Milano, 5 apr. (askanews) – “In questa edizione del Vinitaly sono state tante le tematiche che ci hanno visti uniti come comparto a tutela del made in Italy, a partire dalla normativa sugli imballaggi dell’Unione Europea, per la quale auspichiamo che il Governo e i deputati impegnati al Parlamento europeo si mobilitino per evitare la standardizzazione degli imballaggi, a prescindere dal prodotto e dal rapporto tra quest’ultimo e il packaging” Lo ha spiegato la presidente di Federvini, Micaela Pallini, che ha partecipato ad alcuni, importanti, appuntamenti di approfondimento e dibattitodurante la 55esima edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati che si è chiuso oggi a Veronafiere.
Secondo Federvini l’omologazione degli imballaggi, così come la priorità assegnata al riuso piuttosto che al riciclo, i tassi di obbligatori di riciclo, gli obiettivi di riutilizzo e i divieti di produzione di alcune tipologie di imballi che emergono dalla proposta di riforma della legislazione che regola gli imballaggi nei Paesi dell’Ue, “rappresentano indirizzi di modifica che rischiano di minare le principali filiere produttive italiane, dall’agroalimentare al turismo”. In particolare la normativa in discussione in sede europea “mostra di penalizzare senza giustificazione valida gli sforzi compiuti dalle imprese del settore vitivinicolo verso l’efficientamento energetico e ambientale, ignorando la valenza identitaria che gli imballaggi ricoprono per prodotti quali vini, spiriti ed aceti”. Per l’associazione che riunisce i principali produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti ed aceti “questa normativa andrebbe accompagnata da evidenze scientifiche che tengano conto sia del reale impatto ambientale del riuso rispetto al riciclo, sia del ruolo fondamentale che il packaging in vetro gioca in termini di qualità organolettiche del vino e della sicurezza alimentare stessa del prodotto”.
Roma, 5 apr. (askanews) – “Era doveroso esserci, è una terra alla quale sono molto legata, anche politicamente, visto che sono una parlamentare di questo collegio e ho fatto grande lavoro con la Regione per garantire quello che mancava e quello che si poteva fare di più per la ricostruzione. È un territorio che avuto la capacità e la forza di rialzarsi. I segnali che sono stati dati sono molto importanti: qualche giorno fa il Cipes ha sbloccato 50 milioni per la ricostruzione per le scuole e per l’edilizia scolastica. Noi abbiamo messo legge di bilancio 70 milioni di euro, senza emendamenti di risulta, dell’ultimo minuto, lo abbiamo fatto come scelta strategica per garantire la tenuta dei bilanci del territorio perché c’è bisogno di fare di più sulla ricostruzione pubblica. C’è un tema di semplificazione, la ricostruzione avrà gli stessi iter semplificativi che avrà ad esempio il Pnrr. Quindi c’è ancora lavoro da fare siamo impegnati in quello”. Lo ha detto la presidente il consiglio, Giorgia Meloni, arrivando alla Chiesa delle Anime Sante in Piazza Duomo a L’Aquila per assistere alla messa in suffragio delle vittime del sisma del 2009. “La presenza vale di più di qualunque parola”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, lasciando piazza del Duomo all’Aquila dopo che aveva partecipato a una cerimonia in cui è stata scoperta una stele commemorativa al parco della memoria per ricordare le vittime del sisma del 6 aprile 2009. La Russa ha risposto così ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle commemorazione.
Il presidente del Senato è poi tornato brevemente sui suoi passi per salutare la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, arrivata proprio in quel momento per assistere alla messa nella Chiesa delle Anime Sante in suffragio delle vittime.
Milano, 5 apr. (askanews) – Mentre è ancora caldo il dibattito sul cibo coltivato (o sintetico come viene più spesso impropriamente definito), su cui è recentemente intervenuto anche il governo con un provvedimento, arrivano i dati di mercato di un prodotto nato come alternativa al cibo di origine animale, quello del cibo a base vegetale. Secondo i dati diffusi da Gruppo prodotti a base vegetale di Unione italiana food nel 2022, un anno particolarmente complesso dal punto di vista dei consumi, il comparto è riuscito a crescere a volume del 2,8% mentre a valore, spinto dall’inflazione, la crescita è stata dell’8% toccando 490 milioni.
Ma di cosa parliamo quando ci riferiamo ai cibi a base di proteine vegetali? La gamma presente sul mercato è molto ampia e si va dai burger e piatti pronti ai gelati e dessert, passando per i prodotti al cucchiaio fermentati alle bevande vegetali: tutti prodotti realizzati partendo da proteine vegetali, ovvero di verdura, legumi, cereali, semi o alghe. Diversi per natura dalla cosiddetta carne sintetica o più correttamente coltivata, come ha tenuto a precisare Lucilla Titta, biologa nutrizionista e ricercatrice presso l’Istituto europeo di oncologia di Milano che è stata chiara: “La scienza nel merito può dir poco su questi alimenti innovativi, del futuro perchè non ci sono ancora e non ci si può pronunciare. Certo la scienza non è contro l’innovazione. Quello che però occorre fare è definire bene questo alimento che è carne coltivata perchè deriva da cellule animali che sono state estratte dall’animale e coltivate in laboratorio ma non c’è nessuna operazione di sintesi”. Diverso il discorso dei prodotti a base vegetale, la cui novità “risiede nel modo in cui ingredienti di origine vegetale vengono usati per creare qualcosa che prima non esisteva e che i consumatori hanno dimostrato apprezzare”, ha aggiunto Titta. In affetti i dati dicono che oggi oltre un italiano su due li acquista con regolarità e il 25% di chi non li ha mai provati dichiara che lo farà. A fronte di un aumento complessivo delle confezioni vendute pari quasi al 3%, spiccano gli incrementi a volume a 2 cifre di burger e piatti pronti (gastronomia e salumi +11,7%); il +2,6% messo a segno da gelati e dessert e la tenuta delle bevande vegetali (+0,4%).
“I plant-based sono entrati nelle scelte alimentari di moltissime famiglie in Italia – ha spiegato Salvatore Castiglione, presidente Gruppo prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food – Oggi sono oltre 22 milioni i consumatori che li hanno provati e poi inseriti regolarmente nella propria dieta. Una scelta forte e indiscutibilmente consapevole. La ricerca lo conferma: chi li acquista sa bene cosa sono i plant-based e cosa sta mangiando”. In effetti secondo un’indagine Astraricerche per il Gruppo prodotti a base vegetale di Unionfood il 75,5% di chi già conosce questi prodotti sa esattamente di cosa sono fatti i plant-based (con punte dell’80% tra i consumatori abituali e nelle fasce d’età più adulta) e solo l’1,4% dichiara di non saperlo (il restante 23,1% dimostra di avere una conoscenza parziale di questi prodotti). Il merito di tutto questo è attribuibile alle etichette a cui nove consumatori abituali su 10 (8 su 10 per i consumatori in generale) prestano attenzione, dimostrando di sapere esattamente quello che mangiano.
Fra gli italiani che conoscono i plant-based, due su tre li consuma abitualmente e uno su quattro li ha introdotti nel proprio regime alimentare su base settimanale mentre solo 2 su 10 non li hanno mai consumati. Tra le ragioni di questo successo, la bontà (71,3%), la digeribilità (71,1%), un aiuto per una corretta nutrizione (71%) e la sostenibilità (70,3%). Spingono il consumo di questi prodotti l’esigenza di variare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che sale tra gli over 55) e la voglia di ridurre il consumo di proteine animali (32,2%). “I plant-based incontrano e appagano le richieste di tanti consumatori – spiega Castiglione – Non dimentichiamo che prodotti come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o il latte di mandorle (solo per citarne alcuni) fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria. Il mondo delle aziende ha risposto in questi anni a una richiesta crescente del consumatore”.
Anche sulla sostenibilità dei plant-based quasi otto conoscitori su 10 (77,5%) sono concordi. Restano dubbi solo tra un 15,6% che pensa erroneamente che questi prodotti siano realizzati consumando molta acqua e producendo ingenti quantità di anidride carbonica. “È una credenza errata: numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti vegetali hanno un ridotto impatto ambientale – conferma Ludovica Principato, professoressa aggregata in Gestione sostenibile di impresa, Università Roma Tre – Il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali: in Italia, l’adozione diffusa di una dieta flexitariana, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi in termini di minori emissioni di gas serra e maggiore risparmio idrico, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km cubi, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche”.
Roma, 5 apr. (askanews) – “Siamo estremamente orgogliosi dei risultati riportati dalla Sardegna a questa edizione di Vinitaly, vetrina internazionale di prestigio grazie alla quale i nostri produttori si fanno apprezzare dalle migliaia di visitatori e buyers che arrivano da ogni parte del mondo”. Lo afferma il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas.
“Il vino sardo conquista infatti sempre più amatori, grazie alla sua unicità dettata dalle peculiari caratteristiche ambientali dei nostri territori. La Sardegna merita tutta l’attenzione che in questo momento riceve dai mercati europei ed extraeuropei, anche quelli emergenti di Cina e Giappone. Siamo molto fieri dei nostri produttori, che in occasioni come questa trovano il giusto riconoscimento per gli sforzi e la fatica del loro lavoro. Sappiamo bene quante criticità possano esserci nella gestione di un’attività imprenditoriale del settore. La tenacia e l’amore per la propria terra, tipica dei sardi, si ritrovano nei sapori nelle nostre produzioni”, sottolinea il presidente. Tanti i visitatori negli oltre 1.700 metri quadri dello stand della Regione Sardegna, che ha ospitato 72 cantine, delle 110 arrivate dall’Isola a Verona. 79 sono stati i vini sardi premiati e segnalati nella guida 5Stars Wine – the book 2024 e Wine Without Walls di Vinitaly, tra questi il Vermentino di Gallura Docg. Particolare attenzione merita anche la nascita del Consorzio della Vernaccia di Oristano Doc. Si sono distinti anche i vini del Mandrolisai, area che potrebbe presto vedere l’istituzione di un altro consorzio per i vitigni dei suoi territori, in prevalenza Bovale, Cannonau e Monica.
Il Premio “Angelo Betti”, che viene assegnato su indicazione degli assessori dell’Agricoltura delle varie Regioni, è stato assegnato in questa edizione alla Cantina di Santadi di Antonio Pilloni: l’assessore Valeria Satta ha voluto premiare l’impegno e la tenacia dell’imprenditore sulcitano, attivo dal 1974.
Roma, 5 apr. (askanews) – Cambia la mappa di Roma: dalle 155 zone urbanistiche individuate nel 1977 ai 288 quartieri e 22 rioni, 310 aree di cui 115 fuori dal Gra, intorno alle quali si articoleranno gli interventi della strategia della Giunta Gualtieri per la città dei 15 minuti. Questa nuova geografia della città è il risultato di un lavoro di ricognizione promosso dall’Assessorato al Decentramento e alla Città dei 15 minuti, sotto la responsabilità dell’assessore Andrea Catarci, in collaborazione con tutti i Municipi. La ricerca è stata presentata oggi pomeriggio a Roma nel corso della II edizione della conferenza “Roma a portata di mano: la città dei 15 minuti”, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri.
Una sessione di lavoro tra amministratori, esperti, università e realtà sociali per approfondire la conoscenza della città per orientare efficacemente politiche di trasformazione urbana basate sul concetto di prossimità dei servizi da rendere disponibili nelle vicinanze delle abitazioni, per tutti. All’iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, la presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli, l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia, il delegato del sindaco Gualtieri al progetto Fori Walter Tocci, il responsabile dell’Ufficio Clima Zanchini e il direttore della Direzione Decentramento, docente di Economia dell’Università Roma 3 Salvatore Monni. “Quella dei 15 minuti, che molti nella città utilizzano come battuta, non è una politica della viabilità ma un processo di trasformazione cui crediamo e stiamo lavorando con grande energia”, ha spiegato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
“Le zone urbanistiche sono state definite nel 1977 con una delibera – ha ricordato Gualtieri -, sotto la quale troviamo firme curiose come quella dell’allora consigliere Walter Veltroni. Dovremo anche noi arrivare a uno strumento amministrativo per definire gli oltre 300 quartieri e rioni odierni – ha sottolineato Gualtieri – cosa che ci richiederà qualche altro passaggio, ma che sarà fondamentale per finalizzare gli interventi per trasformare Roma sulla scala dei 15 minuti”. “Roma è cambiata completamente rispetto a quella che, sindaco Argan, venne fotografata con la delibera 2982/1977 – ha spiegato l’assessore Catarci -, è tempo che se ne prenda atto e che gli studi e le statistiche, a partire da quelle ufficiali dell’Istat, puntino a leggere gli agglomerati urbani in cui si svolge la vita quotidiana e che in gran numero, 115 su 310, sono situati oltre il Grande Raccordo Anulare”.
“L’obiettivo alla base del modello dei 15 minuti – ha sottolineato Catarci – è la ricucitura di una città frantumata da disuguaglianze socioeconomiche e spaziali che negli ultimi decenni hanno portato alla migrazione interna della popolazione verso il GRA – circa 500 mila residenti nell’anello ferroviario, 1 milione e mezzo tra anello e Gra, 800 mila oltre GRA -, a quella esterna verso i Comuni di un’area metropolitana arrivata a 4,3 milioni”. La città dei 15 minuti, ha aggiunto Catarci “è un modello della prossimità, dell’inclusione, del decentramento, della partecipazione, della contemporaneità che a Roma abbiamo voluto basare su una strategia ambiziosa, agendo da vari livelli – Campidoglio, Municipi, sociale – attraverso interventi locali, programmazione e confronto internazionale, analisi e progetti sperimentali” ha concluso Catarci.
Roma, 5 apr. (askanews) – Il Made in Italy è un “meta brand” cioè un brand che raccoglie in se tutti gli altri brand e che per questo comporta un aumento del 20-30% del valore di un prodotto e che deve essere valorizzato anche per favorire l’attrazione di capitali dall’estero. Lo ha affermato il viceministro alle Imprese e al Made in Italy, Valentino Valentini, secondo quanto riporta un comunicato intervenuto nel corso di una visita allo stabilimento produttivo di Alcantara Spa, azienda produttrice di un materiale hi-tech totalmente prodotto in Italia sulla base di un brevetto giapponese.
“Il cambio di nome da Ministero dello Sviluppo economico a Ministero delle Imprese e del Made in Italy – ha sottolineato Valentini – non è una facile trovata di marketing. Qui in questa azienda abbiamo l’esempio di cosa significhi il valore del marchio, cosa significhi rivendicarlo e coltivarlo. Nel marketing, quando il nome del prodotto, del brand e dell’azienda coincidono sei riuscito a raggiungere il massimo. Noi con il Made in Italy volevamo fare lo stesso: il Made in Italy è un brand vero e proprio che si nutre di tutti gli altri brand, è la somma di tutto quello che le aziende italiane fanno nel mondo. Aziende che costruiscono un immaginario, un insieme di valori, un’emozione”. Dunque, Made in Italy “non è un’indicazione geografica perché ha dietro di sé una carica emotiva e valoriale così forte da renderlo un ‘meta brand’, che si nutre di quello che fanno le imprese e gli imprenditori, di tutti gli altri marchi che sono i nostri ambasciatori. Quindi prende da tutti ma restituisce poi alle aziende un premium calcolato intorno al 20-30%”. Però, ha precisato, “Made in Italy non è un concetto statico, che si ha una volta per tutte ma una mission, è un continuo percorso per migliorarsi, per fare meglio, è una scommessa per il futuro attraverso l’investimento in ricerca e innovazione”. Inoltre, secondo Valentini, che tra le altre ha la delega all’attrazione degli investimenti, “il Made in Italy è un brand non esclusivo ma inclusivo. Nel caso di Alcantara abbiamo fatto un tipo di collaborazione che è una best practice: abbiamo preso un brevetto giapponese e capitali giapponesi, che hanno scommesso sul Made in Italy creando lavoro e benessere. Come governo siamo a disposizione delle imprese, di chi vuole esportare e di chi dall’estero vuole venire in Italia perchè i capitali investiti in Italia possono diventare parte del Made in Italy e rendere molto di più”.
New York, 5 apr. (askanews) – L’ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, Maurizio Massari, ha inaugurato martedì pomeriggio, assieme ai rappresentanti delle ambasciate di Germania e Stati Uniti, la mostra multimediale sullo sminamento umanitario co-organizzata con UNMAS, l’agenzia dell’Onu specializzata sul tema.
Il taglio del nastro è avvento a conclusione del simposio “Mine Action Cannot Wait” (L’azione di sminamento non può aspettare), promosso insieme con Vietnam e Cambogia, per commemorare la Giornata Internazionale per l’Azione contro le Mine e gli Ordigni Bellici Inesplosi. L’Italia, che nel 2023 il ruolo di presidente del Mine Action Support Group (MASG), è stata il quinto donatore a livello globale dell’UNMAS. La mostra resterà visitabile per 6 settimane e presenta anche la contaminazione da ordigni esplosivi in Myanmar, Yemen e Ucraina, considerata dall’Onu fra i territori più afflitti dal problema.
Roma, 5 apr. (askanews) – I consigli direttivi di Centromarca, presieduto da Francesco Mutti, e Ibc, presieduto da Alessandro d’Este, hanno nominato Vittorio Cino direttore generale delle associazioni. Il manager, 54 anni, laureato a Firenze in relazioni internazionali, proviene da Federvini dove ha ricoperto per due anni la carica di direttore generale.
Secondo quanto riporta un comunicato, in precedenza ha trascorso sette anni a Milano, alla guida della direzione comunicazione e public affairs di CocaCola Italia – in questo periodo è stato per tre anni presidente di Assobibe e vice presidente di Federalimentare – prima di essere chiamato a Bruxelles in qualità di EU affairs director, mantenendo anche il ruolo di direttore government relations per l’Europa centrale e orientale. Cino è stato per cinque anni responsabile relazioni esterne del gruppo britannico BG (già British Gas) in Italia. Ha lavorato per società di consulenza e agenzie di comunicazione di rilievo nazionale e internazionale (FB Associati, Weber Shandwick) prima di assumere in Federvini la gestione delle attività di rappresentanza del mondo del vino e degli spirits in Italia e a Bruxelles. Adjunct professor alla Luiss business school di Roma e docente in strategic communication allo IULM di Milano, Cino ha presieduto il Comitato public affairs dell’American chamber of commerce in Italia.
Roma, 5 apr. (askanews) – Proroga al 30 settembre 2023 per il superbonus al 110% per i lavori effettuati su villette e case unifamiliari, possibilità di usufruire ancora dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori effettuati nelle zone sismiche e nei territori delle Marche colpiti da alluvione, per l’aliminazione delle barriere architettoniche, per gli interventi su immobili Iacp e delle Onlus, allungamento a 10 anni del periodo per portare in detrazione il 110%, anzichè in 4 o 5 come avviene ora. Per le banche, possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp a dieci anni, qualora abbiano esaurito lo spazio fiscale per le compensazioni.
Sono queste le principali novità introdotte nel corso dell’iter parlamentare al decreto legge sui crediti fiscali derivanti dal superbonus e dagli altri bonus edilizi. Con il voto di fiducia espresso oggi al Senato il provvedimento è stato convertito in legge. I voti a favore sono stati 94, quelli contrari 72, gli astenuti sono stati due. Ieri il decreto era stato licenziato dalla Camera. Per porre un freno all’aumento dei crediti legati ai bonus edilizi, ormai di difficile smaltimento, il decreto, approvato a metà febbraio dal Consiglio dei Ministri, ha vietato la possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito per le spese sostenute per i nuovi interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, superbonus, facciate. Resta comunque la possibilità per il proprietario dell’immobile di usufruire direttamente della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Nello stesso decreto approvato dal Cdm sono state previste tuttavia alcune deroghe al divieto, come nel caso di lavori con il superbonus per i quali sia stata già presentata la Cila o, nel caso dei condomini, sia stata anche adottata la delibera assembleare. Le modifiche parlamentari hanno poi introdotto ulteriori deroghe al divieto.
Ancora da definire, invece, l’annunciato strumento finanziario, di natura privatistica, per sbloccare lo stock dei crediti incagliati (per un ammontare stimato tra 15 e 19 miliardi), fermo nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici dei lavori e dei cittadini proprietari di immobili oggetto di interventi. A questa ‘piattaforma’ dovrebbero partecipare banche, istituti finanziari e grandi aziende pubbliche. Intanto, dopo la moral suasion esercitata dal Ministero dell’economia e delle finanze, diverse banche hanno ripreso ad acquistare i crediti, tra cui Unicredit e Bpm.
Di seguito le principali modifiche introdotte nel corso dell’esame parlamentare. Villette e case unifamiliari – Proroga al 30 settembre 2023 del superbonus edilizio al 110% nel caso in cui al 30 settembre dello scorso anno sia stato eseguito il 30% delle opere.
Edilizia libera – Per i lavori che non richiedono permessi o altri titoli abilitativi (ad esempio il cambio di caldaie) si potrà continuare ad usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito per le spese sostenute per interventi per i quali al 17 febbraio 2023 (data di entrata in vigore del decreto) non siano stati versati acconti, a fronte di un’autocertificazione da parte del cedente il credito e da parte del cessionario che attesti l’avvio dei lavori prima di quella data. Barriere architettoniche – è passato l’emendamento che deroga dallo stop allo sconto in fattura e cessione del credito le spese sostenute per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Aree sismiche – La cessione del credito o lo sconto in fattura per gli interventi relativi al superbonus continuano ad applicarsi per i lavori nelle aree classificate a rischio sismico alto o medio compresi in piani di recupero edilizio o di riqualificazione urbana, approvati dai consigli comunali prima del 17 febbraio e che concorrano al risparmio energetico e all’adeguamento antisismico dei fabbricati. Territori alluvionati delle Marche – Possono continuare a usufruire della cessione del credito o dello sconto in fattura gli interventi effettuati su immobili situati nelle Marche danneggiatii dalle alluvioni del 2022 e per i quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza. Iacp e Onlus – Resta la possibilità della cessione del credito o dello sconto in fattura anche per i lavori edilizi (diversi dal superbonus) effettuati su Iacp, edifici di Onlus e cooperative, a condizione che i componenti dei consigli di amministrazione non abbiano percepito compensi o indennità di carica. Varianti – Sono ammessi alla detrazione del 110% e possono utilizzare la cessione del credito o lo sconto in fattura i progetti di variante alla Cila anche se presentati dopo 17 febbraio. Compensazione crediti-Btp – Le banche, le assicurazioni e le istruzioni finanziarie che hanno esaurito la loro capienza fiscale potranno utilizzare crediti fiscali 2022 derivanti da bonus edilizi per acquistare Btp con scadenza almeno decennale. Potrà essere utilizzato per l’acquisto dei titoli un ammontare di crediti fino al 10% di quelli scontati annualmente. I Btp, di emissione ordinaria, potranno essere sottoscritti a partire dal 1 gennaio 2028. Norma ‘salva- crediti’ – Arriva la norma che ‘salva’ i crediti maturati nel 2022 e che il 31 marzo 2023 rischiavano di scadere per la mancata definizione del contratto di cessione con la banca e la relativa comunicazione dell’Agenzia delle Entrate. E’ stato infatti previsto che la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione del credito può essere effettuata anche se il contratto di cessione non sia stato concluso. Con un ‘comunicato-legge’ del Ministero dell’economia è stato quindi chiarito che, con riferimento alla comunicazione per la prima cessione del credito (spese sostenute nel 2022 e rate residue delle spese 2020 e 2021), il cui termine di trasmissione all’Agenzia delle entrate è il 31 marzo 2023, è possibile avvalersi dell’istituto della remissione in bonis anche se l’accordo di cessione a favore di banche e intermediari finanziari è stato concluso dopo tale data. Per accedere alla remissione in bonis è previsto il pagamento una tantum di 250 euro. Responsabilità in solido – I cessionari che acquistano da una banca i crediti derivanti da bonus edilizi sono esclusi dalla responsabilità solidale in caso di agevolazioni indebitamente percepite, se la banca ha rilasciato un atto di possesso della specifica documentazione sulle opere che attestano il credito. Detrazioni superbonus fino a dieci anni – In arrivo la possibilità, anche per i privati che hanno usufruito del superbonus senza cessione del credito o sconto in fattura, di spalmare in dieci anni il credito fiscale corrispondente, anziché in quattro o cinque anni. La norma è stata introdotta anche per consentire di usufruire a pieno dell’agevolazione fiscale a chi ha redditi più bassi e risulterebbe incapiente.
Roma, 5 apr. (askanews) – Dopo il successo ottenuto con il panettone natalizio, il maestro Ferdinando Tammetta ha fortemente voluto proporre per il periodo pasquale la sua colomba che, tradizionale e al cioccolato, quest’anno trova nel pistacchio il suo habitat naturale.
“Per la colomba – dichiara il maestro Tammetta – ho sempre scelto di proporre tipologie classiche e al cioccolato. Tranne alcune realizzazioni, come l’omega dello scorso anno incentrata su ingredienti salutistici, quest’anno, sulla scia di un panettone che ha avuto un grande riscontro da parte dei miei clienti, ho voluto realizzare quella al pistacchio che, dalle prime sfornate e soprattutto dopo i primi morsi sembra essere molto gustosa. Nel packaging quest’anno – continua il maestro – ho voluto inserire, come già per il panettone, i miei consigli per degustare il lievitato al meglio: dopo averlo tolto dalla confezione mettetelo vicino a una fonte di calore per qualche minuto, in modo che, scaldandolo leggermente, se ne esaltino la morbidezza e il profumo. Subito dopo togliete il pirottino nel quale è contenuto, adagiatelo su un piatto delle stesse dimensioni e tagliatelo con un coltello, rigorosamente a seghetto, in modo parallelo al piatto stesso con un movimento lento e profondo affinché le bolle d’aria dell’impasto non si schiaccino. Dopo una fetta ne mangerete subito un’altra, sia per la bontà, che per la leggerezza dell’impasto”. Le Colombe di Ferdinando Tammetta sono realizzate con prodotti di eccellenza, selezionati con attenzione e dedizione dal maestro stesso che, oltre ad essere depositario della ricetta originale tramandata dai genitori, durante questi anni l’ha arricchita attraverso la sua esperienza. Prevale ad esempio un aspetto molto importante, ovvero l’alta digeribilità del dolce che come tutti i lievitati è il fiore all’occhiello della sua produzione.