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Tag: Sanremo 2023

Facile.it: per il pranzo di Natale quest’anno si spenderanno oltre 3,5 mld

Facile.it: per il pranzo di Natale quest’anno si spenderanno oltre 3,5 mldMilano, 21 dic. (askanews) – Si sa, le festività natalizie sono un momento per stare in famiglia, per condividere ricordi ed emozioni, ma quanto spenderanno quest’anno gli italiani per il pranzo o il cenone di Natale? Secondo l’indagine commissionata da Facile.it a Emg Different, la spesa in media sarà di 83 euro a testa, per un totale stimato di oltre 3 miliardi e mezzo di euro.


Scorrendo i risultati dell’analisi – realizzata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale adulta – emerge che sono gli over 65 a mettere a budget un importo maggiore: ben 149 euro, probabilmente perché offriranno il pasto a figli e nipoti. Differenze anche a livello geografico: chi prevede di spendere di più per il pranzo o cenone di Natale sono i residenti del Sud e delle Isole, i quali pagheranno, mediamente, 115 euro. Budget quasi doppio rispetto a quello di chi abita nel Nord Est (61 euro) e nel Nord Ovest (68 euro). Importi decisamente più bassi anche nel Centro Italia (71 euro). Ma la spesa destinata a pranzi e cenoni è inferiore o maggiore rispetto al 2023? Il 25% degli intervistati ha ammesso che metterà a budget un importo maggiore, dato che sale al 32% tra gli appartenenti alla fascia 18-34 anni e addirittura al 43% nel Centro Italia. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, rappresentato dalle oltre 2 milioni di persone, che spenderanno meno del 2023, principalmente (53%, quasi 1,1 milioni di individui) perché sono aumentate altre voci di costo nella vita quotidiana e quindi preferisce tagliare sulla tavola di Natale. Pur di non rinunciare a un momento di condivisione e di convivialità così importante nella tradizione italiana, l’1% degli intervistati ha ammesso che ricorrerà a un prestito personale per pagare il pranzo o il cenone di Natale.

Ue-Mercosur, il concetto ambiguo degli “standard produttivi”

Ue-Mercosur, il concetto ambiguo degli “standard produttivi”Roma, 21 dic. (askanews) – Una delle più importanti rivendicazioni delle associazioni di categoria del settore agricolo europeo, nella loro durissima opposizione all’accordo commerciale Ue-Mercosur, riguarda un concetto a dir poco ambiguo, per il modo in cui viene interpretato. Si tratta degli “standard produttivi” applicati alle imprese agroalimentari dei paesi latino americani, che consentono l’uso di sostanze vietate nell’Ue, o la loro presenza residuale nei prodotti al di sopra delle soglie massime fissate dalla legislazione europea.


L’equazione è semplice: se i produttori del Mercosur sono meno esigenti e usano queste sostanze (antibiotici e ormoni di crescita negli allevamenti, Ogm e determinati pesticidi nelle coltivazioni), allora le ritroveremo nei loro prodotti importati nell’Ue. E i produttori europei, che invece non possono usarle, saranno svantaggiati sul loro proprio mercato nella concorrenza con i sudamericani. Inoltre, le organizzazioni agricole europee, e anche gli ambientalisti, una parte della Sinistra, i partiti di estrema destra e alcuni governi dei Ventisette, paventano l’impatto negativo “importato” sulla salute e sull’ambiente che l’Accordo determinerebbe, aprendo le porte del mercato unico ai prodotti dal Mercosur che non rispettano gli standard di qualità e di sicurezza alimentare dell’Ue.


