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Tag: Sanremo 2023

IIC Amsterdam: a Holland Festival “Bros” di Romeo Castellucci

IIC Amsterdam: a Holland Festival “Bros” di Romeo CastellucciRoma, 12 giu. (askanews) – Dal 1 giugno al 1 luglio 2023 si svolge ad Amsterdam la settantaseiesima edizione dell’Holland Festival, uno dei più importanti festival che si tengono nei Paesi Bassi, che propone spettacoli di teatro, musica, danza, opera e teatro musicale di compagnie rappresentative a livello mondiale.

L’Istituto Italiano di Cultura partecipa al Festival presentando lo spettacolo Bros di Romeo Castellucci il 24 e 25 giugno all’ Internationaal Theater Amsterdam – Rabozaal. Scene quotidiane governate da una dittatura invisibile, che rende estranee azioni semplici, dando cosi’ vita a situazioni insolite: questa e’ la materia prima di Bros di Romeo Castellucci.

I protagonisti dello spettacolo sono un gruppo di uomini anonimi reclutati per andare in scena senza prima avere imparato la parte. Hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a seguire comandi, a compiere azioni senza capire, ne´ prepararsi. In divisa da poliziotto, ricevono ordini tramite un auricolare ed eseguono azioni senza tempo per pensare, per prendere posizione, per formulare una scelta. In questa temporalita’ strozzata, che riduce tutto a un presente assoluto, la comicita’ dei loro gesti frenetici e impreparati si mescola alla violenza della loro esperienza di alienazione.

Spettacolo tanto perturbante quanto geniale, Bros è un esame profondo della responsabilità individuale e collettiva e del nostro rapporto con la legge. Romeo Castellucci Regista, creatore di scene, luci e costumi, è conosciuto in tutto il mondo per aver dato vita a un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera.

Il suo lavoro propone una drammaturgia che ribalta il primato della letteratura, facendo della scena una complessa forma d’arte. Le messe in scena di Castellucci sono regolarmente invitate e prodotte dai più prestigiosi teatri e festival internazionali. È stato direttore della sezione Teatro alla Biennale di Venezia, Artiste Associé al Festival di Avignone ed è attualmente Grand Invité di Triennale Milano per il quadriennio 2021-2024 e regista ospite alla Schaubühne di Berlino. Insignito del titolo di Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres della Repubblica francese e della laurea honoris causa dell’Ateneo di Bologna, è membro dell’Académie Royale de Belgique e ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti internazionali, il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia e due Golden Mask per la lirica. Per la produzione operistica nel luglio 2021 ha debuttato a Salisburgo il Don Giovanni di Mozart.

Berlusconi, Mattarella a presidente iracheno: grato per cordoglio

Berlusconi, Mattarella a presidente iracheno: grato per cordoglioRoma, 12 giu. (askanews) – “Le sono profondamente grato per il cordoglio da lei espresso per la morte dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e per le vittime dell’alluvione in Romagna”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il colloquio con il Presidente iracheno Abdul Latif Rashid, in visita di Stato in Italia. Mattarella ha appreso la notizia della scomparsa del leader di Forza Italia poco prima dei colloqui con il presidente e la delegazione irachena. Da quanto si apprende, l’ufficio stampa del Quirinale diffonderà un comunicato sulla scomparsa di Berlusconi al termine dell’incontro con il presidente iracheno.

Meloni: Berlusconi tra uomini più influenti storia Italia

Meloni: Berlusconi tra uomini più influenti storia ItaliaRoma, 12 giu. (askanews) – “Silvio Berlusconi era soprattutto un combattente. Era un uomo che non aveva mai avuto paura a difendere le sue convinzioni. E sono stati esattamente quel coraggio e quella determinazione a farne uno degli uomini più influenti della storia d’Italia, a consentirgli di imprimere delle vere e proprie svolte nel mondo della politica, della comunicazione, dell’impresa. Con lui l’Italia ha imparato che non doveva mai farsi imporre dei limiti. Ha imparato che non doveva mai darsi per vinta. Con lui noi abbiamo combattuto, vinto, perso molte battaglie. E anche per lui porteremo a casa gli obiettivi che, insieme, ci eravamo dati. Addio Silvio”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Berlusconi è morto, addio al presidente di un Milan mondiale

Berlusconi è morto, addio al presidente di un Milan mondialeRoma, 12 giu. (askanews) – Ventinove trofei principali vinti, di cui 26 nei 20 anni da presidente, 3 negli 11 anni di vicepresidenza vicaria di Adriano Galliani, cinque giocatori diventati palloni d’oro, 900 milioni di euro investiti per una media di 28 a stagione. Trentuno anni di proprietà, venti da presidente. Un’era calcistica in cui il rossonero ha dominato segnando parte di quel made in Italy che andava in giro per il mondo. Silvio Berlusconi presidente del Milan è stato questo. Nel 1986 ha salvato la società rossonera dal fallimento (in precedenza aveva anche provato a rilevare l’Inter) per farne uno dei club più vincenti al mondo. Dal 24 marzo 1986 al 13 aprile 2017: 31 anni di storia calcistica che si è congiunta a quella del Paese.

È il 10 febbraio 1986, il giorno della firma per rilevare il Milan appena lasciato da Giusy Farina. Il 20 Silvio Berlusconi diventa ufficialmente proprietario del Milan. Il 24 marzo, infine, ‘Sua emittenza’ è il 21esimo presidente della storia rossonera. Si apre una nuova era. “La situazione del Milan avrebbe dovuto scoraggiare chiunque – dichiara al ‘Guerin Sportivo’ -. Ancora adesso i vuoti contabili non si contano e l’ammontare dei debiti non è totalmente quantificato, ma da come si erano messe le cose era impossibile comportarsi diversamente. Da una parte c’era il Milan che poteva essere esposto a situazioni drammatiche (fallimento, liquidazione, tribunali etc.), dall’altra il Berlusconi tifoso che non se la sentiva di assistere ad uno scempio del genere. A quel punto è intervenuto il cuore e la decisione di comprare il Milan è stata obbligatoria”. Le prime mosse a livello societario sono la nomina di Adriano Galliani come Amministratore delegato e di Ariedo Braida come Direttore generale. La nuova società punta innanzitutto al risanamento del bilancio, ad un ringiovanimento della rosa e al rilancio della squadra su palcoscenici che le competono. Il primo acquisto assoluto della gestione Berlusconi è Roberto Donadoni, l’emergente talento bergamasco strappato alla concorrenza della Juventus e costato 10 miliardi di Lire.

