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Tag: Sanremo 2023

Salvi (Fruitimprese): preoccupa crisi prodotti simbolo Italia

Salvi (Fruitimprese): preoccupa crisi prodotti simbolo ItaliaRoma, 13 dic. (askanews) – Operatori della filiera dell’ortofrutta preoccupati per la crisi di prodotti da sempre testimonial del Made in Italy ortofrutticolo, come le pere e le pesche, che stanno soffrendo più di altri i cambiamenti climatici. Lo sottolinea in una nota il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, secondo cui gli agricoltori “hanno bisogno di supporto, altrimenti continueranno ad abbandonare queste colture. La politica non sembra raccogliere questa richiesta di aiuto – prosegue – la recente decisione del Masaf di ridurre dal 70 al 40% il contributo per le polizze assicurative agevolate è purtroppo in totale controtendenza”.

“Nei prossimi mesi – dice Salvi – ci aspettano i verdetti finali sulle proposte di regolamento per i fitofarmaci e gli imballaggi; i primi passi nella giusta direzione sono stati compiuti, ora serve uno sforzo finale. Occorre accantonare le ideologie e mettere al centro il futuro dell’agricoltura. Le TEA/NGT potrebbero rappresentare un valido strumento di rilancio, ma, a quanto pare, anche su questo argomento a Bruxelles e Strasburgo non si riesce a trovare una linea comune”, continua Salvi. Per quanto riguarda l’export, “l’apertura del mercato cinese alle pere è una buona notizia, ma al nostro Paese serve molto di più, dobbiamo arrivare su nuovi mercati come quelli del sud est asiatico e quello del Messico; ma soprattutto non dobbiamo permettere la chiusura di quelli disponibili come quello australiano per i kiwi, quello brasiliano, che è chiuso da 10 anni alle susine e ultimamente quello indonesiano, dove dal 2024 sarà obbligatoria la certificazione di prodotto Halal che rappresenta un costo insostenibile per le nostre aziende”, conclude Salvi.

Istat: nel III trimestre è boom degli occupati over 50

Istat: nel III trimestre è boom degli occupati over 50Roma, 13 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481 mila, +2,1% in un anno), iniziata nel secondo trimestre 2021. Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila, +1,5%), si concentra tra gli individui ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e + 72 mila tra i 65-89enni1 (+5,3% e 10,4% rispettivamente); al contrario, il numero di occupati 35-49enni diminuisce (-111 mila, -1,3%). Lo ha reso noto l’Istat.

Il tasso di occupazione, invece, aumenta per tutte le classi di età – sebbene con intensità diversa (+0,8 punti sia per i giovani di 15-34 anni sia per adulti 35-49 e +2,3 punti per i 50-64enni) – a indicare come la diminuzione degli occupati tra gli adulti di 35-49 anni sia dovuta alla dinamica demografica negativa: la popolazione in questa fascia d’età è fortemente diminuita (-2,3% in un anno), a fronte di una sostanziale stabilità di quella tra i 15-34enni (-0,3%) e di un aumento di quella con almeno 50 anni (+1,4% tra i 50-64enni e +1,0% tra i 65-89enni). “Il tasso di occupazione, essendo il rapporto tra il numero di occupati e la popolazione residente, può infatti aumentare anche quando il numero di occupati diminuisce, se tale diminuzione è meno marcata di quella della corrispondente popolazione”, ha spiegato l’Istat. Scendendo in un maggiore dettaglio per età, tra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023, nella classe di età 15-24 gli occupati aumentano leggermente, a fronte di una popolazione sostanzialmente stabile, e il tasso di occupazione rimane quasi invariato (+0,1 punti percentuali); nelle classi tra i 25 e i 39 anni, all’aumento degli occupati corrisponde una diminuzione della popolazione con un conseguente aumento del tasso di occupazione (che varia tra 1,2 e 1,9 punti), nella classe tra 40 e 44 anni la diminuzione degli occupati è inferiore a quella della popolazione (il tasso di occupazione aumenta di 0,7 punti) e nella classe 45-49 il calo degli occupati è simile a quello della popolazione (il tasso di occupazione registra un aumento di appena 0,1 punti). Infine, nelle classi di età tra 55 e 89 anni, la crescita degli occupati è molto più marcata di quella della popolazione e l’aumento del tasso di occupazione raggiunge i 4,1 punti tra i 60-64enni.

