Roma, 31 mar. (askanews) – E’ “sostanzialmente stabile” l’incidenza settimanale dei contagi di Covid a livello nazionale: secondo quanto emerge dai dati del monitoraggio della Cabina di regia Iss-Ministero della Salute, nella settimana compresa tra il 24 e il 30 marzo sono stati 37 ogni 100mila abitanti, contro i 38 ogni 100 mila abitanti registrati nella settimana precedente (17/03/2023 -23/03/2023). Quanto all’Rt medio calcolato sui casi sintomatici, nel periodo 8-21 marzo è stato pari a 0,99 (range 0,93-1,10), in lieve aumento rispetto alla settimana precedente ma sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in aumento e appena sopra la soglia epidemica: Rt=1,01 (0,96-1,06) al 21 marzo contro Rt=0,89 (0,84-0,94) registrato il 14 dello stesso mese.
Cala la pressione dei casi di Covid-19 sul sistema ospedaliero nazionale. Secondo quanto emerge dai dati del monitoraggio della Cabina di regia Iss-Ministero della Salute, il tasso di occupazione in terapia intensiva rilevato il 30 marzo è in calo allo 0,8% rispetto all’1,1% fatto registrare il 23 marzo. Stesso discorso per il tasso di occupazione in aree mediche: il 30 marzo scende al 4% contro il 4,1% rilevato il 23 marzo.
Milano, 31 mar. (askanews) – Una nuova notte di attacchi sull’Ucraina da parte delle forze russe viene descritta da diverse fonti ucraine. Secondo Oleg Sinegubov, capo dell’amministrazione statale regionale di Kharkiv, Mosca ha lanciato ieri sera un attacco missilistico sul distretto Novobavar. In totale, in base a quanto riferito da Sinegubov, i russi hanno lanciato 9 missili contro la città usando il sistema di difesa aerea S300. A Kharkiv sono stati danneggiati una infrastruttura civile ed edifici residenziali privati. Alcuni dei razzi hanno colpito il suolo, altri sono esplosi in aria. A seguito dell’attacco missilistico, tre persone sono rimaste leggermente ferite. Non hanno richiesto il ricovero. Inoltre, sempre la scorsa notte, secondo la tv ucraina i russi hanno effettuato un attacco con droni iraniani “Shahed” contro infrastrutture critiche nel distretto di Izyum. Due civili di 44 e 66 anni sono rimasti feriti e ricoverati in ospedale. Nella giornata di ieri i russi hanno anche bombardato gli insediamenti di confine della regione di Kharkiv, nei distretti di Kupyan, Chuguyiv e Vovchan. In particolare, attacchi su Kozachiya Lopan, Kupyansk, Dvorichnaya, Strelecha e altre città e villaggi. Gli edifici residenziali e gli edifici commerciali sono stati danneggiati.
Anche Zaporizhzhia – sede della ben nota centrale nucleare – e la sua periferia sono finiti sotto il fuoco russo questa notte: le truppe russe hanno lanciato una serie di attacchi missilistici che hanno danneggiato infrastrutture ed edifici residenziali, riferiscono fonti ucraine. Non ci sono morti o feriti. Ci sono state 30 segnalazioni per distruzione di case (appartamenti) e infrastrutture a seguito di bombardamenti da parte di personale militare russo. Il segretario del consiglio comunale di Zaporizhzhia, Anatoliy Kurtev, ha scritto che i russi hanno colpito di nuovo Zaporizhzhia questa notte. Non ci sono state vittime. Il capo dell’amministrazione regionale di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha scritto che il 30 marzo i russi hanno ucciso un residente della regione, a Bakhmut. Altre 6 persone nella regione sono rimaste ferite. Mentre secondo l’amministrazione regionale di Kherson i russi hanno attaccato insediamenti pacifici nella regione 64 volte. Hanno sparato 243 proiettili da mortai, lanciarazzi, artiglieria, carri armati, droni e aerei. L’esercito russo ha attaccato i quartieri residenziali di Kherson 9 volte. A causa dei bombardamenti, in città sono stati danneggiati edifici privati e condomini. Ieri una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite nella regione di Kherson a causa dell’aggressione russa.
