Governo, Meloni: Stato e cittadini come un’azienda, lavorare insiemePalazzolo sull’Oglio (Bs), 10 nov. (askanews) – “Siamo convinti che Stato e cittadini siano esattamente come un’azienda: più lavorano bene insieme e più saranno in grado di creare ricchezza”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio in occasione dell’assemblea congiunta di Confindustria di Bergamo e di Brescia in corso a Palazzolo sull’Oglio (Bs).
“Sulla base di questa visione abbiamo costruito la manovra economica per il 2024: non avevamo molte risorse a disposizione, ma abbiamo scritto una legge di bilancio che vale 28 miliardi di euro, concentrata sulle misure espansive. Non disperde risorse, ma – ha concluso – si dà delle grandi priorità”.
Tesla: a Verona nuovo Center e delivery hub, inaugurazione il 18Milano, 10 nov. (askanews) – Tesla aprirà al pubblico il prossimo 18 novembre una nuova location in Italia, il Tesla Center di Verona. Oltre a essere la location più grande del Paese, il Tesla Center di Verona sarà anche il più esteso hub Tesla per le consegne in Italia con una superficie totale di quasi 20 mila metri quadri.
Poche settimane fa, Tesla ha annunciato il traguardo della milionesima vettura consegnata in Europa. La nuova apertura, il nono Tesla Center in Italia – oltre allo store in Piazza Gae Aulenti a Milano -, testimonia la crescita di Tesla in Italia e in Europa. Nello showroom, i visitatori potranno vedere e provare su strada Model Y, l’auto più venduta in Europa, non solo tra le elettriche ma tra tutte le motorizzazioni, e la recentissima Model 3 aggiornata, così come il resto della gamma Tesla con Model S e Model X. Accanto alla rete di Showroom, Service e Delivery Center, cresce anche la rete Supercharger. Con oltre 1000 stazioni e 13mila Supercharger individuali in Europa. In Italia, Tesla conta 76 stazioni Supercharger, di cui 8 installate quest’anno, con più di 760 stalli di ricarica, oltre 480 dei quali accessibili a tutti i veicoli elettrici.
Toscana, nasce gruppo di lavoro permanente del marmoRoma, 10 nov. (askanews) – Nasce il Coordinamento di 20 aziende operanti nelle attività di estrazione e lavorazione dei materiali lapidei; aziende i cui siti estrattivi ricadono per lo più all’interno del perimetro geografico del Parco Regionale delle Alpi Apuane.
Il Coordinamento ha già provveduto a formare un gruppo di lavoro permanente, individuando figure professionali con competenze tecniche, giuridiche e comunicative. Il gruppo è formato dal Presidente Cosmave Agostino Pocai, dal vicepresidente Luca Rossi, dai consiglieri Niccolo Biagi, Alberto Tognetti e Lavinia Sermattei. Il gruppo – si legge in una nota – sarà un osservatorio attento alle implicazioni procedurali e legislative che vanno a incidere sulla materia lapidea, con l’obiettivo di monitorare, analizzare, supportare, oppure contrastare, i provvedimenti, vecchi e nuovi, emanati dagli enti e dai soggetti presenti sul territorio (Regione Toscana, Parco Apuane, Soprintendenza, ed altri) che regolano le varie fasi delle attività legate all’escavazione.
Per discuterne in modo produttivo il Gruppo di lavoro auspica di poter intervenire assieme alle altre parti sociali alla seduta che la IV Commissione della Regione Toscana terrà presso la sede del Parco delle Apuane il prossimo 15 Novembre.
Ordine Consulenti Lavoro, insediato il nuovo Consiglio nazionaleRoma, 10 nov. (askanews) – Si è insediato il nuovo Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, che sarà presieduto da Rosario De Luca per il triennio 2023-2026. Alla carica di vicepresidente – si legge in una nota – è stato eletto Luca De Compadri e a quella di segretario è stato confermato Giovanni Marcantonio. Confermato, inoltre, alla carica di tesoriere Stefano Sassara; mentre il nuovo presidente del Collegio dei Revisori dei Conti è Rosario Cassarino. A far parte della nuova squadra dei Consulenti del Lavoro anche Stefano Ansideri; Alessandro Bensi; Daniela Broccolato; Carla Capriotti; Serafino Di Sanza; Gianluca Donati; Patrizia Gobat; Angela Eugenia Losito; Luca Paone; Paolo Puppo; Antonella Ricci. A comporre, invece, il nuovo Collegio dei Revisori dei Conti, oltre al presidente Cassarino, Giuseppe Buscema e Rosanna Grieco. La cerimonia di insediamento si è svolta a Roma, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dopo il voto di rinnovo dello scorso 28 ottobre, che ha visto più votato proprio il presidente uscente, Rosario De Luca, con 433 preferenze su 450 votanti (96 per cento).
