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Tag: Sanremo 2023

Caldo estremo e inondazioni: rischi per la filiera globale dell’abbigliamento

Caldo estremo e inondazioni: rischi per la filiera globale dell’abbigliamentoMilano, 13 set. (askanews) – Il caldo estremo e le inondazioni stanno minacciando i principali centri di produzione di abbigliamento a livello globale e metteranno a rischio oltre 65 miliardi di dollari di esportazioni in quattro centri di produzione strategici entro il 2030. È quanto emerge da una recente ricerca condotta dal Global Labor Institute (GLI) della Cornell University e dalla società globale di gestione degli investimenti Schroders sull’impatto economico dei cambiamenti climatici – in particolare caldo estremo e inondazioni – sui produttori di abbigliamento e sui lavoratori del settore. I ricercatori hanno analizzato le produzioni di abbigliamento vulnerabili al clima in Bangladesh, Cambogia, Pakistan e Vietnam, che complessivamente rappresentano il 18% delle esportazioni globali di abbigliamento, ospitano circa 10.000 fabbriche di abbigliamento e calzature e impiegano 10,6 milioni di lavoratori.

Sulla base di proiezioni, i ricercatori hanno analizzato i livelli futuri di caldo e inondazioni per questi Paesi. Questi dati sono stati poi utilizzati per stimare i risultati a livello di settore per il 2030 e il 2050, confrontando uno scenario di “adattamento al clima” con uno scenario di “caldo elevato e inondazioni”. I risultati mostrano che il caldo estremo e le inondazioni comporteranno una perdita significativa di profitti e di posti di lavoro in tutti e quattro i Paesi, a causa di una crescita più lenta del settore, dovuta a una minore produttività. Rispetto a uno “scenario di adattamento al clima”, lo scenario “caldo estremo e inondazioni” mostra un calo di 65 miliardi di dollari nei profitti previsti tra il 2025 e il 2030, pari a una diminuzione del 22% dei profitti da esportazione. Allo stesso modo, lo scenario “caldo elevato e inondazioni” analizzato mostra che verrebbero creati oltre 950.000 nuovi posti di lavoro in meno, pari a un calo del 7%. Queste proiezioni aumentano significativamente per il 2050, con un calo del 68,6% dei profitti da esportazione e 8,64 milioni di posti di lavoro in meno nello scenario “caldo elevato e inondazioni”.

Inondazioni violente e ondate di calore stanno già segnando queste regioni. Nel 2022, un terzo del Pakistan è stato sommerso a causa di inondazioni senza precedenti mentre, all’inizio di quest’anno, a Dhaka, c’è stata un’ondata di calore durata undici giorni commentato:con temperature che hanno raggiunto i 40,2 gradi centigradi. “Le inondazioni e il caldo estremo rappresentano un rischio significativo per tutti gli attori della produzione globale di abbigliamento: lavoratori, produttori, autorità di regolamentazione, investitori e marchi stessi – è il commento di Jason Judd, direttore esecutivo di Cornell GLI ha – Ma nessuno, nella propria pianificazione, tiene conto dei costi effettivi dei danni causati dal clima. L’industria dell’abbigliamento e le autorità di regolamentazione hanno per lo più strutturato le loro risposte al clima sulla base di temi di mitigazione – emissioni, uso dell’acqua e tessuti riciclati. Ignorano i problemi climatici che colpiscono direttamente e drammaticamente i fornitori e i loro lavoratori. Gli incubi climatici del Nord globale sono già evidenti in Bangladesh, Pakistan, Cambogia e altrove. La vita, per non parlare del lavoro, diventerà molto difficile in questi e in molti altri centri strategici da cui i marchi di abbigliamento e i rivenditori dipendono per la produzione”.

