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Tag: Sanremo 2023

Cina, Country Garden: non riusciamo a onorare parte debito offshore

Cina, Country Garden: non riusciamo a onorare parte debito offshoreRoma, 18 ott. (askanews) – Lo sviluppatore immobiliare cinese a rischio default Country Garden Holdings ha dichiarato oggi di non essere in grado di adempiere a tutti i suoi obblighi sul debito offshore. Lo riferisce Nikkei Asia.

“La società non è in grado di soddisfare in tempo tutti gli obblighi di rimborso dei suoi debiti esteri”, ha dichiarato la compagnia in una comunicazione. Ieri Country Garden si trovava a dover pagare interessi per 15 milioni di dollari per la scadenza di un periodo di grazia di 30 giorni dopo aver mancato la data di pagamento del 18 settembre.

La compagnia non ha specificato quali obblighi di debito non è in grado di adempiere in tempo e se abbia effettuato il pagamento di 15 milioni di dollari. Tuttavia, la società ha affermato che spera di negoziare una “soluzione globale” per risolvere la sua crisi finanziaria. In una dichiarazione ufficiale resa alla borsa di Hong Kong il 10 ottobre, il presidente di Country Garden Mo Bin ha riconosciuto che la società non era già riuscita a onorare 470 milioni di dollari di Hong Kong (60 milioni di dollari) di debiti, senza rivelare ulteriori dettagli. Mo ha sottolineato che la società non dispone di liquidità sufficiente per “adempiere a tutti i suoi obblighi di pagamento offshore”, anticipando sostanzialmente la dichiarazione di mercoledì.

La compagnia ha registrato una perdita netta di 48,9 miliardi di yuan (6,7 miliardi di dollari) nei primi sei mesi di quest’anno. I suoi debiti in essere sotto forma di titoli senior, obbligazioni convertibili, obbligazioni societarie e prestiti bancari e di altro tipo ammontavano a 257,9 miliardi di yuan (35,2 miliardi di dollari) alla fine di giugno, con 108,7 miliardi di yuan (14,8 miliardi di dollari) da pagare entro un anno. La società disponeva di liquidità e mezzi equivalenti per 101,1 miliardi di yuan (13,8 miliardi di dolari).

Vino, al “Mondial des vins extremes” a Sarre assegnate 283 medaglie

Vino, al “Mondial des vins extremes” a Sarre assegnate 283 medaglieMilano, 18 ott. (askanews) – La 31esima edizione del “Mondial des Vins Extrêmes” si è conclusa con l’assegnazione di 283 medaglie ai migliori vini frutto di viticoltura estrema. Le commissioni d’assaggio, composte ciascuna da tre enotecnici o enologi, e da due degustatori esperti e riunitesi a Sarre (Aosta) hanno conferito 45 Grandi Medaglie d’Oro (di cui 15 a produttori italiani) e 238 Medaglie d’oro durante le degustazioni degli 863 vini iscritti al concorso da 319 aziende provenienti da 26 Paesi.

“L’edizione 2023 ha visto l’adesione di vignaioli da 26 Paesi, un record straordinario che attesta la capillare diffusione della viticoltura eroica nel mondo” ha spiegato Stefano Celi, presidente del Centro di ricerche, studi, salvaguardia, coordinamento e valorizzazione per la viticoltura montana (Cervim). “Come Mondial des vins extrêmes – ha aggiunto Celi – siamo orgogliosi di costituire un palcoscenico sempre più importante per queste etichette e per i loro produttori che con dedizione sfidano di anno in anno condizioni climatiche estreme e terreni impervi per creare vini di qualità unica”. Tra le novità di quest’anno, la presenza del Giappone che è stato premiato con cinque referenze. Sono stati inoltre assegnati anche 19 Premi Speciali e il prestigioso riconoscimento Vinofed, stabilito dalla Federazione dei più importanti concorsi enologici internazionali di cui fa parte anche il Mondial des Vins Extremes. Il premio Vinofed e il Gran Premio Cervim (assegnato al vino che ha ottenuto il miglior punteggio in assoluto) se lo è aggiudicato il Brasile, con il “Vinhos de altitude de Santa Catarina Touriga Nacional 2022” di Quinta da Neve-São Joaquim.

In contemporanea al Mondiale si è svolta la terza edizione di “Extreme Spirits International Contest”, che ha attribuito quattro Grandi Medaglie d’Oro e 36 Medaglie d’Oro selezionate tra gli 84 distillati in gara provenienti da Perù, Italia, Francia e Spagna. Si tratta di un concorso internazionale dedicato ai distillati da vinacce, fecce e vino che si propone di valorizzare anche le rispettive zone di produzione. A partire da quest’edizione hanno inoltre potuto partecipare i vini aromatizzati, il cui vino di base sia prodotto con uve coltivate sempre in zone caratterizzate da viticoltura eroica. La cerimonia di premiazione di entrambi i concorsi si terrà a Palazzo Rospigliosi a Roma il 1 dicembre.