“C’è forte entusiasmo nella nostra Categoria per l’ennesima dimostrazione di coesione e unità di intenti tra territorio e rappresentanti nazionali”, ha commentato il presidente De Luca. “La numerosa presenza dei delegati al voto comprova la voglia collettiva di prendere parte a questo grande progetto e testimonia la determinazione di guardare tutti assieme al futuro per continuare a scrivere pagine importanti della nostra storia professionale. Nel contempo, questa prova di vicinanza impegna tutti noi dirigenti a una gestione responsabile e visionaria della professione, che negli ultimi vent’anni si è affermata per i grandi valori sociali di cui è portatrice. Ma che nei prossimi mesi sarà ancora più al centro delle dinamiche economiche del Paese, per contribuire alla crescita dell’intera collettività”. Una categoria unita non solo nel voto, dunque, ma anche nei prossimi obiettivi da perseguire. Primo fra tutti, la realizzazione di un mondo del lavoro più sicuro e inclusivo, scandito dalla partecipazione attiva dei lavoratori alle dinamiche aziendali, ma anche dai valori dell’etica, della legalità e della sicurezza. Un sistema economico-produttivo virtuoso, che passa dalla semplificazione burocratica e dall’interlocuzione costante tra il mondo politico-istituzionale e i Consulenti del Lavoro, che hanno acquisito attribuzioni e competenze che vanno ben oltre la legge istitutiva n. 12/1979. Tra le sfide da affrontare – conclude la nota – anche quella di rendere ancora più attrattiva la professione per i giovani, interpretando al meglio le transizioni in atto nel mercato occupazionale, ma anche investendo maggiormente nella tecnologia e nella formazione specialistica degli iscritti.
Fisco, ok 48 Paesi tra cui l’Italia a protocollo Ocse criptoassetRoma, 10 nov. (askanews) – L’Ocse ha annunciato che 48 tra Paesi e giurisdizioni hanno concordato di adottare da qui al 2027 il quadro globale sulla trasparenza fiscale per lo scambio di informazioni sulle cripto attività. Con un comunicato, l’ente parigino spiega che si tratta di una componente chiave delle normative internazionali sullo scambio automatico di dati sul fisco, elaborato su mandato del G20.
Questo protocollo prevede lo scambio automatico di informazioni fiscali sui cripto asset ed è stato deciso a seguito del rapido sviluppo di queste tipologie di attività e relative transazioni, che possono riguardare ogni sorta di pagamento o investimento. A differenza dei prodotti finanziari tradizionali, spiega l’Ocse, criptovalute e attività possono essere trasferite e detenute senza l’intervento di intermediari tradizionali, come le banche, e senza che una amministrazione pubblica centrale ne sia pienamente a conoscenza, sia riguardo alle parti oggetto della transazione sia della giurisdizione in cui ricade il cripto asset.
L’Italia è nella lista di Paesi che hanno aderito all’intesa assieme al G7 e dell’Unione europea. Non compaiono invece tra gli Stati aderenti alcuni giganti dei Brics, che pure fanno parte del G20, come Cina, Russia, India e Arabia Saudita, né stati mediorientali come il Qatar o gli Emirati Arabi Uniti.