Quelli del suo Milan sono stati anni di grandi allenatori: Sacchi tanto per cominciare, con il quale decolla il Milan ‘stellare’, campione d’Italia nel 1988 e d’Europa nel 1989 e 1990, interprete di un gioco rivoluzionario e spettacolare, tutto pressing e fuorigioco con gli olandesi Gullit, Van Basten e Rijkaard. Poi Capello con il quale arrivano tre scudetti consecutivi, il record d’imbattibilità sale a 58 partite, e il 18 maggio 1994 (la stessa sera in cui il primo governo Berlusconi ottiene la fiducia al Senato) il Milan vince ad Atene la Champions League, battendo per 4-0 il Barcellona di Johan Cruijf. Il Milan conquista di nuovo lo scudetto nel 1996 (con Capello) e nel 1999 (con Zaccheroni). Nel 2010 l’arrivo in panchina di Massimiliano Allegri coincide con l’ultimo Scudetto di Berlusconi. Con Allegri mai rapporti facili. Resta celebre la stilettata lanciata contro il suo allenatore prima del ritorno degli ottavi di finale di Champions League al Camp Nou contro il Barcellona, mentre è impegnato in campagna elettorale. “Allegri? No el capisse un casso”, dice ai cronisti che lo seguono. Quella gara termina con un sonoro 4-0 per i blaugrana, che ribaltano il 2-0 rossonero di San Siro e passano il turno. Max resta alla guida della squadra fino a gennaio 2014, quando gli è fatale la sconfitta in campionato con il Sassuolo. Con Montella in panchina, nel 2016, il successo 4-3 ai rigori contro la Juventus di Allegri e la vittoria della Supercoppa italiana, che sarà l’ultima dell’era del Cavaliere.

Durante la presidenza di Berlusconi, il Milan ha vinto sei Campionati italiani (1987-88, 1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96, 1998-99), quattro Supercoppe Italiane (1988, 1992, 1993, 1994), tre Coppe dei Campioni/Champions League (1988-89, 1989-90, 1993-94), tre Supercoppe Europee (1989, 1990, 1994) e due Coppe Intercontinentali (1989, 1990). E’ il Milan dei fuoriclasse assoluti, fra cui ben 5 calciatori che conquisteranno il Pallone d’Oro: Gullit, Van Basten (3 volte), Weah, Shevchenko e Kakà. “Il calciatore più amato? È difficile rispondere – dirà nel 2020 in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’ – la storia del mio Milan è stata di grandi campioni, che hanno fatto sognare ogni tifoso, me per primo. Con i miei ‘ragazzi’ si è instaurato sempre un rapporto personale di stima e di affetto. Ma se proprio devo indicarne uno, scelgo Marco Van Basten, simbolo della bellezza del calcio come lo intendo io. Un protagonista leggendario che lasciò un vuoto incolmabile quando troppo presto dovette abbandonare i campi di calcio”. Ceduta la società nel 2017 ad una cordata guidata dall’imprenditore cinese Yonghong Li, nel 2018 Berlusconi torna nel calcio acquistando il Monza, che riporta in Serie B dopo 20 anni di assenza e poi per la prima volta in Serie A. Salvezza festeggiata con Galliani e la squadra.

Ma non solo calcio: Berlusconi fondò nel 1989 la Polisportiva Milan o Polisportiva Mediolanum, già Mediolanum Sport e poi Milan Athletic Club, attiva tra il 1989 e il 1994. Quattro gli sport praticati: baseball, hockey su ghiaccio, pallavolo e rugby. Sette scudetti e innumerevoli coppe internazionali. L’associazione venne di fatto smantellata nel 1994 in seguito alla riduzione del budget a essa riservata, dovuta agli scarsi risultati economici portati dalla maggior parte delle sezioni.

Berlusconi è morto, addio al fondatore di Mediaset e del centrodestra

Berlusconi è morto, addio al fondatore di Mediaset e del centrodestraRoma, 12 giu. (askanews) – Quanti appellativi gli sono stati dati. C’è anche chi li ha contati: sono una trentina. Soprannomi affettuosi, come il ‘dottore’, usato dai suoi più stretti collaboratori. Altri meno lusinghieri come il Caimano, così come per anni lo descriveva la sinistra e come lo ha immortalato in un film Nanni Moretti. O anche ‘Sua emittenza’, usato più per sottolineare i suoi interessi privati in affari di Stato che non per riconoscergli il ruolo di fondatore dell’impero Mediaset. E poi ce ne sono tanti altri: Banana, il Cavaliere, lo zio Silvio (come spesso era chiamato tra i giornalisti che lo hanno seguito per molti anni), o Papi, quel nome che rimanda in un attimo alla stagione non esaltante delle ‘cene eleganti’.

Perché Silvio Berlusconi, certamente, è stato molto amato e molto odiato. Tante volte sull’altare, molte volte nella polvere. Guai giudiziari – e un costante rapporto di opposizione frontale con la magistratura – che lo hanno portato persino alla decadenza da senatore della Repubblica. Quella della sua vita di imprenditore è invece una storia di successo, cominciata nell’edilizia e poi continuata nel mondo della televisione. E poi, una delle sue più grandi passioni, il Milan, di cui diventa presidente nel 1986 e che ha portato nell’Olimpo del calcio mondiale. ‘Sono il presidente di club che ha vinto di più nel mondo’, amava dire. Una storia irripetibile, anche se molti anni dopo ci ha riprovato diventando presidente di quel Monza che, sotto la sua egida, è passato dalla serie B alla serie A.