Da R.Lombardia riconoscimenti a volontari attivi in lotta a Covid

Da R.Lombardia riconoscimenti a volontari attivi in lotta a CovidMilano, 18 ott. (askanews) – “Semplicemente grazie! La Lombardia ringrazia gli operatori che hanno contribuito alla lotta contro il Coronavirus”. Questo il messaggio che ha fatto da sfondo, nel pomeriggio di oggi, all’iniziativa svolta al Belvedere ‘Silvio Berlusconi’ di Palazzo Lombardia alla presenza del presidente Attilio Fontana e degli assessori regionali Guido Bertolaso e Simona Tironi. Davanti ai rappresentanti della Federazione Volontari del Soccorso (FVS), la maggior parte dei quali provenienti dalla provincia di Brescia, l’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha voluto evidenziare “come non siano mai sufficienti le volte per ringraziare chi, con professionalità e altruismo, ha contribuito al sostegno della popolazione sia nel momento più pesante della pandemia, sia nella fase delle vaccinazioni”.

“Basterebbe ripetere un ‘grazie’ per ognuno di voi – ha detto il presidente Fontana, rivolgendosi ai volontari – è sempre un piacere potervi incontrare di persona per rinnovarvi la gratitudine di tutti i lombardi”. L’assessore alla Formazione, Lavoro e Istruzione, forte della sua ‘brescianità’ si è detta “orgogliosa di essere protagonista di un appuntamento che, ancora una volta, rende merito al grande impegno messo in campo dalla gente della sua terra”. “Donne e uomini – ha concluso – che senza mai risparmiarsi possono essere considerati campioni di altruismo”.

Cina, Xi promette una Belt and Road più “piccola” ma “intelligente”

Cina, Xi promette una Belt and Road più “piccola” ma “intelligente”Roma, 18 ott. (askanews) – Xi Jinping non rinuncia all’Iniziativa Belt and Road, un vettore della geopolitica cinese da lui voluto con la prospettiva di riaprire le antiche “vie della seta” e restaurare l’antica centralità cinese nell’Eurasia. Ma le idee grandiose d’un tempo oggi appaiono ridimensionate, come meno brillante e rapida è la crescita dell’economia di Pechino. E così, il presidente cinese oggi ha chiarito che i futuri progetti della Belt and Road saranno “piccoli ma intelligenti” e orientati al mercato.

Xi ha parlato in un discorso ai leader e agli uomini d’affari stranieri riuniti a Pechino, proponendo di migliorare la connettività attraverso l’integrazione di porti e rotte marittime e terrestri tra Asia ed Europa. “La cooperazione Belt and Road è passata a un’altra fase: dal disegnare i contorni abbiamo progredito al riempire i dettagli”, ha detto Xi ai delegati nella Grande Sala del Popolo, celebrando i 10 anni del programma. “Siamo ora impegnati nel lancio – ha detto il leader cinese – di un gran numero di progetti esclusivi e programmi ‘piccoli ma intelligenti’ incentrati sulle persone.” Ad ascoltarlo erano presenti un migliaio di personalità, tra le quali una ventina di capi di stato e di governo. Ma quello che certamente ha spiccato di più è stato Vladimir Putin, il leader russo che ormai esce poco dal territorio della Federazione dopo l’inizio del conflitto ucraino e il mando di arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale. Con lui Xi ha avuto a margine un bilaterale.

Il terzo summit Belt and Road viene in un momento di rallentamento della crescita cinese e questo ha posto dubbi sulla capacità di Pechino di continuare ad alimentare il programma. Secondo i dati compilati dal Global Development Policy Center dell’Università di Boston, i prestiti cinesi all’Africa – uno degli obiettivi principali di Belt and Road – sono diminuiti in modo significativo e sono scesi al di sotto dei 2 miliardi di dollari nel 2021 e nel 2022. A questo vanno aggiunti i dubbi di diversi paesi che hanno aderito al programma, ma poi si sono interrogati sull’impatto che il debito nei confronti di Pechino può avere sulla loro sovranità e prospettive economiche future. Inoltre il contesto geopolitico maggiormente polarizzato ha messo in discussione le relazioni, tanto che un paese come l’Italia – unico membro del G7 ad aver firmato un memorandum d’intesa con Pechino per aderire all’iniziativa – potrebbe non rinnovarlo alla sua scadenza a fine anno.

Xi però non ha alcuna intenzione di mandare in cantina questo progetto. La settimana scorsa Pechino ha diffuso un libro bianco sul programma intitolato “L’Iniziativa Belt and Road: un pilastro-chiave della comunità globale di un futuro condiviso”. In questo documento è precisato che Belt and Road continuerà a essere parte della strategia generale di Pechino e che “la Cina è pronta ad aumentare il suo apporto di risorse nella cooperazione globale”. Inoltre, alla vigilia del forum, Xi ha ospitato un banchetto BRI durante il quale ha promesso: “Dobbiamo intraprendere con slancio ed entusiasmo il nuovo viaggio verso un altro decennio d’oro”. Secondo la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), la principale agenzia di pianificazione economica del paese, a giugno la Cina aveva firmato più di 200 accordi di cooperazione con 152 nazioni e 32 istituzioni internazionali in cinque continenti nell’ambito dell’iniziativa. Dal 2013 al 2022, gli investimenti cumulativi bilaterali tra la Cina e i paesi partner hanno raggiunto i 380 miliardi di dollari, di cui 240 miliardi di dollari provengono dalla Cina.

Xi ha oggi annunciato che la China Development Bank e la Export-Import Bank of China istituiranno strumenti di finanziamento per 350 miliardi di yuan (48 miliardi di dollari), insieme a un’iniezione di 80 miliardi di yuan (11 miliardi di dollari) nel Fondo della Via della Seta per sostenere progetti “sulla base del mercato e del funzionamento degli affari.” Il presidente cinese ha insistito ancora sul fatto che Belt and Road è un’iniziativa incentrata sul reciproco vantaggio e che si oppone alla concezione del mondo basata sui blocci, alla coercizione economica, alla spinta al disaccoppiamento economica. Un richiamo che ha una presa sul Sud globale, rispetto a un Occidente visto come arroccato attorno agli Stati uniti in una fase di intensa tempesta geopolitica.

Convegno ‘Parità di genere: perché la certificazione?’

Convegno ‘Parità di genere: perché la certificazione?’Roma, 18 ott. (askanews) – Ridurre il divario di genere sul lavoro, questo l’obiettivo principale del seminario informativo dal titolo ‘Parità di genere: perché la certificazione?’ tenutosi nella mattinata di oggi, mercoledì 18 ottobre 2023, presso la sede pontina della Camera di Commercio Frosinone Latina. Un evento organizzato dall’Azienda Speciale Informare, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per la Pari Opportunità – Italiadomani e Unioncamere.

Il Sistema di certificazione della parità di genere rientra nella Missione 5, Componente 1 ‘Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione’ del PNRR (Investimento 1.3), che mira a promuovere una maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro, per migliorare la coesione sociale e territoriale e per la crescita economica del Paese. Un Sistema volto ad incentivare le imprese nell’adozione di policy adeguate a ridurre il gender gap ed il gender pay gap. Ad aprire i lavori, Sua Eccellenza il Prefetto di Latina, Maurizio Falco: ”Tra le parti che si fanno carico del benessere della comunità c’è bisogno di lavorare in sinergia. Il rapporto tra pubblico e privato è fondamentale per mettere in campo le azioni rivolte alla collettività. Occorre, però, cambiare la narrazione, facendo parlare le dirette interessate: le donne. Non a caso, il mio discorso di oggi l’ha scritto una donna. Una giovane donna, un futuro Prefetto, che spiega come, in nome della parità di genere, in superficie sia stato detto molto ma, a livello pratico, ancora c’è diffidenza nel concepire che il ruolo delle donne nei luoghi dove si assumono le decisioni sia in crescita. Per superare questa diffidenza, si deve cominciare a guardare al ruolo delle donne come ad un qualcosa che garantisca crescita alla società e un progresso più sostenibile. È necessario, però, offrire anche garanzie lungo i percorsi di carriera delle donne. Il tutto senza dimenticare che sono ancora molti gli stereotipi da abbattere. Abbiamo un presidente del Consiglio donna, qui a Latina un Sindaco donna. Le politiche stanno cambiando in favore dell’ingresso delle donne nei ruoli apicali ma mancano supporti che garantiscano alle donne la possibilità di conciliare la loro crescita professionale con la possibilità di creare anche una loro vita affettiva è familiare. Su questo dobbiamo lavorare insieme’.

A fare gli onori di casa, il Presidente della CCIAA, Giovanni Acampora, che, nel ringraziare tutti i presenti per il loro contributo al dibattito, ha affermato: Il Sistema di certificazione della parità di genere rientra nella Missione 5, Componente 1 ‘Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione’ del PNRR, che mira a promuovere una maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro, per migliorare la coesione sociale e territoriale e per la crescita economica del Paese. In qualità di Presidente anche di SiCamera sento la responsabilità di promuovere quanto più possibile una progettualità dell’intero sistema camerale, che rappresenta un obiettivo corale, che per essere raggiunto richiede una importante condivisione sul territorio. È stato ampiamente dimostrato che riconoscere il giusto ruolo economico e sociale alle donne sia un fattore chiave per la crescita: l’Istituto Europeo per la Parità di Genere (EIGE) stima che una maggiore uguaglianza di genere per l’Italia può portare ad un incremento di circa il 12% del PIL entro il 2050. Ma, ancora oggi, le misure del gender gap dimostrano l’urgenza di intervenire per superare i ritardi rispetto ai nostri competitors. Infatti, nella graduatoria annuale riferita al divario di genere del World Economic Forum (Global Gender Gap 2023), l’Italia si colloca al 79° posto (su 146 Paesi) e ha perso 13 posizioni rispetto all’anno precedente. Ecco perché siamo chiamati ad un cambio di passo, ad una sfida che prima di tutto è culturale. Questa è una partita che si gioca sul campo al fianco delle imprese alle quali dobbiamo far comprendere che valorizzare il ruolo sociale ed economico delle donne ha un impatto positivo sull’azienda e sull’intera collettività’. Il focus è poi entrato nel vivo con l’intervento di Gianluca Puliga, Dirigente Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, che ha parlato di ‘Certificazione e promozione della parità di genere’: ‘Siamo davanti ad una necessaria riforma culturale del nostro Paese. L’idea della certificazione della parità di genere nasce ancor prima dell’avvio del Pnrr ma grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza siamo riusciti ad attivarla rendendola concreta. Parliamo di una certificazione che mira a ridurre il divario di genere in tutte quelle aree maggiormente a rischio sul mercato del lavoro. Si è deciso di introdurre questo sistema su base volontaria e non obbligatoria, mirando ad incentivare le imprese ad adottare policy per ridurre il divario di genere con un rilevante sistema di agevolazioni e contributi’.

Ad illustrare l’impegno del sistema camerale per la parità di genere Tiziana Pompei, Vice Segretario Unioncamere e Direttore generale Si.Camera: ‘Se si incentiva il lavoro delle donne, come mostrano i dati dei quali disponiamo, si arriva ad un reale sviluppo. Quegli stessi dati, però, certificano una distanza culturale da parte delle imprese verso queste tematiche. Ed è proprio su questo che dobbiamo lavorare per dare il via ad un necessario cambio di passo culturale. Quello presentato oggi è un progetto innovativo, guardato con attenzione a livello europeo come una best practice e una concreta opportunità di crescita delle aziende, poiché la parità è essa stessa un valore che genera crescita. L’impresa certificata, inoltre, è più affidabile e competitiva e questo può essere un vantaggio per le PMI stesse, anche in tema di accesso al credito. Una recente indagine su 300 imprese certificate mette in luce come ci sia stata un’innovazione dei modelli organizzativi che ha generato un miglioramento complessivo del benessere delle imprese. Dove c’è presenza equilibrata di uomini e donne, è ormai chiaro, le performance migliorano. Come sistema camerale lavoriamo al fianco delle imprese per centrare questi obiettivi’. Antonio Romeo, direttore Dintect, ha parlato di sistema di certificazione della parità di genere in riferimento alla struttura degli incentivi nazionali: ‘L’Italia è il primo paese al mondo ad aver definito uno standard che consenta alle imprese di certificarsi sulla base di indicatori definiti in una norma. Gli ultimi dati ISTAT mettono in luce quello che è il gender gap da un punto di vista occupazionale e retributivo. Per questo è stato necessario seguire questa prassi di riferimento per raggiungere la certificazione della parità. Una prassi che ha un approccio modulare in relazione agli indicatori richiesti alle imprese, in base alla categoria di grandezza alla quale appartengono. Uno strumento che così non diventa complesso, in particolar modo per le PMI. E questo è fondamentale per agevolare tutte le aziende ad aderire al sistema di certificazione della parità di genere, così come lo è il sostegno economico e pratico per il rilascio della certificazione stessa. Tra qualche giorno sarà pubblicato l’avviso per le imprese gestito da Unioncamere – sulla base dell’accordo di collaborazione siglato con il Dipartimento delle Pari Opportunità- per l’erogazione di servizi di assistenza tecnica alle imprese e accompagnamento alla certificazione per il rilascio della stessa’.

Strategie e principi per l’empowerment femminile sono stati analizzati da Valentina Picca Bianchi, Presidente Comitato Impresa Donna MIMIT: ‘Essere qui a Latina, nella mia città, e parlare di questi temi con grande competenza e capacità, non è affatto scontato. Oggi siamo tutti consapevoli, donne e uomini, che l’economia di genere sia l’unica chiave di lettura per una crescita del Paese. Anche nelle piccole imprese c’è consapevolezza di quanto sia necessario lavorare con competenza e formazione senza più distinzione di genere. Il Fondo impresa femminile ha rappresentato e rappresenta un punto di forza per le realtà imprenditoriali gestite da donne. Al 30 settembre, 954 imprese femminili hanno ottenuto finanziamenti per 134 milioni di euro. Per il 34% sono imprese localizzate nel sud. Sono numeri che continuano a crescere e mi permetto di definire questo processo come attento e non lento. Un processo che ha dietro progettualità moderne e sostenibili. Il Fondo prevede anche azioni di cultura d’impresa per rafforzare le competenze delle donne. Un’avanguardia di pensiero è oggi necessaria per continuare a generare consapevolezza, promuovendo riflessioni per crescere, come quelle che oggi stiamo proponendo in questo incontro’. Del legame tra certificazione di parità di genere e finanza ha parlato Paola Di Pietro, Consulente patrimoniale: ‘I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Ue toccano molto la tematica della parità di genere. La certificazione non è un’imposizione per le aziende ma un volerle guidare verso un cambiamento che porterà ad uno sviluppo culturale, sociale ed economico. Un’azienda certificata è più appetibile e finanziariamente ritenuta più solida. Questo comporta un accesso al credito facilitato, in particolare modo per le PMI. Questi appuntamenti di informazione sono fondamentali per far comprendere quanto la certificazione sia importante per concretizzare un passaggio culturale necessario e non più prorogabile. La donna deve essere messa in condizione di potersi realizzare professionalmente senza dover rinunciare a realizzarsi anche dal punto di vista della sua privata. Il Lazio è tra le regioni d’Italia con un agglomerato di aziende più numeroso, a loro dobbiamo rivolgerci per far comprendere quanto la certificazione sia valutata positivamente anche nell’ambito finanziario. Le aziende certificate hanno una possibilità di crescita dei patrimoni molto più alta. Investire in società sostenibili – come lo è un’azienda certificata- è più appetibile’. Maria Claudia Gerli, Presidente commissione Pink Allianzbank ha focalizzato il suo intervento sul Gender Equality quale sinonimo di valore: ‘Allianzbank certifica le sue dipendenti e le consulenti, intraprendendo un percorso ancora più ampio rispetto al sistema di certificazione della parità di genere. L’input nasce dal fatto che il nostro Amministratore delegato nonché Direttore generale sia una donna. Per questo ha puntato sulla necessità di cogliere i tratti distintivi delle donne nel mondo della finanza. Come donne rappresentiamo una minoranza in questo settore ma valorizzando le peculiarità al femminile si diventa più attrattivi per lo sviluppo non solo della nostra professione ma anche della società stessa. La commissione Pink ha venti consulenti sparse su tutto il territorio nazionale che offrono il loro contributo per una crescita aziendale. È operativo un welfare per le donne consulenti che le sostiene anche nei momenti importanti della loro vita privata in qualità di libere professioniste, dalla gravidanza ai momenti di difficoltà della famiglia. Con la nostra professionalità affianchiamo le nostre clienti per una loro crescita sul piano finanziario ed economico garantendo loro opportunità dall’alto valore sociale’. A dare un rilevante contributo al dibattito la testimonianza delle imprese già certificate. Sono intervenute: Simona Lepore, Amministratore Park Hotel; Carolina Deserti, Responsabile amministrativa Aziende Deserti Carrefour ed Erika Parisella, Referente risorse umane impresa Ingegneria &Software industriale s.p.a. Un focus, moderato dalla giornalista Giulia Abbruzzese, che ha toccato tutti i temi salienti legati alla certificazione della parità di genere. Perché, come ha affermato il Presidente Acampora in conclusione dei lavori: ‘Le imprese certificate sono portatrici sane di un modo diverso di fare impresa’. L’obiettivo dell’Italia è la certificazione di almeno 800 imprese (di cui almeno 450 PMI) – entro il secondo trimestre 2026 e per fare questo sono stati previsti dei contributi a copertura dei costi della certificazione. A giorni, come confermato in sede di lavori, verrà pubblicato il bando con le ‘istruzioni pratiche’ per la presentazione delle domande da parte delle imprese. L’impegno del sistema camerale resta, però, fondamentale per accompagnarle in questo percorso.

Euro digitale, Panetta: lavoro tecnico e legislativo in parallelo

Euro digitale, Panetta: lavoro tecnico e legislativo in paralleloRoma, 18 ott. (askanews) – Quello sull’euro digitale “è un progetto comune europeo e, per arrivare con successo ad un prodotto finito, il lavoro tecnico e il lavoro legislativo dovranno procedere in parallelo”. Lo afferma Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce, e futuro governatore della Banca d’Italia, in una lettera inviata alla presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Irene Tinagli, in occasione della decisione del Consiglio direttivo della Bce di lanciare una nuova fase, di “preparazione” dell’euro digitale.

Panetta ribadisce che questa non è la decisione formale di adozione dell’euro digitale, che “sarà presa in considerazione più avanti, quando voi co-legislatori avrete adottato le norme. I continui progressi della Bce sui preparativi tecnici per un euro digitale, che richiedono tempo, consentiranno di informare meglio il processo legislativo – sostiene il banchiere centrale -. Terremo ovviamente conto di qualunque aggiustamento sul design che si possa rendersi necessario a seguito delle deliberazioni legislative”. E dato “le ampie implicazioni sociali che avrebbe un euro digitale, dobbiamo sempre cercare ampio supporto da parte dei cittadini europei”, prosegue Panetta. Per questo “la Bce continuerà a sostenere un dibattito democratico sull’euro digitale”.

Questa nuova fase di preparazione del lancio della valuta digitale della banca centrale prevede analisi approfondite e “ampie sperimentazioni su caratteristiche, utilizzabilità, sicurezza e privacy”. Questo implica, come “primo passo ulteriori analisi e sperimentazioni sulle funzionalità e sul design dell’euro digitale – dice ancora Panetta nella missiva formale – secondo, assieme ai partecipanti di mercato, serve lavorare a uno schema di regole per l’euro digitale e, terzo, iniziare un processo di selezione di service provider che potenzialmente possano sviluppare e successivamente operare le soluzioni tecniche”.

Assilea: in primi 9 mesi mercato leasing +11,7% a 25,1 miliardi

Assilea: in primi 9 mesi mercato leasing +11,7% a 25,1 miliardiMilano, 18 ott. (askanews) – Nei primi nove mesi del 2023 il mercato del leasing in Italia è cresciuto del 11,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore complessivo di 25,1 miliardi di euro, confermando il trend di crescita iniziato nel 2021 (+25,6% sul 2020) e proseguito nel 2022 (+9,7% sul 2021). A rilevarlo il Centro studi Assilea che ha diffuso questi dati in occasione della presentazione del sesto Salone del leasing, in programma il 25 e 26 ottobre a Milano.

“Il leasing in Italia conferma, anche nel 2023, il fondamentale ruolo di sostegno dell’attività economica e in particolare agli investimenti fissi della spina dorsale del Paese, rappresentata dal mondo del lavoro, artigiani, pmi e professioni, che contribuisce al 70% della ricchezza prodotta – sottolinea il presidente di Assilea, Carlo Mescieri – Imprese e lavoratori autonomi sanno che potranno sempre contare su questo strumento finanziario, unico per le sue precipue caratteristiche, e sul costante impegno di Assilea a essere al loro fianco in un percorso di crescita sempre più sostenibile”. L’85,4% di imprese che hanno stipulato contratti di leasing nel 2022 sono piccole e medie. Cresce anche l’incidenza percentuale del leasing sul pil italiano. La dinamica complessiva dello stipulato è trainata dal forte incremento del leasing auto (+36%), con un’autovettura green su tre finanziata in leasing o noleggio lungo termine. Risentono invece negativamente delle politiche monetarie restrittive della Bce i volumi del leasing strumentale (-13,5%) e del leasing immobiliare (-11,0%). Triplica il volume dei finanziamenti di leasing su impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si conferma infine l’ottima incidenza del leasing sul totale investimenti Nuova Sabatini, con oltre 4,7 miliardi di finanziamenti, pari all’70% del totale complessivo.

Per quanto riguarda la clientela che ha stipulato nuovi contratti di leasing nel 2022, il Centro studi Assilea evidenzia un’incidenza superiore al 50% delle imprese che hanno una forte propensione alla crescita, dato più che doppio rispetto alla media italiana.

Meloni ripristina i controlli di confine con la Slovenia per “rischio terrorismo”

Meloni ripristina i controlli di confine con la Slovenia per “rischio terrorismo”Roma, 18 ott. (askanews) – La decisione l’ha presa in prima persona la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e oggi è stata comunicata ufficialmente: dopo gli ultimi atti di terrorismo in Francia e Belgio l’Italia chiude la “rotta balcanica”, ripristinando i controlli al confine con la Slovenia. La premier, parlando la settimana scorsa a Maputo in Mozambico, aveva in qualche modo anticipato la sua determinazione. Pur non essendoci un “livello particolare di allerta in Italia”, aveva detto venerdì, è necessario fare “alcune valutazioni sul controllo di chi arriva da fuori, in particolare dalla rotta balcanica”.

Dunque Meloni, viene spiegato, appena rientrata dalla missione in Africa, ha chiamato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiedendogli di procedere. Oggi il titolare del Viminale – con procedura d’urgenza – ha comunicato la decisione al suo omologo sloveno Bostjan Poklukar e informato la vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, il commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e i ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen. Secondo l’Italia, riferisce Palazzo Chigi, “l’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione” e per l’Italia il quadro è “ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria” via mare (140 mila arrivi quest’anno) e via terra. In particolare, dalla rotta est, nel solo Friuli Venezia Giulia dall’inizio dell’anno sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale. Il Comitato di analisi strategica anti-terrorismo istituito del Viminale ha confermato la necessità di un “ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo”, considerato che “le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta”.

La misura verrà attuata dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni, che saranno però prorogabili (fino a un massimo di sei mesi) sulla base delle valutazioni che saranno fatte. I controlli, garantisce Palazzo Chigi, saranno attuati in modo da “garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”. Proprio ieri sera, intervenendo al Consiglio europeo da remoto, Meloni aveva sollecitato Bruxelles e i partner europei a superare le “titubanze” nella lotta all’immigrazione clandestina che può portare “gravi rischi” alla sicurezza. Lo dimostra, secondo la presidente del Consiglio, il fatto che l’attentatore di Bruxelles era arrivato nel 2011 a Lampedusa, così come era successo anche in passato (il riferimento è all’attentato di Nizza del 2020).

Intanto la premier continua i contatti per cercare di favorire una soluzione pacifica della crisi in Medio Oriente. Questa mattina, esprimendo il cordoglio per la strage dell’ospedale di Gaza, ha rinnovato “il nostro impegno per proteggere la popolazione civile, risolvere i problemi umanitari più urgenti e assicurare una veloce soluzione di questa crisi”. Vista anche la situazione, Meloni ha cancellato la visita di domani a Trento e Bolzano, mentre resta in stand by l’ipotesi di una missione in Israele. E’ poi stata invitata a partecipare al summit sulla crisi in Medio Oriente organizzato sabato prossimo in Egitto, ma su questo una valutazione è ancora in corso.

Ricerca Unifying Generations: over 65 risorsa per giovani e società

Ricerca Unifying Generations: over 65 risorsa per giovani e societàRoma, 18 ott. (askanews) – Il rapporto “Unifying Generations: Costruire un percorso di solidarietà intergenerazionale in Italia” promosso da Edwards Lifesciences e basato su un’indagine condotta su 2.338 italiani, ha rilevato che gli ultrasessantacinquenni svolgono un ruolo fondamentale nella società e nella vita dei più giovani, in termini di attività di volontariato, tutoraggio, assistenza e contributi finanziari.

I dati dell’indagine – presentati oggi a Roma – sottolineano la necessità di cambiare la percezione delle generazioni più anziane e di riconoscere il loro valore. La ricerca è stata condotta in sei Paesi europei, tra cui l’Italia dove sono state intervistate complessivamente 2.338 persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni e gli over 65 anni, ponderati per età e sesso (50/50). “Entro il 2050, una persona su tre in Italia avrà più di 65 anni. Questo cambiamento demografico viene spesso inquadrato nei dibattiti come una sfida, facendo pensare che gli anziani siano un peso per la società”, commenta Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas. “In realtà – come sottolinea il rapporto Unifying Generations – gli over 65 contribuiscono positivamente alla società. Non sono solo la popolazione più anziana, ma anche mentori, caregiver e sostenitori finanziari e di conseguenza sono molto apprezzati dai più giovani”.

In contrasto con la percezione esistente, i risultati dell’indagine hanno evidenziato il significativo contributo sociale degli anziani. Il 24 per cento fornisce assistenza ai familiari, come ad esempio fare la spesa e guidare, il 37 per cento svolge una qualche forma di volontariato, per un totale di circa 5 milioni di persone. Inoltre, il 74 per cento degli ultrasessantacinquenni fornisce sostegno finanziario ai giovani del proprio nucleo famigliare, aiutandoli così per istruzione (34 per cento), vacanze e tempo libero (33 per cento). I giovani apprezzano il ruolo della generazione anziana nella loro vita, infatti, l’85 per cento delle persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni ha dichiarato che il sostegno degli over 65 è molto o abbastanza importante. “Vivendo più a lungo e in maniera più sana, è importante trasformare la percezione della generazione più anziana”, ha sottolineato Luigi Mazzei, Direttore Generale di Edwards Lifesciences Italia. “Il rapporto Unifying Generations fa luce sul prezioso contributo sociale ed economico della popolazione anziana e dimostra l’importanza di proteggerne la salute e il benessere”.

Il rapporto evidenzia anche i molti vantaggi delle interazioni intergenerazionali. Secondo i più giovani, l’ascolto e il consiglio (58 per cento), la condivisione di conoscenze storiche o culturali (47 per cento) e l’amicizia/compagnia (45 per cento) sono le competenze più preziose che gli anziani offrono. Inoltre, quasi un giovane intervistato su quattro ritiene che i programmi di tutoraggio o di formazione promossi dal sistema pubblico nazionale o locale li aiuterebbero a interagire di più con le persone anziane. Gli anziani riconoscono la necessità di migliorare le proprie competenze digitali: il 36 per cento afferma che vorrebbe imparare l’utilizzo della tecnologia e dei media digitali dai più giovani. Uno dei temi più positivi emersi dal rapporto è la volontà di migliorare le relazioni intergenerazionali. Oltre il 62 per cento degli intervistati di tutte le fasce d’età ha dichiarato di avere un amico di una generazione diversa dalla propria e il 32 per cento ha affermato che sarebbe aperto a diventare amico di persone di una generazione diversa. Si tratta del dato più elevato tra i sei Paesi presi in esame nel 2022 (Francia, Germania, Irlanda, Spagna e Regno Unito oltre all’Italia).

“Il legame tra le generazioni, la trasmissione delle conoscenze, è non solo fondamentale per i singoli individui, ma prezioso per la coesione di una società. E, cosa altrettanto importante, questo scambio oggi assente a livello di comunità, rappresenta il modo migliore per comprendere l’altro, e permette ai giovani di accettare le età più avanzate come parte dell’esistenza ricca di valore, superando così quel disprezzo e quella paura con cui spesso si guarda al processo di invecchiamento”, dichiara Eleonora Selvi, presidente Fondazione Longevitas. Infine, l’indagine mostra che la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sui rapporti intergenerazionali. Il 49 per cento degli intervistati ritiene che i giovani e gli anziani siano più distanti dopo la pandemia. Il 46 per cento ha ammesso di trascorrere meno tempo con persone di una generazione diversa dopo la pandemia. Il rapporto formula tre raccomandazioni per garantire che l’Italia continui a muoversi verso una società più unita: campagne per migliorare la percezione del valore delle persone anziane e delle loro interazioni con le generazioni più giovani; maggiori opportunità di mentoring e di condivisione delle conoscenze da parte degli anziani nei confronti dei giovani; programmi che aiutino le persone anziane a interagire maggiormente col mondo digitale.

Putin: il quadro si riscalda. E ordina pattuglie Mar Nero con missili Kinzhal

Putin: il quadro si riscalda. E ordina pattuglie Mar Nero con missili KinzhalMilano, 18 ott. (askanews) – “L’atmosfera si sta riscaldando”. Non di meteorologia, ma di politica internazionale sta parlando Vladimir Putin alla fine del suo viaggio in Cina, in ore davvero calde, mentre Joe Biden è in Israele. Dalle forniture dei missili a lungo raggio ATACMS ad altri “errori enormi”, secondo il leader del Cremlino gli Usa “sono sempre più e più coinvolti nel conflitto” ucraino e questo a suo modo di vedere va a sommarsi a quanto “accade nel contesto del conflitto in Medio Oriente”. Putin afferma: gli Usa “hanno preso e portato due gruppi di portaerei nel Mar Mediterraneo”, mossa che Washington ha descritto come manovra di deterrenza ma che il Cremlino evidentementemente legge come altro e alla quale ritiene di dover rispondere. “Non è una minaccia” dice Putin, con la sua usuale flemma, ma, prosegue, “ho dato ordine alle forze aeree di iniziare a pattugliare costantemente lo spazio aereo sopra il Mar Nero”.

Non proprio una mossa regionale. I MiG-31K impiegati per il pattugliamento sono armati di missili Kinzhal, che “hanno un’autonomia di oltre mille chilometri a Mach 9”, spiega lo stesso leader russo. Messaggio agli Stati Uniti e all’intero Medio Oriente, espresso in modo molto diplomatico. Ma il sottotesto abbastanza comprensibile è che la Russia potrebbe prendere di mira qualcosa che si trova sino a mille chilometri con una velocità incredibile. Se tra gli obiettivi potrebbero esserci le portaerei, Putin lo lascia nel non detto. L’atmosfera è più calda soprattutto di quanto sinora emerso dal fronte russo. Tanto più che lo spiegamento americano nel Mar Mediterraneo è stato rafforzato dopo l’attacco palestinese di Hamas contro Israele il 7 ottobre. E fino ad ora c’erano state solo lievi reazioni. Contemporaneamente oggi a Mosca la Duma di Stato, camera bassa del Parlamento russo ha adottato in terza e ultima lettura una legge per il ritiro della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (in inglese: Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty, CTBT). Questo è un altro chiaro messaggio all’Occidente, anche se la lettura da Ovest può essere diversa: passo indietro, segnale di debolezza o addirittura incapacità di cavalcare una vera escalation. Va comunque detto che il 5 ottobre Putin ha esortato la Duma ad apportare il cambiamento per “rispecchiare” la posizione degli Stati Uniti, che hanno firmato ma non hanno mai ratificato il trattato del 1996.

Tra le immagini diffuse di Putin anche una sequenza che abbastanza raramente si è vista del leader del Cremlino: era accompagnato dagli agenti che trasportavano le valigette nucleari (una coi codici, l’altra col bottone) che possono essere utilizzate per ordinare un attacco nucleare. Eppure Putin dice di augurarsi che persino un evento così “tragico” come l’ospedale colpito ieri sera a Gaza, “con centinaia di vittime”, “una catastrofe”, sia “il segnale che questo conflitto si possa finire, o l’inizio perlomeno di contatti o colloqui”.

Putin nelle ore che hanno preceduto il suo viaggio a Pechino ha condotto una vera maratona telefonica con i leader di 5 paesi mediorientali. “Per quello che riguarda le mie impressioni dopo i colloqui con cinque leader della regione,… nessuno, a mio parere vuole la continuazione, lo sviluppo e un approfondimento della situazione”, ha detto Putin. “Qualcuno per qualche motivo non vuole, qualcuno ha paura” ma comunque nessuno è “pronto” al compiere quel passo. Con sullo sfondo la Pechino dell’”amico” Xi Jinping, Putin evidentemente vuole apparire sicuro e rassicurato dalla vicinanza dell’alleato cinese. Tuttavia anche in Russia il passo compiuto da Xi nei confronti di Mosca è definito dai commentatori abbastanza astratto: ha affermato che la Cina sostiene il popolo russo mentre difende la propria sovranità e segue il percorso della rinascita nazionale. Per altri commentatori è un passo molto importante, per quanto piccolo e poco definito. Rispetto alle sempre ambiziose attese russe, che avrebbero voluto da tempo un sostengno più forte, anche sul piano della difesa.

(di Cristina Giuliano)