In realtà, oggi l’Ue importa già diversi prodotti agroalimentari del Mercosur, ma in quantità ridotte a causa degli alti dazi che vengono applicati. L’Accordo prevede un aumento contenuto e contingentato delle importazioni, con dazi “preferenziali” più bassi, per una serie di prodotti “sensibili” (carne bovina e suina, pollame, zucchero, etanolo, riso, miele), che potrebbero provocare perturbazioni sui mercati degli Stati membri. Ma non c’è alcuna modifica, nell’Accordo, del sistema già esistente per quanto riguarda la presenza, nei prodotti importati, di residui delle sostanze proibite o sottoposte a limitazioni d’uso nell’Ue. Il sistema dei controlli all’importazione prevede già oggi che i prodotti che entrano nel mercato unico europeo siano sottoposti a verifiche e ispezioni nel paese d’origine, e che la loro provenienza sia rigorosamente tracciata, per accertare che la produzione avvenga in aziende e stabilimenti certificati che non usano sostanze chimiche, pesticidi, ormoni di crescita o antibiotici vietati nell’Ue. Ulteriori controlli sono poi regolarmente effettuati anche alle dogane, quando i prodotti arrivano sul mercato europeo.


Nei paesi del Mercosur, in effetti, possono esserci “standard produttivi” diversi a seconda che i prodotti siano destinati all’esportazione nell’Ue, al consumo interno o all’esportazione verso altri paesi. Come ci ha spiegato recentemente un funzionario della Commissione, “le nostre regole per l’importazione non cambiano. Riguardo a ormoni e pesticidi, ad esempio, abbiamo una legislazione molto robusta: noi fissiamo i nostri livelli nell’Ue, e questi si applicano anche alle importazioni. È vero che in Brasile vengono usati gli ormoni di crescita negli allevamenti. Ma la carne brasiliana esportata verso il nostro mercato deve rispettare le norme sanitarie dell’Ue, che vietano l’uso degli ormoni, e quindi deve essere senza ormoni. Per questo, in Brasile c’è un doppio sistema (‘split system’, ndr): ci sono aziende agricole che producono per l’Ue e che non possono usare gli ormoni”. “Per queste aziende – ha precisato ancora – ci sono dei controlli al momento della macellazione; e poi c’è il nostro servizio di ispezione: prima di autorizzare l’esportazione verso l’Ue da un allevamento brasiliano, i nostri ispettori vanno sul posto e controllano che i produttori rispettino le nostre regole”.


E’ proprio qui insomma, stando a quanto spiegano alla Commissione, che si rivela fuorviante il concetto secondo cui, siccome gli “standard produttivi” del Mercosur non sono identici o equivalenti a quelli dell’Ue, non si può garantire lo stesso livello di sicurezza per i consumatori. Per assicurare che tutti i prodotti che entrano nel mercato unico siano conformi alle normative europee, non è necessario applicarle all’intera produzione del paese esportatore, ma basta che quelle norme siano rispettate dai soli prodotti importati. E, a quanto afferma ancora la Commissione, non sarebbe comunque un accordo commerciale lo strumento appropriato per introdurre delle “clausole specchio” o “di reciprocità”, che comporterebbero per le controparti l’adozione delle stesse regole e degli stessi standard produttivi su tutto il loro territorio nazionale e per tutte le loro aziende. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Settimana europea per Meloni, a Roma si fa un gran parlare

Settimana europea per Meloni, a Roma si fa un gran parlareRoma, 21 dic. (askanews) – Antonio Tajani con Elly Schlein, Matteo Renzi con Maurizio Landini. Sarà lo spirito del Natale, che rende tutti più buoni, ma a Roma si fa un gran parlare. Del resto lo ha ricordato il presidente della Repubblica nella tradizionale cerimonia per gli auguri alle alte cariche al Quirinale: la democrazia si alimenta di “relazioni” e non di “contrapposizioni”, il ruolo si esercita con dei “limiti” e “senza invasioni di campo”.