Ma è nell’ottobre del 1993 che la sua vita prende la svolta che lo porterà a essere quattro volte presidente del Consiglio: la scelta di ‘scendere in campo’ per fermare la ‘gioiosa macchina da guerra’ della sinistra messa in piedi da Achille Occhetto, mentre tutt’intorno ancora giacevano le macerie dei vecchi partiti mandati in frantumi dallo scandalo Tangentopoli. Senza nessuna esperienza politica diretta, ma con alle spalle un impero della comunicazione, mise in piedi Forza Italia come fosse una delle sue aziende, con la stessa logica scelse i suoi compagni in quell’avventura. Con quel famoso discorso fatto al Paese, con il noto incipit ‘l’Italia è il Paese che amo, Silvio Berlusconi entrava di prepotenza sulla scena politica portando il suo partito in pochi mesi a vincere le elezioni del 1994 e se stesso sulla poltrona di palazzo Chigi. Certo, guidare un governo non è proprio come gestire un’azienda e certe logiche di quella che poi avrebbe spesso chiamato ‘politica politicante’ in contrasto con il suo essere un ‘uomo del fare’, all’inizio gli furono fatali. Quel governo durò pochissimo, solo sette mesi. A voltargli le spalle fu la Lega di Umberto Bossi, con il quale diventerà invece in futuro fedele amico e alleato. Nelle successive elezioni, quelle del 1996, comincia la rivalità politica con Romano Prodi che diventerà uno dei suoi crucci.Né in quell’occasione, né poi nel 2006, riuscirà mai a batterlo nelle urne. Anche per colpa del Senatùr del Carroccio che decise di correre da solo, nel 1996 Silvio Berlusconi si trovò ad affrontare quella che poi ha sempre chiamato la sua lunga ‘traversata nel deserto’. Dopo cinque anni di governi di centrosinistra, però, nel 2001 il Cavaliere stringe un patto politico con tutti i partiti del centrodestra dando vita alla Casa delle libertà.

Di quella campagna elettorale che da lì ai successivi cinque anni lo porterà a guidare due governi (il Berlusconi bis e ter), rimane nell’immaginario collettivo il famoso ‘Contratto con gli italiani’ siglato in diretta tv dal salotto di Bruno Vespa. Nel 2006, una nuova sfida con Romano Prodi per la presidenza del Consiglio lo vede perdente, ma questa volta a durare poco sarà il governo del Professore. Nel 2008 si torna alle urne e il centrodestra stravince. Ma a quella vittoria, il ‘dottore’ ci arriva dopo aver nuovamente mescolato le carte in tavola. Il 18 novembre 2007, dopo un discorso in piazza San Babila passato alla storia con il nome di ‘Svolta del predellino’, Berlusconi dà vita a un nuovo partito che fonde insieme Forza Italia e Alleanza nazionale in nome di una spinta bipolarista. Comincia allora il suo rapporto di amore e odio con Gianfranco Fini, lo stesso a cui aveva dato la sua benedizione come candidato sindaco di Roma nel 1993 quando ancora valeva la ‘conventio ad excludendum’ nei confronti della destra sociale. Quel rapporto altalenante sarà una costante dell’ultima esperienza di governo di Berlusconi, vissuta in continuo contrasto con quello che aveva scelto come suo vice ma con il quale il feeling si era presto consumato. Dalla poltrona di presidente della Camera, d’altra parte, Gianfranco Fini contribuì a non rendere la vita facile al Cavaliere fino alla plateale lite durante un appuntamento del partito in cui Berlusconi sbottò con l’alleato e lui gli rispose con l’ormai celebre ‘Che fai, mi cacci?’.

