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Autore: Redazione StudioNews

Bce, prestiti a imprese e famiglie nell’eurozona restano deboli

Bce, prestiti a imprese e famiglie nell’eurozona restano deboliRoma, 26 gen. (askanews) – Segnali contrastanti dagli aggregati monetari e sul credito nell’area euro. A dicembre la crescita dei mutui alle famiglie ha subito un ulteriore rallentamento al più 0,3% su base annua, dal più 0,5 di novembre. Invece, secondo la rilevazione mensile condotta dalla Bce, la crescita dei prestiti alle imprese non finanziarie è tornata positiva per uno 0,4%, fronte di una variazione nulla a novembre novembre.

Anche il generale aggregato monetario M3 è tornato flebilmente positivo, con un più 0,1% su base annua a fronte del meno 0,9% di novembre. Questi sviluppi potrebbero tuttavia riflettere anche i netti indebolimenti che si stavano già verificando nello stesso periodo di un anno prima. Guardando i grafici pubblicati dall’istituzione, più che un qualche segnale di ripresa sembra essersi verificata una stabilizzazione delle dinamiche del credito a valori deboli.

Ieri la Bce ha confermato i livelli dei tassi di interesse e la presidente Christine Lagarde si è mantenuta molto prudente sulle indicazioni in merito ai possibili futuri tagli, limitandosi a ribadire che verranno valutati con attenzione i dati che verranno pubblicati dopo la fine del primo trimestre.

Giappone, occhi puntati sui prezzi: sono settimane cruciali

Giappone, occhi puntati sui prezzi: sono settimane crucialiRoma, 26 gen. (askanews) – In Giappone gli occhi dei policy maker economici sono puntati sui prezzi, in queste settimane. Dall’andamento dell’inflazione, infatti, dipenderanno le scelte della banca centrale che, diversamente dagli altri grandi istituti d’emissione, ha continuato a mantenere una politica ultra-espansiva durante tutta la fiammata inflazionistica determinata dalla situazione geopolitica.

Oggi è stato diffuso da ministero degli Affari interni un dato molto rilevante, che deve aver fatto storcere il naso dalle parti dela Banca del Giappone (BoJ): nella capitale, Tokyo, l’indice dei prezzi al consumo con l’eclusione degli alimentari freschi, cioè la cosiddetta inflazione “core” ma inclusiva anche dei prezzi dei carburanti, è cresciuto questo mese del solo 1,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E’ la prima volta in un anno e otto mesi che questo dato è al di sotto del 2%. Nei 23 quartieri di Tokyo, se si escludono gli alimentari freschi troppo soggetti alla variabile meteorologica, l’indice è risultato 105,8 a metà di questo mese, considerando la media del 2020 pari a 100, con un aumento dell’1,6% rispetto al 104,2 rilevato a gennaio dello scorso anno. Parliamo insomma di un rallentamento, anche perché a dicembre il tasso di crescita dei prezzi era stato del 2,1%.

A spingere in basso i prezzi sono stati, secondo il ministero, le misure del governo volte a ridurre il peso delle bollette di elettricità e gas, oltre al rallentamento del tasso di aumento degli affitti. I prodotti alimentari non freschi, dal canto loro, sono cresciuti del 5,7% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Resta un livello piuttosto elevanto, anche se il tasso di aumento dei prezzi ha rallentato di 0,3 punti rispetto al mese scorso.

I dati di Tokyo sono un indicatore particolarmente rilevante di quanto succede su scala nazionale. E il momento, da questo punto di vista, è cruciale. La BoJ ha mantenuto, nell’ultima riunione dello scorso anno, ferma la politica di tassi d’interesse negativi, ma tra i membri del Consiglio monetario è ormai piuttosto vivo il dibattito sui tempi di uscita da questa lunghissima fase ultra-espansiva. Ci sono analisti che prevedono tra marzo e aprile un ritocco verso l’alto dei tassi, ma le minute della riunione – uscite oggi – fanno rilevare come nulla sia scontato. E ancor meno lo è dopo il dato di Tokyo, che suggerisce un raffreddamento dei prezzi che potrebbero non raggiungere il target della BoJ di un’inflazione stabilmente al 2%.