La concentrazione della crescita dell’occupazione tra le classi di età più elevate concorre a determinare l’aumento, per il terzo trimestre consecutivo, dell’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila, +3,1%) e gli indipendenti (+81 mila, +1,6%); tra gli ultracinquantenni, caratterizzati dalla più alta quota di tali posizioni lavorative, i dipendenti a tempo indeterminato aumentano infatti di +369 mila e gli indipendenti di 109 mila. La crescita degli occupati a tempo indeterminato si osserva anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila): tra i più giovani (15-29enni) si associa alla riduzione sia del lavoro a termine sia di quello indipendente, tra i 30-34enni alla leggera crescita di entrambi e tra i 35-39enni alla diminuzione del lavoro a termine e all’aumento di quello indipendente. Per le classi di età più anziane l’incremento sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento, mentre per i giovani potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Gli ultimi quindici anni – attraversati dalle crisi del mercato del lavoro 2009-2013 e da quella derivata dall’emergenza sanitaria del 2020 – “hanno registrato un progressivo invecchiamento della forza lavoro, dovuto a diversi fattori che si sommano al progressivo invecchiamento della popolazione (tra gli ultracinquantenni si concentra la generazione dei baby-boomers): la maggiore partecipazione al mercato del lavoro (soprattutto per le donne), lo slittamento in avanti dell’ingresso (anche per percorsi di formazione via via più lunghi) e il prolungamento della permanenza in età sempre più avanzate (a seguito dell’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione). La quota degli occupati tra 15 e 34 anni di età è scesa dal 30,1% del terzo trimestre 2008 al 22,7% del terzo 2023, mentre quella di chi ha almeno 50 anni è aumentata dal 24,2% al 40,4%.

Il bilancio occupazionale positivo, rispetto al terzo trimestre 2008 (+458 mila), è la sintesi di un calo di circa 1 milione e 600 mila occupati tra 15 e 34 anni e di circa 1 milione 900 mila occupati tra 35 e 49 anni che è stato più che compensato dall’aumento di quasi 4 milioni di occupati di 50 anni e più. Malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile (-0,2 punti), mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di 17 punti.

Ortofrutta, in primi 3 mesi 2023 export +5,4% a 4 miliardi

Ortofrutta, in primi 3 mesi 2023 export +5,4% a 4 miliardiRoma, 13 dic. (askanews) – Esportazioni di ortofrutta fresca in crescita nei primi nove mesi dell’anno con un +5,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, anche se sono in discesa del 2,2% in quantità. Continua però a peggiorare il saldo commerciale ortofrutticolo nei primi 3 trimestri del 2023, che registra solamente 141 mln di euro di surplus (-51,6% rispetto al dato del 2022). Male anche il saldo in volume con l’import che supera l’export di 425.753 tonnellate. Sono i dati di Fruitimprese, da cui “risultano lampanti le motivazioni di questo stato di cose, causato principalmente dalla debàcle della frutta fresca, le cui esportazioni in quantità sono in calo del 7,6% a causa della crisi produttiva dei prodotti estivi falcidiati dalle gelate, dalle alluvioni e dall’attacco delle fitopatie”.

A parte la frutta secca, il cui export soffre contemporaneamente della scarsità di prodotto a disposizione e del calo dei consumi, sono ottimi i dati degli agrumi che segnano un +8,7% in volume e +20% in valore. Bene anche tuberi, ortaggi e legumi con esportazioni in quantità in crescita del 7,5% e del 19,4% in valore. Bene anche l’export di frutta tropicale, a dimostrazione delle ottime performance del nostro Paese come hub per la distribuzione dell’ortofrutta proveniente da tutto il mondo. Per quanto riguarda le importazioni i numeri sono in crescita, +6,9% in volume e +10,2% in valore. Continua la scalata degli ortaggi che superano abbondantemente il miliardo di valore importato nei primi 9 mesi dell’anno con +22,1% rispetto al 2022. Calano i volumi degli agrumi -8,3%. Salgono le importazioni di frutta fresca dell’8,7% in quantità e del 12,9% in valore, a conferma degli spazi commerciali creatisi nel nostro Paese per la mancanza di frutta estiva nazionale.

Parlando dei prodotti campioni dell’export italiano, scendono leggermente i volumi esportati di mele che comunque segnano un +4,94% in valore, bene i kiwi che confermano il trend in crescita dei mesi precedenti con un ottimo +11,08% in quantità e un +6,47% in valore. Molto bene l’export degli agrumi con le arance che segnano addirittura un +25,47% in valore rispetto allo stesso periodo del 2022 ed i limoni che salgono circa del 10% in tutti e due gli indicatori. Per quanto riguarda i prodotti importati, le banane crescono del 13,18%, mercato costante per l’ananas che conferma i dati del 2022, da segnalare l’exploit del valore degli avocado che aumenta del 18,82%.

