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Tag: Sanremo 2023

Montagna, Uncem: turismo punto fermo e asse portante

Montagna, Uncem: turismo punto fermo e asse portanteRoma, 12 ott. (askanews) – Il turismo continua a essere un punto fermo, asse portante, della montagna italiana. Non senza agricoltura, cura del paesaggio, digitalizzazione, comunità vive. Lo confermano i dati Uncem dell’estate 2023, concentrati in un dossier che Uncem presenta oggi al TTG di Rimini. È la seconda edizione di un’indagine qualitativa fatta dall’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani tra Sindaci e Amministratori pubblici dei Comuni montani italiani. La prima era stata fatta nell’ottobre 2022, riferita all’estate. Ora il 2023, con dati e numeri positivi. La montagna – le montagne, nelle diverse articolazioni, peculiarità, differenze da riconoscere – continua a essere destinazione importante e la seconda edizione del sondaggio Uncem rispetto al turismo estivo, definisce contorni di un successo, ma anche del lavoro da fare.

Pesano nell’estate fattori “esterni” al territorio, che incidono sui numeri: la diminuzione del potere di acquisto, l’inflazione che rende le vacanze e i periodi di relax e svago più brevi. Le montagne italiane offrono molto e per tutti. I prezzi e la capacità ricettiva sono destinati a tutti. “Già prima della pandemia, avevamo registrato flussi in crescita – commenta il Presidente Uncem, Marco Bussone – Poi il covid ha richiamato nuovi fruitori turistici sui territori. La differenza, nei paesi e nelle località alpine e appenniniche, la fanno i paesi stessi. Possiamo dire che la fanno le comunità che accolgono. Il turismo esperienziale, del quale molto da vent’anni si parla, ha nella montagna e nei piccoli Comuni un punto fermo. Si è accoglienti dove vi è una comunità che accoglie, con le sue storie, la sua gente, le manifestazioni e le tradizioni. Questo piace, genera fiducia nel turista, apre nuove piste di lavoro e a intese tra pubblico e privato”.

Il turismo è una scienza complessa che, dimostrano i grafici, può crescere nelle sinergie e nella professionalità. Gli aumenti delle presenze, nel 2023 confrontati con il 2022, ci sono stati. Metà di chi ha risposto, dice che c’è una crescita. Sono però meno risposte positive dello scorso anno. Diminuiscono le sensazioni e i commenti positivi dagli operatori turistici. Aumentano i commenti negativi. Dal 10 al 18 per cento. Scendono dal 76 al 57 per cento, tra 2022 e 2023, quelli positivi. La promozione deve crescere. Ci sono molte questioni nel turismo da analizzare, ma quella del marketing e della promozione è centrale. Anche a fronte di buone iniziative che attraggono ed emozionano, si fa fatica sui territori ad andare sul mercato. Si punta ancor di più su ambiente, paesaggio, clima. Una sensibilità green che è un punto fermo, ma che è anche fattore di alta competitività tra territori. Si affronta, e si vince, con una forte interazione tra pubblico e privato, ancora molto difficile, a partire dal dialogo tra Comuni e operatori del turismo, ma anche con nuovi professionisti, capaci di organizzare, fare pacchetti, andare sui mercati, generare fiducia, costruire e selezionare opportunità nella montagna che già guarda all’inverno.

Guerra Israele-Hamas, l’Egitto rifiuta corridoi umanitari per evacuare i palestinesi da Gaza

Guerra Israele-Hamas, l’Egitto rifiuta corridoi umanitari per evacuare i palestinesi da GazaRoma, 12 ott. (askanews) – Il governo egiziano ha rifiutato qualsiasi proposta di creare corridoi umanitari per i palestinesi in fuga da Gaza, secondo un alto funzionario egiziano che parla in forma anonima. Lo riporta il Times of Israel.

Ieri, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, ha affermato che l’amministrazione Biden è in trattative attive per ottenere un passaggio sicuro per evacuare i civili da Gaza. L’Egitto ha avviato colloqui con Israele e gli Stati Uniti per consentire la consegna di aiuti e carburante attraverso il valico di Rafah.