Si tratta insomma d’”un momento cruciale per determinare se l’economia del Giappone tornerà alla deflazione o si muoverà verso una completa uscita da essa”, ha commentato lunedì lo stesso primo ministro Fumio Kishida, in un incontro le parti sociali. A questo punto, in effetti, le attese sono appuntate sui negoziati salariali tra le parti sociali, che sono stati avviati due giorni fa. Il governatore della banca centrale Kazuo Ueda ha espresso le sue speranze per un “ciclo virtuoso prezzi-salari” in una conferenza stampa dopo il suo ultimo incontro di politica monetaria di martedì scorso, dicendo: “I sindacati hanno espresso la loro volontà di chiedere salari più alti rispetto allo scorso anno e ci sono stati alcuni riscontri positivi in dichiarazioni del management, in particolare nelle grandi aziende”. Accogliendo la richiesta dello stesso governo, che ha chiesto un recupero del potere di spesa dei lavoratori dopo che i prezzi sono stati sopra le attese per un anno, le grandi aziende si presentano al tavolo con sostanziosi aumenti, che potrebbero alimentare un po’ l’inflazione. La Japan Business Federation, confindustria giapponese conosciuta anche come Keidanren, nel suo forum annuale sul lavoro e sul management, ha sollecitato i suoi associati in questo senso. In un videomessaggio, il presidente Masakazu Tokura ha affermato che le aziende “hanno la responsabilità sociale” di aumentare i salari in modo da tenere il passo con l’inflazione. Le trattative salariali primaverili, conosciute come “shunto”, riuniscono sindacati e management per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. In Giappone i sindacati sono generalmente a livello aziendale, piuttosto che a livello di settore, e mirano a rafforzare la loro posizione negoziale tenendo colloqui più o meno tutti nello stesso periodo. “Il tasso di crescita salariale dello scorso anno è stato il più alto degli ultimi 30 anni, ma i salari reali non sono aumentati perché l’inflazione era ancora più alta”, ha detto in un’intervista Tomoko Yoshino, presidente della Confederazione sindacale giapponese Rengo, composta da 7 milioni di membri. “Siamo stati in grado di dimostrare – ha proseguito – che aumentare i salari è possibile. Nel 2024 vogliamo dimostrare che possiamo continuare ad aumentare i salari”. Rengo ha detto che quest’anno vuole almeno un aumento del 5% per i suoi membri. I capi di alcune grandi aziende giapponesi hanno già promesso di aumentare gli stipendi oltre l’obiettivo di Rengo. Takeshi Niinami, amministratore delegato del produttore di bevande Suntory Holdings, lo scorso ottobre ha dichiarato che la società aumenterà le retribuzioni in media del 7%. Anche Dai-ichi Life Holdings, una compagnia di assicurazioni sulla vita, prevede ritocchi verso l’alto del 7%, in parte attraverso un nuovo piano di remunerazione azionaria per circa 50.000 dipendenti. La contrattazione collettiva non ha quasi mai previsto i salari in Giappone da quando è scoppiata la bolla economica nei primi anni ’90. La situazione ha iniziato a cambiare intorno al 2022, con l’inflazione elevata e il management ha iniziato a sentire il peso di una grave carenza di manodopera. Lo shunto dello scorso anno si è tradotto in un aumento salariale medio di circa il 3,6%, il massimo degli ultimi 30 anni, che comprendeva un aumento dello stipendio base mensile e aumenti della retribuzione basata sull’anzianità. Ma, se per le grandi aziende mettere in campo cifre importanti per remunerare i dipendenti, diverso è il discorso per l’enorme massa di piccole e medie imprese, che già hanno subito gravi danni nel periodo pandemico e faticano a trasferire i costi più elevati ai propri clienti. In un sondaggio condotto questo mese su 833 piccole imprese dalla Jonan Shinkin Bank di Tokyo, solo il 27,7% ha dichiarato di voler aumentare i salari quest’anno, mentre il 35% ha dichiarato di non avere tali piani. Un altro 37,3% si dichiara indeciso.