Pensioni, Ocse solleva critiche su “quota” e Ape sociale

Pensioni, Ocse solleva critiche su “quota” e Ape socialeRoma, 13 dic. (askanews) – L’Ocse muove una serie di rilievi critici sui vari meccanismi di anticipo pensionistico presenti in Italia, tra cui le varie versioni prorogate di “quota 100”, ma anche l’Ape sociale. E nel rapporto sui sistemi pensionistici pubblicato oggi, l’ente parigino solleva rilievi critici anche sul concetto di “lavori gravosi”, sia per l’ampiezza delle categorie che vi ricadono sia per il fatto che queste situazioni adrebbero gestite non tramite il sistema pensionistico.

L’Italia è uno dei nove paesi dell’Ocse che vincola l’età di pensionamento con le aspettative di vita. L’ente parigino rileva che in un sistema contributivo questo legame non è necessario per migliorare il finanziamento delle pensioni, ma punta ad evitare che la gente si ritiri troppo presto e/o con pensioni basse e al tempo stesso promuove l’occupazione sulle fasce di età più avanzate, e in questo modo la crescita potenziale. Per coloro che entrano oggi nel mercato del lavoro l’età di pensionamento risulterebbe di 71 anni, mentre attualmente l’età di pensionamento in Italia di 67 anni. Tuttavia, nella scheda sulla Penisola inserita nello studio, l’Ocse rileva che questa età età di pensionamento non non è obbligatoria per molti lavoratori e che l’Italia assicura accessi anticipati “spesso senza penalizzazioni”. Nel 2023 è stato prorogato il sistema delle “quote”, che sarebbe dovuto scadere lo scorso anno. Inizialmente denominato “quota 100”, nel 2019, si sarebbe dovuto concludere nel 2021, poi è stato prorogato nel 2022 nel 2023. Attenua le condizioni di pensionamento senza penalizzazioni.

Lo studio rileva che sempre in Italia c’è un’altra alternativa per il pensionamento anticipato a 64 anni con 20 di contributi, che implica assegni più bassi e che per le donne presenta la possibilità di pensionamento a 60 o anche a 59 e 58 anni se, rispettivamente, con uno o più bambini: si tratta di “opzione donna”, che è stato oggetto di qualche ritocco restrittivo nel 2023. Secondo l’Ocse “queste opzioni di pensionamento anticipato fanno sì che ci siano dei livelli di occupazione tra gli over 60 anni molto bassi. E questa sarà una sfida crescente mentre la popolazione in età lavorativa è prevista calare di più di un terzo per il 2060”.

Inoltre “garantire benefici relativamente elevati a età relativamente basse come con il sistema di ‘quota’ – si legge – contribuisce alla seconda maggiore spesa pubblica sulle pensioni tra i paesi dell’Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021”. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico rileva che sebbene i contributi sociali siano molto elevati in Italia i ricavi da contributi pensionistici sono solo all’11% del Pil circa e che questo richiede consistenti finanziamenti supplementari dalla tassazione generale.

