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A Napoli magistrati protestano contro riforma con la Costituzione in mano

A Napoli magistrati protestano contro riforma con la Costituzione in manoNapoli, 25 gen. (askanews) – A Napoli protesta dei magistrati contro la riforma della giustizia, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Distretto della Corte d’Appello di Napoli, che si svolge a Castel Capuano, alla presenza del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. All’esterno della sede del vecchio tribunale di Napoli, i magistrati iscritti all’Anm hanno inscenato una protesta contro la riforma costituzionale della Giustizia; indossando la toga, con al petto una coccarda tricolore, in mano una copia della Costituzione ed un cartello con una frase di Piero Calamandrei. I magistrati hanno poi lasciato il salone dei Busti tenendo in mano una copia della Costituzione appena il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha preso la parola per il suo intervento. I togati dell’Anm protestano contro la riforma della separazione delle carriere prevista nella riforma della giustizia.

Riforma della Giustizia, Nordio: non è punitiva per la magistratura

Riforma della Giustizia, Nordio: non è punitiva per la magistraturaNapoli, 25 gen. (askanews) – “Non bisogna pensare che questa riforma sia punitiva per la magistratura” e che tutte ” le manifestazioni di dissenso sono benvenute. Quindi ringrazio tutti per una manifestazione estremamente composta come questa”. A dirlo è il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Corte d’Appello di Napoli, in corso a Castel Capuano. I magistrati in segno di protesta contro la riforma della giustizia hanno lasciato la sala appena il ministro ha preso la parola. “Pensare che un ex magistrato possa avere come obiettivo l’umiliazione della magistratura alla quale è appartenuto, lo trovo particolarmente improprio” conclude.

Sudcorea, procura chiede proroga arresti presidente Yoon

Sudcorea, procura chiede proroga arresti presidente YoonRoma, 25 gen. (askanews) – I procuratori sudcoreani hanno presentato un’altra istanza per estendere la detenzione del presidente sospeso Yoon Suk-yeol, nell’ambito dell’indagine sul suo fallito tentativo d’imporre il 3 dicembre la legge marziale, dopo che un tribunale di Seoul ha respinto ieri una richiesta simile. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.


Quattro ore dopo il rifiuto del tribunale, il team speciale di pubblici ministeri che indaga sul caso di Yoon ha depositato una nuova richiesta presso il Tribunale distrettuale centrale di Seoul per prolungare la detenzione di Yoon fino al 6 febbraio, secondo quanto riferito dagli investigatori. La richiesta è arrivata dopo che l’Ufficio per le indagini sulla corruzione dei funzionari di alto grado (CIO) ha trasferito il caso di Yoon alla procura. “Alla luce di casi precedenti in cui i pubblici ministeri hanno condotto indagini supplementari, inclusi raid, su casi trasferiti dal CIO, e delle disposizioni del Codice di procedura penale, il diritto dei pubblici ministeri a un’indagine supplementare è naturalmente riconosciuto”, ha dichiarato la procura. “Pertanto, è necessaria un’estensione del periodo di detenzione”.


Nel frattempo, il team di pubblici ministeri starebbe preparando un atto di accusa contro Yoon, nel caso in cui la corte respinga la seconda richiesta. Secondo la legge, un sospettato può essere detenuto fino a 10 giorni, con una possibile estensione di altri 10 giorni. Yoon è stato arrestato domenica. Ieri il tribunale ha respinto la richiesta di estensione, affermando che è difficile vedere una ragione significativa per proseguire l’indagine da parte della procura, dato che il CIO ha già investigato sul caso e l’ha trasferito con una richiesta d’incriminazione. Il CIO ha effettuato il trasferimento di competenze, poiché l’agenzia non ha il mandato legale per accusare un presidente. In seguito alla mossa della procura, il team legale di Yoon ha nuovamente chiesto il suo rilascio immediato, sostenendo l’illegalità del procedimento.


