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Ue, Johansson: verso accordo giovedì sul Patto su immigrazione

Ue, Johansson: verso accordo giovedì sul Patto su immigrazioneBruxelles, 6 giu. (askanews) – Ci sono buone probabilità che i ministri dell’Interno dei Ventisette trovino un accordo in Consiglio Ue sul nuovo Patto comunitario sull’immigrazione e l’asilo alla riunione di giovedì prossimo a Lussemburgo; un accordo che, se necessario, potrà essere approvato a maggioranza qualificata.

Lo ha affermato, durante un punto stampa oggi a Bruxelles, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Il testo in discussione prevede un dispositivo di “solidarietà obbligatoria”, con la possibilità che viene lasciata agli altri Stati membri, di scegliere se accettare di ricollocare sul proprio territorio una parte dei migranti irregolari giunti nei paesi di primo ingresso nell’Ue, o se fornire, in alternativa, un sostegno operativo e finanziario a quei paesi, esposti in prima linea ai flussi migratori. “Ci sono grandi possibilità – ha detto la commissaria – che possa esserci una svolta (‘breakthrough’, ndr) già al Consiglio di Lussemburgo, giovedì. Dobbiamo ricordare che su questo c’è una situazione per cui il Consiglio per sei o sette anni non è stato in grado di trovare un accordo. Questo è il momento: gli Stati membri sono in una atmosfera costruttiva, penso, per trovare una soluzione. Spero che sarà possibile, in effetti penso che giovedì ce la faranno, perché adesso gli Stati membri sono così vicini nel negoziato. Insomma, se c’è la volontà, ci sarà un accordo giovedì”.

“La questione principale nel pacchetto – ha precisato Johansson rispondendo ai giornalisti – non è quella di avere una distribuzione più equa”, dei migranti irregolari tra tutti gli Stati membri, “ma di avere una politica Ue dell’immigrazione, un sistema unitario per gestire la migrazione insieme, in modo ordinato. Penso che abbiamo imparato la lezione appresa durante gli ultimi anni: che quando agiamo insieme, come ‘Team Europa’, quando ci aiutiamo a vicenda, siamo tutti vincenti, perché siamo in grado di occuparci di molte sfide. Non solo quella dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra russa, ma anche quella delle strumentalizzazioni di Lukashenko”, il leader bielorusso, “o degli arrivi dai Balcani occidentali lo scorso autunno, o dei massicci sbarchi nelle isole Canarie. Quando siamo insieme siamo forti”. “Insomma il mio messaggio principale agli Stati membri – ha continuato la commissaria – è che questo non è un gioco a somma zero, tra vincenti e perdenti. Perché se ci accordiamo su un approccio comune per gestire insieme l’immigrazione, in maniera umana ma con delle restrizioni, saremo tutti vincenti; perché saremo in grado di gestire l’immigrazione in modo ordinato. E questo, nessuno Stato membro può farlo da solo”.

“Penso che questo sia davvero chiaro. Penso – ha osservato Johansson – che siano una trappola i dibattiti nazionali in cui si cerca di raccontare un dramma di vincenti e perdenti. In realtà, senza un accordo siamo tutti perdenti, mentre con l’accordo siamo tutti vincenti. Inclusi i migranti, perché quando lavoriamo insieme possiamo anche accogliere i migranti e i rifugiati in modo più ordinato, senza che rischino la loro vita”. Quanto alle “restrizioni” da applicare alla politica migratoria, queste riguardano le condizioni per la concessione dell’asilo, tra chi ne ha diritto perché fugge da paesi e situazioni che lo giustificano, e chi no, ovvero i “migranti economici” che possono essere rimpatriati. La commissaria ha precisato che “non ha senso che le persone provenienti dall’Albania, dal Pakistan o dalla Turchia siano trattate allo stesso modo di quelle che vengono dall’Afghanistan, dalla Siria o dal Sudan, per esempio”.

Tornando alle previsioni sulla riunione del Consiglio Ue di giovedì, Johansson ha ribadito: “Mi aspetto che il Consiglio Ue trovi un accordo sul l’approccio comune generale” sul Patto sull’immigrazione e asilo. “C’è un’atmosfera molto costruttiva, gli Stati membri sono entrati nei dettagli della discussione, e credo che sia un ottimo segno”. Quanto al dispositivo che consentirebbe agli Stati membri di scegliere se accettare i ricollocamenti di migranti sul proprio territorio, o, in alternativa, il pagamento di un contributo finanziario proporzionato, la commissaria ha puntualizzato che ” “la proposta che stanno discutendo i negoziatori ora non è quella della Commissione, è quella della presidenza” di turno svedese del Consiglio Ue, “perché sono loro che guidano i negoziati e presiederanno la riunione del Consiglio giovedì”. A un giornalista che chiedeva se possa confermare che la proposta sul tavolo prevede un contributo finanziario compensatorio di 22.000 euro per migrante, a carico dei paesi che decidono di non accettare i ricollocamenti, Johansson ha replicato ribadendo che “questa è una proposta della presidenza svedese” del Consiglio Ue. “Non avevamo quella cifra nella proposta della Commissione”, ha ricordato. “Ma credo che ciò che quella sul tavolo dei negoziati sia una proposta equilibrata; potrebbero esserci dei piccoli aggiustamenti, ma complessivamente penso che sia ben bilanciata”. Comunque, ha insistito la commissaria, “è molto chiaro: la proposta non prevede i ricollocamenti obbligatori ma una solidarietà obbligatoria. Questa è la proposta dell’attuale presidenza ed è anche sulla stessa linea delle presidenze precedenti” di turno del Consiglio Ue, che hanno tentato invano di arrivare a un accordo dopo la presentazione del pacchetto legislativo da parte della Commissione, nel settembre 2020. Quindi, “è chiaro che gli Stati membri possono scegliere un altro tipo di solidarietà”, che però “deve essere obbligatoria, altrimenti non avremmo solidarietà/ Di questo si sta occupando la presidenza svedese, penso in modo molto positivo e costruttivo”. “Io prevedo – ha ripetuto Johansson – che troveremo un compromesso lungo queste linee. Vedremo come sarà bilanciato esattamente. Ma penso che sia assolutamente necessario. Perché non si può chiedere ad alcuni Stati membri di fare i ricollocamenti mentre altri non fanno nulla. Non sarebbe una soluzione sostenibile, naturalmente. Deve esserci un equilibrio tra i diversi tipi di solidarietà nei riguardi dei paesi sotto pressione”. E su questo tema, ha ricordato la commissaria, “prendiamo le decisioni in Consiglio a maggioranza qualificata”. Un chiaro avvertimento agli Stati membri dell’Europa centrale e orientale che sono riusciti spesso, finora, a evitare il voto e ad invocare una impossibile unanimità per le decisioni sull’immigrazione irregolare, quando il Trattato Ue prevede, appunto, il voto a maggioranza qualificata. “E ricordo – ha concluso Johansson – che i paesi che vogliono avere influenza sul risultato dei negoziati devono essere tra quelli che dicono sì al compromesso”.