Musei, convegno nazionale su “La gestione dei Musei di Enti Locali”Roma, 10 nov. (askanews) – Qual è lo stato di salute gestionale dei musei degli enti locali? E, soprattutto, qual è la visione nazionale, regionale e locale per il loro rilancio, crescita qualitativa ed evoluzione? Il convegno nazionale su “La gestione dei Musei di Enti Locali. Criticità, modelli innovativi, prospettive di sviluppo” è organizzato dai Musei Civici di Verona, uno dei poli museali fra i più ampi e antichi d’Italia, che hanno ideato e progettato il programma delle giornate di mercoledì 22 e giovedì 23 novembre 2023, nella Sala Convegni della Gran Guardia a Verona, insieme a ICOM Italia, alla Direzione Beni, Attività culturali e Sport della Regione del Veneto e alla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, con il contributo di ANMLI, di ANCI e di numerosi professionisti museali ed altri esperti coinvolti nell’iniziativa.
Responsabili di Musei civici, istituzioni preposte alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali e un più vasto bacino di esperti e portatori di interesse, si sono dati tutti appuntamento a Verona, per riflettere sull’evoluzione delle strutture museali civiche e dei modelli di gestione a circa 60 anni dalla ripartizione operata nel Decreto Ministeriale del 1965 sulla base della Legge 1080 del 1960 sulle Norme concernenti i musei non statali ma soprattutto per avviare un primo costruttivo dialogo sul futuro dei Musei civici di tutta Italia, con strategie e progettazioni nuove e condivise, in grado di rispondere alle sfide innovative della società contemporanea e di generare un complessivo rilancio del settore. Ai musei, investiti di funzioni sempre più ampie e incisive sul territorio, viene richiesto, infatti di assicurare un’offerta elevata dal punto di vista culturale ed efficace sul piano sociale ed economico, in sintonia con gli standard proposti per l’accreditamento nel Sistema Museale Nazionale e con le aspettative dei cittadini e dei turisti. Finalità che richiedono competenza e consapevolezza degli obiettivi e delle compatibilità economiche, tecniche e operative per raggiungerli.
Il convegno è promosso da Comune di Verona – Assessorato alla Cultura e Musei Civici di Verona, Regione del Veneto – Assessorato alla Cultura, ICOM Italia (International Council of Museums) Italia, con la collaborazione di Ministero della Cultura, Direzione generale Musei. Ha il patrocinio di ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani e di ANMLI – Associazione Nazionale Musei Locali Italiani e gode del sostegno degli Amici dei Civici Musei di Verona. “Un appuntamento che porta la città di Verona alla ribalta della scena museale nazionale” sottolinea l’Assessora alla Cultura Marta Ugolini. “Per due giorni si rifletterà sulle prospettive di sviluppo ma anche sulle criticità che la gestione di musei di enti locali comporta. Si tratta di un vero e proprio simposio di esperti, che vede la partecipazione della Direzione generale dei Musei del Ministero della Cultura, con interventi di esponenti ministeriali e delle direzioni regionali venete, docenti universitari di diritto amministrativo e autorevoli esponenti del comparto museale italiano. Un’occasione di confronto preziosa, essenziale per fare il punto su istituzioni che hanno una responsabilità anzitutto di presidio e poi di conservazione a livello locale del patrimonio culturale materiale oltre che il compito di valorizzare i rapporti, ciascuno con il proprio territorio e la propria comunità locale. In Italia, di fatto, non esiste un grande museo centrale di Stato, come può nei Paesi che hanno avuto unitarietà (il Louvre in Francia o il British Museum nel Regno Unito). In Italia si contano una ventina di celeberrimi musei statali accanto ad una pluralità di musei locali che nei diversi territori hanno il compito di cura e di valorizzazione di questo immenso, diffuso e unico patrimonio storico, artistico e culturale che sta in tutto il nostro Paese. E’ nostro compito interrogarci sulla validità gestionale di tale assetto”.