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte Uht

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte UhtMilano, 26 gen. (askanews) – Non basta che un packaging si dichiari riciclabile. Per dargli nuova vita occorrono una filiera strutturata per il riciclo e investimenti. Parmalat, dal 2011 parte del gruppo francese Lactalis, è riuscita a farlo con tutte le sue bottiglie per il latte a lunga conservazione. L’azienda di Collecchio, infatti, ha creato la prima bottiglia in Pet bianco opaco interamente riciclabile, ottenuta col 50% della materia prima riciclata. Il progetto, partito tre anni fa, ha richiesto un investimento di 21 milioni di euro, su tre nuove linee di produzione (due a Parma e una nel Veronese) e, a regime, conta 300 milioni di bottiglie l’anno realizzate secondo questa tecnologia.

La realizzazione del progetto, esempio completo di economia circolare, è stata resa possibile dalla collaborazione con Dentis recycling Italy, multinazionale del riciclo meccanico del Pet post consumo che gestisce 270 mila tonnellate l’anno di Pet (circa 10% del totale immesso al consumo in Europa). Con loro Parmalat ha contribuito a sviluppare la prima filiera italiana per il riciclo di queste bottiglie che consentirà di evitare di immettere sul mercato l’equivalente di circa 150 milioni di nuove bottiglie all’anno e di risparmiare oltre 3.000 tonnellate di Pet vergine, pari a 2.536 metri cubi di plastica vergine. “La cosa più importante di questo progetto – ha detto durante la presentazione il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani – è il network che si è creato intorno a questo sistema di filiera. Anche se è una parola abusata, la sostenibilità non è una moda, non è greenwashing. Un’azienda deve crederci e avere le risorse per poterlo fare: economiche, di know how e avere capacità di fare networking. Le grandi aziende, poi, hanno questo compito: aprire una via. Mi auguro che non saremo gli unici ma che saremo quelli che tracciano il percorso”. Parmalat, da questo punto di vista, ha un peso rilevante: delle 10-12mila tonnellate di bottiglie in Pet bianco opaco immesse ogni anno sul mercato italiano il 60% è il suo. E’ chiaro, dunque, come questo progetto, completato quest’anno ma che aveva già avuto un primo test industriale nel 2022 con le bottiglie di latte Zymil, possa fare da apripista anche per il resto del comparto lattiero. “La nostra è una tecnologia proprietaria, vincolata da un contratto ma non è una barriera competitiva – ha detto Bassani – chi volesse può farlo con un po’ di sforzi”.

La tecnologia, messa a punto ad hoc, prevede la realizzazione di una bottiglia monostrato che, a differenza di quelle multistrato, non contiene un film interno nero (finora necessario per schermare la luce e garantire la durata del prodotto) che ne impedisce l’effettiva riciclabilità. In questo caso Parmalat, ispirandosi al mercato delle bottiglie d’acqua minerale in Pet trasparente, è anche l’utilizzatore finale del materiale riciclato, producendo direttamente nei propri stabilimenti le tradizionali bottiglie del latte Uht, dai preformati che le vengono consegnati. “Il Pet bianco opaco fino a poco tempo fa non veniva considerato riciclabile o la sua massima valorizzazione era la termovalorizzazione – ha spiegato Roberto Tangorra, R&D manager di Dentys – Con Parmalat abbiamo sviluppato una filiera su scala industriale che ci ha permesso di rendere a pieno il termine riciclabilità perchè la riciclabilità tecnica della bottiglia è una condizione necessaria ma non sufficiente. Finora queste bottiglie di Pet opaco bianco, pur essendo riciclabili, non venivano raccolte perché non c’era l’utilizzatore finale. Oggi quello che possiamo dire è che tutte le bottiglie in Pet opaco che raccogliamo possono tornare a essere bottiglie in Pet opaco. È un esempio perfetto di economia circolare. Noi abbiamo sviluppato una filiera di raccolta e selezione delle bottiglie e come riciclatori meccanici restituiamo il granulo all’utilizzatore. In questo modo finalmente il flusso di bottiglie in Pet bianco opaco è ufficialmente entrato nel sistema di raccolta italiano ma è stato anche riconosciuto a livello europeo nelle varie linee guida come riciclabile”.