Yoon è accusato di aver collaborato con l’allora ministro della Difesa Kim Yong-hyun e altri per avviare un colpo di mano, dichiarando la legge marziale e di aver abusato del suo potere inviando truppe all’Assemblea Nazionale per impedire ai parlamentari di votare contro il decreto. Parallelamente al procedimento penale, è in corso una procedura d’impeachment votata dall’Assemblea nazionale, che dovrebbe essere perfezionata a valle di un processo in corso presso la Corte costituzionale, che ha il compito di confermare la destituzione decisa dal parlamento o negarla e riconsegnare i poteri a Yoon.


In caso di conferma della destituzione, scatterà l’obbligo di tenere nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni.

Meloni in Arabia Saudita: focus su M.O., Libano e Mar Rosso

Meloni in Arabia Saudita: focus su M.O., Libano e Mar RossoRoma, 25 gen. (askanews) – La situazione in Siria, Libano e Medio Oriente, le tensioni in Mar Rosso, con gli attacchi dei ribelli Houthi, ma anche la collaborazione bilaterale. Sono i temi al centro della missione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da oggi in Arabia Saudita.


La premier arriverà oggi pomeriggio a Gedda per una visita all’”Amerigo Vespucci”, la nave scuola della Marina Militare, partita da Genova il primo luglio 2023 per un tour mondiale in cui ha già toccato 5 continenti e 30 nazioni prima del suo rientro in Mediterraneo. Evitato, quindi, l”incrocio’ con la ministra del Turismo Daniela Santanchè – su cui c’è un pressing per un passo indietro dopo il rinvio a giudizio per il procedimento su Visibilia – che sarà a Gedda al Villaggio Italia dal 27. La missione proseguirà domani ad Al-Ula, sito archeologico patrimonio Unesco, dove la presidente del Consiglio avrà un bilaterale con il principe ereditario e primo ministro saudita, Mohamed bin Salman. Numerosi – viene spiegato da fonti italiane – gli argomenti che saranno affrontati nei colloqui: la Siria e le sfide della ricostruzione dopo la lunga guerra civile; il Libano, dove l’Italia svolge un ruolo fondamentale per l’applicazione del cessate il fuoco ed è direttamente impegnata per mobilitare e coordinare il sostegno internazionale alle forze armate libanesi; Gaza e il conflitto israelo-palestinese, con la necessità di consolidare il cessate il fuoco, di aumentare l’assistenza umanitaria alla popolazione civile e di lavorare al rilancio di un processo politico verso la soluzione dei due Stati; lo Yemen e il Mar Rosso, dove la Marina italiana è impegnata nella missione UE Aspides a difesa della libertà di navigazione; l’Iran, rispetto al quale è necessario un rinnovato impegno internazionale sia rispetto al nucleare che nel quadro della stabilità regionale; l’Ucraina, su cui i Paesi del Golfo, e l’Arabia Saudita in particolare, possono svolgere un ruolo importante nella ricerca di una pace giusta e duratura. L’incontro avrà il suo culmine nella firma da parte dei due leader di una dichiarazione congiunta che sancirà l’avvio di un partenariato strategico tra le due nazioni.


