il medio periodo (di quattro o sette anni) del percorso di aggiustamento, una volta che sia stata recuperata la piena sostenibilità del debito pubblico. Durante la conferenza stampa finale dell’Ecofin, rispondendo a un giornalista che chiedeva se le modifiche chieste dai tedeschi non compromettano il carattere originale della proposta di riforma, che consisteva nel semplificare drasticamente un sistema che era inapplicacabile perché troppo complesso, in quanto basato su variabili difficili da verificare, il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che ‘la proposta spagnola preserva lo spirito e i concetti della proposta della Commissione’, e che ‘i nuovi elementi, e in particolare la ‘salvaguardia per il deficit, che dipenderà dalla sua quantificazione (dal modo in cui viene calibrata, ndr), sono ancoraáinádiscussione. Nadia Calvino, da parte sua, replicando alla stessa dpmanda, ha confermato che ‘l’essenziale (‘core, ndr) della proposta della Commissione, il fatto che semplifichi fortemente il quadro, è preservato. Il nocciolo e la spina dorsale del potenziale compromesso (‘landing zone, ndr) stanno nel percorso su misura di aggiustamento di medio termine basato sulla spesa pubblica. In più, – ha concluso Calvino – ci sono alcune salvaguardie per continuare ad assicurare l’equilibrio tra l’obiettivo di ridurre il debito e quello di sostenere gli investimenti che rispondono alle priorità dell’Ue.
M.O., l’inviato Usa: Iran e Hezbollah si astengano da provocazioniMilano, 9 nov. (askanews) – “Non crediamo che un conflitto che coinvolga il Libano e Israele sia in ogni caso inevitabile: la realtà del momento è che non ci sono indicazioni, su ogni lato, che ci sia un intento per far scoppiare all’improvviso un conflitto o una guerra”. Lo ha detto l’inviato speciale degli Stati Uniti per le questioni umanitarie in Medio Oriente, David Satterfield, in un briefing in collegamento da remoto al quale askanews ha preso parte. “Ma è essenziale – ha detto Satterfield – essenziale, che non ci siano azioni provocatorie da parte dell’Iran o da Hezbollah” e dunque le provocazioni “devono fermarsi”.
Ex ambasciatore in Turchia, Satterfield ha più di 40 anni di esperienza in Medio Oriente, compresi Libano, Siria, Tunisia e Arabia Saudita. In precedenza, era stato nominato inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa il 10 gennaio 2022.
Milano, Sea autorizzata a creare società per stazioni taxi volantiMilano, 9 nov. (askanews) – Il Consiglio comunale di Milano ha approvato una delibera che autorizza la controllata Sea alla costituzione di una società per la realizzazione e la gestione di vertiporti (aeroporti a decollo verticale), ad uso dei cosiddetti taxi volanti. La società, che ha l’obiettivo di costituire un sistema di “Urban Air Mobility”, sarà formata con il coinvolgimento di 2i Aeroporti e Skyports, imprese con specifiche competenze in materia, con la maggioranza di quote a Sea Spa (51%).
Il progetto riguarda la futura implementazione di un nuovo sistema di trasporto aereo che consentirà il trasferimento di persone, anche in aree densamente popolate, con l’utilizzo di velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale (“eVTOL”). Questi servizi intendono introdurre una nuova dimensione della mobilità aerea, offrendo un’alternativa alla mobilità terrestre e promuovendo l’innovazione tecnologica e la transizione verso sistemi più sostenibili. Già nel corso del 2021 Sea aveva avviato studi preliminari per individuare i luoghi più idonei per la costruzione di una rete di vertiporti. Lo studio, redatto con la supervisione e il coordinamento del Politecnico di Milano, individua quattro possibili vertiporti a maggiore rilevanza strategica, due presso gli scali di Linate e Malpensa e due urbani, meramente indicative, presso Porta Romana e CityLife per un costo di investimento iniziale pari a circa 33 milioni di euro. La cifra sarà a carico di Sea per il 51 per cento e il resto dai privati che entreranno in società. Lo stesso studio ipotizza anche un traffico di circa 200 passeggeri al giorno per il 2026 (anno previsto di partenza delle operazioni in un network iniziale di quattro vertiporti) e, per i vertiporti, aree comprese tra i 4 e i 6mila mq.
L’obiettivo è quello di minimizzare gli impatti, sia per quanto riguarda il tema del consumo di suolo, sia per la componente ambientale. Particolare per quanto riguarda l’inquinamento acustico, grazie ai sistemi di propulsione completamente elettrici, gli eVTOL generano un livello di rumore sensibilmente inferiore rispetto a quello prodotto, ad esempio, dagli elicotteri. La delibera sottolinea anche la necessità di un intervento normativo per definire sia le regole per il volo verticale sia i principi per la definizione delle infrastrutture, ipotizzando quindi, nel breve periodo, di inquadrare l’attività in un ambito di sperimentazione, in accordo con gli Enti preposti.
Dal punto di vista della mobilità la finalità di questo progetto innovativo è quello di velocizzare le connessioni fra punti strategici della intermodalità, intercettando esigenze di spostamento di un segmento della popolazione con particolare riferimento al mondo business a cui si unisce un possibile sviluppo sul fronte sanitario e delle emergenze. “Questi servizi introdurranno una nuova dimensione della mobilità aerea – ha commentato l’assessora alla Mobilità, Arianna Censi – offrendo un’alternativa alla mobilità terrestre e promuovendo l’innovazione e la transizione verso sistemi più sostenibili. A questo si aggiunge un impulso e investimenti in tecnologia lombarda che potranno anche rendere la nostra città attrattiva per altre imprese, in concorrenza con altre città europee, come Londra e Parigi, che si stanno già impegnando in progetti simili”.
Al Motosalone by Noisy Style la Yamaha MT 09 Pasifae personalizzataMilano, 9 nov. (askanews) – In mostra moto di serie personalizzate nella carrozzeria, nel motore e nel comfort di guida, assieme alle innovazioni nell’equipaggiamento dei piloti: è il Milano-Motosalone 2023, l’evento “fuori-fiera” ideato da Noisy Style che si svolge in un concomitanza con Eicma, il salone internazionale del motociclo.
Giunto alla sua terza edizione, Motosalone 2023 mette in mostra in uno spazio di Torre Solaria – da venerdì 10 a domenica 12 novembre – 14 delle più iconiche moto recentemente personalizzate nell’officina di Noisy Style. Ideato, organizzato e diretto dai due product designer, Matteo Canciani e Luca Ravezzani, il Motosalone lo scorso anno è stato visitato da oltre 4000 persone; per l’edizione 2023 punta all’obiettivo delle 7.000 presenze consolidando così il percorso di crescita di Noisy Style, che da start up animata dalla passione dei due fondatori, si è configurata come impresa in sintonia con un mercato sempre più ampio di appassionati delle due ruote che amano però distinguersi guidando moto non convenzionali.
Il programma prevede in particolare per sabato 11 Novembre -alle h. 14.00 – la prima esposizione del restyling della Yamaha MT 09 Pasifae. “Una moto che – dicono Matteo Canciani e Luca Ravezzani – va oltre ogni concetto di moto di serie, stravolta in ogni suo aspetto, colore, finiture e accessori”.