Roma, 31 mar. (askanews) – A marzo l’inflazione registra una diminuzione dello 0,3% su base mensile e un aumento del 7,7% su base annua, da +9,1% del mese precedente. I prezzi del “carrello della spesa” rimangono stabili su base tendenziale a +12,7%. E’ la stima preliminare dell’Istat che ha spiegato: “prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione, guidata dalla dinamica dei prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata”.
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,1% per l’indice generale e a +4,1% per la componente di fondo. Il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, alla decelerazione su base annua dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +40,8% a +18,9%) e alla flessione più marcata di quelli degli Energetici regolamentati (da -16,4% a -20,4%) e, in misura minore, dalla contrazione dei prezzi degli Alimentari lavorati (da +15,5% a +15,3%), dei Beni non durevoli (da +7,0% a +6,8%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,4% a +6,3%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,3%), dei Tabacchi (da +1,8% a +2,5%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%).
L’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra ancora una moderata accelerazione (da +6,3% a +6,4%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,4% a +6,5%).
Milano, 31 mar. (askanews) – Quattordici punti per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale(SSN) ormai in “codice rosso” per la coesistenza di varie “patologie”: imponente sotto-finanziamento, drammatica carenza di personale sanitario, crescenti diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Una crisi di sostenibilità senza precedenti di un SSN vicino al punto di non ritorno: tanto che il diritto costituzionale alla tutela della salute nell’indifferenza di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese. È questo lo sconfortante resoconto della Fondazione GIMBE sulla sanità pubblica che emerge nel corso della 15a Conferenza Nazionale in corso oggi a Bologna.
“Per la nostra democrazia – ha esordito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del SSN, siano stati traditi e ora troneggino parole chiave come: infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita”. “Da oltre dieci anni – ha continuato Cartabellotta – assistiamo all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti: per questo abbiamo elaborato il ‘Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale’, a seguito di una consultazione pubblica che ha coinvolto oltre 1.500 persone, che sarà utilizzato dalla Fondazione GIMBE come standard di riferimento per monitorare scelte e azioni di chi decide sul diritto alla tutela della salute”.
È cruciale e inderogabile un rilancio progressivo e consistente del finanziamento pubblico per la sanità. Al momento, la Nota di Aggiornamento del DEF nel triennio 2023-2025 prevede una riduzione della spesa sanitaria media dell’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che nel 2025 precipita al 6%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nel 2021 la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è inferiore alla media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16esimo posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap che va dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299 della Germania. Impietoso il confronto con i paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda con distanze sempre più ampie e oggi ormai incolmabili. “Senza più pretendere di guardare a paesi come Germania e Francia ponendosi obiettivi irrealistici – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – entro il 2030 occorre allineare il finanziamento pubblico almeno alla media dei paesi europei rispetto ai quali nel 2020 il gap era già di quasi 12 miliardi nel 2021. E vincolando la destinazione d’uso delle risorse: rilanciare le politiche del personale sanitario, garantire l’erogazione uniforme dei LEA e consentire un equo accesso alle innovazioni”.
Roma, 31 mar. (askanews) – “Quella odierna è l’ultima Assemblea che presiedo come Governatore; il prossimo mese di novembre lascerò la guida dell’Istituto, nel quale feci ingresso nel 1972”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nella sua relazione all’Assemblea ordinaria dei partecipanti al capitale dell’istituzione.
“Anche negli ultimi dodici, difficili, anni, lo dico con meditato orgoglio, a nome di tutto il personale e del Direttorio attuale, ricordando con gratitudine l’impegno delle altre sette persone che del Direttorio hanno fatto parte, la Banca si è mostrata preparata di fronte ai nuovi assetti istituzionali, al progresso tecnologico, alle mutate esigenze dei cittadini”, ha rivendicato Visco. “Sono stati assicurati, con efficacia e senza cedimenti, tutti i servizi essenziali alla collettività – ha ricordato il governatore – anche nelle fasi più acute della pandemia”.
Roma, 31 mar. (askanews) – A gennaio si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca dell’1,1%, in termini congiunturali, registrando una dinamica negativa su entrambi i mercati (-0,3% su quello interno e -2,6% su quello estero). Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell’8,6%, con incrementi del 9,1% sul mercato interno e del 7,7% su quello estero. I giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di gennaio 2022. Lo ha reso noto l’Istat.
Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 l’indice complessivo resta invariato rispetto al trimestre precedente (-0,1% sul mercato interno e +0,1% su quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a gennaio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano una flessione congiunturale della stessa intensità per i beni di consumo e per i beni strumentali (-0,4%), più marcata per i beni intermedi (-1,5%) e per l’energia (-4,4%). Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali marcati per i beni di consumo (+14,8%), per i beni strumentali (+16,4%) e per l’energia (+9,7%), mentre per i beni intermedi si registra una lieve diminuzione rispetto a gennaio 2022 (-0,1%).
Quanto al comparto manifatturiero, tutti i settori di attività economica mostrano una crescita tendenziale, ad eccezione del comparto chimico e della metallurgia. A gennaio si stima che l’indice destagionalizzato del fatturato in volume, relativo al settore manifatturiero, registri una flessione in termini congiunturali (-2,1%).
Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio il volume del fatturato del comparto manifatturiero cresce in termini tendenziali dello 0,5%, con un incremento molto più contenuto di quello in valore (+9,1%). “Dopo due mesi di crescita, si registra a gennaio – è il commento dell’Istat – un calo congiunturale del fatturato industriale, imputabile soprattutto alla componente estera. Negativo anche l’andamento di tutti i raggruppamenti principali di industrie, soprattutto dell’energia e dei beni intermedi. In termini tendenziali e corretto per gli effetti di calendario si registra una crescita sia dell’indice generale, sia dei principali settori, con l’eccezione dei beni intermedi, sostanzialmente stazionari”.
Roma, 31 mar. (askanews) – Lo scorso anno il risultato lordo di bilancio della Banca d’Italia, prima di imposte e accantonamenti al fondo rischi generali, “si è significativamente ridotto, passando da 9,2 a 5,9 miliardi, a causa soprattutto della contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e delle maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi”. Lo spiega il governatore Ignazio Visco, nella sua relazione all’Assemblea dei partecipanti. L’utile netto è calato a 2,1 miliardi di euro, quasi dimezzato dai 3,9 miliardi del 2021.
In base a questi sviluppi il Direttorio dell’istituzione propone di non modificare i livelli di dividendi distribuiti ai partecipanti, già sottoposti a soglie limitative, mentre allo Stato arriverà un utile residuo da 1,676 miliardi che, sommandosi a imposte per 1,304 miliardi porterà la somma complessivamente destinata alle casse statali a circa 3 miliardi. Il rialzo dei tassi della Bce “ha determinato un aumento immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche e dal saldo debitorio Target, a fronte del quale non vi è stato un corrispondente incremento del rendimento delle attività di politica monetaria, meno sensibili alla crescita dei tassi – ha spiegato Visco – in quanto costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso e scadenza a medio-lungo termine”.
Questa asimmetria incide negativamente sul margine di interesse, che dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi anni. “Analogamente alla Bce e ad altre banche centrali dell’Eurosistema, che già da quest’anno li registrano, la Banca d’Italia si troverà nei prossimi anni a dover fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere – ha proseguito Visco -. La politica monetaria è infatti disegnata in funzione del raggiungimento del mandato statutario della stabilità dei prezzi, anche se questo può comportare un temporaneo peggioramento dei risultati economici”. Proprio per meglio fronteggiare queste eventualità e preservare la propria indipendenza finanziaria, negli ultimi anni, di forte espansione monetaria, anche grazie al livello particolarmente elevato dei profitti la Banca d’Italia ha rafforzato il proprio patrimonio. Nel 2022 il fondo rischi generali è stato alimentato con un accantonamento di 2,5 miliardi, mezzo miliardo in più rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo così 35,2 miliardi.
I fondi patrimoniali accumulati sino a oggi “sono quindi ampiamente sufficienti per coprire le perdite lorde che, sulla base delle attuali aspettative di mercato circa l’evoluzione dei tassi di interesse, sono attese nel biennio 2023-2024”. Lo scorso anno, ha detto ancora il governatore, le imposte di competenza sono state pari a 1,3 miliardi, di poco superiori agli 1,2 miliardi del 2021. L’esercizio 2022 si è quindi chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi, in diminuzione di 3,9 miliardi rispetto allo scorso anno.