Ma non saranno soltanto i complicati equilibri politici a minare alle basi le sorti del Berlusconi quattro. Scoppia il caso della sua presenza alla festa della diciottenne campana Noemi Letizia, poi l’affaire Ruby, quindi voci di feste e festini, di ‘Bunga bunga’, consumati tra palazzo Grazioli, la residenza romana in cui viveva non essendosi mai voluto trasferire a palazzo Chigi, e la sua villa di Arcore. Lo scandalo lo sovrasta, ne lede irrimediabilmente l’immagine. Tutto questo mentre l’Italia finisce nel mirino della speculazione internazionale, lo spread schizza alle stelle, si parla di un Paese sull’orlo del fallimento. Nel novembre del 2011, mentre la gente scendeva in piazza chiedendo la sua ‘testa’, Silvio Berlusconi fu ‘convinto’ a dimettersi. Dopo di lui arriverà il governo di Mario Monti. Il Cavaliere ha sempre definito tutto ciò che successe in quel periodo come un vero e proprio colpo di Stato. Ma la sua parabola politica non si era ancora conclusa. Con le elezioni del febbraio 2013 verrà eletto per la prima volta a palazzo Madama, uno scranno che sarà costretto a lasciare pochi mesi dopo, il 27 novembre, quando l’aula voterà a favore della decadenza del suo mandato a seguito della condanna in via definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset, l’unica del suo travagliato rapporto con la giustizia che lo ha visto imputato più volte, fino all’ultima assoluzione in un filone della vicenda Ruby. Quella sentenza lo tiene fuori dalle aule parlamentari a lungo, avendolo reso momentaneamente ineleggibile. Nel 2019, però Silvio Berlusconi torna a vincere una elezione, diventando europarlamentare di Forza Italia. La chiusura di quel cerchio, arriva però a compimento nel 2022 con la vittoria del centrodestra alle elezioni Politiche, l’arrivo a palazzo Chigi di Giorgia Meloni, e il suo ritorno proprio a palazzo Madama. I numeri della sua storia politica sono da record: con 3.340 giorni complessivi (corrispondenti ad oltre nove anni) è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana, superato in epoche precedenti solo da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti, inoltre ha presieduto i due governi più duraturi dalla proclamazione della Repubblica. È stato l’unico leader politico mondiale ad aver presenziato a 3 vertici del G7 come presidente del Paese ospitante (1994 a Napoli, 2001 a Genova e 2009 a L’Aquila). Di quel primato si è spesso vantato, annoverando i suoi buoni rapporti sia con l’America di George W. Bush che con la Russia di Vladimir Putin come una sua ragione di onore. Anzi, ha sempre rivendicato per sé il merito di aver fatto inserire la Russia nel contesto dei Grandi della terra in una ottica che chiamava ‘lo spirito di Pratica di mare’. Rapporti, quelli con Zar Vlad, che non si sono mai interrotti nemmeno nei mesi della guerra in Ucraina e con l’Italia apertamente schierata a fianco di Kiev. Anche molto odiato, si diceva. Politicamente lo è certamente stato, ma dal punto di vista caratteriale anche gli avversari gli hanno sempre riconosciuto un grande savoir faire e la sua capacità di ammaliare. Era celebre per le barzellette che raccontava molto spesso, talvolta anche ripetendo più volte le stesse, sia in pubblico che in privato. Raccontava le sue ‘storielle’ anche in contesti seri, come accadde una volta in cui l’allora ministro dell’Interno, Beppe Pisanu, portò a palazzo Chigi dei sindacalisti sardi. E alla fine l’esponente della Cgil ammise con candore: ‘Io politicamente sono all’opposto, però è davvero simpatico. Talvolta, tuttavia, le sue uscite sono state decisamente fuori contesto: basta pensare al cucù alla Merkel, alle corna nelle foto opportunity con i capi di governo stranieri o all’Obama ‘abbronzato’. Insomma, un gaffeur per chi lo avversava. Un genio per chi lo idolatrava. E’ rimasto sempre saldamente alla guida di Forza Italia, battezzando di volta in volta potenziali delfini che mai hanno preso il suo posto. Ciononostante, la storia del partito è caratterizzata dall’alternarsi, alla destra del fondatore, di molti personaggi o esponenti politici passati spesso dall’essere ascoltatissimi e potenti al diventare quasi reietti. Persino il fidatissimo Gianni Letta, suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio negli anni a palazzo Chigi, ha avuto alterne fortune. Lo dimostra un episodio su tutti: nei giorni in cui Berlusconi, insieme a Salvini, porta di fatto alla caduta del governo di Mario Draghi, nessuno riesce a parlare con lui per provare a farlo ragionare sulle conseguenze di quella scelta. Non ci riesce Letta, ma per la verità nemmeno il Quirinale. Sono i giorni in cui l’ex premier se ne sta a villa Grande, la ex casa di Zeffirelli eletta a sua nuova residenza romana dopo l’addio a palazzo Grazioli, e in cui diventano sempre più influenti accanto a lui da una parte la senatrice Licia Ronzulli, dall’altra Marta Fascina, la donna che ha preso il posto di Francesca Pascale come sua compagna, che Berlusconi chiama ‘mia moglie’, anche se il matrimonio, che si è tenuto a marzo del 2022, è stato puramente simbolico. La vittoria elettorale del settembre 2022 apre una nuova stagione di rapporti all’interno del centrodestra, con Forza Italia solo terzo partito e Giorgia Meloni leader indiscussa. All’inizio Berlusconi fatica un po nel suo ruolo di gregario e le trattative per la formazione del governo portano a momenti di tensione altissima, prima quando Forza Italia decide di non votare Ignazio La Russa presidente del Senato, poi quando la leader di Fratelli d’Italia si oppone all’ipotesi che la fedelissima Ronzulli diventi ministro. Pochi mesi dopo, però, il quadro cambia nuovamente. Berlusconi, fortemente consigliato da Fascina e con l’accordo della figlia Marina, mette da parte la linea critica nei confronti di Meloni e diventa il più governista dei governisti. Cadono in disgrazia le stesse persone che portava in palmo di mano poco prima: Alessandro Cattaneo viene estromesso da presidente del gruppo alla Camera mentre Licia Ronzulli mantiene quel ruolo in Senato ma perde l’importante guida del coordinamento della Lombardia. E, non a caso, ai tavoli con il governo a rappresentarlo torna Gianni Letta, da sempre il suo uomo del dialogo. (Di Barbara Acquaviti).

Marateale: Giancarlo Giannini tra i premiati della XV edizione

Marateale: Giancarlo Giannini tra i premiati della XV edizioneRoma, 12 giu. (askanews) – Continua a prendere forma, all’insegna dell’alto spessore artistico, la XV edizione di “Marateale – Premio internazionale Basilicata”. Tra i premiati della kermesse, che si terrà dal 25 al 29 luglio a Maratea, nella “perla del Tirreno”, presso l’Hotel Santavenere, c’è un nome che ha scritto la storia di numerose pagine dello spettacolo italiano: Giancarlo Giannini.

Attore, doppiatore e regista di fama internazionale, nominato agli Oscar per pellicole del calibro di “Pasqualino Settebellezze”, “Casino Royale” e “Quantum of Solace”, di recente ha conquistato una stella sulla celebre Walk of fame di Hollywood. “A Marateale, Giannini sarà premiato per l’altissima rilevanza artistica delle opere che l’hanno visto protagonista, per la straordinaria potenza emotiva e la profonda sensibilità delle sue memorabili interpretazioni” commentano Antonella Caramia (Associazione Cinema Mediterraneo) e Nicola Timpone (Direttore artistico della manifestazione), che stanno continuando a lavorare a un programma che, come ogni anno, sarà ricco di contenuti, ospiti e sorprese.

Il nome di Giancarlo Giannini si aggiunge a quelli di Pio e Amedeo, Francesca Fagnani e Tarak Ben Ammar, annunciati nei giorni scorsi. A breve verranno svelati ulteriori dettagli sul programma dell’edizione 2023 di “Marateale – Premio internazionale Basilicata” assieme agli altri nomi del cast artistico che saliranno sul palco della manifestazione.