Altri rilievi riguardano il concetto di lavori usuranti, categoria che è stata molto ampliata rispetto a quella iniziale di lavori ritenuti a rischio. Il rapporto ricorda che nel 2012 viene fissata a 60 anni l’età minima di pensionamento per i lavori usuranti che includeva una breve lista di situazioni su cui risultavano prove di impatti negativi sulla salute, ad esempio per minatori, lavoratori impegnati sui turni di notte e su attività subacquee. Tuttavia l’ente parigino afferma i lavori usuranti sono questioni che andrebbero gestite innanzitutto al di fuori dell’ambito pensionistico, in particolare tramite il sistema sanitario, tramite normative sulla sicurezza assieme a comunicazioni sui rischi e formazione. Invece nel 2016 c’è stata creata una categoria più ampia di lavori usuranti, detti “lavori gravosi”, ulteriormente espansa nel 2018 e in questo caso l’inclusione di specifiche categorie di lavoratori non è basata su criteri che riguardino le condizioni di lavoro “e includono ruoli come infermieri, insegnanti e conducenti di treni. In questa categoria – si legge – ci si può ritirare in pensione dopo 41 anni se si è iniziato a lavorare prima dei 19 anni”. A dal 2017 si è aggiunta anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico che rende possibile il pensionamento al 63 anni con 36 anni di contributi.Peraltro l’Ape sociale copre la disoccupazione di lungo termine, le persone con parziali disabilità e coloro che hanno prestato assistenza in famiglia. “Avrebbe dovuto essere un misura temporanea ma è sempre rimasta in vigore”, osserva l’Ocse. Più in generale, l’Ocse parte dalla considerazione che in Italia il reddito medio delle persone sopra 65 anni è leggermente più elevato di quello della popolazione totale e che è aumentato molto di più negli ultimi due decenni. A titolo di paragone nell’Ocse in media è del 12% più basso. Nel 2023 la pensione minima è stata aumentata dell’1,5% per i pensionati con meno di 75 anni ma del 6,4% per quelli con 75 e più anni. Il parametro contributivo minimo che attualmente beneficia circa il 15% degli ultra 65 anni viene progressivamente eliminato, dato che non fa parte del nuovo schema contributivo. Secondo lo studio è probabile che questa eliminazione porti a aumenti delle diseguaglianze che sono già più elevate che nella maggior parte dei paesi dell’Ue e dell’Ocse.

Von der Leyen: la vittoria finale dell’Ucraina sarà la sua adesione all’Ue

Von der Leyen: la vittoria finale dell’Ucraina sarà la sua adesione all’UeBruxelles, 13 dic. (askanews) – “L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore russo, ma combatte per l’Europa, e la sua adesione alla famiglia europea sarà la sua vittoria finale contro la Russia”. Lo ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel suo discorso alla plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo, durante il dibattito sulle priorità del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles, e che ha al centro proprio le decisioni sull’avvio dei nuovi negoziati d’adesione, in particolare con l’Ucraina e la Moldova. “Quando la Russia invase l’Ucraina – ha ricordato von der Leyen -, molti temevano che Kiev sarebbe caduta nel giro di pochi giorni. Ma non è accaduto. L’Ucraina, invece, ha cacciato la Russia dalla metà dei territori che aveva conquistato. In mare, l’Ucraina ha respinto la flotta russa e ha riaperto il corridoio marittimo per fornire grano al mondo. Nell’aria, l’Ucraina è diventata incredibilmente efficace nell’abbattere missili e droni russi. E sul terreno, l’Ucraina sta imponendo enormi perdite alla Russia. Ogni settimana decine di migliaia di giovani soldati russi vengono uccisi o feriti”. “Fuori dal campo di battaglia, la Finlandia è diventata membro della Nato. E presto lo sarà anche la Svezia. L’Ucraina si avvia verso l’adesione all’Ue. Il Cremlino si è tagliato fuori dalle economie e dai sistemi di innovazione occidentali e si è reso dipendente dalla Cina. Putin non solo non realizza i suoi obiettivi strategici, ma sta anche imponendo un costo drammatico al suo stesso paese” ha sottolineato von der Leyen.

“Ma il fallimento di Putin – ha osservato – non si tradurrà automaticamente nella vittoria dell’Ucraina. Mentre la guerra si trascina, dobbiamo dimostrare cosa significa sostenere l’Ucraina ‘per tutto il tempo necessario’. L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore, ma per l’Europa. Unirsi alla nostra famiglia sarà la vittoria finale dell’Ucraina. E per questo, noi abbiamo un ruolo decisivo da svolgere”. “L’Ucraina – ha indicato von der Leyen – sta facendo grandi passi avanti per approvare le riforme che la porteranno nella nostra Unione. La nostra relazione del mese scorso sull’allargamento ha mostrato chiari progressi su tutte le tappe che avevamo individuato. All’epoca, oltre il 90% delle riforme” previste da queste tappe “era stato completato. Abbiamo individuato quattro riforme per finalizzare completamente tutti i passaggi. E in questo mese l’Ucraina ha continuato a lavorare su tutti questi aspetti. La Rada (il parlamento ucraino, ndr) ha appena approvato due leggi anti-corruzione, sul personale dell’Ufficio nazionale anticorruzione e sulle dichiarazioni patrimoniali. Oltre a una legge modificata sulle minoranze nazionali”, che “consentirà un maggiore utilizzo delle lingue minoritarie nelle scuole, nei libri e negli eventi pubblici. I gruppi minoritari nazionali hanno già reagito positivamente. E anche il nostro primo bilancio è positivo”. “Se attuate efficacemente – ha continuato la presidente della Commissione -, queste azioni possono soddisfare tre delle nostre quattro raccomandazioni in sospeso. Il governo ucraino ha anche proposto una nuova legge sul lobbismo, per frenare il potere degli oligarchi, e rispondere alla nostra ultima raccomandazione. Questo è un lavoro duro e l’obiettivo di completare tutti e sette i passaggi è a portata di mano”.

“L’Ucraina – ha concluso von der Leyen – ci sta dimostrando quanto tiene alla nostra Unione e ai nostri valori. E noi dovremmo dare una risposta all’altezza della loro determinazione”.

Von der Leyen: vittoria finale Ucraina sarà sua adesione all’Ue

Von der Leyen: vittoria finale Ucraina sarà sua adesione all’UeBruxelles, 13 dic. (askanews) – “L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore russo, ma combatte per l’Europa, e la sua adesione alla famiglia europea sarà la sua vittoria finale contro la Russia”. Lo ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel suo discorso alla plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo, durante il dibattito sulle priorità del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles, e che ha al centro proprio le decisioni sull’avvio dei nuovi negoziati d’adesione, in particolare con l’Ucraina e la Moldova.

“Quando la Russia invase l’Ucraina – ha ricordato von der Leyen -, molti temevano che Kiev sarebbe caduta nel giro di pochi giorni. Ma non è accaduto. L’Ucraina, invece, ha cacciato la Russia dalla metà dei territori che aveva conquistato. In mare, l’Ucraina ha respinto la flotta russa e ha riaperto il corridoio marittimo per fornire grano al mondo. Nell’aria, l’Ucraina è diventata incredibilmente efficace nell’abbattere missili e droni russi. E sul terreno, l’Ucraina sta imponendo enormi perdite alla Russia. Ogni settimana decine di migliaia di giovani soldati russi vengono uccisi o feriti”. “Fuori dal campo di battaglia, la Finlandia è diventata membro della Nato. E presto lo sarà anche la Svezia. L’Ucraina si avvia verso l’adesione all’Ue. Il Cremlino si è tagliato fuori dalle economie e dai sistemi di innovazione occidentali e si è reso dipendente dalla Cina. Putin non solo non realizza i suoi obiettivi strategici, ma sta anche imponendo un costo drammatico al suo stesso paese” ha sottolineato von der Leyen.

“Ma il fallimento di Putin – ha osservato – non si tradurrà automaticamente nella vittoria dell’Ucraina. Mentre la guerra si trascina, dobbiamo dimostrare cosa significa sostenere l’Ucraina ‘per tutto il tempo necessario’. L’Ucraina non combatte solo contro l’invasore, ma per l’Europa. Unirsi alla nostra famiglia sarà la vittoria finale dell’Ucraina. E per questo, noi abbiamo un ruolo decisivo da svolgere”. “L’Ucraina – ha indicato von der Leyen – sta facendo grandi passi avanti per approvare le riforme che la porteranno nella nostra Unione. La nostra relazione del mese scorso sull’allargamento ha mostrato chiari progressi su tutte le tappe che avevamo individuato. All’epoca, oltre il 90% delle riforme” previste da queste tappe “era stato completato. Abbiamo individuato quattro riforme per finalizzare completamente tutti i passaggi. E in questo mese l’Ucraina ha continuato a lavorare su tutti questi aspetti. La Rada (il parlamento ucraino, ndr) ha appena approvato due leggi anti-corruzione, sul personale dell’Ufficio nazionale anticorruzione e sulle dichiarazioni patrimoniali. Oltre a una legge modificata sulle minoranze nazionali”, che “consentirà un maggiore utilizzo delle lingue minoritarie nelle scuole, nei libri e negli eventi pubblici. I gruppi minoritari nazionali hanno già reagito positivamente. E anche il nostro primo bilancio è positivo”.

“Se attuate efficacemente – ha continuato la presidente della Commissione -, queste azioni possono soddisfare tre delle nostre quattro raccomandazioni in sospeso. Il governo ucraino ha anche proposto una nuova legge sul lobbismo, per frenare il potere degli oligarchi, e rispondere alla nostra ultima raccomandazione. Questo è un lavoro duro e l’obiettivo di completare tutti e sette i passaggi è a portata di mano”. “L’Ucraina – ha concluso von der Leyen – ci sta dimostrando quanto tiene alla nostra Unione e ai nostri valori. E noi dovremmo dare una risposta all’altezza della loro determinazione”.

Netflix per la prima volta fornisce dati di visualizzazione

Netflix per la prima volta fornisce dati di visualizzazioneRoma, 13 dic. (askanews) – Netflix, il servizio di streaming a lungo criticato per la mancanza di trasparenza sui suoi dati di visualizzazione , inizierà a pubblicare un due volte all’anno un report completo.

Il suo primo Netflix Engagement Report, pubblicato ieri, ha fornito i dati delle visuazzazioni su oltre 18.220 titoli, per un totale di quasi 100 miliardi di ore visualizzate. The Night Agent, un thriller politico, è stato il più visto su Netflix a livello globale nella prima metà del 2023, con 812 milioni di ore. La trasparenza sui servizi di streaming è stata una questione centrale durante gli scioperi di Hollywood di quest’anno. Scrittori e attori chiedevano royalties più adeguate in base alle performance delle loro opere sui servizi di streaming.

Nel III trimestre boom occupati over 50, oltre mezzo milione in più

Nel III trimestre boom occupati over 50, oltre mezzo milione in piùRoma, 13 dic. (askanews) – Boom degli occupati tra gli over cinquanta: oltre mezzo milione in più, 512mila, ne terzo trimestre dell’anno. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel periodo luglio-settembre 2023, prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (481 mila, +2,1% in un anno), iniziata nel secondo trimestre 2021. Nonostante l’aumento coinvolga anche i giovani di 15-34 anni (+81 mila, +1,5%), si concentra tra gli individui ultracinquantenni: +440 mila tra chi ha fino a 64 anni e + 72 mila tra i 65-89enni (+5,3% e 10,4% rispettivamente); al contrario, il numero di occupati 35-49enni diminuisce (-111 mila, -1,3%).

Il tasso di occupazione, invece, aumenta per tutte le classi di età – sebbene con intensità diversa (+0,8 punti sia per i giovani di 15-34 anni sia per adulti 35-49 e +2,3 punti per i 50-64enni) – a indicare come la diminuzione degli occupati tra gli adulti di 35-49 anni sia dovuta alla dinamica demografica negativa: la popolazione in questa fascia d’età è fortemente diminuita (-2,3% in un anno), a fronte di una sostanziale stabilità di quella tra i 15-34enni (-0,3%) e di un aumento di quella con almeno 50 anni (+1,4% tra i 50-64enni e +1,0% tra i 65-89enni). “Il tasso di occupazione, essendo il rapporto tra il numero di occupati e la popolazione residente, può infatti aumentare anche quando il numero di occupati diminuisce, se tale diminuzione è meno marcata di quella della corrispondente popolazione”, ha spiegato l’Istat. Scendendo in un maggiore dettaglio per età, tra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023, nella classe di età 15-24 gli occupati aumentano leggermente, a fronte di una popolazione sostanzialmente stabile, e il tasso di occupazione rimane quasi invariato (+0,1 punti percentuali); nelle classi tra i 25 e i 39 anni, all’aumento degli occupati corrisponde una diminuzione della popolazione con un conseguente aumento del tasso di occupazione (che varia tra 1,2 e 1,9 punti), nella classe tra 40 e 44 anni la diminuzione degli occupati è inferiore a quella della popolazione (il tasso di occupazione aumenta di 0,7 punti) e nella classe 45-49 il calo degli occupati è simile a quello della popolazione (il tasso di occupazione registra un aumento di appena 0,1 punti). Infine, nelle classi di età tra 55 e 89 anni, la crescita degli occupati è molto più marcata di quella della popolazione e l’aumento del tasso di occupazione raggiunge i 4,1 punti tra i 60-64enni.

La concentrazione della crescita dell’occupazione tra le classi di età più elevate concorre a determinare l’aumento, per il terzo trimestre consecutivo, dell’occupazione tra i dipendenti a tempo indeterminato (+470 mila, +3,1%) e gli indipendenti (+81 mila, +1,6%); tra gli ultracinquantenni, caratterizzati dalla più alta quota di tali posizioni lavorative, i dipendenti a tempo indeterminato aumentano infatti di +369 mila e gli indipendenti di 109 mila. La crescita degli occupati a tempo indeterminato si osserva anche per le classi di età fino a 39 anni (150 mila): tra i più giovani (15-29enni) si associa alla riduzione sia del lavoro a termine sia di quello indipendente, tra i 30-34enni alla leggera crescita di entrambi e tra i 35-39enni alla diminuzione del lavoro a termine e all’aumento di quello indipendente. Per le classi di età più anziane l’incremento sembrerebbe soprattutto legato a una mancata uscita per pensionamento, mentre per i giovani potrebbe anche essere dovuto alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Gli ultimi quindici anni – attraversati dalle crisi del mercato del lavoro 2009-2013 e da quella derivata dall’emergenza sanitaria del 2020 – “hanno registrato un progressivo invecchiamento della forza lavoro, dovuto a diversi fattori che si sommano al progressivo invecchiamento della popolazione (tra gli ultracinquantenni si concentra la generazione dei baby-boomers): la maggiore partecipazione al mercato del lavoro (soprattutto per le donne), lo slittamento in avanti dell’ingresso (anche per percorsi di formazione via via più lunghi) e il prolungamento della permanenza in età sempre più avanzate (a seguito dell’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione). La quota degli occupati tra 15 e 34 anni di età è scesa dal 30,1% del terzo trimestre 2008 al 22,7% del terzo 2023, mentre quella di chi ha almeno 50 anni è aumentata dal 24,2% al 40,4%.

Il bilancio occupazionale positivo, rispetto al terzo trimestre 2008 (+458 mila), è la sintesi di un calo di circa 1 milione e 600 mila occupati tra 15 e 34 anni e di circa 1 milione 900 mila occupati tra 35 e 49 anni che è stato più che compensato dall’aumento di quasi 4 milioni di occupati di 50 anni e più. Malgrado il forte recupero negli ultimi due anni, il tasso di occupazione tra i giovani di 15-34 anni è diminuito di quasi sei punti, quello dei 35-49enni è tornato sostanzialmente simile (-0,2 punti), mentre per la classe di età tra 50 e 64 anni è aumentato di 17 punti. Mlp

Consorzio Prosecco Doc a fianco di Fisi Veneto per stagione 2023-24

Consorzio Prosecco Doc a fianco di Fisi Veneto per stagione 2023-24Milano, 13 dic. (askanews) – Ci sarà anche il Consorzio di tutela del Prosecco Doc a fianco del Comitato Regionale Veneto della Federazione italiana degli sport invernali per la stagione 2023-2024. Il Consorzio affiancherà Fisi Veneto in alcuni progetti che avranno come focus l’attività giovanile, in particolare con l’assegnazione di quattro borse di studio del valore di 750 euro ciascuna che saranno assegnate a un ragazzo e una ragazza della categoria “Aspiranti”, un ragazzo e una ragazza della categoria “Giovani”. I premiati verranno selezionati in base al rendimento scolastico e ai risultati ottenuti sugli sci, e “grande attenzione verrà posta alle tematiche relative alla salute, con un progetto volto a far conoscere e promuovere tra le giovani generazioni corretti stili di vita, con particolare riferimento all’alimentazione e al bere responsabile”.

Un terzo settore di intervento è quello dedicato alla fascia di atleti più esperti: si tratta del progetto “Speed Master” che coinvolgerà nelle discipline veloci dello sci alpino gli atleti delle categorie Master. “Questa collaborazione con una realtà di eccellenza del territorio veneto è per noi motivo di orgoglio” ha dichiarato il presidente di Fisi Veneto, Roberto Visentin, aggiungendo che “l’attività del nostro comitato punta fortemente sui giovani, per farli diventare atleti di eccellenza ma anche per permettere loro una crescita globale e avere al nostro fianco il Consorzio di tutela del Prosecco Doc ci permetterà di potenziare questo lavoro di prospettiva sul quale vogliamo puntare con sempre maggiore determinazione”. “Da sempre il nostro Consorzio guarda allo sport con grande attenzione: Valori come passione, resilienza e sacrificio sono comuni ai nostri produttori così come a tutti gli atleti che si impegnano nelle diverse discipline da noi sostenute” ha affermato il presidente del Consorzio, Stefano Zanette, spiegando che “con Fisi Veneto abbiamo voluto anche lanciare un nuovo progetto teso a comunicare alle nuove generazioni i rischi derivanti dall’abuso di consumo del vino. Il nostro obiettivo – ha concluso – è far sì che i giovani comprendano come lo sport e un corretto stile di vita, che non escluda anche un calice di Prosecco, contribuiscano ad incidere positivamente sulla qualità della vita”.

La corsa della Cina: domina la produzione nei settori tecnologici

La corsa della Cina: domina la produzione nei settori tecnologiciRoma, 13 dic. (askanews) – La Cina sta imprimendo il suo sigillo sul futuro, grazie alla messa a frutto degli imponenti investimenti dedicati all’industria avanzata. E’ questo quanto afferma l’ITIF (Fondazione per la tecnologia informatica e l’innovazione), un’istituzione di ricerca con base negli Stati uniti, che ha oggi diffuso il suo Indice Hamilton con il quale “misura” l’andamento nelle industrie innovative delle diverse nazioni.

Secondo l’indice, la Cina sta producendo più di qualsiasi altra nazione in termini assoluti e relativi, e più di tutte in sette dei dieci settori strategici censiti. Alla data di aggiornamento dell’indice (2020), le industrie censite dall’indice Hamilton rappresentavano l’11,8 per cento dell’economia globale, sostanzialmente costanti rispetto agli anni precedenti. Segno che la corsa globale nei settori innovativi è una competizione a somma zero. Questo, però, vuol dire che i guadagni della Cina sono avvenuti a scapito degli Stati Uniti e di altre economie del G7 e dell’Ocse.

Dal 1995 al 2020, la Cina ha inoltre assorbito oltre l’80% dei guadagni dei paesi non-Ocse. E’ il 70% più specializzata dell’America nelle industrie avanzate. Secondo il rapporto, la Cina si situa nel 2020 come principale produttore mondiale di computer ed elettronica; sostanze chimiche; macchinari e attrezzature; veicoli a motore; metalli di base; metalli lavorati; e apparecchiature elettriche. Gli Stati uniti, invece, risultano essere i principali produttori mondiali di prodotti farmaceutici, servizi IT e di tecnologia dell’informazione e altri mezzi di trasporto. Per eguagliare la specializzazione della Cina, la produzione statunitense dovrebbe espandersi di 1.500 miliardi di dollari (69%), il che richiederebbe il raddoppio della produzione da parte di tutte le industrie di Hamilton, ad eccezione dei servizi IT.

“La Cina ora domina le industrie strategicamente importanti nell’indice Hamilton dell’ITIF, producendo più di qualsiasi altra nazione in termini assoluti e più di tutte, tranne poche altre, in termini relativi”, ha affermato l’ITIF. L’indice Hamilton dell’ITIF classifica 40 paesi in base alle loro prestazioni in 10 settori avanzati e strategicamente importanti, che nel 2020 hanno rappresentato oltre 10mila miliardi di dollari di produzione globale.

Nel 2020, la Cina ha prodotto il 47% in più rispetto alla media globale in base alle dimensioni della sua economia nei 10 settori, mentre gli Stati Uniti hanno prodotto il 13% in meno rispetto alla media, ha affermato l’ITIF. “La rapida crescita della quota di mercato della Cina nei 10 settori dell’indice Hamilton rispecchia il rapido declino degli Stati Uniti e dei paesi del G7 e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico come blocchi”, rileva l’ITIF, che sostiene la necessità di mettere in atto un piano di reindustrializzazionne nei settori avanzati. “Ma, nonostante l’approvazione del Chips Act, la volontà politica negli Stati Uniti di attuare e finanziare pienamente tale programma – rileva il think tank – sembra essere relativamente bassa, soprattutto perché nessuno dei due partiti politici vuole affrontare l’enorme deficit di bilancio per liberare i finanziamenti necessari per tale programma. una strategia”. Nel luglio 2022, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il Chips and Science Act, che stanzia 52,7 miliardi di dollari per la ricerca, lo sviluppo, la produzione e lo sviluppo della forza lavoro americana nei semiconduttori. Nonostante la forte concorrenza della Cina continentale, Taiwan mantiene un vantaggio sostanziale e un elevato tasso di crescita nella produzione di semiconduttori grazie alla presenza del colosso dei chip, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, afferma il rapporto ITIF. Il vantaggio di Taiwan, tuttavia, probabilmente si ridurrà, poiché il Chips Act sta stimolando opportunità di reshoring. Nel frattempo, anche i massicci investimenti della Cina nei veicoli elettrici stanno dando i loro frutti, classificandola come leader nella produzione globale di veicoli a motore, con il 24,3% nel 2020, davanti al 14% negli Stati Uniti, al 12,6% in Germania e il 10% del Giappone. Gli Stati Uniti hanno mantenuto la leadership nella categoria “altri trasporti”, soprattutto a causa della loro posizione dominante nella produzione aerospaziale, con il 34,5% della produzione nel 2020.