Kosovo, cambio alla guida del Regional Command West di Kfor

Kosovo, cambio alla guida del Regional Command West di KforRoma, 26 gen. (askanews) – Si è svolta ieri in Kosovo, a Camp Villaggio Italia, la cerimonia di avvicendamento al comando del Regional Command – West (RC-W) della missione NATO – KFOR tra l’11esimo Reggimento bersaglieri della Brigata “Ariete” e il 1° Reggimento bersaglieri della Brigata “Garibaldi”.

Alla cerimonia erano presenti numerose autorità civili e militari, fra le quali il Comandante Operativo di Vertice Interforze (COVI), Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo, il Comandante della KFOR, Major General Özkan Ulutas, accompagnato dal Vice Comandante, Generale di Brigata Federico Bernacca, l’Ambasciatore d’Italia in Kosovo, Antonello De Riu, i rappresentanti delle Organizzazioni Internazionali, le Autorità religiose e i sindaci delle municipalità del Kosovo occidentale. Il simbolico passaggio della bandiera NATO tra il Colonnello Gabriele Vacca e il parigrado Francesco Ferrara, ha sancito il cambio alla guida del RC-W, unità multinazionale composta in prevalenza da militari italiani.

Il generale Figliuolo, nel portare al contingente nazionale i saluti del ministro della Difesa Crosetto e del Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Cavo Dragone, ha espresso parole di apprezzamento per i risultati conseguiti nel corso di una missione che è stata condotta in una realtà complessa quale quella balcanica, particolarmente nota al Generale Figliuolo, che è stato Comandante delle forze NATO in Kosovo tra il 2014 e il 2015. “In questi sei mesi di missione avete dimostrato coraggio, tenacia e senso di umanità. Siete stati un baluardo a difesa dei valori di libertà e di rispetto dei diritti umani. Vi siete fatti apprezzare per il dialogo continuo e costruttivo con i rappresentanti della vita pubblica di questo Paese, che è ancora attraversato da tensioni interetniche mai del tutto sopite”, ha detto il Generale Figliuolo. Poi, rivolgendosi al contingente subentrante, ha aggiunto: “Giustizia, rispetto dello stato di diritto e della dignità delle persone, di qualunque etnia o religione esse siano. Questi devono essere i valori che dovranno ispirare il vostro agire quotidiano nei prossimi sei mesi. Voi bersaglieri di Cosenza siete gli eredi di quel 18° Reggimento che nel 1999, insieme ad altri Reparti dell’Esercito Italiano, fecero ingresso proprio in questo Paese, per porre fine alle atrocità commesse nel corso della guerra. Buona fortuna!”

Il Comandante di RC-W uscente, Colonnello Gabriele Vacca, nel suo discorso ha voluto ringraziare i fanti piumati dell’11esimo Reggimento bersaglieri e i contingenti delle altre Nazioni con queste parole: “Desidero che questa sia un’occasione per rivolgervi, spontaneamente, un pensiero di profonda gratitudine per l’eccezionale lavoro svolto durante questi sei mesi di missione. Il vostro impegno, la vostra dedizione e la vostra professionalità hanno contribuito in modo significativo al successo delle operazioni cinetiche e non cinetiche, condotte sotto il mio comando”. Quello appena concluso è stato un semestre che ha visto i circa 1.400 militari italiani presenti in Kosovo impegnati in molteplici attività operative, addestrative, di collegamento con le istituzioni locali e di cooperazione civile-militare a sostegno delle istituzioni e della popolazione. Molte le attività di pattugliamento condotte nell’intera area di operazione, in particolare nella zona di confine amministrativo tra il Kosovo e la Serbia; numerose anche le esercitazioni condotte, tra le quali la “Western Rumble” e la “Golden Sabre”, che si sono svolte in autunno, oltre a un addestramento continuo volto a mantenere elevati standard di prontezza operativa.