L’impero Fininvest: con Mediaset e Mondadori un gruppo da 4 miliardi

L’impero Fininvest: con Mediaset e Mondadori un gruppo da 4 miliardiMilano, 12 giu. (askanews) – Con un fatturato di quasi 4 miliardi di euro e più di 15mila dipendenti, il gruppo Fininvest, fondato da Silvio Berlusconi a metà degli anni Settanta, è una delle maggiori realtà imprenditoriali italiane che opera nei settori della televisione, della radio, del cinema e dell’editoria. La holding controlla i gruppi Mediaset (oggi MFE-MediaForEurope) e Mondadori, e ha un’importante partecipazione del 30% in Banca Mediolanum. Tre partecipazioni che tutte assieme oggi valgono in Borsa oltre 2,8 miliardi di euro. Dal 2018 possiede anche il 100% dell’A.C. Monza, dopo essere stata per 31 anni proprietaria del Milan. Oltre alla passione per il calcio la holding di casa Berlusconi racconta anche il legame dell’ex premier con la città di Milano: dal 1978, infatti, è sua la proprietà del Teatro Manzoni. Tramite Fininvest Real Estate & Services gestisce inoltre alcune proprietà immobiliari, come Villa Gernetto a Lesmo, e possiede Alba Servizi Aerotrasporti che governa la flotta aerea del gruppo.

Questo l’impero industriale che il fondatore di Forza Italia lascia ai cinque figli: la primogenita Marina, che è già presidente di Fininvest – carica che ricopre dal 2005 – e di Mondadori (dal 2003), il secondogenito Pier Silvio, amministratore delegato di MFE, e i figli del secondo matrimonio Barbara, Eleonora e Luigi. Fininvest è controllata per il 61,2% da Silvio Berlusconi, attraverso quattro holding. Il resto delle quote sono divise tra i figli: Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% ciascuno, mentre Barbara, Eleonora e Luigi possiedono insieme il 21,42% attraverso la Holding Quattordicesima, di cui ognuno ha il terzo del capitale. Il restante 2% circa sono azioni proprie. Il bilancio 2021 di Fininvest – l’ultimo disponibile – vede il risultato netto della capogruppo in utile per 361,2 milioni rispetto alla perdita di 27 milioni del 2020, che scontava il venir meno dei dividendi delle partecipate a causa della pandemia. Lo scorso anno, alla famiglia Berlusconi Fininvest ha staccato dividendi per complessivi 150 milioni, in aumento rispetto ai 100 milioni dell’anno precedente. A livello consolidato, l’utile 2021 è stato di 360,2 milioni, più che raddoppiato dai 141 milioni del 2020, i ricavi sono saliti a 3,81 miliardi (+10,4%), con un avanzo di oltre 250 milioni. “Un dato che certifica una più che rassicurante stabilità finanziaria e che permette di considerare eventuali ulteriori opportunità di crescita”, spiegava Fininvest nella nota con cui a fine giugno 2022 l’assemblea dei soci aveva approvato il bilancio.

Allo sviluppo internazionale guarda MFE (la denominazione che ha assunto Mediaset nel 2021 con il passaggio della sede legale in Olanda) che, con 2,8 miliardi di ricavi e un capitalizzazione di Borsa complessiva di circa 1,7 miliardi, è il principale asset dell’impero Berlusconi. MFE non è solo la tv con Canale 5, Italia 1 e Rete 4, ma anche la pubblicità con Publitalia ’80, le radio con RadioMediaset (Radio 105, R101, Virgin Radio, Radio Monte Carlo e Radio Subasio), le torri con Ei Towers, il cinema con Medusa e le produzioni di fiction con TaoDue. Fininvest ha un controllo “blindato” su MFE, detenendo il 47,9% del capitale, percentuale che porterebbe al fallimento qualsiasi tentativo di Opa non concordata. Al momento, in ogni caso, non c’è nessun segnale che lasci intendere una volontà della famiglia di disimpegnarsi e con Vivendi, che nel 2016 tentò la scalata, non sembrano esserci segnali di allarme. Coi francesi, dopo cinque anni di battaglia, è stato firmato lo scorso anno un accordo “di pace”, che ha messo fine a tutte le pendenze legali e alle varie richieste di risarcimento milionarie, avviando un processo di vendita sul mercato dell’intera quota nel corso di un periodo di cinque anni. Vivendi ha poi favorito di recente il via libera dell’assemblea all’operazione di fusione per incorporazione di Mediaset Espana in MFE. Sullo sfondo resta la partita ProsiebenSat, l’emittente tedesca di cui il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi è primo azionista con il 29% circa. Più “tranquillo” l’asset Mondadori, di cui Fininvest ha il 53,3% del capitale (69,5% dei diritti di voto), per un valore di mercato di circa 270 milioni. Il gruppo, quotato in Borsa e che sette anni fa ha acquisito Rcs Libri, è oggi il maggiore editore di libri e tra i leader del settore magazine nel Paese. Ha chiuso il 2022 con ricavi a 903 milioni e realizzando il miglior risultato netto degli ultimi 15 anni a 52,1 milioni, che ha permesso di proporre un dividendo in crescita del 30%. E’ recente l’uscita dal Giornale, con la firma della cessione per 3,7 milioni della partecipazione del 18,45% detenuta nella società editrice del quotidiano, nell’ambito dell’acquisto da parte della famiglia Angelucci delle quote di maggioranza.