Mattarella a Parigi:”celebriamo solidità rapporti Italia-Francia”

Mattarella a Parigi:”celebriamo solidità rapporti Italia-Francia”Parigi, 6 giu. (askanews) – “per me è una duplice occasione: conoscervi e celebrare la solidità dei rapporti tra la Francia e l’Italia, sottolineando il ruolo fondamentale dei giovani diplomatici nella promozione di un dialogo costruttivo tra le Nazioni”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è rivolto ai giovani diplomatici italiani e francesi che lavorano nell’ambito del Trattato del Quirinale, incontrati questa sera.

Il capo dello Stato è arrivato a Parigi e il suo primo incontro è stato quello con i giovani diplomatici presso la sede dell’ambasciata italiana. Sono 25 italiani e 25 francesi che hanno già fatto formazione a Roma e ora affrontano questo secondo periodo a Parigi. Si tratta del primo corso da quando è stato firmato dopo il Trattato. Per Mattarella “favorire oggi l’incontro dei nostri diplomatici significa sviluppare nuovi legami, anche amicizie, come accade in ogni esperienza comune”.

Vino, da Eataly è il mese delle bollicine, con focus sulle autoctone

Vino, da Eataly è il mese delle bollicine, con focus sulle autoctoneMilano, 6 giu. (askanews) – Dal 12 giugno al 16 luglio Eataly dedica più di un mese al racconto dei vini frizzanti, selezionando oltre 500 etichette di bollicine, con un’attenzione particolare per quelle da vitigni autoctoni.

Nelle enoteche dei suoi punti vendita sarà allestito il tavolo delle bolle autoctone: un banco di degustazione diviso in Metodo Classico, Metodo Martinotti (o Charmat) e rifermentati, con la possibilità di fare una degustazione guidata da un esperto di Eataly. Tra i vinificati con metodo Classico si può assaggiare l’Erbaluce, il Carricante o il Bellone, mentre tra i vinificati con metodo Charmat la Ribolla Gialla, il Vermentino nero o il Lambrusco Grasparossa; tra i rifermentati la Falanghina, la Garganega o il Pignoletto. “Raccontare questa ricchezza e educare alla scelta di una bollicina a denominazione locale è il focus delle enoteche di Eataly, luoghi in grado di incidere qualitativamente sul consumo di vino offrendo un nuovo approccio all’acquisto” ha spiegato il Group CEO Eataly, Andrea Cipolloni, aggiungendo che “la presenza dei produttori, degustazioni e personale altamente qualificato fanno vivere l’enoteca come un punto d’incontro aperto a tutti, da chi il vino lo produce a chi lo seleziona e acquista. Luoghi in cui incontri, eventi e formazione sono propedeutici a stimolare un modello di consumo di vino più consapevole e attento alla nostra straordinaria tradizione enologica”.

I ristoranti del gruppo accompagneranno la ricchissima carta di bollicine con alcuni piatti tipici dell’estate. Completa il panorama delle possibilità il ricco programma di corsi a tema, il tour delle enoteche di Eataly e gli incontri con i produttori che durante tutti i fine settimana si alterneranno fornendo occasioni per completare la conoscenza del mondo del vino.

Nei Colli Berici i vini nascono tra ville palladiane e castelli

Nei Colli Berici i vini nascono tra ville palladiane e castelliMilano, 6 giu. (askanews) – I Colli Berici sono una sorta di “altro Veneto”. Queste dolci colline tra i 250 e i 450 metri di altezza che corrono per poco meno di 25 chilometri nella territorio più a Sud di Vicenza, sono infatti una sorta di “oasi” di biodiversità, uno spazio libero dall’incontinente edificazione che caratterizza questa regione. Curiosamente però, a differenza di zone del Veneto ben più compromesse dal punto di vista ambientale, non solo per gli insediamenti commerciali e industriali ma anche per la presenza di monoculture coltivate in maniera intensiva, questo territorio di circa 165 km quadrati è ancora poco conosciuto e merita davvero di essere scoperto.