A margine della visita verranno anche firmate numerose intese tra i due governi. Tra queste, accordi nell’ambito della difesa, della mobilità sostenibile, della cooperazione energetica, dello sport e della tutela del patrimonio culturale e archeologico. Alcune delle intese riguarderanno anche la collaborazione tra Roma e Riad in scenari di interesse comune, a partire dal continente africano, nella cornice del Piano Mattei per l’Africa. Ad Al-Ula è in programma anche lo svolgimento di una tavola rotonda alla quale parteciperanno rappresentanti istituzionali e delle maggiori imprese italiane e saudite. L’incontro sarà l’occasione per approfondire le opportunità di crescita dell’interscambio commerciale tra Italia e Arabia Saudita. Anche in questa sede saranno sottoscritte intese sia tra soggetti pubblici che privati, con particolare riferimento al coinvolgimento del Sistema Italia negli importanti progetti di sviluppo e investimento avviati dal Governo saudita sul territorio nazionale. Lunedì la missione proseguirà in Bahrein e costituirà la prima visita di un presidente del Consiglio italiano nel Paese del Golfo. Meloni avrà un colloquio bilaterale con il Re Hamad Bin Isa Al Khalifa, nel corso del quale verranno affrontati i temi regionali di comune interesse, il dialogo interreligioso e i principali dossier della cooperazione bilaterale, a partire dalla collaborazione nel settore della difesa e del contrasto all’immigrazione irregolare. I due leader si erano già incontrati a Roma lo scorso 17 ottobre, in occasione della visita ufficiale del sovrano bahreinita in Italia.

Vino, Cantina Tollo Group porta i suoi Pecorino in giro per il mondo

Vino, Cantina Tollo Group porta i suoi Pecorino in giro per il mondoMilano, 25 gen. (askanews) – Si chiama “10 Shades of Pecorino Grapes” ed è il nome del roadshow ideato per raccontare al pubblico internazionale questo vitigno a bacca bianca e le sue espressioni ideato da Cantina Tollo Group, importante realtà cooperativa abruzzese da 14 milioni di bottiglie all’anno. Un tour che si è aperto il 16 gennaio a Milano e che nel corso del 2025 porterà l’azienda negli Usa, in Canada, in Giappone, in Vietnam, nel Regno Unito, in Repubblica Ceca, in Russia, in Kazakistan, in Azerbaijan e in Polonia, per poi tornare in Italia e concludersi a Roma. Durante le degustazioni guidate riservate alla stampa e agli operatori di settore saranno presentate le dieci referenze prodotte dall’azienda con il Pecorino (che da solo vale oltre 4 mln di euro, il 13% del fatturato totale dell’imbottigliato, e il 20% del quale è biologico), dallo spumante al fermo biologico, passando per la viticoltura eroica a 800 metri sul livello del mare e l’affinamento in anfora. Quattro di queste dieci etichette sono firmate Feudo Antico, il brand di alta gamma della cooperativa, tra cui spiccano in particolare i notevoli “Tullum Docg”, il “Tullum Docg Organic fermentazione spontanea”, e il “Casadonna Pecorino Terre Aquilane Igp”.


“Siamo tra i primi produttori ad aver creduto nelle potenzialità di questo vitigno e con questo tour vogliamo presentare ai mercati internazionali tutte le possibili interpretazioni di questa meravigliosa varietà, capace di incontrare il gusto contemporaneo dei consumatori che sempre più si orientano verso vini bianchi longevi, freschi e versatili ancor più se da uve bianche tipiche o autoctone” ha spiegato ad askanews il Dg di Cantina Tollo, Sandro Ciavattella, evidenziando che “le nostre referenze nell’ultimo biennio hanno registrato un aumento dei volumi di vendita del 26%”. Cantina Tollo conta oggi circa 625 soci e 2.500 ettari coltivati dalle colline del litorale fino alle pendici della Maiella, in un territorio da sempre vocato alla produzione vitivinicola, rappresentato soprattutto dai vitigni tipici e autoctoni del territorio: Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Passerina, Maiolica e Cococciola. Reduce da due anni drammatici, con la vendemmia 2023 cui la Peronospora ha fatto segnare -70% del raccolto e la 2024 che a causa delle temperature torride e della siccità ha visto “i nostri soci conferire 180mila quintali di uve, oltre il 60% in meno rispetto alla media”, anche il Gruppo teatino punta sul 2025 per recuperare sia sul fronte dello sfuso che dell’imbottigliato che, a chiusura dell’anno scorso, avevano fatto registrare rispettivamente un -77% di fatturato e -6% delle vendite delle bottiglie. Le premesse di una ripresa ci sono (a partire dai circa 350mila quintali di uva dell’ultima vendemmia) dato che dopo i primi 5 mesi del 2024/2025 il fatturato dello sfuso è in crescita sostanziale e quello dell’imbottigliato è in linea con lo stesso periodo dell’anno scorso ma con un lieve aumento della marginalità media e del prezzo medio, obiettivi che l’azienda si è prefissata di raggiungere.