Scena 1 Martedì 17 dicembre, mattina, buvette della Camera dei deputati. Giorgia Meloni ha appena finito di pronunciare le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo e la seduta è sospesa per permetterle di consegnare il testo dell’intervento in Senato. Con la voce rauca per il comizio ad alti decibel di Atreju, ha appena rivendicato, ancora una volta, la “missione compiuta” (che fa un po’ George W. Bush sulla USS Lincoln dopo l’operazione in Iraq) per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo “con un portafoglio da mille miliardi”. Al bancone del bar di Montecitorio sorseggiano un caffè il ministro degli Esteri e la segretaria del Pd. Il luogo è paradossalmente perfetto per tenere i temi del colloquio riservati: tazzine che sbattono, avventori che chiacchierano, camerieri che si passano gli ordini. Dunque si può solo immaginare, in base a qualche frase captata, l’argomento principale di discussione: la Rai, su cui i partiti sono completamente “incartati” e non riesce a passare la nomina a presidente di Simona Agnes, sponsorizzata da Gianni Letta e dallo stesso leader di Forza Italia. “Intanto pensaci su…”, il saluto di Tajani alla leader democratica, prima di separarsi. Chissà su cosa…


Scena 2 Martedì 17 dicembre, pomeriggio, salone delle feste del Quirinale. Gli invitati sono arrivati, con molto anticipo, per la cerimonia degli auguri, tradizionalmente luogo di incontri e saluti. In prima fila è schierato tutto il governo, dietro via via gli altri. Il cerimoniale ha messo accanto Schlein e Giuseppe Conte (sai mai che l’atmosfera suggerisca di essere anche politicamente più vicini), il neo-ministro Tommaso Foti è uno dei più cercati e festeggiati per la nomina. In un angolo della sala parlottano a lungo Renzi e Landini, il creatore del Jobs Act e colui che vuole smontarlo per via referendaria. Discutono a lungo, prima di salutarsi. Chissà di cosa. Il cronista che incrocia l’ex premier prova a buttarla là con una battuta: “Compromesso storico?”. La risposta di Renzi è uno scherzoso ma fermo diniego (irripetibile qua).


di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Il mistero (che non lo era) della chat di Palazzo Chigi

Il mistero (che non lo era) della chat di Palazzo ChigiRoma, 21 dic. (askanews) – Il chigista che arriva a Bruxelles per il Consiglio europeo è sempre contento di rivedere i colleghi e gli amici. I quali ne approfittano, da buoni “expat”, per aggiornarsi sulle comuni conoscenze e avere informazioni sull’Italia. Tra le curiosità di questo summit, una ci ha colpito. “Ma perché nella chat di Palazzo Chigi ora possono scrivere solo gli amministratori?”, chiede uno, strappando un sorriso amaro.


Partiamo da una spiegazione preliminare. Ormai le comunicazioni ai media si svolgono per lo più tramite chat. La comunicazione del Consiglio europeo usa Signal, ha una chat con oltre 800 iscritti, aperta, in cui tutti possono scrivere per chiedere informazioni, segnalare problemi (a volte anche banali, tipo la temperatura della sala stampa) e pure lamentarsi. Del resto se un giornalista fa una domanda, spesso la risposta è utile anche a tutti gli altri. In generale le risposte sono puntuali e abbastanza rapide. Palazzo Chigi si affida invece a WhatsApp con una chat istituzionale in cui sono presenti circa 520 utenti, “chiusa”, cioè in cui possono scrivere solo gli amministratori. Ed è sempre stato così. A questa chat istituzionale si affianca sempre, quando la presidente è in missione all’estero, un’altra chat creata ad hoc, in cui sono inseriti solo i giornalisti – inviati o corrispondenti – che seguono quel particolare appuntamento. Fino a qualche tempo fa tali canali erano aperti a tutti, si potevano chiedere informazioni di contenuto ma anche, semplicemente, di tipo organizzativo. “Adesso bisogna scrivere in privato, a volte non si sa a chi”, si lamenta l’amico bruxellese.


Quando e perché le chat delle missioni da aperte sono diventate chiuse è presto detto. Il punto di svolta è stato il viaggio a Pechino del luglio scorso. In quell’occasione ai giornalisti che erano arrivati dall’Italia per seguire gli incontri – particolarmente rilevanti anche alla luce della decisione di Meloni di uscire dal MOU sulla Via della Seta – fu detto che la presidenza cinese non aveva previsto posti per la stampa per seguire il bilaterale della premier con Xi Jinping. Poi sui canali internazionali furono trasmesse (da Reuters e Afp) le dichiarazioni dello “spray” iniziale, di cui gli italiani (pare anche lo staff della premier) non erano stati avvertiti. E soprattutto venne fuori che i cinesi avevano previsto sette posti per un “pool” stampa, ma Chigi aveva pensato di sfruttarne quattro per propri comunicatori vari (foto, video, social, ufficio stampa), senza assegnare i rimanenti. Ne era nata una rivolta, che si era scatenata sulla chat, con molti messaggi – seccati ma tutti civili, va detto – di rimostranze. Dalla trasferta successiva le chat sono state chiuse: scrivono solo gli amministratori. di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Fossi (Pd): Toscana prima regione italiana che disciplina il turismo

Fossi (Pd): Toscana prima regione italiana che disciplina il turismoRoma, 21 dic. (askanews) – “Dopo l’estenuante ostruzionismo della destra, abbiamo ottenuto un’importantissima vittoria. Siamo grandemente soddisfatti del risultato raggiunto con l’approvazione del nuovo Testo Unico sul Turismo: la Toscana è la prima regione italiana ad avere una legge che lo disciplina, combattendo così le degenerazioni dell’overtourism. Si tratta di un elemento di innovazione fortissimo, una novità assoluta nel nostro Paese, in linea con la proposta di legge che il Partito democratico ha presentato a livello nazionale – prima firmataria la segretaria Elly Schlein. Come Pd regionale, il cui ruolo è stato determinante nel raggiungere questo obiettivo, siamo molto contenti e orgogliosi del fatto che la Toscana si caratterizzi per essere all’avanguardia nel recepire i cambiamenti che il fenomeno turistico ha subito nell’arco degli ultimi anni, valorizzandolo ma allo stesso tempo intervenendo su quelle che sono le criticità che si sono venute a creare, per delineare così un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale delle nostre città. Vogliamo ringraziare il Consiglio regionale per l’eccellente lavoro svolto con il presidente Antonio Mazzeo, il gruppo Pd, la Commissione sviluppo economico guidata dal presidente Gianni Anselmi, oltre che il presidente Giani e la Giunta regionale”. Lo dichiara il segretario del Pd Toscana Emiliano Fossi.

Ue, Meloni: minacce si moltiplicano, sicurezza priorità

Ue, Meloni: minacce si moltiplicano, sicurezza prioritàSaariselka (Finlandia), 21 dic. (askanews) – “Noi abbiamo bisogno di più sicurezza e penso che mettere insieme nazioni del Nord e del Sud, che storicamente sulle questioni europee sono state spesso su fronti molto diversi, per parlare di quella che oggi è una priorità dell’Europa sia una scelta molto intelligente e ringrazio per questo il primo ministro finlandese. Dal tema dei migranti al tema della difesa al tema di uno scenario nel quale le guerre diventano ibride e le minacce si moltiplicano, dobbiamo mettere insieme gli sforzi. Questa è la nostra priorità”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti al suo arrivo al vertice Nord-Sud a Saariselka.


Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti con un filo di voce, ancora afona come conseguenza dello stato influenzale che l’ha colpita nei giorni scorsi: “Rispondo volentieri alle vostre domande ma sono senza voce”, si è scusata.

Ue, al via vertice Nord-Sud in Lapponia con Meloni

Ue, al via vertice Nord-Sud in Lapponia con MeloniSaariselka (Finlandia), 21 dic. (askanews) – Al via a Saariselka, in Lapponia, il vertice Nord-Sud.


Presenti il padrone di casa, premier finlandese Petteri Orpo, i primi ministri di Svezia Ulf Kristersson e Grecia Kyriakos Mitsotakis, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e la sicurezza Kaja Kallas. Ad accogliere i leader in una baita della località turistica lo stesso Orpo e un Babbo Natale che ha intrattenuto i giornalisti che attendevano sotto la neve.


Sul tavolo del confronto i temi della sicurezza e dei migranti.

Antonio Giuliani in “Ho fatto 30…faccio 31” al Teatro Orione a Roma

Antonio Giuliani in “Ho fatto 30…faccio 31” al Teatro Orione a RomaRoma, 21 dic. (askanews) – Dal 21 gennaio al 2 febbraio 2025, il palco del Nuovo Teatro Orione di Roma accoglie il ritorno di Antonio Giuliani, uno dei comici più amati del panorama italiano, con il suo nuovo spettacolo “Ho fatto 30… Faccio 31”. Un titolo perfetto per celebrare una carriera trentennale ricca di successi, rinnovamenti e legami profondi con il pubblico.


In tre decenni, Giuliani si è affermato come osservatore acuto della società, capace di adattarsi ai tempi che cambiano senza mai perdere la sua inconfondibile ironia. La sua comicità, graffiante e brillante, ha attraversato evoluzioni culturali e tecnologiche, rimanendo sempre al passo con le nuove generazioni. Con “Ho fatto 30… Faccio 31”, Giuliani offre uno spettacolo che è al contempo celebrazione del passato e sguardo verso il futuro. Non si tratta di nostalgia, ma di un dialogo tra le radici del suo percorso artistico e le sfide di un presente in continua trasformazione. Tra monologhi inediti e alcuni dei suoi pezzi più noti, l’artista invita il pubblico a un viaggio emozionante, in un mix di risate e riflessioni.


“Ridere non è mai stato un lavoro, ma una vocazione – afferma Giuliani – e in questi trent’anni ho imparato che l’unica cosa che conta è il legame autentico con il pubblico. Con questo spettacolo voglio celebrare quel legame, tra passato e futuro, con la stessa ironia che mi accompagna da sempre”. “Pensando a questo mio nuovo debutto, non avrei mai immaginato che l’emozione sia la stessa del ‘primo’ di 30 anni fa”, conclude.


Biglietti disponibili online sul sito ufficiale del Nuovo Teatro Orione e su Ticketone.

Per le feste al Teatro Orione a Roma il Musical “Forza Venite Gente”

Per le feste al Teatro Orione a Roma il Musical “Forza Venite Gente”Roma, 21 dic. (askanews) – Il Musical “Forza Venite Gente” sarà di scena dal 26 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025 al Teatro Orione di Roma. Nel lontano 9 ottobre 1981, esattamente 43 anni fa, al Teatro Unione di Viterbo, debuttò una commedia musicale che nel giro di pochi anni, sarebbe diventata un vero e proprio spettacolo-culto dell’intero panorama nazionale per poi essere tradotta in otto lingue e rappresentata in Brasile, Messico, Polonia, Ucraina, Albania e Bielorussia. È l’italianissimo “Forza Venite Gente”: 3.500 repliche, oltre 2 milioni e 500 mila spettatori soltanto a Roma, in Piazza San Giovanni, il 16 agosto del 2000, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo spettacolo raccolse 250.000 presenze.


E poi a Padova, allo Stadio Appiani, insieme a Papa Giovanni Paolo II, assistettero allo show, oltre 30.000 spettatori. Il cd delle musiche originali, ha venduto, negli anni, centinaia di migliaia di copie in Italia e all’estero. In occasione del quarantennale (1981-2021), la Soni Produzioni ha proposto una nuova versione di “Forza Venite Gente”. Fedele all’originale per trama e contenuti, per sviluppo drammaturgico e partiture musicali, ma rinnovato nella tecnologia e nella qualità dell’allestimento. La commedia musicale diventa un musical di sapore nord-europeo, rimanendo tuttavia profondamente ancorata alla figura di San Francesco. La trama racconta i valori e le emozioni della quotidianità e dedica intense riflessioni sul rapporto tra padri e figli, spesso contaminato da aspettative diverse e da valori distanti, che alimentano sofferenti dicotomie, nella ricerca disperata di un reciproco amore. In questo particolare caso, un commerciante grezzo e banalmente materialista non può comprendere le mete superiori del figlio.


Sul palco venti artisti fra attori, cantanti e ballerini: Cast: Mauro Mandolini (Pietro di Bernardone); Michelangelo Nari (Frate Francesco); Giulia Gallone (La Cenciosa); Giulia Cecchini (Santa Chiara); Benedetta Iardella (La Povertà); Michele Perrotta (Il Diavolo); Luca Bacci (Il Lupo); i solisti: Eugenio Alba, Marco Arrabito, Giorgia Bitocchi, Michela Coni, Rocco De Pace, Asia Passerella, Stefania Regini, Danilo Scalinci, Ciali Sposato, Sofia Zanetti. Scritto da Mario e Piero Castellacci con la collaborazione di Renato Biagioli e Pietro Palumbo; regia di Ariele Vincenti; musiche di Michele Paulicelli, Giampaolo Belardinelli, Giancarlo de Matteis; collaborazione alle musiche di Achille Oliva, Aldo Tamborrelli, Carlo Giancamilli; vocal coach Benedetta Iardella; direttore musicale Fabrizio Barbacci; direttore musicale e arrangiatore Guglielmo Ridolfo Gagliano; scene Alessandro Chiti; costumi Daniele Gelsi; coreografie Dalila Frassanito; cast supervisor Andrea Casta; direttore artistico Michele Paulicelli.

Decanter: Due North Pinot Noir 21 di Abbott Claim guida “Top 50 US 2024″

Decanter: Due North Pinot Noir 21 di Abbott Claim guida “Top 50 US 2024″Milano, 21 dic. (askanews) – E’ il “Due North Pinot Noir, Yamhill-Carlton, Willamette Valley, Oregon, 2021” della Cantina Abbott Claim il miglior vino della “Top 50 US Wines 2024” curata da Clive Pursehouse per la celebre rivista specializzata “Decanter”.


Negli altri due posti del podio sono saliti lo “Sleeping Lady Vineyard Cabernet Sauvignon, Yountville, Napa Valley, California, 2021” di Ad Vivum, e il “Running Fence Vineyard Cuvée Catherine Pinot Noir, Sonoma Coast, Sonoma County, California, 2021” di Occidental. A seguire, nelle prime dieci posizioni troviamo il “Red Wine, Red Mountain, Washington, 2019” di Corliss Estate; il “Napa Valley, California, 2021” di Ovid; lo “Chardonnay, Napa Valley, Spring Mountain, California 2021” di Stony Hill; il “Mount Veeder Cabernet Sauvignon, Napa Valley, California 2021” di Lokoya; il “Phoenix Vineyard Cabernet Sauvignon, Napa Valley, California, 2021” di Matthiasson; il “Reva Syrah, Edna Valley, Central Coast, California, 2019” di Alban; e il “Larmes De Grappe, Sta Rita Hills, Santa Barbara County, California, 2021” di Au Bon Climat.


I vini selezionati per la “Top 50 US” sono stati scelti tra gli oltre tremila degustati e recensiti da Decanter tra gennaio e novembre del 2024. Per essere presi in considerazione, devono essere esclusivamente vini in commercio o di prossima uscita, “selezionati per mostrare una gamma di stili, luoghi e talenti enologici emergenti: non si tratta di una lista dei vini più votati dell’anno ma di quelli che mostrano la brillantezza e la diversità dei talenti enologici e delle regioni statunitensi”.