“La nuova definizione di museo di ICOM (2022) ha esteso a nuove responsabilità il ruolo dei musei nella società contemporanea. Accessibilità, inclusione, diversità, sostenibilità, etica e partecipazione delle comunità sono valori chiave ineludibili per i musei di oggi e di domani” – spiega la Direttrice dei Musei Civici di Verona Francesca Rossi. “I musei veronesi, che rappresentano uno dei sistemi museali più longevi e variegati d’Italia, rientrando nel 16% dei musei italiani fondati prima del 1960, sono ben consapevoli del profondo cambiamento in atto. In anni recenti sono stati riorganizzati in una struttura unificata che opera intensamente attivando reti di cooperazione ed è orientata verso un’autonomia gestionale secondo le ‘Linee programmatiche dell’Amministrazione comunale’ allineate agli indirizzi della riforma dei musei statali ad autonomia speciale e alle indicazioni della nuova la Legge per la Cultura, n.17 del 2019 della Regione del Veneto, che è molto esplicita al riguardo. Avvertiamo quindi la necessità di rafforzare sempre più i rapporti di collaborazione tra professionisti museali e portatori di interesse e di creare occasioni di incontro per condividere buone pratiche e riflessioni sui modelli di gestione adatti al nostro tempo e alle diverse comunità di riferimento. Queste finalità di fondo hanno animato l’impegno per realizzare questo grande simposio nazionale”. “Innanzitutto le mie congratulazioni all’Amministrazione della Città di Verona e alla Direttrice Francesca Rossi per aver voluto fortemente organizzare questo convegno. A mio avviso il ruolo dei musei di enti locali è una componente fondamentale di quella spina dorsale della cultura in Italia che ci porta a riflettere sui temi della conservazione ma che ci impegna anche fortemente a guardare al futuro. I musei civici hanno reinterpretato la loro missione: da luogo di conservazione ed esposizione a luogo di relazione con le comunità di riferimento. Ecco perché la dimensione civica dei musei sta assumendo un’importanza sempre maggiore, perché sono partner di tante iniziative e stabiliscono un rapporto bidirezionale con i cittadini. Il compito dei musei non è più dunque raccontare qualcosa a qualcuno che non sa, ma di essere luoghi dove riflettere sul futuro, spazi della contemporaneità socialmente rilevanti e utili per le nostre comunità. Inoltre, ci sono dei grandi trend legati alla dimensione europea del Green New Deal per cui è necessario prestare attenzione anche alla dimensione della digitalizzazione. Questo è un momento molto importante e il convegno ci aiuterà ad analizzare questi passaggi, in cui noi siamo soggetti che operano eticamente in modo professionale, ma con la partecipazione della comunità, per offrire esperienze diversificate” afferma Michele Lanzinger, Presidente ICOM-Italia.
Tra i punti cruciali in discussione al convegno, lo status giuridico e la missione, i livelli di autonomia dei musei all’interno dell’ente locale, le forme di governance e di partenariato, le reti e i sistemi locali e territoriali, i contratti, la collaborazione col Terzo Settore, le professionalità e gli strumenti che possano garantire lo studio, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, la piena accessibilità, la condivisione di conoscenze, il piacere e il benessere dei visitatori, nel rispetto delle diverse identità e sensibilità, promuovendo quel ruolo di agenti di trasformazione sociale, che emerge dalla nuova definizione di museo approvata nel 2022 da ICOM, nel territorio di riferimento e nell’ambito del più ampio Sistema Museale Nazionale. Fra i numerosi interventi previsti da segnalare, mercoledì 22 novembre: Massimo Osanna, Direttore Generale Musei – Ministero della Cultura; Fausta Bressani, Direttore Direzione Beni Attività Culturali e Sport – Regione del Veneto; Giuseppe Piperata, Professore ordinario di diritto amministrativo allo Iuav di Venezia; Girolamo Sciullo, già Professore ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Bologna; Pierpaolo Forte, Professore ordinario di Diritto amministrativo all’Università del Sannio di Benevento; Ludovico Solima, Professore ordinario di Management e imprenditorialità nelle imprese culturali Dipartimento di Economia – Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’. E, ancora: Stefano Baia Curioni, Direttore Fondazione Palazzo Te; Daniele Ferrara, Direttore Direzione regionale Musei Veneto – Ministero della Cultura. Giovedì 23 novembre, la tavola rotonda dedicata al tema “Per il rafforzamento della rete museale della città di Verona”. Coordinerà l’Assessora alla Cultura Marta Ugolini, con i rappresentanti di: Musei Civici di Verona (Francesca Rossi), Casa Museo Palazzo Maffei (Vanessa Carlon), Fondazione Miniscalchi Erizzo (Giovanna Residori), Museo Archeologico Nazionale (Giovanna Falezza).
Inaugurata “Casa Carol” a Singureni per bambini sieropositiviRoma, 10 nov. (askanews) – La Fondazione Bambini in Emergenza – che si dedica all’accoglienza di bambini sieropositivi o abbandonati, alcuni dei quali con grave disabilità mentale – ha ospitato la cerimonia di inaugurazione di “Casa Carol”, una delle tre case famiglia del proprio centro pilota di Singureni (distretto di Giurgiu) in Romania.
“Casa Carol” è stata ristrutturata grazie al sostegno della Camera dei Notai Pubblici di Bucarest per il tramite della Fundatia Notar 2006. Alla cerimonia, presieduta dalla Presidente della Fondazione Silvia Saini Damato, hanno partecipato anche l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest Alfredo Durante Mangoni, la Ministra della famiglia, della gioventù e delle pari opportunità Natalia-Elena Intotero e la Rappresentante di UNICEF in Romania Anna Riatti.
La Fondazione Bambini in Emergenza è una straordinaria realtà del terzo settore italiano in Romania. Nata nel 1997 ad opera del giornalista Mino Damato, Bambini in Emergenza ha istituito un centro pilota che al momento si compone di tre case famiglia, una chiesa, un centro di coordinamento (con uffici, ambulatori e foresteria), un asilo Montessori e un ampio terreno con parco giochi, campetto di calcio e palestra. Il centro pilota porta il nome di Andreea Damato, una bimba abbandonata e malata di AIDS, divenuta figlia del fondatore Mino Damato tramite adozione internazionale. La Fondazione ha inoltre creato una propria rete di assistenti maternali, al fine di offrire una famiglia ai bambini ospitati nel centro pilota con possibilità scarse o nulle di essere adottati. Maggiori informazioni sulla Fondazione Bambini in Emergenza e sul suo operato si trovano al sito https://www.bambiniinemergenza.ro/
Banche etiche più redditizie di quelle convenzionali, da 10 anniMilano, 10 nov. (askanews) – Più redditizie dei principali colossi bancari europei, più solide, e più coerenti con le scelte strategiche dichiarate e realmente perseguite: sono le “banche etiche” – 22 in Europa – che da sole generano, attraverso le loro attività e gli investimenti, il 5 per cento del PIL dell’Unione. Il “6° Rapporto sulla finanza etica in Europa” le ha messe a confronto con 60 istituti convenzionali “significativi” – vale a dire con attivi superiore ai 30 miliardi e vigilati direttamente dalla Banca Centrale Europea; ovvero quelle che vengono anche considerate come le “to big to fail” – sotto il profilo della redditività, dell’adeguatezza patrimoniale e della performance finanziaria considerando i dieci anni dal 2011 al 2021.
Presentato a Milano, il “6° Rapporto sulla finanza etica in Europa” è il risultato del lavoro di ricerca internazionale frutto della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica, Fundación Finanzas Éticas e Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA). Dallo studio emerge che le banche etiche europee registrano una la redditività del capitale proprio (ROE) del 5,23%, contro il 2,21% delle banche convenzionali. Un vantaggio che si rileva anche per la redditività degli attivi (ROA), che ha premiato le banche etiche con una media dello 0,46% contro lo 0,25% delle banche convenzionali. Il dato da sostanza ad una distintività positiva di carattere strutturale delle banche etiche, considerato che si è affermato lungo un decennio di rilevazioni, includendo anche l’anno 2020, quando sia le banche etiche sia gli istituti tradizionali subivano i colpi della crisi pandemica.
Le differenze si registrano anche su altre voci di gestione, mostrando non solo vocazioni e impostazioni contrapposte, ma anche dimostrando che l’alternativa “etica” nel perseguimento del profitto dell’impresa bancaria è possibile, virtuosa e solida e coerente, a cominciare dalla centralità dell’esercizio stesso dell’attività creditizia. Il credito rimane infatti di gran lunga la principale attività per le banche etiche: nel 2021 è pari al 65,4% del totale degli attivi, contro il 50,8% registrato dalle banche tradizionali; una differenza pressoché costante in quasi tutti gli anni del decennio. Questo indica che le banche etiche sono più propense all’attività bancaria ‘classica’, cioè alla raccolta di risparmi e concessione di crediti. Invece le banche “significative” associano all’attività ‘classica’, che ha un’importanza relativamente minore, attività finanziarie come investimenti in titoli, vendita di prodotti finanziari, servizi finanziari, partecipazioni in imprese. I depositi dei clienti risultano poi la fonte di maggior liquidità nelle banche etiche (81,1% delle passività totali), mentre le banche convenzionali si affidano a varie fonti di liquidità, con un conseguente rapporto depositi/patrimonio netto inferiore. Quanto alla solidità patrimoniale, le banche etiche hanno mantenuto costante nel tempo una forte capitalizzazione – con un rapporto tra patrimonio netto e passività totali pari in media all’8,2% – mentre le banche convenzionali hanno migliorato la loro posizione patrimoniale, ma partendo da una posizione più debole, crescendo dal 4,3% nel 2012 al 6,20% nel 2021. Milano, 10 nov. (askanews) – Ultimo aspetto da valutare – anch’esso capace di evidenziare la diversità d’approccio, anche valoriale tra le due tipologie di istituti – è quello della liquidità, ovvero il rapporto prestiti/depositi (LDR): questo si è mantenuto stabile e inferiore -da 77% a 81,5% di media- nelle banche etiche rispetto a quelle convenzionali, dove invece è stato incrementato negli anni – da 86% a 102,5% – mostrando per questi istituti, potenzialmente, un rischio di liquidità più elevato.
Il Rapporto ha preso in esame, confrontandole, anche le evidenze concrete delle scelte valoriali fatte – e non solo annunciate – su tematiche come “Clima” e “Pace”. Dall’analisi dei bilanci emerge che le banche convenzionali europee non sembrano aver davvero avviato una transizione ecologica nel proprio modello di business. Offrono singoli prodotti “verdi” ma restano votate al massimo profitto e, dal 2016 al 2022, hanno finanziato con oltre 5 miliardi di euro i combustibili fossili, mentre solo il 7% dei loro finanziamenti energetici è andato alle energie rinnovabili. Le banche etiche invece adottano invece investono da anni in metriche avanzate di misurazione delle emissioni di gas serra (PCAF – Partnership for Carbon Accounting Financials), anche quelle indirette (Scope 3) , escludendo dal credito le filiere dannose per l’ambiente e il clima, allineando i portafogli di investimento alle indicazioni scientifiche e all’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Banche etiche e finanza etica si impegnano inoltre a non alimentare l’industria bellica. E su questo si sono differenziate particolarmente dallo scoppio del conflitto in Ucraina nel 2022. Rapporti recenti della ong olandese PAX mostrano invece che da 15 grandi banche europee convenzionali sono giunti prestiti e obbligazioni per 87,7 miliardi di euro a imprese delle armi.
Nel Rapporto sono elencate infine anche tre proposte che le banche etiche fanno nei confronti delle istituzioni in vista anche del voto europeo di giugno 2024. Queste le proposte: -Combattere il greenwashing nel settore finanziario portando la finanza mainstream ad allineare le sue azioni alle parole della propria comunicazione e ad impegnarsi realmente a rispettare i principi dichiarati. E’ necessario costruire un quadro forte e trasparente per delineare come raggiungere le emissioni nette zero, applicarle a tutte le attività operative e facilitare forme di corretta rendicontazione così da rendere vani i numerosissimi trucchi contabili per il “net zero washing”. -Rivolgere l’attenzione principale a contrastare le disuguaglianze di ricchezza e di reddito; nell’accesso al credito e ai servizi finanziari; di genere e retributive nel settore finanziario. Inoltre le banche etiche e valoriali, che mostrano tassi di sofferenza più bassi rispetto al sistema pur finanziando in misura maggiore le realtà dell’economia sociale, chiedono l’introduzione di un social supporting factor, che riduca l’assorbimento di capitale richiesto per finanziare tali realtà. Si creerebbe così