Firmato accordo tra Confindustria Serbia e Camera commercio Vojvodina

Firmato accordo tra Confindustria Serbia e Camera commercio VojvodinaRoma, 12 ott. (askanews) – E’ stato stipulato un accordo di cooperazione tra Confindustria Serbia, associazione degli industriali italiani in Serbia, e la Camera di commercio della Vojvodina. L’intesa è stata firmata Novi Sad, dai rispettivi presidenti Patrizio Dei Tos e Boško Vucurevic, secondo una nota della rappresentanza confindustriale.

L’Accordo sarà il punto di partenza per la cooperazione e la promozione del potenziale della Vojvodina verso le imprese e gli investitori italiani, formalizzando l’inizio di un impegno comune verso nuove vie di collaborazione: l’accordo prevede una cooperazione a lungo termine volta alla rappresentanza degli interessi delle aziende associate alle due organizzazioni, la partecipazione ad iniziative legate all’internazionalizzazione e alla promozione di collaborazione tra le imprese italiane e quelle serbe provenineti dalla Vojvodina, comprendendendo anche conferenze, incontri bilaterali, partecipazione eventi fieristici. “Come presidente di Confindustria Serbia, ma anche da imprenditore che nove anni fa ha scelto di avviare la produzione proprio in Vojvodina, intendo dedicarmi con grande entusiasmo e lavorare insieme alla mia squadra per raggiungere gli obiettivi dell’accordo che abbiamo firmato oggi. Solo tra i soci di Confindustria Serbia vi sono oltre 50 aziende operanti nel territorio della Vojvodina, che danno lavoro a quasi 7.000 persone. Credo che questi dati e queste cifre dicano molto su come gli investitori italiani vedono questa parte della Serbia. Il Veneto e la Vojvodina sono delle regioni più produttive dei reciproci paesi, ci accomuna la voglia di fare economia, di progredire ed essere all’avanguardia, pronti alle sfide globali. Abbiamo molte cose in comune: Sremska Mitrovica si chiamava Sirmium, dall’antica Roma, la Serbia e l’Italia da sempre insieme e oggi più che mai abbiamo bisogno di crescere insieme!”, ha dichiarato Patrizio Dei Tos, presidente di Confindustria Serbia, in occasione della firma dell’accordo.

“Con la concretizzazione e l’attuazione dell’accordo, vogliamo migliorare ulteriormente le relazioni e creare un ambiente economico ancora migliore, ha sottolineato il presidente della Camera di commercio della Vojvodina, Boško Vucurevic. L’intero scambio commerciale tra la provincia autonoma di Vojvodina e la Repubblica italiana nei primi sei mesi ammontava ad un miliardo di euro, rappresentando il 38,5% dell’interscambio totale tra la Serbia e l’Italia. Dal 2001, le aziende italiane hanno investito nella provincia autonoma di Vojvodina un miliardo di euro. In questo momento ci sono 69 aziende attive che impiegano oltre 12.000 lavoratori”, ha aggiunto. Francesco Masci, Presidente del Consiglio Esecutivo di DDOR osiguranje, e Membro del Consiglio Generale di Confindustria Serbia, ha sottolineato che questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo verso il rafforzamento dei rapporti tra Italia e Serbia ed è parte di un più ampio spettro di attività e progetti, che contribuiranno allo sviluppo ulteriore della Voivodina e del paese.

Oltre al presidente di Confindustria Serbia Patrizio Dei Tos, hanno partecipato alla firma dell’Accordo: Irena Brajovic, direttore di Confindustria Serbia, Francesco Masci, membro del Consiglio Generale di Confindustria e CEO di DDOR osiguranje, cosi come Rade Berbakov, rappresentante territoriale di Confindustria Serbiaper la Vojvodina e direttore della società GLM-RS di Zrenjanin e Jovan Palalic, presidente del gruppo interparlamentare di amicizia con l’Italia presso l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Serbia.

Fotografie per raccontare soluzioni per il nostro pianeta

Fotografie per raccontare soluzioni per il nostro pianetaTorino, 12 ott. (askanews) – Raccontare l’economia circolare attraverso le soluzioni già trovate, ma, soprattutto, attraverso il linguaggio della fotografia. È un progetto inconsueto e appassionato quello che le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo propongono nello spazio espositivo di Torino con la mostra “The Circle” del fotografo Luca Locatelli. Un modo per affrontare i temi chiave del nostro tempo, andando oltre la semplice denuncia della crisi climatica, ma allo stesso tempo proponendo un progetto culturale affascinante e calato nella realtà.

“Questa mostra – ha detto ad askanews Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Torino – serve per raccontare delle soluzioni. Luca Locatelli ha viaggiato per due anni in Europa alla ricerca di storie che raccontino modelli replicabili. Quello che fa Gallerie d’Italia è esattamente questo, cioè raccontare le grandi tematiche del contemporaneo, metterle a disposizione dei visitatori e trasformare questo spazio in un luogo di frontiera. Quando parlo di frontiera vuol dire spazio di incontro in cui il ragionamento su quello che succede oggi ancora non è completamente chiuso, non è completamente definito, ma è ancora in corso”. Il tempo, lo sappiamo, è quasi scaduto; l’azione è indispensabile subito e Locatelli ha raccontato casi di successo, come quello di strutture industriali riconvertite in spazi sociali, oppure di data center collocati in ex miniere e raffreddati usando l’acqua del mare. “Parliamo di Islanda all’inizio – ha aggiunto Carloni – perché lì natura e uomo funzionano molto bene; parliamo di come la tecnologia e l’uomo si incontrano nella seconda stanza, quindi le soluzioni tecnologiche e poi di quelle che sono invece le soluzioni sottomarine. Un percorso che ci porta a ragionare su come poter costruire un futuro possibile”.

E la possibilità prende una forma concreta nelle ultime sale, quando la fotografia subacquea documenta delle bellissime biosfere installate sotto il mare, immagini di un domani che potrà essere diverso, che potrà rimettere in circolazione anche una speranza, per quanto questa parola sia decisamente abusata. Un’ultima considerazione: “The Circle” rappresenta anche un nuovo modo di pensare l’idea di mostra, nella quale l’oggetto d’arte è anche altro, è anche una forma di azione concreta. (Leonardo Merlini)

Gaza al buio, l’allarme della Croce Rossa: gli ospedali rischiano di diventare obitori

Gaza al buio, l’allarme della Croce Rossa: gli ospedali rischiano di diventare obitoriRoma, 12 ott. (askanews) – Il Comitato internazionale della Croce Rossa lancia l’allarme: gli ospedali di Gaza “rischiano di trasformarsi in obitori”.

“Mentre Gaza perde energia, anche gli ospedali perdono energia, mettendo a rischio i neonati nelle incubatrici e i pazienti anziani sotto ossigeno”, ha detto in una nota il direttore regionale del CICR per il Vicino e Medio Oriente, Fabrizio Carboni dopo che l’unica centrale elettrica di Gaza ha smesso di funzionare perché è rimasta senza carburante, anche i generatori utilizzati stanno finendo il carburante e le batterie si stanno esaurendo.

Guerra Israele-Hamas: aumenta il numero delle vittime. A Gaza altri 51 morti negli ultimi raid della notte

Guerra Israele-Hamas: aumenta il numero delle vittime. A Gaza altri 51 morti negli ultimi raid della notteRoma, 12 ott. (askanews) – Il ministero della Sanità palestinese ha rivisto ancora al rialzo il bilancio delle vittime: sono 1.200 i morti da quando Israele ha iniziato gli attacchi aerei nella zona, in rappresaglia al devastante attacco dei militanti di Hamas sabato.

Il bilancio da entrambe le parti ammonta ora a quasi 2.500 vittime. In precedenza, le forze di difesa israeliane avevano affermato che 1.200 israeliani sono stati uccisi nel weekend. Intanto, l’Onu ha annunciato che sono oltre 338.000 gli sfollati a Gaza. Secondo il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, 51 palestinesi sono stati uccisi e 281 feriti nelle ultime ore di attacchi aerei notturni da parte di Israele.

Le forze di difesa israeliane stanno “attualmente conducendo un attacco su larga scala contro obiettivi terroristici appartenenti all’organizzazione terroristica Hamas nella Striscia di Gaza”, secondo un post sui social media dell’IDF di giovedì, ora locale.

Meloni vola stasera in Mozambico e Congo, focus energia con occhi a Israele

Meloni vola stasera in Mozambico e Congo, focus energia con occhi a IsraeleMaputo, 12 ott. (askanews) – Una missione “lampo” in Africa per consolidare il rapporto con due Stati, Mozambico e Congo, importanti per le strategie di approvvigionamento energetico, ma con il pensiero rivolto alla crisi in Medio Oriente. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parte questa sera per il continente africano, per un viaggio inizialmente di due giorni e ora – dopo l’attacco di Hamas a Israele – ridotto a uno soltanto.

Domani mattina sarà dunque a Maputo, per incontrare il presidente Filipe Nyusi, subito dopo volerà a Brazzaville in Congo, per un colloquio a cena con il presidente Félix Tshisekedi, con cui ha già avuto un colloquio telefonico nell’aprile scorso. Subito dopo ripartirà per Roma. Insieme alla premier alla missione parteciperà l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. La crisi israelo-palestinese non pesa sulla missione solo per le preoccupazioni relative alla sicurezza esterna e interna, ma anche per le possibili ripercussioni a livello di approvvigionamento energetico. Per questo il doppio appuntamento, già programmato da tempo, assume un valore maggiore. Nella sua strategia di differenziazione energetica, l’Italia ha stretto un accordo fondamentale con l’Algeria, che adesso è il principale fornitore di gas. Algeri, però, si è schierata ufficialmente dalla parte di Hamas e anche se “al momento” a Palazzo Chigi non c’è “preoccupazione” per le forniture, non si possono escludere contraccolpi a seguito di una destabilizzazione dell’area. Per questo è importante il rapporto con Mozambico e Congo, rispettivamente secondo e terzo Paese del continente per l’approvvigionamento nazionale. Il Mozambico prevede una fornitura di 4,5 mld di metri cubi di gas liquefatto (Gln) per il 2024-2025, con prospettive di crescita. Dal Congo arriveranno invece fino a 1 mld di metri cubi per l’inverno 2023-2024 e poi fino a 4,5 mld.

Al di là della questione energetica, la doppia visita, sottolineano fonti italiane, si inserisce le quadro dei nuovi rapporti tra Italia e Africa, una priorità dell’agenda di Meloni, che sarà anche al centro della presidenza italiana del G7. La strategia, ricordano fonti italiane, è bidirezionale: da un lato fronteggiare la questione più urgente dei flussi migratori irregolari, dall’altro costruire nuovi rapporti di fiducia con i leader dell’Africa subsahariana, un processo iniziato con la Conferenza di Roma sulle migrazioni e lo sviluppo del luglio scorso. Congo e Mozambico sono considerati esempi dell’approccio “paritario e non predatorio” al centro del cosiddetto ‘Piano Mattei’. Con il Mozambico l’Italia ha un legame di amicizia che data al 1975, quanto ha svolto un ruolo importante di mediazione nell’ambito della lotta di indipendenza dal Portogallo e nella conseguente guerra civile. Non a caso l’accordo di pace fu siglato a Roma il 4 ottobre 1992. Oggi il Mozambico è destinatario di rilevanti fondi per la cooperazione allo sviluppo. In Mozambico Eni è presente dal 2006. In particolare è operatore del Coral South FLNG, il primo progetto che mette in produzione le risorse a gas del Paese, e sta lavorando ad un secondo progetto di produzione e liquefazione di gas, Coral North. Nell’ambito del progetto di sviluppo Coral South, sono state avviate diverse iniziative per ampliare il contributo della forza lavoro mozambicana e delle piccole e medie imprese locali come il Programma di formazione professionale (budget totale di circa 5 milioni di dollari), che sostiene l’Istituto industriale e commerciale di Pemba. Nel febbraio 2022, Eni e il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Repubblica del Mozambico hanno firmato un accordo per la cooperazione e lo sviluppo di progetti agricoli nel Paese.

In Congo Eni è presente dal 1968 con attività di esplorazione e produzione. Nel novembre 2022 è arrivata la decisione finale d’investimento per Congo LNG, il primo progetto per la liquefazione e l’export del gas del Paese. Il gas prodotto da Eni Congo è destinato in via prioritaria a soddisfare la domanda di generazione di elettricità. La società ha contribuito anche alla costruzione delle centrali elettriche Centrale Electrique du Djéno (CED) e Centrale Electrique du Congo (CEC), alla riqualificazione dell’infrastruttura di trasporto dell’energia tra Pointe Noire e Brazzaville e all’ampliamento della rete di distribuzione di elettricità. E’ inoltre impegnata nello sviluppo della catena del valore dei biocarburanti e ha sviluppato diverse iniziative per contribuire alla diversificazione economica e per rafforzare l’accesso all’istruzione, alla salute, all’acqua. Nell’aprile scorso Eni ha inaugurato il Centro di Eccellenza per le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica di Oyo, sviluppato in partnership con la Repubblica del Congo e Unido. Oltre ad Eni, nei due Paesi operano altre importanti imprese italiane, come Msc impegnata nel settore della logistica in Congo. Nel 2022 con Maputo l’interscambio è stato di 917 mln di euro e con Brazzaville di 685 mln.

Ambasciatore Israele: “Non abbiamo scelta, dobbiamo attaccare”

Ambasciatore Israele: “Non abbiamo scelta, dobbiamo attaccare”Roma, 12 ott. (askanews) – “Non abbiamo scelta, dobbiamo attaccare. Ci saranno foto e informazioni spiacevoli, ma non ci sono alternative. Cercheremo di ridurre al minimo le vittime tra i civili, ma non possiamo accettare che quello che è successo si ripeta di nuovo. Abbiamo il diritto e il dovere di difenderci. Hamas è come l’Isis, non c’è da stare tranquilli neppure in Italia o in Francia”, dice Alon Bar, ambasciatore d’Israele in Italia sul Messaggero.

“I bambini palestinesi e la popolazione civile di Gaza non sono nostri nemici. Abbiamo sempre cercato di risparmiarli, anche se non sempre ci siamo riusciti. C’è un’enorme differenza tra chi si difende da chi pensa che Israele non debba esistere, e chi intenzionalmente massacra centinaia di ragazzi a una festa, entra in casa, sgozza e decapita i bambini. Foto e notizie delle prossime settimane saranno impegnative. Ma non possiamo continuare a permettere accanto a noi il rafforzamento di capacità terroristiche. Avevamo aumentato i permessi ai palestinesi di Gaza per lavorare in Israele, pensando che questo avrebbe indotto Hamas a non attaccarci. Sbagliavamo”. “Spero si capisca che Israele non può limitarsi a soffrire, deve difendersi in concreto – ribadisce l’ambasciatore – Saremo criticati, ma i palestinesi di Gaza sono vittime di Hamas che ha i depositi di munizioni, le postazioni militari e combattenti nascosti in mezzo alla popolazione. Noi da Gaza ce n’eravamo andati senza lasciare militari o insediamenti, c’è stato uno sforzo immenso della cooperazione internazionale e anche di Israele. Abbiamo consentito al Qatar di dare tutto il supporto alla popolazione della Striscia. Conquale risultato?”.

E alla domanda su un attacco nonostante gli ostaggi Bar spiega: “Noi abbiamo una storia di ostaggi. Per Israele ogni vita umana conta. Tra gli ostaggi ci sono cittadini di altre nazionalità, anche italiani. Speriamo che la pressione internazionale induca a liberarli. Ma se Hamas crede che il possesso di ostaggi creerà una sorta di immunità e che per questo Israele non li attaccherà nella Striscia, sappia che sbaglia. I morti sono già più di 1.200… Non staremo fermi aspettando il prossimo massacro”.

M.O., min.palestinese Salute: sale a 1.200 bilancio morti a Gaza

M.O., min.palestinese Salute: sale a 1.200 bilancio morti a GazaRoma, 12 ott. (askanews) – Il ministero della Sanità palestinese ha rivisto ancora al rialzo il bilancio delle vittime: sono 1.200 i morti da quando Israele ha iniziato gli attacchi aerei nella zona, in rappresaglia al devastante attacco dei militanti di Hamas sabato.

Il bilancio da entrambe le parti ammonta ora a quasi 2.500 vittime. In precedenza, le forze di difesa israeliane avevano affermato che 1.200 israeliani sono stati uccisi nel weekend. Intanto, l’Onu ha annunciato che sono oltre 338.000 gli sfollati a Gaza.

Putin in Kirghizistan, primo viaggio all’estero da mandato Cpi

Putin in Kirghizistan, primo viaggio all’estero da mandato CpiRoma, 12 ott. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato in Kirghizistan per la sua prima visita ufficiale all’estero da quando la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro di lui.

Oggi è previsto un incontro con il suo omologo kirghiso Sadyr Japarov, domani Putin parteciperà al vertice dei leader della Comunità degli Stati Indipendenti che riunirà diverse ex repubbliche sovietiche, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Ucraina. Il vertice di Bishkek si svolgerà senza Ucraina e Moldova.