“Quest’anno pensiamo di riuscire a crescere del 5-6% a volume, cercando di migliorare il mix prodotto, cioè cercando di alzare sempre più la quota premium rispetto quelle entry level. In questo momento l’horeca pesa intorno ai 20 punti percentuali sul totale del fatturato e ci prefiggiamo l’obiettivo nel corso dei prossimi anni di crescere di circa il 5%. Fin dal mio ingresso il mio obiettivo è stato quello di cercare di lavorare sui margini e questo si è tradotto oggi con un miglioramento di quattro-cinque punti” ha proseguito Ciavattella, aggiungendo che abbiamo analizzato quali sono i prodotti che non performano bene, in alcuni casi abbiamo modificato i listini, in altri abbiamo fatto delle ottimizzazioni di prodotto. La Cantina ha bisogno anche di fare investimenti e questi si possono fare attraverso un miglioramento dei margini, una parte dei quali vengono naturalmente stornati ai soci che sono la nostra risorsa più importante. Successivamente – ha continuato – dobbiamo identificare dove investire per realizzare prodotti nuovi e migliori: ne è un esempio proprio il Pecorino sul quale abbiamo investito in ricerca e innovazione per cavalcare l’onda della crescente richiesta di vini bianchi di qualità”. “Ho voluto dare un imprinting sempre maggiore alla premiumizzazione: appena siamo entrati abbiamo fatto un’analisi che ci ha portato ad iniziare un restyling profondo di tutta la linea premium, grazie ad uno dei più grandi designer italiani del mondo delle etichette, Mario Di Paolo, con cui abbiamo lavorato molto e con grande sinergia al fine di identificare quelli che sono i nostri prodotti iconici, dandogli un tono e una veste che li valorizzasse per poi portarli alle fiere di Parigi, Dusseldorf e Verona e andare a venderli in in giro per il mondo” ha rimarcato ad askanews il 44enne manager pescarese nominato Dg dall’assemblea dei soci il 28 luglio 2024, evidenziando che “a Milano abbiamo presentato ufficialmente ‘Hedòs Bianco Terre d’Abruzzo Igp 2024’ e ‘Hedòs Rosè Terre d’Abruzzo Igp 2024’ (non è più 100% Cerasuolo ma un blend di Montepulciano e altre uve rosse, ndr) che avvieremo nell’Horeca ma successivamente valuteremo se inserirli non sul classico scaffale ma nelle enoteche della Gdo, spazi che sono sempre più frequenti in questo canale, caratterizzandoli anche dal punto di vista del prezzo”.


Oggi, la cooperativa presieduta da Gianluca Orsini, esporta per il 40% del proprio fatturato in oltre 50 Paesi, di cui i principali sono Germania, Canada, Russia, Olanda e Scandinavia. Il Pecorino piace invece sopratutto in Olanda, Belgio, Canada e in alcuni Paesi dell’Est Europa. “Noi lavoriamo molto anche sulle ‘private label’, che differenziamo in ‘private label’ ed ‘exclusive label’ che produciamo soprattutto per la grande distribuzione estera, con la Germania che vuole quasi esclusivamente in ‘exclusive label’” ha precisato Ciavattella, sottolineando che “anche su questo fronte però cercheremo di veicolare sempre di più il vino con il nostro marchio”. (Alessandro Pestalozza)

A Gaza City liberate da Hamas 4 soldatesse israeliane

A Gaza City liberate da Hamas 4 soldatesse israelianeRoma, 25 gen. (askanews) – Hamas ha consegnato alla Croce Rossa a Gaza City quattro soldatesse israeliane tenute in ostaggio dall’attacco del 7 ottobre 2003 e liberate oggi nell’ambito dell’accordo di tregua con Israele. Il trasferimento delle quattro donne alla Croce Rossa Internazionale è avvenuta su una gremitissima piazza Palestina, nel cuore di Gaza City, alla presenza tra l’altro di centinaia di membri di Hamas ed esponenti di altre fazioni palestinesi, tra cui la Jihad islamica palestinese.


Le soldatesse, la cui liberazione è stata trasmessa in diretta da Al Jazeera, hanno salutato sorridenti prima di essere accompagnate alle vetture della Croce Rossa. Si tratta di Liri Elbag, 19 anni, Naama Levy, 20 anni, Daniella Gilboa, 20 anni, e Karina Ariev, 20 anni. Insieme ad Agam Berger, 20 anni, ancora prigioniera nella Striscia di Gaza, le quattro soldatesse facevano parte dell’unità di sorveglianza delle Forze di difesa israeliane (Idf) di stanza alla base militare di Nahal Oz al momento dell’attacco di Hamas.

M.O., Hamas ha consegnato alla Croce Rossa 4 soldatesse israeliane

M.O., Hamas ha consegnato alla Croce Rossa 4 soldatesse israelianeRoma, 25 gen. (askanews) – Hamas ha consegnato alla Croce Rossa a Gaza City quattro soldatesse israeliane tenute in ostaggio e liberate oggi nell’ambito dell’accordo di tregua con Israele. Il trasferimento delle quattro donne alla Croce Rossa Internazionale è avvenuta su una gremitissima piazza Palestina, nel cuore di Gaza City, alla presenza anche di centinaia di membri di Hamas ed esponenti di altre fazioni, palestinesi, tra cui la Jihad islamica palestinese.


Le soldatesse, la cui liberazione è stata trasmessa in diretta da Al Jazeera, hanno salutato sorridenti prima di essere accompagnate alle vetture della Croce Rossa. Si tratta di Liri Elbag, 19 anni, Naama Levy, 20 anni, Daniella Gilboa, 20 anni, e Karina Ariev, 20 anni. Insieme ad Agam Berger, 20 anni, ancora prigioniera nella Striscia di Gaza, le quattro soldatesse facevano parte dell’unità di sorveglianza delle Forze di difesa israeliane (Idf) di stanza alla base militare di Nahal Oz al momento dell’attacco di Hamas.

Cpi contro l’Italia per scarcerazione Almasri, imbarazzo in Ue

Cpi contro l’Italia per scarcerazione Almasri, imbarazzo in UeRoma, 25 gen. (askanews) – Il caso Almasri provoca una frattura tra la Corte penale internazionale e il governo italiano e crea imbarazzo nell’Unione europea, che si nasconde dietro silenzi e “no comment”.


Najeem Osema Habish, conosciuto come Almasri (“l’egiziano”), capo della polizia giudiziaria libica, è stato arrestato lo scorso 19 gennaio a Torino, su richiesta della Corte penale internazionale. Secondo i magistrati dell’Aia, Almasri sarebbe responsabile di aver coordinato, ordinato e eseguito omicidi, violenze sessuali e torture nelle strutture carcerarie di Tripoli, in particolare a Mitiga, il penitenziario dove vengono rinchiusi migliaia migranti. Proprio per questo è detto anche il “torturatore di Mitiga”. Almasri è stato rilasciato appena due giorni dopo l’arresto, espulso e rimpatriato, con un volo di Stato, in Libia. Una storia dai contorni poco chiari che ha provocato l’irritazione della Cpi e le proteste delle opposizioni in Italia, che hanno chiesto al governo di riferire in Parlamento. La prima spiegazione è arrivata informalmente dal Ministero della Giustizia, che si è giustificato parlando – in sostanza – di un cavillo burocratico. Una volta eseguito l’arresto, sono stati informati la Corte d’Appello di Roma, competente per la materia, e il Ministero della Giustizia. Per ‘convalidare’ l’arresto sarebbe servito un atto del ministro Carlo Nordio, che però non è arrivato perché “considerato il complesso carteggio” il ministro stava “valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma”. Una ricostruzione ben poco convincente per le opposizioni che hanno chiesto al governo di riferire al Parlamento con un’informativa, ipotizzando che dietro allo strano rilascio ci sia una motivazione “politica” legata ai rapporti tra Roma e Tripoli, in particolare nella “gestione” dei migranti. Informativa che non arriverà prima della prossima settimana. Nel frattempo anche la Corte ha chiesto “chiarimenti” ricordando “il dovere di tutti gli Stati membri di cooperare pienamente”.


In attesa che arrivino le spiegazioni, giovedì 23 è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a parlare rispondendo al question time, ma senza fugare i dubbi. Piantedosi non è entrato nel merito dei fatti che hanno portato alla scarcerazione, limitandosi a dire che “considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato”. Almasri è stato quindi imbarcato sul volo di Stato e riportato in Libia, accolto tra gli applausi. Il ‘caso’ crea imbarazzi anche a Bruxelles. “Non spetta alla Commissione attuare un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Tutti gli Stati membri dell’Ue fanno parte dell’accordo di Roma, e devono tutti applicare quelle regole e collaborare con la Corte penale internazionale”, ha risposto un portavoce dell’Esecutivo comunitario, Anouar El Anouni, alle domande poste durante il briefing quotidiano per la stampa del 23 gennaio. A un giornalista che chiedeva se la Commissione intenda sollecitare chiarimenti sulla vicenda da parte del governo italiano, un’altra portavoce, Arianna Podestà, ha replicato: “Questo è un caso in cui abbiamo una decisione proveniente da una corte nazionale, ed è una cosa che deve essere discusso direttamente con quella corte”. “Ciò che abbiamo sempre detto – ha continuato Podestà – è che l’Ue sostiene la CPI e i principi enunciati nello Statuto di Roma della Corte”. Ma, ha ribadito, “questa è una questione tra una corte nazionale e la Corte penale internazionale”. Rispondendo ad altre domande, la portavoce ha poi aggiunto: “Quello che diciamo, e che abbiamo già detto, è che ribadiamo il nostro forte impegno per la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità. Questo è un principio consolidato a cui ci atteniamo sempre. Inoltre, come scrive anche il Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 2023, facciamo appello a tutti gli Stati membri affinché garantiscano la piena cooperazione con la Corte nell’esecuzione dei mandati di arresto internazionali”. “Ci sono contatti e discussioni in corso tra le autorità nazionali e la CPI. Non spetta alla Commissione commentare. Le due parti stanno chiarendo, stanno discutendo le procedure, stanno discutendo i fatti e non abbiamo altro da aggiungere come contributo a questa discussione in corso”, ha detto ancora Podestà.


Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Coppa dei Club Padel Msp, al via decima edizione con numeri record

Coppa dei Club Padel Msp, al via decima edizione con numeri recordRoma, 25 gen. (askanews) – Doppia cifra. La Coppa dei Club, il più grande campionato amatoriale di padel a squadre di Italia, compie dieci anni, e nella fase di Roma e provincia festeggia con nuovi record di iscrizioni, che vanno a superare quelli delle precedenti edizioni. Se lo scorso anno le squadre iscritte alla competizione organizzata da Msp – ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni – erano state 212, nel 2025 saranno 224, con i circoli passati da 111 a 122 (ogni club può iscrivere anche più di una squadra) e gli atleti da 4.500 a oltre 5.000. Numeri – sottolinea una nota – che confermano la grande passione del popolo del padel, che coinvolge giocatrici e giocatori di ogni età e di ogni professione: tra le novità della decima Coppa dei Club Msp, la presenza di due squadre istituzionali, una in rappresentanza del Comando Generale dei Carabinieri e una del Gruppo Sportivo Vigili Urbani di Roma, con in campo la Polizia Locale di Roma Capitale. Tutti in campo con l’obiettivo di conquistare il titolo provinciale (vinto nel 2024 dal Forte Padel Gang) che dà accesso direttamente alle finali nazionali, oltre che dare l’accesso a quelle regionali assieme alle rappresentanti di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, con in palio un altro posto alle finali nazionali vinte a luglio a Parma dagli abruzzesi del Bombonera Padel Club (Chieti).