A queste, si vanno a sommare i frequenti progetti di cooperazione civile-militare, con donazioni di materiali sanitari, didattici e tecnologici a favore di ospedali, istituti scolastici, associazioni non governative e istituzioni locali, condotti sia con fondi italiani sia con quelli erogati dalla missione KFOR, volti a implementare il livello di efficienza dei servizi messi a disposizione della popolazione. Di assoluta importanza, sono stati inoltre i frequenti incontri con i Sindaci delle 15 municipalità del Kosovo occidentale e con gli altri rappresentanti delle istituzioni politiche, civili e religiose locali, nell’ambito di tavoli comuni di discussione sui temi della cooperazione e del futuro dei giovani. La visita del Generale Figliuolo alle unità militari schierate nei Balcani occidentali rientra nell’azione di coordinamento e di direzione che il Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) esercita sulle attività svolte dai contingenti delle Forze Armate italiane schierati all’estero.

Amadeus svela le cover della quarta serata del Festival

Amadeus svela le cover della quarta serata del FestivalMilano, 26 gen. (askanews) – Dopo tante indiscrezioni e spoiler più o meno voluti, Amadeus ha anticipato l’annuncio delle le cover della quarta serata del Festival rispetto a quando previsto inizialmente. Per l’annucio ha scelto di collegarsi con l’amico Fiorello a Vive Rai 2. Venerdì 9 febbraio si annuncia dunque come una strepitosa passerella per la musica dagli anni ’60 ad oggi. I 30 cantanti in gara interpreteranno canzoni del repertorio italiano ed internazionale pubblicate entro il 31 dicembre 2023. Saranno accompagnati da artisti di conclamata fama italiani o stranieri e votati dal pubblico con il Televoto, dalla Giuria della Sala Stampa, Tv e Web e dalla Giuria delle Radio. Il peso percentuale dei tre sistemi di votazione è rispettivamente del 34%, 33% e 33%.

Questi i Duetti annunciati dal Direttore artistico del Festival Amadeus: Alessandra Amoroso con Boomdabash, Medley Alfa con Roberto Vecchioni, “Sogna, ragazzo, sogna” Angelina Mango con Il quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma, “La rondine” Annalisa con La Rappresentante di lista e il coro Artemia, “Sweet Dreams (Are made of this)” BigMama con Gaia, La Niña e Sissi, “Lady Marmalade” Bnkr44 con Pino D’Angiò, “Ma quale idea” Clara con Ivana Spagna e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino, “Il cerchio della vita” Dargen D’Amico con BabelNova Orchestra, Omaggio a Ennio Morricone: “Modigliani” sulle note di The Crisis Diodato con Jack Savoretti, “Amore che vieni, amore che vai” Emma con Bresh, Medley di Tiziano Ferro Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani, “Che sia benedetta”/”Occidentali’s Karma” Fred De Palma con Eiffel 65, Medley dei più grandi successi degli Eiffel 65 Gazzelle con Fulminacci, “Notte prima degli esami” Geolier con Guè, Luchè e Gigi D’Alessio, Medley dal titolo “Strade” Ghali con Ratchopper, Medley dal titolo “Italiano vero” Il Tre con Fabrizio Moro, Medley dei più grandi successi di Fabrizio Moro Il volo con Stef Burns, “Who Wants to Live Forever” Irama con Riccardo Cocciante, “Quando finisce un amore” La Sad con Donatella Rettore, “Lamette” Loredana Bertè con Venerus, “Ragazzo mio” Mahmood con I Tenores di Bitti, “Come è profondo il mare” Maninni con Ermal Meta, “Non mi avete fatto niente” Mr.Rain con Gemelli Diversi, “Mary” Negramaro con Malika Ayane, “La canzone del sole” Renga Nek Medley delle loro hit Ricchi e Poveri con Paola & Chiara, Medley di “Sarà perché ti amo”/Mamma Maria” Rose Villain con Gianna Nannini, Medley Sangiovanni con Aitana, Medley di “Farfalle” e “Mariposas” Santi Francesi con Skin, “Hallelujah” The Kolors con Umberto Tozzi, Medley dei più grandi successi di Umberto Tozzi.

Agli Australian Open Sinner batte Djokovic e vola in finale

Agli Australian Open Sinner batte Djokovic e vola in finaleRoma, 26 gen. (askanews) – Jannik Sinner nella storia, batte in quattro set (6-1, 6-2, 6-7, 5-3, 6-3 in 3h26′ di gioco) Novak Djokovic ed è in finale agli Australian Open di Melbourne, primo italiano nella storia.

Primi due set sul velluto per Jannik. Il serbo è sempre in ritardo con le gambe e Jannik si guadagna due set point: chiude Sinner, che domina il 1° set 6-1 in appena 35′. Pazzesco Jannik! Si tratta del primo set perso nelle 11 semifinali di Djokovic a Melbourne. Nel secondo parziale la musica non cambia: Due super risposta di Djokovic, che si porta 0-30 per la prima volta nel match. Servizio e altro errore del serbo riportano Sinner in parità: Jannik chiude i conti ai vantaggi (1^ volta nel match per lui) di un altro set dominato, con due break e zero palle break concesse. Djokovic irriconoscibile con 29 errori e 11 vincenti in due set in cui ha vinto appena 3 games. Nel terzo parziale domina il servizio fino al tie break. Solo un malore di uno spettatore interrompe il gioco all’undicesimo game. Tie break sulle montagne russe. Si va 2-0 Djokovic con un minibreak. Poi 4-2 ancora Nole e Sinner infila tre punti per il 5-4. Il primo match ball che vale la finale è annullato da Nole con un pallonetto che scavalca Sinner a rete (5-5). Djokovic va 8-6 e Non sbaglia il set point con Sinner che cede il primo set di Melbourne dopo 39 minuti di gioco. Decisivo il quarto gioco del quarto set vinto in maniera incredibile: Djokovic mette pressione al servizio e sale 40-0, Sinner però con un gran recupero in allungo e con una risposta pazzesca si rimette in carreggiata (40-30) e trascina il rivale ancora ai vantaggi. Il doppio fallo regala palla break a Jannik, che va subito a segno. Pazzesco game vinto sotto 40-0 con cinque punti di fila: impazzisce Nole. Poi entrambi confermano il servizio fino all’apoteosi finale. Il serbo non perdeva a Melbourne da 2195 giorni. Sinner affronterà domenica il vincente di Medvedev-Zverev.

Acea: vendite Lcv Ue 2023 +14,6% a 1,5 mln, Italia maglia rosa

Acea: vendite Lcv Ue 2023 +14,6% a 1,5 mln, Italia maglia rosaMilano, 25 gen. (askanews) – Nel 2023, le vendite di veicoli commerciali leggeri (Lcv) nell’Ue sono aumentate del 14,6% a quasi 1,5 milioni di unità. A guidare la classifica dei principali mercati è l’Italia con una crescita del 22,7%, seguita da vicino da Spagna con il 22%, Germania con il 12,1% e Francia con l’8,9%. Lo rileva l’Acea, l’associazione dei costruttori europei.

Anche le immatricolazioni di camion sono aumentate del 16,3% a 346.986 unità. A guidare la crescita è la Germania con 94.820 unità vendute (+24,4%) seguita da Spagna (+22,3%), Italia (+11,4%) e Francia (+11,3%). Per gli autobus invece la crescita è del +19,4% per un totale di 32.593 unità. Fra i mercati principali, Italia e Spagna hanno registrato una crescita del 56,2%. Il più grande e il secondo mercato di autobus, Germania e Francia, sono cresciuti rispettivamente del 12,5% e del 4,1%. Fra le alimentazioni negli Lcv domina il diesel con una crescita del 10,4% a 1,2 milioni di ma una quota di mercato in calo all’82,6% (-2,9 p.p). Aumentano anche le vendite di furgoni elettrici del 56,8% pari a una quota del 7,4%, rispetto al 5,4% nel 2022. A guidare le vendite Paesi Bassi (+110,4%), Spagna (+100,3%) e Francia (+76,7%).

Anche nei camion domina il diesel con il 95,7% delle immatricolazioni in crescita del +15,4% trainate da Germania (+23,5%), Spagna (+21,8%) e Italia (+12,3%). In crescita anche le immatricolazioni di camion elettrici: +234% a 5.279 unità trainate da Paesi Bassi (+889,7%) e Germania (+169,8%) che insieme hanno generato oltre il 60% di tutte le vendite di camion elettrici nell’Ue. I camion elettrici rappresentano l’1,5% del mercato, rispetto allo 0,8% del 2022. Negli autobus, crescono le vendite di elettrico +39,1% a 5.166 unità, pari a una quota di mercato del 15,9%. Fra i mercati in evidenza la Spagna (+269,7%), seguita da Italia (+253,4%) e Germania (+29,3%). Positivi anche i dati degli autobus ibridi elettrici, che registrano una crescita del +115,1% con una quota di mercato quasi raddoppiata al 12,8%. Nonostante l’aumento della diffusione di autobus ad alimentazione alternativa, il diesel mantiene la quota maggiore al 62,3%, anche se in calo rispetto al 66,9% nel 2022.

Cdm dà l’ok: al via l’iter per la cessione di una quota di Poste, ma governo manterrà il controllo

Cdm dà l’ok: al via l’iter per la cessione di una quota di Poste, ma governo manterrà il controlloRoma, 25 gen. (askanews) – Al via l’iter per la cessione di una quota di Poste italiane da parte del governo che manterrà comunque il controllo. Il consiglio dei ministri “ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico”.

“Le modalità di alienazione tenderanno anche a favorire la tutela dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario”, spiega il governo.

Il capo della CIA cercherà di trovare un accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza

Il capo della CIA cercherà di trovare un accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani a GazaNew York, 25 gen. (askanews) – Il direttore della CIA Bill Burns incontrerà nei prossimi giorni in Europa il capo del Mossad israeliano, il capo dell’intelligence egiziana e il primo ministro del Qatar per discutere una strategia comune per un accordo sul rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza. A dichiararlo è il sito di notizie Axios, che è stato informato da funzionari Usa.

Anche un alto funzionario israeliano ha dichiarato che l’incontro sarà cruciale per raggiungere una svolta nei colloqui su un nuovo accordo che includerebbe una pausa di due mesi in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas. L’incontro europeo includerà Burns, il direttore del Mossad David Barnea, il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel. Ai colloqui parteciperanno anche il direttore del servizio di sicurezza israeliano Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon.

L’accordo in discussione prevederebbe il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di una lunga pausa nei combattimenti; tuttavia rimane ancora una grande distanza fra le parti dal momento che Israele respinge l’ipotesi di un cessate il fuoco permanente mentre Hamas non è disposta a liberare i 136 prigionieri rimasti a condizioni diverse. Stando a quanto riporta le rete televisiva israeliana Channel 12 le altre condizioni poste da Hamas sono una tregua di due settimane prima di iniziare il rilascio degli ostaggi; la liberazione di cento detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano, almeno nella prima fase dello scambio; e il ritiro di tutte le forze militari israeliane dalla Striscia di Gaza durante la vigenza dell’accordo.

Cosa farà la Bce, gli indizi forniti da Lagarde sui futuri tagli ai tassi di interesse

Cosa farà la Bce, gli indizi forniti da Lagarde sui futuri tagli ai tassi di interesseRoma, 25 gen. (askanews) – Alla Bce le discussioni sui tagli ai tassi di interesse sono ancora ritenute “premature”. Ma nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, la presidente Christine Lagarde, pur mantenendosi abbottonata sulle tempistiche, ha fornito una serie di indizi su come l’istituzione stia ragionando per questa futura inversione di rotta. Nei mesi passati la Bce ha alzato i tassi di 450 punti base complessivi, in risposta ai forti rincari dei prezzi. Ora “le condizioni monetarie restrittive deprimono la domanda e questo – ha sostenuto – aiuta a far calare l’inflazione”.

Un primo indizio fornito dalla presidente è stato ribadire che il direttorio vuole sentirsi “maggiormente fiducioso”, in base ai dati che giungeranno, sul fatto che il carovita medio dell’area euro sia instradato per tornare al valore obiettivo del 2% con la velocità auspicata, cioè per il 2025. Un altro elemento è nel fatto che Lagarde non ha voluto confermare esplicitamente le interpretazioni che sono state date ad alcune sue dichiarazioni di una decina di giorni fa, in una intervista durante il forum di Davos, secondo cui avrebbe suggerito come probabile un taglio dei tassi in estate. “Il consenso al tavolo del Consiglio è che era prematuro discutere di tagli dei tassi. Confermo solitamente le mie dichiarazioni (ma) non sono sicura che le caratterizzerei come avete detto o come altri hanno commentato su come ho parlato”, ha dichiarato. E un terzo indizio è arrivato in risposta a una domanda sui dati dei salari che la Bce vuole vedere prima di mettersi a discutere di tagli ai tassi. Le è stato chiesto se fossero quelli che Eurostat diffonderà ad aprile. “Lei è corretto in merito alle date di pubblicazione”, ha risposto.

Ha anche aggiunto che non si guarderà solo ai salari. “Guardiamo a tutti i tipi di dati. Guardiamo molto ai salari, dato che c’è un processo di recupero in corso. Ma guardiamo tante altre cose: i profitti delle imprese sono estremamente importanti; i prezzi dell’energia, che sono volatili con i rischi geopolitici. Guarderemo anche ai conti pubblici con molta attenzione: ci sono impegni da parte dei governi che rimuoveranno le misure di sostegno per il caro energia. Saremo molto attenti a questo e vedremo quanto risanamento ci stia – ha detto Lagarde – rispetto ai piani di bilancio che sono stati presentati”. Ad aprile l’ente di statistica Ue pubblicherà una molteplicità di dati, tra cui quelli sul tasso di disoccupazione (il 3), sui costi del lavoro (il 4), sui prezzi alla produzione (il 5), sulle retribuzioni nette (il 12), ma anche la stima preliminare sull’inflazione di aprile (il 30) e sulla crescita del Pil nel primo trimestre. Le prossime riunioni decisionali di politica monetaria si svolgeranno il 7 marzo, l’11 aprile e il 6 giugno. A marzo i tecnici della Bce aggiorneranno anche le previsioni su crescita economica e inflazione, mentre in occasione del 6 giugno l’aggiornamento sarà quello che ogni sei mesi viene effettuato assieme a tutto l’Eurosistema delle banche centrali nazionali. Quindi a giugno ci saranno sia tutti i dati più recenti disponibili, sia le previsioni più “condivise”.

Tra gli analisti, le attese sui tempi del primo taglio, che nei giorni scorsi si erano allungate su inizio estate, ora sembrano riavvicinarsi a tarda primavera. Sui mercati l’euro ha mostrato una leggera moderazione e in serata si scambia a 1,0832 dollari. Il quadro attuale resta non entusiasmante “E’ probabile che nell’ultimo trimestre del 2023 l’economia dell’area euro abbia segnato una stagnazione, mentre per il breve termine prevediamo debolezza ma alcune indagini puntano a una ripresa più avanti”, ha affermato Lagarde. Intanto il tasso sulle principali operazioni di rifianziamento resta al 4,50%, quello sulle operazioni marginali al 4,75 per cento e quello sui depositi, che le banche commerciali parcheggiano presso la stessa banca centrale, resta al 4 per cento. Per quanto riguarda le banche centrali, ora l’appuntamento più atteso è il direttorio della Federal Reserve, mercoledì 31, mentre il giorno successivo sarà il turno della Banca d’Inghilterra.

(di Roberto Vozzi)