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M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con Israele

M.O., Ue potrebbe rivedere l’Accordo d’Associazione con IsraeleBruxelles, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea “ha ricevuto e sta valutando” la lettera che è stata inviata ieri alla sua presidente, Ursula von der Leyen, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e da quello irlandese (Taoiseach) Leo Varadkar, in cui si chiede di “intraprendere una revisione urgente” del rispetto degli obblighi di Israele previsti dal Trattato di Associazione con l’Unione europea riguardo al rispetto di diritti umani e dei principi democratici, per considerare se vi siano violazioni e proporre misure appropriate al Consiglio dell’Ue.  


Lo ha detto oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande di giornalisti, Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea e dell’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e di sicurezza comune, Josep Borrell. La portavoce ha spiegato che “la Commissione deve dare una risposta” alla richiesta dei due primi ministri. “La valuteremo e prenderemo una decisione sui passaggi successivi”, ha annunciato.


“Noi – ha detto Massrali – chiediamo già a Israele di rispettare il diritto internazionale, assicurando la protezione di tutti i civili in ogni momento. L’Accordo di Associazione è la base giuridica delle nostre relazioni correnti con Israele. L’Ue insiste sull’applicazione del diritto umanitario e del diritto internazionale nei Territori occupati”. E, ha ricordato che  “l’unica soluzione possibile” al conflitto “è quella dei due popoli, due Stati”.     Si tratta, comunque, ha precisato la portavoce, di “una questione di politica estera”, e “una decisione di sospensione dell’Accordo andrebbe presa all’unanimità dal Consiglio Ue su proposta della Commissione o dell’Alto Rappresentante”, Borrell (che ha ricevuto anche lui una copia della lettera). Inoltre, una eventuale proposta di sospensione dovrebbe essere basata su una valutazione condotta dal Servizio europeo di Azione esterna (Eeas).


Massrali ha aggiunto che è una questione di “apprezzamento politico” da parte degli Stati membri considerare se sussistano le condizioni per procedere all’adozione di misure nel quadro dell’Accordo di Associazione con Israele. “Stiamo studiando la lettera dei primi ministri e presto potrò dirvi qualcosa al riguardo”, ha riferito alla stampa lo stesso Borrell al suo arrivo, oggi, al quartier generale della Nato, per una riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza.


Nella lettera a von der Leyen, Sanchez e Varadkar si dicono “profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione in Israele e a Gaza, in particolare per l’impatto che il conflitto in corso sta avendo sui palestinesi innocenti, in particolare bambini e donne”, rilevando che “l’espansione dell’operazione militare israeliana nell’area di Rafah rappresenta una minaccia grave e imminente che la comunità internazionale deve affrontare con urgenza”. “Quasi 28.000 palestinesi – ricordano i due premier – sono stati uccisi e più di 67.000 sono rimasti feriti, e abbiamo assistito allo sfollamento di 1,9 milioni di persone (l’85% della popolazione) all’interno di Gaza e alla distruzione totale di case e a ingenti danni a infrastrutture civili vitali, compresi gli ospedali”. “Abbiamo ripetutamente espresso – prosegue la lettera – la nostra totale condanna degli attacchi terroristici indiscriminati di Hamas del 7 ottobre e chiediamo il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi rimasti. Siamo stati altrettanto chiari sul fatto che Israele ha il diritto di difendersi da tali attacchi, ma ciò può essere esercitato solo in linea con il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario (Diu) e il diritto internazionale sui diritti umani”. La risposta di Israele, puntualizzano Sanchez e Varadkar, “deve rispettare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione. È importante sottolineare che il diritto internazionale umanitario impone a tutte le parti coinvolte in tutti i conflitti il chiaro obbligo di garantire la protezione dei civili. Gli orrendi attacchi terroristici commessi da Hamas e da altri gruppi armati – sottolineano i due premier – non giustificano e non possono giustificare alcuna violazione del diritto internazionale umanitario nella risposta militare, con le conseguenti conseguenze per la popolazione civile di Gaza”. “Condividiamo le preoccupazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, espresse nella sua lettera al Consiglio di sicurezza del 7 dicembre, riguardo alla terribile sofferenza umana, alla distruzione fisica e al trauma collettivo dei civili, e ai rischi che corrono, dato che ritiene che da nessuna parte a Gaza sia possibile sicuro”, e da allora, ricordano Sanchez e Varadkar, “la situazione non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente”. “Un accesso umanitario del tutto inadeguato a soddisfare i bisogni essenziali della popolazione fa sì che, secondo le stime delle Nazioni Unite, il 90% della popolazione si trovi ad affrontare una grave insicurezza alimentare, con un serio rischio di carestia”. Inoltre, i due premier notano “anche le misure provvisorie vincolanti imposte dalla Corte internazionale di Giustizia il 26 gennaio nel ricorso del Sud Africa contro Israele, e la sua valutazione secondo cui almeno alcuni degli atti od omissioni che il Sud Africa ritiene siano stati commessi da Israele a Gaza potrebbero rientrare nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio, e che ci sarebbe un rischio di un pregiudizio irreparabile” per i diritti che il ricorso mira a tutelare. Si ricorda anche che “sono vincolanti” gli ordini della Corte Internazionale a Israele “di adottare misure immediate ed efficaci per garantire che a Gaza siano forniti i servizi di base e l’assistenza umanitaria urgentemente necessari”. Sanchez e Varadkar sottolineano ancora che “per prevenire ulteriori danni irreversibili alla popolazione di Gaza, è urgentemente necessario un immediato cessate il fuoco umanitario, una posizione che è stata approvata a larghissima maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a dicembre, compresi 17 Stati membri dell’Ue. I due premier menzionano anche il caso dei membri del personale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) accusati di aver partecipato agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. “Sosteniamo pienamente la decisione del Commissario Generale dell’Unrwa, Lazzarini, di chiudere immediatamente i contratti delle persone interessate, e l’avvio di un’indagine globale e indipendente da parte delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo – precisano -, siamo stati chiari sul fatto che all’Unrwa deve essere consentito di operare per continuare il suo lavoro vitale, salvando vite umane e affrontando la catastrofica situazione umanitaria a Gaza, e che il sostegno dell’Ue all’Unrwa deve essere mantenuto”, perché il suo ruolo è “centrale”. “Sullo sfondo del rischio di una catastrofe umanitaria ancora più grande, posta dalla minaccia di operazioni militari imminenti israeliane a Rafah, e considerato ciò che è accaduto e continua a verificarsi a Gaza dall’ottobre 2023, compresa la diffusa preoccupazione per possibili violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme internazionali sui diritti umani da parte di Israele, chiediamo – concludono Sanchez e Varadkar – che la Commissione intraprenda una revisione urgente per verificare se Israele rispetta i suoi obblighi, anche ai sensi dell’Accordo di Associazione Ue/Israele”, e affinché “se ritiene che ci siano violazioni, proponga al Consiglio le misure appropriate da prendere in considerazione”.

Stellantis, Tavares: no a fusioni, siti italiani hanno un futuro

Stellantis, Tavares: no a fusioni, siti italiani hanno un futuroMilano, 15 feb. (askanews) – Stellantis archivia un 2023 con risultati in crescita, anche se impattati dagli scioperi e dall’aumento del costo del lavoro negli Stati Uniti, e con una solida generazione di cassa che hanno spinto il gruppo ad alzare il dividendo a 1,55 euro (+16%) e a lanciare un piano annuale di buyback fino a 3 miliardi. Confermati anche gli obiettivi 2024, nonostante le incertezze sul fronte macro e sulla tenuta della domanda in particolare per i veicoli elettrici, mentre è stata smentita categoricamente dal Ceo Carlos Tavares qualsiasi ipotesi di fusione, in particolare con Renault. Positivo l’effetto in Borsa con Stellantis miglior titolo a Piazza Affari in rialzo del 5,7% a 23,87 euro.


Le consegne nel 2023 sono aumentate del 7% a 6,2 milioni di unità, i ricavi del 6% a 189,5 miliardi di euro, l’utile dell’11% a 18,6 miliardi di euro. Stabile il risultato operativo a 24,3 miliardi di euro (+1%) a causa dei circa 700 milioni persi per gli scioperi Usa, alla crescita delle vendite di veicoli a batteria che hanno margini più bassi e all’aumento della concorrenza. Come conseguenza il margine (Aoi) sui ricavi è diminuito al 12,8% (-60 pb). A livello geografico soffrono gli Usa e l’Europa, mentre brilla il “terzo motore” (Medio Oriente, Africa, Cina e India) con una crescita dei ricavi doppia rispetto a quella del gruppo e margini vicini a quelli europei. Riguardo l’Italia dove Stellantis è leader in tutti i segmenti di mercato, Tavares ha voluto smentire le ipotesi di ridimensionamento delle attività circolate nelle ultime settimane con l’aumentare della tensione con il governo. “Per raggiungere l’obiettivo di produzione di un milione di veicoli al 2030 abbiamo bisogno di tutti gli stabilimenti italiani, quindi c’è un futuro anche per Pomigliano e Mirafiori. Arriveranno nuovi modelli, ma non posso dire quali”.


Nello specifico a Pomigliano “ci sarà un nuovo modello dopo la Panda” che uscirà di produzione nel 2026, mentre per Mirafiori dove si producono la 500e e Maserati “servono gli incentivi per l’elettrico. La cassa integrazione (7 settimane da metà febbraio a fine marzo) è dovuta al calo della domanda. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con il governo, come stiamo facendo”. Stellantis da parte sua, ha ricordato Tavares, ha messo in campo delle iniziative concrete. Il nostro è l’unico paese che lavorerà su due piattaforme: la Stla Medium a Melfi e la Stla Large a Cassino. A Mirafiori è stato inaugurato un centro per la ricerca sulle batterie e il primo hub di economia circolare del gruppo, che ha chiuso l’anno con ricavi in crescita del 18%.


L’anno scorso intanto la produzione è tornata a salire. “Nel 2023 abbiamo fatto un primo passo significativo: la produzione di veicoli è aumentata del 10% a 752mila unità, di cui il 63% destinato all’export. Se continuiamo a crescere a questo ritmo, il traguardo del milione di veicoli può essere raggiungo anche prima del 2030”. Una prospettiva accolta positivamente della Fim che ha chiesto però scelte precise rispetto alle assegnazioni di nuovi modelli nei vari stabilimenti. Positivo anche il giudizio sull’aumento del premio di produzione a 2.112 euro (+10%) che sarà distribuito ad aprile. Critica invece la Fiom che ha definito “paradossale” la situazione di un gruppo che incrementa i profitti e i dividendi mentre i lavoratori di Mirafiori e dell’indotto di Torino subiscono cassa integrazione e licenziamenti.

Draghi: la globalizzazione ha indebolito i valori liberali

Draghi: la globalizzazione ha indebolito i valori liberaliRoma, 15 feb. (askanews) – La globalizzazione non ha rafforzato i valori liberali e democratici, ma anzi li ha indeboliti nei paesi che li sostengono, a causa della diffusione nelle opinioni pubbliche della percezione che “la partita fosse falsata”. L’ha affermato oggi l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo a Washington in occasione del conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award nel contesto della 40th Annual NABE Economic Policy Conference “Navigating Geopolitical Turbulence and Domestic Uncertainty”.


“L’apertura dei mercati globali ha reso possibile l’ingresso nell’economia globale di dozzine di paesi, facendo uscire dalla povertà miliardi di persone – 800 milioni solo in Cina negli ultimi 40 anni. Ha prodotto il miglioramento più ampio e veloce degli standard di vita mai visto nella storia”, ha premesso Draghi, segnalando però che “il nostro modello di globalizzazione conteneva anche una debolezza fondamentale”. Cioè, “affinché i mercati aperti tra i paesi possano essere sostenuti, devono esistere regole internazionali e soluzioni di risoluzione delle controversie a cui tutti i paesi partecipanti si attengono. Ma in questo nuovo mondo globalizzato, l’impegno di alcuni dei maggiori partner commerciali a rispettare le regole è stato ambiguo fin dall’inizio”. Draghi ha fatto l’esempio della Cina, che durante i primi 15 anni di adesione all’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) non ha notificato alcun sussidio del governo subcentrale, nonostante il fatto che la maggior parte dei sussidi provenisse dai governi provinciali e locali. “L’ordine commerciale mondiale globalizzato è sempre stato vulnerabile alla possibilità che un qualsiasi paese o gruppo di paesi potesse decidere che seguire le regole non era il modo migliore per perseguire i propri interessi a breve termine”, ha sottolineato l’ex presidente della Banca centrale europea.Questa incapacità di stabilire un rispetto condiviso delle regole ha portato a “grandi squilibri commerciali, le cui conseguenze i politici sono stati lenti a riconoscere”, segnala Draghi. Tali squilibri sono insorti in parte perché l’apertura commerciale stava avvenendo tra paesi a livelli di sviluppo molto diversi, il che limitava la capacità dei paesi più poveri di assorbire le importazioni da quelli più ricchi e dava loro la giustificazione per proteggere le industrie nascenti dalla concorrenza straniera. Ma anche perché riflettevano “scelte politiche deliberate in ampie parti del mondo per creare surplus commerciali e limitare l’aggiustamento del mercato”.


Queste politiche, nonostante i tentativi sul fronte della politica monetaria di generare occupazione, hanno portato a un calo sostanziale di investimenti e il rallentamento del mercato del lavoro, che è stato in buona parte delocalizzato e ha perso potere contrattuale nelle economie avanzate. Ciò ha avuto importanti conseguenze politiche. “Contrariamente alle aspettative iniziali, la globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali – democrazia e libertà non viaggiano necessariamente insieme a beni e servizi – ma li ha anche indeboliti all’interno dei paesi che ne erano stati i principali sostenitori, finendo anzi per alimentare la crescita di forze che guardavano maggiormente alla dimensione interna”, segnala Draghi. “Presso l’opinione pubblica occidentale si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una partita falsata, in cui milioni di posti di lavoro venivano spostati altrove mentre i governi e le aziende restavano indifferenti.

De Luca chiama in piazza a Roma domani Sindaci Sud: Governo nemico Mezzogiorno

De Luca chiama in piazza a Roma domani Sindaci Sud: Governo nemico MezzogiornoRoma, 15 feb. (askanews) – Contro l’autonomia differenziata e per chiedere lo sblocco dei Fondi di Sviluppo e Coesione. Sono questi i due obiettivi della manifestazione convocata per domani a Roma dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha chiamato all’appello tutti i sindaci del Sud Italia, tutte le forze politiche, e tutti i rappresentanti parlamentari. “Questa non è una battaglia di partito, quindi, abbiamo invitato tutti i parlamentari campani, e meridionali, ad essere presenti e dare un contributo”, ha detto nei giorni scorsi il governatore campano.


“Stiamo difendendo i nostri territori, le nostre imprese, le nostre famiglie, i nostri figli, non le bandiere di partito. Noi facciamo una battaglia per il nostro territorio, per difendere la dignità del del Sud, che questo governo ha danneggiato enormemente”, ha aggiunto De Luca. Intanto ieri, il ministro per le Politiche di coesione, Raffaele Fitto, per cercare di ‘disinnescare’ la manifestazione di domani, ha incontrato una delegazione di Anci Campania guidata dal presidente Carlo Marino, con la partecipazione dei vicepresidenti – Antonio Del Giudice, Massimo Pelliccia e Luigi Carbone – del segretario generale Nello D’Auria, del coordinatore Piccoli Comuni, Stefano Pisani e del sindaco di Benevento, Clemente Mastella. I primi cittadini campani hanno chiesto al ministro “la riapertura del tavolo tecnico con la Regione Campania per arrivare, in tempi rapidi e certi, all’Accordo di Coesione”. Da parte sua Fitto ha ricordato che “il tavolo tecnico resta comunque aperto e finalizzato all’accordo”.


Mastella, che domani sarà presente alla manifestazione nella Capitale, ha detto di augurarsi “già sabato un incontro di pacificazione istituzionale tra il ministro Fitto e il governatore della Campania, anche perché se non si arriva a questo tutto andrà a discapito dei Comuni con il rischio davvero di una sorta di insurrezione dei Comuni stessi”.

KFC Italia: +25% il giro d’affari 2023, obiettivo 100 ristoranti nel 2024

KFC Italia: +25% il giro d’affari 2023, obiettivo 100 ristoranti nel 2024Milano, 15 feb. (askanews) – KFC – Kentucky Fried Chicken segna i dieci anni di presenza in Italia e punta al superamento entro il 2024 dei cento ristoranti aperti sul territorio nazionale. L’obiettivo di sviluppo – spiega un nota – è in linea con i risultati particolarmente positivi raggiunti nel 2023, anno che ha visto l’apertura di 14 nuovi ristoranti e la crescita del giro di affari – a perimetro costante – del 25 per cento sul 2022.


Nel corso dell’anno, dunque, il programma di sviluppo prevede 28 nuovi ristoranti, il doppio di quelli aperti nel 2023. A gennaio sono state registrate due nuove aperture: ad Asti nel centro commerciale Borgo Nuovo, e a Roma Fiumicino nel centro commerciale The Wow Side. E’ di conseguenza prevista l’attivazione di 600 i nuovi posti di lavoro a servizio dei nuovi ristoranti che si aggiungono alle oltre 1700 figure professionali già inserite con contratti prevalentemente a tempo indeterminato sia part time che full time. Dei nuovi ristoranti previsti nel 2024, il 20% avrà il servizio Drive Thru, il 40% sarà inserito nelle food court di centri commerciali e il 40% nei centri cittadini.


Il marchio dei ristoranti che servono pollo fritto è presente oggi in 15 regioni italiane con 82 ristoranti, di cui due a gestione diretta, a Vicenza e a Roma. Questa nuova tipologia di locali, nata nel 2023 grazie al Corporate Franchising Agreement con il partner italiano GGC3, è il canale aggiuntivo dello sviluppo su cui KFC scommette per il 2024. “Siamo molto soddisfatti dei traguardi ottenuti in 10 anni di presenza sul mercato – ha detto Corrado Cagnola, che guida KFC in Italia – La riorganizzazione della nostra struttura, che abbiamo ultimato nel 2023, ci consente di avere obiettivi ancora più ambiziosi per il 2024, con un piano di crescita imponente per celebrare il giro di boa del decennale. Prevediamo che le vendite cresceranno nel 2024 di un altro 35% rispetto al 2023, arrivando a servire il nostro pollo a 27 milioni di clienti. E con le nuove aperture previste per il 2024 continueremo a dare il nostro contributo all’occupazione in tutta la penisola”. Nell’anno KFC punta dunque a consolidare la sua presenza nelle 15 regioni della penisola già toccate: Lombardia, Lazio, Liguria, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Toscana, Abruzzo, Campania, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo è una penetrazione più capillare del mercato, con una previsione di ulteriori 30 nuove aperture anche nel 2025.


KFC in Italia oggi si basa sulla sinergia fra 16 franchisee e il corporate franchisee che coordina i piani di sviluppo e, dal 2023, apre e gestisce anche direttamente una parte dei ristoranti. Nel 2023, le nuove aperture sono state realizzate per il 90% dai franchisee e 4 di essi hanno raddoppiato il numero di ristoranti gestiti. Nel 2024 il sistema di franchising si rafforzerà con l’ingresso di 8 nuovi imprenditori, che a fine anno saranno quindi 24 in tutto. (nella foto: Corrado Cagnola)

ECOMED Green Expo del Mediterraneo aderisce a “M’illumino di meno”

ECOMED Green Expo del Mediterraneo aderisce a “M’illumino di meno”Roma, 15 feb. (askanews) – Il tema della sensibilizzazione al risparmio energetico, alla riduzione dei rifiuti e alla mobilità sostenibile è al primo posto nelle agende politiche degli Stati e delle Organizzazioni internazionali. Non fa eccezione la Sicilia dove, anche in ragione della sua posizione strategica, si intrecciano alcune delle sfide più rilevanti sul fronte dell’uso delle fonti rinnovabili, in un contesto nel quale la maggioranza dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sta adottando soluzioni in chiave green. A riconoscere l’impegno della Sicilia lo testimonia la recente visita di Adolfo Urso, ministro della Repubblica italiana del neonato mimit o meglio ‘Ministero delle imprese e del made in Italy’, in visita ufficiale a Catania per elogiare la realizzazione di 3Sun; la più moderna e all’avanguardia fabbrica di pannelli solari di Italia é a Catania ed è tra le prime d’Europa. Un giusto gradito riconoscimento all’impegno della Sicilia e di quel distretto che viene definito Etna Valley, per la presenza oltre alla 3Sun di aziende specializzate in elettronica e semiconduttori, come STMicroelectronics, eccellenza indiscussa del settore in ambito continentale e mondiale


“La Sicilia è proiettata – dichiara Salvo Peci, direttore della Manifestazione Ecomed che si svolgerà dal 17 al 19 aprile 2024, nel complesso fieristico di Misterbianco, in provincia di Catania – in una transizione ecologica orientata verso uno sviluppo sempre più sostenibile e a basso impatto ambientale. I temi che vengono affrontati nel nostro appuntamento annuale (www.eco-med.it), anno dopo anno, sono: acqua e clima, rifiuti e risorse, energia e mobilità e ecoarchitettura e rigenerazione”. Sul tema dell’edizione 2024 della campagna nazionale “M’illumino di meno” del 16 febbraio 2024 che punta l’attenzione all’importanza delle alleanze internazionali di enti pubblici e cittadini, Salvo Peci evidenzia come “Ecomed nel corso della tre giorni permette proprio l’incontro tra diversi soggetti pubblici e privati, i cittadini, e coinvolge i ragazzi delle scuole. Tra i modi attraverso i quali è possibile razionalizzare e ottimizzare i consumi, il vecchio detto l’unione fa la forza rappresenta bene una delle chiavi di volta per trovare la soluzione alle sfide poste dalla sostenibilità ambientale”.

Al via riunione Cdm, Meloni relaziona su migranti e Lollobrigida su agricoltura

Al via riunione Cdm, Meloni relaziona su migranti e Lollobrigida su agricolturaRoma, 15 feb. (askanews) – E’ iniziata a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno, tra l’altro, un’informativa della premier Giorgia Meloni sulle politiche migratorie e una del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sugli obiettivi strategici per il settore agricolo.


A largo Chigi, pochi metri di distanza dalla sede del Governo, staziona un presidio di trattori che ha raggiunto la cittadella della politica dalla manifestazione di protesta in corso al Circo Massimo.

La fiera sulla green economy a Catania dal 17 al 19 aprile

La fiera sulla green economy a Catania dal 17 al 19 aprileMilano, 15 feb. (askanews) – Il tema della sensibilizzazione al risparmio energetico, alla riduzione dei rifiuti e alla mobilità sostenibile è al primo posto nelle agende politiche degli Stati e delle Organizzazioni internazionali. Non fa eccezione la Sicilia dove, anche in ragione della sua posizione strategica, si intrecciano alcune delle sfide più rilevanti sul fronte dell’uso delle fonti rinnovabili, in un contesto nel quale la maggioranza dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sta adottando soluzioni in chiave green.


A riconoscere l’impegno della Sicilia lo testimonia la recente visita di Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, in visita ufficiale a Catania per elogiare la realizzazione di 3Sun, moderna fabbrica di pannelli solari, tra le prime d’Europa. Un riconoscimento all’impegno della Sicilia e di quel distretto definito “Etna Valley” per la presenza di aziende specializzate in elettronica e semiconduttori, come STMicroelectronics, uno dei maggiori player del settore in ambito continentale e mondiale. “La Sicilia è proiettata in una transizione ecologica orientata verso uno sviluppo sempre più sostenibile e a basso impatto ambientale – commenta Salvo Peci, direttore della Manifestazione Ecomed che si svolgerà dal 17 al 19 aprile 2024, nel complesso fieristico di Misterbianco, in provincia di Catania – . I temi che vengono affrontati nel nostro appuntamento annuale, anno dopo anno, sono: acqua e clima, rifiuti e risorse, energia e mobilità e ecoarchitettura e rigenerazione”.


Sul tema dell’edizione 2024 della campagna nazionale “M’illumino di meno” del 16 febbraio 2024 che punta l’attenzione all’importanza delle alleanze internazionali di enti pubblici e cittadini, Salvo Peci evidenzia come “Ecomed nel corso della tre giorni permette proprio l’incontro tra diversi soggetti pubblici e privati, i cittadini, e coinvolge i ragazzi delle scuole. Tra i modi attraverso i quali è possibile razionalizzare e ottimizzare i consumi, il vecchio detto l’unione fa la forza rappresenta bene una delle chiavi di volta per trovare la soluzione alle sfide poste dalla sostenibilità ambientale”.

Nuoto, Miressi argento nei 100 stile libero ai Mondiali di Doha

Nuoto, Miressi argento nei 100 stile libero ai Mondiali di DohaRoma, 15 feb. (askanews) – Diciassette anni dopo l’oro di Filippo Magnini a Melbourne 2007 l’Italia torna sul podio Mondiale nei 100 stile libero. Merito di Alessandro Miressi che ai campionati mondiali di Doha ha conquistato la medaglia d’argento nella specialità. Primo podio individuale per il 25enne torinese a livello iridato. Oro il fuoriclasse cinese Zhanle Pan, per soli 19 centesimi. Completa il podio l’ungherese Nemeth.


“Sono felicissimo per questa medaglia, è la prima individuale a livello mondiale – racconta Miressi alla Rai – Non sono soddisfatto del tempo, ma siamo a febbraio dopo le vacanze e un mese di lavoro. Se sono sotto i 48 secondi significa che sto bene, devo continuare a lavorare per raggiungere qualcosa di più importante. Questo podio significa che sono tra i migliori centisti al mondo in questo momento, sono molto contento di me stesso”.

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesi

Netanyahu dice no ai “due Stati”: non è tempo di doni per i palestinesiRoma, 15 feb. (askanews) – Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto giovedì l’avvio di un piano di pace con i palestinesi basato sulla soluzione dei due Stati, affermando che “non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese”.


Durante una conferenza stampa della CNN, scrive Haaretz, Hyman è stato interrogato in merito a un rapporto del Washington Post secondo cui l’amministrazione Biden e “un piccolo gruppo di partner mediorientali” stanno lavorando per formulare un piano di pace globale, che “potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni”. settimane.” Il piano prevede un calendario per la creazione di uno Stato palestinese. Una fonte politica israeliana ha confermato la notizia e il fatto che Israele è a conoscenza degli sforzi compiuti dagli Stati Uniti in materia.


“Qui in Israele, siamo ancora all’indomani del massacro del 7 ottobre”, ha detto Hyman. “Ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas.”