“L’aumento dello stress termico e le inondazioni intense rappresentano 65 miliardi di dollari di mancati profitti da esportazione e quasi un milione di posti di lavoro per le principali regioni produttrici di abbigliamento nel 2030, con un aumento significativo nel 2050 – sottolinea Angus Bauer, responsabile della ricerca sugli investimenti sostenibili di Schroders – Questi problemi comportano rischi concreti per i marchi, i rivenditori e gli investitori, in quanto si manifestano attraverso perdite di produttività, attività immobilizzate o entrambi. Questa ricerca evidenzia l’urgente necessità di agire. Gli investitori devono iniziare a fare engagement con le aziende di abbigliamento e gli stakeholder per garantire che inizino a misurare e ad affrontare le sfide significative dell’impatto fisico del clima sui lavoratori e sui modelli di business. Inoltre, le aziende di abbigliamento devono cercare di collaborare con i fornitori e lavorare con i concorrenti, le organizzazioni di lavoratori e i responsabili politici per progettare strategie di adattamento adeguate che tengano conto dell’impatto sui lavoratori. La pianificazione dell’adattamento potrebbe avere ritorni positivi sugli investimenti per il settore e rappresenta una cruciale integrazione agli sforzi di mitigazione”. L’analisi rileva inoltre che i rischi di inondazioni e caldo sono un problema diffuso per la produzione di abbigliamento e non si limitano a queste quattro regioni. I ricercatori hanno analizzato la vulnerabilità al clima di 32 centri di produzione di abbigliamento, in termini di esposizione a calore e umidità estremi e a inondazioni fluviali e costiere. Molti altri centri di produzione si sono evidenziati per la loro vulnerabilità a entrambi, in particolare Colombo (Sri Lanka), Managua (Nicaragua), Chittagong (Bangladesh), Port Louis (Mauritius), Yangon (Myanmar), Delhi, Bangkok e le regioni di Dongguan-Guangdong-Shenzhen in Cina.

Inoltre, lo studio analizza anche il modo in cui questi problemi si manifestano per i marchi e i rivenditori. I ricercatori hanno mappato l’impatto della catena di fornitura di sei marchi globali di abbigliamento che rappresentano un’ampia varietà di modelli di business, nei quattro centri di produzione. Per vedere nello specifico come le problematiche si riflettono sulla produzione, i ricercatori hanno esaminato i costi in termini di produttività dovuti agli impatti del caldo e delle inondazioni per un marchio campione come esempio. L’analisi suggerisce che il danno stimato alla produttività derivante dall’impatto dello stress termico e delle inondazioni nelle sole città di Ho Chi Minh e Phnom Penh potrebbe equivalere al cinque percento dei profitti operativi consolidati per anno. I risultati ribadiscono la necessità che i marchi promuovano misure di adattamento. L’analisi rileva che le strategie di investimento e di finanziamento della transizione per l’industria dell’abbigliamento devono includere nuovi costi nei loro piani. “Le perdite e i danni dovuti al clima per i produttori e i lavoratori sono trattati dai marchi come delle esternalità, un problema di qualcun altro. – dice ancora Judd – Le nuove regole di due diligence in Europa spostano una parte della responsabilità sui marchi e i rivenditori e questo può portare a maggiori investimenti nell’adattamento – luoghi di lavoro più freschi, prevenzione delle inondazioni e sistemi di protezione sociale di base. Tuttavia, le misure per caldo e inondazioni non compaiono nelle bozze iniziali, perché l’industria è concentrata sulla mitigazione. Fondamentale sarà l’introduzione di standard e protocolli per le ore di lavoro, i livelli di sforzo, il riposo e l’idratazione da comunicare quotidianamente, nonché l’applicazione di sanzioni significative in caso di violazione degli standard. I lavoratori hanno bisogno di questi investimenti ora, perché gli standard per il caldo estremo e le protezioni contro le inondazioni sono inesistenti o i sistemi sono facilmente aggirabili. Inoltre, per far fronte ai costi quotidiani prodotti dai danni climatici, i lavoratori hanno bisogno di sistemi di protezione sociale e di salari adeguati. E infine, i regolatori e i marchi devono trattare gli eventi di caldo estremo e inondazioni come rischi per la salute”.

IG, De Castro: ministro Planas a Bruxelles per accelerare negoziato

IG, De Castro: ministro Planas a Bruxelles per accelerare negoziatoMilano, 13 set. (askanews) – “Dopo il lavoro preparatorio delle scorse settimane, la settimana prossima ci incontreremo con il presidente del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura, lo spagnolo Luis Planas, per dare un’accelerata decisiva al negoziato che porterà al nuovo Regolamento europeo sulle indicazioni geografiche, con l’obiettivo di concludere il negoziato nel mese di ottobre”. Così Paolo De Castro, relatore per il Parlamento Ue del provvedimento su Dop e Igp, annuncia la missione del ministro spagnolo Luis Planas a Bruxelles, dove apparirà anche davanti alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’Eurocamera per presentare le priorità del semestre di presidenza spagnola del Consiglio, iniziato lo scorso luglio.

“Il nostro lavoro in difesa della qualità e dell’eccellenza europea prosegue su tutti i fronti: proprio ieri la Plenaria di Strasburgo ha deciso quasi all’unanimità di creare un sistema di indicazioni geografiche anche per le nostre eccellenze artigianali, garantendo protezione a livello europeo a tutti quei prodotti, frutto della maestria degli artigiani, le cui qualità sono essenzialmente legate alla zona di produzione” ha spiegato De Castro, aggiungendo che “i mosaici di Ravenna, le maioliche faentine, fino ai vetri di Murano, potranno infatti fregiarsi del marchio Igp europeo, tramite un sistema basato non solo sull’autodichiarazione, ma rafforzato da controlli ad hoc che gli Stati membri dovranno implementare”. “Si tratta di un passo avanti importante, che segue e trae ispirazione da quanto l’Unione è riuscita a fare in decenni di legislazione per la tutela e promozione dei prodotti agro-alimentari di qualità” ha proseguito l’europarlamentare Pd, concludendo “una storia di successo europea che vogliamo continuare a fare evolvere con un nuovo regolamento ambizioso sul fronte della semplificazione, della protezione e della sostenibilità: il lavoro delle prossime settimane insieme al Ministro Planas e alla presidenza spagnola sarà decisivo in questo senso”.

Roma, Scozzese: bilancio Capitale 2022 -28,2 mln. Non preoccupa

Roma, Scozzese: bilancio Capitale 2022 -28,2 mln. Non preoccupaRoma, 13 set. (askanews) – Il bilancio consolidato di Roma capitale, che comprende i conti delle sue società partecipate, ha chiuso nel 2022 “in leggera flessione rispetto all’anno precedente” riportando un risultato economico con una perdita di -28,8 milioni di euro. Lo ha spiegato l’assessora capitolina al Bilancio Silvia Scozzese, presentando per la prima volta in commissione capitolina Bilancio, presieduta dalla consigliera dem Giulia Tempesta, il progetto di Consolidato 2022 della Capitale che l’Assemblea Capitolina dovrà approvare entro il 30 settembre. Una cifra che “non desta alcuna preoccupazione”, ha aggiunto Scozzese, “e riflette l’aumento degli accantonamenti, più favorevoli negli anni passati”, con un “delta negativo, rispetto all’annualità precedente da 64 milioni di euro”.

Il risultato di esercizio per l’anno 2021, a quanto legge Askanews nella relazione allegata al Bilancio, è stato di +35,5 milioni. Per quanto riguarda le aziende capitoline “l’unico risultato negativo si rileva per Roma Metropolitane, che è in liquidazione ma c’è un percorso in campo per risolvere i suoi problemi che riguardano assetti giuridici e contenziosi”, ha ricordato Scozzese. Tra le variazioni segnalate dall’assessora, gli 831,3 milioni di euro di svalutazione dei crediti, in crescita rispetto ai 335,8 accertati nel 2021: “abbiamo la necessità di rivedere queste partite, infragruppo e rispetto terzi, e questa è una cifra importante”.

Nel perimetro del Bilancio consolidato capitolino sono compresi i risultati 2022 di Acea, Æqua Roma, Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi, Ama, Centrale del latte, Azienda farmasociosanitaria capitolina (Farmacap), Palaexpò, Accademia nazionale Santa Cecilia, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Mondo digitale, Fondazione Musica per roma, Fondazione Roma solidale, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma capitale, Risorse per Roma, Roma Metropolitane (in liquidazione), Roma servizi per la mobilità, Zètema progetto cultura. “Il gruppo Comune di Roma è sano – ha dichiarato Scozzese – e ha la oggi la patrimonializzazione e la stabilità per continuare a gestire le proprie attività”. La presidente Tempesta ha annunciato di voler “chiudere in commissione la prossima settimana il lavoro sul Regolamento delle entrate, con la redazione degli emendamenti, e già dalla prossima settimana, o inizio della successiva, lavorare sull’espressione di parere sul Consolidato, visto che c’è una scadenza di legge per l’approvazione in Assemblea Capitolina al 30 settembre. Siamo nei tempi”.

Ambiente, al via raccolta e riciclo sigarette elettroniche usate

Ambiente, al via raccolta e riciclo sigarette elettroniche usateRoma, 13 set. (askanews) – Logista Italia e Federazione Italiana Tabaccai (FIT) hanno firmato un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per organizzare a livello nazionale la raccolta e il ritiro di sigarette elettroniche e dispositivi riscaldatori di tabacco esausti.

Il circuito organizzato di raccolta, istituito da Logista e FIT – informa una nota – ha lo scopo di incrementare il ritiro di questi piccoli dispositivi elettronici usati, gratuitamente e senza obbligo da parte dei consumatori di acquistare un dispositivo nuovo (formula “uno contro zero”). L’accordo di programma ha quindi la finalità di “perseguire un più elevato livello di protezione dell’ambiente mediante una gestione più efficace del ritiro, della raccolta, del trasporto, del riciclaggio e della preparazione per il riutilizzo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche di piccolissime dimensioni generati da riscaldatori di tabacco, sigarette elettroniche e relativi componenti”.

Logista, che assicura la distribuzione di e-cig e dispositivi riscaldatori di tabacco a oltre 60.000 punti vendita in Italia – con il supporto di Federazione Italiana Tabaccai – si impegna a collocare i contenitori per la raccolta dei suddetti rifiuti elettronici nelle tabaccherie e negli altri punti vendita che aderiranno all’iniziativa. I rifiuti raccolti verranno poi trasportati in appositi luoghi di raggruppamento istituiti da Logista, da dove, grazie al prezioso supporto del Centro di Coordinamento RAEE, saranno avviati agli impianti di trattamento. Tutti i dati relativi a raccolta e trasporto saranno elaborati e aggiornati da Logista e comunicati telematicamente al MASE per garantire piena e completa tracciabilità. Logista e FIT, in ossequio all’accordo con il MASE, provvederanno a sensibilizzare i punti vendita e i consumatori al fine sia di aumentare la quantità dei rifiuti elettronici ritirati, sia di mantenerne inalterate le caratteristiche per favorire, dopo apposita preparazione, il riutilizzo e un efficace riciclaggio. A questo scopo Logista e FIT hanno predisposto una campagna informativa per contraddistinguere e far individuare ai consumatori i punti vendita muniti degli appositi contenitori per il ritiro dei dispositivi esausti.

“Siamo orgogliosi di aver concepito e portato ad attuazione un’iniziativa che porterà un sensibile contributo alla riduzione dell’impatto ambientale – ha sottolineato Federico Rella, vicepresidente e responsabile Corporate Affairs di Logista Italia -. Il progetto rientra nella politica di sostenibilità che Logista ha avviato da tempo in tutte le sue attività, dall’impiego di fonti di energia rinnovabile nel 99% delle nostre sedi operative, al riciclo e riutilizzo delle scatole di cartone dove ogni giorno vengono consegnate le merci. Inoltre, abbiamo avviato una transizione che nei prossimi cinque anni porterà ad una flotta di trasporto completamente alimentata da fonti rinnovabili. Vorrei altresì ringraziare per l’impegno la struttura del Ministero che ha creduto e lavorato con grande dedizione fin dall’inizio a questo progetto”. “Con questa iniziativa, – ha dichiarato Mario Antonelli, presidente nazionale FIT – la categoria dei tabaccai con la sua capillarità territoriale conferma il ruolo degli esercenti quali operatori di prossimità a beneficio della cittadinanza in quanto fornitori di una serie di servizi utili alle comunità territoriali, e ora anche come collaboratori indispensabili per il sostegno delle politiche di salvaguardia ambientale e di risparmio energetico perseguite dal Governo”.

Ryanair a Urso: ritiri decreto illegale, rispettare diritto Ue

Ryanair a Urso: ritiri decreto illegale, rispettare diritto UeMilano, 13 set. (askanews) – Ryanair torna di nuovo all’attacco e chiede al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “di ritirare il decreto illegale sul controllo dei prezzi, di cui né lui né il suo ministero sono in grado di spiegare il funzionamento”.

“Il decreto sul controllo dei prezzi – sottolinea in una nota la compagnia aerea – viola il Regolamento Ue 1008/2008 sui servizi aerei, che garantisce a tutte le compagnie aeree dell’Ue la libertà di fissare i prezzi e che negli ultimi anni ha permesso di abbassare le tariffe e di ottenere un’incredibile crescita del traffico in Italia”.

Radio1, Righetti torna con nuovo programma “Igorà-Tutti in piazza”

Radio1, Righetti torna con nuovo programma “Igorà-Tutti in piazza”Roma, 13 set. (askanews) – “Igorà-Tutti in piazza” è l’innovativo e sagace format crossmediale intergenerazionale, ideato e condotto da Igor Righetti, che va in onda su Rai Radio1 rigorosamente in diretta dal lunedì al venerdì alle 20.30. Un ritorno a casa grazie al direttore di rete Francesco Pionati per il giornalista, autore e conduttore radiotelevisivo voce storica di Radio Rai dove per 12 anni consecutivi, proprio su Rai Radio 1, ha portato in onda la sua fortunata trasmissione quotidiana pluripremiata “Il ComuniCattivo” (oltre 12 mila le interviste realizzate, 2249 le puntate trasmesse) diventata di culto e molto amata anche dai giovani, con versioni pure in tv su Rai2 e su Rai1 all’interno di Tg1 Libri e di UnoMattina.

Dopo tre anni a Rai Isoradio, dove il vulcanico Igor Righetti ha ideato e condotto con grande seguito “L’autostoppista”, il primo programma radiofonico pet friendly che a giugno scorso ha ricevuto il premio “Microfono d’oro” come migliore trasmissione radiofonica italiana di infotainment per la quale si è ispirato all’esilarante commedia “Il tassinaro” diretta e interpretata da suo cugino Alberto Sordi, il giornalista continua a sperimentare nuovi linguaggi, a raccontare e commentare con piglio sagace, ironico e creativo, un ritmo incalzante e una narrazione avvincente, il mondo dell’informazione e della comunicazione nonché i fatti di stretta attualità. “Nell’Igorà – dice Igor Righetti – la sorpresa e l’imprevisto sono all’ordine del giorno. Le piazze sono storicamente il centro vitale delle città, un luogo di incontro, ma anche di scontro e di confronto con idee diverse, di condivisione, scambio e connessione, dove convivono entità differenti. Rappresentano il simbolo dell’identità di una comunità dove si incrociano esperienze e culture diverse. Come l’agorà greca era il cuore pulsante dell’antica Atene, l’Igorà, che nasce dal mio nome in quanto rappresenta lo spazio pubblico che mi piacerebbe frequentare, non uno sfogatoio né un condensato di improperi, volgarità, offese o violenza verbale, dove tutti quelli che hanno qualcosa di utile, importante, di interesse comune o divertente da dire possano farlo liberamente”. Il programma, avvalendosi delle contaminazioni e integrazioni di generi diversi come la musica e il cinema con i quali nell’Igorà si cimentano anche i politici, è molto interattivo con gli ascoltatori che possono intervenire con messaggi WhatsApp o sms al numero 335 6992949. Non mancano uno spazio dedicato alle professioni nate dalla creatività, dalle nuove tecnologie o importate da altri Paesi così come uno sguardo al mondo dei social e di ciò che viene pubblicato con l’influencer e social media manager da oltre 256 mila follower su Instagram Lorenzo Castelluccio (@lorenzo.castelluccio). Con alcuni esperti di linguistica italiana ci si sofferma sui neologismi in uso nel linguaggio quotidiano, sull’utilizzo di anglismi fino agli errori più comuni che vengono commessi quando si scrive o si parla (inclusa la pronuncia sbagliata). Nell’Igorà è presente l’immancabile bassotto di Igor Righetti, il pet influencer Byron (@byron.righetti) con oltre 32 mila follower su Instagram.

“Il ComuniCattivo” inaugurò l’infotainment di Rai Radio 1 e rappresentò un laboratorio di iniziative innovative che trovarono spazio anche livello internazionale come il primo radio reality “In radio veritas” al quale parteciparono, tra gli altri, Mario Monicelli, Renzo Arbore e Giorgio Albertazzi e, nel 2009, il concorso annuale nazionale per aspiranti conduttori radiofonici “La radio è di parola”. Furono 43 gli studenti universitari che discussero tesi di laurea sul programma, sul linguaggio e sul modello di infotainment ideato da Igor Righetti, già docente di Linguaggi radiotelevisivi e Format crossmediali alle università Sapienza, Luiss e Tor Vergata di Roma, rendendo così la trasmissione accademica. Tra i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti da “Il ComuniCattivo” spicca, nel 2010 la medaglia di bronzo del Gran Premio Urti Radio di Parigi, uno dei più prestigiosi tra i pochi concorsi radiofonici internazionali al quale parteciparono 90 Paesi di tutto il mondo. Premio che per la prima volta fu assegnato a Rai Radio 1. “Come ha affermato l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio che da direttore radiofonia ha rivoluzionato il mezzo pubblico a livello tecnologico – spiega Igor Righetti – innovare e sperimentare sono parte della mission del servizio pubblico ed è proprio per questo motivo che tutti i miei programmi si concentrano su come fare informazione in modo non canonico, intrattenendo un pubblico intergenerazionale senza usare le scorciatoie della volgarità, delle risse verbali e dei personaggi caricaturali. In giro c’è tanta stipsi creativa e paura di osare ma vale sempre la pena provarci”.

Unrae: volano vendite Lcv in estate, ma 40% parco ancora ante Euro4

Unrae: volano vendite Lcv in estate, ma 40% parco ancora ante Euro4Milano, 13 set. (askanews) – Estate in forte crescita per i veicoli commerciali, che a luglio e agosto hanno registrato immatricolazioni in aumento del +29,2% a luglio a 16.487 unità e +36,9% ad agosto a 11.025 unità. I primi otto mesi, si legge in una nota Unrae, chiudono a +13,5% con 122.632 immatricolazioni verso le 108.027 del gennaio-gosto 2022.

“Nonostante la spinta estiva del mercato, il parco circolante dei veicoli commerciali continua però ad essere composto in buona parte da mezzi vecchi e insicuri, con oltre il 40% dei 4,3 milioni di veicoli circolanti al 30 giugno, secondo le stime Unrae, ante Euro 4 quindi con più di 17 anni di età. In parallelo si riscontra il “congelamento” delle richieste di incentivo, con il fondo disponibile che a pochi mesi dalla fine dell’anno presenta ancora un avanzo del 94%”, afferma il presidente dell’Unrae Michele Crisci. Per favorire il rinnovo del parco e il processo di decarbonizzazione del trasporto merci, l’Unrae continua ad insistere fortemente su una revisione dello schema incentivi con tre novità fondamentali: eliminazione dell’obbligo di rottamazione per l’acquisto di veicoli elettrici; estensione ad alimentazioni diverse dall’elettrico (compreso il diesel), a fronte di rottamazione, con importi decrescenti in funzione dell’alimentazione e della massa; estensione alle società di noleggio, canale che può contribuire ad accelerare la transizione energetica.

Michele Crisci ribadisce inoltre la condizione indispensabile per incrementare la quota dei veicoli commerciali Bev, ancora fermi al 3,7%, e quindi accelerare la transizione verso le emissioni zero: “è necessario garantire la massima diffusione delle infrastrutture di ricarica prevedendo un credito d’imposta al 50% per gli investimenti privati in ricariche fast (oltre 70 kW) dal 2023 al 2025”. In quest’ambito, Crisci si augura che “in merito all’infrastrutturazione di superstrade e strade extra urbane con punti di ricarica pubblici, vengano presto create le condizioni necessarie per consentire a tutti gli operatori di accedere al bando con proposte in linea, come avvenuto per le infrastrutture urbane”. Sul fronte delle motorizzazioni, nei primi 8 mesi il diesel guadagna ben 4 punti e arriva a sfiorare l’80% di quota, stabile il Gpl al 3% del totale, i veicoli Bev salgono al 3,7% delle preferenze (+1,5 p.p.), i plug-in allo 0,7% del totale. In contrazione il motore a benzina, che si ferma al 4,2% di share (-1,9 p.p.) e i veicoli ibridi all’8,2% di quota (-2,5 p.p.). Il metano rappresenta appena lo 0,2% del totale mercato.

La CO2 media ponderata dei veicoli con ptt fino a 3,5 t negli 8 mesi 2023 cresce del 3% a 186,6 g/Km (rispetto ai 181,2 g/Km dello stesso periodo 2022).

Il 66% dei genitori protegge la propria casa vs 53% di chi non ha figli

Il 66% dei genitori protegge la propria casa vs 53% di chi non ha figliRoma, 13 set. (askanews) – Le vacanze sono finite ma i timori per la propria sicurezza domestica no: il 54% degli italiani continua a temere un furto, soprattutto chi ha figli. Oggi, 7 genitori 10 trascorrono molto più tempo soli in casa con i propri figli rispetto a prima della pandemia. Verisure, azienda leader in Italia e in Europa nella sicurezza domestica, condivide i dati raccolti in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Sondea sui bisogni di protezione domestica delle famiglie con figli e, in occasione del back to school e back to work, propone una lista di consigli utili per mettere in sicurezza la propria abitazione.

Se, durante le vacanze crescono timori e bisogni di protezione domestica perché le persone lasciano le loro case vuote per giorni o settimane, non si può affermare il contrario durante i mesi invernali: il 54,3% degli italiani continua a temere un’effrazione nella propria abitazione durante tutto l’anno. I dati evidenziano una differenza tra chi è genitore e chi non ha figli non solo in termini di apprensione (rispettivamente 56% vs 51,5%) ma, soprattutto, di azioni adottate: Il 66% dei genitori sceglie di proteggere la propria casa con almeno 1 misura di sicurezza contro “solo” il 53% di chi non ha figli. La prima scelta ricade sull’installazione di un allarme domestico, con il 47% dei genitori vs l’appena 29% di chi non ha figli, e il dato cresce al 52% se i figli sono minori di 12 anni.

In vista del back to school, il timore di subire intrusioni preoccupa chi è genitore non solo quando lascia la casa vuota per la routine scuola-lavoro, ma anche e soprattutto quando è al suo interno. Infatti, secondo i dati, il cambio di abitudini avvenuto con l’introduzione “massiva” dello smart-working durante la pandemia da Covid-19, ha portato oggi il 72,5% di chi è genitore, contro il 64% di chi non ha figli, a trascorrere molto più tempo in casa rispetto a prima. E così, oltre 7 genitori su 10 sono spesso soli in casa con i bambini: il 26,4% tutti i giorni, weekend compreso, e il 17% fino a 3 giorni a settimana, proprio a causa dello smart-working. Come conseguenza, per sentirsi più tranquilli, il 60% dei genitori ha rinforzato o rinforzerà le proprie misure di sicurezza domestica rispetto al 50% di chi non ha figli. In particolare: il 17% dei genitori ha già installato telecamere di videosorveglianza e/o sistema di allarme; il 20% è intenzionato a farlo nel prossimo futuro; l’8,3% ha optato per una porta blindata o grate alle finestre e il 4,7% lo farà a breve; il 5% e 4% ha scelto o sceglierà un’assicurazione sulla casa e sui beni al suo interno.

Come affrontare il back to school / to work in sicurezza sia per chi trascorrerà molte ore fuori casa sia per chi sarà in telelavoro? Ecco i consigli degli esperti di Verisure: Abitudini “consapevoli”: I ladri studiano bene le proprie vittime e scelgono colpi “sicuri”, come case dove sanno non ci sarà nessuno per il tempo necessario al furto. Evita abitudini fisse, varia percorsi e orari di rientro, non “urlare” i tuoi piani al telefono sotto casa, chiudi a chiave la porta al tuo rientro, chiudi bene serrande o porte-finestre dei balconi quando esci. Protezione-extra low cost: porte blindate (sempre aggiornate) e inferriate alle finestre sono misure di sicurezza che ogni famiglia dovrebbe avere. Un buon consiglio è abbinare misure extra: ad esempio, un defender magnetico che copre la toppa della serratura contro la tecnica della “chiave bulgara” o luci con timer che simulano la presenza di persone in casa. Attenzione al rientro: quando si rientra in casa, è sempre bene assicurarsi che porte e finestre non siano manomesse perché eventuali malintenzionati potrebbero essere ancora all’interno. Nel caso lo fossero, è bene allontanarsi e chiamare le Forze dell’Ordine. Occhio ad Instagram: nell’era dei social, anche i topi d’appartamento si sono adeguati. Attenzione ai nuovi follower, a chi visualizza le proprie stories e, se possibile, limitare gli aggiornamenti in real time su quando e quanto tempo si è fuori casa. Sistema di allarme: insieme alle buone abitudini, è bene dotarsi di un allarme di nuova generazione, possibilmente collegato ad una centrale operativa.

Ermenegildo Zegna: utile primo semestre balza a 52 milioni

Ermenegildo Zegna: utile primo semestre balza a 52 milioniMilano, 13 set. (askanews) – Nel primo semestre 2023 il gruppo Ermenegildo Zegna ha registrato un balzo dell’utile a 52,1 milioni di euro ( (+147,9%), un Ebit adjusted a 119,9 milioni (+45%), con un Ebit margin adjusted in aumento di 200 punti base al 13,3%, a fronte di ricavi pari a 903,1 milioni.

La maison ha riconfermato gli obiettivi di medio termine del gruppo e annunciato il Capital Markets Day che si terrà il 5 dicembre a New York. “Nel corso della prima metà dell’anno, il Gruppo Zegna ha dimostrato tutta la sua forza e la sua distintività, e ha continuato a registrare una solida crescita dei ricavi”, ha commentato Ermenegildo Gildo Zegna, presidente e amministratore delegato del Gruppo Zegna. “Ne è chiara dimostrazione l’eccezionale performance negli Stati Uniti e in Emea, come già comunicato a luglio, nonché i significativi progressi di una redditività in costante crescita”.

“Anche nella seconda metà dell’anno – ha proseguito – continueremo a prestare grande attenzione all’attuazione della nostra strategia, lavorando insieme al nuovo leadership team di Tom Ford Fashion per sviluppare ulteriormente e posizionare il marchio come icona dell’ultra-lusso e supportando la continua espansione di Thom Browne. In questo contesto in continua evoluzione, siamo particolarmente incoraggiati dalla nostra crescita negli Stati Uniti e nell’area Emea, mentre constatiamo una più cauta ripresa nella Greater China region. Sono orgoglioso del nostro eccezionale team – ha concluso – e ho fiducia nelle misure adottate per posizionare il nostro portafoglio di brand nel resiliente segmento dell’ultralusso per rafforzare la distribuzione diretta del gruppo e per raggiungere una presenza geografica ancora più bilanciata. I tre brand del gruppo hanno un potenziale eccezionale e continueremo a concentrarci sull’implementazione della nostra strategia con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le loro rispettive performance”.

SoftBank, IPO Arm per Masayoshi Son potrebbe essere una rivincita

SoftBank, IPO Arm per Masayoshi Son potrebbe essere una rivincitaRoma, 13 set. (askanews) – Masayoshi Son, il vulcanico fondatore di SoftBank, si frega le mani in attesa che l’offerta pubblica iniziale (IPO) del produttore di chip Arm – i cui prodotti sono praticamente in tutti gli smartphone del mondo – possa riportarlo ai tempi in cui era considerato un finanziere dal tocco magico.

Arm, che quoterà questa settimana sul Nasdaq 95,5 milioni di azioni, è un’azienda britannica con quasi 6mila dipendenti che nel 2016 è stata acquisita dal gruppo di Son per 32 miliardi di dollari. SoftBank punta a rastrellare tra i 4,5 e i 5,2 miliardi di dollari. Sebbene la quotazione di Arm non raggingerà i livelli di euforia visti con l’IPO del concorrente Nvidia, si tratterebbe di un bel risultato, perché porterebbe il valore di mercato di Arm ai 52 miliardi di dollari, anche se solo un mese fa – quando SoftBank ha acquisito dal veicolo d’investimento consociato Vision Fund il 25 per cento – la stessa compagnia era stata valutata 64 miliardi di dollari.

Alcuni investitori tech di prima grandezza – come Apple, Google, Nvidia, Intel e TSMC – hanno concordato l’acquisto fino a 735 milioni di dollari di azioni Arm al prezzo di collocazione, secondo quanto ha riportato nei giorni scorsi il Financial Times. Son è un outsider nel mondo legato a grandi famiglie e strutture rigide (i conglomerati “keiretsu”) dell’economia giapponese. E’ nato in Giappone nel 1957, secondo di quattro figli di genitori di etnia coreana – come tradisce il suo cognome – che vivevano in una casa abusiva e dovevano sbarcare il lunario allevando polli e maiali.

Sottoposti alle odiose discriminazioni contro i cosiddetti coreani “zainichi”, però, i Son riuscirono a guadagnare bene (anche mettendo in piedi un commercio di sake) e questo consentì al giovane Masayoshi di fare buone scuole, fino a spostarsi a 16 anni in California, a San Francisco, e a frequentare la prestigiosa Università di California a Berkeley, dove studiò economia. Era il posto dove stare in quel momento. Il suo primo grande successo fu la realizzazione di un traduttore automatico che vendette alla compagnia giapponese Sharp per circa 1,5 milioni di dollari.

Quando tornò in Giappone, Son rinunciò all’utilizzo di un cognome giapponese (che i genitori gli avevano imposto per non incorrere in discriminazioni) e tornò a quello originario, in un atto di orgoglio che è considerato un modello da molti giovani zainichi. La fondazione della SoftBank risale al 1981, come software house, con uno spin-off come operatore di telefonia mobile, ancora operante. Oggi la casa d’investimento porta il nome di SoftBank Group Corp. Lo stile d’affari di Son è considerato spregiudicato, in linea con un carattere che non le manda a dire. Tra le grandi scommesse l’acquisto nel 1995 di una quota di Yahoo! (che lo portò temporaneamente a essere l’uomo più ricco del mondo) e nel 1999 di una parte di Alibaba, quando ancora la stella di Jack Ma era di là da sorgere (e oggi pare pure tramontata). Altre grandi scommesse di Son sono state l’acquisto dell’operatore telefonico Usa Sprint, l’ingresso in Deutsche Telekom, il fondo d’investimento Vision Fund da 100 miliardi di dollari per intervenire nei mercati a più elevato valore tecnologico. Ma proprio da questo settore sono venuti i principali dolori per Masayoshi Son, il cui Vision Fund nel 2022 ha dovuto dichiarare perdite per oltre 27 miliardi di dollari, con una valutazione del portafoglio in caduta. I flop più rumorosi sono stati probabilmente quelli legati agli investimenti in WeWork, in Wirecard (processore di pagamenti tedesco fallito), oltre che il crack della family bank Greensill Capital. “Non addurrò scuse, è stata una dura lezione”, ha commentato Son dopo il caso WeWork. L’IPO di Arm è considerata la più grande quotazione di quest’anno per il Nasdaq e si sta rivelando popolare, avendo ricevuto richieste 10 volte superiori e spingendo SoftBank a prendere in considerazione l’aumento del prezzo. Ma il responso finale sul fatto che Son sia tornato a essere la gallina dalle uova d’oro lo darà solo il mercato.