Un po’ come i suoi vini, la cui qualità è in costante ascesa, a partire da quelli figli dei suoi due vitigni autoctoni, la Garganega e il Tocai Rosso, a cui dai primi dell’Ottocento sono stati affiancati quelli internazionali, con il Franc che qui è stato il primo Cabernet d’Italia a ricevere la Doc. Sempre che fosse effettivamente il Franc, perché per anni è stato confuso con il Carmenére, vitigno originario del Médoc che qui ha avuto un grandissimo successo. Buona parte dei 750 ettari vitati complessivi dei Colli Berici sono circondati da boschi e a fianco delle viti, spesso ci sono gli ulivi. Qui la vite si coltiva fin dalla notte dei tempi, e l’acqua dei due grandi laghi che intorno all’anno Mille bagnava i piedi dei Berici, ha lasciato suoli calcarei, con argille rosse e basalti, che associati alle temperature miti, a una buona escursione termica, e a precipitazioni molto contenute, ha creato un microclima ideale, sopratutto per i vini rossi. Infatti il 72% della superficie vitata della Doc Colli Berici è coltivata a bacca nera (Merlot, Cabernet Sauvignon, Tai Rosso e Cabernet Franc), mentre le uve bianche più allevate sono, nell’ordine, Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon e Garganega. Ai bordolesi dal lungo affinamento (con un legno qui ancora molto evidente), fa da contraltare il Tai Rosso (figlio del Tocai rosso, e con i medesimi geni del Cannonau sardo, del Grenache francese e della Garnacha spagnola), modernissimo nella sua freschezza e croccante genuinità, in grado, a differenza della versione Riserva, di restituire l’identità del suo terroir e l’autenticità dei suoi vignaioli, oltre che di contenere la gradazione alcolica che qui sui Berici difficilmente scende sotto i 13,5 gradi. A darsi un gran daffare per promuovere questo territorio, è il Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza che tutela due Denominazione: la Doc Colli Berici (1973), la cui produzione annua si attesta su circa 1,7 milioni di bottiglie, e la Doc Vicenza (2000) che fa, a seconda degli anni, tra le 500mila e le 600mila bottiglie. Nato a cavallo tra il 2011 e il 2012 dalla fusione tra il Consorzio Colli Berici (fondato nel 1982) e il Consorzio Vini Vicenza Doc (aperto nel 2000), questo Ente consortile conta oggi 28 soci: 25 Cantine private, due cooperative (Vitevis e Gruppo Cantine Colli Berici che fa parte del Gruppo Collis) e un imbottigliatore (Cielo e Terra Spa, controllata dal Gruppo Cantine Colli Berici). Le due cooperative rappresentano circa l’80% del totale della superficie vitata e il 70% dell’imbottigliato, anche perché la media della vigna delle aziende agricole si aggira intorno ai 10 ettari, nonostante la presenza di aziende importanti come Piovene e Inama.

Da sei anni, a dirigere l’Ente consortile, che rappresenta oltre il 98% delle aziende, c’è Giovanni Ponchia, professionista appassionato e uomo innamorato di queste terre. “Se nel 2022, per la siccità, la produzione in collina è stata inferiore di quasi il 30% rispetto all’anno precedente, la qualità non è diminuita, anzi è in costante crescita e registriamo un aumento del valore medio delle bottiglie: calano quelle nella fascia ‘entry level’, sale la fascia media e qualche produttore entra anche in quella ‘premium’” ha spiegato Ponchia ad askanews, ricordando che i vini vicentini hanno iniziato ad essere premiati sulle guide specializzate e a comparire sui periodici internazionali dedicati al vino. Ad essere consapevoli del buon lavoro svolto da queste aziende private sono anche le Cantine sociali che qui, più che in altri territori, contribuiscono a fare squadra all’interno del Consorzio, consci della necessità di promuovere i vini del territorio in platee diverse. “Il dato dell’export è invece ancora basso – precisa Ponchia – perché si attesta intorno al 40%, con i mercati principali rappresentati da Svizzera, Austria, Germania e Russia”. Qui, come in altre Denominazioni “minori”, il problema principale è quello di farsi conoscere sia in Italia che all’estero, e una delle chiavi è quella di promuovere un territorio con una natura viva, costellato di castelli, ville palladiane e antichi mulini a ruota verticale, meta ideale per il turismo sostenibile a partire da quello legato al vino. “I Berici impressionano tutti quelli che ci vengono per la prima volta perché si respira un’atmosfera di un altro tempo, è un territorio che ha un insieme di storia, architettura e natura con pochi eguali in Italia” spiega Ponchia, aggiungendo che “c’è cosi tanta storia che facciamo fatica a metterla in fila e a raccontarla. Qui non parliamo di un vino, di una varietà né di uno stile – continua – qui si parla di tanti vini, di tante varietà e di tanti stili diversi: siamo complicati da raccontare e proprio per questo ci dobbiamo impegnare di più”. Preso dunque atto che fare sintesi è impossibile, “siamo convinti che il modo migliore per farci conoscere e apprezzare sia far venire le persone qui perché vedano e tocchino con mano” continua il direttore, spiegando che “negli ultimi due anni ci siamo quindi impegnati a portare in queste zone operatori di lingua tedesca, e nel prossimo biennio ci concentreremo sui Paesi Scandinavi, puntando sui mercati più ricettivi dei vini rossi, magari quelli un po’ più avvezzi ai rossi con gradazioni importanti”. Ma oltre all’incessante attività di promozione classica, il Consorzio si è anche “inventato” una serie televisiva di 14 puntate da 12 minuti ciascuna, trasmesse dal circuito nazionale 7 Gold, durante le quali Ponchia intervista i produttori e parla dei Colli Berici spiegando la morfologia e la relativa produzione enologica.

Infine non si può citare il bel libro pubblicato nel 2020 dal Consorzio, dal titolo “Colli Berici – Le Terre, le vigne e le ville”. Un volume di 219 pagine in italiano e in inglese curato sempre da Ponchia, che di questo altipiano racconta tutto ciò che si deve sapere e anche di più, dato che in appendice ci sono persino le schede con le caratteristiche delle annate vinicole 2000-2019.

Meloni vola a Tunisi,impegno su fondi Fmi.Tornerò con von der Leyen

Meloni vola a Tunisi,impegno su fondi Fmi.Tornerò con von der LeyenTunisi , 6 giu. (askanews) – Il presidente tunisino, Kais Saied, incassa l’impegno dell’Italia a fare ogni sforzo per “cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo con il Fondo monetario”. Ed era quello che voleva. Cosa abbia promesso in cambio, invece, non è dato sapere. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è arrivata a Tunisi per cercare di portare avanti una difficile mediazione, quella che dovrebbe consentire al Paese nordafricano di ottenere 1,9 miliardi di fondi preziosi per evitare l’imminente rischio di bancarotta.

La premier dice che l’obiettivo va raggiunto nel “pieno rispetto della sovranità tunisina” ma non spiega in che modo ciò sia possibile, considerando che Saied anche nell’incontro di questa mattina le ha ribadito il suo rifiuto ad applicare le riforme lacrime e sangue richieste come condizione imprescindibile dal Fondo. Né è possibile chiedere delucidazioni visto che l’annunciato punto stampa della presidente del Consiglio viene sostituito, ufficialmente per ragioni di tempo, da una dichiarazione alla quale i giornalisti non sono presenti. Meloni sbarca a Tunisi come capo di un “Paese amico”, ma si tratta anche di una amicizia interessata. “La stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza, la crescita della democrazia – dice – è ovviamente indispensabile, per la Tunisia ma anche per l’Italia”. Scongiurare il fallimento del Paese è fondamentale anche per evitare che il numero di migranti che bussano alle nostre porte diventi esponenziale. Ed è vero che la presidente del Consiglio ammette che, grazie alla collaborazione tra i due Paesi, il numero di ingressi irregolari a maggio è fortemente calato rispetto a marzo-aprile, ma non nasconde anche la preoccupazione per i prossimi mesi, quelli più difficili.

Tendere la mano in maniera così convinta a un politico come Saied, responsabile di atti repressivi e autoritaristici, non è una scelta ben vista da tutti i Paesi in Europa, ma è considerato essenziale per l’Italia. E Giorgia Meloni, che non a caso parla di “approccio pragmatico”, ci tiene a dimostrare che in questa partita non è da sola. Non solo ricorda di aver posto la questione anche durante i giorni del G7 di Hiroshima, ma fa sapere che “anche a livello europeo l’Italia si è fatta portavoce di un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia, sia nel contrasto alla tratta degli esseri umani che dell’immigrazione illegale”. La promessa è quella di “un pacchetto di sostegno integrato, un pacchetto di finanziamenti e opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles” a cui Meloni vuole dare una accelerazione. E proprio a questo fine fa sapere di aver dato la sua disponibilità a tornare presto in Tunisia “insieme al presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen”. L’Italia, da parte sua, si sta già muovendo: la cornice resta sempre quella del Piano Mattei per l’Africa. Meloni parla del “sostegno al bilancio tunisino, l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, partendo dalla piccola e media impresa fino al settore agroalimentare”. E’ un ulteriore impegno, spiega, “che si aggiunge ai numerosi progetti di cooperazione italiana nel Paese, che ammontano a 700 milioni di euro nel loro complesso, e focalizzano l’attenzione sui settori prioritari, agricoltura, istruzione, formazione professionale, la sanità, i servizi di base”.

Ma la presidente del Consiglio prende anche un impegno per il futuro, facendo propria una causa perorata dal leader tunisino. “Con il presidente Saied – annuncia – abbiamo discusso dell’ipotesi di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo, per cercare di mettere insieme tutte le necessità legate a un fenomeno imponente che va affrontato a 360 gradi”.

Milano Pride, il precedente del 2022 e il patrocinio del 2015

Milano Pride, il precedente del 2022 e il patrocinio del 2015Milano, 6 giu. (askanews) – La bocciatura da parte del Consiglio regionale della Lombardia di una mozione delle opposizioni che chiedeva la partecipazione ufficiale della Regione al Milano Pride 2023 rappresenta un passo indietro rispetto all’edizione del 2022. Lo scorso anno l’assemblea del Pirellone, con una maggioranza sempre di centrodestra ma dominata dalla Lega, aveva infatti approvato a scrutinio segreto una mozione analoga. Quest’anno, con la nuova maggioranza a trazione Fdi, il provvedimento non è invece passato.

A scendere in piazza il 2 luglio con la fascia verde in rappresentando per la prima e unica volta la Regione, su delega del presidente Attilio Fontana, fu nel 2022 il consigliere regionale bergamasco del M5s Dario Violi. Il giorno successivo il Pirellone venne illuminato con i colori del Pride. Nel 2015, quando il presidente della Regione era il leghista Roberto Maroni e presidente del Consiglio regionale il compagno di partito Fabrizio Cecchetti, venne concesso il patrocinio gratuito anche se Maroni aveva preso le distanze.

Vino, l’11 giugno “Merano WineFestival Georgia” a Chateau Mukhrani

Vino, l’11 giugno “Merano WineFestival Georgia” a Chateau MukhraniMilano, 6 giu. (askanews) – Oltre 350 vini in degustazione, seminari, masterclass e showcooking: “Merano WineFestival” approda a Tbilisi in Georgia, terra che custodisce ottomila anni di cultura vitivinicola. In collaborazione con la Georgian Wine Association, la rassegna meranese ideata da The WineHunter Helmuth Köcher varca per la seconda volta i confini italiani con un evento, domenica 11 giugno, che celebra le eccellenze georgiane e italiane wine & food nel suggestivo contesto di Chateau Mukhrani, storica Cantina che sorge a qualche chilometro dalla capitale georgiana.

Alla manifestazione saranno presenti oltre 350 etichette provenienti da 60 aziende produttrici georgiane: occasione in cui avranno luogo le degustazioni per l’assegnazione dei The WineHunter Qvevri Award. Presenti anche una selezione dei migliori 30 prodotti gastronomici georgiani, e cinque Consorzi di Tutela della Campania, insieme ai vini del Consorzio Barbera D’Asti e Monferrato. Un format simile alla rassegna meranese che include, oltre alla parte espositiva di prodotti wine & food, anche un ricco programma di talk, seminari, masterclass e showcooking. Al Palace Winter Garden, è prevista, tra l’altro, la “Masterclass vini d’Italia” diretta da Helmuth Köcher dedicata ai vini campani e piemontesi, mentre Seyit Karagözoglu, proprietario Pasaeli Wines, cura la degustazione di rare varietà turche, e Giorgi Samanishvili, presidente della National Wine Agency of Georgia guida il tasting di vini rossi di differenti regioni della Georgia.

La Iuc presenta la stagione 2023-24, fra star e innovazione

La Iuc presenta la stagione 2023-24, fra star e innovazioneRoma, 6 giu. (askanews) – Un ricco e originale programma di 36 concerti, affidati ad alcuni fra i più grandi interpreti della scena internazionale, con un repertorio che abbraccia sette secoli di storia della musica: è la stagione 2023-24 che la Iuc – Istituzione Universitaria dei Concerti – proporrà dal 13 ottobre 2023 al 18 maggio 2024, presentata oggi a Roma.

‘La stagione che ci attende offre un colpo d’occhio straordinariamente inclusivo sulle diverse espressioni musicali – ha affermato il Direttore artistico Giovanni D’Alò – Questa ampiezza di vedute, che ci permette di spaziare dalla Messa di Notre-Dame di Machaut alle composizioni dei nostri giorni, è il frutto di una ricerca costante nei repertori meno battuti e di un dialogo costruttivo con gli artisti. D’altra parte, pur essendo una stagione aperta a tutti, il nostro pubblico di riferimento sono gli studenti. La loro ricettività e la loro vivacità intellettiva sono il nostro motore’. L’inaugurazione di stagione sarà venerdì 13 ottobre alle ore 20.30 con replica sabato 14 ottobre alle ore 17.30 e riporterà in Aula Magna l’Orchestra da Camera Canova e il suo fondatore/direttore Enrico Saverio Pagano: artisti che già da due stagioni sono in residenza presso la Iuc, a conferma dell’attenzione e della valorizzazione del talento dei giovani da sempre perseguita dall’istituzione universitaria. In programma la Quinta Sinfonia di Beethoven e il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Chopin con Leonora Armellini come solista. Alla Canova e al giovanissimo Enrico Pagano, reduce dal successo dell’Orfeo ed Euridice di Gluck al Teatro Verdi di Trieste, sarà affidata anche la serata finale della stagione, il 18 maggio, con un personalissimo ordito novecentesco che intreccia musiche di Glass, Britten, Sibelius e Vaughan Williams.

Dopo la doppia serata dell’inaugurazione, i concerti saranno come da tradizione il martedì sera e il sabato pomeriggio all’Aula Magna della Sapienza. Enrico Saverio Pagano dirigerà anche l’Onci-Orchestra Sinfonica Nazionale dei Conservatori Italiani e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel Requiem ‘Stringeranno nei pugni una cometa’ di Silvia Colasanti, in prima esecuzione a Roma. Un progetto reso possibile grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Scritto su commissione del Festival di Spoleto, allora diretto da Giorgio Ferrara, come momento di riflessione sul terremoto che colpì il Centro Italia nel 2016, il Requiem della compositrice romana si propone come un ‘atto vivificante che si avvicina senza retorica a un enorme dolore collettivo’. Concepita per Soli, Coro e Orchestra la composizione accosta testi latini della liturgia a nuovi versi scritti dalla poetessa Mariangela Gualtieri che sarà anche voce recitante, in scena con il mezzosoprano Monica Bacelli e Massimiliano Pitocco al bandoneon. Star internazionali Aprirà la kermesse dei grandi ospiti internazionali il tenore inglese Ian Bostridge, artista che non ha bisogno di presentazioni, basti dire che è unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori interpreti di sempre del repertorio liederistico. Accompagnato al pianoforte da Julius Drake, torna in Aula Magna con uno dei suoi cavalli di battaglia, il ciclo Die Winterreise di Franz Schubert, autentico manifesto della letteratura musicale romantica.

Grande ritorno a Roma dopo oltre vent’anni di assenza per Andrei Gavrilov, famosissimo pianista di scuola russa, con un approccio innovativo alla musica frutto anche dei suoi studi di filosofia e religione, in un intenso programma che prevede 4 Notturni di Chopin, la Sonata in si minore di Liszt e Quadri di un’esposizione di Musorgskij. Altro pianista russo di straordinaria profondità e versatilità, Nikolai Lugansky si propone per la prima volta alla Iuc con pagine di Mendelssohn, Chopin, Rachmaninov e la mirabile trascrizione lisztiana della Morte di Isotta di Wagner. Pianista riverito internazionalmente per la sua ineguagliata capacità di fondere musicalità e virtuosismo, Marc-André Hamelin presenterà un caposaldo del Novecento storico come la Sonata ‘Concord’ di Charles Ives, le Waldszenen di Schumann e il famosissimo Gaspard de la Nuit di Ravel.

Graditissimo ritorno quello di Angela Hewitt, pianista che in 35 anni di carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui la qualifica di membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Artista molto legata all’Italia, in particolare all’Umbria dove quindici anni fa ha fondato il Trasimeno Music Festival, alternerà musiche di Mozart e Schumann. La parata pianistica continua con il francese Pierre-Laurent Aimard, uno dei maggiori specialisti di musica del’900, che dedica un concerto a György Ligeti nel centenario della nascita. ‘Ligeti ha cambiato radicalmente il suono del pianoforte… la sua grande immaginazione ha creato un nuovo universo e un nuovo modo di scrivere per lo strumento’, ha detto Aimard che ha a lungo collaborato con il compositore ungherese. Il programma delinea suggestive simmetrie tra Musica Ricercata di Ligeti e una selezione di Bagatelle di Beethoven, tra gli Studi di Ligeti, Debussy e Chopin. Ormai un habitué della Iuc il fuoriclasse francese Lucas Debargue può considerarsi ufficialmente ‘artista in residenza’ essendo allo studio con lui progetti che lo legheranno all’Istituzione anche nei prossimi anni. Esemplare della sua originalità l’accostamento di autori dalle sensibilità apparentemente lontane come Beethoven e Chopin e anche l’omaggio a Gabriel Fauré, uno dei grandi musicisti francesi a cavallo tra Ottocento e Novecento. Prosegue il ciclo di Alexander Romanovsky dedicato all’integrale dell’opera per pianoforte solo di Sergej Rachmaninov in occasione del 150° anniversario della nascita. Spicca poi la presenza del pluripremiato violoncellista francese Gautier Capuçon. Acclamato per la sua musicalità espressiva, l’esuberante virtuosismo e la profonda sonorità del suo strumento (un Matteo Goffriller del 1701 ‘L’Ambassadeur’), il talentuoso violoncellista affronterà in una sola serata l’integrale delle Sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven accompagnato dal suo partner abituale Frank Braley. Tra i violinisti più apprezzati della nuova generazione, il 36enne anglo-norvegese Charlie Siem annovera tra i suoi fans anche Lady Gaga e Katy Perry. Interprete di grande eleganza, Siem sarà in scena con il pianista Marco Scolastra per un concerto all’insegna del virtuosismo (Grieg, Ysaÿe, Kreisler, Paganini, Wieniawski) con un momento di riflessione in occasione del Giorno della Memoria con l’esecuzione di Baal Shem – Tre quadri di vita Cassidica del compositore svizzero Ernest Bloch, ispirati alla liturgia e al folclore ebraico. Musica antica e musica su strumenti originali Jordi Savall è sicuramente uno dei principali attori della rivalutazione della musica storica, per oltre cinquant’anni ha riscoperto e portato nelle sale musicali di tutto il mondo meraviglie musicali altrimenti lasciate nell’oscurità. Legatissimo alla Iuc, il maestro catalano torna alla testa del suo ensemble Hespèrion XXI con uno dei suoi programmi più acclamati, Folías e Canarios, itinerario affascinante tra antiche danze della Spagna, che per vie misteriose si sono diffuse in mezza Europa, dall’Italia meridionale alla Scozia, all’America del Nord. In pieno barocco ci porta anche Samuel Mariño, sopranista venezuelano unanimemente apprezzato per la naturale brillantezza e l’agilità della sua voce che gli hanno consentito in breve tempo di affermarsi come uno dei giovani cantanti più interessanti nel panorama internazionale. Con il Concerto de’ Cavalieri diretto da Marcello Di Lisa, Samuel Mariño propone arie tra le più belle e rappresentative della vocalità barocca, tra Vivaldi, Händel e Alessandro Scarlatti. Sempre nello stesso ambito temporale si colloca il concerto dell’Ensemble Barocco di Napoli con Laura Pontecorvo al flauto traversiere e Tommaso Rossi al flauto dolce e flauto traversiere. Nato dal desiderio del compositore Pasquale Corrado di cimentarsi con la scrittura per un ensemble di strumenti barocchi, questo progetto include in prima romana il suo Black Telemann ispirato al famoso concerto per flauto dolce, flauto traversiere, orchestra d’archi e basso continuo scritto da Georg Philipp Telemann, intorno al quale è strutturato tutto il programma, tra stile francese, stile italiano, ispirazione polacca e altre culture europee. Come il titolo Absolute Boccherini lascia intendere, il concerto del violinista Fabio Biondi con Europa Galante esplora composizioni per vari organici del geniale compositore lucchese, tra cui il Quintetto ‘Fandango’ per chitarra, archi e nacchere, e le celebri variazioni su La Ritirata di Madrid. No Limits Questa sezione della programmazione prende spunto dal titolo del concerto del violinista ‘rocker’ Alessandro Quarta che, con il suo quintetto, sarà protagonista di un incredibile viaggio tra vari mondi musicali, dal rock alla classica, dal jazz al pop, da Morricone a Piazzolla, con arrangiamenti originali scritti dallo stesso Quarta, eclettico anche come compositore. Altra avventura musicale è quella di Cristina Zavalloni nel mondo di Nino Rota attraverso canzoni che raccontano la storia del cinema e della società italiana: da Gelsomina alla Dolce vita, dalla Canzone arrabbiata fino a una travolgente Pappa col pomodoro. Compagni di viaggio: Gabriele Mirabassi al clarinetto, Manuel Magrini al pianoforte, Stefano Senni al contrabbasso. Per i 100 anni della nascita di Luigi Nono è nato il progetto L’Ascolto e lo Spazio del Ready Made Ensemble diretto da Gianluca Ruggeri con Gianni Trovalusci al flauto basso e Alvise Vidolin alla regia del suono: una serata che accosta la Messe de Notre-Dame di Guillaume de Machaut in un’esecuzione secondo le caratteristiche acustiche della cattedrale di Reims, un mottetto di Guillaume Dufay e Das Atmende klarsein di Luigi Nono su testi di Massimo Cacciari, la cui prima romana avvenne nel 1982 proprio all’Aula Magna della Sapienza alla presenza del compositore. Un altro apporto al centenario di György Ligeti (dopo quello di Aimard) è il concerto del violoncellista Enrico Bronzi con l’Ensemble Muzsikás che ricorda le radici popolari del linguaggio ligetiano, fondendo letteralmente i vari movimenti di due Sonate del compositore ungherese con esuberanti musiche e danze della tradizione magiara. Ancora un viaggio pieno di sorprese, stavolta nella musica italiana, è il progetto Da Monteverdi a Mina con il gruppo barocco Soqquadro Italiano e la carismatica voce di Vincenzo Capezzuto. Fondato da Claudio Borgianni l’ensemble è considerato tra i più originali ed innovativi dell’odierno panorama europeo, con un repertorio che spazia dalla musica antica al jazz, al pop e all’elettronica, in una ricerca continua tra passato e presente. In questa sezione non poteva mancare uno sperimentatore come il violoncellista e compositore Giovanni Sollima che, con Il Pomo d’Oro e Federico Guglielmo violino concertatore, propone un programma d’ispirazione mediorientale dal titolo Al bubduqyyia – Il Concerto Perduto che accosta composizioni dello stesso Sollima e di Vivaldi a musiche tradizionali albanesi e cipriote. Una première assoluta alla Iuc quella di Romanza Criminale con l’Ensemble La Terza Prattica, Susanne Bungaard voce e percussioni, Massimiliano Toni al clavicembalo, tastiere, arrangiamenti e direzione musicale, i live electronics del sound engineer Oscar Mapelli e la mise en espace di Deda Cristina Colonna. Una passionale ‘crime story’ che dalla Roma barocca arriva ai tempi moderni, unendo stili e mondi sonori apparentemente lontani, Giulio Caccini e Armando Trovajoli, Girolamo Frescobaldi e Romolo Balzani, Giacomo Carissimi e Francesco De Gregori. Riflessione tra passato e presente, tradizione e sperimentazione è ‘7’ – Meditazione su Septem verba Christi in cruce di Joseph Haydn per percussioni, baritono ed elettronica (2023) del compositore romano Marcello Filotei. Commissionato e trasmesso in prima mondiale radiofonica da Radio Vaticana lo scorso aprile, il pezzo è atteso in prima assoluta in concerto martedì 27 febbraio nell’esecuzione dell’Ars Ludi Ensemble con Gianluca Ruggeri maestro concertatore e la partecipazione del baritono Patrizio La Placa, cantore della Cappella Musicale Pontificia Sistina. Giovani ‘un certain regard’ Da sempre mission centrale dell’Istituzione Universitaria dei Concerti è quella di promuovere giovani musicisti di talento, come nel caso del 23enne violinista spagnolo Javier Comesaña (Premio Heifetz 2021) al suo debutto romano. Con Matteo Giuliani Diez al pianoforte proporrà un programma che unisce lo stile tipicamente spagnolo di Enrique Granados (la sua Sonata per violino e pianoforte di rarissima esecuzione), quello francese di Debussy, Stravinskij e Messiaen e un omaggio all’Italia con la Sonata di Ottorino Respighi. Debutta a Roma in recital solistico il pianista russo Lukas Geniušas, 32 anni, musicista dalla carriera internazionale già ben avviata la cui innata curiosità spinge ad ampliare continuamente i suoi interessi musicali, dal barocco al contemporaneo. In quest’ottica s’iscrive il programma di questo concerto che vede la prima esecuzione a Roma della prima versione (1907) della Sonata n. 1 di Rachmaninov ma anche l’inconsueto Rubinstein in Berlin, un brano del 2008 per ‘pianista parlante’ dello statunitense Frederic Rzewski, con il testo tratto dai diari di Arthur Rubinstein. Prima volta a Roma anche per la violinista britannica Leia Zhu, classe 2006, enfant prodige dotata di un talento naturale che le ha consentito a soli 14 anni lo straordinario debutto con la London Symphony Orchestra diretta da Sir Simon Rattle: con la rinomata orchestra Festival Strings Lucerne diretta da Daniel Dodds, Leia eseguirà il Concerto in re minore per violino e archi di Mendelssohn e il Rondò ‘La campanella’ di Paganini. Fiore all’occhiello dell’Accademia Chigiana (dove ha ottenuto il Diploma d’Onore di Antonio Meneses), fresco vincitore del Concorso Kachaturian e già lanciato verso una brillante carriera, il violoncellista Ettore Pagano è un talento tutto italiano. Sarà per la prima volta alla Iuc in un progetto con l’Orchestra Femminile del Mediterraneo diretta da Antonella de Angelis, che presenta musiche di Haydn, Part, Sollima ma riporta anche alla meritata attenzione del pubblico i lavori di due compositrici, Marianna Martines, viennese di origine spagnola del periodo classico, e Grazyna Bacewicz prima compositrice polacca a raggiungere fama internazionale nel secolo scorso (in collaborazione con il CIDIM- Progetto Circolazione Musicale in Italia). Confermata anche per questa stagione la rodata collaborazione con Avos Project – Scuola Internazionale di Musica, una delle realtà più attive e meritorie nel campo della specializzazione musicale, in una serata che vede sullo stesso palco i giovani musicisti di Avos Project insieme ai loro prestigiosi insegnanti Mario Montore, Massimo Spada, Andrea Obiso, David Romano, Mirei Yamada, Riccardo Savinelli e Diego Romano (musiche di Richard Strauss e Ernest Chausson). Quartetti d’archi Punto di forza e d’onore delle programmazioni sapientine, non manca naturalmente un focus sui quartetti d’archi. A cominciare dal Quartetto di Cremona, eccellenza cameristica mondiale legata alla IUC da un rapporto decennale in esclusiva su Roma. Dopo tanti progetti monografici, è la volta di Late Quartets, ciclo in due concerti in cui si esplorano opere della maturità di Shostakovich, Dvorák, Borodin, Beethoven, Janácek e Mendelssohn. Quest’anno inoltre ricorre il cinquantenario dalla fondazione del Quartetto Arditti, formazione di assoluto riferimento per moltissimi compositori novecenteschi e contemporanei che spesso hanno dedicato loro lavori ai quattro musicisti capitanati da Irvine Arditti. Percorso artistico che si riflette perfettamente nella scelta di eseguire brani ‘storici’ di Maestri del secondo Novecento (Penderecki, Berio e Xenakis) insieme a pezzi di autori viventi come la slovena Nina Senk e l’inglese James Clarke. Formato da tre strumentisti danesi e uno norvegese, il Danish String Quartet, pluripremiato per le sue registrazioni per la ECM, è giunto al suo ventesimo anno di attività e la Iuc gli fornisce l’occasione di debuttare finalmente a Roma. Acclamato per l’impeccabile livello tecnico-esecutivo e per l’originalità dei programmi, proporrà musiche di Purcell, Haydn, Shostakovich e Schumann. Al debutto romano anche i giovani del Quartetto Leonkoro doppiamente insigniti lo scorso anno del Primo Premio all’International String Quartet Competition della Wigmore Hall di Londra e del Concours Quatuors à Bordeaux: in programma il Quartetto op. 59 n. 1 ‘Razumovsky’ di Beethoven ma anche musiche di due autori di spicco del Novecento come Webern e Shostakovich.

Autonomia, Emiliano: preoccupati, difficile prevedere impatti

Autonomia, Emiliano: preoccupati, difficile prevedere impattiRoma, 6 giu. (askanews) – “L’autonomia differenziata ci preoccupa perché non ci consente di prevedere con chiarezza gli impatti della riforma: è questo il problema politico che il legislatore dovrebbe porsi. E al legislatore io chiedo di non varare una riforma di questa portata se i suoi impatti sulla capacità di governo del paese non sono chiari”. Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato nell’ambito dell’esame dei disegni di legge in materia di autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.

“Se, come sostiene il ministro Calderoli, la riforma serve a dare un’occasione di progresso alle regioni meno progredite d’Italia, il parere di queste regioni va tenuto quantomeno in considerazione. Noi non abbiamo nulla contro l’aumento dei poteri regionali; siamo convinti, anzi, che un modello di governo di prossimità possa funzionare meglio di un modello accentrato, e proprio su questo stiamo anche discutendo con il ministro Fitto che invece, nel quadro della coesione, sta facendo esattamente il contrario, pur essendo nello stesso governo di Calderoli”, ha aggiunto il governatore. “Il presidente del Consiglio sicuramente farà una sintesi. Questo modello, però, deve realizzare innanzitutto un meccanismo di maggiore eguaglianza, altrimenti diventa rischioso per la tenuta del paese. Dobbiamo avere la certezza che le regioni meno progredite possano trarne profitto. In questo senso, crediamo che la definizione e l’effettivo finanziamento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) sia un elemento di grande importanza politica e costituzionale. In questi giorni, autorevoli costituzionalisti hanno ribadito che nell’ipotesi in cui i LEP non realizzassero un’effettiva parità di condizioni, tutto il sistema di autonomia differenziata non reggerebbe”, ha sottolineato Emiliano.

Ibr Grant Thornton: tre le minacce 2023 per le imprese del mid-market

Ibr Grant Thornton: tre le minacce 2023 per le imprese del mid-marketMilano, 6 giu. (askanews) – Inflazione, attacchi informatici e rallentamento dell’economia sono tre delle minacce più importanti nelle menti dei leader aziendali nel mid-market nel 2023. Secondo i dati dell’International Business Report (IBR), l’indagine globale di Grant Thornton con dirigenti di aziende del mid-market, più della metà (51%) dei manager vede l’inflazione come una minaccia continua, mentre il 47% ha citato gli attacchi informatici e il 50% ha fatto riferimento al rallentamento dell’economia.

In questi ultimi mesi si sono aggiunti, come quarta minaccia, i rischi connessi all’andamento del settore bancario che hanno contribuito a creare un clima di maggiore incertezza per molte aziende. Sebbene l’economia globale abbia mostrato resilienza nelle recenti sfide, le imprese e i consumatori continuano a risentire del costo della vita, dell’aumento delle bollette energetiche e dell’aumento dei tassi di interesse. Le aziende stanno agendo per ridurre i costi derivanti dall’aumento dell’inflazione.

Secondo l’IBR, più della metà delle aziende del mid-market a livello globale (51%) considera l’inflazione una vera preoccupazione. Nonostante l’aumento dei costi, il 55% delle imprese prevede di aumentare la redditività nel corso del prossimo anno (48% i dirigenti di aziende italiane, rispetto a 37% nel 2021) attraverso la ricerca di maggiore efficienza operativa e l’identificazione di nuovi mercati. Nuove sfide che non frenano le preoccupazioni per il 47% dei leader aziendali del mid-market, come emerge dai dati dell’IBR, che identificano l’attacco informatico come una minaccia per la propria attività nel 2023. Il costo dei crimini informatici per le aziende dovrebbe raggiungere gli 8 trilioni di dollari quest’anno e entro il 2025 le frodi e le truffe online costeranno 10,5 trilioni di dollari.

“Il settore dell’Information Technology e in particolar modo della Cybersecurity, hanno visto dopo la pandemia una crescita esponenziale che non accenna a fermarsi, dovuta alle numerose sfide che le aziende si sono trovate ad affrontare. L’evoluzione del business in nuove direzioni ha richiesto l’introduzione di una cultura informatica più avanzata e un approccio più innovativo, in termini di infrastruttura e sicurezza”, ha sottolieneato Paolo Azzalin, Partner Ria Grant Thornton.