Sarà il Cisalfa Store dell’Eur a ospitare sabato 25 il sorteggio della fase a gironi. Tanti i protagonisti eccellenti che parteciperanno al torneo: dal Fight Club dell’ex calciatore Vincent Candela al Conti Sport City di Daniele e Andrea Conti, figli di Bruno, sede tra l’altro delle finali provinciali e regionali 2024. Proprio nel Conti Sport City giocherà anche Anastasia, nipote di Bruno Conti e compagna del calciatore della Roma e della nazionale Niccolò Pisilli. Con la maglia dell’Eschilo, invece, ci sarà un altro ex romanista come l’argentino Diego Perotti. In campo anche l’attore Pietro Sermonti con il Villa Pamphili e l’ex nazionale di hockey inline Elia Tranquilli. Spazio, come ogni anno, anche all’inclusività, con due squadre che schiereranno giocatori con disabilità motorie: i pionieri dell’Asd Sportinsieme e il Madiba Padel. Durante il sorteggio verranno consegnati premi a giocatori e squadre che si sono distinti nelle precedenti edizioni. In Umbria, Toscana, Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Sardegna e Veneto le altre fasi regionali che qualificheranno a quella nazionale. Il torneo potrà contare ancora sul patrocinio di Roma Capitale e della Regione Lazio, con la squadra vincitrice delle finali di Roma e provincia in programma sabato 7 giugno (il giorno successivo, invece, spazio alla finale regionale) che sarà ancora una volta premiata in Campidoglio.


“Il record di oltre 5mila iscritti per un torneo amatoriale è la conferma di come Roma sia la capitale del padel in Italia – spiega Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda di Roma Capitale -. Nessuna città può vantare i numeri in continua crescita di Roma, con oltre 350 mila praticanti e 1500 campi, che sono aumentati del 133% rispetto a 4 anni fa. Il padel è uno sport democratico e inclusivo, perché abbatte le barriere senza fare mai distinzioni di età e genere”. “Siamo particolarmente orgogliosi che il Lazio confermi, anno dopo anno, il suo legame sempre più stretto con il padel – le parole di Elena Palazzo, assessore allo sport, all’ambiente e alla transizione energetica della Regione Lazio -. La passione per questa disciplina viene rinsaldata proprio grazie alla Coppa dei Club MSP, un appuntamento divenuto ormai tradizionale. Attraverso questo evento, il più grande torneo amatoriale a squadre d’Italia, si esalta la bellezza dello sport valorizzando al massimo temi come l’amicizia e la condivisione e avvicinando, anno dopo anno, un numero sempre crescente di appassionati e curiosi. Per questi motivi la Regione Lazio è vicina agli organizzatori e augura sempre nuovi successi alla Coppa dei Club e ai suoi partecipanti”.


“Dieci anni di Coppa dei Club sono un traguardo straordinario, da festeggiare – ha aggiunto Claudio Briganti, responsabile nazionale padel di MSP Italia -. Siamo stati tra i primi a credere nello sviluppo di questa disciplina, perché avevamo intravisto margini di crescita impressionanti. Il numero di squadre iscritte all’edizione 2025, che certificano l’ennesimo record, ci ha dato ragione. In bocca al lupo a tutti i club partecipanti, che sapranno onorare al meglio una competizione diventata tra le più importanti d’Italia”.

La preoccupazione di Mattarella per la technoligarchy, appello a Ue (e Meloni)

La preoccupazione di Mattarella per la technoligarchy, appello a Ue (e Meloni)Roma, 25 gen. (askanews) – “I Paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi. Soltanto uniti potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere”. Due giorni dopo l’insediamento di Donald Trump, mentre il neo presidente firmava una pioggia di atti esecutivi, Sergio Mattarella ha lanciato da Messina un nuovo appello all’Europa.


Un invito a restare uniti inviato ai leader, a partire da Giorgia Meloni, il cui rapporto privilegiato con il tycoon spaventa molti partner continentali. La premier è stata l’unica leader europea presente al giuramento a Capitol Hill, confermandosi come quella più vicina alla nuova amministrazione Usa. Una posizione guardata con diffidenza, tra gli altri, da Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, Donald Tusk. La presidente del Consiglio sa che il ruolo di “ponte” tra Washington e Bruxelles richiede di trovare un equilibrio complicato. Tanto che nel post di X che ha pubblicato subito dopo il giuramento, oltre a fare gli auguri a Trump ha voluto mandare un messaggio di rassicurazione all’Ue: “L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità”. Quasi una excusatio non petita, che probabilmente ripeterà al summit del 3 febbraio a Bruxelles, il primo incontro dei 27 dopo l’insediamento del presidente americano. Chissà se le chiederanno, in quell’occasione, qualche spiegazione, se qualcuno solleverà preoccupazioni per la relazione con Trump e soprattutto con Elon Musk (il cui fratello è stato ricevuto il 24 gennaio a Palazzo Chigi), primo esponente di quella che in Usa è stata definita “technoligarchy” e che pesantemente è entrato nel dibattito politico europeo, in primo luogo con il sostegno al partito tedesco di estrema destra Afd. Proprio Mattarella era stato tra i primi a lanciare l’allarme per il potere che stanno assumendo le grandi compagnie tecnologiche. Recentemente, nel corso degli auguri natalizi alle alte cariche al Quirinale, aveva parlato degli “oligarchi di diversa estrazione” che agiscono “sempre più spesso come veri e propri contropoteri”. Molti dei quali – aggiungiamo – erano in prima fila al Campidoglio per l’Inauguration day.


A Messina, nella sua lectio, Mattarella ha ripercorso le tappe più significative della storia dell’integrazione europea, arrivando all’oggi, alla “sicurezza” che in tanti ambiti – per i prodotti alimentari, i farmaci, i voli, il contrasto alla criminalità – deriva proprio dalla legislazione comunitaria. “Questo, naturalmente – ha ammesso – non significa ignorare i limiti delle regole europee. Bisogna esserne consapevoli e impegnarsi nel rimuoverli e superarli, agendo con sempre maggiore efficacia per migliorare il funzionamento delle istituzioni dell’Unione”. Oggi in particolare, “il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza non sono problemi risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali ma richiedono l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali”. Su questo devono essere fatti molti passi avanti, da un lato perché “nei singoli contesti nazionali si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea come un soggetto estraneo agli Stati membri e non – quale effettivamente essa è – come il prodotto della loro interazione e cooperazione”, dall’altro la “limitata coscienza politica, che l’Unione ha di sé stessa, condiziona il suo operare concreto e la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta – e quindi tempestiva – dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare”. In un “tornante della storia” in cui a livello internazionale “prevalgono dinamiche fortemente conflittuali e perfino distruttive” deve emergere “l’importanza della comunanza di valori e di principi che rendono gli Stati europei naturalmente vicini e necessariamente solidali nell’affermare i valori di democrazia, dignità umana, libertà, equità sociale, pace”. Servono quindi “scelte coraggiose, superando concezioni miopi dell’identità e dell’interesse nazionale”.


Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli