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Tag: Sanremo 2023

La Bce alza ancora i tassi di un quarto di punto (rifinanziamento al 4,50%) ma potrebbe essere il picco

La Bce alza ancora i tassi di un quarto di punto (rifinanziamento al 4,50%) ma potrebbe essere il piccoRoma, 14 set. (askanews) – La Banca centrale europea ha nuovamente alzato i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona, di 0,25 punti percentuali. Si tratta del decimo aumento consecutivo da quando, nel luglio dello scorso anno, l’istituzione ha avviato la sua manovra di aumenti in risposta all’elevata inflazione. Inflazione le cui stime per il 2023 sono state riviste al rialzo: i tecnici dell’istituzione pronosticano 5,6% nel 2023.

La decisione delude le attese di chi sperava che l’indebolimento dell’economia avrebbe convinto il direttorio dell’istituzione monetaria a una pausa in questa manovra rialzista. Ma la Bce ha accompagnato la decisione con segnali che fanno capire che i tassi potrebbero aver raggiunto ormai il picco massimo, e che quindi non opererà ulteriori aumenti. “In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”, recita infatti il comunicato diffuso al termine del direttorio.

Il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento raggiunge così il 4,50%, nuovo massimo storico. Nuovo massimo anche per il tasso sui depositi che le banche commerciali parcheggiano presso l’istituzione, che raggiunge il 4%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali sale al 4,75%, massimo dall’ottobre del 2007. “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Il Consiglio – prosegue la Bce – continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

La Banca centrale europea ha però anche ritoccato al rialzo le previsioni di inflazione per l’area euro su quest’anno e il prossimo anno ma limato quelle sul 2025. Ora i tecnici dell’istituzione pronosticano 5,6% nel 2023, 3,2% nel 2024 e 2,1% nel 2025 (quasi in linea con il target della stessa istituzione). “La correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia”, spiega la Bce con un comunicato diffuso a seguito del Consiglio direttivo. Per l’inflazione di fondo, l’indice al netto di energia alimentari e altre componenti volatili ora la Bce prevede 5,1% nel 2023, 2,9% nel 2024 e 2,2% nel 2025.

Lo scorso 15 giugno, nelle precedenti previsioni indicavano una inflazione del 5,4% quest’anno, al 3% il prossimo e al 2,2% nel 2025 mentre per l’inflazione di fondo era atteso 5,1% quest’anno, 3% il prossimo e 2,3% del 2025.

Bce alza ancora tassi ma segnala possibile raggiungimento del picco

Bce alza ancora tassi ma segnala possibile raggiungimento del piccoRoma, 14 set. (askanews) – La Banca centrale europea ha nuovamente alzato i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona, di 25 punti base. Si tratta del decimo aumento consecutivo da quando, nel luglio dello scorso anno, l’istituzione ha avviato la sua manovra di aumenti in risposta all’elevata inflazione.

La decisione delude le attese di chi sperava che l’indebolimento dell’economia avrebbe convinto il direttorio dell’istituzione monetaria a una pausa in questa manovra rialzista. Ma la Bce ha accompagnato la decisione con segnali che fanno capire che i tassi potrebbero aver raggiunto ormai il picco massimo, e che quindi non opererà ulteriori aumenti. “In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”, recita infatti il comunicato diffuso al termine del direttorio.

Il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento raggiunge così il 4,50%, nuovo massimo storico. Nuovo massimo anche per il tasso sui depositi che le banche commerciali parcheggiano presso l’istituzione, che raggiunge il 4%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali sale al 4,75%, massimo dall’ottobre del 2007. “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Il Consiglio – prosegue la Bce – continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

San Carlo, Manfredi: adesso il percorso è essenzialmente giuridico

San Carlo, Manfredi: adesso il percorso è essenzialmente giuridicoNapoli, 14 set. (askanews) – “Adesso è un percorso essenzialmente giuridico. Noi abbiamo preso atto della sentenza che c’è stata, che ricordo sempre che si tratta di una sentenza cautelare sospensiva con reintegro”. Così, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, rispondendo, da Bologna, sulla vicenda del teatro San Carlo di Napoli.

“Abbiamo opposto ricorso perché l’Avvocatura dello Stato ritiene che ci siano delle motivazioni su cui bisogna controbattere. Per quanto riguarda il reintegro – ha aggiunto il primo cittadino e presidente della fondazione Teatro San Carlo -, è un’operazione congiunta che riguarda la fondazione del teatro e il Ministero, perché prima del reintegro c’è un aspetto formale molto importante, quello della nomina. Il sovrintendente è, infatti, nominato dal ministro e poi fa un contratto con la fondazione”. “La sentenza – ha concluso Manfredi – riguarda solo l’aspetto contrattuale. Il tema, quindi, va risolto dal punto di vista giuridico in maniera corretta proprio per tener conto di questa specificità”.

Mobilità attiva, Iss: in Italia solo 42% popolazione la pratica

Mobilità attiva, Iss: in Italia solo 42% popolazione la praticaRoma, 14 set. (askanews) – Andare a scuola o al lavoro, a piedi, in bici o utilizzando altre strategie di mobilità attiva, può diminuire la mortalità e ridurre l’insorgenza di molte malattie croniche, ma nel nostro paese solo il 42% dei 18-69enni la pratica e, in molti casi, con valori al di sotto della soglia che permetterebbe di ottenere i maggiori benefici. Lo affermano i dati della Sorveglianza Passi del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (Cnapps) dell’Iss, resi noti in occasione della settimana europea della Mobilità che si celebra dal 16 al 23 settembre.

Complessivamente nel biennio 2021-2022 il 42% degli adulti intervistati pratica mobilità attiva e dichiara di aver usato la bicicletta e/o di essersi spostato a piedi per andare al lavoro, a scuola o per gli spostamenti quotidiani nel mese precedente l’intervista. Il 19% degli intervistati risulta fisicamente attivo con la sola pratica della mobilità attiva, perché grazie a questa raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS, almeno 150 minuti a settimana di attività moderata, e il 23% risulta parzialmente attivo per mobilità attiva praticata perché si sposta a piedi o in bicicletta ma lo fa per meno di 150 minuti a settimana La quota di persone che raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS attraverso la mobilità attiva è maggiore tra i 18-24enni, ma anche fra i 50-69enni, fra le persone con alto livello di istruzione, fra gli stranieri e fra i residenti nelle Regioni settentrionali, rispetto al resto del Paese. Dal 2017 al 2022, si registra una lieve diminuzione della quota di persone che si muove a piedi o in bici per gli spostamenti abituali e, in particolare, una riduzione più forte tra coloro che riescono a raggiungere i livelli di attività fisica raccomandati, specialmente al Sud La mobilità attiva – sottolinea l’Iss – corrisponde alla scelta di andare in bicicletta o a piedi per i propri spostamenti abituali (ad es. lavoro o scuola), attraverso il trasporto attivo in alternativa all’uso di veicoli a motore. È associata ad una significativa riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause (-24%) e di mortalità per tumore (-25%) in coloro che praticano mobilità attiva in bicicletta. Come raccomandato dalle linee guida OMS sull’attività fisica, per le persone che vanno in bicicletta o a piedi per almeno 150 minuti a settimana, il rischio di mortalità si riduce del 10%. Si calcola che, nell’Unione europea, ogni anno più di 100.000 morti premature potrebbero essere evitate se ogni adulto andasse a piedi o in bicicletta per 15 minuti in più al giorno. Le persone fisicamente attive hanno fino al 30% di rischio in meno di cadere in depressione e rimanere attivi migliora l’umore e riduce lo stress. Andare in bicicletta e camminare comportano inoltre benefici per la società, come la riduzione dell’inquinamento atmosferico, acustico e ambientale.

I 4 suggerimenti per fare mobilità attiva: se la distanza non è eccessiva muoviti a piedi (l’Oms raccomanda 150 minuti di attività fisica moderata alla settimana, raggiungibili con un tragitto quotidiano di circa 2,5 km per 5 giorni). Se ti muovi prevalentemente con i mezzi del trasporto pubblico, riservati un tratto del percorso da fare a piedi (almeno 1 km). Se vuoi utilizzare la bicicletta e la distanza è troppa, considera l’ipotesi di una ‘mobilità mista’, ad esempio combinando treno o metro con tragitti in bicicletta, molti mezzi prevedono la possibilità di salire con biciclette, e-bike e bici pieghevoli. Se non puoi evitare di muoverti in automobile, parcheggia a distanza dal luogo di arrivo e prosegui a piedi (almeno 1 km)

Pnrr, Ciriani: governo ha raggiunto obiettivi con lavoro pazzesco

Pnrr, Ciriani: governo ha raggiunto obiettivi con lavoro pazzescoTrieste, 14 set. (askanews) – “Il governo ha fatto un lavoro pazzesco per confermare gli obiettivi del Pnrr e li abbiamo raggiunti. La terza rata è garantita e riusciremo a garantire anche la quarta”. Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a margine del forum Risorsa mare, a Trieste.

“All’inizio tutti ci dicevano che non ce l’avremmo fatta, ci criticavano quando dicevamo che gli obiettivi dovevano e potevano essere cambiati e modificati – così ancora il ministro -. Quelli che ci danno lezione avevano messo negli obiettivi lo stadio di Venezia e di Firenze, che non mi sembrano obiettivi qualificanti. Abbiamo agito per rendere gli obiettivi più aderenti alla realtà economica del paese e agli interessi dell’Italia. Abbiamo lavorato molto con la Commissione europea per ottenere il via libera, il ministro Fitto ha fatto un lavoro gigantesco assieme agli enti locali e le Regioni”.

Manovra, Ciriani: non sarà di spese elettorali

Manovra, Ciriani: non sarà di spese elettoraliTrieste, 14 set. (askanews) – La prossima manovra? “La faremo su alcuni punti qualificanti. Non faremo una manovra di spese elettorali. E’ richiesto a tutti i componenti della maggioranza, a tutti i partiti a tutti i parlamentari serietà e responsabilità”. Così a Trieste il Ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani.

“Cercheremo intanto di confermare il taglio del cuneo fiscale, di lavorare sulla sanità e sulla riforma del lavoro. L’obiettivo è rendere più forti le famiglie e i ceti meno abbienti – ha detto Ciriani -. La manovra economica ancora non è scritta, abbiamo fatto diversi incontri di maggioranza per stabilire alcuni principi: il primo principio è che questa manovra riflette la situazione macroeconomica dell’Ue. La notizia vera è che l’Italia cresce mentre la Germania è in recessione. E’ chiaro che la recessione tedesca frena la crescita dell’Italia perché sono due economie interconnesse. Però è un segnale incoraggiante”.

Al Goethe Institut il Talent Prize e la mostra “The Last Wall”

Al Goethe Institut il Talent Prize e la mostra “The Last Wall”Roma, 14 set. (askanews) – Inside Art e Goethe-Institut insieme per l’arte contemporanea. Il 19 settembre all’Auditorium del Goethe-Institut si terrà la premiazione della sedicesima edizione del Talent Prize e l’inaugurazione della mostra di Aldo Runfola, The Last Wall. Partecipano Aldo Runfola, l’editore di Inside Art, Guido Talarico, il direttore del Goethe-Institut, Joachim Bernauer e alcuni membri della giuria del Premio.

In questo contesto saranno proclamati il Vincitore, i nove finalisti e i premi speciali del concorso di arti visive promosso da Inside Art e ideato nel 2008 da Talarico. Le opere dei partecipanti sono state votate da una giuria composta da riconosciute personalità del mondo dell’arte contemporanea: Peter Benson Miller (Quadriennale di Roma) Gianluca Marziani (curatore e critico) Roberta Tenconi (Pirelli HangarBicocca), Costantino D’Orazio (storico dell’arte), Federica Pirani (Storica dell’arte contemporanea), Chiara Parisi, (Direttrice Centre Pompidou, Metz), Ludovico Pratesi (Critico d’arte), Marcello Smarrelli (Fondazione Ermanno Casoli), Anna Mattirolo (Scuderie del Quirinale),  Luca Lo Pinto (Museo Macro) Renata Cristina Mazzantini (Quirinale Contemporaneo), Teresa Emanuele (curatrice e fotografa) e Guido Talarico (presidente della Giuria ed editore e direttore di Inside Art). Verranno inoltre comunicati i premi speciali conferiti da sponsor e partner del concorso. La Fondazione Cultura e Arte – emanazione della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, da sempre sostenitore del concorso, annuncerà il vincitore della sezione Emergenti e della sezione Internazionale oltre al Premio Speciale Emmanuele Emanuele, selezionato direttamente dal Prof. Avv. Emmanuele Emanuele. Sarà anche annunciato il vincitore del Premio speciale UTOPIA, società attiva in public affairs & corporate communication, e del Premio Speciale Inside Art.

Il vincitore, i nove finalisti e i premi speciali avranno diritto a un servizio sul numero di Inside Art dedicato al Talent Prize ed esporranno i propri lavori nella collettiva finale, prevista il 26 ottobre al Mattatoio di Roma. Il vincitore del concorso si aggiudica un premio acquisto dal valore di 10 mila euro (5mila in denaro e 5mila in promozione). Dopo la proclamazione dei vincitori del Talent Prize si terrà l’inaugurazione della mostra “The Last Wall” di Aldo Runfola. La mostra, che ospita una selezione di opere significative dell’artista, sarà visibile presso il foyer dell’Auditorium del Goethe-Institut fino al 15 dicembre 2023.

L’artista palermitano Aldo Runfola, vissuto per molto tempo tra Milano, Londra e New York, vive e lavora attualmente a Berlino. Presenza emblematica, discreta e clandestina sulla scena artistica contemporanea, alterna varie discipline e linguaggi, come testimonia “The Last Wall”, mostra che prende il nome da uno dei suoi lavori forse più iconici: una lunga striscia in pittura spray e serigrafia, realizzata in collaborazione con i writers ticinesi BigTato e MrPlustik, chiaramente ispirata alla caduta del muro di Berlino, ma anche all’ultima apparizione in pubblico dei The Band e al titolo del film di Martin Scorsese The Last Waltz. La citazione storica si riallaccia alla riflessione sempre presente nel lavoro di Aldo Runfola sul ruolo dell’artista nella società contemporanea e, viceversa, su quello che la società di massa assegna all’arte contemporanea e, di conseguenza, all’artista. Anche nel lavoro “welcome – goodbye”, i diversi piani dell’attualità si intrecciano con le riflessioni sull’artista e il suo pubblico. “Erano tempi in cui la figura dello spettatore acquisiva una rilevanza crescente per entrare a far parte del processo creativo, ma erano ancora vive nella memoria le immagini del bastimento che, colmo di albanesi, cercava un approdo lungo le coste italiane”, racconta l’artista della sua opera realizzata per la galleria Rizzo nel 2003 a Venezia. I neon colorati installati all’entrata e all’uscita della mostra, con le scritte welcome e goodbye, “suggerivano che tutti, nessuno escluso, sono da considerarsi degli ‘albanesi’”.

Questa riflessione si estende non solo al pubblico dell’arte contemporanea ma anche alla critica, come esplicitato magistralmente nel suo famoso lavoro “Mi piace – Non mi piace”, sviluppato tra il 1990 e il 2002, in cui «si intrecciano ricordi di infanzia e letteratura», esprimendo il desiderio di sbarazzarsi della critica, di “farla finita con il giudizio, perché ogni opera d’arte è già critica e giudizio”.

Banca centrale cinese taglia coefficiente riserva obbligatoria banche

Banca centrale cinese taglia coefficiente riserva obbligatoria bancheRoma, 14 set. (askanews) – La banca centrale cinese ha annunciato oggi un nuovo taglio alla quantità di contante che le banche devono detenere come riserva. Si tratta di un’ulteriore mossa di Pechino per cercare di sostenere la crescita.

La Banca popolare di Cina (Bpoc) ha dichiarato che taglierà il coefficiente di riserva obbligatoria per i depositi in yuan di 0,25 punti percentuali, al 7,4%, a partire da venerdì. Così l’istituto di emissione punta a “consolidare le basi della ripresa economica e mantenere ampia liquidità”. L’annuncio del taglio è arrivato poco prima che la Cina pubblicasse gli indicatori economici di agosto venerdì.

Lo scandalo del “Jimmy Savile giapponese” che uccide il J-pop

Lo scandalo del “Jimmy Savile giapponese” che uccide il J-popRoma, 14 set. (askanews) – L’industria dell’intrattenimento giapponese si trova di fronte a uno scandalo che rischia di affossarla, in un momento in cui il J-pop è stato ampiamente sopravanzato dalla versione sudcoreana K-pop: Johnny & Associates, la più grande agenzia di talent nipponici, ha dovuto ammettere che il fondatore – Johnny Kitagawa – ha abusato sessualmente di ex dipendenti per qualcosa come 50 anni, spesso da quando questi performer erano ancora dei ragazzini.

L’effetto è stato devastante sul business della compagnia. Le scuse tra le lacrime e le dimissioni della presidente Julie Keiko Fujishima – nipote di Johnny e di fatto ancora proprietaria dell’agenzia – non sono riuscite a calmare le acque e nei giorni scorsi una serie di sponsor – a partire dai produttori di birra Asahi Group, Kirin Holdings, passando per la Japan Airlines – hanno annunciato il ritiro dai contratti. Altri – come l’assicuratore Tokyo Marine, la Suntory e la birra Sapporo – sono in via di riconsiderazione. Johnny & Associates ha annunciato che per un anno intende rinunciare alle sue commissioni per le pubblicità e per le apparizioni televisive dei performer che fanno parte della sua scuderia. “Faremo il possibile per riconquistare la fiducia che abbiamo perduto”, recita in un comunicato sul sito internet l’agenzia, che ha creato un comitato formato da tre ex giudici per determinare i risarcimenti da offrire alle vittime degli abusi.

Non sarà tuttavia semplice ricostruire la fiducia, in un paese in cui le relazioni sono determinate in maniera decisiva dalla reputazione. E, in sei mesi di scandalo, di ricostruzioni, di testimonianze, di articoli, rispetto ai quali la compagnia ha reagito con ritardo, le cose si sono molto ingarbugliate per l’agenzia. A partire da quel documentario diffuso il 7 marzo scorso dalla BBC e intitolato “Predator – The Secret Scandal of J-pop”, in cui si accusa Johnny Kitagawa di abusi sessuali, partendo anche da vecchie vicende che si erano chiuse nei tribunali con un nulla di fatto. Da allora si sono aperte le cascate. Si sono susseguite dolorose confessioni, accuse, che hanno distrutto l’immagine dell’uomo che ha dato un contributo fondamentale a costruire il fenomeno J-pop (e di conseguenza anche il modello su cui si basa oggi il K-pop). Johnny (Hiromu) Kitagawa, figlio di un monaco buddista giapponese trapiantato a Los Angeles e nato nel 1931, divenne famoso in Giappone negli anni ’50 come leader dei “Johnnies”, sostanzialmente la prima boy-band della storia nipponica. Ma il suo successo fu con la scoperta nel 1968 il lancio dei “Four Leaves”, anch’essa una boy-band. Nei decenni tutti alcuni dei più importanti successi nazionali e internazionali J-pop, a partire dai famosi SMAP, portano il suo marchio di fabbrica di Johnny & Associates, l’agenzia fondata nel 1962, che ha un giro d’affari attorno ai 20 milioni di euro annui.

In realtà, Johnny è stato a lungo chiacchierato. Nel 1999 la rivista Shukan Bunshun raccontò di abusi sessuali perpetrati nei confronti di alcuni dei suoi performer. Ne partì una causa civile per diffamazione contro il giornale, che fu assolto, di fatto con un’indiretta ammissione che in realtà la fama di predatore dell’ex cantante non fosse immeritata. La morte di Johnny nel 2019, però, silenziò per un po’ rumors. Lo scandalo partito da marzo, tuttavia, ha riportato con prepotenza in primo piano la questione degli abusi nel mondo dello spettacolo giapponese. Junya Hiramoto, un ex idol che si dichiara abusato da Johnny, ha fondato un’”Associazione delle vittime degli assalti sessuali di Johnny” e promette di fornire un rapporto sulle violenze e di presentare una class-action davanti alla giustizia statunitense. E’ intervenuta persino l’Onu, attraverso il Gruppo di lavoro sugli affari e i diritti umani, che da luglio ha avviato un’indagine e ha definito “profondamente disturbanti” le accuse di abusi piovute sull’agenzia.

A capo dell’agenzia, da alcuni giorni, è stato collocato come presidente Noriyuki Higashiyama, un attore famoso che lavora per l’agenzia dal 1979. Una mossa che non sembra destinata a imprimere una svolta positiva per l’agenzia. Ma, al di là del caso specifico, la vicenda di Johnny ha aperto uno squarcio su un mondo in cui l’omertà l’ha fatta a lungo da padrona. In un articolo per Newsweek Japan di diversi anni fa, all’epoca delle prime rivelazioni su Johnny, David McNeill si sentì rispondere da uno dei principali produttori della Tv giapponese: “Come produttore a me non interessa nulla di queste voci di scandali sessuali: cosa vuole che importi a noi che facciamo i programmi?” Una visione di corto respiro e che oggi ha come conseguenza una perdita di credibilità della televisione nipponica. Il Japan Times nel 2019 scisse, a corredo di un sondaggio che mostrava un declino della fedeltà al mezzo televisivo soprattutto tra i giovani, che “i media stanno tagliandosi da soli la gola”. E, non a caso, ormai il fenomeno J-pop è residuale: la rivoluzione K-pop ha ormai investito in pieno il Sol levante e le ragazze giapponesi pendono dalle labbra e dagli ancheggiamenti di efebici ragazzi sudcoreani, a partire dai globalmente noti BTS. Anche se, pure a Seoul, non è che le cose sul fronte dello sfruttamento sessuale, nell’ampio ambito del mondo dello spettacolo, vadano molto meglio.