Fininvest possiede anche il 30% di Banca Mediolanum, una partecipazione che oggi vale in Borsa 1,8 miliardi. Un sodalizio, quello con la famiglia Doris, che dura dal 1982, ossia da quando Ennio Doris lanciò Programma Italia, la prima rete in Italia ad offrire consulenza globale nel settore del risparmio, con Silvio Berlusconi socio al 50%. Realtà che ha poi portato, nel 1997, alla nascita di Mediolanum. Restando in area finanziaria, nel 2021 Fininvest è uscita dall’azionariato di Mediobanca vendendo il suo 2% per 174 milioni. La partecipazione in Piazzetta Cuccia risaliva al 2007. Un legame (indiretto) con l’istituto di piazzetta Cuccia resta, essendo Banca Mediolanum azionista con il 3,4%. Infine il calcio. Dopo essere stato per 31 anni, fino ad aprile 2017, proprietaria del Milan, nel settembre 2018 la holding della famiglia Berlusconi ha rilevato il 100% del Monza sborsando 2,9 milioni e rilanciando il club, portandolo prima in Serie B e poi in A. Fininvest custodisce gran parte dell’attività dell’impero di Berlusconi ma l’ex premier ha conservato al di fuori della capogruppo altre proprietà, soprattutto immobiliari. E gli asset ai piani alti, diversi da MFE, Mondadori e Mediolanum, sono più difficili da valutare. Secondo l’ultima stima della rivista americana Forbes il patrimonio di Silvio Berlusconi ammonterebbe a circa 6,8 miliardi di dollari.

Berlusconi, addio al fondatore di Mediaset e del centrodestra

Berlusconi, addio al fondatore di Mediaset e del centrodestraRoma, 12 giu. (askanews) – Quanti appellativi gli sono stati dati. C’è anche chi li ha contati: sono una trentina. Soprannomi affettuosi, come il ‘dottore’, usato dai suoi più stretti collaboratori. Altri meno lusinghieri come il Caimano, così come per anni lo descriveva la sinistra e come lo ha immortalato in un film Nanni Moretti. O anche ‘Sua emittenza’, usato più per sottolineare i suoi interessi privati in affari di Stato che non per riconoscergli il ruolo di fondatore dell’impero Mediaset. E poi ce ne sono tanti altri: Banana, il Cavaliere, lo zio Silvio (come spesso era chiamato tra i giornalisti che lo hanno seguito per molti anni), o Papi, quel nome che rimanda in un attimo alla stagione non esaltante delle ‘cene eleganti’.

Perché Silvio Berlusconi, certamente, è stato molto amato e molto odiato. Tante volte sull’altare, molte volte nella polvere. Guai giudiziari – e un costante rapporto di opposizione frontale con la magistratura – che lo hanno portato persino alla decadenza da senatore della Repubblica. Quella della sua vita di imprenditore è invece una storia di successo, cominciata nell’edilizia e poi continuata nel mondo della televisione. E poi, una delle sue più grandi passioni, il Milan, di cui diventa presidente nel 1986 e che ha portato nell’Olimpo del calcio mondiale. ‘Sono il presidente di club che ha vinto di più nel mondo’, amava dire. Una storia irripetibile, anche se molti anni dopo ci ha riprovato diventando presidente di quel Monza che, sotto la sua egida, è passato dalla serie B alla serie A.

Ma è nell’ottobre del 1993 che la sua vita prende la svolta che lo porterà a essere quattro volte presidente del Consiglio: la scelta di ‘scendere in campo’ per fermare la ‘gioiosa macchina da guerra’ della sinistra messa in piedi da Achille Occhetto, mentre tutt’intorno ancora giacevano le macerie dei vecchi partiti mandati in frantumi dallo scandalo Tangentopoli. Senza nessuna esperienza politica diretta, ma con alle spalle un impero della comunicazione, mise in piedi Forza Italia come fosse una delle sue aziende, con la stessa logica scelse i suoi compagni in quell’avventura. Con quel famoso discorso fatto al Paese, con il noto incipit ‘l’Italia è il Paese che amo’, Silvio Berlusconi entrava di prepotenza sulla scena politica portando il suo partito in pochi mesi a vincere le elezioni del 1994 e se stesso sulla poltrona di palazzo Chigi. Certo, guidare un governo non è proprio come gestire un’azienda e certe logiche di quella che poi avrebbe spesso chiamato ‘politica politicante’ in contrasto con il suo essere un ‘uomo del fare’, all’inizio gli furono fatali. Quel governo durò pochissimo, solo sette mesi. A voltargli le spalle fu la Lega di Umberto Bossi, con il quale diventerà invece in futuro fedele amico e alleato. Nelle successive elezioni, quelle del 1996, comincia la rivalità politica con Romano Prodi che diventerà uno dei suoi crucci.Né in quell’occasione, né poi nel 2006, riuscirà mai a batterlo nelle urne. Anche per colpa del Senatùr del Carroccio che decise di correre da solo, nel 1996 Silvio Berlusconi si trovò ad affrontare quella che poi ha sempre chiamato la sua lunga ‘traversata nel deserto’. Dopo cinque anni di governi di centrosinistra, però, nel 2001 il Cavaliere stringe un patto politico con tutti i partiti del centrodestra dando vita alla Casa delle libertà.

Di quella campagna elettorale che da lì ai successivi cinque anni lo porterà a guidare due governi (il Berlusconi bis e ter), rimane nell’immaginario collettivo il famoso ‘Contratto con gli italiani’ siglato in diretta tv dal salotto di Bruno Vespa. Nel 2006, una nuova sfida con Romano Prodi per la presidenza del Consiglio lo vede perdente, ma questa volta a durare poco sarà il governo del Professore. Nel 2008 si torna alle urne e il centrodestra stravince. Ma a quella vittoria, il ‘dottore’ ci arriva dopo aver nuovamente mescolato le carte in tavola. Il 18 novembre 2007, dopo un discorso in piazza San Babila passato alla storia con il nome di ‘Svolta del predellino’, Berlusconi dà vita a un nuovo partito che fonde insieme Forza Italia e Alleanza nazionale in nome di una spinta bipolarista. Comincia allora il suo rapporto di amore e odio con Gianfranco Fini, lo stesso a cui aveva dato la sua benedizione come candidato sindaco di Roma nel 1993 quando ancora valeva la ‘conventio ad excludendum’ nei confronti della destra sociale. Quel rapporto altalenante sarà una costante dell’ultima esperienza di governo di Berlusconi, vissuta in continuo contrasto con quello che aveva scelto come suo vice ma con il quale il feeling si era presto consumato. Dalla poltrona di presidente della Camera, d’altra parte, Gianfranco Fini contribuì a non rendere la vita facile al Cavaliere fino alla plateale lite durante un appuntamento del partito in cui Berlusconi sbottò con l’alleato e lui gli rispose con l’ormai celebre ‘Che fai, mi cacci?’.

