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”By-Line. Storie dai fronti”, la nuova serie podcast di Avvenire

”By-Line. Storie dai fronti”, la nuova serie podcast di AvvenireRoma, 30 giu. (askanews) – Una serie podcast in quattro episodi per raccontare la guerra in Ucraina dal momento in cui è scoppiata fino a questi giorni, guardando soprattutto al futuro. Non solo in Ucraina. Perché quel conflitto è parte della “Terza guerra mondiale a pezzi” denunciata da Papa Francesco.

Testimonianze inedite e toccanti raccontate da Nello Scavo, giornalista e inviato di Avvenire. Una storia appassionata, narrata in prima persona senza filtri e senza copione, da un giornalista sul campo che racconta i rischi di un mestiere pericoloso ma necessario, e il lavoro svolto a stretto contatto con l’intera redazione nello scopo di dare luce a questi terribili scenari. I bambini rubati, i profughi in fuga, i bombardamenti, i massacri, le atrocità, i crimini di guerra, le paure dei civili e anche quelle dei giornalisti, questo è “By-Line. Storie dai fronti”. Ma anche storie di speranza di chi dall’Ucraina, ai Balcani, alla Libia, tende la mano ai respinti e accende la speranza. Dall’ambasciatore italiano a Kiev, che trasforma la sua casa in un rifugio per i civili in fuga, alle donne macedoni che offrono ospitalità alle famiglie di profughi sulla rotta balcanica, all’anonimo “Schindler libico”, che compra i migranti al mercato degli schiavi e poi, a proprie spese, restituisce loro la libertà.

Nei titoli delle puntate già si intuisce un crocevia di drammi, speranze, atrocità, bellezza, che rendono unica la serie: Lo spartito; Ladri di angeli; Valigia di sola andata; Il terzo conflitto mondiale a pezzi. La serie podcast si può ascoltare gratuitamente previa registrazione sul sito www.avvenire.it/podcast oppure sulle principali piattaforme (Spotify, Spreaker, Apple Podcasts, Google Podcasts, Audible). “By-Line. Storie dai fronti” é accompagnata dalle colonne sonore di Paolo Buonvino, il compositore vincitore di un David di Donatello e due Nastri d’Argento.

Forall, Zaia: si salva un pezzo di manifattura importante

Forall, Zaia: si salva un pezzo di manifattura importanteVenezia, 30 giu. (askanews) – “Oggi possiamo ben dire che si salva un pezzo di manifattura importante grazie ad una realtà italiana con competenze italiane. È davvero un’ottima notizia quella che a Forall Confezioni SpA subentra Manifattura Veneta, che ha un progetto industriale per rilancio del sito produttivo di Quinto Vicentino. In questo modo si salva una realtà manifatturiera strategica per tutto il Veneto, quel marchio Pal Zileri che ha fatto la storia dei prodotti di abbigliamento d’alta gamma, riconosciuto a livello nazionale e internazionale. È un risultato di cui andare davvero fieri perché il progetto prevede che 70 lavoratori di Forall siano riassorbiti con la garanzia di investimenti. Un successo al quale ha concorso anche la Regione attraverso lo strenuo lavoro dell’assessore Donazzan, che ringrazio insieme agli imprenditori che hanno investito nell’operazione e all’Unità di crisi aziendali regionali che ha seguito passo tutte le evoluzioni fino all’odierna positiva soluzione”.

Così il presidente della Regione Luca Zaia commenta la notizia dell’accordo raggiunto ieri sera da Forall Confezioni spa e Manifattura Veneta per una nuova partnership industriale finalizzata al rilancio del sito produttivo di Quinto Vicentino. In “Manifattura Veneta” confluiranno circa 70 risorse umane altamente specializzate, precedentemente impiegate in Forall, mantenendo sul territorio un know-how senza eguali, che aiuterà la nuova realtà ad essere da subito pienamente competitiva sui mercati globali. Il progetto, prevede oltre all’assorbimento del personale da parte della nuova realtà aziendale, il rilancio attraverso investimenti specifici nel sito di Quinto Vicentino dove continueranno ad essere prodotti i capi di Pal Zileri e di altri marchi di alta gamma nel settore della moda. “Siamo particolarmente soddisfatti e anche felici di questo salvataggio al quale abbiamo lavorato in maniera seria e costante con la nostra Unità di crisi per diversi anni – commenta Elena Donazzan, assessore al lavoro che ha seguito in prima persona l’intera vicenda legata a Forall – Pal Zileri -. L’azienda si salva con prospettive di crescita. Verranno valorizzati 70 lavoratori di Forall che vengono reimpiegati in un progetto industriale di sviluppo serio e strutturato che porterà benefici per l’intera filiera e per l’indotto a valle e a monte della produzione di capi di abbigliamento di alta gamma”. “Possiamo dire che, anche in questo caso, è stato applicato nel miglior modo possibile il nostro modello veneto di gestione delle crisi aziendali – aggiunge Donazzan -. È nato un nuovo soggetto da una partnership industriale italiana che subentrerà al fondo arabo Mayhoola che ha valutato in maniera del tutto volontaria il processo di reindustrializzazione, raggiungendo, attraverso un confronto fattivo, l’obiettivo condiviso: la tutela del sito e la salvaguardia occupazionale”. “È un successo frutto di un ottimo lavoro di squadra – conclude l’Assessore al lavoro del Veneto – in cui tutte le parti hanno dato il massimo. Vorrei, in particolare, ringraziare per l’impegno, la tenacia e la collaborazione le parti sindacali che hanno svolto un ruolo fondamentale nel buon esito dell’operazione”.

Disordini in Francia, Macron pronto ad adattare “senza tabù” il sistema di ordine pubblico

Disordini in Francia, Macron pronto ad adattare “senza tabù” il sistema di ordine pubblicoRoma, 30 giu. (askanews) – Il presidente francese Emmanuel Macron è pronto ad adattare il sistema di ordine pubblico “senza tabù” dopo la terza notte di violenze in Francia. Lo ha dichiarato l’Eliseo, in un momento in cui diversi leader politici parlano di introdurre lo stato di emergenza.

Il capo dello Stato, che torna a Parigi prima della fine del vertice europeo di Bruxelles, si aspetta che il primo ministro e il ministro degli Interni “gli facciano proposte per sviluppare e adattare ulteriormente” il sistema di ordine pubblico, “senza tabù”, ha dichiarato una fonte dell’Eliseo. I disordini sono stati scatenati dalla morte di Nahel, un ragazzo di 17 anni ucciso a Nanterre durante un posto di blocco da un agente di polizia. Il poliziotto, per il quale è stata disposta la custodia cautelare, ha spiegato di aver agito per legittima difesa.

Ass. Meraki-Borgo Ragazzi Don Bosco, al via progetto per migranti

Ass. Meraki-Borgo Ragazzi Don Bosco, al via progetto per migrantiRoma, 30 giu. (askanews) – L’Associazione Meraki – che mira a promuovere la cultura del “pane autentico” con un occhio vigile al consumo responsabile, all’inclusione e alle pari opportunità insieme al leader della panificazione artigianale Grande Impero – prosegue il suo percorso riguardante le problematiche sociali e dell’inclusione.

In collaborazione con Borgo Ragazzi Don Bosco ha infatti preso il via – al Centro di Formazione Professionale Borgo Ragazzi don Bosco a due passi dal quartiere Quarticciolo di Roma – un progetto di formazione lavorativa “Inclusione e Tradizione”, che mira all’integrazione e all’avviamento della professione relativa alla panificazione artigianale. Protagonisti della campagna sono ragazzi prossimi alla maggiore età, che potranno seguire un processo di riscatto per inserirsi nella realtà lavorativa. Tra loro immigrati, minori non accompagnati e ragazzi con difficoltà sociali. Grazie all’impegno di Meraki e Grande Impero, oltre che dello staff di professionisti psicologi ed esperti nel settore, i ragazzi potranno apprendere i segreti della panificazione artigianale e di tutte le norme e nozioni che gravitano intorno al settore di cui l’azienda Grande Impero è leader indiscusso. Un’occasione di formazione con sbocchi lavorativi che è anche un’esperienza di vita per fare rete tra ragazzi in difficoltà ed esigenze del mondo del lavoro.

“Sono momenti che ci arricchiscono profondamente – sottolinea Antonella Rizzato, CEO di Grande Impero – addirittura credo che il nostro coinvolgimento emotivo sia anche superiore a quello degli stessi partecipanti. Riteniamo che la soddisfazione sia ancora più grande quando riusciamo a finalizzare il percorso di formazione in vere e proprie opportunità di lavoro, integrandoli in Azienda. Abbiamo sempre creduto che essere socialmente responsabili, condurre un’azienda eticamente, comporta la soddisfazione di entrambi soggetti. Chi dona e chi riceve”. “Attraverso questa esperienza – sottolinea Gaia Fancello, psicologa facente parte dell’Associazione Meraki e tra i docenti del progetto – il lavoro diventa un vero e proprio elemento di vita a 360 gradi. Si lavora, infatti, tutti insieme, come un’unica squadra, dove tutti sono inclusi. Attraverso la condivisione del lavoro e delle esperienze, inoltre, si può anche imparare a conoscere la cultura di altri paesi. Mettendole insieme e confrontandoci, raccontiamo e spieghiamo ai ragazzi la cultura italiana del pane. Un’occasione lavorativa, ma anche di confronto e crescita umana”.

Il corso si divide in 10 incontri da 4 ore ciascuno, per un totale di 40 ore tra laboratorio, lavoro diretto con esercitazioni pratiche e visita nell’azienda e negli stabilimenti di Grande Impero. I ragazzi del corso, al termine delle 40 ore, avranno appreso nozioni sulla conoscenza dei materiali e sulle norme igieniche/lavorative, per poi mettersi alla prova in prima persona con la produzione di pane casareccio, pane all’olio, pizza, dolci ed altri prodotti da forno. Non mancherà anche la formazione teorica, che si concentrerà sugli aspetti professionali e burocratici. I partecipanti al corso, infatti, studieranno le leggi in materia di lavoro da tenere presente, i tipi di contratto e verranno preparati ad affrontare difficoltà sul lavoro e relazioni interpersonali con il capo e con i colleghi.

Una vera formazione a 360 gradi, dunque, certificata con un esame teorico e pratico finale. L’ennesimo impegno di Meraki per aprire le porte al concetto di accoglienza, formando eticamente i lavoratori del domani.

Salute, viaggiare all’estero e mangiare in sciurezza per chi è celiaco

Salute, viaggiare all’estero e mangiare in sciurezza per chi è celiacoRoma, 30 giu. (askanews) – Iniziano le vacanze estive e per chi è celiaco è fondamentale poter organizzare i propri pasti in sicurezza anche e, soprattutto, quando si viaggia all’estero. Chi soffre di celiachia – nel nostro Paese secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità l’1% della popolazione – non deve quindi rinunciare al piacere di un viaggio all’estero. “Basta seguire alcuni semplici consigli” spiega Michele Mendola, che ha fondato la community online CeliachiaFacile proprio per aiutare chi soffre di questa intolleranza a affrontare la vita di tutti i giorni.

“La prima cosa da sapere – spiega ancora Mendola – è che i cibi senza glutine rispettano gli stessi standard non solo in Europa, ma in ogni parte del mondo. Per essere definita gluten freen, una pietanza può contenere al massimo 20 parti di glutine per milione, in sostanza è come dire che il glutine è pressoché assente. E se un cibo ha l’etichetta gluten free, rispetterà questo limite sia che venga comprato in Australia, in Giappone o in Sud America”. “Chi viaggia all’estero non deve rinunciare ai piatti della tradizione locale – prosegue Mendola, – e per noi italiani che siamo appassionati di cucina, rappresenta spesso una parte fondamentale del viaggio”. L’ideatore di CeliachiaFacile ricorda infatti che esistono diversi cereali che non contengono glutine in partenza. E quindi chi soffre di celiachia può mangiarli senza problemi. Il caso più noto è quello del riso. “È alla base di diverse cucine asiatiche. In Thailandia, ad esempio c’è il pad thai, mentre chi ha in programma di visitare l’India, deve assolutamente assaggiare il masala dosa, una crepe super croccante fatta con riso e lenticchie”.

Un altro cereale senza glutine è il mais. “I celiaci non dovranno rinunciare ai tacos e alle tortillas se vanno in Messico – aggiunge Mendola. – Il mais è diffuso in tutti i paesi dell’America Latina, ad esempio in Brasile viene usato per preparare la farofa, che è uno degli ingredienti della feijoada, un piatto di fagioli neri e carne di maiale”. Ci sono anche altri cereali che in Italia si conoscono meno, come il teff. “Viene usato ad esempio per preparare l’injera, il piatto base della cucina di Etiopia, Eritrea e Somalia”. Anche nei Paesi dove si usano pochi cereali con il glutine è fondamentale però osservare qualche accortezza. “È sempre buona norma segnalare ai camerieri e ai cuochi dei ristoranti di essere intolleranti al glutine – avverte infine il fondatore di Celiachia Facile. – Questo serve a evitare che ci siano contaminazioni con altri piatti non gluten fee. Per risvegliare i sintomi, basta usare un mestolo o una pentola in cui è stato cucinato una pietanza che conteneva glutine. E ancora, è opportuno mettere in valigia qualche snack o delle merendine gluten free per affrontare le emergenze” conclude Mendola.

Per patatine San Carlo utile 2022 balza a 15,8 mln (+193%), ricavi 324 mln

Per patatine San Carlo utile 2022 balza a 15,8 mln (+193%), ricavi 324 mlnMilano, 30 giu. (askanews) – Il gruppo italiano delle chips San Carlo ha chiuso il 2022 all’insegna della crescita. I ricavi consolidati sono aumentati del 16,3% a 323,8 milioni, dai 278,2 dell’anno precedente mentre l’utile è balzato a 15,8 milioni rispetto ai 5,4 milioni del 2021, con un incremento pari al 193%. E’ quanto emerge dal bilancio consolidato depositato dall’assemblea del gruppo alimentare.

Il margine operativo lordo (Ebitda) si è attestato a 41,5 milioni di euro (+13,4% rispetto ai 36,6 milioni del 2021) grazie a “un’importante crescita dei volumi di vendita e al maggior assorbimento dei costi fissi”, spiega l’azienda nata a Milano in via Lecco quasi 90 anni fa. Il risultato operativo è stato pari a 22,3 milioni, con un incremento dei quasi il 60% rispetto al 2021. Migliorata anche la posizione finanziaria netta per 5,3 milioni rispetto ai 12 mesi precedenti. Il gruppo San Carlo, che conta oltre 2.000 collaboratori, quattro stabilimenti e una presenza in 29 Paesi, ha incrementato la quota volume nel mercato chips e snacks, consolidando la posizione di brand più consumato dagli italiani e contribuendo alla crescita della categoria. Nel 2022 ha realizzato investimenti per 11,9 milioni in nuove tecnologie di produzione, efficienza della catena produttiva e trasformazione digitale dell’impresa.

La ricerca ha continuato a concentrarsi sullo sviluppo di nuovi prodotti e sul miglioramento delle tecnologie e dei processi industriali. “Il 2022 è stato un anno complessivamente sfidante per lo scenario macroeconomico, ciononostante abbiamo registrato risultati molto positivi, che riconfermano la nostra leadership nel mercato – osserva Susanna Vitaloni, presidente e amministratore delegato – Anche nei primi mesi del 2023 stiamo assistendo a risultati molto incoraggianti, con una crescita del fatturato a doppia cifra. Continueremo a lavorare con passione per offrire prodotti innovativi e di alta qualità ai nostri consumatori e a rappresentare, anche all’estero, l’eccellenza italiana nel settore alimentare”.

Ex ad Cereda lascia Ibm, adesso nuovi progetti digitali

Ex ad Cereda lascia Ibm, adesso nuovi progetti digitaliRoma, 30 giu. (askanews) – Dopo un’esperienza più che ventennale Enrico Cereda lascia Ibm, dove è stato tra l’altro amministratore delegato di Ibm Italia dal 2016 al 2021 e presidente della filiale italiana fino a giugno 2023.

Cereda, convinto sostenitore dell’importanza dell’unione del capitale umano e delle nuove tecnologie, ha deciso di mettere a disposizione d’ora in poi la sua esperienza professionale per favorire nuove iniziative nell’area del digitale, si legge in una nota. “Sapevo – afferma – che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi. Ne sono sempre stato consapevole. E, più volte, riflettendoci, mi sono chiesto come affrontarlo, con quali parole. Per dire di me e dei ventisette anni trascorsi in IBM. Di un capitolo della mia vita ricco, avvincente, unico nel suo genere che oggi si chiude proiettandosi nel futuro. Gratitudine e riconoscenza, innanzi tutto – prosegue il manager -. La sfida, adesso, è mettere a frutto un bagaglio di esperienza maturata con passione ed energia. Nella convinzione che un progresso equo e sostenibile non può prescindere dall’incontro tra capitale umano e tecnologia. In questa direzione va il mio impegno”.

Masi Agricola convoca assemblea per revoca consiglieri Renzo Rosso

Masi Agricola convoca assemblea per revoca consiglieri Renzo RossoMilano, 30 giu. (askanews) – Non si arresta la “battaglia” tra Masi Agricola e il fondatore di Diesel, Renzo Rosso, titolare di una quota del 10% dell’azienda dell’Amarone, quotata a Piazza Affari. L’azienda vitivinicola ha convocato, infatti, un’assemblea degli azionisti per approvare la revoca dei due consiglieri espressione di Renzo.

Il cda di Masi Agricola, annuncia una nota, esaminato il parere legale reso da esperti della materia circa la violazione del divieto di concorrenza da parte degli amministratori Arianna Alessi e Lorenzo Tersi, ha deliberato di procedere alla convocazione dell’assemblea ordinaria il 21 luglio per la revoca dei due consiglieri, ai sensi dell’articolo 2390 del codice civile. Arianna Alessi è Ceo di Red Circle Investiments, la holding del patron di Diesel che detiene il 10% di Masi, nonchè moglie dello stesso Rosso. La Alessi aveva preso il posto di Rosso nel board di Masi Agricola dopo le sue dimissioni la scorsa primavera. Tersi, invece, è tra i massimi esperti in Italia di consulenza aziendale del vinicolo-finanziario ed era stato scelto dallo stesso Rosso per coprire uno dei due posti in cda. Qualora la revoca fosse approvata, l’assemblea sarà chiamata a deliberare in merito all’integrazione del cda alla riduzione dei suoi componenti. L’assemblea sarà chiamata anche a deliberare la nomina di un sindaco effettivo, del presidente del collegio sindacale e di un sindaco supplente.

Renzo Rosso ha portato in tribunale Masi Agricola, chiedendo al Tribunale di Venezia di accertare e dichiarare la nullità o comunque l’invalidità della delibera di approvazione del bilancio 2022 e di accertare e dichiarare che il bilancio consolidato 2022 non è conforme alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione. Masi si è difesa sostenendo “di aver operato nell’assoluto rispetto dei principi di corretta amministrazione” e definendo “infondata” l’azione legale. Lo scorso 21 giugno aveva annunciato “di avere in corso doverosi accertamenti sugli amministratori espressione di Red Circle Investments, con particolare riferimento alle cariche dai medesimi ricoperte in società concorrenti, all’esito dei quali sarà data informativa al mercato”. Oggi l’annuncio della convocazione dell’assemblea per la loro revoca.

Fuori il nuovo singolo di See Maw “Stavo parlando di”

Fuori il nuovo singolo di See Maw “Stavo parlando di”Milano, 30 giu. (askanews) – See Maw, producer e cantante milanese classe ’96, pubblica su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo “Stavo parlando di”, distribuito da Artist First. Dopo l’uscita di “Sunday”, un brano costellato da un inspiegabile buon umore, See Maw torna nelle sue tipiche vesti notturne, misteriose ed elettroniche, con un pezzo scritto e prodotto interamente da lui. “Stavo parlando di” racconta di un rapporto così raro da riuscire a far scomparire le cose, la notte, le persone e allo stesso tempo, troppo speciale per essere divulgato, da proteggere e tenere al sicuro da tutto ciò che ne rimane al di fuori: “stavo parlando di / ma senza parlare di / che non riesco neanche a nominarti /e che ovunque mi giro mi guardi”

Il titolo della canzone è una frase a cui manca qualcosa, come See Maw stesso racconta: “Stavo parlando di” è un’espressione che rimane sospesa; come se fosse in mezzo a un discorso, perché mi piace l’idea di lasciare in bilico il pensiero, come se parlassi di lei sempre, anche senza accorgermene”. Il sound è un ritorno di See Maw alla cassa dritta e il mood è decisamente cupo rispetto agli ultimi brani pubblicati. Nella cover del brano è visibile un gattino azzurro, lo stesso che compare anche nel video di “Sunday”, questa volta però l’animale è completamente solo, senza compagnia, nel vuoto notturno di una città deserta. C’è un palazzo in cui solo una luce è rimasta accesa: regalandoci così anche attraverso l’impatto visivo una sensazione di mistero e cose non dette: “stavo urlando il tuo nome / senza fare rumore”.

Il vertice Ue e il nodo immigrazione, perché Polonia e Ungheria non possono fermare l’accordo

Il vertice Ue e il nodo immigrazione, perché Polonia e Ungheria non possono fermare l’accordoBruxelles, 30 giu. (askanews) – La seconda giornata del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo è cominciata stamattina a Bruxelles con un’ora e mezzo di ritardo rispetto all’orario previsto, le 9.30, a causa del persistente disaccordo di Polonia e Ungheria sul paragrafo delle conclusioni del vertice relativo all’immigrazione.

Secondo fonti europee, dopo che la prima giornata del Consiglio europeo si era chiusa a tarda notte senza approvare questo paragrafo delle conclusioni, i tecnici hanno continuato a tentare una mediazione. Il ‘piano B’, in mancanza di unanimità dei leader a favore del testo, sarebbe quello di denominare il paragrafo contestato come “conclusioni della presidenza del Consiglio europeo”, invece che dell’intero vertice a 27. Su questo punto si era espresso favorevolmente ieri già il premier ungherese Viktor Orban. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di eliminare dal paragrafo contestato qualsiasi considerazione positiva sugli ultimi progressi fatti nel lavoro dell’Ue sulla “dimensione esterna” della gestione del fenomeno migratorio, e lasciare solo l’avvertenza finale, secondo cui il Consiglio europeo continuerà a monitorare il lavoro sulla questione.

In ogni caso, le fonti Ue hanno escluso che il Consiglio europeo possa rimettere in discussione l’accordo sulla “dimensione interna” del Patto Ue su Immigrazione e Asilo, concluso dai ministri dell’Interno l’8 giugno a Lussemburgo, con decisione a maggioranza qualificata e voto contrario proprio di Polonia e Ungheria. Il termine “dimensione interna” si riferisce in particolare alla cosiddetta “solidarietà obbligatoria” che costringerebbe gli Stati membri a scegliere se ricollocare sul proprio territorio quote di migranti (stabilite secondo criteri oggettivi) dai paesi di primo ingresso, o, in alternativa, pagare 20.000 euro per ogni migrante non accolto. E questo è esattamente il punto che Budapest e Varsavia non accettano assolutamente e vorrebbero cancellare. Polonia e Ungheria, inoltre, contestano il fatto che decisioni di questo genere possano essere prese dai ministri competenti in Consiglio Ue a maggioranza qualificata (come prevede il Trattato), e pretendono di continuare come si è fatto negli ultimi sette anni, quando sulle decisioni in materia d’immigrazione non si è mai votato se non c’era il consenso di tutti i paesi.

Da notare, inoltre, che le conclusioni del Consiglio europeo riguardo ai rapporto con la Tunisia non fanno parte del paragrafo sull’immigrazione, ma sono nel paragrafo sulle relazioni estere, che non sembra essere contestato. Prima della ripresa del Consiglio europeo, c’è stato un incontro trilaterale fra la premier italiana Giorgia Meloni e i suoi colleghi polacco, Mateusz Morawiecki, e ungherese, Viktor Orban, per tentare una mediazione.

L’accordo dei ministri degli Interni dei 27 dell’8 giugno costituisce la posizione negoziale del Consiglio Ue per le trattative che sono già cominciate con il Parlamento europeo, che su questa materia è co-legislatore, in vista di un accordo sul testo finale che si spera possa essere raggiunto entro il prossimo mese di febbraio.