Tunisi nega l’ingresso a una missione di eurodeputati, Strasburgo condanna

Tunisi nega l’ingresso a una missione di eurodeputati, Strasburgo condannaStrasburgo, 14 set. (askanews) – La delegazione ad hoc per la Tunisia della commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo ha rilasciato oggi a Strasburgo una dichiarazione in cui condanna le autorità tunisine per il rifiuto che hanno opposto all’ingresso nel Paese di una missione di eurodeputati. “Condanniamo la decisione delle autorità tunisine di rifiutare l’ingresso alla delegazione della commissione Affari esteri del Parlamento europeo e chiediamo spiegazioni dettagliate. Questa condotta non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011”, si legge nella dichiarazione.

“Continuiamo a essere pronti e a insistere per il dialogo sulle questioni cruciali – prosegue la dichiarazione -, e ricordiamo che questo Parlamento ha sempre approvato l’agenda globale di cooperazione, compreso il rafforzamento della democrazia e il sostegno finanziario, come concordato nell’Accordo di associazione Ue-Tunisia”. “Rimaniamo convinti, come richiesto dall’Ue fin dal luglio 2021, che la terribile situazione economica e sociale in Tunisia, ulteriormente aggravata dalla crisi umanitaria, richieda urgentemente un dialogo nazionale globale, senza il quale le prospettive di uno sviluppo politico ed economico stabile in Tunisia rimangono cupe”, conclude la dichiarazione. La delegazione di eurodeputati che doveva recarsi in Tunisia era composta dal presidente della delegazione ad hoc, Michael Gahler (Ppe, tedesco) e da Dietmar Köster (S&D, tedesco), Salima Yenbou (Renew, Francese), Mounir Satouri (Verdi, Francese) ed Emmanuel Maurel (Sinistra, Francese).

Questa visita era prevista a seguito di una missione conoscitiva in Tunisia della commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo 0nell’aprile 2022, quando l’Assemblea aveva espresso preoccupazione per il regresso politico in corso in Tunisia sugli standard democratici e sui diritti umani. “È molto grave che il Governo tunisino abbia negato l’ingresso nel Paese a una delegazione di eurodeputati della commissione Affari esteri. Non si possono firmare accordi e memorandum (che noi, a ragione, abbiamo contestato sin dall’inizio) e poi vietare l’ingresso ai rappresentati dell’Unione Europea”, ha commentato il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei, precisando che la missione degli eurodeputatu “avrebbe dovuto incontrare membri della società civile, sindacati, ed esponenti della maggioranza, ma ovviamente anche dell’opposizione politica al presidente Kais Saied”.

“Pretendiamo immediatamente una condanna da parte dei vertici delle istituzioni europee: non si può accettare un simile comportamento da parte del governo tunisino”, conclude Benifei. La leader del gruppo S&D, Iratxe García, ha annunciato da parte sua che solleciterà una dichiarazione della Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo (composta dai capigruppo più la presidente dell’Assemblea) in cui si chieda l’immediata sospensione del Memorandum d’intesa tra Ue e Tunisia. Iratxe García ha riferito anche che esorterà la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a sospendere immediatamente l’attuazione del Memorandum d’intesa. “Chiederò anche – ha annunciato in una nota – una valutazione della validità giuridica di questo accordo da parte dei servizi giuridici del Parlamento. Questa Assemblea ha sempre lavorato per la difesa dei diritti umani e deve agire su questa questione cruciale”.

Secondo la capogruppo S&D, “è tempo che il Ppe e il suo leader, Manfred Weber, riconoscano che questo Memorandum era un’idea sbagliata, se non illegale, fin dall’inizio, e la smettano di dire che si tratta di un modello da replicare”. “La decisione delle autorità tunisine di negare l’ingresso della missione della commissione Affari esteri dimostra ciò che affermiamo sin dalla firma del Memorandum d’Intesa tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il presidente tunisino Saied: esternalizzare la gestione della migrazione è un errore politico, e dare soldi a un regime autoritario che viola i diritti umani e reprime ogni oppositore va contro i nostri valori”, conclude Iratxe Garcia.