Ma non saranno soltanto i complicati equilibri politici a minare alle basi le sorti del Berlusconi quattro. Scoppia il caso della sua presenza alla festa della diciottenne campana Noemi Letizia, poi l’affaire Ruby, quindi voci di feste e festini, di ‘Bunga bunga’, consumati tra palazzo Grazioli, la residenza romana in cui viveva non essendosi mai voluto trasferire a palazzo Chigi, e la sua villa di Arcore. Lo scandalo lo sovrasta, ne lede irrimediabilmente l’immagine. Tutto questo mentre l’Italia finisce nel mirino della speculazione internazionale, lo spread schizza alle stelle, si parla di un Paese sull’orlo del fallimento. Nel novembre del 2011, mentre la gente scendeva in piazza chiedendo la sua ‘testa’, Silvio Berlusconi fu ‘convinto’ a dimettersi. Dopo di lui arriverà il governo di Mario Monti. Il Cavaliere ha sempre definito tutto ciò che successe in quel periodo come un vero e proprio colpo di Stato. Ma la sua parabola politica non si era ancora conclusa. Con le elezioni del febbraio 2013 verrà eletto per la prima volta a palazzo Madama, uno scranno che sarà costretto a lasciare pochi mesi dopo, il 27 novembre, quando l’aula voterà a favore della decadenza del suo mandato a seguito della condanna in via definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset, l’unica del suo travagliato rapporto con la giustizia che lo ha visto imputato più volte, fino all’ultima assoluzione in un filone della vicenda Ruby. Quella sentenza lo tiene fuori dalle aule parlamentari a lungo, avendolo reso momentaneamente ineleggibile. Nel 2019, però Silvio Berlusconi torna a vincere una elezione, diventando europarlamentare di Forza Italia. La chiusura di quel cerchio, arriva però a compimento nel 2022 con la vittoria del centrodestra alle elezioni Politiche, l’arrivo a palazzo Chigi di Giorgia Meloni, e il suo ritorno proprio a palazzo Madama. I numeri della sua storia politica sono da record: con 3.340 giorni complessivi (corrispondenti ad oltre nove anni) è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana, superato in epoche precedenti solo da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti, inoltre ha presieduto i due governi più duraturi dalla proclamazione della Repubblica. È stato l’unico leader politico mondiale ad aver presenziato a 3 vertici del G7 come presidente del Paese ospitante (1994 a Napoli, 2001 a Genova e 2009 a L’Aquila). Di quel primato si è spesso vantato, annoverando i suoi buoni rapporti sia con l’America di George W. Bush che con la Russia di Vladimir Putin come una sua ragione di onore. Anzi, ha sempre rivendicato per sé il merito di aver fatto inserire la Russia nel contesto dei Grandi della terra in una ottica che chiamava ‘lo spirito di Pratica di mare’. Rapporti, quelli con Zar Vlad, che non si sono mai interrotti nemmeno nei mesi della guerra in Ucraina e con l’Italia apertamente schierata a fianco di Kiev. Anche molto odiato, si diceva. Politicamente lo è certamente stato, ma dal punto di vista caratteriale anche gli avversari gli hanno sempre riconosciuto un grande savoir faire e la sua capacità di ammaliare. Era celebre per le barzellette che raccontava molto spesso, talvolta anche ripetendo più volte le stesse, sia in pubblico che in privato. Raccontava le sue ‘storielle’ anche in contesti seri, come accadde una volta in cui l’allora ministro dell’Interno, Beppe Pisanu, portò a palazzo Chigi dei sindacalisti sardi. E alla fine l’esponente della Cgil ammise con candore: ‘Io politicamente sono all’opposto, però è davvero simpatico’. Talvolta, tuttavia, le sue uscite sono state decisamente fuori contesto: basta pensare al cucù alla Merkel, alle corna nelle foto opportunity con i capi di governo stranieri o all’Obama ‘abbronzato’. Insomma, un gaffeur per chi lo avversava. Un genio per chi lo idolatrava. E’ rimasto sempre saldamente alla guida di Forza Italia, battezzando di volta in volta potenziali delfini che mai hanno preso il suo posto. Ciononostante, la storia del partito è caratterizzata dall’alternarsi, alla destra del fondatore, di molti personaggi o esponenti politici passati spesso dall’essere ascoltatissimi e potenti al diventare quasi reietti. Persino il fidatissimo Gianni Letta, suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio negli anni a palazzo Chigi, ha avuto alterne fortune. Lo dimostra un episodio su tutti: nei giorni in cui Berlusconi, insieme a Salvini, porta di fatto alla caduta del governo di Mario Draghi, nessuno riesce a parlare con lui per provare a farlo ragionare sulle conseguenze di quella scelta. Non ci riesce Letta, ma per la verità nemmeno il Quirinale. Sono i giorni in cui l’ex premier se ne sta a villa Grande, la ex casa di Zeffirelli eletta a sua nuova residenza romana dopo l’addio a palazzo Grazioli, e in cui diventano sempre più influenti accanto a lui da una parte la senatrice Licia Ronzulli, dall’altra Marta Fascina, la donna che ha preso il posto di Francesca Pascale come sua compagna, che Berlusconi chiama ‘mia moglie’, anche se il matrimonio, che si è tenuto a marzo del 2022, è stato puramente simbolico. La vittoria elettorale del settembre 2022 apre una nuova stagione di rapporti all’interno del centrodestra, con Forza Italia solo terzo partito e Giorgia Meloni leader indiscussa. All’inizio Berlusconi fatica un po’ nel suo ruolo di gregario e le trattative per la formazione del governo portano a momenti di tensione altissima, prima quando Forza Italia decide di non votare Ignazio La Russa presidente del Senato, poi quando la leader di Fratelli d’Italia si oppone all’ipotesi che la fedelissima Ronzulli diventi ministro. Pochi mesi dopo, però, il quadro cambia nuovamente. Berlusconi, fortemente consigliato da Fascina e con l’accordo della figlia Marina, mette da parte la linea critica nei confronti di Meloni e diventa il più governista dei governisti. Cadono in disgrazia le stesse persone che portava in palmo di mano poco prima: Alessandro Cattaneo viene estromesso da presidente del gruppo alla Camera mentre Licia Ronzulli mantiene quel ruolo in Senato ma perde l’importante guida del coordinamento della Lombardia. E, non a caso, ai tavoli con il governo a rappresentarlo torna Gianni Letta, da sempre il suo uomo del dialogo.

Il rock contro la mafia: “Vivo io” della Band di Punta Raisi

Il rock contro la mafia: “Vivo io” della Band di Punta RaisiRoma, 12 giu. (askanews) – Il rock contro la mafia. È appena uscito a livello mondiale su tutte le piattaforme musicali digitali il nuovo singolo “Vivo Io (Remix)” della band Punta Raisi, un brano pubblicato a 30 anni esatti dalle stragi di mafia, che ne ricorda gli eventi e denuncia ogni forma di oppressione. Si tratta di un ritorno, quello dei Punta Raisi, dopo 14 anni di assenza dalle scene musicali.

Già il nome della band è una sfida alle mafie: lo stesso è stato scelto per ricordare il giudice Giovanni Falcone, ucciso da Cosa Nostra sulla Palermo-Punta Raisi (Capaci) il 23 maggio di 31 anni fa. Il brano “Vivo Io (Remix)” è già presente su Spotify, YouTube, YouTube music, Apple music, Amazon Music e su tutte le altre piccole e grandi piattaforme musicali digitali. Testo e musica sono firmati dal fondatore, nonché voce e chitarrista della band Carlo Pascarella, che è anche il collega giornalista che nel 1998 subì la nota telefonata intimidatoria da parte degli allora boss latitanti del clan dei Casalesi, Antonio Iovine e Michele Zagaria, telefonata intercettata, registrata e poi diffusa dalla Dda di Napoli, come simbolo della pressione delle mafie sui cronisti impegnati. Il singolo rappresenta il debutto dei Punta Raisi con la nuova etichetta discografica romana Garage Noise Label e segue altri nuovi singoli usciti negli ultimi mesi, tra i quali “Andare Oltre”, “È la Volta Buona”, “Sentiero”, “Contatto” e “Stella d’Oriente”. Una curiosità importante: già dal primo album della band del 2002 (“Mi Liberi o No?”) uscì il singolo di successo “Tu, Sodoma e Camorra”, che contiene la seguente strofa: “Camorra, Sodoma e Gomorra è qui/ Qualcuno vorrebbe farmi fuori/ Ma io non posso piegarmi mai/ Di sangue e rancore sento già gli odori”. Come si vede c’è la parola Gomorra associata alla mafia e alla camorra ben 6 anni prima dell’uscita del best seller Gomorra di Roberto Saviano. “Vivo io (Remix)”e gli altri nuovi singoli potrebbero essere essere il preludio all’uscita di un futuro album in studio, che si spera possa replicare il successo del primo lavoro della band. Attualmente la line up dei Punta Raisi è formata, oltre che da Carlo Pascarella, anche dal tastierista Benny Farina e dal bassista Domenico Gentile. Il ritorno sulla scena con il remix di “Vivo Io” su tutte le piattaforme musicali digitali può rappresentare una svolta in quanto è possibile esportare la musica di denuncia dei Punta Raisi in tutto il mondo con un clic. Intanto su Spotify e sulla pagina YouTube (Punta Raisi Gruppo Rock) della band è da qualche settimana disponibile l’intera discografia del gruppo e anche i videoclip, compresi i nuovi singoli. Pure nei lavori attuali dei Punta Raisi ovviamente protagoniste le chitarre e la sperimentazione. Il rock psichedelico della band è contaminato da influenze pop, blues e persino metal e rap. Questo per stare al passo con l’evoluzione del rock e delle nuove generazioni di futuri fans. Dal 2009, anno dell’ultima esibizione dal vivo, solo Carlo Pascarella, il bassista Domenico Gentile e il tastierista Benny Farina hanno dato continuità al progetto, quindi di un prossimo ritorno live per adesso non si parla, come è difficile ipotizzare una reunion dell’intera band degli esordi fondata nel 2001 e di cui facevano parte anche il batterista Marco Gentile e la vocalist Monica Brandi. La sfida della musica alla mafia è lanciata.

Cina: 50% capacità generazione elettrica è da fonti non fossili

Cina: 50% capacità generazione elettrica è da fonti non fossiliRoma, 12 giu. (askanews) – Le fonti energetiche di combustibili non fossili della Cina ora garantiscono il 50% della sua capacità totale di generazione elettrica installata. L’ha affermato oggi l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, citando un funzionario della Commissione nazionale per la riforma e lo sviluppo.

Le fonti di energia da combustibili non fossili, come l’energia eolica e solare, rappresentano il 50,9% della capacità totale installata del paese, segnando il rapido completamento di un obiettivo governativo proposto nel 2021, in base al quale la capacità rinnovabile doveva superare la capacità di combustibili fossili entro il 2025 . Entro la fine del 2022, la capacità di generazione di energia installata in Cina era di 2.564,05 GW, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica.

La Cina punta a raggiungere il suo picco d’emissioni nel 2030, per scendere poi fino a zero entro il 2060.