uno strumento fondamentale per lo sviluppo del settore, della microfinanza e per la lotta all’esclusione finanziaria, senza introdurre alcun costo per gli Stati. -Perseguire una maggiore trasparenza sulla governace; permangono infatti limitazioni nell’accesso pubblico alle informazioni sulle imprese e una normativa inefficace nel contrastare l’opacità del sistema finanziario favorisce soggetti finanziari che sfruttano diverse giurisdizioni per evitare le tasse ed eludere le normative generando ingiustizia sociale e competizione sleale con gli istituti finanziari che si astengono da queste pratiche non etiche. “Mentre i colossi del sistema bancario convenzionale pronunciano impegni di sostenibilità che spesso vengono poi smentiti e non scalfiscono un modello di business complessivamente orientato al massimo profitto a ogni costo, le banche etiche europee si distinguono invece per la coerenza tra azioni svolte e principi sostenuti – ha detto Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica – La ricerca sottolinea l’importanza di allontanare dal settore finanziario le ombre di greenwashing e socialwashing e offre uno spaccato di conoscenza sulla finanza etica in Europa: un movimento che lancia una sfida di trasformazione valoriale alla finanza globale. Tanto più oggi, a pochi mesi dal prossimo voto per il rinnovo dell’Europarlamento’. ‘La visione della finanza etica – sottolinea Anna Fasano, presidente di Banca Etica – sta rivoluzionando il settore bancario e finanziario in Europa. Il dialogo con le istituzioni di Bruxelles e Francoforte e con gli attori della società civile insieme alla collaborazione con i network internazionali della finanza etica, Febea e Gabv, sono gli strumenti per amplificare la nostra capacità influenzare tali processi. Vogliamo condividere valori e buone pratiche per ridurre l’arbitrarietà di ciò che l’Europa definisce ‘investimento sostenibile’, per disincentivare il greenwashing e – grazie all’attesa tassonomia sociale – per arricchire le prescrizioni di sostenibilità ambientale con le dimensioni economica e sociale. La finanza può tornare ad essere strumento al servizio dell’economia, delle persone e del pianeta in un sistema in cui i risparmiatori sono resi consapevoli dell’impatto potenziale, positivo o negativo, che può avere il denaro gestito dai diversi operatori”.
Portavoce Onu: “Se c’è un inferno sulla terra, è Nord Gaza”Roma, 10 nov. (askanews) – “Se c’è un inferno sulla terra, è il nord di Gaza”: lo ha detto oggi il portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke, ammettendo l’impossibilità di inviare aiuti nell’area. Nel nord della Striscia di Gaza, ha detto Laerke, “è una vita di paura di giorno e di oscurità di notte e cosa diresti ai tuoi figli in una situazione del genere: che il fuoco che vedono nel cielo è lì per ucciderli?”. Nel briefing con la stampa, il portavoce ha precisato che i camion dell’Onu carichi di aiuti umanitari raggiungono il sud della Striscia di Gaza, ma “al momento non possiamo andare verso nord, il che ovviamente è profondamente frustrante perché sappiamo che ci sono diverse centinaia di migliaia di persone”.
Stop del Tar al prezzo medio esposto dai benzinai, il ministero fa ricorsoRoma, 10 nov. (askanews) – Il ministero delle Imprese e del Made in Italy annuncia di ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato di proporre immediato appello al Consiglio di Stato con richiesta di sospensione degli effetti della sentenza del TAR del Lazio, che prevede l’annullamento del decreto con il quale sono state stabilite le modalità dell’obbligo di comunicazione da parte degli esercenti dei prezzi dei carburanti. Secondo il ministero, “la decisione del TAR si limita ad affrontare questioni procedurali e non pone in dubbio la sussistenza dell’obbligo previsto dalla legge in ordine all’esposizione del cartello”.
Il Mimit sostiene in una nota che “la norma sull’esposizione del prezzo medio regionale dei carburanti ha ampiamente dimostrato la sua efficacia, nonostante le turbolenze geopolitiche, come dimostrato dalla continua e progressiva discesa dei prezzi che si protrae da oltre un mese, che oggi si attestano a 1,827 euro al litro per il gasolio e a 1,838 euro al litro per la benzina. Valutazioni in calo di circa 10 cent rispetto a quelle del 10 ottobre scorso”. “In questi mesi, in Italia il prezzo industriale di benzina e gasolio è stato inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei e il margine lordo di distribuzione non ha subito i picchi visti nello scorso anno, a piena tutela quindi dei diritti dei consumatori e degli stessi operatori del servizio” afferma il ministero.