“Ai sensi dello Statuto vi sottopongo per l’approvazione il piano di riparto dell’utile netto deliberato dal Consiglio superiore, su proposta del Direttorio e sentito il Collegio sindacale – ha quindi detto Visco -. La vigente politica di distribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai Partecipanti siano comprese nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca”. “La differenza tra l’estremo superiore del suddetto intervallo e il dividendo effettivamente posto in distribuzione nell’anno può alimentare la posta speciale per la stabilizzazione nel tempo dei dividendi, fino alla consistenza massima di 450 milioni. In linea con tale indirizzo – ha detto il governatore – a valere sull’utile netto di 2.056 milioni, si propone di attribuire ai Partecipanti un dividendo di importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, pari a 340 milioni, corrispondenti al 4,5 per cento del capitale. La posta speciale sarebbe alimentata per 40 milioni, attestandosi così a 280 milioni”. “Tenuto conto di quanto precede, l’utile residuo per lo Stato sarebbe pari a 1.676 milioni che, in aggiunta a imposte di competenza per 1.304 milioni, porterebbe la somma complessivamente destinata allo Stato a circa 3 miliardi. Negli ultimi dieci anni – ha rilevato Visco – l’importo cumulato riconosciuto allo Stato sotto forma di utili raggiungerebbe così l’ammontare di 38,2 miliardi, oltre a imposte di competenza per 12,8 miliardi”.
Milano, 31 mar. (askanews) – “I miei rapporti personali sono buoni con tutti. Ma dal punto di vista politico, è stato un errore entrare in rotta di collisione con l’alleato fino a non votare La Russa”. Ma non significa che ora tutto sia risolto. Serve infatti che, pur nella fedeltà agli alleati, Fi “non si appiattisca troppo”, cercando “un dialogo della coalizione con Renzi”. Lo afferma, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, commentando il cambio di linea impresso da Silvio Berlusconi a Forza Italia. E auspicando un’aprtura di dialogo con Matteo Renzi.
Il consiglio è di “non schiacciarsi sulle posizioni dell’alleato. È bene che Fi porti avanti le sue iniziative su politica europea, giustizia, direttiva Bolkenstein, balneari. Temi sui quali abbiamo sensibilità diverse rispetto agli alleati”. Riguardo al sogno di Berlusconi di un partito unico, Schifani commenta: “È un sogno legittimo, ma credo che storicamente le fusioni non paghino mai in termini elettorali: avere più liste aiuta ad avere più eletti con l’impegno sul campo. Comunque, anche da conversazioni private, non ho percepito che questo approdo sia vicino. Forse più in là”. La coalizione, secondo Schifani, “dovrebbe allargarsi. Dall’altra parte, con l’elezione di Elly Schlein, si assisterà fatalmente ad un’alleanza strutturale con il M5s e la sinistra estrema: già a Catania dove si vota a maggio l’hanno sancita e così sarà in futuro, immagino. Noi dobbiamo attrezzarci, puntando ad un bipolarismo vero, non tentando di annettere ma provando a dialogare con Renzi, che su molti temi ha posizioni affini alle nostre: Europa, atlantismo, giustizia. Carfagna, Glemini, Rosato, Boschi, non sono certo di sinistra”.
Tornando a Forza Italia, per Schifani serve “maggior coordinamento tra gli eletti sul territorio, e parlo in particolare di noi governatori, e i vertici del partito. Fi oggi esprime le proprie cariche da Roma in su, ma prende i voti da Napoli in giù…”.
Roma, 31 mar. (askanews) – I sindacati saranno “il primo maggio a Potenza. Come tema dell’iniziativa nazionale i 75 anni della Costituzione. E’ un tema per noi di assoluto valore e grande significato anche in coerenza con i continui richiami del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a Sky Tg 24.
“Per noi – ha aggiunto Sbarra – parlare di Costutuzione significa valorizzare e riprendere il tema del lavoro con l’articolo 1: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. C’è tanto da fare sui temi del lavoro”.
Milano, 31 mar. (askanews) – Quattro tra Regioni e Province Autonome sono a rischio alto a causa di molteplici allerte di resilienza, tra cui una che risulta “non valutabile” per la “mancanza di trasmissione di dati” e perciò è stata equiparata a rischio alto ai sensi del DM del 30 aprile 2020. E’ quanto emerge dai dati del monitoraggio settimanale sul Covid-19della Cabina di regia Iss-Ministero della Salute.
Otto Regioni sono a rischio moderato e altre otto classificate a rischio basso. Quindici tra Regioni/PPAA riportano almeno una allerta di resilienza. Sei Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza.